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Ucraina: il criminale avventurismo della Unione Europea

1) INIZIATIVE:
- Trieste 11/3: Ucraina: quale presente, quale futuro per la democrazia in Europa e nel mondo
- Roma 13/3: Unione Europea: Spazio comune o polo imperialista?

2) Il pericoloso avventurismo dei “progressisti” dell'Unione Europea (Sergio Cararo)

3) Il governo tedesco, la CDU della Merkel, hanno costruito l'"avversario" ucraino Klitschko e i leader del suo partito! (AC | solidarite-internationale-pcf.over-blog.net )

4) Buđenje monstruma: uspon ukrajinskog fašizma (Justin Raimondo)

5) Will coup in Ukraine divide U.S. and German imperialism? (Rainer Rupp)

6) German media campaigns for war in Ukraine (Ulrich Rippert, WSWS)

7) Young Communists' Organizations Worldwide: Joint Declaration on Ukraine / Declaracion Comun Ucraina


=== 1: INIZIATIVE ===

Trieste, Martedì 11 marzo 2014
ore 18:30, sala di via Tarabochia n° 3 - I° piano

Ucraina: quale presente, quale futuro per la democrazia in Europa e nel mondo

Introduzione: sen. Stojan Spetič. Conclusioni: Igor Kocijančič.

promuovono: Rifondazione / Prenova - Comunisti Italiani / Slovenski Komunisti


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Roma, Giovedì 13 marzo 2014
ore 17.30, Via G. Galilei, 53

INCONTRO DIBATTITO su 

Unione Europea: Spazio comune o polo imperialista?

- La guerra c’è già. Come si combatte?
- La concentrazione economica in Europa sta producendo una nuova classe dominante;
- la destrutturazione dell’economia europea sta modificando la composizione della classe lavoratrice;
- un doppio standard della politica: una per le classi popolari, l’altra per i poteri forti.

Introduce: Gualtiero Alunni
Intervengono: Collettivo Militant, Franco Russo, Alfonso Gianni, Nunzio D'Erme, Mauro Casadio
Organizza: Rete dei Comunisti - www.retedeicomunisti.org



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Il pericoloso avventurismo dei “progressisti” dell'Unione Europea


•  Venerdì, 28 Febbraio 2014 13:51
•  Sergio Cararo

Sarà bene che nessuno sottovaluti l'atteggiamento con cui l'establishment dell'Unione Europea - ed in particolare il milieu progressista – sta affrontando la crisi in Ucraina.

Nel leggere le prese di posizione e le indicazioni che vengono da Bruxelles e dalle capitali europee, si ha la netta impressione che la ruota della storia stia girando all'indietro per riportare gli scenari nelle zone temporali più inquietanti della storia recente dell'Europa.

Quando il presidente del Parlamento Europeo Schultz afferma senza problemi che intende dialogare con i fascisti ucraini del movimento Svoboda, indica che si è rotto il meccanismo - anche formale- dei “paletti democratici” sui quali è stato edificato quello che ormai si va configurando come un polo imperialista. I presupposti democratici che l'UE ha opposto per anni all'ingresso della Turchia nell'Unione sembrano materia di un'altra epoca. L'abbassamento si era già verificato sulla situazione interna dell'Ungheria oggi governata da movimenti reazionari. Ma è sull'Ucraina che il mito della funzione progressiva dell'Unione Europea si sta rapidamente sgretolando. E con esso si sbriciola ogni residuo di credibilità

Qualche indizio era già leggibile nell'intervista rilasciata dal pacifista, ecologista ed ex ministro degli esteri tedesco Josckha Fischer sul Corriere della Sera, quando affermava che l'Unione Europea deve capire che “difendere i propri interessi non è a costo zero”. L'oltranzismo di Fischer, che avevamo già visto all'opera nell'aggressione alla Jugoslavia nel 1999, è ancora più esplicito in relazione alla crisi ucraina e ai rapporti con la Russia. “La relazione con Mosca sarebbe molto più semplice se l'Unione Europea fosse più forte e assertiva. Al Cremlino si capiscono sempre meglio i rapporti di forza”. Un linguaggio decisamente esplicito.che invita l'Unione Europea a cambiare atteggiamento nei confronti dell'Est europeo.

Poche settimane fa erano stati i ministri della Difesa e degli Esteri tedeschi, alla vigilia della Conferenza per la Sicurezza di Monaco, a far intendere che non basta più essere una potenza economica per diventare una “potenza globale” e che – ad esempio – l'Africa torna ad essere una area di interesse strategico. Sarà un caso ma i soldati francesi ed ora anche “europei” (tra cui 250 soldati tedeschi) sono ormai presenti in tutti i paesi dell'Africa occidentale e centrale.

Ma se l'establishment della maggiore potenza dell'Unione Europea – la Germania – torna a parlare il linguaggio dei rapporti di forza con la Russia e sull'Europa dell'Est, anche i “progressisti” (vedi il circuito de La Repubblica e dei media di area Pd in Italia) si allineano e arruolano nelle ambizioni da potenza globale dell'Unione Europea.

La crisi in ucraina sembra avere un effetto quasi costituente per tali ambizioni. Una tendenza che, a nostro avviso, era già in incubazione nella volenterosa partecipazione delle potenze europee (Germania, Italia, Francia tutte guidate da governi di centro-sinistra) all'aggressione contro la Serbia nel 1999.

Di fronte ai rischi quasi obiettivi di una secessione dell'Ucraina tra le regioni filo-occidentali e quelle filo-russe, il presidente francese Hollande ha affermato che “In Ucraina e' indispensabile garantire una transizione pacifica, oltre all'unita' ed integrita' territoriale del paese” e che Unione Europea e Russia devono collaborare su questo obiettivo.

Bernard Guetta, ad esempio, scrive sulla rivista di area “progressista” Internazionale, che in Ucraina “La questione va risolta alla svelta, e per farlo l’Unione europea deve mettere la Russia con le spalle al muro proponendole una trattativa, anche segreta se necessario, per stabilizzare l’Ucraina ed evitare un’inutile crisi continentale”.

L'Unione Europea dunque sembra attraversata da un demone a doppia faccia. Da un lato la consapevolezza che una rottura con la Russia sarebbe un boomerang sul piano delle forniture energetiche e della destabilizzazione economia dell'Ucraina, dall'altro le crescenti ambizioni ad agire come potenza globale – soprattutto nella propria area di influenza – fa crescere le posizioni interventiste che spingono ad un confronto duro e diretto con Mosca per farle capire che “in Europa l'aria è cambiata”. Il dramma è che questa seconda posizione – come fu per il Mussolini "socialista" e interventista nella prima guerra mondiale – vede impegnato proprio il milieu progressista europeo più che le forze conservatrici, come accade in Jugoslavia quindici anni fa e come accadde in Europa un secolo fa. E' molto più di uno scenario inquietante.



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www.resistenze.org - popoli resistenti - ucraina - 03-03-14 - n. 488

Il governo tedesco, la CDU della Merkel, hanno costruito l'"avversario" ucraino Klitschko e i leader del suo partito!

AC | solidarite-internationale-pcf.over-blog.net
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

01/03/2014

Chi crede a semplici "proteste popolari" in Ucraina? Ogni giorno si rivelano i legami tra i leader della ex "opposizione" pro-europea (ora al governo!) e i vari governi europei, l'UE e gli Stati Uniti.

La Germania dietro le quinte in Ucraina promuove gli interessi dei suoi monopoli, fingendo in pubblico il "dialogo" per voce del Cancelliere Merkel e del nuovo ministro degli esteri Steinmaier.

Come rivela il quotidiano ben informato der Spiegel, lo scorso dicembre la classe dirigente tedesca in generale - e la CDU in particolare - ha puntato sul suo cavallo: l'ex pugile Vitaly Klitschko e il suo partito UDAR (Alleanza per la riforma democratica in Ucraina).

Klitschko, l'uomo di Berlino

Secondo der Spiegel, la CDU della Merkel, ma anche il Partito Popolare Europeo (PPE), riunendo tutti i partiti europei della destra conservatrice (tra cui l'UMP) hanno scelto Klitschko come loro rappresentante in Ucraina per unire l'opposizione e vincere le elezioni presidenziali del 2015.

Ricordiamo che l'UDAR ha conseguito un avanzamento sensazionale nelle elezioni del 2012 passando dallo 0,05% al 14% dei voti, con il grande sostegno dei media, diventando il terzo partito del parlamento del paese, con 34 seggi.

L'UDAR si distingue per il suo populismo contro la corruzione, il liberismo economico e per la sua posizione decisamente pro-europea.

"Klitschko è il nostro uomo, ha un chiaro programma pro-europeo", riferisce der Spiegel, citando un deputato tedesco della CDU, membro del PPE a cui UDAR ha aderito in qualità di membro osservatore nel 2012.

Sappiamo anche che Klitscko ha trascorso la maggior parte della sua carriera pugilistica in Germania. Egli ha sostenuto che, quantunque non sia tedesco: "La Germania è il mio paese d'adozione, adoro la Germania!".

La Fondazione Konrad Adenauer e il PPE: artefici della formazione dei leader del partito di Klitschko!

Gli Uffici del PPE a Bruxelles e Budapest hanno formato il personale di UDAR al lavoro parlamentare e forniscono il sostegno per il passaggio da un "movimento personalistico" a una struttura nazionale di partito.
La Fondazione Konrad Adenauer, strettamente legata alla CDU, gioca un ruolo importante.

Klitschko aveva esplicitamente chiesto l'assistenza dei consiglieri della Merkel nella Fondazione. La Fondazione della CDU ha preparato i politici dell'opposizione ucraina ad assumersi la responsabilità in un programma di "dialogo".

Quattro membri dell'UDAR hanno anche visitato Berlino all'inizio di dicembre per incontrare i deputati e funzionari del Ministero della Giustizia e del Lavoro della CDU.

Klitschko allenato dal capo di gabinetto della Merkel

Il giornale racconta i legami personali tra Klitschko e il personale politico tedesco. Così Ronald Pofalla, capo di gabinetto della Merkel, è diventato il mentore di Klitschko, insegnandogli come combattere le intimidazioni del potere.

Pofalla avrebbe dato consigli a Klitschko su come avrebbe dovuto giocare la sua "integrità" e la "verginità politica" per combattere le voci diffuse dal governo, e l'avrebbe messo a conoscenza della sua esperienza nel sostenere l'opposizione pro-europea in Bielorussia (!).

Infine, Klitschko avrebbe sollecitato il governo tedesco di fare pressione sul presidente ucraino per aggirare la legge che impedisce a chiunque non abbia passato 10 anni in Ucraina di presentarsi alle elezioni, il che l'avrebbe escluso dallo scrutinio.

Secondo der Spiegel, per questo occorre considerare Klitschko un politico serio. Cosa che si sforza di fare il governo tedesco.

Rammentiamo che ai primi di dicembre, il ministro degli Esteri Guido Westerwelle era apparso nelle strade di Kiev, mano nella mano con Klitschko, in solidarietà con i manifestanti pro-europei e contro il governo ucraino.

Apprendiamo che, da un lato M.Westerwelle conosceva già bene Vitaly Klitschko all'epoca della sua carriera pugilistica. Apprendiamo anche che questo incontro è stato accuratamente preparato e assicurato il sostegno da parte degli altri paesi europei.

Ultimamente, gli incontri personali tra il Cancelliere Merkel e Klitschko, si sono moltiplicati.

A Vilnius, alla fine di novembre, aveva discusso lunghe ore con deputati di destra di rango, incontrato il consigliere tedesco degli esteri Christoph Heusgen, ma non ancora Merkel.

A metà dicembre, in occasione della riunione preliminare del PPE prima del vertice UE, è stato invitato dal Cancelliere Merkel ed introdotto presso i vari leader della destra in Europa.

Klitschko preservato dalla Merkel per il 2015?

Infine, più di recente, dopo il rimpasto di governo, Klitschko e Iasteniouk sono stati presenti a Berlino, il 17 febbraio. Hanno ricevuto l'appoggio esplicito del Cancelliere, una promessa di sostegno finanziario per la nuova Ucraina, ma senza sanzioni per Yanukovich.

Secondo il giornale tedesco der Spiegel, la Merkel avrebbe scelto di sostenere Klitschko dopo diverse segnalazioni particolarmente entusiastiche dei suoi consiglieri, Pofalla, Heusgen ma anche Elmar Brok (CDU), descrivendo tutti Klitschko come contraltare dei politici ucraini classici.

Klitschko si sarebbe espresso in maniera sensata, ossia alla "moda europea" (sic), apparendo agli occhi della folla, come un uomo di grande integrità, senza macchia di corruzione.

Klitschko ripete di non avere alcun legame con gli oligarchi ucraini. Tuttavia, il suo partito (con il nome di "Capitale europea"; nulla è per caso) è stato fondato da un ucraino, uomo d'affari di origine georgiana, di dubbia reputazione, Lev Partshaladze.

Inoltre, voci provenienti da fonti attendibili, evocano il finanziamento al partito di Klitschko da parte di uno dei due maggiori oligarchi del paese, Dmytro Fitash, presidente della Federazione degli imprenditori ucraini, patron della produzione di titanio in Ucraina e alla testa di un consorzio finanziario internazionale.

Il nuovo governo non conta Vitali Klitschko, perché secondo alcuni osservatori, Angela Merkel e la Cancelleria tedesca desiderano preservare il "loro uomo" dalla tempesta a venire, in vista delle elezioni del 2015.

Non fatevi ingannare, la "nuova Ucraina" sarà quella dei banchieri, degli oligarchi, dei fascisti e dei gruppuscoli neo-nazisti. Tutti uniti in un sogno europeo che devia verso l'incubo intorno all'"uomo di Berlino", Vitali Klitschko.


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BUĐENJE MONSTRUMA: USPON UKRAJINSKOG FAŠIZMA

Posted by Novi Plamen on March 7, 2014 · Leave a Comment 

Sa očima uprtim u rusku invaziju na Krimu, i izgledima za širenja rata koji bi obuhvatio cijelu Ukrajinu, naša se pozornost skreće sa nečeg što je možda najznačajniji aspekt ove krize: stupanje jednog istinski fašističkog masovnog pokreta u kuloarima moći.


Naši “mainstream” mediji sliježu ramenima pa to opisuju kao prisutnost „malog broja ultra-nacionalista“ na kijevskim prosvjedima, ali to je koješta: ono daleko više nadilazi taj mali broj. Ustvari, aktivisti dviju glavnih fašističkih partija u Ukrajini –Svoboda i “Desni Sektor” – osigurali su glavnu mišićnu snagu potrebnu pobunjenicima da zauzmu ukrajinske vladine zgrade i diljem zapadne Ukrajine.
Svoboda (“Sloboda”) osnovana je 1991. kao Socijalna nacionalna partija Ukrajine. Partija obožava Stepana Banderu, čiji su se sljedbenici borili na strani Nacista tokom Drugog svjetskog rata protiv Crvene armije i ukrajinskih komunističkih milicija. Banderina Organizacija ukrajinskih nacionalista (OUN) imala je direktnu podršku Njemačke: Hitler je želio da oni budu policijski redarstvenici Ukrajine nakon što je Nijemci okupiraju, pa je OUN organizirao volonterske milicije koje su aktivno sudjelovale u Holokaustu. “Židovi Sovjetskog saveza,“ izjavljivali su Banderisti, “su najlojalnije pristalice Boljševičkog režima i avangarda moskovskog imperijalizma u Ukrajini.“ Kad su Nijemci zauzeli Lvov u ljeto 1941., Banderisti su poslali poruku Židovima Lvov-a u obliku pamfleta koji je glasio: “Mi ćemo posložiti vaše glave ispred Hitlerovih nogu“! A tako su i uradili; OUN je djelovao sa SS-om na skupljanju i pokolju 4.000 gradskih Židova. Po slobodnom izboru su im na raspolaganju bili borbena sredstva: sve, od pušaka pa to metalnih šipki.
Kad je Viktor Yushchenko, tijekom svog katastrofalnog mandata kao predsjednik Ukrajine, posmrtno dodijelio Banderi titulu „Heroja Ukrajine“, Evropski parlament je formalno uložio protest: to se ignoriralo.
Vođa Svobode Oleh Tyahnybok, sada najviši autoritet Ukrajinskog parlamenta, je anti-semit koji se ne kaje. Tokom ljeta 2004., održao je govor svojim sljedbenicima nad grobom jednog banderističkog komandira u kojem je izjavio: “Vi ste ti kojih se moskovsko-židovska mafija koja vlada Ukrajinom najviše boji.“ Njegovo visokoparno izlaganje upućivalo je i na “Ćifute” kao najistaknutije protivnike Banderista. Tyahnybok je zbog svojih izjava istjeran iz Parlamenta, ali sadašnja „revolucija“ ga je ponovo instalirala na stari položaj – i to nadmoćnijim nego ikada.
Društvo oko njega je obilno. Aktivisti Svodobe, koji već imaju stolice u Parlamentu, drže ni manje ni više nego osam najviših ministarskih pozicija:
·         Ihor Tenyukh – privremeni ministar obrane i član političkog savjeta Svobode. Bivši komandant Ukrajinske mornarice, tokom 2008. u vrijeme rata Rusije sa Gruzijom, naredio ukrajinskoj ratnoj floti da blokira ulazak Ruskoj mornarici u Sevastopoljskom zaljev.
·         Andriy Parubiy – Šef Savjeta za nacionalnu sigurnost, su-osnivač Svobode još u vrijeme kad je to bila „Socijalno nacionalna“ (hmhm!)partija.
·         Dmytro Yarosh – zamjenik rukovodioca Nacionalnog savjeta za sigurnost, to jest, policije, te osnivač-vođa „Desnog sektora“, militantne neo-nacističke paravojne skupine koja je preuzela odgovornost za sigurnost na Majdanu.
·         Oleh Makhnitsky – Član Svobode i član parlamenta, koji je i glavni javni tužilac.
·         Oleksandr Sych – Parlamentarni zastupnik član Svobode i glavni partijski ideolog, te pomoćnik premijera za ekonomsku politiku.
·         Serhiy Kvit – jedan od vodećih članova Svobode, predviđen da vodi Ministarstvo obrazovanja.
·         Andriy Moknyk – novi Ministar za ekologiju, bio izaslanik Svobode kod drugih evropskih fašističkih partija. Prošle godine sastao se sa predstavnicima violentne neo-fašističke stranke Italije, Forza Nuovo.
·         Ihor Shvaika – agro-oligarh i član Svobode, imenovan je za Ministra poljoprivrede. Jedan od najbogatijih ljudi u zemlji, posjeduje masovne investicije u poljoprivredi što je indikacije izvjesnog sukoba interesa.
Po prvi put od 1933. godine, sljedbenici pokreta koji valorizira (odaje vrijednost) Adolfa Hitlera i propovijeda anti-semitizam ušli su u jednu evropsku vladu. Njemaki nacisti su, isto tako, bili dio jedne „koalicione“ vlade, a drugi članovi su mislili da ih mogu zauzdati pa čak i „pripitomiti“ i spriječiti komunističko preuzimanje vlasti. Tragično su pogriješili – a Sjedinjene Države i njeni evropski saveznici sada idu istim putem u podršci Hitlerovih nasljednika u Ukrajini.
Naravno da većina koja podržava vladu nisu tvrdokorni neo-nacisti: ali to nije ni potrebno da ovo postane presedan za koji će Zapad zažaliti. Nazočnost Svobode i “Desnog Sektora” legitimizira ove pokrete, i to ne samo u Ukrajini. Njemačka je povremeno nastojala zabraniti neo-nacističku Nacionalnu demokratsku partiju, a Britanci su poduzeli pravne mjere protiv Britanske nacionalne partije: hoće li oni sada odobriti ukrajinskoj braći iz tih takozvanih skupina mržnje diplomatsko priznanje i obećanja o političkoj pa čak i vojnoj podršci?
Ono što je zanimljivo oko gore navedenih konkretnih zaduženja je istaknutost koja se daje vođi „Desnog Sektora“, Dmytrou Yaroshu na ključnoj poziciji zamjenika šefa nacionalne policije. Organizacija  “Desni Sektor” proistekla je iz integracije nekoliko ultra-nacionalističkih i otvoreno neo-nacističkih grupica, uključujući tu i “Trident,” Ukrajinski nacionalni obrambeni sabor, “Bijeli čekić“ i “Ukrajinski domoljubi“.  Yorash se „busao u prsa“ na vrhuncu prosvjeda da je njegova grupa nagomilala ogromnu količinu skrivenog oružja, te pošto već imaju vatreno oružje neizbježno je da će oni oblikovati nukleus rekonstituirane policije. Uz visoku popularnost ove grupe i proslavljeni status koji uživaju kao „heroji revolucije“ Yorashovi jurišnici – koji nose crveno-crne oznake Banderista – biti će zaduženi za suzbijanje anti-vladinih „nemira“ i lov na „izdajnike“. Možda će tu ubaciti i malo premlaćivanje homića: nacionalisti mrze homoseksualce koliko i Židove i svakog tko govori ruski.
Victoria Nuland je mislila da može Svobodu i “Desni Sektor” držati izvan vlade, ali za sada joj to nikako ne ide od ruke. A sa izborima predviđenih za 25. svibanj, nacionalisti su dobro pozicionirani preuzeti dobar komad glasova. Arseniy Yatsenyuk, favorizirani kandidat State Departmenta, je cvikeraš i tehnokrat kome nedostaje karizma. Tyahnybok, s druge strane je prirodni demagog.
Bez obzira koliko će dolara američkih poreznih obveznika otjecati preko State Departmenta u riznice Ukrajinskih marioneta od danas pa do 25. svibnja, sav novac na svijetu neće moći zauzdati sile koje su naši intervencionisti pustili u svijet. Vijest da je vođa „Desnog Sektora“ pozvao nikog drugog nego al-Qaedu da pomogne Ukrajini u njenom boju protiv Rusije upravo je pokazatelj koje vrste demona smo pustili sa uzice – ovog puta.
Preveo Slobodan Drenovac


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Will coup in Ukraine divide U.S. and German imperialism?

By Rainer Rupp on March 4, 2014

Rainer Rupp, currently writing for the German daily newspaper Junge Welt, was a high NATO functionary in Brussels from 1977 to 1989, who also reported to the German Democratic Republic’s intelligence service HVA. Workers World managing editor John Catalinotto translated this article to make the voice of a progressive German analyst available for WW readers.

Feb. 28 — The armed coup over the Feb. 22-23 weekend in Kiev, which was with great probability supported by Washington, is momentous in many ways. Within hours the coup trashed the agreement that took so long to be hammered out in discussions led by the European Union and especially by Germany; this agreement involved Moscow and was signed by the Ukrainian opposition parties on the one hand and the government and President Viktor Yanukovych on the other. Thus, not everyone in the West shared in the exuberant joy shown after the overthrow. It has once again become clear that in relation to the Ukraine and Russia, the U.S. and the EU, specifically Washington and Berlin, act according to different and sometimes conflicting agendas.

U.S. commentators who are close to the Obama administration are openly celebrating the coup in Kiev as a successful blow against Moscow, indeed, as tit for tat for the Russian obstruction of U.S. war plans against Syria. They see that Ukraine gives them the potential to turn up or turn down a crisis to impose uncertainty and a strategic distraction on Moscow — if Russia continues to make trouble for the U.S. hegemon as the U.S. tries to enforce its plans for world order. In contradiction to this, the EU, once again led by Berlin, has tried to involve Moscow in coming up with a coordinated, mutually acceptable solution to the crisis in Ukraine, as Germany is particularly concerned with having good economic relations with Russia. For this the EU was denigrated with a contemptuous “f—k the EU” from President Obama’s East Europe and Russian political expert Victoria Nuland.

The German Defense Minister Ursula von der Leyen made the differences between Washington and Berlin clear with her comments at the meeting of NATO defense ministers in Brussels on Feb. 26. She repeatedly stressed that a solution to the crisis in Ukraine could be possible only through cooperation with Moscow: “Russia must be involved; there will be no solution found without Russia,” she said in an ARD [television] news report. She pointed out that there is also a NATO-Russia Council, in addition to the NATO-Ukraine Council. “The solution must be sought in common, both with Russia and with NATO and Europe.”

Demands from relevant German business circles followed the von der Leyen’s comments.

The chairperson of the Committee on Eastern European Economic Relations of the Federation of German Industries, Eckhard Cordes, had complained this week in a statement about the anti-Russian policy of Berlin and demanded that “the EU and Russia together bring the contending parties in Kiev to the discussion table.” Similarly, even the experts of the German Society for Foreign Policy (DGAP) think tank had taken a position in a study published two days before the coup that closer “cooperation between the West and Russia” will also be required in terms of Ukraine. Germany would have to “urge moderation of both camps in Ukraine and the constructive involvement of Russia,” according to the report (see Junge Welt, Feb. 26).

In contrast, as reported Feb. 26 by the European Policy Centre, a think tank in Brussels, British policy advisor Amanda Paul — representative of the neoconservative U.S.-British and European hawks — made demands on the EU with regard to Ukraine “for a tougher line against Putin. The young generation in Ukraine is well educated and is thus needed by the EU.” That’s why the EU must “cease to behave so cowardly, and instead be ready to tackle Russia before the high hopes of many Ukrainians in the EU are disappointed,” said Paul.

Against this background, the very short final declaration — 254 words — allowed the NATO defense ministers, regarding their deliberations on the Ukraine on Feb. 26, to conclude, as was already shown at the NATO summit on the “new strategic concept” in Bucharest in 2008 and in Strasbourg in 2009, once again not to enforce the hard, confrontational line of Washington against Russia. Apart from the verbal pirouettes which aim to whitewash the violent overthrow of the president of Ukraine democratically elected by the majority of the people, it is particularly important what is omitted from the declaration: namely, there are no threats and warnings to Moscow, nor drawing of “red lines.” It is a completely different tone than that which was heard in the last few days from Washington and London. Also there appeared nowhere, not even indirectly, the demand for Ukraine’s joining NATO or the EU. The U.S.-British adventurers could obviously not prevail in Brussels.

At the same time, however, von der Leyen’s position — that is, “No solution without Russia” — is also missing from the defense ministers’ statement, even though it was strongly supported by Spain, among others. Implicitly, however, the text includes a requirement that, should it be fulfilled, would pave the way for an amicable solution with Russia and is contrary to the destabilizing power politics of the U.S. The relevant passage reads: “We stress the importance of a comprehensive political process based on democratic values, respect for human rights, the rights of minorities and the rule of law that meets the democratic aspirations of the entire (!) Ukrainian people.” This would remove the fascist and other ultra-nationalist forces in Ukraine from consideration.

Despite all the difficulties Moscow had in the past with [pro-West neoliberal billionaire] Yulia Tymoshenko as prime minister or Viktor Yushchenko as president of Ukraine, it can work together with them quite satisfactorily, also thanks to the moderating influence of Berlin on Kiev. The great uncertainty is now, however, whether the West will get back under control the extremist forces it unleashed in the Ukraine.


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German media campaigns for war in Ukraine

By Ulrich Rippert 
7 March 2014

So-called liberal German media outlets such as the daily Süddeutsche Zeitung, Die Zeit, which is close to the Social Democratic Party (SPD), and the Green Party-aligned TAZ have responded to the intensification of the crisis in Ukraine with a vehement campaign for war. As though they had received their training in Goebbels’ propaganda ministry, some commentators are openly defending fascist parties, hailing anti-Semitic militias as freedom fighters, and calling for a military strike against Russia.

On Monday, TAZ Russian correspondent Klaus-Helge Donath railed against “Berlin’s cuddly diplomats” in a lead article. He accused the German government of allowing Putin to lead them “around the arena by the nose.” On the title page, an oversized telephone receiver was featured, designed to show that Berlin’s policy was restricted to diplomatic efforts.

The west could no longer allow Putin “to make a fool of them,” TAZ insisted.

Donath explicitly justified collaborating with fascists. “No one disputes that there are influential, radical right-wing forces,” he wrote. “But are there not several groups in the Ukraine as in other European democracies?”

When violent groups overthrew the President in Kiev two weeks ago, Donath defended the Ukrainian fascists, who enjoy close ties to the German government. He described them as “an active part of Ukrainian society,” which had driven forward “the protests of Ukrainian society against a pro-Soviet, kleptocratic autocracy.”

In the same vein, Stefan Kornelius went on the offensive in the Süddeutsche Zeitung. He described the overthrow of Yanukovych as a “revolution” which had to be defended. By contrast, he accused Russian President Putin of knowing only the language of violence, striving for a counter-revolution and being intent on war. Therefore, he had to be forcibly resisted.

That Kornelius dares to describe the fascists as national revolutionaries, in Ukraine of all places, where names like Babi Yar recall some of the worst Nazi crimes, is not only deeply repugnant but also politically criminal.

Yet Kornelius is aware that the right-wing putsch in Ukraine was guided by external forces, above all by the deliberate actions of the German and American governments. He wrote in his comment that the previous power relations in Ukraine were overturned by a “political intervention.”

The course of this political intervention is well known. When Viktor Yanukovych refused last November to sign an association agreement with the European Union (EU), the governments in Washington and Berlin began a systematic campaign of destabilisation. They supported the pro-EU opposition which organised protests against Yanukovych. Along with Yulia Tymoshenko’s Fatherland and Vitali Klitschko’s Udar, both right-wing parties with close ties to Germany’s Christian Democratic Union, the fascist Svoboda party of Oleg Tyahnybok was also included.

The fact that Svoboda employs neofascist symbols, rails against foreigners, Jews, Poles and Hungarians, maintains close ties to the French National Front, and that it was compared with Greece’s Golden Dawn and Hungary’s Jobbik by the World Jewish Congress did not prevent the German and American governments from publicly supporting Tyahnybok.

Kornelius defended this collaboration with the fascists and was supported by his editorial colleague Daniel Brössler. In the same paper, Brössler demanded, “The west has to set limits for Putin.” Brössler demanded that the west had to “establish a state of emergency” for Russia. This meant sanctions at least.

On Wednesday afternoon, Kornelius went one better. In an online comment, he called on the German government “not to accept the facts created by Putin.” Then he posed the question, “Can Russia only be impressed by counter measures if the navy is sent quickly?”

He did not provide a direct answer, but noted that all diplomatic and psychological efforts or the “restricted pinpricks of sanctions” were failing to achieve anything. “A brutal but calculated duel” was necessary. He demanded that decisiveness be answered with decisiveness, leaving no doubt that he was talking about military escalation.

Similar war propaganda came from Eric T. Hansen in Die Zeit. He wrote that although reason, caution and compromise were good virtues, Europe had “to learn power politics.” The article went on: “We convince ourselves that the world works generally on a rational basis, with lots of compromise and consideration.” This is false. “Man is not a moral animal, but an animal of power.” The EU stood at a crossroads, Hansen continued. “Does it have the guts to meet power politics with power politics? Or will it withdraw into the old patterns, like the Germans in the Cold War?”

He wrote of post-war Germany with disdain. “Above all that means peace demonstrations, and statements, and anger, and talk shows. Oh god, the talk shows! All of this is called moral politics, and the emphasis is on moral.”

To leave no doubt about for what he was calling for, Hansen wrote, “Now I know what you’re thinking. Hansen wants to take us to war. But that is the moral politician in you who is speaking. He screams ‘war, never again’ at every opportunity, he can’t do anything else.”

This is explicit. When Hansen ridicules “moral politicians,” he means the replacement of the demand “war, never again,” which became deeply imbedded in the population after two world wars with hundreds of millions of dead, with the call, “we want war again!”

As with Kornelius and Klaus-Helge Donath, Hansen speaks for a super-rich layer at the top, who set the tone in politics and the media, and, as in the 1930s, are crying for war and dictatorship. At that time, many lackeys of the Nazis sat in the editorial offices and at university lecterns.

As one reads such comments, the angry remark of Max Liebermann springs to mind. When he saw the hordes of the SA marching through the Brandenburg Gate in 1933, he said, “I can’t eat as much as I would like to throw up!” But anger and outrage are not adequate to combat the cheerleaders for war. The working class and youth must take up the struggle against war and fascism on the basis of an international, socialist programme.



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Declaración Común sobre los acontecimientos en Ucrania

Los acontecimientos en Ucrania son particularmente cruciales y peligrosos, en primer lugar para el pueblo y la juventud del país, que están siendo transformados de nuevo en víctimas de los intensos antagonismos entre los EE.UU. y la UE con Rusia para el control de los mercados , de los recursos naturales y de las redes de transporte del país.

La intervención abierta de la UE y EE.UU. y la OTAN, la utilización de los grupos y las organizaciones fascistas, los descendientes de los SS, que propagan el veneno nazi-fascista y el anticomunismo , las persecuciones y la prohibición de partidos políticos, sobre todo contra los comunistas, las leyes racistas que se están preparando en contra de la población de habla rusa y de otras minorías demuestran el carácter de los acontecimientos, se hace descubrir las mentiras sobre el "triunfo de la democracia en Ucrania" .

Los jóvenes - especialmente en Europa - pueden ver con más claridad el verdadero rostro de la UE: se trata de una unión de los capitalistas y de los monopolios de Europa y sirve a sus intereses, por eso la propia naturaleza de la UE es reaccionaria. Es una unión de intervenciones militares, guerras, apoyo de los grupos fascistas, del anticomunismo, ésta es su ideología oficial. Todos aquellos que cultivan las ilusiones de que la UE puede transformarse en una fuerza de paz y estabilidad en favor de los pueblos tienen grandes responsabilidades.

Las Organizaciones Juveniles Comunistas que firman este anuncio:

• Denunciamos la intervención de UE-EEUU-OTAN en los asuntos internos de Ucrania, el apoyo directo que presentan a los grupos fascistas armados y las amenazas de una intervención militar extranjera.
• Expresamos nuestra solidaridad con los comunistas de Ucrania. Denunciamos las persecuciones y los intentos de prohibir el Partido Comunista de Ucrania.

Los jóvenes de la clase obrera y de extracción popular no deben caer en la trampa de los dilemas nacionalistas al elegir un bando entre los antagonismos de aquellos que quieren explotarlos. Por el contrario, los jóvenes tienen interés en la organización y la lucha junto con la clase obrera, para abrir su propio camino: el camino de la lucha en favor de nuestras necesidades actuales, para que la riqueza esté en las manos de aquellos que la producen, para que nos deshagamos de las uniones imperialistas y sus antagonismos.

• Juventud Comunista de Austria KJOe
• Unión de Jóvenes Comunistas Brasil UJC
• Juventud Comunista Avanzando Brasil JCA
• Liga Juvenil Comunista de Bretaña YCL Britain
• Juventud Comunista de Bolivia JCB
• Liga Juvenil Comunista de Canadá YCL Canada
• EDON Chipre
• Jóvenes Socialistas de Croacia
• Jóvenes Comunistas de Dinamarca Ungkommunisterne i Danmark
• Juventud Comunista de Ecuador JCE
• Colectivos de Jóvenes Comunistas de España – CJC
• Unión de Juventudes Comunistas de España - UJCE
• Jóvenes Comunistas de

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