1) "LO STRANO CASO DEL TRIBUNALE DELL’AIA PER L’EX JUGOSLAVIA" – orienta menti 10
2) La mistificazione delle Corti Internazionali e gli strumenti dell’imperialismo (di Maria Morigi, 19.3.2023)
3) L’ipocrisia degli Stati Uniti sulla Corte Penale Internazionale (di Giulio Chinappi, 23.3.2023)
 
 
Cogliamo l'occasione per segnalare che i video dell'iniziativa 
TRIBUNALE DELL'AIA: GIUSTIZIA O MENZOGNE?
tenutasi a Genova sabato 24 giugno 2023
presso la Associazione "Anima Russa", organizzata da "Contronarrazione" e "Jugocoord"
sono disponibili online:
PRIMA PARTE (introduzione di Leonardo Sinigaglia e intervento di Andrea Martocchia)
https://www.youtube.com/watch?v=GpoRUpuA1zE
SECONDA PARTE (intervento di Jean Toschi Marazzani Visconti)
https://www.youtube.com/watch?v=a6jGVar6aVo

 
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È disponibile il numero 10 della collana orientamenti di Jugocoord:

George Szamuely, Andy Wilcoxson, Jovan Milojevich, The Balkan Conflict Research Team

LO STRANO CASO DEL TRIBUNALE DELL'AIA PER LA EX JUGOSLAVIA
Il Tribunale internazionale per i crimini nell’ex Jugoslavia: origini e attività. Saggi inviati alla seconda edizione del Premio internazionale «Giuseppe Torre»
A cura di: Ivana Kerečki, Andrea Martocchia, Jean Toschi Marazzani Visconti
Traduzione dall'inglese: Cristiano Screm

ed.cartacea: 18 euro (5 euro per i membri di Jugocoord) / eBook: 9 euro
Altri dettagli, incluse indicazioni sulla modalità di acquisto, sono reperibili alla nostra pagina: 

THIS BOOK IS ALSO AVAILABLE IN ENGLISH:
https://www.cnj.it/home/en/international-law/9513-orientamenti-7.html

L'incriminazione del presidente della Federazione Russa Vladimir Putin e, viceversa, l'impunità assoluta garantita alla leadership di Israele da parte della Corte Penale Internazionale hanno riportato alla luce il dibattito sulla cosiddetta "giustizia internazionale": è uno strumento imparziale o gli attuali organismi servono unicamente agli interessi di un piccolo numero di paesi?
Il grande precedente è sicuramente quello del Tribunale Internazionale per i Crimini commessi nella ex-Jugoslavia (ICTY / TPIJ), che, a seguito dell'aggressione del 1999 favorita all'epoca anche del governo italiano, ha condannato politici e militari jugoslavi e serbi per "crimini contro l'umanità". Particolarmente noto è il caso dell'ultimo presidente jugoslavo Slobodan Milošević, che nella galera dell'Aia ha trascorso gli ultimi anni di vita, fino alla morte in circostanze a dir poco oscure, senza che alcuna delle gravissime accuse contro di lui fosse dimostrata. 
Il volume 10 delle edizioni orientaMENTI di Jugocoord ritorna sullo "strano caso" dell'ICTY proponendo i migliori saggi dei partecipanti alla seconda edizione del Premio Internazionale "Giuseppe Torre", dedicato per l'appunto a investigare origini e attività di tale istituzione para-legale.
 
 
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La mistificazione delle Corti Internazionali e gli strumenti dell’imperialismo
19 Marzo 2023

di Maria Morigi

La “Corte Penale Internazionale” (CPI) creata nel 2002 con lo Statuto di Roma, NON è un organo ONU. 

Non va quindi confusa con la “Corte Internazionale di Giustizia” (CIG) creata nel 1945 e massimo organo giurisdizionale delle Nazioni Unite (art. 7 e art. 92 della Carta dell’ONU) chiamato a risolvere le controversie tra Stati (competenza contenziosa) o a formulare pareri su richiesta degli organi autorizzati (competenza consultiva). 

 I crimini di competenza della CPI (Articolo 5 dello Statuto di Roma) sono relativi alla violazione di Diritti Umani: crimine di genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra, crimine di aggressione.

Entrambe le Corti risiedono nel comune di AJA in Olanda,  per cui chiamare la CPI nata nel 2002 “Corte internazionale dell’AJA” è una mistificazione che confonde le idee.

Comprendiamo meglio le cose quando mettiamo a fuoco che la CPI è un’ istituzione fortemente voluta da oltre 300 ONG (ovvero la Rete dei Difensori dei Diritti Umani) finanziate da governi occidentali o da istituti governativi, quali il National Endowment for Democracy (NED) creato nel 1983 con l’ obiettivo di rendere “efficaci” le organizzazioni pro-democrazia nel mondo con scopi fissati dalle linee di politica estera di Washington. La strategia del controllo statunitense prevede che l’ONU deleghi ad un’istituzione ‘indipendente’ (Committee on the Elimination of Racial Discrimination – CERD) il monitoraggio delle violazioni dei Diritti Umani, le relazioni dei vari Stati e l’ascolto dei contributi forniti dalle ONG. (Da osservare che nel percorso procedurale gli USA non accettano la supervisione del CERD sul loro territorio!).

Né la Russia, né la Cina, né gli Stati Uniti  riconoscono una giurisdizione della CPI, anzi  neppure l’Ucraina la riconosce. Così si crea la barzelletta: tutti si appellano ad un organizzazione che non riconoscono per mettere in difficoltà una nazione (la Russia) che anche da parte sua non la riconosce. 

Succede tuttavia che altri Paesi – palesi violatori di Diritti Umani con interventi di aggressione/occupazione militare/ neo-colonialismo – non vengono neppure lontanamente accusati o incriminati per le stragi di civili e bambini o per  aver favorito organizzazioni criminali che gestiscono migrazione clandestina e traffici disumani. Questo fa sorgere un legittimo dubbio sul fatto che quei Paesi che non riconoscono la CPI, non vogliano essere “indagati”, ma neppure essere messi in discussione per violazioni di diritti.

Nel caso ora dell’arbitrario e incomprensibile mandato di arresto del Presidente Putin, il problema vero è che prolunga il conflitto in modo indefinito e allontana ogni ipotesi di pace. 

Se poi andiamo a guardare la motivazione della condanna a Putin, si rasenta il ridicolo equiparando la deportazione con l’adozione dei bambini , tacendo che  c’è una legge russa operativa per evitare abusi peggiori e tratta di minori e che c’è un responsabile dell’applicazione della legge.  Ricordiamo che anche in Occidente ci sono state le adozioni o gli affidamenti di bambini serbi, siriani, afgani … ma per le vittime dei bombardamenti NATO non c’è stato da preoccuparsi. Nessuno è cattivo quanto i russi.

 
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L’ipocrisia degli Stati Uniti sulla Corte Penale Internazionale
 
Il mandato di arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale contro Vladimir Putin mette in evidenza le ipocrisie e i doppi standard degli Stati Uniti, che, come la Russia e l’Ucraina, non aderiscono all’organismo.

23 Marzo 2023
 

di Giulio Chinappi

Lo scorso 17 marzo, la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto per il presidente russo Vladimir Putin e per il commissario russo per i diritti dei bambini Marija Lvova-Belova. La dichiarazione afferma che entrambi potrebbero essere responsabili “del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle aree occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa“.

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Marija Zacharova, commentando le informazioni porvenienti da L’Aia, ha affermato che le decisioni del tribunale non hanno alcuna conseguenza in Russia e che eventuali mandati di arresto sono nulli. La Russia, infatti, non fa parte dei 124 Paesi che aderiscono alla Corte, tra i quali oltretutto non figurano neppure gli Stati Uniti e l’Ucraina, e dunque la CPI non può esercitare la propria giurisdizione su quanto accaduto in Ucraina. Gli stessi USA, del resto, nel 2020 criticarono aspramente la Corte, dopo che i pubblici ministeri della CPI avevano indicato che avrebbero indagato sui crimini dei militari statunitensi in Afghanistan, adottando misure contro l’organismo.

Il rappresentante permanente della Russia alle Nazioni Unite, Vasilij Nebenzija, ha risposto affermando che la CPI è pronta a esercitare la pseudo-giustizia su ordine dell’Occidente, dimostrando la propria inadeguatezza. “Questo tribunale internazionale di parte, politicizzato e incompetente ha dimostrato ancora una volta la sua inferiorità. La CPI è un burattino nelle mani dell’Occidente collettivo, che è sempre pronto a esercitare la pseudo-giustizia su ordinazione“, ha sottolineato il diplomatico russo. “È particolarmente cinico che decisioni giuridicamente insignificanti siano state rese pubbliche alla vigilia del 20° anniversario dell’invasione illegale statunitense dell’Iraq, Paese sul quale la CPI aveva giurisdizione ma non ha agito“, ha aggiunto Nebenzja.

La Russia non aderisce allo Statuto di Roma (il trattato istitutivo della Corte Penale Internazionale, ndr). La CPI non ha giurisdizione sulla Russia e sui suoi cittadini. Consideriamo illegali e nulli tutti i documenti emanati da questo organismo“, ha osservato il rappresentante permanente della Federazione Russa. “Secondo tutte le indicazioni, la CPI ha effettivamente intrapreso la strada dell’auto-liquidazione, principalmente in termini di autorità e riconoscimento internazionale. Non siamo soli in questo giudizio. Permettetemi di darvi una citazione inaspettata dell’assistente per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti John Bolton nel 2018: ‘Lasceremo morire la CPI da sola. Dopotutto, a tutti gli effetti, la CPI è già morta per noi’”.

Ancora una volta, dunque, gli Stati Uniti e i loro vassalli occidentali stanno dimostrando tutta la propria ipocrisia. Washington, in particolare, dovrebbe lasciare la CPI investigare su tutti i crimini commessi dal proprio esercito a partire dalle due bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki fino ai giorni nostri, passando per i devastanti conflitti in Corea, Vietnam, Serbia, Afghanistan, Iraq, Siria, Libia e molti altri Paesi, senza dimenticare gli innumerevoli colpi di Stato sostenuti in tutto il mondo. “Pur di perseguire i propri interessi geopolitici, Washington sostiene il baccanale legale senza precedenti scatenato dalla CPI, ben sapendo che la Russia, come gli Stati Uniti, non riconosce la giurisdizione della CPI”, si legge in una dichiarazione dell’ambasciata russa a Washington. “Mentre permettono osservazioni inaccettabili sul leader russo, le autorità statunitensi tacciono deliberatamente sulle proprie atrocità in Iraq, Jugoslavia, Libia e Vietnam”. La missione diplomatica russa ha ricordato la decisione dell’amministrazione di Washington di introdurre “sanzioni economiche senza precedenti” contro i vertici della Corte, tra cui l’ex procuratore Fatou Bensouda, colpevole di aver avviato un’indagine sulle atrocità statunitensi in Afghanistan.

Tony Kevin, ex ambasciatore australiano in Polonia e Cambogia, ha dichiarato all’agenzia TASS che “la CPI è un’istituzione internazionale ridondante in decadenza che ha perso la fiducia o l’orgoglio in se stessa. La CPI è caduta vittima della fanatica russofobia dell’Occidente“, ha sottolineato, aggiungendo che le accuse contro Putin e Lvova-Belova erano ridicole e grossolane insulto alla Russia, membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Secondo Kevin, il lavoro per “rimuovere i bambini a rischio da una zona di guerra letale nel Donbass, dove le loro case, scuole, ospedali, campi da gioco vengono bombardati dal 2014, anche con bombe a grappolo vietate, dal loro stesso ex governo, per essere messi al sicuro nell’adiacente Russia, è un atto responsabile e umano“. “Solo una mente russofoba febbrile e propagandistica – solo una mente nazista ucraina – potrebbe vedere un crimine in questa misura prudente per proteggere i cittadini vulnerabili a rischio“, ha sottolineato l’esperto.

Il mandato d’arresto per il presidente Putin ha suscitato numerose reazioni internazionali contrarie. Aleksandar Vučić, presidente della Serbia, Paese che aderisce alla CPI, ha affermato che la decisione della Corte dimostra che l’Occidente non ha paura di una possibile escalation del conflitto in Ucraina: “L’Occidente ha dimostrato che non si fermerà davanti a nulla e si preoccupa poco della possibile escalation del conflitto”, ha detto il leader serbo. “Significa che l’Occidente sta cercando di esercitare ulteriore pressione su tutti coloro che fino ad oggi non sono stati contro la Russia”, ha aggiunto, sottolineando che in questo modo l’Occidente “sta inviando un segnale” a tutti i Paesi che vogliono cooperare con la Russia.

Aleksandr Bastrykin, capo del Comitato investigativo del ministero della Giustizia di Mosca, ha affermato che la Russia deve istituire un organo giudiziario internazionale in risposta agli Stati occidentali che preparano strutture simili per la persecuzione dei funzionari russi. Secondo Bastrykin, sarebbe necessario un tribunale internazionale per le indagini sui crimini del regime neonazista in Ucraina e in Donbass.