VENTI DI GUERRA (TANTO PER CAMBIARE...)

* MONTENEGRO/ALBANIA: Tutto pronto per nuove ondate di profughi
* TRIESTE: La portaerei Eisenhower in rada nel Golfo
* ALBRIGHT: Avvertimenti di stampo mafioso
* GRECIA: Voci contro i nuovi piani di guerra degli USA


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Da "il manifesto" del 21 Gennaio 2000:

BALCANI
PER L'ONU PROBABILE UNA GUERRA TRA SERBIA E MONTENEGRO A PRIMAVERA
Albania, riparte il circo "umanitario"
L'Acnur prepara i piani per accogliere migliaia di profughi a Scutari.
Mobilitate le Ong

- CLAUDIO BAZZOCCHI * -

Da alcuni giorni si è cominciato a parlare sulla stampa albanese di una
possibile guerra fra Serbia e Montenegro e delle sue ricadute in termini
di emergenza umanitaria. L'ufficio dell'Alto commissariato Onu per i
rifugiati (Acnur) di Tirana ha avviato una serie di incontri con le Ong
presenti in Albania per verificare la possibilità di creare una
"struttura latente" capace di far fronte per le prime due settimane a un
eventuale afflusso profughi dal Montenegro. L'Acnur dunque si sta
preparando a una nuova crisi umanitaria che potrebbe scaturire da una
guerra fra Serbia e Montenegro in primavera.

Gli scenari sui quali ci si sta preparando sono i seguenti: 1) afflusso
di 10/15mila rifugiati (gli abitanti dei villaggi vicini al confine
albanese; 2) afflusso di 45mila rifugiati (la maggioranza degli albanesi
del Montenegro); 3) afflusso di 80mila rifugiati (tutti gli albanesi più
metà della popolazione slavo-musulmana). A partire dal 28 gennaio
verranno costituiti dall'Acnur in Albania dei gruppi di lavoro sui temi
classici dell'emergenza - riparo, cibo, acqua, trasporto e logistica,
igiene, salute, ecc.). Potranno partecipare a questi gruppi le
organizzazioni che saranno in grado per quella data di offrire risorse e
mezzi propri.

Dalla sede dell'Alto Commissariato a Ginevra sappiamo che questa
esercitazione in Albania viene considerata molto importante, anche se i
segnali che giungono dal Montenegro non inducono a particolare
preoccupazione.

Ma l'eventualità di una crisi in primavera sta già dando i primi
risultati
politici. E' di venerdì scorso la notizia dell'impegno congiunto
albanese-montenegrino per l'apertura dei valichi di frontiera di Hani i
Hoti, Muriqani, e Vermoshi. La settimana scorsa il governo albanese ha
approvato un memorandum di collaborazione economica con il Montenegro
che
prevede la creazione di una commissione ad hoc albanese-montenegrina. La
stampa albanese definisce l'accordo fra i due governi come la mossa
necessaria da parte del Montenegro per entrare nel Patto di Stabilità
nei
Balcani tramite la porta della collaborazione con l'Albania.

Da questo punto di vista l'evento più importante si è verificato martedì
scorso, quando i tre primi ministri di Albania, Macedonia e Montenegro
si sono incontrati a Ohrid in Macedonia. Alcune importanti decisioni
sono state prese durante l'incontro. I tre premier si sono accordati
sulla necessità di allargare al Montenegro il pacchetto di aiuti
previsto dal Patto di Stabilità. Vujanovic, primo ministro montenegrino,
ha inoltre chiesto ai propri partner l'apertura di un corridoio di
comunicazione tra la Macedonia e il Montenegro attraverso il Kosovo.

In un articolo del quotidiano albanese Koha Jone il triplice incontro
viene definito come la prima scintilla dell'allontanamento di Podgorica
da Belgrado. La stampa albanese comincia d'altra parte a dare risalto a
una possibile nuova crisi balcanica. Sempre su Koha Jone di mercoledì
scorso è possibile leggere un ampio resoconto della missione
dell'ufficio Acnur di Tirana a Scutari. I responsabili dell'Alto
Commissariato si sono incontrati lunedì scorso con il sindaco ed il
prefetto di Scutari e hanno valutato assieme le possibilità logistica
per accogliere i profughi provenienti dal Montenegro. Scutari, nelle
parole del corrispondente da quella città, sarà la nuova Kukes della
prossima crisi che appare "ormai inevitabile", dal momento che Podgorica
- scrive il corrispondente - chiederà presto la secessione da Belgrado.
Addirittura nella città si respirerebbe già aria di guerra.

Insomma, i maggiori quotidiani albanesi stanno preparando la propria
opinione pubblica all'eventualità di una nuova guerra nei Balcani e ne
stanno già indicando i possibili vantaggi: ulteriore destabilizzazione
del grande nemico Milosevic, se non la sua caduta definitiva, nuovo
afflusso di aiuti umanitari assieme a quello dei profughi.

C'è chi in Albania sta facendo anche altri conti su una nuova possibile
guerra nell'area. Berisha è sempre pronto a sfruttare l'instabilità
politica che ne deriverebbe, i clan mafiosi preparano nuovi traffici
illeciti ai confini e la maggioranza di governo si aspetta di poter
usare la risorsa del nazionalismo e dell'odio contro i serbi per
rafforzarsi: il ricevimento con tutti gli onori di Thaci, leader
dell'Uck, la settimana scorsa a Tirana lo dimostra con sufficiente
evidenza.

Siamo solo all'inizio di una spirale di conflitto e riscontri oggettivi
in Montenegro di una crisi così estrema al momento non ce ne sono. Certo
è che l'uccisione di Arkan dimostra che forse la resa dei conti a
Belgrado èiniziata e una guerra a primavera può essere una risorsa anche
per il
potere serbo.

* Consorzio italiano di solidarietà (Ics)

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Da NOTIZIE EST #301 - SERBIA/MONTENEGRO
9 febbraio 2000

(...) Il 14 gennaio, il quotidiano on-line
"Albanian Daily News" ha diffuso la notizia
secondo cui il ministro dell'ordine pubblico
albanese, Spartak Poci, aveva visitato il
giorno precedente due campi profughi, quello
di Rrushkull, a 37 chilometri da Tirana e in
grado di ospitare 5.000 persone, e quello di
Katund i Ri, a 34 chilometri da Tirana.
"Dobbiamo prenderci cura di questi campi,
perché potrebbero servire come centri per
accogliere profughi dal Montenegro,
nell'eventuale scenario peggiore dello
scoppio di un conflitto tra tale repubblica e
la Serbia", ha dichiarato Poci durante la
visita. Uno dei maggiori quotidiani albanesi,
"Koha Jone", ha subito ripreso la notizia con
grande evidenza in prima pagina, mentre un
altro importante quotidiano, "Gazeta
Shqiptare", citava le parole di un
funzionario della compagnia di trasporto
Alaska Cargo Company, che aveva appena
trasportato a Durazzo 6.500 tonnellate di
farina donate dagli Stati Uniti all'Albania
"per i profughi", secondo cui tale primo
contingente è solo una piccola parte degli
aiuti che verranno congelati in attesa della
crisi dei profughi. La società di trasporto
ha un contratto con il Dipartimento di Stato
per il trasporto in Albania di 40.000
tonnellate di grano e 10.000 tonnellate di
farina, riso e olio, ha affermato il
funzionario. Della distribuzione degli aiuti
dovrebbe essere incaricata la ONG Mercy
International. "Gazeta Shqiptare", citando
fonti anonime, ha affermato inoltre che le
due repubbliche jugoslave potrebbero "entrare
in conflitto tra la fine di febbraio e
l'inizio di marzo". Sempre il 14 gennaio, a
Podgorica si sono svolte pacificamente le
celebrazioni per il capodanno serbo, per le
quali molti avevano previsto lo scoppio di
gravi incidenti. Al termine delle
celebrazioni, il premier jugoslavo Bulatovic,
oppositore di Djukanovic, ha dichiarato in
una conferenza stampa: "Grazie alla mia alta
posizione, sono venuto a sapere che si sta
preparando un complotto internazionale per la
preparazione di campi destinati alla
deportazione di montenegrini in Albania"
("Monitor" [Podgorica], 21 gennaio 2000). Il
21 gennaio, infine, "Albanian Daily News"
riportava la smentita del premier Ilir Meta
che l'Albania si stia preparando a ricevere
un'ondata di profughi dal Montenegro. La
notizia è stata il primo della lunga serie di
"allarmi" relativi all'imminente scoppio di
un conflitto tra Serbia e Montenegro.
Trasmessa prima da un tam-tam di operatori
umanitari, è stata infine raccolta con
svariati giorni di ritardo da "Der Spiegel"
e, piano piano, da vari altri media europei.
Negli USA, gli organi di stampa e i politici
hanno cominciato a parlare di un ipotetico
imminente conflitto solo nei primi giorni di
febbraio. (...)

Il 21 gennaio la Reuters ha pubblicato un
servizio da Londra del suo "diplomatic
editor", Paul Taylor, che di norma scrive i
pezzi politicamente più rilevanti. Nel
servizio Taylor riferisce che un "alto
diplomatico NATO" ha dichiarato che "il
Montenegro non deve attendersi che gli Stati
Uniti o la NATO interverranno per salvarlo se
dichiarerà l'indipendenza dalla Jugoslavia,
scatenando un confronto con la Serbia". Il
diplomatico, prosegue Taylor, ha affermato
che "l'Occidente reagirebbe più probabilmente
limitandosi a rafforzare le sanzioni
economiche contro la Serbia, nel caso in cui
Milosevic dovesse lanciare un attacco contro
la repubblica". Secondo il giornalista della
Reuters, "Djukanovic si trova ad affrontare
pressioni interne sempre più forti per indire
un referendum sull'indipendenza". Il
diplomatico NATO anonimo citato dalla Reuters
ha proseguito dicendo che "il dilemma che
stiamo affrontando è quello di come agire per
prevenire una prova di forza [...]
[Djukanovic] dovrà stare molto attento a non
provocare una prova di forza, perché non
potrà contare su un salvataggio da parte
degli USA o dei suoi alleati". Taylor nota
che si è trattato del secondo avvertimento di
tale tono nel corso della settimana, il primo
essendo stato quello dell'alto inviato
occidentale in Bosnia, Wolfgang Petritsch,
secondo il quale ogni mossa verso
l'indipendenza scatenerebbe una guerra. Il
diplomatico NATO citato da Taylor, tuttavia,
conclude affermando di non vedere nuvole di
tempesta a breve termine in Montenegro,
perché entrambe le parti sono consce dei
rischi (Reuters, 21 gennaio 2000).
Successivamente, le dichiarazioni riguardo ai
possibili scenari di un precipitare della
situazione in Montenegro non si sono più
contate. Da quella di un altro funzionario
anonimo della NATO, citato dall'agenzia
SENSE, secondo cui l'Alleanza "segue la
situazione e non si farà cogliere
impreparata", alle raccomandazioni fatte da
Gran Bretagna e USA, rispettivamente al
presidente Djukanovic e al premier Vujanovic,
affinché non facciano in questo momento mosse
verso l'indipendenza, alla dichiarazione del
capo della CIA Tenet, secondo cui un
confronto tra Milosevic e Djukanovic è quasi
inevitabile - "sia Milosevic che Djukanovic
cercheranno di evitare un confronto serio,
per ora, ma sarà difficile evitare una prova
di forza finale, che ritengo avverrà in
primavera" (AFP, 3 febbraio 2000).

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TRIESTE: DI NUOVO NAVI STATUNITENSI NEL GOLFO...

Molti giornali italiani hanno parlato delle manovre militari congiunte
che alcuni paesi partecipanti alla missione KFOR terranno in Kosovo alla
fine di marzo. Per queste manovre - che esulano da qualsiasi mandato ONU
e suonano altamente ridicole in una situazione in cui i militari KFOR
"non riescono" nemmeno ad impedire le violenze quotidiane nella
provincia da loro stessi occupata - la Repubblica Federale di Jugoslavia
ha ripetutamente protestato.
Meno noto e' il programma di esercitazioni congiunte tra esercito
statunitense ed aviazione croata, che dovrebbe partire in questi giorni
ed interessare anche il lembo piu' meridionale della costa
dalmato-croata. Un inquietante segnale di questi movimenti si ha a
Trieste, dove da un paio di giorni e' ferma a poche centinaia di metri
dal centro cittadino la portaerei Eisenhower. Gli abitanti della citta'
si trovano cosi' ad incrociare un po' a tutte le ore drappelli di
marines in divisa o giovanissimi e ben riconoscibili yankees in libera
uscita.
Ma questa atmosfera, per la verita' non troppo nuova per Trieste, viene
vissuta davvero maluccio quest'anno, in particolare dalle migliaia di
lavoratori jugoslavi presenti in citta' e dai militanti della sinistra e
attivisti di iniziative di solidarieta' e contro la guerra, che provano
oggi profonda stizza ed angoscia guardando a questi soldati a causa del
ricordo dello shock della primavera dello scorso anno. Tra l'altro, i
bombardamenti della NATO contro la RFJ nel 1999 erano stati "annunciati"
a Trieste un paio di settimane prima che cominciassero proprio dalla
presenza massiccia di militari statunitensi...
Il gruppo regionale di Rifondazione Comunista ha immediatamente
presentato una interrogazione nella quale si fa presente che, tra le
altre cose, la Eisenhower e' a propulsione nucleare, e dunque la sua
presenza in quelle acque e' contraria ad ogni regolamento visto che
quello di Trieste non e' un porto attrezzato per la presenza del
nucleare - ma non e' nemmeno un porto militare!
Ovviamente di questo gli Stati Uniti d'America se ne fregano, cosi' come
se ne fregano anche i nostri governanti perche', se e' vero che Trieste
e' "italianissima" (?), e' anche vero che l'Italia e' lo zerbino degli
Stati Uniti d'America in Europa. (CRJ 11/3/2000)

Fonti: "Il Piccolo", 8-10/3/2000

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MESSAGGIO MAFIOSO DA MADELEINE ALBRIGHT:
"La primavera non sempre e' una bella stagione nei Balcani"

FreeB92 News for 03/10/2000
Albright "concerned" over Balkans

BRUSSELS, Friday - US Secretary of State Madeleine Albright said today
that she was very concerned about the situation in the Balkans region,
adding that spring was not always the best season in the Balkans.
Albright was speaking in Brussels where she will speak to US and EU
officials about lowering the temperature in the Balkans, especially
Kosovo. The US Secretary of State told media that she was in Brussels to
talk about how to help the UN Kosovo mission chief, Bernard Kouchner, to
do his job. The three things which needed to be done in Kosovo, she
said, were to establish self-management, create a broad autonomy and
hold elections.

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PREOCCUPAZIONE IN GRECIA: "FERMARE GLI AMERICANI"

"The clouds of war are gathering again around the Balkans..."
Democratic Social Movement Party leader Dimitris Tsovolas, minister with
the ruling PASOK party, assessed that Washington was preparing for a new
blow against Yugoslavia, and called for the Greek government not to
allow foreign troops or war material destined for Kosovo to pass through
Greece.
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Greeks Concerned About Kosovo Tensions
By Louis Economopoulos
CNS Correspondent
03 March, 2000
Athens, Greece (CNSNews.com) - Amid media speculation of new NATO
military action in the Balkans, a top Greek military official expressed
concern this week that a new conflict zone may develop in Kosovo, near
the border with the former Yugoslav republic of Macedonia.
Chief of the National Defense General Staff Manousos Paragioudakis told
a press conference on Thursday that tensions were rising in Prezovce
where 70,000 Albanians are situated and large number of Yugoslav
soldiers are reported to have gathered. The area is close to where U.S.,
British and Greek troops are stationed.
This new headache for the NATO-led KFOR peacekeeping forces may further
\plain\lang1033\f4\fs23\cf0 destabilize the strife-torn region, already
facing an explosive situation in the divided northern Kosovo town of
Mitrovica.
Paragioudakis said Greek soldiers aboard a passenger train had been
forced to fire warning to prevent a fracas between Serbian passengers
and ethnic Albanian employees on Wednesday.
Such occurrences have become routine and expressed concern that the
situation in Kosovo was "difficult and dangerous."
In the event of a military confrontation in Kosovo, similar to the one
involving NATO airstrikes last year, Greece would consider opting out,
as new NATO policy leaves it up to each member to decide, Paragioudakis
added.
In last year's conflict, Greece held back from actively taking part in
the military action, while allowing its territory to be used for the
transporting of NATO troops and equipment.
Greece has always maintained friendly ties with Yugoslavia, and the
Greek people, virtually all of the Orthodox Christian faith, have
religious ties with the Orthodox Serbs.
The country has sent some 1,200 troops into the Kosovo region as part of
the KFOR operation. A company of 100 Greek soldiers is currently serving
in Mitrovica.
Addressing a Foreign Press Association luncheon, Greek Foreign Minister
George Papandreou said the situation in Kosovo was of grave concern, but
denied reports in the Greek press that the international community was
planning another military confrontation with Yugoslavia.
The U.S.-born and educated minister called on the international
community to send a clear message to Kosovo and the Balkans that it
would not tolerate a change in regional borders and that it would uphold
respect for all ethnic minorities in a multi-cultural Kosovo.
Papandreou called on both sides in Kosovo to assume their
responsibilities for peace in the broader region. "In the Balkans,
either way, we are condemned to live together," he said.
He again urged the international community to allow Yugoslavia to
participate in the process of democratisation and inclusion in European
structures, and said sanctions against the Serbs impeded the process.
The situation in Kosovo remains tense, said Greek government spokesman
Dimitris Reppas, adding that the international presence in the area
guarantees stability and underlining that any flare-up of fighting in
the KFOR-controlled Yugoslav province would be disastrous to all.
The heightened tensions in Kosovo and NATO's plans to increase military
presence have raised concern in the socialist Greek government that
violence in the area could escalate during the election period. General
elections are scheduled for April 9 and the socialists are holding on to
a slim lead in the latest pre-election polls over the conservatives.
This fear has been strengthened by the fact that in the next few days
about 2,000 more NATO troops will be passing through the northern Greek
city of Thessaloniki on their way to Kosovo and could become the focal
point for anti-NATO and anti-government protests.
"The clouds of war are gathering again over the Balkans, and once again
the government is displaying great willingness to add its black
assistance to NATO's efforts," said Greek Communist Party leader Aleka
Papariga in a pre-election campaign speech.
Democratic Social Movement Party leader Dimitris Tsovolas, a former
minister with the ruling socialist PASOK party, assessed that Washington
was preparing a new blow against Yugoslavia and called on the Greek
government not to allow foreign troops or war material destined for
Kosovo to pass through Greece.
A government official told the conservative daily newspaper Kathimerini
that if NATO attacked the Serbs, the Greek opposition political parties
would make the Greek government's life extremely difficult.
"We will face a strong dilemma; either to stop facilitating NATO
operations - which will mess up our relations with the Americans - or to
risk losing the elections," the unnamed official said.


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
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http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
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