Da: comitatocontrolaguerramilano <comitatocontrolaguerramilano@...>
Data: 19 settembre 2012 19.59.40 GMT+02.00
Oggetto: I: ATTENZIONE LA MANIFESTAZIONE DI DOMANI E' SPOSTATA IN PIAZZA FONTANA ORE 18



ATTENZIONE!!! IL PRESIDIO E' STATO SPOSTATO IN PIAZZA FONTANA!!!!!

GIOVEDI' 20 settembre 2012 - ORE 18.00
PRESIDIO-MANIFESTAZIONE
GIÙ LE MANI DALLA SIRIA!
MILANO - PIAZZA FONTANA
"L'Italia ripudia la guerra come strumento d'offesa alla libertà degli altri popoli
e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali."
Costituzione della Repubblica Italiana - Art.11


Il Comitato contro la guerra Milano invita tutti i sostenitori del popolo siriano ad unirsi in una protesta forte e urgente per far sentire la propria voce in difesa della sovranità e dell'indipendenza siriana. Stanno continuando a giungere le adesioni di comitati e associazioni, alcune di carattere nazionale, all'iniziativa che vuole riaffermare il dettato costituzionale dell'articolo 11.

Poiché uomini italiani stanno agendo da tempo sul terreno siriano, così come nelle ultime ore sta emergendo anche attraverso trasmissioni televisive, il Comitato contro la guerra di Milano vuole dire con chiarezza al Governo che, con la violazione ormai evidente della sovranità della Siria, nessuna ipotesi ulteriore di escalation come la "no fly zone" può essere esaminata, senza doverla considerare un vero e proprio atto di guerra. Se a ciò si aggiunge che la signora Fornero ha invitato i disabili a farsi l'assicurazione privata, se si pensa alla questione degli esodati, se insomma si considera la situazione complessiva del nostro paese, si può ragionevolmente ritenere che, con disinvoltura, siamo già all'interno del conflitto siriano attraverso l'appoggio nascosto che stiamo dando ad una parte dei belligeranti, e naturalmente molti non ne sono al corrente. È qui che si inserisce la parola d'ordine:

NON UN SOLDO PER LA GUERRA! GIÙ LE MANI DALLA SIRIA!

A fronte della pretesa mancanza di risorse vogliamo dire al governo di rinunciare alle idee di guerra di aggressione che si sentono già ventilare.

Noi lo faremo, insieme ai numerosi cittadini e organizzazioni che stanno aderendo al nostro appello, con il presidio-manifestazione di giovedì 20 settembre alle ore 18.00 in piazza FONTANA a Milano.

Per info e adesioni: comitatocontrolaguerramilano@... - http://comitatocontrolaguerramilano.blogspot.it/ -

cell. 3383899559


Rete No War saluta ed appoggia il presidio organizzato dal Comitato contro la guerra di Milano

Comunicato

È inammissibile e gravissimo che il mondo, soprattutto quello del pacifismo e di gran parte della sinistra, tentenni, fino all'immobilismo, di fronte ad una vera e propria invasione in atto in Siria - Paese sovrano - ad opera di forze straniere per nulla interessate alle sorti del popolo siriano, alla sua autodeterminazione, o alle sue richieste di maggiore democraticità.

Ci sono tanti modi per insanguinare un Paese. La guerra in Siria c'è già: l'ingerenza esterna da parte delle potenze occidentali e petromonarchiche hanno alimentato una devastante guerra per procura, con la fornitura di finanziamenti, armi, combattenti, consiglieri e appoggio diplomatico.Wikileaks ha messo in luce la presenza in Siria della quinta colonna USA diretta a destabilizzare e provocare la crisi del regime di Assad, già molti anni prima della cosiddetta Primavera araba.

Non stiamo negando l'esistenza in Siria di proteste popolari pacifiche iniziate nel 2011. Ma per capire le reazioni del governo siriano a quelle proteste, bisogna comprendere il contesto di destabilizzazione pluriennale in cui doveva agire.

I grandi media occidentali, per mesi e mesi hanno taciuto sulla presenza di guerriglieri armati mescolati tra le folle pacifiche, dipingendo un regime cruento che si accanisce sul suo stesso popolo. Cosi, ancora una volta i cittadini dell'Occidente si sarebbero convinti che bisognava intervenire per fermare il massacro.

Oggi quelle milizie anti-regime, in gran parte straniere, così imponenti da travolgere e surclassare l'opposizione pacifica siriana, ha trascinato il Paese in una guerra civile in cui nessuno sa, nemmeno l'ONU, quanti morti siano da addebitare all'esercito siriano e quanti ai ribelli armati.

La cultura della guerra non cerca la verità ma solo pretesti per poter procedere con il beneplacito di quelle forze politiche e sociali che tradizionalmente si mobilitavano per la pace e contro l'imperialismo.

Noi di Rete No War siamo impegnati in un lavoro che vuole smontare le menzogne e mettere in luce le omissioni dei grandi media, funzionali ad ogni intervento di guerra.

Sulla Siria, spingiamo affinché l'Italia ed il resto del mondo ascolti e sostenga il movimento di riconciliazione dal basso"Mussalaha", nato spontaneamente dalla società civile siriana e dal suo bisogno assoluto di pace. Mussalaha non accetta che il suo Paese venga dilaniato da una guerra confessionale e smembrato al suo interno. Vuole essere un tentativo del tutto siriano che conduca alla pacificazione, unica strada possibile per una pace autentica perché libera da ingerenze e pressioni esterne.

Rete No War saluta ed appoggia il presidio a S. Babila [ il presidio è stato spostato in Piazza Fontana] organizzato dal Comitato contro la guerra, di Milano, e si unisce a tutte le persone, collettivi, movimenti che oggi si trovano insieme in questa Piazza e che ancora credono nei principi di non ingerenza, sovranità territoriale ed autodeterminazione dei popoli come deterrenti imprescindibili della guerra, in ogni sua forma.



L'internazionalismo e la solidarietà fra i popoli sono la nostra arma contro le guerre imperialiste
Giù le mani dalla Siria!
Fuori i fascisti comunque camuffati dalle mobilitazioni antimperialiste!
Denunciamo la complicità e la subalternità della sinistra con l'elmetto !



La Rete dei Comunisti aderisce alla manifestazione "Giù le mani dalla Siria" indetta dal Comitato Contro la Guerra di Milano per il 20 settembre alle ore 18 in piazza San Babila.

Al tempo stesso mettiamo in guardia quanti si oppongono all'aggressione imperialista contro i popoli del Medio Oriente sull'opera d'infiltrazione delle forze neofasciste.
Forza Nuova, Eurasia, Fronte Sociale Nazionale hanno dato il loro strumentale contributo alla realizzazione della manifestazione sulla Siria il 20 settembre a Roma in piazza Montecitorio, insieme a parti della Comunità Siriana che vogliamo credere all'oscuro dell'appartenenza neofascista di alcuni oratori.
Quella dei neofascisti è un'operazione che distorce la realtà siriana e fornisce ulteriori elementi ai detrattori della mobilitazione contro l'aggressione al popolo siriano e del fronte di resistenza antimperialista.

Sosteniamo l'impegno del Comitato Contro la Guerra di Milano, che risponde all'appello "Giù le mani dalla Siria", firmato da oltre 40 strutture e organizzazioni della sinistra di classe e del pacifismo più coerentemente indipendente dal centro sinistra.
Come Rete dei Comunisti rilanciamo l'invito a partecipare alla riunione nazionale del 30 settembre a Roma in via Giolitti 231 alle ore 10, riunione che vuole essere un momento di confronto tra le diverse strutture che condividono l'appello "Giù le mani dalla Siria" rispetto allo scenario di guerra del Mediterraneo.


E' ormai evidente che la crisi economica sta incrementando la competizione all'interno e all'esterno delle aree valutarie europea e statunitense, delocalizzando la guerra e lo scontro nelle periferie produttive.
Il Mediterraneo, così strategico, è oggi uno dei teatri di questa lotta per l'accaparramento e il pieno sfruttamento delle risorse. In questo scenario si sono inserite le monarchie del Gulf Cooperation Council, Qatar, Oman e Arabia Saudita, che hanno investito i frutti del surplus petrolifero proprio nelle economie dei paesi del Medio Oriente e del Nord Africa.
Questo ha dato vita ad un processo che nel corso degli anni ha visto crescere e consolidarsi interessi economici e politici, tra le borghesie islamiche locali e i finanziatori di Riad, del Qatar, di Londra, di Roma e di Washington.
L'Islam politico rappresenta, in Tunisia, in Egitto e in Turchia, l'egemonia politica della borghesia locale, ognuna con un suo specifico modello di apertura al capitalismo. A entrare nella globalizzazione capitalista è il modello corporativo ed interclassista "islamico", che nega e sopprime le differenze di classe.
Con il discorso tenuto al Cairo il 4 giugno 2009, Obama ha avviato il processo di sdoganamento dell'Islam politico, riconoscendo in primo luogo la Fratellanza Musulmana e segnando la riapertura della storica alleanza con i network islamici che era entrata in crisi con l'invasione NATO dell'Afghanistan e con l'11 settembre.

Ma l'alleanza tra i diversi network islamici sostenuti dalle petromonarchie e gli imperialismi UE e USA è una coalizione conflittuale proprio perché al suo interno convivono interessi coincidenti e divergenze.

Tuttavia questa coalizione in una prima fase è riuscita a raccogliere una serie di significativi successi.
Grazie alla vittoria elettorale islamico sunnita, ha capitalizzato le proteste sociali e politiche delle rivolte arabe in Egitto e Tunisia, ha represso la rivolta popolare nel Bahrein, ha preso il potere a Tripoli, ha espulso dall'agenda politica la Palestina (cosa molto gradita agli USA e a Israele) e ora punta alla destabilizzazione della Siria e dell'Iran.
Questa fase sembrava rilanciare un Islam politico in grado di garantire un quadro politico stabile, utile alle relazioni commerciali e allo sfruttamento di risorse da parte delle imprese straniere.
Ma le proteste sociali e politiche non si sono mai fermate.
Da giugno a settembre di quest'anno, le città tunisine di Sfax, Sidi Buoazid e Monastir sono state percorse da scioperi e manifestazioni in difesa della laicità e contro le politiche economiche del FMI e del governo dell'islamica Al Ennahda. Lo stesso anche in Egitto, dove il governo Morsi si sta scontrando con una serie di scioperi e di proteste da parte di una popolazione che sente drammaticamente il peso della crisi economica.

Sono stati i recenti assalti alle ambasciate occidentali, con l'uccisione dell'ambasciatore statunitense a Bengasi, a rendere più evidente che innanzitutto la situazione è tutt'altro che pacificata; in secondo luogo, c'è un pezzo del network islamico, fortemente radicato nella società, in conflitto aperto con l'imperialismo occidentale; terzo, questo filone islamico "salafita" è in competizione violenta anche con la Fratellanza Musulmana e l'Islam politico moderato.

Lo scontro all'interno dell'alleanza tra imperialismi e Islam politico reazionario non nega la natura neocoloniale delle politiche dell'Unione Europea e degli USA, nè rende meno reazionario il progetto dell'Islam politico sunnita e wahabita.

Sul processo che sta ridisegnando in senso neocoloniale e reazionario l'area del Mediterraneo c'è il silenzio colpevole e complice della sinistra del primo mondo. La sinistra eurocentrica è talmente vile e collusa con le compatibilità del suo imperialismo che o giustifica apertamente gli interventi neocoloniali o lavora alla smobilitazione delle iniziative contro la guerra, dichiarando che non si possono difendere le dittature….. scomode all'occidente.

Questa complicità, o nel migliore dei casi subalternità, consente al governo Monti, attraverso il suo Ministro degli Esteri Terzi, di avere una politica aggressiva non solo contro la Siria e l'Iran ma contro i paesi che confliggono con gli interessi dell'UE.

Compagni,
nel momento in cui la competizione internazionale cresce, e le tensioni nel Mediterraneo sono una drammatica conferma, la classe dirigente italiana spinge per inserire sempre di più l'Italia nei meccanismi della NATO e del nascente esercito europeo, per giocare un ruolo da protagonista nella competizione internazionale; rilanciare la lotta contro la NATO e contro le aggressioni imperialiste è sempre più necessario.

La Rete dei Comunisti
www.retedeicomunisti.org

www.contropiano.org