GLI INTELLETTUALI IN SLOVENIA SI SVEGLIANO?

Il movimento di opposizione all'ingresso nella NATO, in Slovenia, sta
crescendo (1). E' un risveglio che fa ben sperare, anche per le
implicazioni che puo' avere, nel segno della pace, su tutta l'area
limitrofa e su quella balcanica in particolare, interessata non solo
dalle spinte per l'allargamento formale della Alleanza Atlantica, ma
anche, in questi ultimi, purtroppo da operazioni di guerra effettiva
condotte dalla NATO, nonche' da insediamenti militari NATO sempre piu'
rilevanti.

Parte integrante del movimento contro la NATO sono 188 intellettuali -
artisti, ricercatori scientifici, saggisti - firmatari di un documento
che chiede che l'eventuale adesione alla Alleanza sia sottoposta ad un
referendum popolare (2).
L'esito di un tale referendum sarebbe tutt'altro che scontato.
Infatti, le forze indipendentiste in Slovenia si sono si' avvalse
della NATO per secedere dalla Repubblica Federativa Socialista di
Jugoslavia, dando cosi' il via alla guerra fratricida, ma - anche
laddove la nostalgia per il passato jugoslavo non arrivi ad incidere
politicamente - per la piccola Repubblica, continuamente e
storicamente sottoposta a pressioni e rivendicazioni ignobili dai
paesi vicini, l'indipendenza reale e' una chimera da ricercare in
continuazione. In particolare in questa fase, internazionalmente cosi'
difficile, la Slovenia puo' riuscire ad allargare il proprio spazio
autonomo di manovra giocando nella contesa, sempre piu' esplicita ed
aspra, tra Europa e Stati Uniti d'America.

Mentre scriviamo non sappiamo se tra i firmatari del documento "dei
188" c'e' anche Slavoj Zizek, il "filosofo di formazione
hegelian-lacaniana, da anni in movimento perenne fra l'università di
Lubiana e i campus americani", caro alla sinistra dei "movimenti" e
specialmente al "Manifesto" (3). Saremmo curiosi di saperlo. In
passato ci e' sembrato di poter annoverare Zizek tra quegli
intellettuali e accademici (post? ex? anti?) jugoslavi che con la
distruzione del loro paese hanno fatto, piu' o meno cinicamente,
carriera. Lontano dal marxismo di qualsivoglia scuola, Zizek si e'
impegnato in questi anni in una decostruzione (ulteriore) del marxismo
stesso come di ogni "pensiero forte" e nella solita critica, ossessiva
e fuori tempo massimo, ai sistemi del "socialismo reale". A differenza
del piu' noto Predrag Matvejevic - che e' piuttosto legato
all'ambiente letterario e post-sessantottino francese - Zizek
predilige la cultura statunitense, attinge dalla psicanalisi
intellettualistica di Lacan ed usa "preferibilmente i testi della
cultura di massa, e il cinema in particolare (non parla di nulla senza
portare a sostegno di quello che dice un paio di film, «e qualche
volta non li ho neanche visti per intero», ride) come canale di
scorrimento fra una dimensione e l'altra".

Nell'intervista rilasciata pochi giorni fa ad Ida Dominijanni, Zizek
mostra pero' una attenzione ed una verve critica che fanno ben
sperare. E' per questo che ci piacerebbe vederlo tra i firmatari
dell'appello di cui sopra (chissa'?). Non stonerebbe affatto, una sua
firma, con la sua analisi della guerra contemporanea (dopo l'11
settembre): "una guerra motivata da ragioni classicamente economiche,
il petrolio del Caspio, e geopolitiche, la ridefinizione del rapporto
fra Stati uniti e Arabia Saudita". Si accenna ai bombardamenti
sull'Afghanistan, ed a quelli sull'Iraq. Giustamente si nega che il
problema all'ordine del giorno sia lo "scontro tra civilta'":
piuttosto, "lo scontro passa all'interno di ciascuna civiltà".

Il problema e' che, nell'intervista, non si parla della guerra in
Jugoslavia.
Strano: possibile che un intellettuale sloveno abbia rimosso cosi'
presto, confinato in qualche baratro della coscienza, i bombardamenti
sulle industrie chimiche della Serbia (1999), o le sparatorie attorno
alle caserme federali, proprio in Slovenia (1991), o lo stillicidio di
vittime del terrorismo di ispirazione nazionalista in Kosovo e
Macedonia (adesso)?
"Dobbiamo lottare contro il terrorismo, ma riformulando e allargando
la sua definizione, in modo da includervi anche alcune azioni
americane e di altre potenze occidentali", dice Zizek. D'accordo,
purche' questo saggio criterio venga applicato incominciando dalla
propria realta'. Per esempio, firmando l'appello "dei 188".

Altrimenti, l'esito logico delle giuste considerazioni di Zizek rimane
debole ed ambiguo. "Cosa resta allora? «L'Europa. Invece che discutere
dello scontro di civiltà fra Occidente e Islam, dobbiamo lavorare a
approfondire il conflitto che sulla guerra in Iraq si sta già
delineando fra modello americano e modello europeo.» E si ritorna a
quanto sopra: in questa fase internazionalmente cosi' difficile,
l'intellettuale sloveno - anziche' approfittarne per marcare uno
spazio autonomo - rischia di schierarsi, nella contesa sempre piu'
esplicita ed aspra che oppone Europa e Stati Uniti d'America, dalla
parte dell'Europa. Potrebbe persino andar bene: purche' si affronti il
problema della NATO e del nazionalismo che - grazie alla
sponsorizzazione della NATO - ha "etnicamente" smembrato il proprio
paese.

(Italo Slavo)


=== NOTE ===


(1) "Resistance against NATO in Slovenia"

Vai a: http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2089


(2) SLOVENIA' S INTELLECTUAL COMMUNITY DEMANDS REFERENDUM ON ENTRY TO
NATO

http://en.rian.ru/rian/index.cfm?prd_id=160&msg_
id=2864882&startrow=31&date=2002-11-19&do_alert=0

2002-11-19 19:38 * SLOVENIA * NATO * INTELLEGENTSIA * REFERENDUM *
SLOVENIA' S INTELLECTUAL COMMUNITY DEMANDS REFERENDUM ON ENTRY TO NATO

BELGRADE, November 19 /from RIA Novosti's Aleksandr Slabynko/ -
Prominent figures of Slovenia's intellectual community - writers,
artists, scientists, public activists - have demanded that the
national parliament hold a referendum should the upcoming NATO summit
in Prague invite the country to join the Alliance.
The relative statement, which was signed by 188 prominent cultural and
scientific figures, demands that the government arrange the referendum
and a thorough, open and competent discussion of all the positive and
negative consequences Slovenia is going to face if it joins NATO.
The intelligentsia believes the arguments in favour of the NATO
membership the government had offered were not sound enough and
resulted in a greater number of those sceptical about the prospect.
Professor Kovacevic believes the government will have a tough time
trying to convince the nation to support NATO.
There are fierce opponents to the entry to NATO among those who signed
the statement. Darij Zadnikar, a professor of philosophy at Ljubljana
University, qualified the political elite's assertion that the NATO
membership means "joining the world" as dangerous manipulation of
public opinion.
The scientists and men in the arts urge the national vote on the entry
to NATO should take place simultaneously with a referendum on
Slovenia's admission to the European Union, due as early as in March,
2003, according to unofficial reports. Slovenia is a claimant for the
EU membership along with Hungary, Lithuania, Latvia, Cyprus, Malta,
Poland, Slovakia, Czechia and Estonia.

© 2001 RIA Novosti


(3) "Il manifesto" del 16 Novembre 2002: "La messa in scena della
realtà"

«L'11 settembre ha messo a nudo la fragilità del mondo in cui viviamo
e i limiti della cultura liberal e radical americana». Un incontro con
il filosofo sloveno Slavoj Zizek - IDA DOMINIJANNI
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/
16-Novembre-2002/art87.html