(francais / italiano)

I profughi siriani scappano da noi

1) Siria: l'Occidente ha fatto uccidere l'archeologo (M. Correggia)
2) Le guerre imperialiste distruggono il patrimonio culturale mondiale (G. Raccichini)
3) François Hollande continue d’ouvrir la route de Damas aux coupeurs de têtes (S. Cattori)


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Palmyra. L'Occidente ha armato la mano degli assassini. Ipocrisia del Pd e di tutti gli altri sostenitori di guerre

Dopo l’ennesimo indicibile orrore, l’esecuzione a Palmyra dell’82enne archeologo siriano Khaled al Asaad, per mano dei terroristi del sedicente Stato islamico, in Occidente è una corsa da parte di tutti – governi, giornalisti, politici - a fregiarsi della sua memoria.  Strumentalizzando la sua morte. Ad esempio il martire sarà commemorato alle feste del Pd, ha comunicato il premier Renzi.
Peccato che molte delle organizzazioni e persone che ora si dichiarano commosse e indignate, in testa a tutti il Pd, da anni sostengano in vario modo la guerra in Siria e nel 2011 abbiano appoggiato la guerra Nato in Libia. A questi smemorati va ricordato quanto segue:
-          Il sedicente Stato islamico (nato in Iraq dopo il 2003 grazie alla guerra di Bush) è cresciuto perché in Libia la Nato (Italia compresa) è stata la forza aerea delle milizie terroriste e razziste che hanno distrutto il paese e poi sono dilagate in Africa subsahariana e in Siria;
-          In Siria lo Stato islamico è cresciuto (espandendosi dal 2014 anche in Iraq) con l’arrivo di combattenti stranieri grazie al flusso di aiuti materiali e all’appoggio politico dei paesi della Nato e delle petro-monarchie del Golfo, uniti nel cosiddetto gruppo di “Amici della Siria” (ora “Gruppo di Londra”), a vantaggio dei vari gruppi armati di opposizione. Questo ha alimentato – anche a colpi di propaganda e menzogne - una guerra che ha ucciso la Siria. E ha boicottato la pace. 
-          Eppure già dal 2012, come dimostrano documenti Usa desecretati e come tutti sapevano, l’opposizione armata era dominata da gruppi che miravano alla formazione di un califfato in Siria.
-          Gli aiuti Nato/Golfo all’opposizione armata sono aiuti a gruppi estremisti, perché sono evidenti le porte girevoli fra le diverse formazioni, che sul campo o si alleano o cedono armi e uomini ai più forti. Il cosiddetto Esercito siriano libero è un guscio vuoto. 
-          L’appoggio a estremisti presenti o futuri continua: Usa e Turchia sono impegnati nel programma di addestramento e fornitura militare alla “Nuova forza siriana” (i cui adepti poi rifiutano di combattere contro l’Isis o si arrendono ad Al Nusra); Arabia saudita e Qatar continuano nell’appoggio finanziario perché la guerra vada avanti. 
-          L’Italia sta zitta. Pochi giorni fa il ministro  Gentiloni ha accolto l’omologo saudita, impegnato anche a distruggere lo Yemen con la connivenza internazionale.

Marinella Correggia, Torri in Sabina


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Le guerre imperialiste distruggono il patrimonio culturale mondiale

25 Agosto 2015 – di Giorgio Raccichini, PCdI Fermo
da pdcifermano.wordpress.com

La recente brutale esecuzione di Khaled al Assad, anziano ed eroico archeologo siriano, ha generato un’indignazione in Occidente e in Italia a dir poco ipocrita. Da una parte si compiange lo scienziato morto per difendere la cultura, in quanto ha celato alla furia devastatrice dello Stato islamico i tesori dell’antica Palmira, dall’altra ci si è resi responsabili nel determinare una situazione che sta mettendo a rischio sia le vite umane e l’esistenza e l’indipendenza della Siria, sia un patrimonio storico-artistico e culturale di ineguagliabile importanza. Infatti, dal momento in cui i l’Occidente – insieme ad Israele, alla Turchia, all’Arabia Saudita e alle monarchie del Golfo – ha posto nel suo mirino l’obiettivo di cancellare la sovranità di un Paese troppo indipendente, non ha fatto altro che armare e finanziare organizzazioni antigovernative, costituite in gran parte da guerriglieri islamici provenienti spesso dall’estero, i quali hanno finito per alimentare il fenomeno dell’Isis.
Così questa organizzazione ha avuto la possibilità di agire e conquistare vasti territori distruggendo molte testimonianze storiche del passato dell’umanità, comportandosi come il califfo Omar, quando nel VII secolo d.C. venne conquistata Alessandria d’Egitto; dovendo decidere il destino della famosa biblioteca, come ricorda Luciano Canfora nel suo libro “La biblioteca scomparsa” (Sellerio, 2009), il califfo si pronunciò nel seguente modo: “Se il loro contenuto si accorda con il libro di Allah, noi possiamo farne a meno, dal momento che, in tal caso, il libro di Allah è più che sufficiente. Se invece contengono qualcosa di difforme rispetto al libro di Allah, non c’è alcun bisogno di conservarli. Procedi e distruggili”. Nel caso dell’approccio dell’ISIS alle testimonianze della storia e della cultura, sospetto tuttavia che entri in gioco, oltre ad un funesto e arcaico bigottismo, una più moderna volontà di guadagnare attraverso la vendita sul mercato nero dei reperti. E non mi meraviglierei che gli acquirenti si trovassero proprio in Occidente!

Il ministro Franceschini urla impotente: “Questo orribile atto non può rimanere senza risposta”. Renzi annuncia che Khaled al Assad verrà ricordato in tutte le feste dell’Unità, perché “non bisogna rassegnarsi alla barbarie”. Eppure il Partito Democratico fin dagli inizi del conflitto siriano ha diffuso la favola secondo la quale la guerra siriana sarebbe stata una rivolta degli oppressi dal regime sanguinario di Bashar al Assad, non denunciando, quindi, ma appoggiando le manovre internazionali che destabilizzavano la Siria e facevano emergere l’ISIS. Le stesse posizioni del PD sono in realtà condivise dalla maggior parte delle testate giornalistiche e delle forze politiche italiane, tanto che SEL, invece di prendere apertamente posizione o contro o a favore dell’imperialismo, nel pieno della recrudescenza del conflitto faceva appello ad un presunto movimento non violento e nella sostanza equiparava aggressori ed aggrediti.

Se poi spostiamo il nostro sguardo alla Libia, dove era chiaro fin dall’inizio che il rovesciamento violento del regime di Gheddafi avrebbe provocato solo un tremendo caos, possiamo constatare che altri siti archeologici di importanza mondiale sono a rischio distruzione, come quello dell’antica Leptis Magna, città natale di Settimio Severo. Pure in questo caso gran parte della politica italiana, anche di sinistra, esultava più o meno esplicitamente per la fine del “dittatore”, dimostrando di essere o serva cosciente delle logiche imperiali o incapace di abbozzare una riflessione storica riguardo alle caratteristiche di un dato Paese.

Le guerre imperialiste, anche quelle per procura come è quella in Siria, hanno tra le loro conseguenze il saccheggio dei beni culturali. Chi si ricorda della guerra contro l’Iraq di Saddam Hussein nel 2003? Sì, proprio quella che, come nei casi più vicini a noi della Libia e della Siria, è stata giustificata con una serie di vili e assurde menzogne. In particolare, ci si ricorda, in aggiunta alle distruzioni causate dalle bombe occidentali, del saccheggio dell’Iraq Museum di Baghdad, avvenuto senza che le truppe degli invasori facessero nulla per evitare che i beni lì esposti fossero depredati. È risaputo che, quando si vuole cancellare una nazione, è necessario distruggerne anche la memoria storica e le testimonianze culturali. È ciò che è avvenuto nel Kosovo, dove i guerriglieri albanesi dell’UCK, alleati della NATO nella guerra scatenata da quest’ultima nel 1999 in seguito alla messa in scena del finto massacro di Racak, cominciarono una massiccia distruzione delle chiese e dei monasteri serbo-ortodossi, alcuni patrimonio dell’UNESCO, in un territorio che vide svolgersi nel 1389 la battaglia della Piana dei Merli, un evento molto importante per la storia serba e, in generale, per il cristianesimo europeo.

I pochi esempi addotti dimostrano quanto le aggressioni imperialiste della NATO siano all’origine delle distruzioni e dei saccheggi del patrimonio culturale dei popoli aggrediti e della morte di coloro che, come Khaled al Assad, si sono battuti per preservarlo.

L’imperialismo, però, non produce solo la distruzione o il saccheggio del patrimonio culturale attraverso la guerra; in quanto risorse sempre più lucrative i beni culturali diventano appetibili per il grande capitale, come sta accadendo in Grecia, dove il ricatto finanziario viene agitato per costringere a privatizzare, in primis a favore del capitale tedesco, tutto il patrimonio pubblico, tra cui i beni culturali. Se ciò non è saccheggiare, poco ci manca. Graecia capta ferum victorem cepit: il capitale moderno è molto più brutale dei Romani e il patrimonio culturale della Grecia moderna gli interessa solo ed esclusivamente per i profitti che può trarne.

Piuttosto che piangere lacrime di coccodrillo di fronte alla morte di Khaled al Assad, magari mettendo inutilmente le bandiere a mezz’asta, bisognerebbe denunciare le guerre per le risorse e i mercati scatenate dall’Occidente a guida statunitense e far uscire l’Italia da quell’Alleanza atlantica che è un’organizzazione chiaramente contraria al rispetto dei tanto decantati diritti umani, tra i quali rientra anche la salvaguardia della cultura mondiale.


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François Hollande continue d’ouvrir la route de Damas aux coupeurs de têtes 

Par Silvia Cattori le 26 août 2015

En entendant le chef de l’Etat français, François Hollande, le mardi 25 août, dire qu’une solution politique à la crise en Syrie implique la « neutralisation » de Bachar el-Assad on pouvait se demander quel sens il donne à ce mot.
« Nous devons réduire les emprises terroristes sans préserver Assad. Les deux ont partie liée. »
« En même temps, il nous faut chercher une transition politique en Syrie, c’est une nécessité. 
La première, c’est la neutralisation de Bachar el-Assad ».
La diplomatie française a toujours mis comme préalable à toute solution le départ du « boucher Assad » [*] qui « ne mériterait pas d’être sur la terre » [**].
Elle aurait voulu le liquider. Elle n’a pas réussi. Sa « neutralisation » n’est-elle qu’une variante de la liquidation ?
Par ailleurs, comment Hollande peut-il faire une symétrie entre les groupes terroristes et Bachar el-Assad qui – fort de son gouvernement et du soutien de la grande majorité des Syriens – les combat depuis quatre ans et demi ?
Comment peut-il se contenter de « réduire les emprises terroristes » ?
Les Syriens qui les craignent et subissent leurs atrocités ont-ils leur mot à dire?
Quoi qu’il en soit, par son obstination à écarter Assad, la France continue d’ouvrir la route de Damas aux coupeurs de têtes d’al-Nosra et compagnie[***].
Silvia Cattori | 26 août 2015
* François Hollande et Manuel Valls ont qualifié Bachar el-Assad de « boucher« .
**  Laurent Fabius a déclaré le 17 août 2012: «Le régime syrien doit être abattu et rapidement... Bachar ne mériterait pas d’être sur la terre».
 ***  Exécutions et décapitions de soldats de l’armée gouvernementale syrienne bien avant l’arrivée de l’EI
FOTO: Le New York Times a mis en ligne une vidéo tournée dans le nord de la Syrie au printemps 2012 montrant des « rebelles » exécutant sept soldats de l’armée régulière syrienne
FOTO: Décapitations de soldats de l’armée régulière en 2014