CON QUALE FACCIA?

Dall'Italia, influenti settori dell'associazionismo,
organizzazioni cosiddette "non-governative" ed esponenti
del centrosinistra sono in questi giorni a Sarajevo.
Forse per festeggiare i dieci anni dal riconoscimento
della secessione della Bosnia-Erzegovina ed il conseguente
inizio della guerra fratricida.

(di I. Slavo)


Il 6 aprile 1992 l'Unione Europea e gli USA riconoscevano la
Bosnia-Erzegovina come Stato indipendente. Sancendo la esistenza
di uno Stato a se' nei confini della ex-repubblica federata di
Bosnia ed Erzegovina, la diplomazia internazionale sferrava il
colpo mortale - dopo il riconoscimento delle secessioni slovena
e croata - ai valori della "Fratellanza ed Unita'" ed ai delicati
equilibri della convivenza multi-nazionale nella Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia, della quale la Bosnia-
Erzegovina rappresentava il cuore storico e simbolico.

L'iniziativa diplomatica contraddiceva persino le raccomandazioni
di politici e mediatori occidentali, come Lord Carrington. Dopo
soli quattro giorni, la neonata Armija (esercito) bosniaca non aveva
remore ad attaccare le caserme federali. Due settimane dopo, mentre
infuriava ormai la guerra civile, il governo federale jugoslavo
decideva il ritiro delle sue forze armate. Il 27 aprile 1992
Serbia e Montenegro proclamavano infatti la nuova Federazione
Jugoslava, della quale neanche la Bosnia faceva piu' parte.
Il ritiro delle forze armate federali dalla Bosnia-Erzegovina
incominciava il 19 maggio e veniva completato il 6 giugno 1992.

La guerra fratricida tra i diversi partiti ("etnici" e non:
musulmani islamisti, musulmani moderati di Abdic, serbi, croati)
in Bosnia-Erzegovina durera' piu' di tre anni, finche' cioe' i
tempi non saranno diventati maturi per ridurre quella "repubblica
indipendente" in un protettorato internazionale, statarello-vassallo
con una economia a pezzi, insanabili contrasti politici al suo
interno, ed infiniti drammi incisi nella carne dei suoi abitanti.

La vicenda della sanguinosa secessione della Bosnia-Erzegovina
era iniziata nel gennaio 1992: Alija Izetbegovic, il musulmano
presidente di turno della Bosnia-Erzegovina (benche' a vincere
le elezioni fosse stato Fikret Abdic, costretto a farsi da parte
nell'ambito di una vicenda mai chiarita) aveva mancato di
passare la consegna al serbo Radovan Karadzic: si trattava di
un vero "golpe bianco", che infrangeva la regola della "presidenza
a rotazione". La storia politica di Izetbegovic e' stata tenuta
nascosta al pubblico occidentale. Basti dire che era uscito dal
carcere solo nel 1988, dopo aver scontato 6 anni su 14 di pena
che gli erano stati inflitti per "istigazione all'odio tra le
nazionalita'". Gia' autore di testi di propaganda islamista
come la "Dichiarazione Islamica", i rapporti suoi e del suo partito
(Partito di Azione Democratica, SDA) con le cancellerie occidentali
erano e continuarono ad essere idilliaci nel corso di tutto il
conflitto.

Tanto che nel successivo mese di febbraio, la "Comunita'
Internazionale" prometteva agli islamisti sarajevesi aiuto ed
accoglienza nelle istituzioni euro-atlantiche se avessero proclamato
la indipendenza della repubblica. Viene percio' indetto un
referendum (anticostituzionale) per il giorno 29 dello stesso mese,
che sara' boicottato dal 35 per cento degli aventi diritto. Solo
il 65% dei votanti, essenzialmente croati e musulmani di Bosnia,
voteranno a favore della secessione. Ma ufficialmente si canta
vittoria, ed il clima nel paese incomincia a surriscaldarsi, benche'
la stragrande maggioranza della popolazione, di ogni "etnia", non
possa ancora neanche lontanamente immaginare che si sta veramente
andando verso una immane tragedia, di fronte alla quale si fara'
trovare incredula ed impotente.

Nel marzo, quando la guerra a tutto campo non e' ancora scoppiata,
la prima Conferenza per la pace in Bosnia, a Lisbona, si conclude
con un accordo (il "piano Cutileiro") per la cantonalizzazione
della ex-repubblica federata. Immediatamente, i rappresentanti
delle delegazioni croata e musulmana sono convocati negli Stati
Uniti, dove l'ex-ambasciatore a Belgrado Zimmermann li persuade a
ritirare la loro firma dall'accordo. Lo stesso Cutileiro imputera'
alle parti musulmana e croata la rottura del patto (ad esempio
nella lettera pubblicata sull'"Economist" del 9/12/1995), e
Zimmermann in persona raccontera' quei fatti, come riportato ad
esempio da David Binder sul "New York Times" del 29/8/1993.

In Occidente, la vicenda del "Piano Cutileiro" deve rimanere
nascosta alla opinione pubblica ed al movimento pacifista: la
"Comunita' Internazionale" deve apparire come un attore super partes
generosamente impegnato in uno sforzo di pacificazione... Le colpe
per la guerra che sta scoppiando vanno addossate alle popolazioni
locali, razzisticamente imputate di "odi atavici" ed incapacita' alla
convivenza; in particolare, i serbi - in quanto componente che
meno di tutte ha interesse alla secessione della Bosnia-Erzegovina -
vanno demonizzati e presi a capro espiatorio della tragedia.

Eppure, con la secessione, ogni discorso su "Sarajevo multietnica"
diventava pura demagogia: era la Jugoslavia stessa ad essere
multietnica, perche' la si era voluta squartare? Perche'
incappare in questo rischio, di rianimare in maniera tanto
irresponsabile, nella memoria della popolazione di quelle
terre, i fantasmi dei fatti accaduti durante la II Guerra
Mondiale? Pesavano infatti ancora come macigni le memorie dei
massacri compiuti dai collaborazionisti del nazifascismo:
le divisioni musulmane inquadrate nelle SS, gli ustascia
croati, le bande dei cetnici scatenate contro gli stessi
partigiani serbi, soprattutto nelle fasi finali del conflitto.
Perche' non ricordare, soprattutto a sinistra, che in Bosnia-
Erzegovina i valori della "Unita' e Fratellanza", del progresso
civile, avevano potuto trionfare solo grazie alla vittoria
nella Guerra di Liberazione, e grazie al socialismo, contro
la mentalita' reazionaria del differenzialismo "etnico" e del
bigottismo religioso?

Niente da fare: in Occidente di questo non si parlava. Si
preferiva drogare l'opinione pubblica con urla esasperanti
su "l'assedio di Sarajevo" (in realta', una citta' spaccata
in due, tra quartieri a maggioranza dell'una o dell'altra
"etnia"), sull'"esempio di Tuzla" (in realta', una citta'
ostaggio del suo aereoporto, dal quale arrivavano i
rifornimenti militari ai musulmani), sui "lager serbi" e
sugli "stupri etnici" (che, fatte salve tante gravissime vicende
avvenute durante il conflitto, erano frutto dello sforzo
propagandistico di agenzie specializzate nella disinformazione
strategica, come la ITN e la Ruder&Finn Public Global Affairs).

Intellettuali e politici di mezzo mondo faranno il loro sporco
lavoro, impegnandosi per mesi ed anni a creare e vezzeggiare
una "identita' nazionale bosniaca" inesistente, contribuendo
di fatto alla propaganda bellica, allo scopo di alimentare
odio e divisione tra le varie parti in conflitto. Ideologi
del "piccolo e' bello"; strenui oppositori del "centralismo
di Belgrado"; "antistalinisti" che sono in realta' anticomunisti,
antititoisti, antijugoslavi; razzisti slavofobi istriano-dalmati,
adesso particolarmente accesi di odio antiserbo; teorici della
"societa' civile"; lobbyisti di organizzazioni che, piuttosto
che "non-governative", rappresentano la avanguardia della
ricolonizzazione straniera; religiosi, a parlar male di altre
confessioni religiose: a tutti questi, e solo a questi, viene
data la possibilita' di parlare e scrivere, di interpretare e
di orientare l'opinione pubblica.

Con quale faccia tutti costoro si ripresentano oggi a Sarajevo?
Con quale faccia, poi, in rappresentanza di quella "Europa"
che, incitando la Bosnia-Erzegovina alla secessione, e' stata
corresponsabile del martirio di quel paese? E con quale faccia
insistono ad usare slogan come quello dell' "assedio di Sarajevo",
dopo avere chiuso entrambi gli occhi davanti allo svuotamento dei
quartieri serbi di Sarajevo nel 1995?

Noi rimaniamo dell'idea, ben espressa da Ivo Andric, secondo cui
"nulla di buono puo' esserci per la Bosnia finche' sara' Dzelaludin
a comandare". Dzelaludin, cioe' l'occupante straniero - all'epoca,
un rappresentante dell'Impero Ottomano; oggi, forse, Dzelaludin e'
un rappresentante della Commissione Europea.


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ICS-Consorzio Italiano di Solidarietà
Città di Sarajevo-Il Sindaco
Osservatorio sui Balcani


COMUNICATO STAMPA


Roma 19 marzo 2002


ROMANO PRODI A SARAJEVO
CON LA SOCIETA¹ CIVILE ITALIANA ED EUROPEA

IL 6 APRILE, IN OCCASIONE DEI DIECI ANNI DALL¹INIZIO
DELLA GUERRA IN BOSNIA-ERZEGOVINA

Il prossimo 6 aprile in occasione del decimo anniversario dell¹inizio
della guerra a Sarajevo e in Bosnia Erzegovina l¹ICS-Consorzio Italino
di Solidarietà, l¹Osservatorio per i Balcani insieme alla municipalità
di
Sarajevo promuovono l¹iniziativa ³L¹Europa oltre i confini, l¹Europa
dal basso² per rilanciare l¹impegno per la pace, la cooperazione, la
riconciliazione nei Balcani e la loro integrazione nell¹Unione Europea.

Interverrà al meeting l¹on. Romano Prodi, Presidente della
Commissione Europea.

Saranno presenti all¹iniziativa Sindaci e amministratori locali delle
Regioni italiane, parlamentari italiani ed europei, rappresentanti di
ONG e di associazioni volontariato di molti paesi europei. Dall¹Italia
partirà con pullman il 4 aprile un¹ampia delegazione composta da
organizzazioni pacifiste e di volontariato: sono ancora aperte per pochi
giorni le iscrizioni alla delegazione.

Nel corso della conferenza sarà presentato l¹appello ³L¹Europa oltre i
confini² per un¹integrazione certa e sostenibile dei Balcani nell¹Unione
Europea e sarà costituito il network euro-balcanico ³Europa dal
basso², formato da organizzazioni della società civile di diversi paesi
europei dell¹est e dell¹ovest. Sono previste anche altre iniziative
accanto alla conferenza: iniziative e incontri a Mostar, Tuzla e Banja
Luka, una corsa podistica non competitiva il 7 aprile, una
manifestazione per la pace e la riconciliazione.

L¹iniziativa è sostenuta, tra gli altri, anche dalla regione Trentino
Alto Adige, la Regione Emilia Romagna, la Regione dell¹Umbria, la
Regione
Toscana, i comuni di Roma, Venezia, Modena, dalle province di
Ravenna e Lodi, da Banca Etica.

Per informazioni e partecipare:
ICS, Via Salaria 89, 00198 Roma ­ tel. 0685355081, e-mail:
icsuffroma@...
http://ics.mir.it/sarajevo2002.html

--
Claudio Bazzocchi

_______
/ \ CONSORZIO ITALIANO DI SOLIDARIETA'
/ ICS \
/ \ La sfida della solidarieta'

http://ip21.mir.it/ics/

Via Salaria, 89 - 00198 ROMA

tel 06/85355081
fax 06/85355083

===*===

>From: "Osservatorio sui Balcani" <segreteria@...>
>To: "Segreteria - OB" <segreteria@...>
>Subject: Siamo in partenza per Sarajevo
>Date: Wed, 3 Apr 2002 19:45:30 +0200
>
>Cari amici, saremo domani in viaggio per Sarajevo....
>
>
>Potrete seguire le iniziative "Europe beyond the borders - Europe from
>Below" grazie ad un aggiornamento quotidiano del nostro portale
>(www.osservatoriobalcani.org).
>
>
>Cogliamo l'occasione per segnalarvi un editoriale di Michele Nardelli
che,
>prendendo spunto dalle giornate di Sarajevo e dai tragici eventi in
>Palestina ed Israele, riflette sulla necessità di un ruolo forte
>dell'Europa.
>http://auth.unimondo.org/cfdocs/balcani/news/newsID1.cfm?NewsID=712
>
>
>Alla pagina seguente potete inoltre consultare l'elenco dei
partecipanti
>alle iniziative nella capitale bosniaca:
>http://auth.unimondo.org/cfdocs/balcani/news/newsID1.cfm?NewsID=714
>
>
>
>
>
>
>Osservatorio sui Balcani
>Palazzo Adami
>Piazza S.Marco 7
>38068 ROVERETO (TN)
>tel. 0464.424230
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>e-mail: segreteria@...
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