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DALJE RUKE OD SIRIJE!

1) Da Srebrenica e Racak a Bengasi e Homs
Mahdi Darius Nazemroaya - 30.03.2012
2) La Russia protesta contro l’addestramento di fazioni siriane in Kosovo
Rete Voltaire - 28 maggio 2012
3)
Rebel groups in Syria backed by NATO?
Interview with Rick Rozoff,
 June 1, 2012
4) 
IMPERIJALISTI DALJE RUKE OD SIRIJE!
SKOJ - 2. jun 2012.
5) Sergey Lavrov on Annan plan
RT - June 9, 2012
6) Colpi di avvertimento russi
di Thierry Meyssan - 10.06.2012


MORE LINKS:

BBC News uses 'Iraq photo to illustrate Syrian massacre'

Sull'espulsione dell'ambasciatore siriano in Italia - di M. Musolino, dipartimento Esteri PdCI

Lettera aperta al Ministro degli Esteri: Massacro degli innocenti a Hulé (Siria), contraddizioni dei media e dei politici internazionali

Houla, l’unica cosa certa è l’orrore (e forse una prossima guerra) - di Marinella Correggia

Massacri attiraNato, Cuba, Miami, il Cns - di Marinella Correggia
http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=371

JUGOINFO LINKS:

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/7354
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/7350
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Da Srebrenica e Racak a Bengasi e Homs

Mahdi Darius Nazemroaya 
30.03.2012

Le guerre umanitarie sono una moderna forma di imperialismo. Il modello standard che gli Stati Uniti e i loro alleati utilizzano per attuarle è quello in cui si presume il genocidio e la pulizia etnica da parte di una coalizione di governi, organizzazioni dei media e organizzazioni non governative di facciata, preceduti da sanzioni, isolamento e intervento militare. Questo è il modus operandi post-Guerra Fredda degli Stati Uniti e della NATO.
Nella sua esecuzione, le Nazioni Unite vi hanno preso parte a causa del sequestro dei suoi incarichi e uffici da parte di Washington. Ora Kofi Annan è stato nominato al ruolo di mediazione in Siria, ma la sua posizione sul R2P non deve essere trascurata. Né deve esserlo neanche il fatto che gli Stati Uniti e i loro alleati non sono interessati a una pace mediata.

I semi erano in Iraq

Appena la Guerra Fredda cominciò a estinguersi, la NATO vide l’opportunità che derivava dal vuoto geo-politico che avrebbe lasciato il crollo dell’URSS e la dissoluzione del blocco orientale. Non solo la NATO iniziò a trasformandosi da organizzazione difensiva in un corpo militare offensivo, ma  iniziò ad abbracciare un mandato umanitario per questo scopo. E ‘attraverso questo abbraccio con l’umanitarismo che l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord fu in grado di trasformarsi in alleanza militare offensiva da difensiva  che si supponeva essere.
Ignota alla maggior parte delle persone, compresi gli esperti, la più grande operazione militare della NATO nel primo decennio dopo la Guerra Fredda, fu la guerra del Golfo. Il ruolo della NATO iniziò ufficiosamente nell’ombra e fu sulla base di ciò che la NATO, durante la guerra in Iraq e le operazioni militari coincidenti, si attivò in nome dell’”umanitarismo” nel Kurdistan iracheno, che a tempo, avrebbe preparato l’intervento umanitario della NATO nell’ex Jugoslavia. Le no-fly zone che furono create per motivi umanitari in Iraq, furono applicate anche nella ex Jugoslavia e, recentemente nel 2011, in Libia.

Jugoslavia: Srebrenica e Racak

L’11 luglio 1995 le forze serbo-bosniache avrebbero marciato nella cosiddetta zona di sicurezza delle Nazioni Unite di Srebrenica. La narrazione ufficiale della NATO è che le truppe delle Nazioni Unite avevano accettato di ritirarsi da Srebrenica e lasciare che le forze serbo-bosniache si prendessero cura dei bosniaci locali, ma che una volta che i serbi di Bosnia erano entrati nella zona, abbatterono circa 8.000 bosniaci. Questo sarebbe stato indicato come il peggior massacro in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale.
In realtà, gli eventi di Srebrenica sarebbero stati utilizzati e deformati per giustificare una massiccia risposta della NATO, sulla base dell’indignazione pubblica. I leader bosniaci si rifiutarono perfino di fornire alla Croce Rossa i nomi delle persone che erano fuggite da Srebrenica, facendo così gonfiare il numero di persone scomparse, e il numero dei morti, anche se in seguito si rivelò significativamente inferiore a quanto inizialmente riportato. I media ritennero che fosse arrivato il momento. Il più alto funzionario delle Nazioni Unite in Bosnia-Erzegovina, Philip Corwin, avrebbe anche prestato la sua voce a coloro che dicevano che i fatti di Srebrenica erano stati distorti per motivi politici e per suscitare l’intervento militare della NATO.
Bill Clinton aveva effettivamente avvertito Alija Izetbegovic che 5.000 bosniaci sarebbero dovuti essere sacrificati per spingere la NATO a intervenire nella guerra. Alcuni sopravvissuti della delegazione bosniaca di Srebrenica avevano dichiarato, su verbale, che Izerbegovic aveva detto che la NATO sarebbe intervenuta militarmente contro la Republika Srpska se almeno 5.000 cadaveri sarebbero stati trovati. La caduta di Srebrenica, un rapporto dell’ONU pubblicato il 15 novembre 1999, cita casualmente anche questo nel paragrafo 115. Il capo della polizia bosniaca di Srebrenica aveva anche confermato la richiesta di Clinton a Izetbegovic per un “sacrificio”, per  aprire le porte agli attacchi della NATO contro i serbo-bosniaci.
Nella guerra in Bosnia, atti orribili furono commessi da tutte le parti, ma il crimine dei serbo-bosniaci non era la pulizia etnica, per la NATO. Il crimine dei serbi di Bosnia era che stavano combattendo per mantenere la Jugoslavia.  Anche i croati e i bosniaci, in Croazia e Bosnia-Erzegovina, che avevano voluto preservare la Jugoslavia e la pace interetnica furono presi di mira, demonizzati  o uccisi. Ad esempio, il bosniaco Fikret Abdic fu accusato come criminale di guerra in Croazia, dopo esser fuggito in Bosnia-Erzegovina, e Josip Rejhl-Kir il capo della polizia croata di Osijek fu ucciso dai nazionalisti croati perché lavorava per preservare l’armonia tra croati e serbi di Croazia.
NATO è intervenuta in Bosnia-Erzegovina per cambiare l’equilibrio di potere. Il serbo-bosniaci erano la forza militare più forte. Se le potenze della NATO non internazionalizzavano i combattimenti ed intervenivano, i serbi bosniaci avrebbero preso il controllo del paese e l’avrebbero mantenuto come parte integrante della Jugoslavia. Questo avrebbe paralizzato o bloccato l’espansione euro-atlantica nei Balcani.
Il 15 gennaio 1999, i combattimenti a Racak tra le forze serbe e l’illegale Esercito di Liberazione del Kosovo, che lo stesso Dipartimento di Stato statunitense aveva etichettato come organizzazione terrorista, sarebbero stati utilizzati per dipingere la parvenza di un quadro di genocidio e pulizia etnica, per giustificare la guerra. A questo punto i serbi vennero demonizzati dalla NATO e dai media quali responsabili della pulizia etnica nella ex-Jugoslavia, così gli sforzi della NATO per diffamare i serbi furono relativamente facili. Era una questione di opinione pubblico su cui la Segretaria di Stato Madeline Albright e la leadership dell’UCK stavano lavorando, per creare un pretesto per l’intervento umanitario. Fu in questo contesto che gli Stati Uniti e la NATO avevano esercitato pressioni sulla Repubblica Federale di Jugoslavia per accettare un accordo in cui le loro forze militari avrebbero lasciato il Kosovo, ma permettendo all’UCK di continuare i suoi attacchi. Questo tipo di tensioni erano ciò che la NATO ha cercato di replicare in Siria, attraverso il cosiddetto Esercito Libero siriano, che in realtà è una organizzazione terroristica legata alla NATO e al Gulf Cooperation Council (GCC).

Arabdom: Libia e Siria

Nel 2011, la carta umanitaria sarebbe stata giocato ancora una volta dalla NATO. Il colonnello Gheddafi era stato accusato di massacrare il suo popolo, in particolare a Bengasi. Confezionato con affermazioni su attacchi di aviogetti e mercenari stranieri, venne chiesto alle Nazioni Unite di permettere agli Stati Uniti ed i suoi clienti della NATO di imporre un’altra no-fly zone, come in Jugoslavia, permettendo che un cambio di regime avvenisse a Tripoli.
In Siria, gli Stati Uniti e le sue coorti hanno cercato di utilizzare Homs come un’altra Srebrenica, Racak o Bengasi. Hanno cercato di usare la stessa tattica per acuire le tensioni. Gli Stati Uniti e i loro alleati vogliono costringere l’esercito siriano a smettere di combattere, mentre alle forze ribelli dell’Esercito libero siriano viene data una mano libera nel lanciare attacchi, proprio come hanno fatto con l’esercito jugoslavo e l’UCK. Le richieste dei russi e dei cinesi che entrambe le parti osservino un cessate il fuoco, invalidano questa strategia.
Ciò che ostacola un altro intervento è la fermezza di Mosca e Pechino al Consiglio di sicurezza dell’ONU, nonché la catena di alleanze che la Siria ha stretto con l’Iran. Damasco e i suoi alleati, tuttavia, dovrebbero essere cauti verso le trappole per trascinare politicamente e legalmente la Siria verso il basso, attraverso accordi unilaterali. Né i siriani dovrebbero riporre la loro fiducia nelle Nazioni Unite.

Kofi Annan e la responsabilità a proteggere (R2P)

Molti elogi vengono fatti a Kofi Annan inviato speciale della Lega Araba e delle Nazioni Unite. Ci dovrebbe essere, comunque, qualche cautela quando si tratta di Annan. A questo proposito, i suoi rapporti con l’intervento umanitario devono essere valutati.
Secondo Richard Holbrooke, intimamente collegato alla balcanizzazione della Jugoslavia, Annan è stata una delle figure più favorevoli alla politica estera degli Stati Uniti nei Balcani. Annan, in realtà, serve a collegare la responsabilità di proteggere (R2P) ai diplomatici canadesi. Inoltre, il signor Annan deve la sua ascesa agli Stati Uniti, agli eventi di Srebrenica e alla guerra nella ex Jugoslavia. Il segretario generale Boutros Boutros-Ghali venen dimesso dagli Stati Uniti per far posto ad Annan a capo delle Nazioni Unite.
Kofi Annan è anche apertamente favorevole alla R2P. Oggi era ad Ottawa come membro del seminario sulla R2P (La responsabilità a proteggere – 10 relazioni su: Riflessioni sul suo passato, presente e futuro) tenutosi presso l’Università di Ottawa il 4 novembre 2011. Prima del suo arrivo Allan Rock, il presidente dell’Università di Ottawa ed ex ambasciatore canadese alle Nazioni Unite, e Lloyd Axworthy presidente dell’Università di Winnipeg ed ex ministro degli esteri canadese, sostenitore della R2P e co-autore di un articolo sulla R2P sull’Ottawa Citizen del 25 ottobre 2011. Sia Axworthy, che sarà nel seminario con Annan, che Allan Rock, che ospiterà Annan presso il Centro per gli Studi di Politica Internazionale,  lodavano la guerra in Libia definendola una vittoria della R2P.
Al seminario, Annan dovrebbe inoltre essere affiancato dal parlamentare canadese  decisamente pro-NATO Christopher Alexander, del partito conservatore del Canada, al governo. Alexander è il segretario parlamentare di Peter MacKay. Mackay è l’attuale ministro della difesa del Canada e sostenitore dichiarato delle guerre contro la Siria e l’Iran. Christopher Alexander è stato anche inviato diplomatico canadese in Russia per diversi anni, ex ambasciatore canadese nell’Afghanistan presidiato dalla NATO e vicerappresentante speciale della Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA). Il seminario sulla R2P è stato moderato da Lyse Doucet, un corrispondente della BBC e un amico di Alexander.
Ciò che è importante da notare del seminario sulla R2P presso l’Università di Ottawa, è che è favorevole alla R2P. Kofie Annan ha anche espresso il suo sostegno all’intervento militare della NATO in Libia. Alla domanda sulla Siria, nessuna risposta è stata data, ma la linea di Annan la supporta. Infine, sia Annan che Axworthy hanno proposto che le organizzazioni regionali dessero il mandato alla R2P. Ad esempio, l’Unione africana dovrebbe essere in grado di intervenire per conto della comunità internazionale nei paesi africani, come l’Uganda e il Sudan, o anche alla Lega Araba altresì dovrebbe essere conferito un mandato R2P in paesi come la Siria.
Questi punti sono dei fattori chiave. Non devono essere trascurati. L’imparzialità di Annan dovrebbe essere messa in discussione, soprattutto alla luce della posizione sulla Libia e delle sue opinioni a sostegno dell’intervento militare della NATO.

L’umanitarismo: Il volto dell’imperialismo moderno

Gli interventi militari della NATO in Jugoslavia erano invasioni coloniali mascherate con la farsa degli sforzi umanitari. Inoltre, ciò che ha fatto la NATO in Jugoslavia era far intervenire tramite fasi graduali un piano di frammentazione, per dividere e conquistare il paese. Secondo il generale John Galvin, ex comandante supremo della NATO, questo è stato fatto perché i funzionari della NATO sapevano che una vera e propria invasione, durante la disintegrazione del paese, si sarebbe tradotto in una guerriglia in massa, dai costi elevati per la NATO. Si può anche aggiungere che un intervento della NATO avrebbe anche avuto l’effetto inverso di unificare la Jugoslavia, invece di lasciare che lo Stato federale su dissolvesse.
All’inizio del 2011, sia la Libia che la Siria erano escluse dal Dialogo Mediterraneo della NATO e hanno avuto anche delle riserve sull’Unione per il Mediterraneo (Upm) dell’UE. Questo significa che effettivamente erano entrambe esterne all’espansione euro-atlantica. Mentre le proteste in Bahrain e Giordania passano inosservate, tutti gli occhi erano diretti sulla Libia e la Siria. Questo perché gli interessi imperialisti hanno sovvertito entrambi gli stati arabi.
L’atlantismo è in marcia. Le operazioni della NATO nei Balcani e nel mondo arabo hanno lo scopo di espandere la zona euro-atlantica. Il suo coinvolgimento nelle missioni dell’Unione africana in Africa orientale, è legato anche a questo. Per tutti gli osservatori danno uno sguardo dettagliato alla ristrutturazione degli stati vinti da parte della NATO, questo dovrebbe essere molto chiaro. L’umanitarismo è diventato il nuovo volto dell’imperialismo moderno.

La ripubblicazione è gradita con riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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La Russia protesta contro l’addestramento di fazioni siriane in Kosovo


RETE VOLTAIRE  | 28 MAGGIO 2012

Il ministero degli Esteri russo ha esortatogli organismi internazionali che operano in Kosovo a garantire che la regione non diventi un campo di addestramento per i ribelli che operano in Siria.
Infatti una delegazione dell’opposizione siriana ha visitato il Kosovo ad aprile, per procedere ad un accordo formale sullo scambio di esperienze sulla guerriglia anti-governativa.
Secondo il ministero russo, le discussioni si sono incentrate non solo sul modo di organizzare la resistenza armata contro le autorità, ma anche sull’addestramento di attivisti siriani in Kosovo.
"Si prevede di utilizzare le aree (in Kosovo) che ricordano il terreno in Siria. La possibilità di creare campi di addestramento nelle vecchie basi dell’Esercito di Liberazione del Kosovo (KLA), è anch’essa in discussione."
"Trasformare il Kosovo in un campo di addestramento internazionale per i militanti, può diventare un serio fattore destabilizzante che potrebbe estendersi al di là dei Balcani (...) esortiamo le organizzazioni internazionali che operano in Kosovo a prendere tutte le misure necessarie per impedire questi progetti".
Alla fine degli anni ’90, le milizie etniche e settarie dell’UCK albanese avevano condotto una guerra separatista contro il governo del presidente Slobodan Milosevic. Le rappresaglie militari dello stato jugoslavo contro le azioni terroristiche organizzate dall’UCK, furono un pretesto per la prima azione militar-umanitaria nella storia della NATO. Dopo la caduta dello Stato nazionale, l’UCK aveva condotto una politica di pulizia etnica in Kosovo, accompagnata da una campagna di distruzione sistematica di chiese e monasteri cristiani ortodossi.
Presentandosi come musulmani sunniti, i combattenti dell’Esercito di Liberazione del Kosovo hanno iniziato a specializzarsi nello sfruttamento della prostituzione per finanziare le loro operazioni, prima di diversificare le loro attività nel traffico di eroina e nel commercio di organi.
Mentre il procuratore nazionale anti-mafia italiano Alberto Mariati, ha confermato che "l’UCK era legata alla mafia di Napoli, la camorra, e anche a quella della Puglia", Hashim Thaci, il gangster e leader kosovaro del braccio politico dell’UCK, è attualmente il primo ministro del Kosovo. [1]
Il successo folgorante dell’organizzazione e dei suoi dirigenti è dovuto al fatto che fin dal suo inizio, nel 1996, l’UCK è stata pilotata dai servizi segreti tedeschi e dalla NATO, che l’avevano addestrata in campi basati in Turchia e Albania [2].
Al momento, gli occidentali e l’UCK erano riusciti a neutralizzare la maggioranza politica dei musulmani in Kosovo, marginalizzando il leader pacifista kosovaro Ibrahim Rugova e assassinando quello moderato Ahmet Krasniqi.
Ieri in Afghanistan, Cecenia, Jugoslavia e Libia, in Siria oggi, la NATO appoggia sistematicamente i cosiddetti islamisti per strumentalizzare l’Islam e proteggere i propri interessi.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

[1] «Le gouvernement kosovar et le crime organisé», par Jürgen Roth, Réseau Voltaire, 8 avril 2008.

[2] «L’UÇK, une armée kosovare sous encadrement allemand», Réseau Voltaire, 15 avril 1999.



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http://english.ruvr.ru/2012_06_09/77630671/

Voice of Russia - June 9, 2012

Rebel groups in Syria backed by NATO?

John Robles

Interview with Rick Rozoff, the manager and the owner of the STOP NATO website and mailing list, and a regular contributor to the Voice of Russia.


Recorded on June 1, 2012
Audio at URL: http://english.ruvr.ru/2012_06_09/77630671/


Correction: For Operation Phoenix read Operation Cyclone


What correlations do you see between the situation going on in Syria and Kosovo? What do you know about rebel groups in Syria being funded and backed by NATO?

I mean, we all have heard, and it’s a matter of substantiating it, but I think we have enough proof already to establish the fact that...The parallel you Kosovo you draw is remarkable given what occurred early yesterday, where NATO troops and armored personnel carriers - vehicles - faced off against ethnic protesters in the north of Kosovo, firing live ammunition at them as well as deploying helicopters, gunships and so forth and what is currently going on in Syria.

As a matter of fact, the parallels are so striking at times as to suggest that the Western governments, those backing the so-called Free Syrian Army armed rebel forces inside Syria are playing from the same script as they did in Yugoslavia 13 years ago in support of the so-called Kosovo Liberation Army there.

And there are direct connections between the two of them. For example, last month, a self-proclaimed rebel leader or opposition leader, Syrian-born, one Ammar Abdulhamid, who has been living in Washington and was a former visiting fellow, visiting scholar at the Brookings Institution until recently, came to the United States as head of a delegation of opposition figures from Syria to visit with U.S. officials, government officials. And immediately afterwards he flew into Pristine, the capital of Kosovo, to meet with leaders of the government, who are former KLA fighters, such as Prime Minister Hashim Thaci and others, and quite bluntly told Associated Press in May that he was studying the Kosovo example to be replicated in Syria, even stating that he was particularly impressed with how the so-called Kosovo Liberation Army was able to integrate various armed groups - for which we can understand in many instances nothing more than criminal underworld
militias - into a fighting force, which was then coordinated with the United States and NATO during the bombing war against Yugoslavia in 1999.

So we have a direct connection there. And we can also base what’s going on in Syria with reports that fighters in Libya have joined rebel groups inside Syria, so that we have an international network of extremist fighters that first earned their stripes, if you will, in Afghanistan during the CIA Operation Cyclone against the government of Afghanistan and their Soviet backers in the 1980s. 

And I am thinking particularly of the commander of the Libyan rebel forces last year, Abdelhakim Belhadj, who had fought in Afghanistan with the Afghan mujahideen, who was rumored to have met with and collaborated with Mullah Omar of al-Qaeda, was subsequently interned as part of the extraordinary rendition program by the United States and returned to Libya, where he was a head of something called the Libyan Islamic Fighting Group, and then became the leader, became the top commander, of the Libyan rebels last year. And that forces loyal to him that had fought under his command are now in Syria is I think is a distinct possibility. So, we see the connections emerging, really of 30 years of the United States...

So, you are saying he was recruited and now his people are in Syria doing the U.S. government’s bidding?

There have been reports for several months that Libyan fighters, those who fought on behalf of the Transitional National Council and in coordination with both the NATO bombing campaign against Libya for six months last year but also with reports of British, French, Italian and other special operations troops as well as those from Arab Gulf states like Qatar and United Arab Emirates fighting in Libya, this would seem to be a model that can be exported to other countries and there have certainly been reports that Libyan and other foreign fighters have crossed the borders from Iraq and Lebanon into Syria to fight with the so-called Free Syrian Army.

Now with this massacre in Houla, the UN’s own observer said it was not the fault of Syrian forces. Despite that Hillary Clinton has been making comments and it seems like the U.S. in continuing with their own narrative.

I mean you're correct that the West, the U.S. in the first instance, and its Western European allies as well as Australia and Japan, which for all intents and purposes are a part of the West, have withdrawn their ambassadors or have expelled, rather, the Syrian ambassadors from their capitals.

And this is a concentrated effort to present the tragedy in Houla - and it is a tragedy that over 100 human lives were lost - as not only the work of the Syrian government, exclusively the work of the Syrian government, whereas Russia, China, Cuba and other countries have urged a methodical, dispassionate investigation into the events, as terrible as they are, to determine the actual cause and the actual perpetrators. So, nobody has a definitive answer to what occurred in Houla and until there is one...This is again evocative of what the U.S. did with Yugoslavia in January of 1999 around the so-called Racak massacre in Kosovo where the bodies of several dozen young ethnic Albanian men were identified as having been massacred by Serbian and Yugoslav security forces even though there are contradictory reports and the Serbian government’s position was these were KLA fighters who had been killed in action.

And the Russian Foreign Ministry a few weeks ago, perhaps less than that, maybe two and a half weeks ago, when the report surfaced of the Syrian delegation going to Kosovo that we spoke about a moment ago, denounced that, saying that in fact what the delegation was going there for was to study the example or receive actual military training for their fighters inside Kosovo with even the observation that some of the topographical similarities between the two countries would make Kosovo an ideal place to study the sort of guerrilla warfare that the KLA conducted in conjunction with NATO during the bombing of Yugoslavia 13 years ago.

Russian Foreign Ministry spokesman Alexander Lukashevich said that the Houla massacre would not have been possible if the perpetrators had not received arms and funding from abroad, meaning from the West.

That's self-evident. We know the Free Syrian Army, so-called, is harbored, is not only given refuge but presumably training and arms inside Turkey. A report of several months ago in the Daily Telegraph of Britain cited a member of the Syrian opposition boasting of having 15,000 fighters inside Turkey, which is a breach of interstate relations.


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IMPERIJALISTI DALJE RUKE OD SIRIJE!

Savez komunističke omladine Jugoslavije najoštrije osuđuje nove imperijalističke planove SAD i NATO alijanse uperene protiv Sirije. SKOJ naglašava da samo narod Sirije ima pravo da odlučuje o svojoj budućnosti bez mešanja sa strane, ekonomskih i vojnih pritisaka i nametanja rešenja spolja.

Izjave zapadnih zvaničnika o mogućnostima vojne intervencije protiv Sirije jasno govore o planovima NATO alijanse, SAD i EU uperenih na otvaranju novog ratnog žarišta, strahovitih razaranja i ubijanja naroda Sirije u cilju uspostavljanje kontrole nad Sirijom i širim regionom, njenim prirodnim bogatstvima i tržištem.

Osim najave moguće vojne intervencije koju je otvoreno najavio novi predsednik Francuske koji zastupa istu staru imperijalističku politiku Francuske, punu podršku dala je i državni sekretar SAD Hilari Klinton pozivajući na naoružavanje terorista u Siriji i zaštitu njihovih vojnih baza. Ovi potezi zapadnih imperijalističkih krugova jasan su pokazatelj ko stvarno stoji iza tzv. pobunjenika.

Postupci zapadnog kapitala oličeni u agresivnoj udarnoj pesnici - NATO alijansi jasno i nedvosmisleno pokazuju da se kapitalistička "demokratija" koju promovišu SAD i EU ne može humanizovati sve dok ona bude počivala na eksploataciji ljudi i profitu kao pokretaču svega.

Savez komunističke omladine Jugoslavije osuđuje najnovije zločine u Siriji i zahteva objektivnu istragu koja će naj verovatnije pre ili kasnije dovesti do istih onih pokretača rata u Jugoslaviji, Iraku i Libiji - zapadnih obaveštajnih službi.

Sekretarijat za međunarodne veze SKOJ-a
2. jun 2012.god.


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http://www.rt.com/news/lavrov-syria-opposition-military-476/

RT - June 9, 2012

Annan plan stalled because of those who support intervention, but plan ‘only chance for peace’ - Russian FM


External players provoke the opposition in Syria to continue military action; this may lead to a Libyan scenario, the Russian Foreign Minister warned.

The main reason the Annan peace plan is stalling is because those who support external intervention in Syria impede its implementation, said Sergey Lavrov.

Lavrov said the main reason why the Kofi Annan plan is not making progress is that certain parties “don’t like” the idea of the stabilization it would bring “during the initial period. They want the international community to be filled with indignation and start a full-blown intervention in Syria,” he said.

Lavrov has voiced concern about “the reaction on the part of some foreign players”, who, he said, “support armed groups of the opposition and at the same time demand that the international community take decisive steps to change the regime in Syria.”

He reiterated Russia’s position that it will “never agree to sanction the use of force in the UN Security Council”. He said that this would lead “to severe consequences for the entire Middle East region”.

Referring to the UN commissioner, Lavrov then gave some statistics, saying that the number of refugees from Syria currently stands at around 80,000. He stressed that these people all need support. 

The minister said that “in order to justify a foreign intervention they keep talking about the refugees from Syria. However, nobody talks about refugees inside Syria itself.” 

“This is similar to the former Yugoslavia. Does anybody think about the refugees from Serbia and Slovenia?” he enquired. 

The community, he stressed, should think more helping refugees. “According to some estimates, there are about a million refugees from Iraq and half a million Palestinians in Syria, and I don’t think people talk much about that,” Lavrov said.

Lavrov said the Syrian government is responsible for people’s security and human rights, as well as for everything that is going on in the country. 

Nevertheless, tragedies like Houla and the other numerous violent acts are a result of confrontation, which is increasingly actively supported by external forces. He also expressed concern over Russian experts coming under fire in Damascus on Saturday.

The Foreign Minister also touched on media coverage of the events in Syria, saying that “blocking Syrian government and private channels from broadcasting” does not “square well with freedom of speech.” He recalled the airstrikes on TV centers in Serbia’s Belgrade and Libya’s Tripoli. “We should all be on the same page regarding freedom of speech and how it should be respected by the international community to ensure access to information – no matter what kind of information it is,” Lavrov said.

Conference in Moscow to help implement Annan's plan

Moscow has proposed an international conference on the Syrian crisis with all key international players taking part.

Russia has expressed hope that all the parties that can influence the issue will take part, Foreign Minister Sergey Lavrov said following a UN session where the Secretary General announced that Syrian president Bashar al Assad had lost his legitimacy. 

“The conference should come under the UN umbrella,” said Lavrov, adding that the global discussion would not be a one-off event.

With some western countries calling to ban Iran from the international conference on Syria, Lavrov said to dismiss Tehran “would be thoughtless at the very least”.

Russia is seriously concerned about the increasing activity of international terrorists and extremist elements, Lavrov said.

The FM listed Qatar, Saudi Arabia, Lebanon, Jordan, Iraq, Turkey, Iran, the League of Arab States, the EU and the Organization of Islamic Cooperation among the “integral parts” to the process.

Also on Thursday Lavrov told journalists he guarantees that “there’ll be no mandate by the UN Security Council for a foreign intervention.”

The Russian Foreign Minister is currently speaking on Syria. More details are to follow.


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IL CONFLITTO SIRIANO POTREBBE DEGENERARE IN UNA GUERRA MONDIALE

Colpi di avvertimento russi


di Thierry Meyssan

La crisi siriana ha cambiato natura. Il processo di destabilizzazione che avrebbe dovuto spianare la strada ad una legittima azione militare dell’Alleanza Atlantica è fallito. Togliendosi la maschera, gli Stati Uniti hanno pubblicamente indicato la possibilità di attaccare la Siria senza l’approvazione del Consiglio di Sicurezza, come hanno fatto in Kosovo, facendo finta d’ignorare che la Russia di Vladimir Putin non è quella di Boris Eltsin. Dopo essersi assicurato il sostegno cinese, Mosca ha sparato due colpi di avvertimento in direzione di Washington. La continuazione delle violazioni del diritto internazionale da parte della NATO e del GCC, può ora aprire un conflitto mondiale.

RETE VOLTAIRE | DAMASCO (SIRIA)  | 10 GIUGNO 2012

Il presidente Vladimir Putin ha messo il suo terzo mandato sotto il segno della sovranità del suo paese contro le minacce lanciate direttamente contro la Federazione Russa dagli Stati Uniti e dalla NATO. Mosca ha ripetutamente condannato l’espansione della NATO, le basi militari sulle sue frontiere e lo schieramento della difesa antimissile, la distruzione della Libia e la destabilizzazione della Siria.
Nei giorni successivi alla sua investitura, Putin ha passato in rivista l’industria militare russa, le sue forze armate e il suo sistema di alleanze [1]. Ha continuato questa mobilitazione con la scelta di fare della Siria la linea rossa da non oltrepassare. Per lui, l’invasione della Libia da parte della NATO è paragonabile a quella della Cecoslovacchia da parte del Terzo Reich, e quello della Siria, se ciò dovesse accadere, sarebbe paragonabile a quella della Polonia che scatenò la seconda guerra mondiale.
Qualsiasi interpretazione di quanto sta accadendo nel Levante, in termini di rivoluzione/repressione interna siriana, non è solo falsa, ma impallidisce di fronte ai problemi reali e svela una mera comunicazione politica. La crisi siriana è soprattutto un palcoscenico del "rimodellamento del grande Medio Oriente", un altro tentativo di distruggere l’"Asse della Resistenza", e la prima guerra della "geopolitica del gas" [2]. La posta in gioco oggi in Siria, non è se Bashar al-Assad riesca a democratizzare le istituzioni da lui ereditate o se le monarchie del Golfo wahhabite riescano a distruggere l’ultimo regime laico nella regione e a imporre il loro bigottismo; ma quali frontiere separeranno i nuovi blocchi, la NATO (Organizzazione del Trattato Nord Atlantico) e la SCO (Shanghai Cooperation Organization) [3].
Alcuni dei nostri lettori probabilmente hanno sussultato alla lettura della frase precedente. Infatti, da mesi, i media occidentali e del Golfo martellano tutti i giorni sul fatto che il presidente Assad rappresenta una dittatura settaria a favore della minoranza alawita, mentre la sua opposizione armata incarna la democrazia pluralista. Uno sguardo sugli eventi è sufficiente per screditare questo travisamento. Bachar al-Assad ha indetto in successione le elezioni comunali, un referendum e le elezioni parlamentari. Tutti gli osservatori concordano sul fatto che le elezioni si sono svolte in modo sincero. La partecipazione popolare ha raggiunto oltre il 60%, anche se gli occidentali l’hanno descritta come una "farsa", e l’opposizione armata che sostengono ha impedito ai cittadini di andare alle urne nei quattro distretti sotto il loro controllo. Nel frattempo, l’opposizione armata ha aumentato le sue azioni non solo contro le forze di sicurezza, ma contro i civili e tutti i simboli multi-culturali e multi-confessionali. Hanno ucciso sunniti progressisti, poi hanno ucciso a caso alawiti e cristiani per forzare le loro famiglie a fuggire. Hanno bruciato più di 1500 scuole e chiese. Hanno proclamato l’effimero Emirato islamico indipendente di Bab Amr, dove hanno stabilito un tribunale rivoluzionario che ha condannato a morte più di 150 miscredenti, macellati uno per uno dal loro boia. E questo non è lo spettacolo pietoso di alcuni politici disonesti riunitisi nel Consiglio nazionale siriano in esilio, mostrando un progetto democratico di facciata estraneo alla realtà sul terreno dei crimini dell’esercito libero "siriano", che da molto tempo nascondeva la verità. Inoltre, chi può credere che il regime laico siriano, di cui l’esemplarità era celebre non molto tempo fa, sarebbe diventato una dittatura religiosa, mentre l’esercito libero "siriano", supportato dalle dittature wahhabite del Golfo e prono alle ingiunzioni dei predicatori takfiriti, sarebbe divenuto un esempio di pluralismo democratico?
L’evocazione da parte dei funzionari degli Stati Uniti di un possibile intervento internazionale al di fuori del mandato delle Nazioni Unite, il modo con cui la NATO aveva smembrato la Jugoslavia, ha provocato rabbia e preoccupazione a Mosca. La Federazione Russa, che finora era in una posizione difensiva, ha deciso di prendere l’iniziativa. Questo cambiamento strategico è causato dall’urgenza della prospettiva russa, e dall’evoluzione favorevole sul terreno in Siria [4].
Mosca ha proposto di istituire un Gruppo di contatto sulla Siria per riunire tutti gli Stati interessati, vale a dire gli Stati vicini, le potenze regionali e internazionali. Si tratta di sostituire con un forum per il dialogo l’attuale dispositivo belligerante creato dagli occidentali con il termine orwelliano di "Conferenza degli Amici della Siria".
La Russia continua a sostenere il Piano Annan, che in realtà è solo il recupero appena modificato del piano presentato da Sergej Lavrov alla Lega Araba. Si rammarica del fatto che questo piano non sia applicato, ma respinge la colpa sulle fazioni dell’opposizione che hanno preso le armi. Secondo A. K. Lukashevich, portavoce del ministero degli esteri, l’esercito libero "siriano" è un’organizzazione illegale secondo il diritto internazionale. Anche se assassina ogni giorno dai 20 ai 30 soldati siriani, è pubblicamente sostenuto dagli Stati della NATO e del GCC, in violazione del Piano Annan [5].
Posando come fautore della pace di fronte a una NATO guerrafondaia, Vladimir Putin ha chiesto alla CSTO di preparare lo schieramento dei "colbacchi blu" in Siria, sia per separare i belligeranti siriani che per combattere le forze straniere. Nikolaj Bordjuzha, segretario generale della CSTO, ha confermato che dispone di 20.000 uomini addestrati per questo tipo di missione e sono immediatamente disponibili. [6]
Questa sarebbe la prima volta che il CSTO dispiegherebbe una forza di pace al di fuori dello spazio ex sovietico. Punto sul vivo, il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha cercato di sabotare questa iniziativa offrendosi improvvisamente di organizzare lui stesso un gruppo di contatto. Alla riunione a Washington del gruppo di lavoro sulle sanzioni della Conferenza degli Amici della Siria, la segretaria di stato degli USA Hillary Clinton ha ignorato la proposta russa e ha inasprito il sostegno al cambiamento di regime [7].
In Turchia, i parlamentari dell’opposizione hanno visitato i campi dei profughi siriani. Non hanno trovato più di mille rifugiati registrati dalle Nazioni Unite nel campo principale, ma al contrario, la presenza di un arsenale nel campo. Hanno poi interrogato all’Assemblea il primo ministro Recep Tayyip Erdogan chiedendogli di rivelare la quantità di aiuti umanitari accordati ai fantomatici rifugiati. I deputati ritengono che il campo profughi sia una copertura per una operazione militare segreta. Ospita in realtà dei combattenti, per lo più libici, che lo usano come base arretrata. I deputati hanno suggerito che questi combattenti sono coloro che hanno fatto irruzione nella zona, quando il massacro di Hula ha avuto luogo.
Queste informazioni confermano le accuse dell’ambasciatore russo al Consiglio di Sicurezza, Vitalij Churkin, secondo cui il rappresentante speciale di Ban Ki-moon in Libia, Ian Martin, ha utilizzato i mezzi delle Nazioni Unite destinati ai rifugiati, per inviare in Turchia i combattenti di al-Qaida [8].