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Date forwarded: Fri, 17 Aug 2001 11:10:07 +0200
Date sent: Fri, 17 Aug 2001 11:20:28 +0200
From: "francesco iannuzzelli"
Organization: peacelink
To: pck-armamenti@...
Subject: Perizia sull'uranio impoverito


Nell'ambito della denuncia presentata dal Tribunale Clark contro i
crimini di
guerra perpetrati dalla Nato ai danni della Jugoslavia,
e' stata presentata una perizia di parte di carattere scientifico per
illustrare i pericoli dell'uso bellico dell'uranio impoverito.

Potete trovare la perizia online a questo indirizzo

http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/documenti

oppure anche a questo

http://www.peacelink.org/tematiche/disarmo/u238/documenti

(e' il nuovo mirror di peacelink, ancora in fase di allestimento, ma
la
parte sull'uranio impoverito c'e' gia' tutta)

Allego un commento e sintesi della perizia stessa a cura del prof.
Mauro Cristaldi


ciao
francesco


--------------------------------------

COMMENTO E SINTESI DELLA PERIZIA DI PARTE DEL
GRUPPO DI LAVORO AD HOC PER LO STUDIO DEL DU
(URANIO IMPOVERITO), ESEGUITA SU RICHIESTA DEL
TRIBUNALE ITALIANO CONTRO I CRIMINI DELLA NATO IN
JUGOSLAVIA AL COMITATO "SCIENZIATE E SCIENZIATI
CONTRO LA GUERRA"

Mauro Cristaldi - Dip. Biologia Animale e dell'Uomo, Univ. "La
Sapienza" - Via A. Borelli 50, 00161 ROMA
Mauro.Cristaldi@...

La guerra contro la Jugoslavia, a tutt'oggi ancora in corso, non
rappresenta che l'ultimo atto dello scenario geo-politico in cui il
nostro paese si presenta ancora una volta alla storia recente come
parte integrante degli interessi statunitensi nel mondo. Chi ha avuto
un ruolo nel rendere concreta questa politica bellicista dovrà
risponderne in giudizio; è per questo principio che il Tribunale
Italiano contro i crimini della NATO in Jugoslavia (denominato
Tribunale Ramsey Clark) si è impegnato a denunciare presso la
Procura della Repubblica di Roma i gravi abusi anticostituzionali
del governo D'Alema, che rappresentò per primo questa palese
tendenza alla subordinazione atlantica, la quale portò l'Italia a
contribuire all'attacco incondizionato ed illegale di un paese
limitrofo mediante l'impatto distruttivo delle più moderne tecnologie.
Oggi l'asse Bush-Berlusconi-Fini rappresenta l'emblema risolutivo
di questa stessa tendenza, che deve essere obbligatoriamente
resa reversibile nell'interesse della tutela della biosfera nella sua
complessità per opera di un larghissimo fronte di opposizione, più
incisivo e diffuso di quello che fronteggiò, a suo tempo, il nazismo.

Il lavoro scientifico prodotto dal gruppo di lavoro, che vede come
autori 8 partecipanti alla lista del Comitato "Scienziate e scienziati
contro la guerra" ed un valente ematologo in pensione, mentre
mette in evidenza le carenze esplicite e nascoste dei documenti
ufficiali finora pubblicati sul DU, rappresenta lo spunto per
procedere nel compito che ci siamo dati di riqualificazione
scientifica delle istanze di tutto il movimento di opposizione;
questo impegno dovrà continuare ancora nell'ambito della
commissione scientifica del Tribunale Clark, che ci ha sostenuti.

Il presente breve documento conclusivo riassume i principali punti
fermi e le novità che la perizia di parte nel suo complesso mette in
luce, proprio nello spirito del Comitato "Scienziate/i contro la
guerra", che ha sempre sostenuto le finalità di una ricerca che
presupponga la critica del modo attuale di produrre scienza, per
fare in modo che chiunque possa dotarsi di strumenti di intervento
qualificato, sia sugli aspetti più generali, sia su quelli più
specifici
cui, ad es., la perizia di parte è legata. In bibliografia sono
riportati i
contributi del Comitato al problema del rischio da DU nelle aree
contaminate (Marenco, 1999; Zucchetti, 2000; Del Bello, 2001).

Il gruppo di lavoro è composto da due medici (Pasquale Angeloni,
Silvana Salerno), da una biologa citogenetista (Francesca
Degrassi), da un informatico (Francesco Iannuzzelli), da un
ingegnere nucleare (Massimo Zucchetti), da tre fisici (Andrea
Martocchia, Luca Nencini, Carlo Pona) e dal sottoscritto come
naturalista.

La competenza medica, per quanto riguarda le conseguenze
dell'esposizione all'Uranio impoverito (DU = Depleted Uranium), è
fondamentale: in tal modo un medico legale esperto di ematologia
e di radioecologia ed una ricercatrice esperta in medicina del lavoro
hanno saputo offrire un quadro di competenze capaci di coprire un
largo settore applicativo riguardante le patologie, l'eziologia e la
diagnosi delle cosiddette "sindrome del Golfo" e "sindrome dei
Balcani" che tanti aspetti hanno in comune, in quanto in ambedue
le sindromi sono implicate le conseguenze dell'uso bellico dei
dispositivi al DU (Durakovic, 1999).

Le competenze di mutagenesi si sono rivelate indispensabili per la
comprensione dei fenomeni che precocemente si manifestano nel
materiale nucleare delle cellule a seguito dell'esposizione a DU,
aspetti sovente sottaciuti e sottovalutati per la conseguente
valutazione del rischio, accanto a quelli di carattere biochimico e
biomolecolare, in quanto volutamente subordinati nella pratica
radioprotezionistica agli aspetti fisici e chimici della
contaminazione.

I tre fisici ricercatori, dal canto loro, hanno collaborato su diverse
problematiche avvalendosi sempre di un solido bagaglio di fisica
teorica: dalla fisica delle radiazioni, alle stime di dose, alla
lettura
critica di documenti spesso corposi quanto sovente incompleti.
Uno di loro aveva contribuito tra i primi alla denuncia dell'uso del
DU come arma di guerra (Pacilio & Pona in Marenco, 1999; Pona
in Zucchetti, 2000) e partecipa tuttora ad iniziative di solidarietà
nell'ambito di una OGN che opera in Iraq e in Jugoslavia.

Il prof. Zucchetti del Politecnico di Torino rappresenta una vera e
propria autorità nel campo della modellistica e della sicurezza degli
impianti nucleari ed aveva, di conseguenza, offerto la propria
consulenza gratuita, più volte indebitamente respinta, nell'ambito
della commissione Mandelli istituita dal Min. della Difesa del
governo Amato per lo studio dell'incidenza di neoplasie maligne tra
i militari italiani inviati in missione nei Balcani. La relazione
tratta
dalla tesi di laurea del suo allievo ing. Boschetti completa e
chiarifica il contributo della perizia con un'ampia serie di allegati.

Il sottoscritto ha coordinato il lavoro degli altri coautori e
soprattutto
ha interagito con l'informatico di Peacelink, il quale ha fornito, con
spiccato senso critico, una serie di relazioni e articoli di difficile
reperimento: cito per tutti l'importante documento DPRSN (2001)
della Missione Scientifica Portoghese in Kosovo e Bosnia-
Erzegovina, di notevole interesse metodologico ma sfuggito
all'attenzione degli organi di stampa. La decennale esperienza
interdisciplinare nel monitoraggio dei Mammiferi selvatici come
bioindicatori di contaminazione territoriale ha permesso al
sottoscritto di interagire con tutte le altre competenze per
preparare una relazione che servisse come spunto critico
all'approfondimento del problema del DU, indicando anche le
possibili direzioni su cui indirizzare le ricerche, in quanto tutto
l'argomento del rischio da Uranio è stato volutamente tenuto a
margine nella letteratura radiodosimetrica e radioecologica.

Con questo appunto, mentre rinnovo i ringraziamenti a tutti coloro
che, citati e non, hanno fornito spunti alla compilazione della
perizia di parte, fornendo documentazioni e spunti critici, procedo
alla presentazione degli argomenti salienti affrontati in essa:

1) L'uso bellico dell'Uranio impoverito (DU = Depleted Uranium)
rientra in un meccanismo di mercato che combina gli interessi
dell'industria nucleare e di quella bellica, utilizzando illegalmente
(cfr. risoluzione della Sottocommissione ONU per la Prevenzione
delle Discriminazioni e per la Protezione delle Minoranze, 48°
sessione del 30.8.1996) il vantaggio del basso costo di una scoria
radioattiva ad elevata pericolosità, che andrebbe invece sottoposta
a custodia protettiva passiva (Cristaldi et al., 2001).

2) La capacità del proiettile al DU di fondere metalli sviluppando
temperature molto elevate porta alla formazione di una nube di
polvere di ossidi insolubili di Uranio, che si deposita sul terreno
aggiungendosi alla polvere di campi, sterrati e strade, già
contenente Uranio naturale in quantità caratteristica per ogni tipo di
suolo. La polvere risollevandosi diviene facilmente inalabile, anche
nei tempi lunghi, da parte di potenziali gruppi a rischio (bambini,
contadini, militari, volontari, addetti alla manutenzione stradale,
pastori, ecc.). I frammenti residui dei proiettili al DU sono soggetti
a solubilizzazione e complessazione per effetto degli agenti
meteorici e delle sostanze chimiche del suolo, rimanendo essi
nello strato superficiale del terreno e/o raggiungendo per
percolazione le falde acquifere. Di conseguenza il DU viene diffuso
nella rete trofica, costituendo altresì un fattore aggiuntivo di
rischio
alimentare (Ribera et al., 1996).

3) L'uso finalizzato al ricatto sulla salute di intere popolazioni
esposte intenzionalmente al rischio da DU a partire da situazioni di
guerra (Iraq, ex-Jugoslavia, Somalia, Palestina) e/o da poligoni
sperimentali (solo negli USA Zajic, 1999, ne enumera 15) si
combina con il rischio sulla salute volutamente indotto con
modalità diverse.

4) L'attacco più massiccio della storia con dispositivi al DU è stato
comminato all'Iraq ed al Kuwait durante la guerra del Golfo (1991)
da parte delle forze aeree anglo-americane, determinando
conseguenze epidemiologiche gravosissime ed ancora
ampiamente da documentare (Intern. Action Center, 1997; Al-
Jibouri, 2000). L'aggravante dell'imposizione di un lungo embargo
internazionale contro l'Iraq, tuttora in corso, ha potenziato, per
conseguenti carenze di alimentazione, profilassi e di cura, le
patologie dirette ed accessorie (leucemie, linfomi, tumori solidi,
malattie infettive e da immunodepressione) attribuibili al DU, come
principale contaminante nella guerra del Golfo.

5) Vengono ricostruite le cause militari e politiche dell'uso
preponderante del DU contro la regione del Kosovo durante la
guerra NATO contro la Jugoslavia, aggressione accompagnata da
altre distruzioni con agenti contaminanti provenienti dal
bombardamento di industrie chimiche, che hanno soprattutto
interessato la Serbia e la Vojvodina. Complessivamente il rischio
conseguente di patologie combinate è mirato al confondimento
delle cause primarie di contaminazione, anche per la vasta area
coinvolta dalle conseguenze del fall-out chimico (Serbia, Romania,
Moldavia, Ungheria, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Croazia,
Grecia, Bulgaria), sottaciuta, per cause economiche e politiche
contingenti, dalle stesse nazioni coinvolte nella contaminazione
territoriale (Cristaldi et al., 1999).

6) A seguito degli accordi IAEA-WTO del 1959 riguardanti la
disincentivazione delle ricerche riguardanti il rapporto tra salute
pubblica e radiazioni, le pubblicazioni concernenti gli effetti del DU
sono state premeditatamente sfavorite (Parsons, 2001), in modo
che la pericolosità dell'Uranio - sia come emittente radioattivo,
essenzialmente di tipo alfa, sia come metallo pesante, quindi con
rischi combinati di tipo chimico e/o radioattivo per gli organismi
viventi - venisse sottostimata; tale situazione ha determinato
ulteriori carenze conoscitive parzialmente colmate dopo
l'emergenza della "sindrome del Golfo" sui reduci anglosassoni
(incertezza nell'eziologia e nei tempi di latenza dei fatti tumorali,
teratologici e neurologici, rischi rilevati su esperienze dirette e
non
su basi sperimentali, composizione del metallo e diversa tossicità
chimica e radioattiva). Scelte politiche recentemente effettuate in
Italia hanno concorso alla stigmatizzazione delle carenze
conoscitive sui bioindicatori di contaminazione territoriale (affidate
dalla comm. Calzolaio del Min. dell'Ambiente alla genetista
prof.ssa C. Tanzarella dell'Università di RomaTre, ma mai rese
attuabili concretamente da parte ANPA) e sul rischio
radiodosimetrico per i militari italiani in missione in Bosnia e
Kosovo (non accettazione del prof. M. Zucchetti come componente
della comm. Mandelli), portando a relazioni parziali ed omissive
(UNEP, 2001; Mandelli, 2001) non esaurienti rispettivamente né per
il danno biologico riscontrato in bioaccumulatori (e.g.: muschi e
licheni), né per la correlazione causa-effetto tra dose e probabilità
di rischio in soggetti umani.

7) La pericolosità radioattiva del metallo si espleta sia come DU da
arricchimento (DU "pulito"), sia come DU da riprocessamento (DU
"sporco"): in ambedue i casi, sia la presenza di nuclidi figli
provenienti dal decadimento radioattivo (Th-234, Pa-234m), sia la
presenza di ulteriori nuclidi estranei al DU pulito nel
riprocessamento (U-236, Pu-239/240, Np-237), comportano un
aumento del rischio radioattivo per la salute e per l'ambiente
(Zucchetti, 2001).

8) Vengono indicati i principali organi bersaglio dell'Uranio finora
individuati in letteratura (cfr.: Ribera et al., 1996; Durakovic,
1999;
Zajic, 1999; WHO.INT, 2001): polmoni, linfonodi, ossa e midollo
rosso, reni, fegato, sistemi nervoso e riproduttivo con conseguenze
combinate di origine chimica e/o radioattiva di tipo mutagenetico,
cancerogenetico, teratogenetico, neuropatie e miopatie con
compromissione generalizzata delle difese immunitarie.

9) Vengono evidenziate le necessarie indagini di tipo autoptico,
citotossicologico, biochimico, radiodosimetrico, epidemiologico ed
ecotossicologico, sottolineando le carenze di indagini (ad esempio
per il sistema genito-urinario femminile); ne viene criticata la
parziale applicazione su soggetti esposti al DU in alcuni rapporti
eseguiti su militari, commissionate da organi governativi (US Army
Environ. Policy. Inst., 1995; The Royal Soc. for Radiol. Prot., 1998-
2001; McDiarmid et al., 2000; UNEP, 2001; WTO.INT, 2001; The
Royal Soc., 2001; DPRSN, 2001), nei quali si osserva una diffusa
tendenza a far apparire come minimale il rischio effettivo
(minimalizzazione del rischio come risposta di "trinceramento"
sec. Collingridge, 1985): protocolli di indagine carenti per una o più
analisi importanti, carenze di anamnesi su soggetti a rischio e su
soggetti colpiti, discontinuità di alcuni risultati parzialmente
negativi
per esclusione dal computo di dati considerati troppo elevati
(outliers). L'attuazione di una prevenzione basata sul monitoraggio
del rischio (INTERSOS, 2001) non viene generalmente attuata, in
attesa continua di prove che non vengono attivamente cercate e la
cui risposta viene continuamente demandata ad un generico
principio di precauzione, che, se applicato senza prove, ha il limite
di una scelta politica ma non tecnica.

10) Si esegue una critica accurata del lavoro effettuato dalla
commissione Mandelli (2001) del Min. della Difesa, recentemente
riconfermata nel suo incarico, mettendo in evidenza il ruolo
preliminare di quell'indagine, ma rilevando carenze nel conteggio
dei malati, nella individuazione e nella valutazione critica degli
esposti e delle modalità di esposizione, partendo dalla durata delle
missioni e dalle mansioni svolte, dalla estrema imprecisione dei
luoghi di missione, dal mescolamento delle coorti esposte in
periodi diversi in Bosnia (1995-2001) e in Kosovo (1999-2001),
facendo comunque rilevare che un'indagine di questo tipo, solo
perché commissionata per i Balcani, non può prescindere dal
considerare tutti i casi comparativi degni di validità per modello e
quantità di esposizione, quale la contaminazione cronica
determinata in Iraq ed in altre località colpite con dispositivi al
DU.
Seguendo questo approccio, il riscontrato "eccesso,
statisticamente significativo, di Linfoma di Hodgkin", riconosciuto
nella seconda versione della relazione Mandelli (2001), è stato
accompagnato nella nostra perizia da una nota sull'eziologia dei
linfomi maligni, che permette di inserire il linfoma di Hodgkin tra le
malattie degenerative causate da esposizione a DU a seguito di
studi su esposti all'Uranio in ambiente di lavoro (Archer et al.,
1973; Checkoway et al., 1985; Gilbert et al., 1993a, 1993b;
McGheorgegan & Binks, 2000). La discrepanza temporale di circa
5 mesi tra la fine della guerra in Kosovo (luglio 1999) e
l'indicazione
di sistemi di prevenzione e profilassi almeno tra i soldati (novembre
1999), porta, inoltre, a pensare ad una programmata omissione di
informazioni, rese disponibili soltanto in maniera alterata ed a prove
belliche occultate, a seguito dell'esposizione a DU delle
maestranze (militari, civili, volontari) adibite alla rapida rimozione
dei residuati come prova delle avvenute azioni belliche.


Si auspica che la perizia di parte del gruppo di lavoro ad hoc sul
DU allegata all'esposto-denuncia alla Procura della commissione
giuridica del Tribunale Clark, possa essere utile alla Magistratura
come linea guida per l'approfondimento e la verifica di molti aspetti
tecnici attualmente ancora poco chiari legati all'uso del DU, ma
serva soprattutto come occasione per creare commissioni di
indagine che abbiano il requisito di comprendere in maniera
complessiva e non settoriale un argomento prettamente
interdisciplinare come quello del DU e che, inoltre, siano capaci di
cooperare per il raggiungimento di una oggettività scientifica che
non rappresenti più il compromesso tra esigenze di mercato ed
esigenze politiche di chi commissiona l'indagine: è per questo che
l'inchiesta giudiziaria resta ancora la formula più congruente alle
necessità di garanzia dell'oggettività scientifica.

Roma, 31.7.2001


---

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NUOVE STRATEGIE GIORNALISTICO-MILITARI:
INSTILLARE PAURA E DIFFIDENZA CONTRO LA CINA ED I CINESI


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Il pacifismo e gli orrori del mondo
di ADRIANO SOFRI

C'�, nella solenne intervista di Jiang Zemin al New York Times, un
concetto centrale, cui la versione di Repubblica ha dato il titolo: "La
democrazia in Cina? Sarebbe solo un pericolo". "E' impossibile che qui
la democrazia sia la stessa che viene praticata nel mondo occidentale".
"Se la Cina adottasse la democrazia parlamentare del mondo occidentale,
l'unico risultato sarebbe che gli 1,26 miliardi di cinesi non avrebbero
abbastanza da mangiare".
Sono stato subito impressionato dall'aria persuasiva di queste frasi.
Non pensiamo tutti alla Cina come a una tale enormit� da escludere che
valga col� quel che vale altrove? Quando vogliamo alludere alla fine del
mondo, non diciamo forse: "Se le famiglie cinesi avessero un'automobile,
come noi? Una proporzione paragonabile alla nostra di frigoriferi
sarebbe un lusso insostenibile per la Cina e per la Terra: dunque anche
una proporzione paragonabile di democrazia sarebbe un lusso
insostenibile...". (...)


"La condizione della Mongolia interna (cinese) � simile alla situazione
del Tibet".
(ascoltato su Radiofragola Trieste / Radiopopolare, agosto 2001)


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-----Ursprungliche Nachricht-----
Von: Michel Chossudovsky [mailto:chossudovsky@...]
Gesendet: Freitag, 10. August 2001 06:10
An: Recipient list suppressed
Betreff: Military Occupation of Macedonia


The evidence amply confirms that the US and Britain --in complicity with
their NATO partners-- have been arming and equipping the terrorists,
while
paying lip service to constitutional reform in Macedonia.

The "framework document", to be ratified by the leaders of Macedonia's
political parties has nothing to do with "peace". It is an act of
surrender
by a sovereign country to the enemy, paving the way for the military
occupation of Macedonia by NATO troops.



THE MILITARY OCCUPATION OF MACEDONIA

by

Michel Chossudovsky


Professor of Economics, University of Ottawa


The Western press points to the "mediation" of the US and the EU in what
is
largely portrayed as an "internal conflict". Public opinion is led to
believe that the Macedonian crisis pertains solely to the social,
political
and language rights of the ethnic Albanian minority and that the
"international community" is committed to ending the violence "between
government forces and ethnic Albanian insurgents" while assisting
opposing
sides to reach a solution.

The truth is that US military personnel is advising and equipping the
terrorists. The KLA-NLA is America's proxy military force. KLA-NLA
commanders --who until recently were on the United Nations payroll in
Kosovo-- were trained by British and American Special Forces.

The media describes the terrorists as "Albanian rebels" upholding the
rights
of an ethnic minority in Macedonia. Amply documented, the KLA-NLA is a
well
organised mercenary army, which includes recruits from NATO countries as
well as Mujahedin ("holy warriors") from a number of Muslim countries.

The Western media mantra portrays America's envoy Ambassador James
Pardew as
a "foreign facilitator", when in fact his military-intelligence mandate
consists in ensuring (through threat, intimidation and political
manipulation) the signing of a "framework document". The purpose of the
latter is to provide legitimacy to the military occupation of Macedonia
by
NATO troops. To reach this objective, the leaders of Macedonia's
political
parties have been deceived and co-opted, and (according to one source)
directly bribed by powerful American business interests.1

SURRENDER TO THE ENEMY

The Ohrid "framework document" to be ratified by the leaders of
Macedonia's
political parties has nothing to do with "peace". It is an act of
surrender
by a sovereign country to the enemy.

While the US and EU "mediators" promised that the "peace agreement"
would
lay the basis for "disarming the rebels" and enforcing a cease-fire, the
evidence amply confirms that exactly the opposite will occur.

NATO has no intention to confiscate the weapons of its own proxy army.
Washington has been directly arming and equipping the terrorists with
brand
new weapons "Made in America".

Following the acceptance of the "framework document" by the Macedonian
parties, a NATO spokesperson clarified that:

"it [NATO] would not actually disarm ethnic Albanian rebels and would
have
to rely on their cooperation to lay down their weapons. A NATO official
said
the surrender of arms by National Liberation Army (NLA) guerrillas was a
matter of trust, and reports that NATO had given new disarmament
guarantees
to the former Yugoslav republic's authorities were wrong."2

OPERATION "ESSENTIAL HARVEST"

Code-named "Essential Harvest", NATO's intervention under British
command
serves three related purposes:

1) NATO Special Forces will be deployed to directly protect the
terrorists,
including their territorial gains.

2) The intent is to not "disarm the rebels" but to weaken and disable
the
Macedonian Security Forces as evidenced by the pressure exerted by
Washington on the Ukraine to discontinue its military aid to the
Macedonian
ARM.

3) The agreement is intent on instilling an atmosphere of ethnic hatred
between the Albanian minority and the Macedonian majority, which would
justify military as well as political intervention "on humanitarian
grounds".

3) The "Framework Agreement" lays the basis for the installation of a
NATO
protectorate (similar to that prevailing in Kosovo and Bosnia) leading
to
the destruction of Macedonia as a country.

4) By signing this agreement, the Skopje government relinquishes all its
powers and jurisdictions, paving the way for the military occupation of
Macedonia by NATO forces in violation of international law.

MILITARISATION OF THE BALKANS

The transformation of Macedonia into a protectorate of the Western
military
alliance is a further step in the militarisation of the Balkans. In many
respects, it is reminiscent of the occupation of the Sudetenland
province of
Czechoslovakia by Nazi Germany under the Munich Agreement signed between
Adolph Hitler and Britain's Prime Minister Neville Chamberlain. The
annexation of the Sudetenland to the Third Reich was a stepping stone to
the subsequent invasion of Poland in 1939.

OPPOSING THE FRAMEWORK AGREEMENT

It is important that Macedonian citizens of all ethnic groups join hands
in
forcefully opposing the invasion of their country by NATO troops. The
ratification of the framework document by the leaders of Macedonia's
political parties should be firmly opposed. NATO is the enemy. It should
be
understood, however, that even if the "framework document" is not
ratified,
NATO has already taken the decision to invade Macedonia.

Both Macedonians and ethnic Albanians are the victims of the NATO
sponsored
terrorist assaults and should act as much as possible in solidarity with
one
another. The important issue of minority rights in Macedonia is an
internal
matter to be worked out within the framework of existing national
political
and social institutions, without outside interference.

NATO is using the issue of social and language rights to trigger
divisions
between Macedonians and ethnic Albanians. In this insidious design, NATO
is
using the pretext of minority social rights to send in troops and occupy
the
country.

In NATO countries and around the World, citizens --acting individually
and
collectively within their respective communities-- should understand the
seriousness of the situation in Macedonia. The so-called National
Liberation
Army (NLA) is a proxy army of the United States of America. The
terrorists
are financed and supported by Washington. The war in Macedonia is a war
of
conquest.

The complicity of the heads of State and heads of government of NATO
countries must be confronted. NATO is upholding international terrorism.
It
plans to send troops into a sovereign country in vioaltion of its own
charter, in defiance of international law and without legislative assent
or
parliamentary debate in NATO member countries. The geopolitical
implications are far-reaching. The signing of the Ohrid "framework
document"
will provide legitimacy to the occupation of Macedonia by NATO troops
and
the militarisation of the entire Balkans region.





ENDNOTES

1. See Mirko Velinovska, "Dzaferi is paid for the Destruction of
Macedonia,"
Start, Skopje, 4 February.2000. See also BBC Monitoring Service,
"Macedonian-Albanian daily denies Weekly's Claims about Ethnic Albanian
Leader", A1 TV, Skopje, in Macedonian 1500 GMT 15 February 2000).

2. Reuters, 8 August 2001.

* * *

The following texts by the author provide documentary evidence that the
US
government is supporting the terrorist assaults:

"Washington Behind the Terrorist Assaults in Macedonia", Ottawa, July
2001,
at
http://emperors-clothes.com/articles/choss/washbe.htm, also at
http://www.antiwar.com/rep/chuss6.html.

"Washington Behind the Terrorist Assaults in Macedonia", Ottawa, July
2001,
at
http://emperors-clothes.com/articles/choss/washbe.htm, also at
http://www.antiwar.com/rep/chuss6.html.

"America at War in Macedonia", June 2001,
http://emperors-clothes.com/articles/choss/pipe.htm also at
http://www.antiwar.com/rep/chuss5.html.

"Macedonia: Washington's Military Intelligence Ploy", June 2001,
http://www.transnational.org/forum/meet/2001/Chossudov_WashingtPloy.html.

"Washington Finances Ethnic Warfare in the Balkans", Ottawa, April 2001,
http://emperors-clothes.com/articles/choss/fin.htm.



C Copyright by Michel Chossudovsky, Ottawa, August, 2001. All rights
reserved. Permission is granted to post this text on non-commercial
community internet sites, provided the essay remains intact, the
copyright
note is
displayed and no headers or footers are added to the article without
consulting the author. To publish this text in printed and/or other
forms,
including commercial internet sites and excerpts, contact the author at
chossudovsky@..., fax: 1-514-4256224.

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Contiene:

1. Intervista ad Aldo Bernardini sulla prigionia di
Milosevic
"Corriere dela Sera", 18.08.2001

2. Aleksandar Ivanov: KARLA DEL PONTE GUBI OD MILOSEVICA
"Nezavisimaja gazeta", 10.08.2001

3. GREGORY ELICH:
Yugoslavia's Real War Criminals Are Not On Trial
PRAVDA (RUSSIA), Wednesday, August 1, 2001


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> http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=ESTERI&doc=MILO

dal "Corriere della Sera", 18 agosto 2001

ESTERI

Milosevic: �Mi manca tanto mia moglie Mira�

L'ex leader, visitato in carcere dal giurista italiano
Bernardini, parla della sua difesa e delle sue nostalgie

�Slobodan Milosevic mi ha detto che vuole andare fino in
fondo, che la sua battaglia contro quello che definisce un
tribunale falso e illegale, un'arma della Nato contro il
popolo serbo, � soltanto all'inizio�. E' un Milosevic
lucido e determinato, dall'aria distesa e insieme
energica, quello che due giorni fa si � presentato a
Aldo Bernardini, l'unico italiano a cui la corte penale
dell'Onu per i crimini commessi nella ex Jugoslavia ha
concesso di incontrare l'ex presidente serbo, da quasi
due mesi detenuto nella prigione olandese di Scheveningen,
in attesa di processo per crimini contro l'umanit�.
Bernardini, professore di diritto internazionale a Teramo
ed ex rettore dell'universit� di Chieti, ha ottenuto
il via libera alla visita in qualit� di consulente
giuridico. Milosevic infatti ha deciso di non nominare
un proprio collegio difensivo, ma ha accettato di ricevere
alcune consulenze legali. Alla fine di luglio, con lo
status di consiglieri, avevano gi� varcato la soglia del
carcere anche l'ex ministro della Giustizia americano
(negli anni Sessanta) Ramsey Clark e il legale canadese
Cristopher Black. Entrambi, come Bernardini, fanno parte
del Comitato internazionale in difesa di Milosevic, nato
per iniziativa di decine di intellettuali, soprattutto
del mondo slavo, decisi a battersi contro un processo
a loro parere ingiusto. Il presidente del comitato � il
parlamentare bulgaro Velkov Valkanov, ma l'esponente
di gran lunga pi� noto � il commediografo inglese Harold
Pinter.
L'incontro tra Bernardini e Milosevic, un faccia a faccia
in una saletta del penitenziario, senza vetri divisori
o microfoni, � durato un paio di ore alla sola presenza
di un'interprete, che, per�, si � limitata ad ascoltare,
assentandosi di tanto in tanto, visto che i due ospiti
parlavano entrambi l'inglese. �Ho solo fatto il mio
dovere per difendere il popolo serbo�, ha ripetuto pi�
volte Milosevic nel suo colloquio con il visitatore
italiano, respingendo con forza tutte le accuse che gli
vengono rivolte dal Tribunale dell'Onu. �Pi� volte -
ricorda Bernardini - l'ex presidente si � visibilmente
commosso ricordando i giorni terribili dei bombardamenti
Nato sulla Jugoslavia�.
Questione di un attimo, per�. E poi il prigioniero
numero 39 del carcere di Scheveningen ha subito ripreso
il suo contegno abituale. Quello di un uomo politico
deciso far valere le sue ragioni di fronte al mondo.

DIETRO LA GRATA - Un duro, insomma, che per� ha confessato
a Bernardini di sentire molto la nostalgia del suo
Paese e, soprattutto, di sua moglie Mira Markovic. A
questo proposito Milosevic non ha perso l'occasione di
denunciare quella che considera una vera e propria
discriminazione nei suoi confronti. Infatti, ha spiegato
�Slobo�, a tutti gli altri detenuti viene concesso di
vedere i familiari con estrema facilit�. A lui invece
sono stati posti grandi ostacoli. Tutto nasce dal fatto
che Mira Markovic fa parte della lista nera dei serbi
indesiderati nei Paesi occidentali. E in pi�, si �
lamentato Milosevic con il suo interlocutore italiano,
l'unico incontro con la moglie, lo scorso luglio, �
avvenuto attraverso una grata e con un microfono a
registrare le loro conversazioni.

LE GUERRE BALCANICHE - Parlando due giorni fa con il
professore di Teramo, Milosevic non si � limitato a
ribadire i suoi attacchi alla Corte dell'Aja, ma ha
commentato a lungo anche gli ultimi sviluppi della crisi
nei Balcani. �Mi ha detto - racconta Bernardini - che
il nuovo focolaio di guerra in Macedonia non � altro
che il risultato della strategia della Nato, che
sostenendo la guerriglia albanese ha fomentato nuove
violenze�. Prima ancora, per�, era stato il nazionalismo
dei serbi ad esasperare le tensioni tra le varie etnie
della Jugoslavia. Ma su questo punto l'ex capo del
governo di Belgrado ha negato ogni responsabilit�.
Racconta Bernardini: �Milosevic ha usato parole molto
dure contro l'estremismo nazionalista. Non vuole essere
identificato come l'ideologo della Grande Serbia. Anzi,
si � descritto come un fautore della convivenza tra
le varie etnie all'interno della federazione jugoslava.
Ha voluto ricordarmi la sua battaglia contro i
nazionalisti per far approvare l'articolo uno della
nuova costituzione del 1990, dove si spiegava che la
Serbia � il Paese di tutti coloro che vi abitano e non
il Paese dei serbi, come invece pretendevano gli
estremisti�. Detto questo, Milosevic ancora una volta
ha voluto chiarire che non intende in nessun modo
riconoscere il Tribunale dell'Aja. �Mi ha rivelato
di non aver neppure letto l'atto d'accusa nei suoi
confronti�, spiega Bernardini. Di conseguenza � molto
probabile che l'ex uomo forte di Belgrado si presenter�
alla prossima udienza preliminare del 30 agosto, ma
semplicemente per ripetere che la corte non ha nessuna
legittimit� giuridica. Proprio come � gi� successo lo
scorso 3 luglio, quando, per soli 11 minuti, il
protagonista della Norimberga dei Balcani venne
condotto per la prima volta davanti al Tribunale
dell'Onu. Su questo punto la posizione dell'ex
presidente serbo � molto chiara. Il processo non
sarebbe altro che una messa in scena orchestrata
dalla Nato, un nuovo capitolo dell'aggressione contro
i serbi, proprio come i bombardamenti del 1999.
�Milosevic mi ha detto - racconta Bernardini - che,
se davvero fosse libero di difendersi, allora
dovrebbe chiamare a testimoniare anche i capi dei
governi occidentali che hanno partecipato alla guerra
in Kosovo, da Bill Clinton al cancelliere tedesco
Gerhard Schr�der, al presidente francese Jacques
Chirac, al nostro Massimo D'Alema�. �Ma questo
ovviamente non sar� possibile�, ha concluso l'imputato.

UN BREVISSIMO INCONTRO - Nessun rapporto anche con il
procuratore dell'Aja, il magistrato svizzero Carla Del
Ponte. �Milosevic mi ha raccontato che nei giorni
scorsi ha visto per pochi minuti la signora Del Ponte -
rivela Bernardini - ma non aveva niente da dirle,
quindi la visita si � chiusa molto in fretta�. In
base all'atto d'accusa dell'Onu, Milosevic � chiamato
a rispondere di stragi e deportazioni durante la guerra
del Kosovo. Secondo il procuratore Del Ponte tutto
sarebbe stato pianificato a tavolino dal governo di
Belgrado, deciso a espellere gli albanesi dalla
provincia meridionale della Serbia.
�Ovviamente abbiamo parlato anche di queste accuse�,
spiega Bernardini. �Ma, secondo Milosevic - continua
il professore italiano - l'esercito jugoslavo aveva
ordini precisi di evitare qualunque violenza contro
la popolazione civile. Poi, nel caos determinato dai
bombardamenti, ci possono essere state violazioni di
questi ordini, ma non facevano parte di un piano
predeterminato�.

GLI AMICI ITALIANI -Insomma, secondo questa versione
dei fatti, la tragedia del Kosovo sarebbe tutta colpa
dei bombardamenti scatenati dalla Nato nel marzo del
1999. Continua Bernardini: �Milosevic mi ha raccontato
con grande commozione di quei giorni terribili. Mi ha
detto che pi� volte il negoziato sembrava vicino a un
accordo di pace ma poi gli americani hanno fatto saltare
tutto. Ha anche ricordato i politici italiani, come
Umberto Bossi e Armando Cossutta, che andarono a
portargli solidariet� a Belgrado e gli dissero
che l'Italia era stata di fatto costretta a partecipare
alla guerra�. Ma la rievocazione dei giorni della
guerra � stato l'unico momento di debolezza dell'ex
uomo forte dei Balcani: �Per il resto del colloquio
si � sempre dimostrato fermo e determinato nel difendere
le sue scelte politiche, mi � apparso psicologicamente
molto motivato e pronto a dare battaglia�, ha detto
Bernardini.
Durante il lungo colloquio Milosevic ha voluto spiegare
le ragioni delle sue scelte politiche. Lo ha fatto con
foga, a volte con rabbia, rigettando sull'Alleanza
Atlantica e soprattutto �sulla sete di dominio mondiale
degli americani� tutte le responsabilit� della guerra.
Ma l'incontro non si � mai trasformato in un comizio.
L'uomo che meno di un anno fa teneva in pugno un Paese
intero, a tratti ha messo da parte la sua autodifesa
per raccontare anche la sua vita da carcerato. �Si tiene
informato - racconta Bernardini -, guarda la televisione
e soprattutto legge molto. Io stesso gli ho portato due
saggi storici in inglese di Hobsbawn ("Il secolo breve")
e di Mack Smith�.
Nelle scorse settimane si � detto che Milosevic si era
isolato, che non voleva contatti con gli altri detenuti,
ma il diretto interessato ha smentito con forza questa
versione dei fatti divulgata dai portavoce dell'Onu.
�Milosevic - spiega il professore italiano - si �
lamentato che le autorit� del Tribunale dal momento del
suo arrivo non gli hanno consentito di vedere nessuno.
Da qualche giorno invece pu� frequentare gli altri
carcerati. Tutti salvo tre, per motivi, come gli �
stato spiegato, di ordine processuale�.
L'ex leader dei serbi ha raccontato di aver ricevuto
un'ottima accoglienza dai suoi compagni di prigionia,
anche i croati e i musulmani. Lo chiamano presidente
e gli hanno offerto sigarette. �Mi ha anche rivelato
con orgoglio - dice Bernardini - di aver ricevuto decine
di lettere di solidariet� da ogni parte del mondo�. Ma
adesso le attese e le speranze del carcerato Milosevic
sono tutte rivolte alla prossima settimana, quando
festegger� il suo sessantesimo compleanno. Per
l'occasione arriver� all'Aja da Belgrado, per fermarsi
qualche giorno, anche sua moglie, Mira Markovic.

Vittorio Malagutti

� Corriere della Sera

---

"Nezavisimaja gazeta", 10.08.2001.

Aleksandar Ivanov

KARLA DEL PONTE GUBI OD MILOSEVICA

Najispolitizovanija tuziteljka Evrope u
delovanju bivseg jugoslovenskog predsednika
nije pronasla znake genocida

Karla del Ponte ni u Hagu nema vise srece nego
u domovini Svajcarskoj. Najglasovitijem predmetu
glavnog tuzioca Medjunarodnog tribunala - o ratnim
zlocinima Slobodana Milosevica - preti propast zbog
odsustva realnih dokaza njegove krivice. Del Ponteova
je prekjuce bila prinudjena da u svom poslednjem
intervjuu italijanskom listu "Il Piccolo" prizna da
tribunal kome je na celu nije uspeo da pronadje materijale
o odgovornosti bivseg jugoslovenskog predsednika za
genocid na Kosovu. Sada ona u tom predmetu uglavnom
racuna na Miloseviceve "zlocine" tokom gradjanskih
ratova u Hrvatskoj i Bosni i Hercegovini. Medjutim,
pozicije glavnog tuzioca su i tu vrlo klimave.
Izvanredno oprezni Milosevic prakticno nije ostavljao
tragove svoje rukovodece delatnosti. Vise je voleo da
naloge daje iskljucivo usmeno i tet-a-tet. Osim toga,
sav prljavi posao tokom rata u Hrvatskoj su, i
umnogome na sopstvenu inicijativu, obavljali prvo
generali federalne armije (tj. jos one, "velike
Jugoslavije"), a potom lideri tamosnje srpske manjine,
kao kasnije lideri bosanskih Srba Radovan Karadzic i
general Ratko Mladic tokom gradjanskog rata sa
muslimanima. Nije slucajno sto se sada del
Ponteova sve cesce priseca isto tako zasad nedokazanih
finansijskih mahinacija bivseg jugoslovenskog predsednika.
Ali to pitanje tim pre potpada pod prerogativu
nacionalnih istrazno-sudskih organa SRJ.

Tuzilac Medjunarodnog tribunala fakticki svakim svojim
postupkom, svakom izjavom za glasila potvrdjuje svoju
kolegama odavno poznatu strucnu neupotrebljivost. U
sustini, citava njena tridesetogodisnja pravna praksa
se sastoji iz izgubljenih procesa, kontra-tuzbi i
demantija. Necemo dublje zalaziti u cisto svajcarsku ili
evropsku prasumu, vec cemo se setiti makar samo "ruskih
predmeta" del Ponteove: o firmi "Mabeteks", o sredstvima
moskovskih mafijaskih formacija u zapadnim bankama ili
hapsenja preduzetnika Sergeja Mihajlova predstavljenog
kao rukovodioca momaka iz Solnceva. U ovom slucaju necemo
zalaziti u pitanje stvarne krivice ili nevinosti tih
objekata na koje je bila usmerena njena tuzilacka paznja.
Sustina je u necemu drugom: u onoj nepromisljenoj
odlucnosti del Ponteove da ih unapred, pre istrage i
sudjenja, proglasi krivima i izvede dalekosezne zakljucke
o vladajucem moralu u doticnoj zemlji. Da angazuje u
svoju podrsku mnoge medjunarodne institucije i organizacije,
da rastrubi svoje zakljucke po svim svetskim glasilima. I,
dobivsi jos vise zvanje, da se preseli u Hag, ne obracajuci
paznju, na primer, na placanje milionske nadoknade istom tom
Mihajlovu koji je uspeo da opovrgne sve optuzbe del Ponteove.

Nista nije ispalo ni sa Rusima, pa se onda "uraganska
tuziteljka" kako su je nekad pre nazvali zemljaci-Svajcarci
latila Srba. I na duznosti glavnog tuzioca Medjunarodnog
tribunala del Ponteova dela s istom bespogovornoscu kao
i ranije u svom kantonu, a potom u Zenevi. Istrazni
zatvor je prepun bivsih srpskih politicara i vojnih
lica, jos vise optuzbi je razaslato u Beograd i
bosansku Republiku Srpsku (RS), znatno manje - u
druge mlade balkanske drzave, premda je poznato da je
u gradjanskom ratu u nacelu nemoguce razabrati ko je
prav a ko kriv. Vec i jedan primer sa bivsom
predsednicom RS Biljanom Plavsic opovrgava navodnu
objektivnost Haskog tribunala. Plavsiceva postade
sef republike koji poslusno sprovodi prozapadnu
politiku - na nju u Hagu zaboravise; cim je neslavno
napustila tu duznost - opet se nje setise i pozvase
je kod sebe, dok sad bice da del Ponteova i ne zna
sta da inkriminira toj 70-godisnjoj zeni, pa bi da
je pusti kuci.

Brizljivo gradeci sopstvenu karijeru na tudjim
zlocinima i nesrecama, Karla del Ponte istovremeno
sve otvorenije ispoljava svoju angazovanost koja
granici s direktnom servilnoscu. Kad vec u istom
tom njenom propalom predmetu o dogadjajima iz 1999.
godine na Kosovu nisu pronadjeni nikakvi direktni
dokazi Milosevicevih zlocina, onda bar postoji
mnostvo ociglednih dokaza zlocina NATO tokom
bombardovanja SRJ, izmedju ostalog i vazdusnih
napada na cisto civilne objekte. Pa i u stampi
objavljenih potvrda, na primer, toga da masovni
odlazak Albanaca s Kosova nije zapoceo pre,
nego upravo posle pocetka natovskih bombardovanja,
na Zapadu ima vise nego dovoljno. O tome sada svedoce
ne samo novinari, nego i aktivni, a jos cesce
penzionisani zapadni politicari i generali. Ali,
glavni tuzilac Haskog tribunala ne samo da ne primecuje
takve materijale, nego i odbija direktne tuzbe
protiv Severnoatlantske alijanse. Ona ne obraca
paznju ni na opseznu trgovinu drogom i oruzjem cime
se bave sadasnji lideri politickih struktura
Kosova, kao ni na oruzane upade prvo u Juznu Srbiju
a sad i Makedoniju koje oni organizuju. Kao ni na
ranije akcije genocida u odnosu na sopstvenu
srpsku manjinu od strane vlasti Hrvatske.

Uostalom, takva kratkovidost napreskok od koje del
Ponteova pati vrlo lako se moze objasniti: u
pozadini blickrigova hrvatske armije u sopstvene
provincije Krajinu i Slavoniju naseljene pretezno
Srbima, mnogih provokativnih radnji muslimanskih
vlasti u Bosni, stvaranja i faktickog ocuvanja sve
dosad nerazoruzanih kosovskih borbenih formacija
stajali su politicari Zapada, tacnije SAD i NATO.
Isti su i Karlu del Ponte doveli na celo te
institucije koja je, kako je ovih dana pisalo
u engleskom listu "Gardijan", "cedo bivseg drzavnog
sekretara SAD Madlen Olbrajt" i koja sve dosad "igra
kako joj americka spoljnopoliticka institucija svira".

Zato je za ocekivati da cemo imati jos dosta
prilika da cujemo priznanja del Ponteove isto
toliko razoracana i nemusto prosaputana u intervjuu
nekom manjem izdanju tipa spomenutog "Il Piccolo".
Vrlo je moguce da i "proces veka" s Milosevicem
propadne. Ali, "uraganska tuziteljka" ce mozda
dotad vec otici na neku visu duznost, jer ovih
dana vec ulazi u drugu polovinu cetvorogodisnjeg
roka na toj duznosti. A na Zapadu odanost umeju
da cene.

To join or help this struggle, visit:
http://www.sps.org.yu/ (official SPS website)
http://www.belgrade-forum.org/ (forum for the world of equals)
http://www.icdsm.org/ (the international committee to defend
Slobodan Milosevic)

---

http://english.pravda.ru/yougoslavia/2001/08/01/11509.html

PRAVDA (RUSSIA), Wednesday, August 1, 2001

2001-08-01

GREGORY ELICH:
Yugoslavia's Real War Criminals Are Not On Trial

The blare of media fanfare exhorts us to
celebrate the abduction and imprisonment of
former Yugoslav President Slobodan Milosevic.
Though widely touted as a victory in the American
crusade for human rights, the arrest of Milosevic
fits a quite different pattern when seen in the
context of the history of post World War II
history. Whether waving the banner of freedom or
waving the banner of human rights, Western
leaders have consistently sought to obscure both
their motivations and the often-dreadful
consequences of their actions. Freedom was never
a concern. Nor were human rights, but such
rhetorical justifications helped to engage
domestic public support for international
adventures designed to serve corporate interests.
The lure of profit always takes precedence over
the lives of millions. Every year, 40 million
people die needlessly of hunger, victims of a
global capitalist system that cherishes wealth,
but human lives not at all. In terms of death,
this silent holocaust is the equivalent of a
Second World War - in which 55 million died -
taking place every year and a half. Yet a drop in
the Stock Market evokes more concern. Such a
system is monstrous. One can gauge Western
commitment to human rights and justice by
examining the record of these self-appointed
judges. History is replete with examples, so a
few cases will have to serve as a synecdoche.

In August 1995, Croatian troops invaded Serbian
Krajina. Within days, virtually the entire
Serbian population, over 200,000 people, was
driven from their homes. U.S. NATO warplanes
spearheaded the assault, bombing Serbian radar
and anti-aircraft sites. American EA-6B
Electronic Warfare aircraft jammed Serb military
communications. Croatian troops, trained and
supplied with weapons and satellite
reconnaissance by the U.S., rampaged through the
Krajina, burning down homes and slaughtering
thousands who couldn't escape in time. It was the
single greatest refugee crisis of the 1991-95
Balkan civil war, and it was U.S. officials who
gave the go-ahead to the Croatian government.
Serbian Krajina was closely associated with
Yugoslavia, the last remaining socialist-led
government in Europe, and decidedly outside the
orbit of Western control.

In March 1998, the secessionist Kosovo Liberation
Army (KLA) was a small force with about 300
members. Turing a blind eye to the KLA's policy
of murder and intimidation, the U.S., Germany and
Great Britain sent arms shipments and provided
training to the KLA, building it up into a major
guerrilla army with as many as 30,000 members.
Western intervention turned a small conflict into
a major crisis. As a pretext, NATO relied on the
crisis it had created in order to justify waging
a war of aggression against Yugoslavia. Foremost
among crimes against humanity is the crime
against peace, and for this crime NATO and
Western leaders clearly bear guilt. Every town
and city in Yugoslavia was the target of their
bombs. My travels throughout Yugoslavia shortly
after the war confirmed that NATO deliberately
targeted civilians. Entire residential areas were
wiped out. Factories, schools, hospitals,
bridges, apartment buildings, houses, offices and
a passenger train were destroyed. Cluster bombs,
anti-personnel in nature, were dropped on
residential areas, tearing human beings to
pieces. Over 2,000 civilians were killed and over
10,000 wounded by NATO.

Western leaders could not sell the war to their
publics by revealing that it was intended to
create a market friendly to Western corporate
interests, so they concocted the lie of concern
for Albanian human rights. When NATO bombs
started falling, Serbian extremists became
enraged, blaming Albanians for the bombs.
Right-wing paramilitary squads formed, venting
their rage on Albanian civilians in mainly border
areas of Kosovo. Rogue police and criminal gangs,
both Serbian and Albanian, took advantage of the
chaos to loot homes and drive away occupants.
Yugoslav security forces, the target of NATO
bombs, struggled to stabilize the situation. By
the third week of the war, they were escorting
Albanian refugees back to their homes, and within
two months order had been restored to most of
Kosovo. Yugoslav security forces fought against
the terrorism of both the KLA and Serbian
paramilitaries, and by the end of the war had
arrested over 800 Serbian extremists for crimes
against Albanian civilians.

President Milosevic's position was consistent. He
advocated ethnic equality. His delegation at
Rambouillet peace talks consisted of members of
every ethnic group in Kosovo, including Albanian.
Serbs were a minority in the Yugoslav delegation.
At the talks, the Yugoslav delegation offered
wide-ranging autonomy for Kosovo. Repeatedly,
Milosevic stated his commitment to a multi-ethnic
society. His words from a 1992 speech are
typical: "We know that there are many Albanians
in Kosovo who do not approve of the separatist
policy of their nationalist leaders. They are
under pressure, intimidated, and blackmailed, but
we shall not respond with the like. We must
respond by offering our hand, living with them in
equality, and not permitting that a single
Albanian child, woman, or man be discriminated
against in Kosovo in any way. We must, for the
sake of all Serbian citizens, insist on the
policy of brotherhood, unity, and ethnic equality
in Kosovo. We shall persevere on this policy." A
monumental propaganda campaign has succeeded in
achieving one of the most astounding smear
campaigns in history, painting a democrat devoted
to socialist ideals as a racist hate-monger.

Milosevic's offense was his opposition to
privatization and foreign control of the Yugoslav
economy. The U.S.-organized Balkan Stability Pact
called for a region under the sway of the free
market model. Yugoslavia, strategically
positioned along the Danube and astride a major
highway transportation route, stood in the way of
the effort to place the Balkans under complete
and total Western economic domination.

The common thread running through these examples
is not a zeal for justice and human rights by the
West, but a vindictive urge to seek the
imprisonment or murder of its opponents. Nothing
can stand in the way of corporate profits. As one
man in Yugoslavia told me, " I think our
President Milosevic is more of a problem for
imperialism than for us."

Who can believe that Milosevic could possibly
receive a fair trial at the hands of the
International Criminal Tribunal for Former
Yugoslavia (ICTY)? He wasn't even allowed to
speak at his arraignment without having his
microphone twice switched off. During NATO's war
against Yugoslavia, the Tribunal hastily composed
its indictment of Milosevic and four other
Yugoslav leaders in order to bolster sagging
public support for the war. Created and funded by
the same Western powers that carried out NATO's
war, the ICTY serves its master. The trial is
widely, and rightly, seen as setting an important
precedent. No longer would international law be
an impediment to action. Already the war
established that Western powers could wage war
without authorization by the United Nations. The
trial will establish their right to seize anyone
without regard to borders or legal niceties.
Anyone resisting Western demands would be
threatened with abduction and imprisonment. It
will be yet another tool for imposing Western
domination over other nations, and make no
mistake, it will be used. The trial of Slobodan
Milosevic will be a show trial with a preordained
verdict.

The real war criminals are not on trial. They act
as judge and jury. We are witnessing the
outrageous spectacle of criminals judging their
victims. President Milosevic's only crime was
that he had the courage to stand up to NATO
despite overwhelming odds, to patriotically
defend his country against aggression. Shortly
after the war, I was a member of a delegation
that interviewed Albanian refugees who fled to
Belgrade. Among those we interviewed was Fatmir
Seholi, Chief Editor at Radio Television Pristina
until NATO troops entered Kosovo and expelled him
from the province. Unlike those in the West
deluded by propaganda, he knew a real war
criminal when he saw one. "Every NATO bombing was
a big problem," he told us. "There was no purpose
relating to the Serbian nation or the Albanian
nation. Whether that was their purpose or not,
people were killed. The man who could command
NATO to bomb people is not human. He is an
animal. After the bombing at Djakovica, I saw
decapitated bodies. I have pictures of that. It
is horrible, terrible. I saw people without arms,
without feet." Seholi demanded, "Who is Clinton
to accuse another? I would like to say to Hillary
Clinton that her husband is an immoral person.
That man ruined our state for no reason. What
would he say if someone bombed the United States,
bombed the White House, or killed or raped his
daughter? Who is the evil man here? Milosevic,
who is protecting the territory of Yugoslavia and
protecting the people of Kosovo, or Clinton, who
bombs us?"

Prepared by Gregory Elich

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