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Aggiornamenti dall'Ucraina

0) LINKS
1) A tempo di record l'Accordo di Associazione UE-Ucraina
- Gli ucraini non ricevono niente di quanto avevano sperato (Evghenij Tsarkov)
2) Kiev: faida tra i “nazisti di lotta” e “di governo”. Con lo zampino dell’UE (Marco Santopadre)
3) Il nuovo regime di Kiev è antisemita ma i sionisti lo appoggiano
- Israel backs far-right coup in Ukraine (Jean Shaoul)
- A Kiev aggredito rabbino della comunità ebraica locale (VdR)
4) L’ex capo della sicurezza: «A Majdan c’era la Cia» (Giulietto Chiesa)
5) Cold War Images (GFP 2014/03/12)
6) Attacchi ai giornalisti e disinformazione strategica
- A Fatal Taboo Violation (GFP 2014/03/21)
7) Il fascismo avanza in Europa (Albano Nunes, 24 Marzo 2014)
8) Julija Timoshenko: "Faremo della Russia terra bruciata"
9) L'imperialismo USA e UE vuole impossessarsi dell'Ucraina (John Catalinotto)


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*** RACCOMANDIAMO LE INIZIATIVE: 

a Grugliasco (TO), domenica 30 marzo 2014: UCRAINA: GUERRA IN EUROPA?
h 21.00, via La Salle 4 sede A.N.P.I. 2° piano

a Bologna, martedì 1 aprile 2014: LA POLVERIERA UCRAINA
locandina: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/volantini/bologna010414.jpeg
evento Facebook: https://www.facebook.com/events/1400289143575293/


*** PHOTO-VIDEO-AUDIO:

Телефонный разговор между Шуфричем и Тимошенко. 18 марта 2014 года в 23:17 по украинскому времени
Intercettazione della telefonata in cui Julija Timoshenko dichiara che la Russia andrebbe trasformata in terra bruciata

25 marzo 2014 a Donetsk: 47° Congresso (straordinario) del Partito Comunista di Ucraina. Reportage fotografico

Ukraine, Endgame Of 15 Years Of NATO Expansion (March 24, 2014 - Press TV)
Video: http://www.presstv.ir/detail/2014/03/24/355897/nato-eying-russia-border-territories/

Giulietto Chiesa: I falchi e le colombe dell'Ucraina

Bandiere da non mostrare per nessun motivo sui telegiornali italiani!!!
Москва - Крым. Митинг в поддержку референдума и против фашизма 15 03 2014


*** TESTI / TEXTS:

Nato’s warmongers (Brian Cloughley, The News International - March 17, 2014)

SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE NEOFASCISTA, di Claudia Cernigoi


Anti-fascists organize resistance as crisis grips Ukraine coup regime (Greg Butterfield / WW, March 28, 2014)

The real face of Ukraine’s Maidan “democrats” (Ulrich Rippert / WSWS, 28 March 2014)

Moscow rally supports Ukraine anti-fascists (Greg Butterfield / WW, March 27, 2014)

Il Partito Comunista di Ucraina (KPU) si prepara alla sua più difficile campagna elettorale
27 Marzo 2014 - dichiarazione di Petro Simonenko, Primo segretario del KPU | da www.kpu.ua
http://www.marx21.it/comunisti-oggi/in-europa/23838-il-partito-comunista-di-ucraina-kpu-si-prepara-alla-sua-piu-difficile-campagna-elettorale.html

AROGANCIJA, OHOLOST I OPAKOST IZ WASHINGTON-A POSTAVLJA POZORNICU ZA RAT (Paul Roberts)

Alte Verhaltensmuster (Ukraine-Krise) - GFP 27.03.2014

Obama’s speech on Ukraine: Propaganda and lies (Patrick Martin, WSWS)

Kiev confie 23 colonies de vacances aux nazis pour une formation paramilitaire (Réseau Voltaire | 22 mars 2014)

La question ukrainienne : une étape dans le processus de déconstruction du droit international par les puissances occidentales
Robert Charvin - 21 mars 2014

Behind the coup in Ukraine: Oil and gas as a weapon (Chris Fry / WW, March 20, 2014)

Protests in U.S. hit lies on Ukraine, Venezuela (Greg Butterfield / WW, March 19, 2014)

Why Washington prefers coups over elections (Deirdre Griswold / WW, March 19, 2014)

U.S. hides Russian proposal to end crisis in Crimea (Fred Goldstein / WW, March 18, 2014)

Pro-West gangs attack Ukraine anti-fascists (Greg Butterfield / WW, March 18, 2014)

La giunta golpista di Kiev vuole mettere al bando i comunisti 

Zjuganov: “Dalla Crimea una vittoria del coraggio e un esempio per molte regioni dell’Ucraina”
dichiarazione del leader del Partito Comunista della Federazione Russa
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/23774-zjuganov-qdalla-crimea-una-vittoria-del-coraggio-e-un-esempio-per-molte-regioni-dellucraina.html

Il KKE denuncia l'intervento imperialista UE-USA-NATO in Ucraina (13-14/3/2014)

Imperialist hypocrisy on Crimea (WSWS)

The New York Times deploys C.J. Chivers to Ukraine (P. Martin)

Serbische Freiwillige zum Schutz von Sewastopol bereit (6 März 2014)

What the Western-backed regime is planning for Ukrainian workers

Petro Simonenko: “In Ucraina è stata instaurata una dittatura nazional-fascista”
Conferenza stampa del leader del Partito Comunista di Ucraina nella città di Donetsk
http://www.marx21.it/comunisti-oggi/in-europa/23763-petro-simonenko-in-ucraina-e-stata-instaurata-una-dittatura-nazional-fascista.html

Germany threatens "massive damage" to Russia ahead of Crimea referendum

Ucraina: in attesa del premio Nobel per la pace a Gene Sharp (Giulietto Chiesa - Il Fatto Quotidiano, 4 marzo 2014)

Die Dynamik des "Pravy Sektor"
Der Jugendverband der NPD kündigt einen "Europakongress" unter Beteiligung des "Pravy Sektor" ("Rechter Sektor") aus der Ukraine an…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58820

Manifestazione KKE contro i piani di proibizione del Partito e dell'ideologia comunista in Ucraina
http://www.resistenze.org/sito/te/po/gr/pogrec11-014151.htm

Dichiarazione del Consiglio mondiale della pace sugli sviluppi in Ucraina

Le organizzazioni giovanili comuniste sugli sviluppi in Ucraina


*** RACCOMANDIAMO DI SEGUIRE LA PAGINA INTERNET:



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A TEMPO DI RECORD L'ACCORDO DI ASSOCIAZIONE UE-UCRAINA

Il nuovo regime russofobo di Kiev batte ogni record e sottoscrive in un battibaleno il Patto di associazione con la UE. Non come i paesi "cattivi" dei Balcani, che hanno dovuto attendere anni!… Già il 21 marzo è stato infatti stipulato l’accordo, annunciato una settimana prima "in un video diffuso dalle tv locali" in cui "il premier ucraino, rientrato (…) da una tournée in Europa e negli Usa, ha affermato di aver avuto «un incontro con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy». «Siamo d’accordo - ha spiegato Jatseniuk - sul fatto che la parte politica dell’accordo di associazione tra Ucraina e Unione europea debba essere firmata durante il vertice del 21 marzo»" (Corriere della Sera 16-3-14)
L' "affidabilità" in senso antirusso ed atlantista consente dunque alla nuova junta golpista dell'Ucraina di affiancare o scavalcare altri Stati che mantengono negoziati con la UE da anni, come Turchia, Albania, Serbia, Macedonia…

LINKS: 

Die Europäisierung der Ukraine (GFP 2014/03/24)
KIEW/BERLIN (Eigener Bericht) - Mit der Unterzeichnung des politischen Teils des EU-Assoziierungsabkommens hat letzte Woche die Übernahme der Ukraine in das deutsch-europäische Hegemonialsystem begonnen…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58830

The Europeanization of Ukraine (GFP 2014/03/24)
KIEV/BERLIN (Own report) - Last week's signing of the political part of the EU Association Agreement began Ukraine's transition into the
German-European hegemonic system… 
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58733

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29 Marzo 2014 - di Evgenij Tsarkov* | da Ucraina Antifascista

Traduzione di Flavio Pettinari
 
*Evghenij Tsarkov è Primo segretario del Comitato regionale di Odessa del Partito Comunista di Ucraina 
 
Noi comunisti non avevamo forse avvertito che nessuno avrebbe preso l'Ucraina nell'Unione europea? Non avevamo avvertito che dopo la presa del potere, l’opposizione avrebbe ceduto il paese all’Occidente? Oggi, questo è esattamente ciò che accade: gli ucraini non ricevono niente di quanto hanno sperato. Non ci saranno stipendi europei, o pensioni o norme sociali europee. Nessuno si occuperà di far entrare l’Ucraina impoverita nella casa europea.
Così il Primo segretario del Comitato regionale di Odessa del Partito Comunista d’Ucraina, il deputato Evgenij Tsarkov, ha commentato la dichiarazione del presidente della Commissione Europea Barroso secondo il quale l'UE non è pronta a lanciare la procedura di adesione dell'Ucraina all'Unione Europea.
Ricordiamo che il 21 marzo a Bruxelles, il Primo Ministro dell'Ucraina Arseniy Yatsenjuk ha firmato l’accordo di associazione Ucraina e l'UE.
"I comunisti avevano avvertito che sarebbe andata così - ha continuato Tsarov - Abbiamo proposto di tenere un referendum per far decidere al popolo se aderire all'Unione Doganale o firmare l’associazione schiavistica con l’UE. Ma quelli che sono venuti al potere oggi, gridano che il referendum è illegale e hanno chiesto di mettere al bando il PCU".
Tsarkov sottolinea che i tecnocrati politici occidentali hanno preso tutto, come da copione: prima hanno realizzato il golpe, per mettere al potere le loro marionette. E oggi, con il loro aiuto, l'UE ha firmato con l'Ucraina un accordo “africano” di associazione, trasformando il nostro paese in una colonia.
"Inoltre, sullo sfondo del conflitto con la Russia, l'Europa e gli Stati Uniti cercheranno di apparire quasi come benefattori. Ma non per molto. Presto gli ucraini si renderanno conto di essere rimasti senza mercato, senza produttori nazionali e senza posti di lavoro, senza risorse, senza terra, e, inoltre, senza il principale partner commerciale, ovvero la Russia", ha dichiarato Tsarkov.
Il politico ha rimarcato che tutto ciò era stato previsto in anticipo dal Partito Comunista d’Ucraina.
"Però il precedente governo ha ignorato i nostri avvertimenti, e il nuovo governo perseguita apertamente il Partito Comunista e cerca di metterlo al bando. Tuttavia, i cittadini ucraini devono capire che, indipendentemente da come si comporta la Russia verso l’Ucraina, non possiamo ingannare noi stessi: all'Unione Europea e agli Stati Uniti non interessa il benessere degli ucraini. Essi sono guidati solo dai propri interessi egoistici. E molto presto gli ucraini se ne renderanno conto", ha concluso Tsarkov. 

Fonte originale:
Царьков: Брюссель еще раз дал понять– никто Украину в Евросоюз не берет - 28.03.2014



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Kiev: faida tra i “nazisti di lotta” e “di governo”. Con lo zampino dell’Ue

•  Venerdì, 28 Marzo 2014 12:02
•  Marco Santopadre

E’ muro contro muro tra le bande paramilitari di estrema destra di ‘Settore Destro’ e la giunta golpista di Kiev, per le quali evidentemente le milizie neonaziste sono diventate una presenza ingombrante e destabilizzante da ridimensionare. La svolta c’è stata lunedì scorso, quando un gruppo di agenti delle unità speciali della polizia hanno tentato di arrestare il leader neonazista Alexandr Muzychko – secondo molte versioni assassinato però a freddo a Rivne, nell’ovest ucraino - scatenando una vera e propria guerra con i miliziani di Pravyi Sektor. 

Ieri sera circa 1500 sostenitori del movimento neonazista e ultranazionalista hanno manifestato a Kiev per chiedere le dimissioni del ministro dell'Interno, il potente Arsen Avakov, giudicato probabilmente a ragione l’artefice della svolta all’interno dell’esecutivo ucraino. I miliziani hanno sventolato bandiere nere e rosse (quelle delle milizie ucraine che durante la seconda guerra mondiale collaborarono attivamente con le truppe naziste), sfilando fino alla sede della Verkhovna Rada, il parlamento, all’insegna dei loro consueti slogan bellicosi. Al loro arrivo di fronte alla Rada Suprema però i neonazisti hanno trovato altri estremisti di destra vicini al partito Svoboda e inquadrati nelle cosiddette ‘autodifese di Majdan’, mobilitati per impedire “provocazioni da parte dei miliziani di Settore Destro”. La tensione è salita quando circa 300 militanti estremisti, molti con il volto coperto e armati di mazze, hanno cominciato a far pressione sui cordoni dei difensori del Parlamento gridando ‘Rivoluzione’ ma poi è arrivato l’ordine di scioglimento da parte dei caporioni.

Teoricamente il leader della coalizione di gruppi paramilitari di estrema destra appena trasformato in partito politico, Dmitro Yarosh, è candidato alle prossime elezioni presidenziali del 25 maggio. Ma il movimento potrebbe essere addirittura messo al bando, secondo quanto hanno affermato alcuni dirigenti del partito di governo Patria, quello dell'ex premier Yulia Tymoshenko e del premier ad interim Arseny Yatsenyuk. Ieri Pravyi Sektor aveva annunciato nuove proteste per oggi, ma - secondo Interfax Ukraina - i vertici del gruppo hanno deciso di rinviare "l'assedio" all'assemblea, dopo l'annuncio della creazione di una commissione d'inchiesta parlamentare, già oggi, sulla morte di Sashko il Bianco, come era stato ribattezzato Muzychko.

Insomma sono tempi duri per una parte dell’estrema destra ucraina, utilizzata come forza d’urto contro il governo Yanukovich e contro le forze di sicurezza ai tempi del golpe ed ora invisa al nuovo regime di Kiev. Non è un segreto che Stati Uniti e Unione Europea hanno appoggiato, finanziato e addestrato le milizie neonaziste allo scopo di utilizzarle per togliere di mezzo il governo del Partito delle Regioni e sostituirlo con uno più incline a favorire gli interessi occidentali, portando l’Ucraina all’interno dell’area di influenza di Bruxelles e della Nato. Sostegno iniziato alcuni anni fa, come dimostrano i documenti che provano l’addestramento nelle repubbliche baltiche di alcune decine di ultras ucraini da parte di istruttori della Nato, e amplificato nell’autunno del 2013, quando il presidente Yanukovich decise di non firmare il trattato di associazione con l’Ue e gli eventi vennero fatti precipitare dalle cancellerie occidentali, che spinsero la protesta di ‘EuroMajdan’ al muro contro muro con le autorità di Kiev dando protagonismo ai gruppi neonazisti fino a quel momento assai minoritari. Dalla confluenza di gruppi e bande di piccola entità nacque appunto Pravyi Sektor che nel giro di pochi mesi ha potuto contare sul reclutamento di parecchie migliaia di combattenti, mentre in alcuni casi i suoi dirigenti sono stati scelti dal nuovo esecutivo per guidare importanti settori nel campo dei servizi di sicurezza.
Naturalmente gli aiuti occidentali sono giunti massicciamente anche ai partiti della destra parlamentare, dai nazionalsocialisti di Svoboda ai liberal-nazionalisti di Udar e Patria. Ricorda Natalia Vetrenko, presidente del Partito Socialista Progressista dell’Ucrania, che quando nel dicembre dell’anno scorso la polizia perquisì la sede nazionale del partito Batkivshina – quello di Yulia Tymoshenko – trovò la bellezza di 17 milioni di dollari in contanti. 
Ora che il grosso del ‘lavoro sporco’ è stato fatto l’intento del nuovo regime di Kiev è quello di togliere di mezzo, o almeno ridimensionare, l’influenza di gruppi paramilitari che rischiano di fare concorrenza all’estrema destra parlamentare anche sul piano elettorale e che comunque rappresentano un elemento di instabilità in un contesto già di per sé assai instabile.

In un articolo pubblicato su Spiegel Online nei giorni scorsi, si sottolinea uno stato di crescente preoccupazione da parte della Germania rispetto alla possibilità che in Ucraina possa esplodere una guerra civile causata dalle faide tra i fascisti presenti oggi nel governo di Kiev e quelli delle bande di Pravyi Sektor.

Nell'articolo si cita una fonte governativa di Berlino che dichiara come la posizione ufficiale del governo sia sempre più influenzata dall'analisi del think tank SWP – vicino al ministero degli esteri – secondo il quale gran parte del territorio dell'Est e del Sud dell’Ucraina non nutrono alcuna fiducia nella giunta golpista. L'analisi di SWP suggerisce come tutte le provocazioni recenti da parte del governo – abolizione del bilinguismo, progetti di messa fuori legge del Partito delle Regioni e di quello Comunista - hanno mandato un messaggio chiaro e ostile alle popolazioni delle regioni russofone del paese.

La logica conclusione dell'analisi di SWP, secondo la versione di Der Spiegel, è che il governo ucraino, definito un "conglomerato di pragmatici babbei, mezzi oligarchi e ultra-nazionalisti senza regole", non può stabilizzare il paese. Il che evidentemente sta portando gli sponsor europei delle marionette che ora governano a Kiev a tentare di mettere un po’ di ordine nel paese in vista delle elezioni di fine maggio.
Ma dall’Ucraina continuano a venire segnali assai preoccupanti che indicano che la svolta a destra del paese non è affatto incidentale e momentanea. Nei giorni scorsi alcuni media hanno diffuso la notizia che il ministro dell'Educazione Serhiy Kvit, membro del partito neonazista Svoboda, ha deciso di finanziare e promuovere ventitré campi scuola estivi organizzati nell'Ucraina occidentale da vari gruppi paramilitari. Secondo il giornale polacco "Gazeta Wyborcza", «nei campi si insegneranno le tattiche di guerriglia, l'autodifesa attraverso l'uso di armi da fuoco e da taglio e i "veri valori del popolo e della gioventù ucraina"».

I neonazisti di Svoboda non sono meno pericolosi e violenti di quelli di Settore Destro, solo più ubbidienti ai nuovi padroni di Kiev, e dopo aver obbligato il vecchio direttore della Tv pubblica ucraina a dimettersi – a suon di botte e minacce – ora il governo ha nominato alla guida dell’ente proprio un esponente del vecchio Partito Social-nazionale Ucraino. Da ora quindi il direttore generale dell'azienda televisiva statale (Ntcu) sarà Zurab Alassania, un giornalista vicino all’estrema destra ‘di governo’, in sostituzione di Alexandr Panteleimoniv. Alassania è direttore e fondatore della testata online MediaPort, di Kharkiv, nella russofona Ucraina orientale, e nella stessa città ha diretto la tv e la radio pubbliche durante la presidenza del filo-occidentale Viktor Iushenko (2005-2010). È inoltre tra i fondatori della tv online Hromadske che ha trasmesso in diretta la rivolta antigovernativa di piazza Indipendenza (Maidan Nezalezhnosti) a Kiev.


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IL NUOVO REGIME DI KIEV È ANTISEMITA MA I SIONISTI LO APPOGGIANO

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LINK CONSIGLIATI: 

Ucraina, il “J’accuse” ebraico a Putin
Una lettera aperta firmata da personalità e intellettuali ebrei punta il dito contro le “bugie” del presidente russo e le sue mire egemoniche
Lisa Palmieri-Billig (Vatican Insider 10/03/2014)

Nazisti e israeliani a braccetto per Kiev

Ukraine: Israeli Special Forces Supporting Antisemitic Mob

Ucraina liberata: i Nazi in piazza, gli Ebrei in fuga (Ennio Remondino)

Kiev, fascisti al potere: attacchi a comunisti ed ebrei

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Israel backs far-right coup in Ukraine


By Jean Shaoul 
18 March 2014


The government of Israeli prime minister Benyamin Netanyahu is backing the fascist-led putsch that ousted Ukraine’s elected pro-Russian president, Viktor Yanukovych. Far from opposing anti-Semitism and defending Ukrainian Jews from the neo-Nazi parties that have joined the new coalition government, Israel is doing its best to deny that any such threat exists.

Israeli foreign minister Avigdor Lieberman issued an anodyne statement last week saying: “Israel is following the events in Ukraine with grave concern, worries for the safety of the Ukrainian people and hopes that the situation does not deteriorate and that no human lives are lost.” This came just two days after Netanyahu’s visit to Washington and, reportedly, after pressure from the US State Department for a public display of support for the new government in Kiev.

Both the government and media in Israel have responded by refraining from commenting on the growth of neo-Nazi and anti-Semitic forces in Ukraine and the critical role they played in the Western-backed coup. They have downplayed or ignored entirely the fact that the US and the European powers had for months been financing and working with fascist organisations, such as the Svoboda party and the Right Sector, to bring down the Yanukovych regime. This is despite the fact that Svoboda leaders have made anti-Semitic public statements and the Right Sector’s paramilitary forces dress in uniforms modelled on Hitler’s Waffen SS and sport swastika-like emblems.

The unelected government, headed by Arseniy Yatsenyuk of the right-wing Fatherland Party, includes no fewer than six ministers from Svoboda, including deputy prime minister, general prosecutor and minister of defence. This is Svoboda’s reward for providing many of the shock troops in the Maidan protests that overthrew Yanukovych.

Dmytro Yarosh, the leader of the Right Sector, was appointed deputy head of the National Security and Defence Committee.

Less than a year ago, the World Jewish Congress called for Svoboda, which glorifies Nazi collaborators who facilitated the massacre of Ukrainian Jews during World War II, to be banned. Svoboda’s hero is the Ukrainian nationalist and pro-Nazi war criminal Stepan Bandera, leader of the Ukrainian Insurgent Army (OUN), which aided the Nazis in the mass murder of Jews and Poles. The party’s founder and leader, Oleh Tyahnybok, has spoken repeatedly of his determination to crush the “Russkie-Yid mafia that controls Ukraine.”

It was previously considered impossible to completely avoid noting the menacing presence of these neo-fascist and anti-Semitic forces. They have launched attacks on Ukraine’s Jewish community, which numbers around 200,000, mainly in Kiev, targeting synagogues.

As recently as February 22, the day of the putsch, Ukrainian rabbi Moshe Reuven Azman told Israel’s Ma  ariv newspaper that he “had asked Kiev Jews to leave the city and, if possible, the country, due to fears that Jews might be targeted in the ongoing chaos…. Some Jewish shops have been vandalised and other threats to the Jewish community have been received.”

The newspaper quoted Reuven as saying, “I don’t want to tempt fate…but there are constant warnings concerning intentions to attack Jewish institutions.” It reported that he had closed Jewish schools in Kiev due to the violence.

On February 25, Israel’s Ha  aretz reported that triumphant demonstrators were “flying flags with neo-Nazi symbols” and “distributing freshly translated editions of Mein Kampf and The Protocols of the Elders of Zion in Independence Square.”

Leaders of the Ukrainian Jewish community contacted Israeli foreign minister Lieberman, who comes from Moldova, to ask for help. The Israeli government neither responded to the request nor issued a statement. Nor did it offer financial support for the hospital care of nine Ukrainians sent to Israel after being seriously injured during recent rioting. The Jewish Agency offered a paltry $5,000.

In the main, Israel is minimising all such concerns. The Jerusalem Post , for example, wrote February 24 that there is “no information of Jews being targeted as of yet,” before asserting that “Jewish institutions are under self-imposed lock-down”. It added that there is no “defined threat against them.”

Last week, some leading members of Ukraine’s Jewish community published a highly critical open letter to Russian president Vladimir Putin saying that “even the most marginal” forces involved in the revolution “do not dare show anti-Semitism or other xenophobic behaviour.” They asserted their support for Ukrainian sovereignty “in the name of national minorities and Ukraine’s Jewish community.”

Most extraordinarily, Netanyahu’s visit to Washington followed a meeting between Israel’s ambassador to Ukraine, Reuven Din El, and Right Sector head Yarosh. The embassy gave this fascist its stamp of approval, stating on its web site: “Dmytro Yarosh stressed that Right Sector will oppose all [racist] phenomena, especially anti-Semitism, with all legitimate means.”

There are, in addition, reports of Israeli involvement in the opposition-led riots. According to the Jewish News Agency (JTA), a former Israeli army officer played a leading role in the protests, commanding a group of about 40 Ukrainian militants and five Israelis, known as the Blue Helmet unit, under the direction of Svoboda. Four other Israeli veterans, who had been born in Ukraine, migrated to Israel and served in the Israeli army before returning to Ukraine, took part in the opposition rallies.

It is not known whether the Blue Helmet group was working under the direction of forces in Israel. But its leader said, “I don’t belong [to Svoboda], but I take orders from their team. They know I’m Israeli, Jewish and an ex-soldier. They call me ‘brother’.” He added, “What they’re saying about Svoboda is exaggerated. I know this for a fact. I don’t like them because they’re inconsistent, not because of [any] anti-Semitism issue.”

The Jerusalem Post reported last December that “some young Jews working for international organisations such as JDC, Hillel and Limmud have taken to the barricades [in Ukraine]” and were “really active in offering support as well as organising the barricades.”

The Zionist state, whose self-proclaimed raison d’être is the defence of the Jewish people against anti-Semitism, now gives unalloyed support to a European government in which for the first time since 1945 an avowedly anti-Semitic, pro-Nazi party controls key levers of state power.

Israel’s response to the crisis in Ukraine testifies to the fact that the Israeli ruling elite speaks not for world Jewry, as it likes to claim, but for Israel’s capitalist class, a corrupt and venal social layer that carries out criminal attacks on Palestinians and others in alliance with Washington. The 20 wealthiest Israeli families control about half the stock market and 25 percent of the major corporations, notably the newspapers, banks and high-tech companies. A number of these oligarchs came from Russia and the former Soviet republics, having made their money through the privatisation of state-owned enterprises.

This class has long allied with fascistic forces outside Israel to defend its interests, most notably with the Phalange movement in Lebanon during the civil war of 1975-1989. More recently, it has shown no qualms in supporting, training and working with right-wing Islamists funded by Saudi Arabia, Qatar, Turkey and the CIA in an attempt to topple President Bashar al-Assad’s regime in Syria. Neither is Israel opposed to coups, having worked even more closely with Egypt since the July 2013 military coup than it did during the Mubarak era.

At home, as the gap between rich and poor has grown due to the economic policies pursued by governments of the right as well as the nominally “left,” the state has increasingly relied on right-wing settlers and extreme nationalist zealots, who provide the basis for the emergence of fascistic tendencies within Israel itself. It has fostered nationalism to divert the anger of the working class over declining living standards and social inequality along reactionary lines.

These developments show that far from defending the Jews from oppression and anti-Semitism, the Zionist state is complicit in that oppression and in the re-emergence of anti-Semitism.


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A Kiev aggredito rabbino della comunità ebraica locale

Il responsabile della organizzazione di soccorso ebraica "Hatsala Ucraina" il rabbino Hillel Cohen è stato aggredito a Kiev.

La Voce della Russia - Redazione Online, 14 marzo, 17:40

L'incidente è avvenuto la scorsa notte quando si stava dirigendo all'ospedale per visitare un paziente.
Hillel Cohen ha detto che non lontano dall'ospedale in un vicolo buio, è stato attaccato da sconosciuti che lo hanno picchiato gridando insulti per poi scomparire. La conseguenza del pestaggio è stata per il rabbino una mano rotta e un oggetto tagliente che è penetrato nella gamba.
Sono ormai frequenti gli attacchi contro gli ebrei in Ucraina, dopo l'avvento al potere del nuovo governo a Kiev composto anche da partiti dichiaratamente razzisti.


=== 4 ===

On the same issue, in english:
Mercenaries took part in Maidan violence – Ex-Ukraine security chief (RT, March 13, 2014)

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L’ex capo della sicurezza: «A Majdan c’era la Cia»

—Giulietto Chiesa
, 13.3.2014

Ucraina. Intervista di Yakimenko alla tv russa

Da ieri sera Alek­sandr Yaki­menko impazza su tutte le reti tele­vi­sive russe. Era il capo dei ser­vizi di sicu­rezza ucraini con Yanu­ko­vic, è fug­gito in Rus­sia con l’altra fac­cia della meda­glia della tra­ge­dia di Kiev e l’ha rac­con­tata in tv. Lui sa molte cose, tra cui chi sono quelli che hanno messo in azione i cec­chini che spa­ra­rono con­tro poli­ziotti e dimo­stranti quel 20 feb­braio. E ha fatto i nomi, uno die­tro l’altro. E non si è fer­mato ai nomi degli ultimi e penul­timi ese­cu­tori dell’operazione-diversione, ma è andato diritto alla defi­ni­zione dei mandanti.
Papale papale: «Si tratta di uomini legati diret­ta­mente ai ser­vizi segreti ame­ri­cani». Il cen­tro di comando è «l’ambasciata ame­ri­cana a Kiev», alla quale dev’essere aggiunto il rap­pre­sen­tante a Kiev dell’Unione Euro­pea, il «cit­ta­dino polacco» signor Tombinsky .

E giù un dilu­vio di rive­la­zioni. Pro­ba­bil­mente non tutte inno­centi, ma certo molto cre­di­bili. Tanto più cre­di­bili visto che com­ba­ciano per­fet­ta­mente con la famosa tele­fo­nata del mini­stro degli esteri estone Paet alla signora Cathe­rine Ash­ton, capo della diplo­ma­zia euro­pea, secondo la quale tele­fo­nata, a spa­rare «anche» con­tro i dimo­stranti non fu la poli­zia ucraina ma furono cec­chini «assol­dati dalle opposizioni».

Le accuse sono una più grave dell’altra, una più infa­mante dell’altra. E, se le tele­vi­sioni russe le ripro­du­cono con tanta ampiezza, ciò vuol dire sol­tanto una cosa: che Putin non solo non intende retro­ce­dere di un mil­li­me­tro, ma intende con­trat­tac­care poli­ti­ca­mente, diplo­ma­ti­ca­mente e anche dal punto di vista della comu­ni­ca­zione.

Yaki­menko chiama in causa l’ex pre­si­dente ucraino Yushenko, il vin­ci­tore, con Julia Timo­shenko, della ormai sfio­rita rivo­lu­zione aran­cione. È stato lui a lasciar mol­ti­pli­care i campi para­mi­li­tari in cui si sono alle­nati al golpe i nazi­sti e gli estre­mi­sti nazio­na­li­sti di Ste­pan Ban­dera. Solo quando arrivò Yanu­ko­vic i campi furono spostati.
Non chiusi ma spo­stati. E dove? In Polo­nia, in Let­to­nia, in Litua­nia. Ma il fatto è che nep­pure Yanu­ko­vic decise di chiu­dere quei campi. Con­ti­nuava il dop­pio gioco di un colpo al cer­chio e di uno alla botte, per tenere buoni russi e ame­ri­cani. Né Yaki­menko spiega il suo ruolo in que­sta vicenda. L’influenza degli Stati Uniti e dell’Europa erano già troppo forti per poter essere contrastate

Insomma l’ex capo della poli­zia poli­tica ucraina comu­nica che l’eversione in Ucraina ha ori­gini lon­tane. Non è stata né spon­ta­nea, né improv­vi­sata. Ha fatto parte di un piano stra­te­gico nato negli Stati uniti e che ha avuto come ese­cu­tori mate­riali un gruppo di paesi dell’Unione europea.
Certo in piazza c’erano migliaia e migliaia di per­sone. Ma a gui­darle e a impri­mere una svolta ever­siva sono stati uomini armati e bene adde­strati da tempo, sca­te­nati da una serie di comandi molto pre­cisi. Fino alla tre­menda sce­neg­giata, costata quasi un cen­ti­naio di morti e oltre 800 feriti, che servì a coprire di infa­mia il pre­si­dente Yanu­ko­vic, lor­dato di un san­gue che non aveva voluto e saputo pro­vo­care, ma la cui fuga fu applau­dita da tutto il «mondo libero», indi­gnato per la sua ferocia.

Adesso Yaki­menko ci comu­nica che quei cec­chini furono indi­vi­duati: spa­ra­vano dal palazzo della Filar­mo­nica, erano una ven­tina, «bene armati, bene equi­pag­giati, con fucili di pre­ci­sione dotati di can­noc­chiale». Gli uomini della Sicu­rezza interna erano nella piazza, mesco­lati alla folla e – dice Yaki­menko – videro tutto. Videro e rife­ri­rono.
«E non furono gli unici a vedere». Anche i lea­der di alcuni gruppi estre­mi­sti videro. Tanto che – insi­ste Yaki­menko con le sue rive­la­zioni – si misero in con­tatto con lui chie­den­do­gli di porre fine alla mat­tanza facendo inter­ve­nire la sue «teste di cuoio», il famoso o fami­ge­rato «Gruppo Alfa».

Yaki­menko parla dun­que di una trat­ta­tiva che si svolse tra lui e i rap­pre­sen­tanti di Svo­boda e di Set­tore Destro. Forse – dice – lo fecero per «crearsi un alibi». Forse per­ché non erano loro, ma altri, ad avere orga­niz­zato la mostruosa ope­ra­zione diver­siva. Resta il fatto che Yaki­menko si dichiara pronto a inter­ve­nire, pur­ché il coman­dante della Piazza Mai­dan, Paru­bij, garan­ti­sca che i suoi uomini armati (teo­ri­ca­mente là per difen­dere Yanu­ko­vic) non gli spa­re­ranno alla schiena men­tre entra in azione con Alfa.

Ma Paru­bij era già emi­grato nel campo di Agra­mante e non fece nes­suna pro­messa. Così viene fuori, dalle parole di Yaki­menko, che gli Usa ave­vano ormai costruito una rete di comando e di influenza che pene­trava in tutti i set­tori cru­ciali dello stato ucraino. Un gruppo di per­sone, tutte deci­sive nel con­trollo delle forze di sicu­rezza, visi­ta­vano l’ambasciata Usa «tutti i santi giorni». C’era tra loro l’ex mini­stro della Difesa Gri­zenko; c’era Nali­vài­chenko, ai ver­tici del Cbu (colui che il vice pre­si­dente Usa Joe Byden definì «il mio uomo a Kiev»); c’erano Poro­shenko, Mala­muzh, Gvozd, tutti alti fun­zio­nari della poli­zia; c’erano agenti dei ser­vizi segreti del Mini­stero della Difesa; c’erano mer­ce­nari della ex Jugo­sla­via, e di altre provenienze.

Paru­bij è stato pro­mosso al rango di Segre­ta­rio del Con­si­glio di Sicu­rezza dell’attuale governo. Nali­vài­chenko occupa ora il posto che fu di Yaki­menko. Hanno fatto car­riera con Maj­dan. L’Europa, in quanto tale, spro­fonda più che nella ver­go­gna, nel ridi­colo, tro­van­dosi gui­data da quat­tro repub­bli­che ex satel­liti o ex sovie­ti­che (anche se con l’autorevole coper­tura di Ber­lino, Lon­dra, e Parigi) in un’avventura che non era stata nem­meno discussa. E che non è euro­pea, ma americana.


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Der Originalartikel auf Deutsch:
Bilder des Kalten Krieges. Die Krim-Krise (GFP 12.03.2014)
Ein Berliner Osteuropa-Experte erhebt schwere Vorwürfe gegen die Ukraine-Politik und die Ukraine-Berichterstattung in der Bundesrepublik… 
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58821



Cold War Images
 
2014/03/12

BERLIN/KIEV
 
(Own report) - An German expert on Eastern Europe is raising strong criticism of Berlin's policy toward and German media coverage of Ukraine. Berlin and the EU have been systematically ignoring Russian cooperation proposals for years and massively provoking Moscow, observes Stefan Meister, a specialist on Russia at the European Council on Foreign Relations (ECFR). Therefore, they are "to a large extent responsible" for the current crisis escalation. The conflict between the West and Russia has been generally viewed "too one-sided." "We are using (...) cold war images." While politics and media are preparing public opinion for further escalation, initial evidence of plans to destabilize the Crimea are coming to light, in case the peninsula's population votes in favor of joining Russia in Sunday's referendum. Militant Ukrainian fascists, for example, who have announced that they would "defend the fatherland to the end," have already begun their mobilization. Some of them had fought against the Russian military in Chechen militias. In addition, it is being claimed that Moscow may have to contend with attacks from Crimean Tatar Salafist Muslims. Some of these Salafists have gained combat experience in the Syrian War.
Zones of Influence
A German expert on Eastern Europe is strongly criticizing Berlin's policy toward Ukraine and media coverage of events in that country. In relationship to the escalating Ukrainian crisis, Stefan Meister, a specialist on Russia at the European Council on Foreign Relations (ECFR) makes the observation that "the EU, or its member states also bear a large responsibility for the current situation." The West has repeatedly broken its geostrategic accords with Moscow. For example, it had been agreed that NATO would not expand to include the countries of the former Soviet Union; "but they did it anyway." Putin's "proposals for cooperation in the domain of security and energy" were consistently rejected. Before the November 2013 summit in Vilnius, where Kiev was supposed to sign the Association Agreement, the EU inconsiderately made "a proposition to the Ukrainian elite, which was not at all what they needed." It had also "completely disregarded" the fact that "for Russia, the loss of Ukraine ... is much more significant, than gaining the Ukraine is for the EU." Moscow, without "control over the Ukraine" is incapable, in the long run, of remaining "a regional power." After all this experience, Putin probably figured that "if the others are expanding their zones of influence, I will do the same." It could not have been expected otherwise.[1]
"Among Men and Animals"
Stefan Meister further explains that, in the West, the Crimea crisis is generally perceived with too much bias. "We are reacting quasi hysterically to what is happening, using ... cold war images," says the East Europe expert. "We are blaming Putin, while remaining mute about our share of guilt." What's more, "our perspective of the Ukrainian opposition" is "very one-sided." Especially the publicized opinion is "much too focused on the person, Putin," the president, who, actually is only a "moderator between various Russian elite interest groups."[2] In fact, in the German media, Putin is increasingly being stylized into a symbol of aggressive politics, that must be countered. The previously liberal "taz" alleges that, under Putin, "rightwing extremist radicals" can be "found in the direct entourage of the reigning power," which raises Russia "at least, to a proto-fascist totalitarian state."[3] A few weeks ago, the paper speculated that "Russia's ruler" can "allegedly do without women; (...) rumors of an affair" with a "rhythmical gymnast" are merely supposed to "cover up his disinterest." Putin "nurtures other passions," ... "he really feels comfortable only in intimate men's circles and with animals."[4]
War not Ruled Out
While the German government and the mainstream media are preparing public opinion for further escalation of the conflict with Moscow, initial evidence of plans to destabilize the Crimea are coming to light, for the case that the peninsula's population votes in favor of joining Russia in Sunday's referendum. The fascist "Pravi Sektor" ("Rightwing Sector") has announced that it has opened recruiting offices throughout the Ukraine, to recruit volunteers to reconquer the Crimea. They want to mobilize for the case that Russia continues its "aggression" there.[5] "The other side of the coin is war," according to a quote from one of the leaders of the organization: "We do not rule out this option. Accordingly, we are conducting mobilization and are preparing to repel foreign aggression. If the Kremlin tramples on us further, we will fight and defend our native state until the end."[6] According to Ukrainian media, the leader of the "Pravi Sektor," Dmytro Yarosh, announced that his paramilitary association would coordinate its activities with Ukraine's National Security and Defense Council. Jarosch officiates as Vice Secretary of this council under the personal direction of the Ukrainian President. (german-foreign-policy.com reported.[7])
Experienced Militias
The "Pravi Sektor's" threats of force must be taken all the more seriously, given the fact that, in the past, one of its member organizations, the extremist rightwing UNA-UNSO - founded in 1990 - not only had already intervened in the Crimea but has combat experience. In the spring of 1992, that association staged a demonstration in the Crimea, which dominated headlines throughout the country. This was perceived at the time - shortly following the disintegration of the Soviet Union - as a response to the topical debate, as to whether the allocation of the Crimea to Ukraine in 1954 should be reversed and the Crimea be reattached to Russia. The Crimea remained with Ukraine. UNA-UNSO activists also joined the combat in Georgia in 1993. In 1994, according to one report, the association had a constant exchange with Chechen separatists, at war with Moscow. UNA-UNSO members also practically "participated in Chechnya's war against Russia."[8] One of these former UNA-UNSO militiamen was recently spotted at the Western Ukraine protests, when he threatened regional parliamentarians with a kalashnikov. Today he claims he will "fight communists, Jews and Russians for as long as blood flows in my veins."[9]
"We are Ready"
Alongside the "Pravi Sektor," whose ranks have been dramatically reinforced in the course of those protests supported by Berlin, another group drawing attention in the Crimean context are the Crimean Tatars. This 280,000-member Islamic minority also has a Salafist wing, some of whose activists have combat experience from the Syrian conflict. One of the Crimean Tartar leaders was quoted with a prognosis that it should be expected that, at least, a few of those with combat experience will attack the Russian troops in the Crimea in the future. “They say: ‘an enemy has entered our land and we are ready’," he is quoted saying.[10] Observers point out that, on the one hand, Salafists fighting in Syria, often have the best links to Saudi Arabia and that, on the other, massive protests are now taking place in Saudi Arabia against Russian measures in the Crimea - based on the bogus allegation, Moscow wants to kill the Crimean Tartars. Saudi media propagates that in the Crimean War of the 19th Century, Arab Muslims had also fought the Russians.[11] Riyadh, which is participating in this anti-Moscow media agitation, is one of the West's - Germany's as well - closest allies in the Arab world. This dictatorship has already joined forces with Western powers against Moscow - in Afghanistan in the 1980s.
More reports and background information on the current German policy in reference to the Ukra

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