(francais / italiano)

Ispettori dei miei stivali

1) L'inganno degli "ispettori internazionali" (G.Zambon)
2) Moscou accuse les inspecteurs de l'ONU de "parti pris" sur l'attaque chimique en Syrie (AFP 18/9/2013)
3) L’attacco chimico a Ghuta: dove sono finiti i bambini?
4) Haisam detto Abu Omar, il "nuovo italiano" che piace tanto a Bersani e al PD


LINK: 

Bachar al-Assad gagne la bataille de la communication

Al-Qaeda en Siria disfrutando de una carpa de USAID!


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L’INGANNO DEGLI „ISPETTORI INTERNAZIONALI“
 
La storia delle cosiddette ispezioni internazionali è molto istruttiva.

Tutti ricordiamo come gli „ispettori internazionali“ durante la guerra decisa dalla NATO con l’obiettivo dello smembramento della Federazione Jugoslava dettero un esempio da manuale di come si possa ingannare l’opinione pubblica.
Non solo si prestarono spudoratamente a omologare come stragi di civili imputate ai serbi diversi fatti d’arme dove i serbi erano innocenti o addirittura vittime (primo bombardamento al mercato di Sarajevo, secondo bombardamento al mercato di Sarajevo, Racak, Srebrenica)  ma si spinsero sino a comunicare alla NATO le coordinate GPS degli obiettivi militari serbi da colpire.

La tattica seguita durante i preparativi della guerra in Iraq fu ancor più raffinata.
Gli agenti dei servizi segreti dei paesi occidentali che operarono in Iraq nelle vesti di ”osservatori internazionali”, dopo aver setacciato il paese in lungo e in largo, non avendo trovato traccia alcuna delle armi di distruzione di massa con le quali “la libera stampa” continuava incessantemente a terrorizzare l’opinione pubblica mondiale, decisero di abbandonare improvvisamente il paese dichiarando davanti alle telecamere di essere costretti a farlo, perché le autorità irachene non collaboravano e anzi ostacolavano i loro movimenti.
Interrogato dieci anni dopo sulle ragioni che lo avevano spinto a mentire in maniera tanto plateale, il signor Butler, capo degli osservatori internazionali, dichiarò candidamente: “non potevo deludere i miei superiori”.
 
E che dire oggi dell’operazione di inganno cui si prestano gli osservatori internazionali in Siria?
Abbiamo atteso, giorno dopo giorno, il loro verdetto.
Eravamo soggettivamente convinti, sulla base di ragionamenti induttivi, che mai e poi mai il governo siriano sarebbe stato tanto sciocco da far coincidere con l’arrivo degli osservatori internazionali l’uso di quelle armi chimiche che, sin dall’inizio del conflitto, esso si era solennemente impegnato a impiegare soltanto contro le truppe straniere se queste avessero tentato di invadere il paese.
Ma la nostra non era –come si suol dire- una “certezza matematica”. Per questo attendevamo con ansia il “verdetto” degli osservatori.
Ma i giorni passavano e gli “osservatori” tacevano. Già questo loro prolungato silenzio era motivo di dubbio e preoccupazione. A quali enormi pressioni politiche venivano essi sottoposti? Nessuno è in grado dirlo.
Ed ecco finalmente con una decina di giorni di ritardo la “notizia bomba”: gli osservatori internazionali dichiarano di aver trovato traccia di sostanze chimiche proibite nei dintorni di Damasco! Che prodezza, che temerarietà!
Gli osservatori internazionali confermano dunque, nientepopodimeno... un fatto di cui siamo a conoscenza e che entrambi i partiti in lotta erano concordi sin dall’inizio di denunciare!
Una simile “incredibile” notizia è stata accompagnata dalla solita stampa di regime con l’ineffabile commento “...agli osservatori internazionali non era stato assegnato il compito di stabilire la responsabilità dell’uso delle armi chimiche”.
 
Kafka era solo un dilettante. Una simile assurdità può solo essere spiegata nel senso che i veri responsabili dell’uso delle armi chimiche non possono e non devono venir denunciati.
 
Saranno governi “democratici” e le agenzie di stampa imboccate dal Mossad, a trarre, dalle scarne dichiarazioni dei miopi osservatori internazionali, le necessarie conseguenze.
Giorno dopo giorno, aumentando il proprio “volume di fuoco” le fonti d’informazione hanno lavorato l’opinione pubblica e i “non addetti ai lavori”, cioè la maggioranza della popolazione è convinta che a usare i gas sia stato Assad.
 
Lontane e indistinte sono le dichiarazioni di Carla Del Ponte, risalenti ad alcuni mesi or sono e subito dimenticate: “tutto fa credere che siano stati i “ribelli” ad usare le armi chimiche”.
Quella stessa Carla Del Ponte che compariva tre volte al di’ sui teleschermi per condannare la brutalità e le colpe dei serbi e  di Milošević dal pulpito di un tribunale NATO con sede all’Aja, viene invece ora sistematicamente oscurata e ignorata dagli zelanti giornalisti dell’impero...
 
Giuseppe Zambon


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Moscou accuse les inspecteurs de l'ONU de "parti pris" sur l'attaque chimique en Syrie

 MOSCOU, 18 sept 2013 (AFP) - La Russie a accusé mercredi de "parti pris" les inspecteurs de l'ONU qui ont enquêté sur une attaque chimique en Syrie, et a affirmé avoir reçu de Damas des éléments appuyant la thèse d'une provocation des rebelles.
 "Nous sommes déçus, c'est le moins qu'on puisse dire, de l'approche qui a été celle du secrétariat de l'ONU et des inspecteurs de l'ONU qui se trouvaient en Syrie, qui ont préparé leur rapport de manière sélective et incomplète, sans prendre en compte des éléments que nous avions à plusieurs reprises signalés", a déclaré le vice-ministre russe des Affaires étrangères Sergueï Riabkov, cité par les agences depuis Damas.
 "Sans avoir un tableau complet de ce qui se passe ici, on ne peut considérer les conclusions auxquelles sont parvenues les inspecteurs de l'ONU que comme des conclusions politisées, de parti pris et unilatérales", a-t-il déclaré.
 Le diplomate russe, arrivé à Damas mardi soir, a souligné que les inspecteurs avaient rédigé leur rapport sur l'attaque du 21 août près de Damas "sans chercher d'éléments sur trois autres cas, ce à quoi les appelait la partie syrienne, et ce à quoi nous les appelions nous-mêmes".
 Il a ajouté que des "éléments" avaient été transmis aux Russes par la Syrie pour appuyer la thèse d'une provocation des rebelles. 
"Les éléments (de preuve) correspondants ont été transmis à la partie russe", a-t-il déclaré.  "Il nous a été dit qu'ils témoignaient du fait que les rebelles sont impliqués dans l'attaque chimique", a ajouté M. Riabkov. 
"La Russie a commencé l'analyse de ces informations complémentaires. Nous ne pouvons pour l'instant faire de conclusions, mais (...) nous sommes enclins à considérer avec le plus grand sérieux les éléments de la partie syrienne sur l'implication des rebelles dans l'attaque du 21 août", a-t-il encore déclaré.
 "Les experts russes se chargent de l'analyse (de ces éléments). Nous considérons que cela va permettre de renforcer les témoignages et les preuves de l'implication des rebelles dans le recours à l'arme chimique", a encore déclaré M. Riabkov.


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L’attacco chimico a Ghuta: dove sono finiti i bambini?

RETE VOLTAIRE | MOSCA (RUSSIA)  | 21 SETTEMBRE 2013

Il rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato all’inizio di questa settimana, sul presunto utilizzo di armi chimiche nella zona di Ghuta a Damasco, il 21 agosto 2013, ha chiarito molte questioni ma ha lasciato senza risposta le domande fondamentali: chi ha compiuto l’attacco e chi sono le vittime?
Il gruppo di ispettori delle Nazioni Unite guidato dal prof. Ake Sellstrom, sostiene di aver raccolto “prove convincenti dell’utilizzo di razzi superficie-superficie contenenti gas nervino Sarin...”, razzi del calibro di 140 mm sarebbero stati lanciati da una località non specificata, da qualche parte “nel nord-ovest.” [1] Il rapporto indica che il gruppo di ispettori fosse protetto da forze dell’opposizione nei siti di indagine e che tali aree “…erano state visitate da altri individui, sia prima che durante l’indagine“. Si afferma inoltre che “frammenti e altre possibili prove sono chiaramente state manipolate prima dell’arrivo della squadra investigativa.” Gli esperti si sono inoltre lamentati del “periodo di tempo assai limitato per condurre un’indagine dettagliata”.
Secondo una ricerca di New Oriental Outlook, il calibro dei razzi suggerisce che un lanciarazzi multiplo di fabbricazione sovietica BM-14, da 140 mm, sia stato probabilmente utilizzato per bombardare Ghuta orientale. Questo lanciarazzi, progettato nel 1951, in precedenza faceva parte dell’arsenale dell’esercito siriano, fino a quando non fu sostituito decenni fa dai più recenti lanciarazzi BM-21 (Grad, calibro 122 mm, progettato nel 1963) e Tipo 63 (da 107 mm) di fabbricazione cinese. Tuttavia, solo i vecchi BM-14 sono ampiamente disponibili nella regione e sono stati utilizzati, per esempio, dai ribelli algerini negli anni ’90 e dai taliban nel 2000. Sono molto compatti e potrebbero facilmente esser stati segretamente trasportati in una qualsiasi posizione, quella notte fatale, anche nella zona controllata dalle forze governative. Pertanto la posizione presunta della piattaforma di lancio è insignificante, quando si sarebbe potuto utilizzare un qualsiasi punto della periferia abbandonata di Damasco, che si trovasse entro il suo raggio d’azione.
Un altro dettaglio è stato reso pubblico, l’etichetta trovata su una testata. Mikhail Barabanov, esperto del Centro russo per l’analisi delle strategie e delle tecnologie, ha commentato che questa etichetta corrisponde a quelle dei razzi prodotti nel 1967 a Novosibirsk (Russia). Ci si potrebbe giustamente chiedere perché l’esercito siriano avrebbe lanciato un razzo vecchio di 46 anni, quando ha abbondanti scorte di armi moderne e molto più affidabili. E’ anche interessante notare che la produzione di armi chimiche in Siria ha avuto inizio nel 1990, quando impianti chimici furono costruiti presso Damasco, Homs, Hama e Aleppo. Così, quei razzi, pieni di agenti chimici, devono essere datati alla stessa epoca o successiva. Se la data di produzione di un razzo non corrisponde alla data di produzione del suo agente chimico, è ovvio che la testata sia stata riempita in un laboratorio sotterraneo, o anche in un luogo improvvisato. Ciò è pienamente in linea con la prima prova riguardante l’uso di armi chimiche rudimentali da parte dei ribelli in Siria. Quindi, nonostante le affermazioni affrettate di Washington secondo cui il Rapporto delle Nazioni Unite accusa le forze governative siriane quali unici possibili responsabili dell’attacco chimico a Ghuta orientale, il 21 agosto, i veri dati del rapporto sembrano dimostrare il contrario: l’attacco è stato condotto dai ribelli e dai loro mandanti, in un classica operazione false flag volta ad attirare le forze militari straniere in un intervento in Siria. Elaborando le notevoli osservazioni di George Galloway durante la storica sessione del parlamento inglese sulla Siria, a fine agosto, vorremmo affermare che “lanciare un attacco con armi chimiche a Damasco, il giorno in cui il gruppo di ispettori chimici delle Nazioni Unite arrivava a Damasco, usando un lanciarazzi obsoleto, dovrebbe portare a una nuova definizione della follia.”
E ora, le vittime chi sono? Il rapporto della Squadra di Supporto Internazionale di Musalaha (Riconciliazione), in Siria (ISTEAMS) [2], sostiene che basandosi sulle testimonianze oculari e prove video, le zone colpite fossero state in gran parte abbandonate dai residenti locali, nei giorni precedenti l’attacco. Eppure, il filmato diffuso mostra un gran numero di vittime molto giovani. Il rapporto analizza a fondo quasi tutti i video rilevando che furono postati su YouTube il giorno dell’attacco, rivelando anche una serie di fatti che sfidano la versione nota di questa tragedia. Per esempio, perché ci sono così tanti bambini non identificati tra coloro che furono colpiti, in quei video? Perché non ci sono quasi donne? Perché alcuni dei video mostrano chiari segni di sofisticate sovrapposizioni? Perché, in molti casi, gli stessi individui vengono indicati sia morti che vivi? Dove sono i 1458 cadaveri, oltre agli otto la cui sepoltura è stata documentata? Finora non abbiamo avuto dirette e chiare risposte a queste domande.
Tuttavia, la relazione dell’ISTEAMS fornisce la prova terribile che potrebbe far luce sulla vera storia oscura dietro la spaventosa manipolazione mediatica di Ghuta orientale. Si parla del rapimento di decine di civili alawiti poco prima degli attacchi chimici, a Lataqia, da parte di Jubhat al-Nusra, la più potente organizzazione terroristica che opera in Siria. Il 4 agosto, circa 150 donne e bambini furono rapiti da 11 villaggi nelle montagne di Lataqia. Finora non c’è stata alcuna informazione sulla loro condizione e il loro destino. Di seguito è riportato l’elenco completo dei nomi dei bambini sotto i 15 anni rapiti:
Muhammad Qamal Shihad (9), Rand Qamal Shihad (11), Nasr Qamal Shihad (7), Nagham Jawdat Shihad (13), Nathalie Jawdat Shihad (5), Bashar Jawdat Shihad (2), Hamza Ahmad Shihad (9), Amer Ghassan Yahya (8), Haydar Nazim Shihad (12), Zein Nazim Shihad (3), Mehrez Baraqat Shihad (13), Bachar Imad al-Sheiq Ibrahim (12), Ahmad Imad al-Sheiq Ibrahim (13), Jafar Imad al- Sheiq Ibrahim (14), Jafar Adam Ismail (2), Yazan Haydar Haydar (11), Dua Wail Mariam (neonato), Ala Wail Mariam (neonato), Ahamad Ayman Mariam (neonato), Farah Ayman Mariam (neonato), Marah Ayman Mariam (neonato), Mohammad Ayman Mariam (neonato), Dala Ayman Mariam (neonato), Haydar Fayyad Mariam (neonato), Qodor Mazen Traybush (neonato), Dina Munzer Darwish (neonato), Bana Munzer Darwish (neonato), Sham Munzer Darwish (neonato), Ali Baraqat Darwish (neonato), Abdel Qarim Baraqat Darwish (neonato), Abir Baraqat Darwish (neonato), Taym Hani Shquhi (1), Luqman Bassam Fatim (9), Nibal Bassam Fatim (8), Sylvia Bassam Fatim (6), Ghaydak Wafiq Ibrahim (10), Moqdad Wafiq Ibrahim (14), Alaa Nazim Selim (neonato), Rima Nazim Selim (neonato), Rasha Nazim Selim (neonato), Limar Ramiz Selim (neonato), Salim Ramiz Selim (neonato), Shamas Ramiz Selim (neonato), Sali Ramiz Selim (neonato), Tim Azab Selim (neonato), Batul Samir Selim (14), Luqain Talal Selim (15), Wajad Talal Selim (neonato), Jawa Talal Selim (neonato), Hanin Talal Selim (neonato), Rima Talal Selim (neonato), Hussein Ayman Ibrahim (3), Zahra Ayman Ibrahim (8), Mariam Ayman Ibrahim (5), Batul Ghassan al-Qusayb (15), Wakar Ghassan al-Qussayb (14), Sandas Ghassan al-Qussayb (13), Zeina Adnan Fatima (6), Hussein Adnan Fatima (4).
Nel caso in cui almeno uno di loro sia identificato da parenti sopravvissuti, nel materiale video di Ghuta orientale, ci dovrebbe essere una base legale sufficiente per includere Jabhat al-Nusrah e altri gruppi ribelli in Siria, nelle liste per le sanzioni dell’ONU e per una procedura giudiziaria nazionale ed internazionale.

Fonte 
Oriental Review (Russia)

       

Traduzione di Alessandro Lattanzio (Sito Aurora).


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*** non conosciamo gli autori del blog e giriamo solo per opportuna conoscenza ***

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SE MARTIN LUTHER KING FOSSE ISCRITTO AL PD AVREBBE UN INCUBO.....NON UN SOGNO (MATTEO RENZI)
 
[VAI ALLA URL ORIGINALE PER LE FOTO: http://informare.over-blog.it/m/article-120013911.html
 

Parliamo di Hasam Abu Omar, legato alla famiglia di Nour Dachan presidente emerito dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, la famigerata UCOII che è dietro alla costruzione di tutte le moschee italiane. La stessa associazione alla quale, solo due giorni fa, Kyenge ha promesso l’8 per 1000.  E Nour Dachan ha interessanti frequentazioni con il Pd, nel quale con altri, sponsorizza lo Ius Soli e la cosiddetta rete G2, quella delle ‘seconde generazioni’ alla Balotelli.E una delle espressioni della rete G2 è un personaggio che della UCOII – della sua organizzazione giovanile – è stato presidente: l’attuale parlamentare democratico Khalid Chaouki. Quello che vuole lo Ius Soli e il cibo halal alla bouvette di Montecitorio. Parte della attuale maggioranza di governo.E’ lo stesso Abu Omar immortalato in compagnia di Bersani ad una manifestazione romana insieme ad altri 10 “attivisti” legati al “Coordinamento dei siriani liberi di Milano”  che avevano attaccato l’ambasciata siriana   

 Haisam detto Abu Omar arrestato e subito dopo rilasciato a Roma il 10 febbraio 2012 dopo che insieme ad Ammar Bacha , legato alla famiglia di Nour Dachan presidente emerito dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, immortalato in compagnia di Bersani ad una manifestazione romana e altri 10 “attivisti” legati al “Coordinamento dei siriani liberi di Milano” avevano attaccato l’ambasciata siriana nella capitale come si puo vedere in questo video; qui il terrorista rilascia dichiarazioni dopo la sua scarcerazione; qui l’attacco all’ambasciata ripreso dagli stessi e caricato sui canali degli oppositori siriani in Italia.Dopo quei fatti, i militanti “pro democrazia” furono identificati, interrogati e infine ascoltati dal giudice monocratico Marina Finiti che li ha rinviati a giudizio per direttissima il 15 marzo 2012 imponendo loro l’obbligo di firma, essendo infatti indagati per danneggiamento aggravato, violazione di domicilio e violenza privata aggravata. Quest’ultima imputazione si riferiva all’aggressione dei due vigilanti in servizio all’interno dell’ambasciata.Intanto a Roma il ginecologo Feisal al Mohammed dissidente siriano capitolino a capo dell’Unione dei coordinamenti per il sostegno della rivoluzione in Siria, dopo essere stato avvertito da una telefonata alle sei del mattino dei “fratelli milanesi”, si occupo’ anche della loro difesa, rintracciando gli avvocati Simonetta Crisi e Amedeo Boscaino. Qui in seguito i commenti della giornalista anconetana e figlia del presidente emerito dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia: “Il prossimo 15 marzo a Roma verrà giudicato il gruppo di attivisti per i diritti umani in Siria che il 10 febbraio scorso ha assalito l’ambasciata di Damasco nella capitale italiana. Il gesto, dall’alto valore simbolico, è stato fatto in nome del diritto alla vita del popolo siriano ed è stato dedicato alle donne, ai bambini, ai giovani, all’intero popolo, che sta pagando con la vita la scelta della libertà e della democrazia. L’ambasciata siriana rappresenta il governo siriano, quindi coloro che stanno massacrando il nostro popolo e, di conseguenza, non rappresenta chi crede nel diritto alla sacralità della vita umana. La bandiera dell’indipendenza, invece, ci rappresenta, mi rappresenta, rappresenta il futuro di pace e libertà della Siria. Asmae Dachan”.Dopo il 15 marzo non si hanno notizie certe sull’esito della sentenza delle autorità italiane ma poco dopo come si puo’ notare in questo video alcuni dei 12 attivisti si recarono in Siria per imbracciare le armi al fianco dei terroristi che la insanguinano con i loro massacrando la popolazione civile.Nel video ottenuto dal “The New York Time” girato vicino Idlib in Siria nell’aprire 2013  dove si vedono sette uomini a torso nudo, inginocchiati e con la faccia rivolta verso il suolo. Sono ufficiali dell'Esercito siriano, dietro di loro, altri nove uomini tra i quali si può notare sulla sinistra Haisam “Abu Omar”. Inizia così il video che un ex ribelle siriano ha fatto recapitare al New York Timesalcuni giorni fa. Le immagini mostrano in diretta l’esecuzione di sette soldati dell’esercito di Assad. Nelle immagini si vede il leader di questo commando, il trentasettenne Abdul Samad Issa, ordinare ai suoi compagni l’uccisione dei sette ufficiali.Ci chiediamo come sia stato possibile che le nostre autorità  abbiano permesso la fuga di questo terrorista dal  territorio nazionale permettendogli di continuare a commettere crimini. Ci chiediamo inoltre se la nostra magistratura sta indagando su questo assassino e infine ci chiediamo se Bersani, la Kyenge e tutto il PD non si vergognano. Almeno un pò.  Almeno si rendono conto di avere a che fare con degli assassini ? Sono questi i nuovi italiani di cui farnetica la ministra Kyenge?

 

Continua su:  Ed ecco le foto di Hasam Abu Omar e Bersani insieme...

http://informare.over-blog.it/article-ed-ecco-le-foto-di-hasam-abu-omar-e-bersani-insieme-120014522.html

THU 12 SEP 2013


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Thursday 12 september 2013

SE MARTIN LUTHER KING FOSSE ISCRITTO AL PD AVREBBE UN INCUBO.....NON UN SOGNO

(MATTEO RENZI)



Nel caso i nostri "amici" del PD intendessero negare quanto contenuto nell' articolo: 

Spara alla nuca dei prigionieri: il nuovo italiano che piace tantoa Bersani e al PD

http://informare.over-blog.it/article-spara-alla-nuca-dei-prigionieri-il-nuovo-italiano-che-piace-tanto-a-bersani-e-al-pd-120013911.html

 

  

ECCO DELLE BELLE FOTO DI HASAM E BERSANI INSIEME
HASAM E' QUELLO CON GIACCA SCURA E T-SHIRT BIANCA

GIACOMO FILIBECK SCRIVE IN UN COMUNICATO STAMPA A SUA FIRMA: 
"Si sostiene nell'articolo che sul palco con Bersani ci fosse tal Hasan Abu Omar, personaggio che si sarebbe distinto per efferati omicidi nel conflitto che sconvolge da più di due anni la Siria. 
Il problema è che la persona indicata, “quello con la giacca scura e la t-shirt bianca”, sarei io, al tempo responsabile per il Medio Oriente del partito. 


GLI ABBIAMO RISPOSTO QUI:  

Caso Hasam "Abu Omar": il Pd non ci sta e si spiega...ci spieghiamo pure noi

http://informare.over-blog.it/article-articolo-senza-titolo-120041197.html