logo

COORDINAMENTO NAZIONALE PER LA JUGOSLAVIA

ITALIJANSKA KOORDINACIJA ZA JUGOSLAVIJU

rright10.gif (248 byte) iniziative

rright10.gif (248 byte) documentazione


Documento
Costitutivo

rright10.gif (248 byte) solidarietà

rright10.gif (248 byte) informazione

rright10.gif (248 byte) cultura

rright10.gif (248 byte) politica

rright10.gif (248 byte) amicizia

rright10.gif (248 byte) valori fondativi


COMUNICATO STAMPA

CNJ ONLUS: ITALIA E BALCANI. UNA PERFETTA CONTINUITÀ CON LE POLITICHE DEL FASCISMO

---
Februar 2008. god. / febbraio 2008
---

SAOPŠTENJE ZA ŠTAMPU

CNJ ONLUS:
ITALIJA I BALKAN - DANAS ISTO KAO U VREME FAŠIZMA



Nel febbraio 2003 scrivevamo:
 
<<Il voto del Parlamento Federale Jugoslavo del 4 febbraio [2003] rappresenta un compimento simbolico del progetto revanscista sanguinario messo in atto ai danni del paese balcanico e dei suoi cittadini a partire dal 1990. 

Tale progetto, realizzato su procura delle consorterie occidentali da indegni rappresentanti politici (quelli oggi al potere in tutte le Repubbliche ex-federate), si è articolato in un arco di tempo simbolicamente collocabile tra il 5 novembre 1990 - quando il Congresso degli USA approvò la legge 101/513, che sanciva la dissoluzione della Jugoslavia attraverso il finanziamento diretto di tutte le nuove formazioni "democratiche" (nazionaliste e secessioniste) - al 4 febbraio 2003 - con la nascita di questa formale "Unione di Serbia e Montenegro" e la cancellazione dello stesso nome della "Jugoslavia" dalle cartine geografiche dell'Europa. 

[...] Il nuovo status è considerato transitorio ed è funzionale solo all'ulteriore disgregazione del paese, dunque alla creazione di nuove frontiere a dividere gli abitanti di quelle terre. Il voto del Parlamento Federale viene accolto con grande giubilo dall'ideatore di questa ennesima "impresa", Xavier Solana, già ben noto alle popolazioni locali per avere comandato la aggressione militare del 1999. Tutta questa soddisfazione, palese o malcelata, da parte dei responsabili politici internazionali e locali tradisce l'ispirazione profonda delle scelte criminali compiute in tutti questi anni, a partire dal riconoscimento diplomatico delle Repubbliche secessioniste. Scelte che hanno causato indicibili tragedie umane, ridisegnando i Balcani secondo protettorati coloniali come ai tempi dell'occupazione nazifascista, trasformandone i territori in servitù militari occidentali e bacini di sfruttamento delle risorse e della forza-lavoro, devastando le basi della convivenza civile e della cultura comune di quelle genti.

Per noi del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia quello che continua a svolgersi in Jugoslavia è un immenso e protratto crimine contro l'umanità, del quale ancora purtroppo non si vede la fine, e del quale dovranno rispondere quelli che ne portano la responsabilità. >> (1)


La facile "profezia" dell'ulteriore smembramento della "Unione di Serbia e Montenegro" si è regolarmente verificata, non solo con la secessione del Kosovo, ma già nel maggio 2006 con la secessione del Montenegro - altro micro-Stato retto dalle mafie - attraverso una farsa referendaria piena di irregolarità, eppure sostenuta e "legittimata" da NATO e UE.

Tante altre facili considerazioni sono possibili adesso, prendendo spunto dalla vicenda del Kosovo. Ma in questo frangente, lasciando da parte valutazioni e note che pure divulghiamo e divulgheremo in innumerevoli occasioni e modi (2), riteniamo prioritario concentrarci sull'Italia. Benchè impegnati in campo internazionalista, sul fronte della conoscenza e dell'amicizia tra i popoli, siamo infatti una organizzazione con base in Italia, e dobbiamo pertanto necessariamente cominciare da quanto ci è più vicino.

La responsabilità che l'Italia, attraverso il suo governo, si sta prendendo, è devastante, sia sul fronte internazionale che su quello interno. 

Le dichiarazioni di D'Alema, che da molte settimane va preannunciando l'intenzione italiana di riconoscere in ogni caso l'improbabile "Stato" del Kosovo, dimostrano cinismo e disprezzo sia nei confronti del diritto internazionale e dell'ONU, sia nei confronti dei rapporti con tanti Stati e popoli europei, sia nei confronti della democrazia, che nei confronti della pace e della convivenza.
 

Il Kosovo viene riconosciuto come Stato da un governo dimissionario, spaccato al suo interno, con giustificazioni del tipo: "Se non riconoscessimo sollecitamente il Kosovo [i militari italiani della KFOR] non avrebbero la necessaria copertura politica e diplomatica per operare sul terreno" (3). Ma chi obbliga questi soldati ad "operare sul terreno" ad ogni costo? Evidentemente c'è qualcosa di inespresso. Bexhet Pacolli, magnate della finanza e leader del partito “Alleanza per il nuovo Kosovo”, ha dichiarato di aver «lavorato fino a tarda notte per mettere a punto la dichiarazione di indipendenza con l’ambasciatore italiano» (4).

Il ruolo politico dell'Italia, dunque, in questa vicenda è di primo piano, come lo fu nel 1999 - quando questo paese fu base di lancio dei bombardamenti su ponti, piazze, case, industrie della Repubblica Federale di Jugoslavia. Allora furono centinaia i morti ammazzati per i quali nessuno dei responsabili ha scontato la colpa: i procedimenti penali sono stati tutti insabbiati secondo la peggiore tradizione mafiosa di questo paese. Un paese di "brava gente" che senza colpo ferire rimette in scena le politiche verso i Balcani già praticate dal nazifascismo nel 1941-1943

Ora come allora, il Kosovo è zona di occupazione militare dell'Italia e di altre potenze straniere. Ora come allora, tali potenze fomentano l'irredentismo pan-albanese e consentono l'instaurazione di un regime di apartheid.

Ora come allora, si prospetta il miraggio della Grande Albania, con la messa a repentaglio dei confini di almeno altri tre Stati balcanici.

Oggi, come durante il Fascismo, la politica estera italiana non disdegna allenze con i settori più criminali presenti sulla scena internazionale: come negli anni '30 si addestravano e finanziavano i terroristi ustascia perchè uccidessero il Re di Jugoslavia e spaccassero quel paese, così adesso si vezzeggiano e si sostengono in tutti i modi i killer dell'UCK, trafficanti di droga, armi ed esseri umani, aguzzini del loro stesso popolo al quale hanno fatto compiere un balzo indietro di almeno un secolo dal punto di vista civile e dei diritti, reintroducendo il "kanun" e stabilendo alleanze con le peggiori bande del globo - dai produttori di oppio afghani ai camorristi e mafiosi italiani. 

Sul fronte interno, ora come allora, l'occupazione militare e la guerra sono condotte con toni paternalistici carichi di menzogne. In realtà, è negato ogni controllo democratico: siamo in assenza di votazioni parlamentari, anzi di fronte a votazioni che impegnavano a non riconoscere dichiarazioni unilaterali di indipendenza (5). Peraltro, dopo i bombardamenti del 1999, siamo stati abituati a queste smaccate infrazioni del dettato costituzionale. In effetti, siamo di fronte al disprezzo della volontà popolare, che è contraria alla guerra e chiede solo il rientro dei soldati impegnati all'estero in missioni neo-coloniali che costano tra l'altro cifre esorbitanti al provato bilancio dello Stato. 

Ora come allora si dimostra assoluto disprezzo per le istituzioni internazionali: allora era la Società delle Nazioni; adesso sono l'ONU (essendo stata violata la Risoluzione 1244 ed essendo stato calpestato lo stesso Consiglio di Sicurezza), e persino la UE (dove si è determinata una netta frattura; il balordo ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner declama con paradossale soddisfazione: “ognuno è libero di fare la scelta che vuole circa il riconoscimento dello Stato del Kosovo”).

Ora come allora si instaurano rapporti ostili con i paesi ed i popoli a noi più vicini: oltre alla persistente umiliazione della Serbia e dei serbi, ricordiamo le vibranti reazioni da parte croata e slovena per i toni irredentistici usati dalle autorità italiane in occasione del revanscista "Giorno del Ricordo". (6)

Per tutti questi motivi, la politica italiana nei confronti dei Balcani appare da una quindicina d'anni ricalcare le politiche imperialistiche ed ostili del Fascismo. Come Coordinamento dei soggetti impegnati, su tutto il territorio nazionale, in iniziative per la pace, l'amicizia e l'unità fraterna di tutti i nostri popoli, nutriamo profonda preoccupazione per quello che ci può ancora riservare il futuro.


Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus

Febbraio 2008


(1) https://www.cnj.it/POLITICA/serimo2003.htm


(2) Si veda tutta la documentazione raccolta sul sito e nell'archivio della newsletter del CNJ:

https://www.cnj.it/

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/


(3) Si vedano l'articolo ed il video:

http://www.repubblica.it/2008/02/sezioni/esteri/kosovo-indipendenza/riconoscimento/riconoscimento.html 

http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_id=17579&showtab=Copertina 


(4) Si vedano il Corriere della Sera e La Stampa del 17/02/2008

(5) Camera dei deputati, seduta n. 252 di Giovedì 29 novembre 2007:

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5793


(6) https://www.cnj.it/documentazione/IRREDENTE/presidenti.htm


La Jugoslavia sotto il nazifascismo



SAOPŠTENJE ZA ŠTAMPU


CNJ ONLUS:

ITALIJA I BALKAN - DANAS ISTO KAO U VREME FAŠIZMA


Februar 2008

Februara 2003. pisali smo:

« Glasanje u Saveznoj Skupštini Jugoslavije upriličeno 4. februara 2003., je zapravo kruna revanšističkog zločinačkog plana uperenog protiv tog naroda i njegove zemlje, plana koji se na krajnje očigledan način sprovodi počev od 1990.

Taj su plan po nalogu Zapada ostvarili nedostojni političari, a takvi su svi danas na vlasti u republikama nekadašnje Jugoslavije. Vremenski, taj plan treba smestiti u raspon između 5. novembra 1990., kada je kongres SAD doneo zakon 101/513 o direktnoj finansijskoj pomoći svim tobože demokratskim. a u stvari revanšističkim i secesionističkim novokomponovanim strankama zarad rasturanja Jugoslavije i toga 4. februara kada je formalno stvorena „Državna zajednica Srbija i Crna Gora“, a Jugoslavija je bila izbrisana sa političke karte Evrope.

[...] Tvorevina je bila namenski kratkog veka, te je sopstvenu svrhu iscrpila komadanjem sopstvene suverene države i veštačkim stvaranjem raskola među bratskim narodima. Jasno, zloglasni K. Solana, koga pamtimo po tome što je dirigovao bombardovanjem Jugoslavije 1999., zdušno će pljeskati novorođenoj državici i još jednom uspelom poduhvatu takve vrste. A šta se drugo može očekivati od kuma ? Svekoliko otvoreno, ili loše prikrivano zadovoljstvo, kako takozvane međunarodne zajednice, tako i domaćih političara, nije dovoljno da zamagli duboki istinski cilj zločinačke politike koju Zapad vodi poslednjih godina, počev od protivzakonitog priznavanja secesionističkih republika, pa nadalje. Tom politikom su izazvali neizrecive patnje, jeziva razaranja i bolna stradanja nedužnog stanovništva, prekrajali granice Balkana, praveći od njega kolonijalni protektorat na usluzi zapadnim vojnim silama, stvarali sebi poslušne državice kojima će otimati prirodna bogatstva i izrabljivati radnu snagu, baš kao u vreme naci-fašizma. Zavađali su bratske narode kojima su koreni i kultura zajednički, da bi vojničkom čizmom vladali nad njima.

Za nas iz Nacionalne Koordinacije za Jugoslaviju (CNJ), sav taj zlokobni lanac događaja nije ništa drugo do ogroman zločin protiv čovečnosti koji neometano traje i kome se kraj ne sagledava, ali za koji treba da odgovaraju svi vinovnici »(1)

Očekivano cepanje državne zajednice Srbije i Crne Gore upriličeno je već maja 2006. godine, stvaranjem mafijaške državice Crne Gore uz pomoć lažiranog referenduma, što nije sprečilo ni zemlje Nato pakta ni EZ da je, ne trepnuvši, priznaju. Eto danas i otimanja Kosova, čime je stvorena još dna mafijaška državica.

Nećemo se ovde upuštati u razmatranje predstojeće etape tog zločinackog lanca koji se nastavlja preko najnovijih zbivanja na Kosovu. Mi, uostalom, redovno objavljujemo analize i vesti sa jugoslovenskog prostora i s njime u vezi, u pisanom ili drugom obliku. (2). Razlog za naše usmerenje na širu analizu potiče i iz našeg stava da su, na ovom mestu, daleko celishodniji sagledavanje stanja u Italiji, te ocena politike koju vodi naša vlastita zemlja, nezavisno od našeg glavnog cilja koga predstavljaju bliže upoznavanje i negovanje prijateljstva sa drugim narodima. Budući da je naša Koordinacija prisutna na čitavom prostoru Italije, na kome deluje svojim angažmanom za mir, smatramo da u prvom redu treba da obratimo pažnju na ono što se dešava pred našim sopstvenim očima, u neposrednom okruženju.

Očigledne su pogubne posledice neodgovorne politike režima naše zemlje, kako na domaćem, tako i na međunarodnom planu.

Uporne izjave ministra Daleme da će Italija u svakom slučaju priznati nezavisno Kosovo, iskazuju cinizam i prezir prema postavkama međunarodnog prava i OUN, te prema demokratskim normama i principima mira i suživota naroda.

Do srži podeljena vlada u ostavci, priznaje nezavisno Kosovo, jer tobože « Kosovo valja brže-bolje priznati, jer će u protivnom, italijanski vojnici u sastavu međunarodnih snaga, ostati bez političkog i diplomatskog pokrića za dejstva na terenu »(3) Gde to uopste piše da naša vojska mora da dejstvuje na terenu? Jasno je šta se iza brega valja! Finansijski magnat i vođ « Saveza za novo Kosovo » Bexhet Pacolli, dao je izjavu za štampu u kojoj ističe da je « do kasno u noć sa italijanskim ambasadorom radio na dokumentu o proglašenju nezavisnosti. »(4)

U toj ujdurmi, dakle, uloga Italije je od prvorazrednog značaja, kao uostalom i 1999., kada je ova zemlja služila kao aerodrom za sletanje i uzletanje bombardera što su sejući smrt, razarali mostove, gradske trgove, stambene zgrade i fabrike jugoslovenske federacije. Na stotine je stradalo! Niko, međutim, od vinovnika tog zločina nije pozvan na odgovornost, pošto su po starom mafijaškom običaju uvreženom u našoj zemlji, sve uredno podnete tužbe u samom postupku minirane. Naša zemlja slovi za demokratsku, iako nemetano i bezobzirno sprovodi u delo politiku ozloglašenog naci-fašističkog režima s početka četrdesetih godina prošlog veka.

Danas kao i tada, Kosovo je pod italijanskom i okupacijom preostalih velesila. Danas kao i tada, raspirivanje velikoalbanskog iredentizma ima za cilj stvaranje potčinjenih državica.

Danas kao i tada u izgledu je velika Albanija, čime će biti ugroženi legitimni interesi najmanje tri evropske države.

Danas, kao i u vreme fašizma, Italija se u svojoj spoljnoj politici ne libi šurovanja sa najokorelijim zlikovcima širom međunarodne političke scene. Tridesetih godina prošloga veka obučavala je ustaše za atentat na kralja da bi rasturila Kraljevinu Jugoslaviju. Danas čini isto to, manipulišući svojim novim štićenicima, ubicama iz redova takozvane OVK, krijumčarima droge i svakojakog naoružanja, trgovcima belim robljem, krvnicima sopstvenog naroda koga su unazadili, najblaže rečeno, barem za stotinu godina, time što su ponovo zaveli « kanun » i što su se uortačili sa najogreznutijim bandama iz Avganistana, kao i sa mafijom i kamorom iz Italije.

Na domaćem planu, i danas kao nekada, vojna osvajanja i ratove pravdaju tobožnjim dušebrižništvom i velikodušnošću, iza kojih se krije laž. U stvari, neosporno je zatajio svaki vid demokratske kontrole: glasanja u skupštini više nema, posebno onih koja su, shodno Ustavu, davale obavezu da se ne izglasavaju jednostrana priznanja nezavisnosti. (5) Od bombardovanja u 1999. godini, pa naovamo, potpuno smo se navikli na sistematsko i flagrantno kršenje Ustava. Narod se više nizašta ne pita, narod koji je, inače, protiv rata i koji zahteva povlačenje vojske iz inostranstva, jer ta vojska nemilice guta ionako mršav državni budžet.

Kao nekad fašisti, tako i ovi danas u potpunosti nipodaštavaju međunarodne institucije. Svojevremeno to je bilo Društvo Naroda, danas je to OUN, čija je Rezolucija 1244 bezobzirno pogažena! Čak je i EU dovedena u pitanje stvaranjem razdora u sopstvenim redovima. Vrli ministar spoljnih poslova Francuske, Kušner, bez dlake na jeziku kaže da « što se priznavanja nezavisnosti Kosova tiče, neka svako slobodno postupi kako mu drago »

Danas, kao i pre, fašistička vlada vodi politiku neprijateljskih odnosa sa susednim narodima: ne samo da uporno ponižava Srbe i Srbiju, već i prema Hrvatima i Slovencima ispoljava iredentističke težnje, za što je primer obeležavanje revanšističkog praznika „Dan sećanja“ (Giorno del Ricordo) (6)

Na osnovu svega iznetog, jasno je da ovih poslednjih petnaestak godina, Italija na Balkanu vodi politiku koja se ni po čemu ne razlikuje od imperijalističke i agresorske politike nekadašnjeg fašističkog režima. Kao koordinacija građana angažovanih širom Italije za dobrobit mira i prijateljstva među narodima, izražavamo duboku uznemirenost i strepnju za budućnost koja je krajnje bremenita neizvesnostima.

(Italijanska) Nacionalna Koordinacija za Jugoslaviju

Februar 2008.


(1) https://www.cnj.it/POLITICA/serimo2003.htm

(2) Pogledati celokupnu dokumentaciju sabranu na stranici, kao i arhivsku građu informativnih dnevnih biltena CNJ:

https://www.cnj.it/

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/

(3) Pogledati članak i video-zapis:

http://www.repubblica.it/2008/02/sezioni/esteri/kosovo-indipendenza/riconoscimento/riconoscimento.html http://tv.repubblica.it/home_page.php? playmode=player&cont_id=17579&showtab=Copertina

(4) pogledati dnevne listove Corriere della Sera i La Stampa od 17/02/2008

(5) Poslanički dom, sednica n. 252, 29. novembra 2007.:

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5793

(6) https://www.cnj.it/documentazione/IRREDENTE/presidenti.htm



Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus
 
sito internet: https://www.cnj.it/
posta elettronica: jugocoord(a)tiscali.it
notiziario telematico JUGOINFO:
http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages