Il necrologio congiunto, nostro e del SRP, sul Veu010dernji List del 22 agosto 2017

In questa pagina si possono leggere, in particolare:
1) Con Jasna parliamo di politica (A. Martocchia)
2) In memoriam di Jasna Tkalec, 1941-2017 (M. Jakopović)

 

Si vedano anche:

 
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Con Jasna parliamo di politica

Con la morte di Jasna Tkalec, esattamente un mese fa, se ne è andato un pezzo di noi. La nostra storia comune e il nostro sentimento sono tali che eventuali condoglianze sarebbero forse dovute a noi tanto quanto al figlio Luka e al marito Braco.
Avevamo incontrato Jasna la prima volta a Verona attorno al 1992, in occasione di una iniziativa pubblica organizzata dall'associazionismo pacifista (forse era AssoPace, oppure l'ICS, o tutt'e due insieme) sulla guerra in Jugoslavia appena scoppiata. Il nostro attuale presidente Ivan si recò lì in giornata, da Roma, interessato a sentire come avrebbero trattato una questione sulla quale erano già evidenti stonature se non pesanti cedimenti da parte della intellettualità di sinistra, stonature e cedimenti che hanno di fatto portato negli anni alla dissoluzione di quel pacifismo e sono stati premessa della partecipazione attiva dell'Italia alla guerra per la distruzione di quel paese. 
Jasna parlò assai bene, da croata fieramente antifascista e perciò perseguitata nella sua repubblica secessionista, da jugoslava coerente e non pentita, da comunista. Il nostro Ivan intervenne: "Questo è il giusto approccio se si vuole parlare della Jugoslavia!". Così iniziò una frequentazione, ed i rapporti si strinsero e si consolidarono nei mesi e negli anni drammatici a venire. Tra i momenti topici fu la partecipazione di Jasna, nel 1993 a Roma, al Meeting Internazionale per la Pace e la Solidarietà tra i popoli, organizzato all'ex Mattatoio di Testaccio, per un dibattito cui furono invitati anche altri esponenti della vera sinistra jugoslava – Mirjana Jakelić e Stevan Mirković, che presenziarono, nonché Mira Marković, leader della JUL, la quale non poté esserci ma inviò un messaggio di saluto. 
Jasna era all'epoca in Italia già da un paio d'anni, esule a seguito di una condanna comminata dal regime tudjmaniano: tre mesi di carcere per reati di opinione connessi alla sua attività giornalistica. Su quel periodo di esilio lei avrebbe avuto occasione di riflettere e di raccontarci meglio negli anni successivi, testimoniando della disgregazione della sinistra marxista italiana. Si chiedeva in particolare quali chances potesse avere un movimento comunista un tempo forte e glorioso, come quello italiano, ridotto al velleitarismo, che andava cioè perdendo i mezzi materiali e le strutture concrete indispensabili per incidere nella società. "Come è possibile che giornali e riviste mi richiedano articoli e li pubblichino, ma nessuno dei compagni sia in grado di propormi soluzioni reddituali e abitative per la mia vita concreta, di esule politica?".
Solo la collaborazione con la rivista Balcanica diretta da Antonio Jerkov, diffusa in ambienti diplomatici e tra gli interessati alla politica estera, garantì a Jasna un introito certo per il periodo del suo esilio e successivamente, per alcuni anni dopo il suo rientro in Croazia. Dopo la fine delle pubblicazioni (2000) e poi con la morte di Jerkov (2003: https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/2864 ) ebbe inizio per Jasna Tkalec un diverso e non meno difficile "esilio", un esilio al contrario: estranea ai circoli intellettuali, giornalistici e politici egemoni, con le difficoltà economiche tipiche dei milioni di jugoslavi che con la fine del loro paese avevano perso proprio tutto, nella sua pur sempre affascinante casa zagabrese, immersa nei libri, Jasna visse un declino anche fisico, che poteva parere quasi psicosomatico.
A mantenerla attiva – anche come giornalista, nonostante la progressiva perdita dell'uso di una mano – e coinvolta negli avvenimenti del mondo fu in particolare la conoscenza e la collaborazione con giovani attivisti delle diverse repubbliche jugoslave ex-federate e italiani, curiosi di (ri)scoprire con lei e attraverso di lei la storia del movimento operaio e anticapitalista internazionale. Tra quei giovani cresceva lo stesso figlio Luka, vera figura di intellettuale transfrontaliero, che diventava nel frattempo un apprezzato docente di filofosia marxista. Jasna ebbe così occasione di raccontare ma anche ulteriormente approfondire ciò che da sempre le interessava, scrivendo saggi appassionati che comparivano non solo in internet – particolarmente con la nostra newsletter JUGOINFO, anche in lingua italiana – ma pure su carta, sulle pagine della giovane rivista Novi Plamen. Jasna era una grandissima lettrice (non si perdeva mai un best seller di valore), era una specialista della letteratura russa e sovietica, una conoscitrice raffinata delle vicende storiche dei movimenti rivoluzionari – dalla Rivoluzione d'Ottobre alla Guerra di Spagna –, una internazionalista convinta e una donna con una solida preparazione teorica. Era per di più una persona cordiale e sempre disponibile – un vero tesoro, insomma, per dei giovani disorientati, "orfani" politici ma idealisti e assetati di sapere.
 
La nostalgia struggente che tormentava Jasna, sorprendentemente, non era tanto quella per il suo paese devastato e deriso dall'imperialismo; era piuttosto la nostalgia di certe appassionanti frequentazioni di gioventù: soprattutto la sinistra italiana degli anni Sessanta-Ottanta, e poi i movimenti di liberazione di tutto il mondo, i circoli neo-marxisti in cui si erano tentate nuove elaborazioni teoriche... Purtroppo, tanto quella romantica "nuova sinistra" quanto la sinistra storica avevano smesso di esistere ed anzi con i loro rimasugli eravamo profondamente arrabbiati. Ciò che sopravviveva di quei fermenti era il vezzo della dissidenza cronica, il volersi tenere fuori dalla militanza politica organizzata quasi per principio; e questo snobismo continua ad affliggerci tutti, da entrambi i lati dell'Adriatico.
 
Jasna capirebbe e, dolce com'era, sarebbe indulgente per il fatto che, dopo la sua morte, restiamo quelli che eravamo, continuiamo con le attività intraprese, abusiamo persino della sua stessa memoria per sviluppare le nostre riflessioni. Così la onoriamo: occasioni di rito, ricorrenze, per ricordare Jasna Tkalec ce ne saranno e ne troveremo ancora, ma per adesso Jasna è tra di noi e con lei parliamo di politica, come abbiamo fatto sempre.
 
Andrea Martocchia (segretario, Jugocoord Onlus)
14 settembre 2017

 

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Originalni tekst na Novi Plamen

Fonte: La Città Futura

 

È morta la compagna Jasna Tkalec, militante socialista, scrittrice e intellettuale jugoslava.

 
 di Daniel Jakopovich
 
 26/08/2017
 

Jasna Tkalec, una celebre compagna e una coraggiosa scrittrice e intellettuale socialista democratica e rivoluzionaria è morta il 16 agosto.

Nata nel 1941 a Zagabria, in Croazia, suo padre era Zvonko Tkalec, appartenente alla vecchia generazione di rivoluzionari jugoslavi antecedente alla seconda guerra mondiale e protagonisti del movimento partigiano durante il conflitto. Il padre fu uno dei traduttori più importanti di Marx e Engels dal tedesco nella lingua serbo-croata, e fu imprigionato e torturato nel campo di concentramento di Nova Gradiška, gestito dagli ustasci [fascisti, ndt] dello stato fantoccio nazista croato.

Jasna ha studiato letteratura e filologia classica presso l'Università di Zagabria e ha intrapreso ulteriori studi presso l'Università di Firenze. Ha insegnato al XVI Ginnasio a Zagabria alla fine degli anni Sessanta e nei primi anni Settanta e dal 1976 fu segretario generale del Comitato Culturale dell’Unione Socialista dei Lavoratori della Croazia (una delle principali istituzioni politiche ufficiali dell'ex Jugoslavia, accanto alla Lega dei Comunisti). Nel 1984 ha risieduto a Roma con uno stipendio dell'Istituto Gramsci. A metà degli anni ottanta ha vissuto a Parigi dove ha tradotto libri sulla teoria politica e l'arte. Ha pubblicato articoli sulla teoria sociale (in particolare su Gramsci e sul femminismo) in molte delle principali riviste marxiste jugoslave, tra cui Naše temeŽenaDometiDeloKulturni radnikPitanja e Oko.

Dopo il crollo della Jugoslavia, ha lavorato come giornalista freelance per Novi forumNokatHrvatska ljevicaNovosti, e per le riviste e i giornali italiani quali il ManifestoLiberazione e Avvenimenti. Nei primi anni novanta fu condannata a tre mesi di carcere per la sua critica radicale al nuovo regime nazionalista di destra in Croazia. Dal 1991 al 1993 vive a Bologna e Roma, dove ha collaborato anche con la rivista Balcanica. Nel 2015 pubblica una raccolta di saggi Il fantasma della libertà, in cui ha svelato la brutalità e l'autoritarismo dell'ordine capitalista e imperialista che si maschera sotto forma di democrazia. A questa vergognosa realtà ha sempre contrapposto una costante politica pacifista di stampo socialista e democratico e un'ampia cultura umanistica.

Ho incontrato Jasna quando avevo 17 anni, quando ho iniziato a collaborare con il mensile socialista Hrvatska ljevica, di cui Jasna era redattrice (e nel cui consiglio di redazione sarei entrato anch’io l’anno successivo). Il fondatore ed editore del giornale era il professor Stipe Šuvar, ex vicepresidente della Jugoslavia che, a differenza dei suoi colleghi, si rifiutò sempre di ritirarsi a vita privata o di unirsi alle forze politiche centriste dopo la rottura della Jugoslavia, cercando invece di lanciare un percorso per nuove politiche socialiste, rivoluzionarie e democratiche. Gli scritti di Jasna e le nostre molte conversazioni durante questo e il periodo successivo furono immensamente arricchenti. Jasna è stata anche, sin dall'inizio, nel consiglio di redazione di Novi Plamen, una rivista di sinistra dedicata alla politica e alla cultura che ho fondato e co-pubblicato dal 2007 al 2015 (quando cessò come giornale stampato ma continua come rivista online). Plamen era sin dall'inizio concepito come un luogo di riunione per le forze democratiche e umanistiche di sinistra da tutti i paesi dell’ex Jugoslavia e Jasna ha continuato a contribuirvi con diligenza anche nell'edizione online.

Jasna era una scrittrice immensamente erudita e polivalente. I suoi saggi brillanti, illuminanti e di grande valore letterario, saranno profondamente apprezzati dalle prossime generazioni di intellettuali di sinistra e dai progressisti sul territorio dell’ex Jugoslavia e oltre. La sua visione umanistica del socialismo rifletteva il suo carattere umano, grazioso, generoso e cooperativo. Abbiamo perso una persona splendida e singolare. Il suo spirito prometeico, tuttavia, sopravviverà nei suoi saggi luminosi e nelle persone la cui coscienza ha arricchito e rivoluzionato.

26/08/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.