(hrvatskosrpski / italiano)

Oni su ustaše?

1) Media in Croazia: un tentato omicidio che ci riguarda tutti (Helena Puljiz)
Il 28 ottobre scorso, mentre percorreva l'autostrada Bregana-Lipovac, l'automobile di Saša Leković ha mostrato segni di danneggiamento... si è constatato che due bulloni della ruota anteriore destra erano stati segati...
2) Oni su ustaše? Pa odnosimo se onda prema njima kako zaslužuju! (Mijo Vinceković)
A ako se tko ponaša kao ustaša, odijeva se kao ustaša, govori kao ustaša, pozdravlja kao ustaša, slavi 10. travnja, mrzi Srbe i pjeva ustaške budnice i poskočnice, onda je on bez svake sumnje ustaša. Zašto bi itko želio biti ustaša, je već drugo pitanje, jednako onome ima li itko pametan, a da želi biti ustaša?...


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Si veda anche: Libertà dei media in calo in Croazia: un'infografica (OBC 15 novembre 2016
... Misure quali la rimozione di oltre 70 dipendenti dal servizio pubblico radiotelevisivo, la messa in discussione dell’agenzia nazionale per la regolamentazione delle telecomunicazioni e l'abolizione del finanziamento per i media non profit erodono la possibilità che i giornalisti possano svolgere il proprio lavoro adempiendo il compito fondamentale...



Media in Croazia: un tentato omicidio che ci riguarda tutti


Nella giornata internazionale per fermare l'impunità per i crimini contro i giornalisti, il commento di Helena Puljiz sul tentato omicidio ai danni di Saša Leković, presidente dell'Associazione dei giornalisti croati

02/11/2016 -  Helena Puljiz Zagabria 

(Pubblicato originariamente da Index.hr  il 28 ottobre 2016 e tradotto da OBCT)

Il tentato omicidio ai danni del presidente dell'Associazione dei giornalisti croati, Saša Leković  , è un messaggio a tutti i giornalisti croati. Si dice loro di tacere e chinare il capo, e di accettare di lavorare secondo i dettami dei nemici della democrazia e della libertà di parola. Le centinaia di minacce verbali nei confronti di giornalisti avvenute nell’ultimo anno, le cui implicazioni sono state  minimizzate o ignorate in modo sistematico e persistente dalla polizia, sono sublimate nell’attacco a Leković e, solo  fortuitamente e grazie alla sua attenzione, oggi il giornalismo croato non è in lutto.

Di Saša Leković si può pensare quel che si vuole, ma quando si parla di lui non ci si riferisce solo a un cittadino di questo paese e a un giornalista, ma al presidente dell’Associazione dei giornalisti croati, organizzazione ombrello dei cronisti della Croazia. Quando qualcuno mette in pericolo la sua vita, non è in gioco solo la sua persona, ma ci troviamo di fronte ad un attacco al mondo del giornalismo nel suo insieme e alla libertà dei media in questo paese. Se il giornalismo indipendente è uno dei pilastri dell’ordinamento democratico, e non vi è dubbio che lo sia, allora il tentato omicidio di Leković è un tentativo di colpire i valori costituzionali e l'ordine democratico. Qualsiasi attacco ai danni dei giornalisti che svolgono il proprio lavoro con onestà e professionalità è un attacco alla libertà di parola e al sistema democratico croato.

La politica ha creato e incoraggiato i violenti

Da quando è entrato in carica, Saša Leković è stato continuamente esposto a brutali attacchi verbali e minacce, eventi ritenuti estremamente preoccupanti da molti di noi. Tuttavia, in molti abbiamo considerato verosimile e auspicabile che non si sarebbe andati oltre l’intimidazione verbale. La provenienza di quasi tutte queste minacce può essere identificata nei ranghi dell’estrema destra, alle cui fila Tomislav Karamarko ha dato legittimità in qualità di presidente del partito HDZ. L’incitamento all'odio si è diffuso nel paese lo scorso anno, senza che a ciò seguisse una reazione seria da parte delle autorità al governo né dalle fila dell’opposizione. In molti casi, al contrario, molte delle dichiarazioni e delle azioni da parte dei governanti hanno incoraggiato atteggiamenti di questo tipo.

Quando una folla di estremisti ha preso di mira la presidente del Consiglio per le comunicazioni elettroniche Mirjana Rakić, inneggiando lo slogan ustascia "Za dom spremni!" e intonando altri insulti orribili, la polizia si è astenuta dallo schedare chi aveva preso parte all'azione, adducendo come giustificazione il fatto che ci fossero troppe persone, è che quindi non si potesse intervenire in alcun modo. Quando i "serpenti ustascia", pochi giorni fa hanno minacciato i giornalisti Sandra Bartolović e Goran Borković, la polizia ha concluso che si fosse solo trattato di molestie, e non di minacce. Un caso simile ha riguardato di recente Branka Valentić, direttrice dell’agenzia di stampa Hina.

Quando la scorsa primavera, nel centro di Spalato, è stato preso di mira il giornalista e scrittore Ante Tomić, l’allora ministro della Cultura Zlatko Hasanbegović commentò cinicamente l’accaduto sostenendo l’importanza di fare attenzione a cosa si scrive e a come lo si fa. Željko Glasnović, fra i non eletti in parlamento del partito HDZ, ha sostenuto in passato che i giornalisti sono i peggiori nemici della democrazia e continua a rivendicare questa affermazione senza che nessuno si sia mai preso il disturbo di contraddirlo, con il pretesto che le sue posizioni non vengono prese sul serio.

Incitamento all’odio e minacce istituzionalizzati

Incitamento all’odio e minacce sono stati generati e nutriti dalla politica. La politica stessa è responsabile per il declino terrificante subito dalla cultura del dialogo nella nostra società e per aver spacciato l’incitamento all’odio per libertà di parola. Quando si tratta di politica, il silenzio significa complicità e assenso, e finora sono numerose le personalità pubbliche responsabili di aver mantenuto il silenzio - il primo ministro, la presidente, il presidente del Parlamento e il leader dell'opposizione; uno dei vice-presidenti del Parlamento ha addirittura preso parte all’assalto contro Mirjana Rakić.

L’incitamento all'odio e le minacce in Croazia sono istituzionalizzati e restano impuniti. Oltretutto, quando pressioni di questo tipo provengono dai rappresentanti politici che siedono in parlamento e dalle poltrone ministeriali, il passo successivo è che il primo dei vili si senta autorizzato a ricorrere a intimidazioni e offese, ritenendo che queste costituiscano la maniera più appropriata e normale di comunicare con il resto del mondo, e soprattutto con i giornalisti. Questo problema nel nostro paese non esiste da ieri, ma si è intensificato ed era solo una questione di tempo che a qualcuno venisse in mente di tranciare i bulloni dell’automobile del presidente dell'Associazione giornalisti croati.

Nessuno pensi che gli attacchi al giornalismo non lo riguardano

Ci sono molte cose che non funzionano nel giornalismo croato di cui siamo tutti a conoscenza. Non c’è dubbio che, sotto la pressione dei poteri politici, di uomini d'affari e di una parte del settore pubblicitario, gli standard professionali ed etici di molti giornalisti nel nostro paese abbiano subito un drastico declino. Ma che nessuno pensi che un attacco alla libertà di stampa non lo riguardi, o che sia stato un tentativo di eutanasia.

In questi giorni, la propaganda politica sta cercando di convincervi che siamo arrivati ad un governo di salvezza nazionale e che lo stato o il ministro delle Finanze aumenteranno i salari. È solo grazie alla stampa libera che ai cittadini è dato sapere che queste promesse non sono veritiere, perché i salari saranno aumentati solo alla classe politica e a chi già percepisce stipendi alti.

Solo grazie alla libertà di stampa e dei mezzi di informazione i cittadini hanno accesso a informazioni cruciali come il fatto che la riforma fiscale significherà per tutti loro cibo e medicinali più costosi, mentre non vi saranno aumenti significativi per quanto riguarda il reddito mensile di ciascuno di loro. È solo grazie al giornalismo indipendente che i cittadini possono essere messi a conoscenza dei problemi del governo di coalizione HDZ-Most, che proseguono immutati anche con la nuova formazione Petrov-Plenković. Allo stesso modo, è grazie alla stampa che si saprà che il revisionismo di Zlatko Hasanbegović, ammiratore dei "martiri ustascia" e ministro della Cultura nel precedente governo, è stato sostituito nell’attuale esecutivo dal revisionismo di Pavo Barišić che a sua volta si dichiara ammiratore dei "martiri ustascia" e che occuperà la posizione di ministro dell'Istruzione.

I media liberi sono l'unica difesa nei confronti del potere

Solo il giornalismo indipendente vi ricorderà che il primo ministro Andrej Plenković dice sciocchezze quando afferma che non permetterà che l’INA [la compagnia petrolifera di stato croata, ndt] diventi una mera filiale della compagnia MOL, perché nei fatti è già così dal momento in cui l'allora presidente dell’HDZ e primo ministro Ivo Sanader cedette i diritti di gestione di INA, facendolo per di più in circostanze talmente sospette da portare alla riapertura delle indagini nei suoi confronti. Tramite questo stesso giornalismo verrete a sapere che cosa possiedono Andrej Plenković e gli altri rappresentanti politici.

Solo grazie alla libertà di stampa e ai media indipendenti i nostri destini non sono più nelle mani del potere decisionale di Tomislav Karamarko, Slavko Linić, Branko Šegon, Mijo Crnoja e molti altri personaggi altrimenti ritenuti intoccabili.

Tutti i summenzionati, così come tutti coloro i cui nomi potrebbero comparire nelle righe soprastanti, preferirebbero che in questo paese non esistessero il giornalismo indipendente e la libertà dei mezzi di informazione, che senza essere stati invitati a farlo si immischiano nei retroscena dei loro interessi politici e privati. È nell’interesse di tutti coloro che hanno a cuore la vita in uno stato democratico, governato dalla legge e non dalla forza, che il giornalismo libero sopravviva e venga rafforzato.

Non sappiamo chi ha segato i bulloni della vettura del presidente dell’Associazione dei giornalisti croati, Saša Leković, o chi abbia potuto ordinare un simile gesto, ma questi criminali devono sapere che la Croazia non si piegherà alle loro intenzioni.

Hanno cercato di liquidare il presidente dell’Associazione dei giornalisti croati, ma non ci metteranno a tacere.


Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.

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Come riporta l'Associazione dei giornalisti croati  , il 28 ottobre scorso, mentre percorreva l'autostrada Bregana-Lipovac, l'automobile di Saša Leković ha mostrato segni di danneggiamento. Dopo un controllo effettuato da un meccanico professionista, si è constatato che due bulloni della ruota anteriore destra erano stati segati, una tipologia di danno che avrebbe potuto causare un incidente fatale per il conducente.


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<< ... E se uno si comporta da ustascia, vestito come ustascia, parla come un ustascia, saluta come gli ustascia, celebra il 10 aprile, odia i serbi e canta inni e slogan ustascia, allora è senza dubbio un ustascia... >> Questo direbbe la logica, osserva Mijo Vinceković; eppure nella Croazia attuale i comportamenti ustascia sono ammessi, ed a sua volta la Croazia – neo-Stato fondato sulla pulizia etnica di mezzo milione di cittadini di etnia serba – è stata ammessa nella Unione Europea che la vezzeggia e la coccola.
Si veda anche, sulla recente apposizione di una targa ustascia nei pressi del lager di Jasenovac: 



Oni su ustaše? Pa odnosimo se onda prema njima kako zaslužuju!


Kontra Portal  6. prosinca 2016. piše: Mijo Vinceković


U današnjoj Hrvatskoj, državi koju prema njenom „tvorcu“ odmila zovemo Tuđmanistan, nema okupljanja, bilo kada, bilo gdje, bilo kojim i bilo kakvim povodom, osim onih zaista rijetkih, poput obilježavanja Dana antifašističke borbe, Dana ustanka naroda Like i komemoracije u Jasenovcu, na kojima se naveliko ne ustašuje u čemu prednjače članovi opskurnih proustaških stranaka, članovi braniteljskih udruga i to ne isključivo i samo bivših pripadnika HOS-a i katoličkog klera.

A ako se tko ponaša kao ustaša, odijeva se kao ustaša, govori kao ustaša, pozdravlja kao ustaša, slavi 10. travnja, mrzi Srbe i pjeva ustaške budnice i poskočnice, onda je on bez svake sumnje ustaša.
Zašto bi itko želio biti ustaša, je već drugo pitanje, jednako onome ima li itko pametan, a da želi biti ustaša?
Ali da ima onih koji žele biti ustaše i to njih ne tako mali broj, to valjda ni za koga u RH, osim za „europejce“ tipa Plenkovića, više nije sporno.

Zato osobno mislim da se ne smijemo ponašati kao da ustaša među nama nema, već da bismo kao društvo/država trebali svima koji žele biti ustaše dopustiti da to budu, kad to već tako silno žele, ali ih onda i tretirati kao ustaše, a to znači jednako kao što u Njemačkoj tretiraju neonaciste, naravno uz prethodno kriminaliziranje negiranja holokausta, promociju fašizma uz zabranu veličanja ustaškog režima i tzv. NDH. Najbolje bi bilo preuzeti zakonska rješenja SR Njemačke, jer su i ishodišta neprihvatljivih ponašanja antidemokratskih snaga u jednoj i drugoj državi vrlo slična.
Važno je napomenuti da je potrebno, jednako u stranačkim vrhovima, ali i vrhovima vlasti, prestati lupetati o svojim „antitotalitarističkim opredjeljenjima“ osudi „svih totalitarizama“, bez izričite osude ustaštva, jer doslovno ništa što se događalo u bivšoj državi nije usporedivo s monstruoznim ustaškim režimom, a kamoli da je isto ili jednako onome što se zbivalo u tzv. NDH.

Ja pritom ne želim reći da u Njemačkoj nema pojava neonacizma, pa i marševa neonacista, kad pokušavaju „pokazivati mišiće“, što je uvijek popraćeno, ne samo time da i policija provodeći zakon „pokaže mišiće“, štiteći demokraciju i državu vladavine prava, nego i masovnim okupljanjem onih koji za naciste i nacizam ne pokazuju nikakvo razumijevanje.
Kod nas na ustaške „nestašluke“ ne reagira policija, a i masovni protuprosvjedi antifašistički opredijeljenih građana izostaju.

Važno je napomenuti da niti njemačka stranačka scena, a pogotovo njemačke vlasti, nemaju razumijevanja niti se blagonaklono i poticajno odnose prema ispadima neonacista, za razliku od RH gdje na takve pojave ne reagiraju niti iz stranačkih struktura, niti iz struktura vlasti, a nažalost rijetko i mlako se reagira i iz Lige antifašista i još nekih tobože antifašističkih udruga, plašeći se reakcija moćnih i utjecajnih braniteljskih udruga, čiji članovi su uvijek u prvim redovima prilikom ovih ustaških performansa, a „Splitskom rivom“ „čekićanjem“ dvopismenih ploča u Vukovaru, „logorovanjem“ u Savskoj, „maršem s plinskim bocama“ i drugim manifestacijama „raspirivanja demokracije“ su pokazali i na što su sve spremni.

Ishodište veličanja ustaštva i tzv. NDH, kao i gotovo sve negativno što se u Hrvatskoj događalo, posebno od HDZ-ovog preuzimanja vlasti, valja tražiti u malignom karakteru ličnosti Franje Tuđmana, koji je već puno prije nego se nezadovoljan svojim statusom i odnosom vlasti u SRH prema njemu, ozbiljno sukobio s tim vlastima, on je naime smatrao da bi trebao u sustavu vlasti biti visoko pozicioniran. Kako vlasti nisu pokazivale nikakvo zanimanje za tog nasrtljivca, naprosto su ga ignorirale, Tuđman kreće u sukob sa SKH, koji mu „nestašluke“ ne oprašta, kažnjava ga i isključuje iz članstva. Tako je Franjo Tuđman postao „disident“.

Već i prije nego se ozbiljno sukobio s vlastima, Tuđman landra po svijetu, obilazi hrvatsko iseljeništvo, uglavnom onaj njegov segment koji je kontrolirala ustaška emigracija, posjećuje ustaške prvake u emigraciji i sastaje se s njima, pa se tako posredstvom Vinka Nikolića sastaje i s Maksom Luburićem u Španjolskoj i od njega preuzima ideju o „pomirbi sinova partizana i ustaša“, ideju samu po sebi potpuno besmislenu, ali koja je trebala poslužiti tek za davanje legitimiteta ustaštvu i njegovom izvođenju na hrvatsku javnu i političku scenu.

Ilustrativno je kako Franjo Tuđman zaobilazi „Hrvatsku bratsku zajednicu“, najveću, najorganiziraniju, najbogatiju i dotad sa „starim krajem“ najpovezniju organizaciju hrvatskog iseljeništva, koja ali nije dopuštala penetraciju ustaštva u svoje redove, ekstremna ustaška emigracija pokušala je radi toga čak 16 atentata na dugogodišnje njene predsjednike Johna Badovinca i Bernarda Luketicha. Dakle Tuđman se ne vezuje uz najrespektabilniju organizaciju hrvatskog iseljeništva, on bira opskurne ustaške punktove poput onog u Norvalu, tamo dogovara daljnje aktivnosti i utanačuje međusobne obaveze prema kojima će ustaška emigracija promovirati Tuđmana i financijski pomagati njegov uspon na vlast, a on preuzima obavezu provedbe procesa „pomirbe sinova partizana i ustaša“, rušenje Jugoslavije svim sredstvima i lustraciju Srba a ne komunista.

Ta Tuđmanova „slizanost“ s ustaštvom dovela je do masovnog dolaska ustaša i neoustaša u Hrvatsku i njihove penetracije u sve segmente vlasti, čime je onemogućena kriminalizacija ustaštva i zabrane djelovanja onima koji ne samo što promoviraju zločinačke ideologije i režime poražene u 2. Svjetskom ratu, nego i negiraju holokaust i pokušavaju revidirati, neću reći povijest nego prošlost, pokušavajući je promijeniti i učiniti je neizvjesnom.
Od samih početaka punu podršku Tuđmanovom usponu na vlast i ustašama daje većina klera Stepinčeve crkve, zaglušna propaganda iz HDZ i crkvenih redova nameće temu „Bleiburga“ odnosno svih događanja krajem 2. Svjetskog rata i neposredno po njegovom završetku kao za Hrvatsku sudbinsko pitanje, koje ima jednu jedinu svrhu; relativiziranje kvislinških zločina, odnosno umanjivanjem njihovog obima i svireposti, prikazujući „antifašističke zločine“ većim i po hrvatski narod pogubnijim od onih ustaških.

Danas je svakom iole politički pismenom jasno da bi usprkos svima koji su se angažirali na rušenju Jugoslavije i tako Tuđmanu izravno i neizravno pomagali pri njegovom usponu na vlast, od stranih tajnih službi, KC, pojedinaca iz struktura vlasti i SK SRH, “spavača“ SDS, koje je navodno angažirao Josip Manolić, bez pomoći Ivice Račana njihov trud bio uzaludan, Račanova pomoć bila je presudna.
Taj deal koji su imali Tuđman i Račan s jedne je strane otupio otpor prema jačanju ustaštva i njegovog kriminaliziranja, a s druge uz proces pomirbe onemogućio provođenje lustracije na kojoj je posebno inzistirao katolički kler.

Nasilno rušenje Jugoslavije nije se moglo provesti mirnim putem, a jednako tako se nije moglo ni „lustrirati“ Srbe, zato je Tuđman pokrenuo rat koji je imao sva obilježja fašističke kontrarevolucije, tako da su silno ojačale snage okupljene oko ideologije ratnih gubitnika iz 2. Svjetskog rata koji su krenuli u osvetničke akcije prema ratnim pobjednicima.
Otud tvrdnje da su ustaše bili borci za Hrvatsku, imenovanja vojnih postrojbi po „ustaškim vitezovima“, imenovanja ulica i trgova po ustaškim „velikanima“, pa i podizanje spomenika ustaškim „zaslužnicima“, rušenje spomenika i drugih spomen-obilježja antifašističkoj borbi, proglašavanje antifašizma zločinačkom ideologijom, omalovažavanje boraca NOR-a, umanjivanja i relativiziranja ustaških zločina, negiranja holokausta i veličanja ustaškog režima i tzv. NDH.

A da to sve nije nimalo smetalo ivici Račanu pokazuje i ona sramotna Deklaracija usvojena na 1. Konvenciji SDP, „hodočašće“ prvog Račanovog suradnika, Zdravka Tomca, na Blajburško polje, te kupnja tamošnjeg terenu obavljena za vrijeme Račanovog mandata …

Ništa manje karakteristična nije bila ni Račanova gromoglasna šutnja kojom je popratio najprije diskriminacijske postupke, a potom i mjere državnog terora Tuđmanovih vlasti prema Srbima u Hrvatskoj, premda je dobro znao da su na prvim višestranačkim izborim Srbi većinski glasali za SKH – SDP.

Što reći na ova najnovija lamentiranja oko ove spomen-ploče poginulim HOS-ovcima u Jasenovcu, kao tamo „nije mjesto za ZDS.
Nigdje u svijetu, a ne samo u Jasenovcu, ne bismjelo biti mjesto za ZDS, jednako kao što to nije ni za „Sieg! – Heil!“

U današnjoj Hrvatskoj nema jednog jedinog razloga radi kojeg bi trebalo provoditi lustraciju, osim ako pod tim pojmom ne podrazumijevamo detuđmanizciju i deustašizaciju.