(deutsch / français / italiano)

Nuovo Maccartismo

1) RISPOSTA AL QUIZ DI VISNJICA BROJ 992 "RETORICA BELLICA"
2) Intervista a Vladimiro Giacché
3) "L'Antidiplomatico" conduce la battaglia contro il nuovo Maccartismo
4) "Fake news": i softwares per censurare e il convegno autogol della Boldrini
5) IL REGIME VUOLE IL MONOPOLIO DELLE BUFALE. GIÙ LE MANI DALLA RETE! (di Giorgio Cremaschi)


Sul carattere strategico della disinformazione nel caso jugoslavo conduciamo una polemica ostinata da un quarto di secolo. Tra la ampia documentazione disponibile segnaliamo:
Guerra e disinformazione strategica (di Andrea Martocchia. Intervento al convegno TARGET, Vicenza 21/3/2009)
La disinformazione in ex Jugoslavia e in Kosovo (di Jean Toschi Marazzani Visconti, maggio 2006)
Guerra di Bosnia:
- "Ora i serbi usano il napalm..." /  "La suora violentata non è mai esistita"
https://www.cnj.it/documentazione/DOSSIER96/Pages/13.html
- Notizie dalla Jugoslavia: "la stampa di parte" (Foreign Policy / Die Weltwoche / Internazionale, 1994)
https://www.cnj.it/documentazione/DOSSIER96/Pages/14.html
- An interview to James Harff of Ruder&Finn Public Global Affairs 

Altri link:

Il parlamento Ue apre la stagione della censura contro tutti i dissenzienti (PandoraTV, 24.11.2016)
Im EU-Parlament werden Massnahmen gegen die "Russische Propaganda" von RT und Sputnik, welche mit derjenigen des Islamischen Staates gleichgesetzt wird (!), beschlossen:
PTV news Speciale - Putin: “Chi è l’insegnante di democrazia?” (PandoraTV, 24 nov 2016)
Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa, commenta la risoluzione dell’Ue, intitolata "Comunicazioni strategiche dell'UE come contromisure alla propaganda di parti terze”, che addita i media russi come pericolo per la sovranità dei Paesi europei e li equipara allo Stato Islamico...

Propaganda in Schweizer Medien?
Ob öffentliches Fernsehen oder Lokalradio, ob Boule­vard oder NZZ: Wenn es um Geo­po­li­tik und Kriege geht, be­rich­ten die eta­blier­ten Medien selbst in der offiziell neutralen Schweiz erstaunlich gleich­artig und ein­seitig. Sie tun dies wo­mög­lich nicht ganz frei­wil­lig, denn die Schweiz steht unter Druck. Eine all­zu objek­tive Be­richt­er­stat­tung und die Ver­wen­dung „feind­licher“ Quellen könnte un­an­ge­nehme politische und wirtschaftliche Konsequenzen für das erfolgreiche Alpen­land haben. Schwei­zer Medien: un­ab­hängig oder an­ge­passt?

Michel Collon: journalisme ou propagande? (Investig'Action - Michel Collon, 20 set 2016)
Quelle est la différence entre journalisme et journalisme engagé? Que l’on travaille pour de grands groupes, ou avec un indépendant, c’est une opinion citoyenne qui nous incite à exercer ce métier. Le problème commence quand la transparence et l’honnêteté se transforment en propagande et en désinformation...Regardez ce documentaire réalisé par Jennifer Malherbe et faites vous votre opinion. Les grands médias ont l’argent. Nous, nous ne pouvons compter que sur les gens. Aidez-nous à démasquer les médiamensonges ! https://dons.investigaction.net/fr


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Risposta al QUIZ di Visnjica broj 992 "Retorica bellica"

A chi sono da attribuire le parole seguenti?

<< La Russia è un serpente a sonagli che circola in tutto il mondo... Non sempre il serpente a sonagli morde velenoso. Spesso, specie se viene accarezzato, circonda con disinvoltura il corpo di chi lo sopporta, ma se si arrabbiasse allora morde con morsi velenosi... C’è chi stritola il serpente a sonagli e chi ne è stritolato. >>

La risposta esatta è la numero 2) Eugenio Scalfari:

La Russia di Putin è un serpente a sonagli (di Eugenio Scalfari, 8 gennaio 2017)
http://espresso.repubblica.it/opinioni/vetro-soffiato/2017/01/04/news/la-russia-di-putin-e-un-serpente-a-sonagli-1.292851


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Si veda anche:
“Informazione da controllare? Siamo al ministero della Verità, come in ‘1984’ di Orwell” – Intervista a Vladimiro Giacché su Il Fatto Quotidiano del 31 dicembre 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/siamo-al-ministero-della-verita-come-in-1984-di-orwell/
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Dal relativismo alla sindrome da “fake news” 

6 Gennaio 2017

Intervista a Vladimiro Giacché, a cura di Zenit – da it.zenit.org
https://it.zenit.org/articles/dal-relativismo-alla-sindrome-da-fake-news/

Chi per anni ha affermato che la verità non esiste, oggi invoca agenzie statali per intercettare le notizie non vere. Il parere di Vladimiro Giacché, autore de “La fabbrica del falso”

L’anno nuovo sembra essersi aperto con una sindrome che sta contagiando diversi ambienti, quella delle cosiddette “fake news”, le notizie false.

Il leader del M5S, Beppe Grillo, invoca la necessità di formare improbabili giurie popolari con il compito di controllare la veridicità delle notizie diffuse da stampa e tv. Facebook ha elaborato un software che avrebbe la capacità di segnalare agli utenti le notizie ritenute inattendibili. C’è poi chi, come il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, propone un’agenzia statale di vigilanza.

Quest’ultima idea ha suscitato diverse critiche. Molti la paragonano a quegli uffici statali, tipici dei totalitarismi, che hanno il compito di controllare ogni pubblicazione e sequestrare quelle potenzialmente pericolose o esplicitamente ostili al potere. Altri ancora, più in vena letteraria, agitano l’accostamento con il ministero della Verità del libro 1984, di George Orwell.

Tra questi c’è Vladimiro Giacchè, economista e filosofo, presidente del Centro Europa Ricerche, autore de La fabbrica del falso. Strategie della menzogna nella politica contemporanea (nuova ed. aggiornata 2016). ZENIT lo ha intervistato.

Cosa non la convince della proposta di Pitruzzella?

Mi sembra una proposta sbagliata e pericolosa. Sbagliata per molti motivi. Perché oggi le fake news non passano soltanto attraverso la rete ma anche attraverso i media tradizionali. Perché la menzogna veramente pericolosa non è il singolo enunciato falso, ma la falsa cornice interpretativa generale che viene offerta per certi fatti. E perché spesso la menzogna non si presenta come tale: pensiamo alle mezze verità (per cui ti parlo degli atti di violenza dell’aggredito, ma non ti dico che si sta difendendo da un aggressore), a quello che non ci viene detto (pochi giorni fa un rapporto sulla povertà in Germania è stato depurato dal governo di alcune frasi “spiacevoli”), agli eufemismi che consentono di rendere la verità meno brutta (“uso della forza” per parlare della guerra, “interrogatori rafforzati” al posto di “tortura”, e così via). Ma è anche una proposta pericolosa, perché adombra una sorta di controllo governativo o paragovernativo sulla rete, che può facilmente tradursi nella chiusura di siti non graditi a chi è al potere.

Qualcuno sta coniando un nuovo termine per indicare la nostra epoca: post-verità. Di orwelliano c’è anche la neo-lingua? Quanto è importante il potere delle parole?

Le parole sono importantissime. Harold Pinter diceva che “il linguaggio viene adoperato per tenere a distanza il pensiero”. Questo avviene tutti i giorni, e proprio attraverso i termini chiave del nostro lessico politico. Basti pensare alla metamorfosi che hanno conosciuto parole come democrazia o riforma. Quanti ancora associano al termine democrazia il concetto di “potere del popolo”, che poi dovrebbe essere il suo significato letterale? Angelo Panebianco ha denunciato anni fa che la stessa “democrazia rappresentativa” (concetto comunque già più ristretto di quello di democrazia) “a voler essere realisti, è poco più di un sistema di oligarchie in competizione”. Ancora più clamoroso il caso di una parola come “riforma”. Un tempo le “riforme” indicavano provvedimenti di legge per migliorare la condizione delle persone. Oggi le “riforme” indicano tagli allo Stato sociale e alle pensioni.

Anche complottista è un termine coniato in modo artificiale? Magari per screditare chi la pensa in modo non allineato…

I complottisti ci sono davvero, e ci sono sempre stati. Ma spesso hanno lavorato al servizio del potere: ad esempio i Protocolli dei savi di Sion, un documento falso costruito per dimostrare un presunto complotto degli ebrei, fu opera della polizia segreta zarista. Oggi spesso si usa il termine contro chi mette in dubbio che alcune “verità” del potere siano realmente tali. Anni fa si diede del complottista a chi sosteneva che la famosa fialetta con le armi chimiche di Saddam agitata da Powell all’assemblea dell’Onu fosse una messinscena. All’epoca tutti i principali giornali, anche in Italia, presero per buono quel falso vergognoso. È chiaro che in rete girano molte notizie inventate di sana pianta, ma in genere si attirano il discredito che meritano. E comunque la pericolosità delle sciocchezze sulle scie chimiche è ben diversa da quella delle menzogne sulle armi di distruzione di massa di Saddam, che sono servite a scatenare una guerra in cui sono morte centinaia di migliaia di persone.

Nel libro “La fabbrica del falso” afferma che “la menzogna è il grande protagonista del discorso pubblico contemporaneo”. Lei ha citato le fialette di antrace agitate da Colin Powell. Qualche altro eclatante esempio?

C’è l’imbarazzo della scelta. Praticamente tutte le più recenti guerre sono state giustificate e vendute all’opinione pubblica attraverso la costruzione di fake news e la loro diffusione attraverso i grandi media. A sostegno della prima guerra in Iraq si disse che i soldati di Saddam avevano staccato la corrente alle incubatrici degli ospedali di Kuwait City, per giustificare la seconda – come abbiamo detto – si tirarono fuori le armi di distruzione di massa, in Libia ci hanno fatto vedere fosse comuni che erano normali cimiteri, per di più fotografati mesi prima. È importante capire che in tutti questi casi la falsa notizia è funzionale a costruire una cornice interpretativa (il dittatore cattivo, pericolo per l’umanità, ecc.): una volta recepita questa interpretazione, le persone collocheranno entro di essa le altre notizie che ricevono, dando meno importanza – o non prendendo in considerazione – quelle che la contraddicono. Ad esempio, nel caso della Siria, i monasteri e le chiese distrutti dai cosiddetti “ribelli” e non dalle truppe governative.

Facebook ha elaborato un software per individuare e segnalare agli utenti le notizie inattendibili. Questo lavoro di vigilanza è affidato alla Poynter Institute, società finanziata dalla fondazione Open Society di George Soros. C’è il rischio che il controllore non sia propriamente super partes…

Sarebbe divertente applicare il software alla notizia che Facebook ha elaborato un software per segnalare le notizie inattendibili: se il software è ben fatto, dovrebbe segnalarla come inattendibile. Scherzi a parte, trovo molto significativo che fondazioni nate (a loro dire) per diffondere gli ideali delle “società aperte” contro i “totalitarismi” finiscano poi per farsi promotrici… della chiusura delle società aperte. E per di più facendo uso di algoritmi e altri strumenti automatici. Non mi sembra un passo avanti. Più in generale, credo che lo stato di salute dei paesi del “libero Occidente” sia ben definito dal ruolo conferito a uno speculatore di borsa che, dopo aver tratto profitto per decenni dalla destabilizzazione dei mercati finanziari, ora con i soldi così guadagnati si dedica a destabilizzare regimi che non gli piacciono e a promuovere “rivoluzioni colorate”.

Eppure fino a ieri ci era stato insegnato che la verità non esiste, che è un retaggio oscurantista medievale, che tutte le opinioni sono uguali e relative. Non evince anche Lei una contraddizione?

La contraddizione c’è eccome. Ma entrambi gli atteggiamenti rappresentano una scorciatoia. Quando si è in difficoltà perché non si riesce a confutare le argomentazioni di qualcuno, spesso si gioca la carta del relativismo, mettendo sullo stesso piano tutte le opinioni (la propria, infondata, e quella altrui, più fondata). Ma anche l’accusa di costruire fake news o di credere ad esse è una via di fuga: in questo caso, dal fatto che non si riesce ad imporre il proprio punto di vista, pur avendo dalla propria parte tutti o quasi gli organi di informazione “ufficiali”. Questo apre un problema gigantesco: chi è legittimato a decidere se una notizia è vera o falsa, e a comminare sanzioni su questa base? In realtà, il fatto di ritenere che non esista qualcosa come la Verità assoluta non impedisce di demistificare un enunciato falso. Ma a mio giudizio questo può e deve emergere dal libero confronto delle opinioni. E deve riguardare tutti i media.

Chi può decidere quando una notizia è falsa?

Ciascuno di noi, se è posto in condizione di esercitare il ragionamento e di verificare contenuti e contesto della presunta notizia. Però, per chi non si occupa professionalmente di queste cose, la possibilità di ragionare è resa complicata dalla velocità con cui le notizie si susseguono e la verifica dei contenuti dalla difficoltà di accesso alle fonti. Precisamente a questo dovrebbero servire i professionisti dell’informazione: a renderci disponibili notizie quanto più possibili verificate, basate su fonti attendibili e riferite con onestà. Come sappiamo, purtroppo le cose spesso non vanno così. È per questo che occorre che ciascuno di noi eserciti in prima persona il proprio senso critico. Nella “Fabbrica del falso” parlo di “strategie di resistenza”, che vanno dalla demistificazione del linguaggio usato per dare certe notizie all’utilizzo delle incongruenze presenti nel discorso ufficiale. Meglio adoperare queste strategie che far decidere a un’agenzia statale se una notizia è vera o falsa.

* Vladimiro Giacché è Vice Presidente dell'Associazione Politica e Culturale Marx XXI


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2017, l'anno della mobilitazione per la difesa della libera espressione su internet


Ricordo bene nel 1950 quando i russi dovevano entrare nelle nostre scuole, nel Congresso, nel Dipartimento di Stato - e secondo molti sostenitori di Eisenhower / Nixon - prendere in consegna il nostro paese senza una seria opposizione (e loro mi chiamano paranoico!). E 'stato questa stessa psicosi che insisteva sul nostro bisogno di andare in Vietnam per difendere le nostre libertà contro i comunisti a 6.000 miglia di distanza. E dopo che il Terrore Rosso è finito per sempre nel 1991, non è finita. E 'diventato Hussein dell'Iraq con le sue armi di distruzione di massa. E' diventato il demone, reale come qualsiasi Processo alle streghe. Lo è stato Gheddafi della Libia, e poi era Assad della Siria. In altre parole, come in una profezia orwelliana, non è mai finita, e vi posso garantire che non finirà - a meno che le persone che ancora pensano dicano "Basta" a questo demone”, Oliver Stone.

 

Quest’oggi si chiude il 2016. Un anno per noi importante, di crescita e consolidamento del nostro progetto che viene premiato quotidianamente da voi lettori che ci seguite in numero sempre crescente.
 
Ci preme ringraziare chi attraverso i suoi blog personali nella nostra testata giornalistica ci ha permesso di crescere aldilà di ogni più rosea aspettativa e chi, con azioni volontarie per noi di fondamentale importanza, ci aiuta quotidianamente a reperire informazioni e collegare i tasselli. Una menzione a parte meritano, infine, siti amici come Contropiano e Marx 21, con cui abbiamo intrapreso un percorso di collaborazione reciproca quotidiana che ci lusinga e onora. Tutto questo rappresenta l'aspetto più bello della rete, di internet e di un'informazione alternativa possibile. Grazie a tutti.

Affronteremo il 2017 consci che si tratterà di un anno duro: eventi come la vittoria di Trump nelle elezioni statunitensi, la Brexit e le fake news del mainstream sulla guerra in Siria hanno segnato una grave sconfitta per l’informazione tradizionale. 

Sempre più persone preferiscono informarsi sui media alternativi come il nostro.
Vivremo tempi difficili. Utilizzando la lotta alle menzogne, alle fake news e all’odio, con la narrazione della post-verità proveranno a stringere le maglie della libertà d’informazione in rete. Negli Stati Uniti si è arrivati, primo passo, ad una lista di proscrizione attraverso il giornale della Cia e, secondo passo, ad una legislazione che cercherà di censurarli senza mezze misure. Nel mentre lo spettacolo ridicolo, grottesco e puerile di un presidente uscente, Barack Obama, che non perde occasione per non farsi rimpiangere dal mondo con la farsesca storia complottista “degli hacker e della propaganda russa”. 


In Europa sta accadendo lo stesso. Tutto è partito con la famigerata risoluzione del Parlamento europeo che ha addirittura equiparato la “propaganda” della Russia a quella dell'Isis. Siamo alla follia di un nuovo maccartismo molto periocoloso che noi, come AntiDiplomatico, vi abbiamo denunciato per primi in Italia. E siamo alla prova, l'ennesima, di come l'Unione Europea oggi sia un esperimento fallito e contro la storia.

E in Italia? Beh Italia, i cavalieri delle “fake news” BoldriniOrlando e ora Pitruzzella hanno gettato la maschera e dichiarano senza mezze misure che anche nel nostro paese si debba mettere un bavaglio alla rete e ripercorrere la scure in corso negli Stati Uniti. 

Ma sempre più persone stanno dicendo “basta” alle menzogne delle corporazioni mediatiche. La dimostrazione l'abbiamo avuta proprio in questa settimana: quando “Left” ha deciso di nominare “persone dell'anno” niente meno che gli amici di Al-Nusra (Al-Qaeda) ad Aleppo est, gli “Elmetti bianchi”, la reazione consapevole degli utenti ci ha sorpreso e ha dato un senso compiuto al nostro lavoro quotidiano. 

Del resto, se ci riflettete, la mancata invasione della Siria sulla “fake news” delle armi chimiche utilizzate da Assad nel 2013 è la sconfitta pià grande della propaganda guerrafondaia occidenale. Le armi di distruzione di massa di Saddam e il viagra utilizzato dalle milizie di Gheddafi hanno permesso lo stupro di Iraq e Libia; la nuova consapevolezza dell'opinione pubblica, al contrario, non ha permesso che lo stesso potesse essere fatto in modo completo in Siria. 

E veniamo agli ultimi giorni dell'anno. La liberazione di Aleppo è stata descritta dai propagatori delle fake news come un “assedio” - un po' come se dicessimo che “le truppe di De Gaulle hanno assediato Parigi contro i rivoluzionari nazisti”. 

La liberazione di Aleppo è una vittoria dell'umanità e uno spartiacque storico di una nuova epoca per l'informazione. 

Non potendo più controllare l'opinione pubblica come in passato, tuttavia, l'obiettivo delle corporazioni mediatiche è chiaro: censura. Le dichiarazioni di Boldrini, Orlando e Pitruzzella hanno gettato un cammino preciso contro cui noi de l'AntiDiplomatico saremo pronti a combattere. Ma la mobilitazione deve essere generale, da parte di tutti coloro che hanno a cuore il futuro della libera espressione in rete. 
 
Noi siamo pronti e non ci tiriamo indietro. Così come non ci hanno fermato gli attacchi infamanti di quest'anno da parte di chi si ritrova sempre dalla parte sbagliata della storia ed è costretto, per giustificare l'ingiustificabile, a raccontare “fake news” a cui non crede davvero più nessuno.... oltre a fare pubblicità positiva all'AntiDiplomatico!  

Buon 2017 in difesa della libera espressione del pluralismo dell'informazione mai così in pericolo!


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IL FALLIMENTO DEI GRANDI GRUPPI EDITORIALI E' LA NOSTRA VITTORIA

di Federico Pieraccini, 14/12/2016


IL FALLIMENTO DEI GRANDI GRUPPI EDITORIALI

Il Sole 24 Ore perde 100 milioni di euro all'anno.

Il New York Times 114 milioni di dollari all'anno.

Il Guardian 173 milioni di Sterline all'anno.

L'elenco potrebbe continuare con Corriere della Sera, Repubblica, Le Monde, Washington Post etc... il senso è che tutti i grandi gruppi, da qui ai prossimi cinque anni, probabilmente falliranno.

Il motivo è quanto mai scontato e banale: hanno perso credibilità. Nessuno crede più loro. Il livello giornalistico è imbarazzante. Il 98% dei pezzi sono brutali scopiazzature di articoli già scritti negli Stati Uniti.

Il cittadino medio non ha più alcun interesse ad informarsi tramite quotidiani o siti internet che riciclano false notizie, parziali o volutamente errate come forma estrema di propaganda.

Questo trend è stato confermato dalle tendenze di voto in Europa e Stati Uniti.

Più il cittadino incrementa la sua capacità di informarsi correttamente, ad esempio comprendendo causa-effetto (soprattutto collegando questo aspetto alle difficoltà economiche quotidiane) e più vota nel proprio interesse. Esattamente il contrario di ciò che le elite vorrebbero.

Naturalmente, l'interesse dell'uomo medio non coincide con quello dei padroni dei grandi gruppi editoriali e ancor meno con i candidati prescelti dal 'sistema' o dalle loro politiche. Da qui, la notevole incazzatura dei tempi recenti mirata ai siti e ai quotidiani di autentica informazione .
L'ultima trovata, davvero ridicola, è etichettare tutto ciò che è contrario alla propaganda dei grandi gruppi editoriali come 'fake news' (notizie false).

Come se aver invaso un paese come l'Iraq, con il falso pretesto costruito ad arte delle armi di distruzione di massa, provocando circa 1 milione di morti, potesse essere ignorato di colpo o far parte delle notizie "autentiche".

Basta aprire un giornale o accendere la TV, osservare come viene descritta la situazione ad Aleppo, per comprendere come sia già iniziato, da tempo, il canto del cigno di queste nullità. Stanno impazzendo.

Non dobbiamo dimenticare o sottovalutare il fatto che è iniziata una guerra sleale e scorretta, diretta verso analisti e giornalisti che informano in maniera indipendente, con mezzi infinitamente inferiori rispetto ai grandi gruppi editoriali. Siamo tutti in prima linea.

Hanno dichiarato guerra alla verità, in barba a tutti i principi di democrazia e libertà di parola con cui questi fetenti si sono riempiti le bocche per decenni, giustificando guerre, morti e distruzione degli Stati Uniti. Hanno gettato la maschera. Si mostrano per quello che sono: organi di propaganda. Nient'altro.

Appostiamoci sulla classica riva del fiume e attendiamo i cadaveri-editoriali che scorrano... il loro destino è già segnato.

Come disse Lincoln: "Potete ingannare tutti per qualche tempo e alcuni per tutto il tempo, ma non potete ingannare tutti per tutto il tempo".

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Difendi l'AntiDiplomatico. Difendi la tua Liberta' di "Stampa" contro il nuovo Maccartismo


"Un concetto assai caro anche al sito chiave che dà al M5S i contenuti da esibire per piacere a Mosca, «lantidiplomatico.it», che si distingue per il suo sostegno a Putin, Assad e Trump"

La Stampa, 5 novembre 2016.


Negli ultimi mesi il nostro sito, l'AntiDiplomatico, ha notevolmente aumentato il numero dei suoi lettori. Non è stato solo merito nostro, lo dobbiamo ammettere. Tanto hanno fatto anche tutti coloro che hanno scelto di utilizzare a nostro favore la loro cattiva fama e il loro essere sempre dalla parte sbagliata della storia. Tutto potevamo aspettarci, dobbiamo essere onesti, tranne che ad attaccarci arrivasse anche il giornale di Fiat Chrysler.

L'articolo che ci chiama in causa è il sequel di un precedente che ha l'obiettivo di far passare questo messaggio: la Russia del nemico Putin ha deciso di investire tanti miliardi in propaganda per far vincere il No al referendum del 4 dicembre, utilizzando siti satelliti italiani "grillini" che fanno da ponte. Per non offendere ulteriormente la vostra intelligenza, non aggiungiamo nulla di più rispetto alle considerazioni puntuali di Francesco Santoianni sul nostro sito (qui e qui), ma lasciateci solo una considerazione tragi-comica che denota lo stato dell'arte della nostra "informazione": dopo che l'ambasciatore del paese più potente del mondo e che controlla direttamente o indirettamente quasi tutti i mezzi di informazione occidentale ha fatto un endorsment diretto per il SI; dopo che lo stesso presidente della prima potenza del mondo e che controlla quasi tutti i mezzi di informazione occidentali ha organizzato una serata di gala in onore di Renzi per dire agli italiani che devono votare Si per non compromettere gli investimenti; e dopo che, infine, il presidente di Fiat Chrysler,  Marchionne, si è espresso per il Si ripetutamente, non si è forse sbagliato indirizzo per cercare una violazione del nostro diritto di non ingerenza negli affari interni?

Abbiamo deciso di riproporre la citazione che ci chiama in causa all'inizio dell'articolo perché l’isteria maccartista di chi vede in un giornale (e in un movimento politico) non allineato alle direttive di Renzi una quinta colonna  al soldo del “nemico" non è solo de La Stampa àma infetta oggi anche l’Unione Europea, che nell’aprile di quest’anno, ha creato una struttura finalizzata a contrastare la “propaganda” e la “disinformazione” proveniente dalla Russia: cioè la UE pagherà (con soldi nostri) giornalisti per scrivere articoli contro Putin. 

Ma soffermiamoci su due velenose affermazioni contenute nella citazione, le più preoccupanti.

1) "contenuti da esibire per piacere a Mosca". 

Il sito "l'AntiDiplomatico" nasce nel 2013 per iniziativa di giovani studiosi di relazioni internazionali e giornalisti interessati a vario titolo e varie esperienze alla politica internazionale. Credevamo che la politica estera nel nostro paese venisse raccontata male e ci siamo lanciati in quest'avventura. Tanti amici abbiamo incontrato nel nostro percorso e tanti sono i blog che stiamo aprendo.
C'è una visione di mondo nell'AntiDiplomatico e c'è una scelta redazionale negli articoli che pubblichiamo? Certamente si.
Ci sono dei valori di riferimento? Certamente si.
Si combatte ogni giorno contro le menzogne, le bufale e la propaganda dell'universalismo neo-liberista e i crimini delle guerre d'aggressione occidentali? Certamente si.
Crediamo che fenomeni in corso a livello internazionale (Alba, Brics e le sfide al Washington consensus) debbano essere raccontati bene? Certamente si.

Non si vuole dettare nessuna "direttiva" ma, più semplicemente, presentare – soprattutto attraverso gli articoli tradotti da siti come Telesur, Zero Hedge, Hispan Tv, Al Masdar, Press Tv, Russia Today, Correo de l'Orinoco, El Telegrafo, Cubadebate, Guardian, Telegraph,  Indipendent... e tanti altri - una visione del mondo diversa da quella della propaganda dell'universalismo neo-liberista e guerrafondaio così brillantemente portata avanti da giornali italiani come La Stampa. 

Il tutto con libertà assoluta, dignità e passione. Abbiamo deciso di inserire la pubblicità nel nostro sito, nella speranza di poter trasformare nel minor tempo possibile la nostra redazione informale di volantari volentorosi in una struttura più consolidata. 


2) "(L’AntiDiplomatico) che si distingue per il suo sostegno a Putin, Assad e Trump". 

Una affermazione falsa che, per quanto riguarda il nostro presunto "sostegno" a Trump (che riteniamo la stessa faccia della tragica medaglia di un regime, il più violento dalla seconda guerra mondiale ad oggi, al capolinea) è smentito da articoli come questoquestoquesto, questoquesto (e potremmo continuare) che contrasta con le nostre simpatie dichiarate per Jill Stein, candidata verde alle elezioni nord-americane, censurata in Italia da tutti, giornale di Fiat Cyrsler compresa. 

Per quanto riguarda il presunto sostegno a Putin, e Assad (anche esso smentito da innumerevoli articoli de L’Antiplomatico) non fa i conti con una realtà elementare e cioè che essi oggi, indipendentemente dal giudizio che si può dare del loro operato e delle loro politiche interne, sono l’obbiettivo di una colossale operazione, anche mediatica, portata avanti dai governi di quasi tutto l’Occidente che vede in una guerra (forse peggiore della Seconda guerra mondiale) lo sbocco finale. 

L’inaudito attacco a L’Antiplomatico da parte di uno dei più importanti giornali padronali italiani deve preoccupare tutti coloro che hanno a cuore le sorti della libertà di stampa e della democrazia nel nostro Paese; anche perché il maccartismo, che trasforma in “nemico interno” chiunque non accetti i diktat del Governo, delle banche, dell’Unione Europea… diventerà una costante nei prossimi tempi. Per questo, lungi dal volere ergerci a “vittime” di alcunché, chiediamo solidarietà ai nostri lettori e ai tanti altri siti che – come L’Antiplomatico – operano “per un’altra visione del Mondo”. Noi continueremo a raccontarvela con ancora maggiore forza e passione.

La Redazione de L’Antidiplomatico


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"Fake news": il Convegno autogol della Boldrini


“Operazione sporca”, “altera la realtà”, “è illegale”. Con queste parole la Presidentessa della Camera Laura Boldrini ha oggi aperto la sessione dei lavori del Convegno organizzato alla Camera dei Deputati "Non è vero ma ci credo – Vita, morte e miracoli di una falsa notizia" presso la Sala della Lupa di Montecitorio. “C'è una strategia precisa: si vuole delegittimare, ridicolizzare e gettare discredito”, prosegue la Boldrini che indica nelle “ragioni politiche e nel profitto” il movente. Quello che è stato organizzato oggi alla Camera è in linea con il processo di demonizzazione della rete e di censura preventiva delle voci dissonanti che negli Usa ha prodotto le prime "liste di proscrizione" e in Italia una nuova forma di maccartismo.

Dopo aver citato la definizione di “post truth” della Oxford University – a cui