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SOTTOMISSIONE ASSOLUTA
TOTALE UNTERORDNUNG



SOTTOMISSIONE ASSOLUTA
Intervista ad Antun Duhacek, capo dei servizi segreti di Tito
JUERGEN ELSAESSER - dal giornale KONKRET, novembre 2002

"Lei ha distrutto la Jugoslavia!", ha detto il presidente croato Stipe Mesic, all'inizio di ottobre, rivolgendosi a Milosevic dinanzi al Tribunale ONU dell'Aia. In questa maniera Mesic ha cercato di deviare l'attenzione dalle colpe proprie e da quelle dei burattinai tedeschi: è l'opinione di Antun Duhacek, suo connazionale, che sotto Tito era il capo dei servizi segreti jugoslavi.

Elsässer: Il ruolo della Germania nella distruzione della Jugoslavia all'inizio degli anni Novanta è stato rilevante, innanzitutto per quanto riguarda il riconoscimento diplomatico delle repubbliche secessioniste di Croazia e Slovenia, attuato contro la stessa posizione dei partner della NATO. Quali informazioni hanno i servizi segreti sui dettagli?

Duhacek: La posizione della Germania fu sostenuta dall'Italia, dall'Austria e dal Vaticano. Il BND [servizi segreti tedeschi, ndT] coordinò il sostegno ai secessionisti e, alla fine degli anni Ottanta, prese la guida operativa diretta dei servizi segreti croati all'estero - che "de jure" erano ancora parte dell'intelligence jugoslava UDBA, tuttavia "de facto" erano fuori dal controllo di Belgrado già dall'inizio degli anni Settanta. In occasione di un incontro personale tra il ministro degli Esteri federale Genscher ed il capo dei servizi segreti croati Josip Manolic, nel febbraio 1990, alla vigilia delle elezioni in Croazia - che allora apparteneva ancora alla Jugoslavia - Genscher ha promesso 800 milioni di marchi tedeschi. Manolic voleva avere in mano subito il denaro, il futuro presidente Franjo Tudjman ed il suo allora stretto collaboratore Stipe Mesic attesero con apprensione. Infine, i soldi fluirono solo poco dopo le elezioni nel marzo del 1990. Persone dei servizi segreti tedeschi consegnarono gli 800 milioni di marchi a Zagabria, in contanti.

Elsaesser: Dev'essere stata una valigia abbastanza pesante...

Duhacek: I tedeschi hanno ottenuto in cambio un compenso. Manolic è pervenuto a febbraio del 1990 con il BND ad un ampio accordo segreto. Esso in sostanza consisteva in tre punti:  1. Collaborazione tra il servizio segreto croato controllato da lui ed il BND che procederà sia contro la Jugoslavia che contro la Serbia. 2. Il BND mette a disposizione dei suoi collaboratori croati tutti i risultati militari che esso e il suo servizio amico della Nato raccolgono nella e sulla Jugoslavia, per esempio sulla situazione nell’Esercito Jugoslavo, il movimento delle sue truppe ecc. Questo sarebbe stato per Zagabria un grande vantaggio alla vigilia del conflitto militare che poco dopo comincerà. 3. Manolic mette una parte dei suoi informatori e collaboratori informali, per esempio a Belgrado, direttamente sotto il BND.


Elsaesser: Erich Schmidt-Eenboom nel suo libro Der Schattenkrieger [Il combattente nell'ombra] sulle attività del BND sotto Klaus Kinkel, in molti punti si riferisce a Lei. Egli però dice che già „poco prima della morte di Tito“ a Zagabria „tutte le decisioni su questioni strategiche erano prese solo in accordo con i referenti BND e rappresentanti ustascia.“ Questo succedeva all’inizio degli anni Ottanta.


Duhacek: Si trattava di stretti contatti, ma dovevano svolgersi allora in modo nascosto. La fase calda comincia solo alla fine degli anni Ottanta, quando dall’apparato, costruito in segreto da Manolic e dal suo“tutore” Ivan Krajacic, nasce il servizio segreto del nuovo Stato croato. Da circa maggio del 1990 funziona questo servizio segreto come un’appendice del BND. La parte tedesca ha preteso una totale sottomissione delle prestazioni del servizio croato e l’ha ottenuta. Per esempio, i tedeschi decidevano quali emigranti croati dovevano avere i passaporti. Come è noto, dopo il 1945 tanti attivisti del movimento fascista degli ustascia hanno dovuto lasciare il paese e vivere sparpagliati per tutto il mondo. Il BND ha stabilito nel 1990 quali, in questo quadro estremista, potessero essere muniti di passaporti per poter tornare. Questi reduci si sono poi inseriti nel governo del nuovo Stato croato pagando - 300.000 marchi tedeschi circa costava il posto di un impiegato ministeriale. Il presidente Tudjman ha contato molto su questa gente.



Elsaesser: I legami stretti di Tudjman con il BND da una parte e con vecchi fascisti ustascia dall’altra parte si palesano nella persona di Ernest Bauer. Jugoslavo di origine “volksdeutsch” [termine per indicare la minoranza di origine tedesca in Jugoslavia; durante la Seconda Guerra Mondiale dalle loro file si formarono molte unità schierate al fianco di Hitler; ndT], Bauer durante la Seconda Guerra Mondiale era stato colonnello del servizio segreto ustascia UNS, fu poi assunto dal capo del BND Reinhard Gehlen per il quale riattivò la sua rete di agenti a Zagabria, che guidò fino agli anni Novanta. Quando nel 1990 Tudjman fonda il suo partito nazionalista croato HDZ, con il quale avrebbe governato lo Stato secessionista per quasi tutti gli anni Novanta, nel corso dei quattro giorni del congresso fondativo risiede presso Bauer. Dopo essere diventato presidente, Tudjman pone il vecchio uomo dei servizi segreti come suo incaricato speciale presso l'Ufficio stampa federale a Bonn.

Duhacek: Ci sono esempi che descrivono ancora meglio il potere del BND sui suoi partner croati. Il BND ha preteso nel 1993/1994 un repulisti nel servizio segreto croato.. Tutti quelli che provenivano dalla tradizione partigiana se ne dovevano andare. Inoltre, si deve sapere che l'intero progetto di Tudjman - il nuovo Stato croato con tutte le sue istituzioni - aveva inizialmente un carattere di compromesso. Il nazionalismo croato e l’ostilità contro la Jugoslavia erano i comuni denominatori; su questa piattaforma si sono incontrate forze che avevano combattuto l'una contro l’altra durante la Seconda Guerra Mondiale, e cioè i nazional-comunisti e i fascisti ustascia. Ora, il BND ha preteso che i primi se ne andassero. Perciò Josip Manolic fu indebolito nelle strutture dei servizi segreti, e Stipe Mesic lasciò con lui e con gli altri, frustrato, il partito di Tudjman HDZ e fondò un suo partito.

Elsaesser: Questo lo ha preteso il BND?

Duhacek: Tudjman ha perfino ammesso questo. Nel 1994 scrisse della sua rottura con Manolic: “Quando si è arrivati ad una simile situazione con il signor Manolic, allora devo anche aggiungere che – nel 1992, quando fummo formalmente riconosciuti, ma ancora eravamo senza reali amici - vennero da me dei rappresentanti di una delle potenze principali del mondo e dissero: ‘Signor presidente, Lei è probabilmente cosciente che deve costruire una nuova struttura di difesa e di sicurezza. Noi siamo pronti ad aiutarLa, però, per favore, senza Jozo Manolic.’ ”

Elsaesser: Ma cosa doveva avere il BND contro Manolic? E’ stato proprio lui che nel 1990 ha consegnato ai tedeschi il servizio segreto croato.

Duhacek: Il BND diffidava delle persone che provenivano dalla tradizione partigiana, le quali avevano combattuto contro i tedeschi per quattro lunghi anni. Al BND quelle non apparivano affidabili, perlomeno non sul lungo termine. Prenda il caso di Manolic: è decorato con la medaglia partigiana di “Combattente della prima ora”. Oppure di Mesic: il quale ha veramente ammesso che nel 1991 aveva contatti con il BND. A quei tempi era Presidente del Presidium dello Stato jugoslavo...

Elsaesser: ...e il BND lo aiutò ad essere il più distruttivo possibile in quella funzione.

Duhacek: Sicuro, però Mesic nella Seconda Guerra Mondiale ha perso 16 familiari uccisi dai fascisti. Egli non era affidabile, agli occhi dei tedeschi

Elsaesser: Però, dalla citazione di Tudjman non è chiaro chi ha preteso la sostituzione di Manolic. Egli dice solo: “rappresentanti di una delle potenze principali del mondo”. Forse potrebbero essere stati gli americani che, dopo essere stati inizialmente contro il riconoscimento degli Stati secessionisti, con l’inizio della presidenza di Clinton hanno cambiato corso per ottenere una loro influenza a Zagabria, e per questo motivo hanno voluto destituire il pro-tedesco Manolic?

Duhacek: No, gli americani non hanno avuto alcuna influenza. I tedeschi erano assolutamente dominanti. E quando nel 1995 consiglieri militari americani dirigevano l’offensiva croata per la conquista della Krajina (e la cacciata del popolo serbo), lo facevano secondo la volontà dei tedeschi. Kohl e Genscher non volevano sporcarsi le mani, un impegno militare tedesco allora non sarebbe stato politicamente popolare. Ma i tedeschi hanno rifornito i secessionisti croati di armi, innanzitutto dalle riserve dell’arsenale dei paesi ex socialisti: la Polonia, la Cecoslovacchia, la DDR.

Elsaesser: Nel frattempo in Croazia il partito di Tudjman HDZ ha perso voti, Mesic nel 2000 è diventato presidente. I tedeschi hanno perso la loro influenza, dunque? Mesic, secondo quanto che descrive Lei, deve essere stato abbastanza arrabbiato con il BND.

Duhacek: Si sono messi d'accordo. Mesic non può senza i tedeschi, e i tedeschi non possono senza di lui, almeno per il momento è così. Tudjman è morto, il suo braccio destro Gojko Susak, primo ministro della Difesa, anche. E che Mesic adesso si impegni per far tornare in Croazia qualcuno dei 300mila serbi espulsi, è ragionevole anche per la Germania, il principale partner economico: territori come la Krajina e la Slavonia sono spopolati dal periodo della pulizia etnica a causa dei nazionalisti croati, così un terzo del paese è economicamente arido.

Elsaesser: In Croazia Lei è ricercato con mandato di cattura. Perchè?

Duhacek: Perchè in parecchi libri ed articoli dei giornali ho rivelato come è stato realizzato il nuovo Stato croato. Specialmente mi rimproverano che io da croato di nascita abbia detto queste cose.

Elsaesser: Infatti, questo è insolito. Lei è un traditore della patria?

Duhacek: La mia patria è la Jugoslavia. Quando [nel 1941, ndT] i nazisti hanno occupato la Jugoslavia, mi sono messo dalla parte dei partigiani. Comunista sono diventato solo più tardi. Quando i nazionalisti croati intorno a Tudjman con gli ex complici dei nazisti, gli ustascia, si sono accinti di nuovo alla distruzione della Jugoslavia, ho difeso il mio paese per la seconda volta. E quando la nuova Croazia si è apprestata a cacciare i serbi, mi sono messo a loro disposizione nel 1991 in Slavonia, come consigliere militare. In fondo, questa era la regione dove io da partigiano avevo combattuto.

Elsaesser: Milosevic La vuole invitare come testimone all’Aia. Ci andrà?

Duhacek: Quando la notizia alcune settimane fa è apparsa sui giornali, sono stato subito di nuovo minacciato di morte. Ma io non mi faccio intimorire, andrò lì quando sarò chiamato dal Tribunale.

Elsaesser: Nella fase di cui abbiamo parlato, Lei non era più in servizio attivo. Da dove ha tratto le Sue informazioni riguardo a Genscher ed ai suoi 800 milioni di marchi tedeschi?


Duhacek: Un uomo dei servizi segreti non è mai fuori servizio. Le mie fonti, come Lei capirà, non le posso menzionare. Ma da croato conosco naturalmente molti croati, sin dentro ai ministeri, anche oggi. Sia Krajacic, il padrino di Tudjman, sia Manolic, al momento della fondazione del movimento secessionista li conoscevo particolarmente bene. Con Manolic, prima della sua morte, ho avuto circa 200 conversazioni di parecchie ore. Come uomo dei servizi segreti egli era un talento puro. Durante la Seconda Guerra Mondiale aveva lavorato sia per il Komintern sia per la Gestapo. Già da allora cominciava a tramare a favore del secessionismo.

Elsaesser: E perchè Le ha raccontato tutto questo?

Duhacek: Forse per ragioni sentimentali. Egli proviene da un villaggio vicino al mio, ho accolto io nel 1941 sua sorella nel Partito Comunista, con suo fratello frequentavo il Ginnasio e poi abbiamo combattuto da partigiani insieme.
“Antun, quando scriverai di me, non essere avaro nelle lodi”, mi disse sul letto di morte, “poichè io sono stato un piccolo Dio e il mio unico desiderio era una Croazia pulita”


Sul personaggio: Antun Duhacek (al centro nella foto) nello Stato Maggiore dell’Armata Popolare Jugoslava, Belgrado 1945. Dal 1950 Duhacek ha lavorato per il servizio segreto jugoslavo UDBA e dal 1955 fino al 1968 ne è stato il Direttore. Dal 1969 fino al 1974 è stato deputato al parlamento della repubblica di Croazia ed anche portavoce per le questioni delle nazionalità. Dal 1991 fino al 1994, nella guerra civile in Croazia ed in Bosnia, ha svolto funzioni da consigliere militare dei serbi. Dal 1998 vive in Jugoslavia [La Repubblica Federale composta dalle sole Serbia e Montenegro, istituita nel 1992. ndT].

(trad. di M. Jovanovic Pisani per CNJ-onlus)
TOTALE UNTERORDNUNG
Interview mit Antun Duhacek, dem Geheimdienstchef von Tito
Interview: JUERGEN ELSAESSER - in: KONKRET, November 2002


"Sie haben Jugoslawien zerstört!", sagte der kroatische Präsident Stipe Mesic Anfang Oktober vor dem Haager UN-Tribunal zu Slobodan Milosevic. Mesic wolle damit nur von seiner eigenen Schuld und den deutschen Drahtziehern ablenken, meint dagegen dessen Landsmann Antun Duhacek, der unter Tito Chef des jugoslawischen Geheimdienstes war

   
Elsässer: Deutschlands Rolle bei der Zerschlagung Jugoslawiens Anfang der neunziger Jahre war von großer Bedeutung, vor allem was die selbst gegen Einwände der Nato-Partner vorgenommene diplomatische Anerkennung der Sezessionsrepubliken Kroatien und Slowenien anging. Welche geheimdienstlichen Erkenntnisse gibt es über die Einzelheiten?

Duhacek: Deutschlands Position wurde von Italien, Österreich und dem Vatikan unterstützt. Der Bundesnachrichtendienst koordinierte die Unterstützung für die Sezessionisten und übernahm Ende der achtziger Jahre die direkte operative Führung des kroatischen Auslandsgeheimdienstes - der war de jure noch Teil des gesamtjugoslawischen Dienstes UDBA, de facto schon seit den frühen siebziger Jahren praktisch ohne Belgrader Kontrolle. Bei einem persönlichen Treffen zwischen Bundesaußenminister Genscher und dem kroatischen Geheimdienstchef Josip Manolic im Februar 1990, im Vorfeld der Wahlen im - damals noch zu Jugoslawien gehörenden - Kroatien, hat Genscher 800 Millionen Mark versprochen. Manolic wollte das Geld gleich in bar mitnehmen, der spätere Präsident Franjo Tudjman und sein damaliger Mitstreiter Stipe Mesic warteten dringend darauf.  Schließlich floß das Geld erst kurz nach den Wahlen im März 1990. Leute des BND übergaben die 800 Millionen Mark in Zagreb, cash.

   
Elsässer: Das muß ein ziemlich schwerer Koffer gewesen sein.

Duhacek: Die Deutschen haben ja auch eine Gegenleistung dafür bekommen. Manolic hatte im Februar 1990 mit dem BND ein sehr weitreichendes Geheimabkommen geschlossen. Es umfaßte im wesentlichen drei Punkte: 1. Zusammenarbeit des von ihm kontrollierten kroatischen Dienstes mit dem BND im Vorgehen gegen Jugoslawien und Serbien. 2. Der BND stellt seinen kroatischen Partnern alle Aufklärungsergebnisse zur Verfügung, die er und befreundete Nato-Dienste in und über Jugoslawien sammeln, zum Beispiel über die Situation in der Jugoslawischen Armee, ihre Truppenbewegungen und so weiter. Das sollte bei den bald beginnenden militärischen Auseinandersetzungen ein großer Vorteil für Zagreb werden. 3. Manolic unterstellt einen Teil seiner Informanten und informellen Mitarbeiter, zum Beispiel in Belgrad, direkt dem BND.

Elsässer: Erich Schmidt-Eenboom nimmt in Der Schattenkrieger, seinem Buch über die BND-Aktivitäten von Klaus Kinkel, an vielen Stellen auf Sie bezug. Bei ihm heißt es aber, daß schon "unmittelbar vor dem Tode Titos" in Zagreb "alle Entscheidungen in strategischen Fragen nur noch in Absprache ... mit BND-Instanzen und Ustascha-Repräsentanten getroffen werden". Das war zu Beginn der achtziger Jahre.

Duhacek: Das waren enge Kontakte, aber sie mußten noch verdeckt abgewickelt werden. Die heiße Phase beginnt erst Ende der achtziger Jahre, als aus dem Apparat, den Manolic und sein Ziehvater Ivan Krajacic im Verborgenen aufgebaut haben, der offizielle Geheimdienst des neuen kroatischen Staates wird. Ab ungefähr Mai 1990 funktioniert dieser Geheimdienst wie ein Anhängsel des BND. Die deutsche Seite verlangte für ihre Leistungen eine totale Unterordnung des kroatischen Dienstes, und das hat sie bekommen. Zum Beispiel bestimmten die Deutschen, welche kroatischen Emigranten Pässe bekommen sollten. Nach 1945 hatten bekanntlich viele Aktivisten der faschistischen Ustascha-Bewegung das Land verlassen müssen und dann in der ganzen Welt verstreut gelebt. Der BND legte 1990 fest, welche dieser extremistischen Kader mit Pässen ausgestattet wurden, damit sie zurückkommen konnten. Diese Heimkehrer haben sich dann in die Regierung des neuen kroatischen Staates eingekauft, 300.000 Mark kostete etwa der Posten eines Ministerialbeamten. Präsident Tudjman setzte voll auf diese Leute.

Elsässer: Tudjmans enge Verbindungen zum BND einerseits, zu alten Ustascha-Faschisten andererseits verdichten sich in der Person von Ernest Bauer. Der Jugoslawe "volksdeutscher" Herkunft war während des Zweiten Weltkriegs Oberst des Ustascha-Geheimdienstes UNS, wurde danach vom BND-Chef Reinhard Gehlen übernommen, reaktivierte für diesen sein Agentennetz in Zagreb und führt es bis Anfang der neunziger Jahre. Als Tudjman 1990 seine nationalistisch-kroatische Partei HDZ gründet, mit der er den Sezessionsstaat fast die gesamten neunziger Jahre regieren sollte, residiert er während der gesamten vier Tage des Gründungskongresses bei Bauer. Nachdem Tudjman Präsident geworden ist, macht er den hochbetagten Geheimdienstmann zu seinem Sonderbeauftragten im Bundespresseamt in Bonn.

   

Duhacek: Es gibt noch bessere Beispiele für die Macht des BND über seine kroatischen Partner. Zum Beispiel verlangte der BND 1993/94 eine Säuberung des kroatischen Dienstes. Alle Leute, die aus einer Partisanentradition stammen, mußten gehen. Dazu muß man wissen, daß das gesamte Tudjman-Projekt, der neue kroatische Staat und all seine Institutionen, zunächst einen Kompromißcharakter trug. Der kroatische Nationalismus und die Feindschaft gegen Jugoslawien waren die gemeinsamen Nenner; auf dieser Plattform trafen sich die Kräfte, die sich während des 2. Weltkrieges noch bekämpft hatten, nämlich Nationalkommunisten und Ustascha-Faschisten. Nun verlangte der BND, daß erstere hinausgesäubert werden. Deswegen wurde Josip Manolic in den Geheimdienststrukturen entmachtet, und Stipe Mesic verließ mit ihm und einigen anderen frustriert die Tudjman-Partei HDZ und gründete eine eigene.

Elsässer: Das hat der BND verlangt?

Duhacek: Tudjman hat es sogar zugegeben. 1994 schrieb er über seinen Bruch mit Manolic: "Als es zu einer solchen Situation mit Herrn Manolic kam, das muß ich dazu noch sagen - 1992, als wir formell anerkannt waren, aber noch keine wirklichen Freunde hatten -, kamen die Vertreter einer der Hauptmächte der Welt zu mir und sagten: ,Herr Präsident, Sie sind sich wahrscheinlich bewußt, daß Sie eine neue Verteidigungs- und Sicherheitsstruktur aufbauen müssen. Wir sind bereit, Ihnen dabei zu helfen, aber bitte ohne Joza Manolic."

Elsässer: Aber was sollte der BND gegen Manolic haben? Er war doch der Mann gewesen, der den Deutschen 1990 den kroatischen Dienst ausgeliefert hatte.

Duhacek: Der BND mißtraute den Leuten, die aus der Partisanentradition kamen, die hatten schließlich vier Jahre lang gegen die Deutschen gekämpft. Die erschienen ihm nicht sicher, jedenfalls nicht auf lange Sicht. Nehmen Sie etwa Manolic. Er ist Träger des Partisanenordens "Kämpfer des ersten Tages". Oder Mesic: Der hat zwar zugegeben, daß er 1991 Kontakte zum BND hatte - er war damals Vorsitzender des jugoslawischen Staatspräsidiums ...

   
Elsässer: ... und der BND half ihm dabei, in diesem Amt möglichst destruktiv zu sein.

Duhacek: Sicher. Aber Mesic hatte im Zweiten Weltkrieg 16 Familienmitglieder verloren, von den Faschisten ermordet. Der war nicht zuverlässig, in den Augen der Deutschen.

Elsässer: Aber aus dem Zitat Tudjmans geht nicht klar hervor, wer die Ablösung von Manolic verlangt hat. Er sagt nur "Vertreter einer der Hauptmächte der Welt". Könnten das nicht auch die US-Amerikaner gewesen sein, die, nachdem sie zunächst gegen die Anerkennung der Sezessionsstaaten gewesen waren, zu Beginn der Clinton-Präsidentschaft den Kurs wechselten, selber Einfluß in Zagreb bekommen und deswegen den pro-deutschen Manolic entmachten wollten?

   
Duhacek: Nein, die US-Amerikaner hatten keinerlei Einfluß. Die Deutschen waren absolut dominant. Und als 1995 US-Militärberater die kroatische Offensive zur Eroberung der Krajina (und der Vertreibung der serbischen Bevölkerung) dirigierten, taten sie das auf Wunsch der Deutschen. Kohl und Genscher wollten sich nicht die Finger schmutzig machen, ein deutscher Militäreinsatz wäre damals innenpolitisch nicht populär gewesen. Aber die Deutschen haben die Waffen geliefert, vor allem Restbestände aus den ehemals sozialistischen Ländern Polen, Tschechoslowakei und DDR.

Elsässer: Mittlerweile ist die Tudjman-Partei HDZ in Kroatien abgewählt, im Jahre 2000 wurde Mesic Präsident. Haben die Deutschen also ihren Einfluß verloren? Mesic müßte, nach allem was Sie geschildert haben, ziemlich sauer auf den BND sein.

Duhacek: Man hat sich arrangiert. Mesic kann nicht ohne die Deutschen, und die Deutschen können nicht ohne ihn, zur Zeit jedenfalls nicht. Tudjman ist tot, seine rechte Hand Gojko Susak, der erste Verteidigungsminister, ebenfalls. Und daß Mesic sich jetzt bemüht, einige der 300.000 vertriebenen Serben nach Kroatien zurückzuholen, ist auch für Deutschland als Hauptwirtschaftspartner sinnvoll: Gebiete wie die Krajina und Slawonien sind seit der ethnischen Säuberung durch die kroatischen Nationalisten wie entvölkert, so liegt ein Drittel des Landes wirtschaftlich brach.

Elsässer: In Kroatien werden Sie steckbrieflich gesucht. Warum?

Duhacek: Weil ich in mehreren Büchern und Zeitungsartikeln ausgepackt habe, wie der neue Staat zustande gekommen ist. Besonders nehmen Sie mir übel, daß ich das als gebürtiger Kroate gesagt habe.

Elsässer: Das ist in der Tat ungewöhnlich. Sind Sie ein Vaterlandsverräter?

Duhacek: Mein Vaterland ist Jugoslawien. Als die Nazis Jugoslawien besetzt haben, habe ich mich den Partisanen angeschlossen. Kommunist wurde ich erst später. Als die kroatischen Nationalisten um Tudjman mit den ehemaligen Helfershelfern der Nazis, den Ustaschen, sich erneut an die Zerstörung Jugoslawiens machten, verteidigte ich mein Land zum zweiten Mal. Und als das neue Kroatien zur Vertreibung der Serben schritt, stellte ich mich denen 1991 in Slawonien als Militärberater zur Verfügung. Das war schließlich die Gegend, wo ich auch als Partisan gekämpft hatte.

Elsässer: Milosevic will Sie als Zeuge nach Den Haag einladen. Werden Sie gehen?

Duhacek: Als das vor einigen Wochen in der Zeitung stand, habe ich sofort wieder Morddrohungen bekommen. Aber ich lasse mich nicht einschüchtern, ich werde hingehen, wenn ich vorgeladen werde.

Elsässer: In der Phase, über die wir gesprochen haben, waren Sie nicht mehr im aktiven Dienst. Woher haben Sie Ihre Informationen, etwa was Genscher und seine 800 Millionen Mark angeht?

Duhacek: Ein Geheimdienstmann ist nie außer Dienst. Meine Quellen kann ich nicht preisgeben, wie Sie verstehen werden. Aber als Kroate kenne ich natürlich viele Kroaten bis hinein in die Ministerien, auch heute noch. Und Krajacic, den Paten von Tudjman und Manolic beim Aufbau der Sezessionsbewegung, kannte ich besonders gut. Mit ihm habe ich vor seinem Tod ungefähr 200 mehrstündige Gespräche geführt. Er war als Geheimdienstmann ein Naturtalent, hat im Zweiten Weltkrieg sowohl für die Komintern wie für die Gestapo gearbeitet. Er zog die Fäden für die Sezession schon seit damals.

 
Elsässer: Und warum hat er Ihnen alles erzählt?

Duhacek: Vielleicht aus Sentimentalität. Er kommt aus dem Nachbardorf, seine Schwester habe ich 1941 in die KP aufgenommen, mit seinem Bruder war ich im Gymnasium und dann bei den Partisanen. "Antun, wenn Du über mich schreibst, geize nicht mit Lob", sagte er mir auf dem Totenbett, "denn ich war ein kleiner Gott, und mein einziger Wunsch war ein reines Kroatien".


Zur Person: Antun Duhacek (Bildmitte) im Generalstab der Jugoslawischen Volksarmee, Belgrad 1945. Seit 1950 arbeitete Duhacek für den jugoslawischen Geheimdienst UDBA und war von 1955 bis 1968 dessen Direktor. Von 1969 bis 1974 war er Abgeordneter im kroatischen Republiksparlament und u.a. Sprecher für Volksgruppenfragen. Von 1991 bis 1994 fungierte er im kroatischen und bosnischen Bürgerkrieg als Militärberater der Serben. Seit 1998 lebt er in Jugoslawien.

Pavelic, Hitler e
                            Goering

"La Croazia Indipendente leghera' il suo futuro al Nuovo Ordine Europeo
che avete realizzato Voi, Fuehrer, insieme al Duce"

telegramma di Ante Pavelic ad Adolf Hitler, 11 Aprile 1941
(citato da K. Deschner in "Die Politik der Paepste in XX. Jahrhundert",
Rowohl 1991, pag.218 - vedi sotto)



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