Assemblea nazionale di Mestre (15 luglio) di solidarietà con i
lavoratori jugoslavi e contro l?embargo

RELAZIONE DI RUZICA MILOSAVLJEVIC,
presidente del Sindacato Unitario del Gruppo Zastava,
in Italia dal 5 al 18 luglio 2000.


La Zastava è stata motore di sviluppo del paese ma ora, dopo 10 anni di
sanzioni e di embargo, lotta per la sopravvivenza ed
ha perso molte fabbriche rimaste fuori dal territorio dell?attuale
Jugoslavia, e tutta la produzione rimasta è stata portata
a Kragujevac. Con l?embargo dell?ultimo anno ha poi praticamente perso
la possibilità di produrre perchè non può più
effettuare scambi di merci con l?estero per procurarsi materiali e
quella che era la produzione giornaliera è diventata la
produzione annuale: ci può dunque essere solo sopravvivenza in attesa
della fine dell?embargo, dato che solo qualche paese
dell?area balcanica acquista qualcosa della sua produzione. I
bombardamenti del 9 e del 12 aprile ?99 hanno distrutto 6
stabilimenti ed è cessata la produzione: sono rimasti senza lavoro
36.000 dipendenti, senza parlare dell?indotto che un
tempo coinvolgeva fino a 240.000 lavoratori. I danni sono stati enormi
per tutto il tessuto sociale: al di là della volontà,
la forza dei lavoratori per la ricostruzione e la ripresa della
produzione è stata molto limitata per la mancanza di
investimenti e di fondi. Un decreto del Governo ha stabilito che tutti i
lavoratori della Jugoslavia devolvano un giorno di
lavoro al mese per costituire un fondo di solidarietà per la
ricostruzione del paese e delle fabbriche, dando la priorità a
case,elettricità, ospedali, scuole e ponti, quindi alla Zastava va il
5,3 di questo magro fondo. Tuttavia nell?anno appena
trascorso è stata realizzata la prima fase della ricostruzione, che ha
dato la priorità alla riattivazione della centrale
termica, che serviva tutta la città di Kragujevac riscaldando case,
scuole ed ogni altro edificio pubblico. 12.000 lavoratori
della fabbrica, dotati anche di varie altre capacità, specie
nell?edilizia, si sono inoltre volontariamente impegnati a
sgomberarla dalle macerie, aggravate da diverse violentissime alluvioni
(dopo la fine dei bombardamenti è piovuto
ininterrottamente per 28 giorni), e a rifare le coperture degli edifici
e i vetri alle finestre, lavorando notte e giorno, col
caldo e col freddo, praticamente senza attrezzature.Ora negli impianti
che erano stati distrutti è ripresa la produzione, ma
è necessario aumentare la produttività (molto bassa, ovviamente), e
ripristinare il reparto forgiatura, distrutto all?80%;
ci sono gravissimi problemi per rimettere in funzione gli impianti,
perchè le ditte straniere non possono inviare gli
indispensabili ricambi; solo 600 lavoratori possono lavorare come prima
dei bombardamenti, (e lo fanno a
rotazione,quando ciò è possibile, per distribuire al massimo il reddito
fra le famiglie). I maggiori problemi sono nella
fabbrica di automobili, che occupava 580.000 m.q. e aveva 3 linee di
produzione: ora una linea serve per 3 modelli e produce
18.000 vetture contro le 240.000 di un tempo. Il reparto di
lastroferratura è stato ricostruito adeguando le linee alla
produzione attuale. Molto difficile la situazione del reparto
verniciatura auto (colpito), mentre la situazione è diversa
per i camion.

La ricostruzione richiederà diversi anni, ma non si vedono sbocchi
futuri, data la pesantezza dell?embargo che viene
continuamente aggravato da nuove proibizioni della Unione Europea circa
l?import/export: proprio in questi giorni è stata
pubblicata una ?lista bianca? di 190 imprese che possono commerciare con
l?estero, tutte piccole e private , cosa che fa
temere che la Zastava sarà sulla ?lista nera?, impossibilitata a
qualunque scambio di merci, e quindi definitivamente
condannata (cambi e motori le venivano dall?IVECO), dopo essere già
stata distrutta 3 volte.

I lavoratori della Zastava, che nell?89 era stata la prima a firmare il
contratto collettivo di lavoro che garantiva un salario
minimo di 850 marchi al mese, ora sono per il 50% in aspettativa e
percepiscono 20 DM, contrattando ogni mese con lo
Stato aiuti in generi di prima necessità (olio, zucchero, farina), per
circa altri 20 DM, (che però non sempre ci sono).
Quelli impiegati ricevono 120 DM e viene applicata la rotazione, ma non
sempre è possibile e alcuni operai sono fuori da
10 anni. Se si considera che per vivere occorre un minimo di 300 DM,non
ci sono le condizioni per la sopravvivenza.

Da anni non si pagano acqua, energia e simili, ma tutto viene scritto
per un pagamento futuro che nessuno sarà in grado di
affrontare.

Intanto per fortuna c?è la solidarietà internazionale dei lavoratori
tedeschi e italiani, al di là delle differenze politiche,
che ha un grande valore morale oltre che economico in questa durissima
lotta per la sopravvivenza. Gli aiuti servono
prioritariamente di 3 tipi: 1°- materiali e fondi per la ricostruzione e
la ripresa dell?economia distrutta: senza lavoro è
impossibile la vita. La IG Metal e altre grandi fabbriche tedesche sono
impegnate nel progetto di far pervenire pezzi utili
agli impianti e hanno fornito un tornio di 12 metri di tipo molto
specifico, mai avuto in Zastava ( ce ne sono due in tutta la
Jugoslavia; c?è inoltre il tentativo di fare un contratto per ottenere
parti per il funzionamento di centrali termiche e
miniere. Questi sono aiuti molto importanti, perchè per la fabbrica
l?isolamento è mortale.

2° - Data l?impossibilità delle cure mediche serve aiuto economico
diretto per medicinali e attrezzature del presidio
sanitario che ha buone professionalità e copriva il livello diagnostico,
ma le sue macchine vecchie di 20 anni, essendo vicino
ai reparti colpiti, sono andate fuori funzione. Non è più possibile fare
diagnosi. La CGIL italiana ha procurato un
apparecchio per mammografia (una donna su due ha tumori al seno), e
dalla Germania sono giunte lastre e attrezzature
dentistiche e cardiologiche: tutto ciò è stato trasferito all?ospedale
di Kragujevac che serve 800.000 abitanti e sarà molto
utile perchè lo stato di salute generale è molto grave; l?età media dei
lavoratori della Zastava è di 43 anni perchè da 10 anni
non ci sono più assunzioni di giovani, e inoltre la fabbrica non è più
riscaldata a causa dei costi, per decisione dei lavoratori
stessi. A questo si sono aggiunte le bombe, il PCB, l?uranio impoverito.
Dagli esami del sangue la salute risulta in
condizioni allarmanti, e il problema più grave è che, se è difficile
fare diagnosi (l?embargo proibisce di importare anche il
tubo per le schermografie), poi non ci sono farmaci e sostanze per
fabbricarli (le poche fabbriche jugoslave sono state
bombardate anch?esse).Le farmacie di stato sono vuote, quelle private
hanno prezzi inavvicinabili, i medicinali sono
garantiti dal mercato nero e lo sfruttamento è terribile, perciò, per
combatterlo, coi farmaci fatti arrivare con gli aiuti è
stata formata una farmacia ?umanitaria?, severissimamente controllata,
per i lavoratori, gli ex lavoratori e le loro
famiglie, (cioè 2/3 della città). Gravissima la proliferazione di
carcinomi, si è all?inizio di una vera epidemia, e le diagnosi
sono difficili a causa della vecchiezza degli apparecchi; inoltre non
c?è produzione di terapie: gli ospedali, dove i tumori
sono curati gratuitamente per legge, non possono fare altro che mandare
a casa i malati: c?è quindi un?infinità di tragedie
personali, senza speranza, e la paura che i più saranno abbandonati a se
stessi. Il presidio sanitario della Zastava, che ha
sempre funzionato molto bene nel campo della protezione sul lavoro,
tramite diagnosi veloci ed esami sistematici,
soprattutto del sangue, ha constatato che sono in forte aumento i
bambini sofferenti di asma da stress, diabete (per la cura
del quale manca l?insulina), ed epilessia, e che si diffondono nuove
malattie, quali la leucopenia (malattia del sangue).
Forti sono le paure per settembre, quando si riapriranno le scuole: ci
saranno gravissimi problemi per il riscaldamento e
aumenteranno le malattie delle vie respiratorie.

3°- molto importante si è rivelato il sistema degli affidi a distanza,
praticato solo dall?Italia, che ha dato ottimi
risultati, aiutando a sopravvivere le famiglie poste nelle peggiori
condizioni: data la situazione generale il Sindacato ha
dovuto con molta fatica individuare criteri generali per la loro
selezione, che sono stati accettati senza nessuna critica o
polemica da tutti gli operai; fino ad ora le adozioni sono 1.140, ma i
bambini in attesa sono 10.000, e sono i più bisognosi
tra i bisognosi. Solo chi ha visto può realmente rendersi conto della
lotta che combatte anche solo per sopravvivere una
famiglia, mediamente di quattro persone, con l?equivalente di 20.000
lire al mese.

In questa terribile situazione la gente è molto unita e solidale e non
si è verificato alcun problema fra le 34 ?etnie? presenti
fra i lavoratori, così come non ce ne erano mai stati in precedenza:
serbi, rom, albanesi, ebrei, turchi, kossovari, croati,
goranci, ecc: hanno sempre lavorato e vissuto insieme, e continuano a
farlo, aiutandosi a vicenda. Al Sindacato Unitario del
Gruppo Zastava aderisce il 92% dei lavoratori, al di là delle diverse
opinioni politiche, e il Sindacato si occupa delle loro
condizioni di vita e di lavoro, senza porre nessuna altra questione. Le
scelte politiche dei singoli non possono mettere in
discussione il loro diritto al lavoro e alla vita, che potrà avere
qualche speranza solo se verrà tolto subito questo terribile
embargo contro i lavoratori che condanna a morte indiscriminatamente una
intera popolazione, da sempre multietnica.

Questo è l?aiuto veramente fondamentale, indispensabile per la
sopravvivenza del popolo jugoslavo: gli aiuti possono in
qualche (limitato) modo alleviare l?attesa, ma solo i mezzi delle
nazioni possono intervenire sui tanti tipi di
inquinamento e avvelenamento del suolo, dell?acqua e dell?aria causati
dai bombardamenti della NATO, che l?embargo
rende impossibile perfino monitorare.

Il popolo jugoslavo non può capire questo accanimento, ma non vuole
odiare nessuno:solo augura che quello che gli è
accaduto non succeda a nessun altro popolo.


(Sperando di essere riuscita a riportare il più fedelmente possibile le
parole della Presidente del Sindacato Unitario del
Gruppo della Zastava, mi scuso per le possibili incomprensioni in
materia di carattere tecnico. Paola Ferroni, tel.
051/955069)

Un ringraziamento a "Un ponte per in terra di Bari" per la diffusione
del testo


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