Jugoinfo



Le nostre F.A.Q. (DOMANDE FREQUENTI)

Glossario su confine orientale, “foibe” ed “esodo”, Giorno del Ricordo e dintorni…

  • 10 FEBBRAIO 1947

Giorno in cui fu sottoscritto il Trattato di Pace con cui l’Italia regolò i suoi conti e concluse le vertenze aperte con la Seconda Guerra Mondiale, specialmente riguardo alla Jugoslavia ed ai confini orientali. In quanto tale, ogni anno il 10 Febbraio dovrebbe essere un anniversario di festa; viceversa, lo Stato italiano lo ha reso per legge una data per tutte le recriminazioni (vedi: GIORNO DEL RICORDO).

  • ANVGD

La Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia -ANVGD- si è caratterizzata nei decenni come una delle realtà associative degli “esuli” istriano-dalmati più apertamente irredentiste. Sorta dal raggruppamento di numerosi comitati locali operanti già prima del 1947, sin dalla sua nascita ha dichiarato superata la discriminante antifascista. Coerentemente a ciò ha annoverato tra i suoi presidenti personaggi come Libero Sauro (dal 1954 al 1963), comandante dopo l’8 settembre ’43 del Reggimento Istria della Milizia difesa Territoriale (l’equivalente della Guardia Nazionale Repubblicana della RSI), formazione di volontari al servizio dei nazisti nella Zona d’operazioni Litorale Adriatico, e Maurizio Mandel (nel 1955-56), medico, presunto criminale di guerra in Jugoslavia; e tra i suoi dirigenti Bruno Coceani, prefetto di Trieste di nomina nazista, Arturo De Maineri, segretario del Partito fascista repubblicano a Fiume durante l’occupazione nazista, e altri simili personaggi. Riccardo Zanella, ex Presidente dello Stato Libero di Fiume, la definì un “covo di fascisti, di squadristi, di collaboratori dei tedeschi, di picchiatori, di oppressori e di calunniatori di professione degli antifascisti” (Lettera di Riccardo Zanella al Presidente del Consiglio dei Ministri del 22.10.1947. Archivio Centrale dello Stato, Fondo Presidenza del Consiglio dei Ministri – Gabinetto, fasc. 1.6.1/25049/38). Lo Statuto associativo, fino al 2012, riportava testualmente: “II – SCOPI E FUNZIONI ; Art .2 L’Associazione (…) si propone di (…) compiere ogni legittima azione che possa agevolare il ritorno delle Terre Italiane della Venezia Giulia, del Carnaro e della Dalmazia in seno alla Madrepatria, concorrendo sul piano nazionale al processo di revisione del Trattato di Pace per quanto riguarda l’assetto politico di tali terre“. Oggi la ANVGD è la principale organizzazione dell’arcipelago degli “esuli” e svolge un ruolo egemone nelle iniziative connesse al Giorno del Ricordo, direttamente o nell’ambito della FederEsuli. Per approfondimenti si veda p. es. la pagina dedicata sul sito di CNJ-onlus.

  • BASOVIZZA, FOIBA DI

Principale esempio di falsificazione–esagerazione delle ricostruzioni storiche in merito a presunte violenze indiscriminate che sarebbero state commesse dai partigiani jugoslavi. In merito si leggano le smentite dei neozelandesi e la analisi di Claudia Cernigoi.

  • CAMPI DI CONCENTRAMENTO ITALIANI

Il numero complessivo dei campi d’internamento distribuiti lungo l’intero territorio nazionale (…) raggiunse la cifra di 200 nel solo Regno d’Italia. (D. Conti: L’occupazione italiana dei Balcani, p.54).
Il numero dei prigionieri nei campi, nell’autunno 1942 ammontava a 89488. In base a documentazione incompleta, 149638 cittadini jugoslavi sono passati per i campi. (…) Solo per la Slovenia abbiamo una evidenza pressoché esatta: 67230 persone, di cui 50559 uomini, 2698 uomini anziani e 4282 bambini. Poiché la popolazione della parte di Slovenia sotto occupazione italiana ammontava a circa 360000 individui, questo significa che circa il 18% della popolazione fu imprigionata. (dal capitolo 6 del libro REPORT ON ITALIAN CRIMES AGAINST YUGOSLAVIA AND ITS PEOPLES).
Una vera e propria strage di civili si ebbe nel campo di Arbe/Rab, a causa delle condizioni disumane di internamento. Per ulteriori informazioni e dati sui vari campi si vedano i siti www.campifascisti.it e https://www.cnj.it/documentazione/campiconcinita.htm

  • CLN di Trieste

Prevale nella pubblicistica un intento di vittimizzazione del Comitato di Liberazione Nazionale -CLN- di Trieste, che sarebbe stato emarginato e perseguitato dagli antifascisti comunisti e sloveni. In realtà il CLN di Trieste, a causa delle sue posizioni nazionaliste italiane, si pose in contrasto frontale con le direttive del CLN Alta Italia (CLN-AI, l’organismo supremo della Resistenza in Italia) che ordinavano la collaborazione degli antifascisti italiani con le formazioni partigiane jugoslave nelle aree del confine orientale: cfr. sul nostro sito l’articolo LUCI ED OMBRE DEL CLN DI TRIESTE e tutti gli articoli con lo stesso tag.

  • COSSETTO, NORMA

Figlia di Giuseppe, possidente istriano, segretario del fascio a S. Domenica di Visinada, capomanipolo MVSN, già squadrista sciarpa Littorio, ed attivista lei stessa dei GUF. Le testimonianze sulla morte sono piene di incongruenze sulle modalità della esecuzione e lo stato in cui fu ritrovato il cadavere. Al suo nome venne poi intitolata, nel seguito della guerra, una Brigata nera femminile operante presso Trieste. Norma Cossetto è oggi universalmente trattata da “martire dell’italianità” e praticamente in ogni località italiana esiste un elemento di toponomastica o addirittura un monumento che la celebra. Ovviamente, è stata anche insignita dell’onorificenza prevista dalla Legge 92/2004 (vedi: GIORNO DEL RICORDO). Sul tema si veda il dossier pubblicato su questo sito.

  • CRIMINALI DI GUERRA ITALIANI

La gran parte dei responsabili dei CRIMINI DI GUERRA ITALIANI (vedi) sono rimasti impuniti, sono passati indenni attraverso le vicende della II Guerra Mondiale e sono stati persino riciclati nel Dopoguerra in funzioni utili alla continuità dello Stato e alle strategie della NATO. Su questo tema raccomandiamo ad esempio la lettura dell’omonimo libro di Davide Conti.

  • CRIMINI DI GUERRA ITALIANI

L’esercito dell’Italia fascista aggredì ed occupò ampi territori della Jugoslavia a partire dal 6 aprile 1941. Nel corso della guerra, soldati regolari e Camicie nere si resero responsabili di incendi e distruzioni di villaggi, fucilazioni di massa, internamento di antifascisti e semplici civili in gran numero, causando una vera e propria “pulizia etnica” di alcune aree in Slovenia, Istria, Montenegro. Per una rassegna di questi crimini consigliamo di partire dalla mostra Testa per Dente, interamente disponibile su questo sito, e dalle fonti ivi riportate.

  • CUORE NEL POZZO

Sceneggiato di propaganda slavofoba prodotto dalla RAI nel 2004-2005: per una analisi rimandiamo a questo video.

  • “ESULI”

Il termine “esuli” per le persone di origine giuliana, istriana e dalmata che hanno abbandonato le loro terre natìe durante e dopo la II Guerra Mondiale è spesso usato in maniera impropria. Innanzitutto, l’emigrazione ha avuto molteplici ragioni (incluse quelle meramente economiche, tipiche del fenomeno di urbanizzazione) e non ha riguardato solo italiani ma anche sloveni e croati. Per quanto riguarda i fattori di carattere politico-ideologico, tra chi abbandonava la Jugoslavia c’erano: persone semplici, soggette alla propaganda anticomunista violentissima per la quale erano state attivate strutture di pressione apposite dal Governo italiano (es. Radio Venezia Giulia); anticomunisti convinti; persone accusate o timorose di essere sotto inchiesta per collaborazionismo; veri e propri criminali fascisti; nazionalisti-irredentisti. E non erano solo italiani: in quel periodo Trieste pullulava di sloveni, croati e serbi legati ai movimenti fascisti e nazisti delle loro terre, che avevano anch’essi perso la guerra. Non solo: tra gli esuli di lingua italiana vanno annoverati i tanti “regnicoli”, vale a dire quegli italiani non originari bensì trapiantati in Istria e Dalmazia solo da pochissimi anni, essenzialmente nel periodo tra le due guerre mondiali. Dal luglio 1948 in poi, al moto migratorio si unirono anche comunisti filosovietici: dopo la Risoluzione del Cominform se ne andarono infatti tanti lavoratori, rappresentanti della classe operaia delle città e dei porti costieri, come ad esempio i portuali di Pola.
In seguito al trattato di pace di Parigi, agli abitanti di Fiume, Istria e Dalmazia fu accordata la facoltà di scegliere in tutta onestà se accettavano la nuova sovranità jugoslava, o se preferivano andar via: per questo chi sceglieva di andarsene veniva tecnicamente definito optante, e non esule.
L’afflusso di decine e decine di migliaia di persone verso Trieste e di qui verso le destinazioni più disparate è durato molti anni, concentrandosi soprattutto tra il 1947 ed il 1954. Si parla di solito di circa 350mila istriano-dalmati che hanno abbandonato la loro terra in quel periodo, ma la cifra è inferiore: per una disamina esatta si rimanda all’articolo di Sandi Volk su questo sito.

  • FOIBE

E’ invalsa una accezione estensiva, per cui vengono dette “foibe” tutte le cavità o buche (non solo quelle naturali di origine carsica, cioè le “foibe” in senso stretto) in cui sarebbero stati frettolosamente sepolti cadaveri di persone uccise durante la II Guerra Mondiale nella regione giuliana e istriana. Vedi anche INFOIBATI.

  • GIORNO DEL RICORDO

Con la Legge n.92/2004 è stato fissato al 10 Febbraio di ogni anno il «Giorno del ricordo» “in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale”; la stessa ricorrenza è l’occasione per la “concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati” (vedi ONORIFICENZE). La data è stata scelta nell’anniversario della sottoscrizione del Trattato di Pace (vedi: 10 FEBBRAIO 1947) allo scopo di recriminare sullo stesso Trattato, di fatto scambiando aggrediti ed aggressori della II Guerra Mondiale e delegittimando i confini riconosciuti internazionalmente.

  • INFOIBATI

Locuzione utilizzata, in origine, per le vittime di guerra della zona giuliana e istriana ai cui cadaveri sarebbe stata data frettolosa sepoltura collettiva gettandoli nelle c.d. FOIBE (vedi); tuttavia la tendenza attuale della pubblicistica e della storiografia di Stato è quella di indicare genericamente come “infoibati” tutti e soli gli italiani scomparsi nella zona per eventi di guerra, che si ipotizza siano stati liquidati da antifascisti o da formazioni dell’Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia. In questo modo, di fatto, tra gli “infoibati” vengono impropriamente annoverate anche persone imprigionate e morte per malattia (es. tifo) o morte per responsabilità non partigiana o non determinata.
In sintesi, gli episodi di “infoibamento” sono suddivisibili in due categorie:
* “foibe istriane”: episodi di jaquerie popolare avvenuti in Istria subito dopo l’8 Settembre 1943, che nel giro di poche settimane hanno visto perire circa mezzo migliaio di persone;
* sparizioni da Trieste e Gorizia, avvenute alla fine della guerra (maggio 1945); in prevalenza (molte centinaia, soprattutto per quanto riguarda Gorizia) trattasi di ufficiali italiani arrestati, condotti in campi di internamento jugoslavi e poi fucilati oppure morti per cause naturali (malattia); una minoranza (poche decine) sono gli “infoibati” nelle foibe del Carso triestino – si vedano l’elenco stilato dall’Ispettore De Giorgi (1947) e i dettagli nel libro di C. Cernigoi. Si veda anche il caso di BASOVIZZA (vedi).

  • MAGAZZINO 18

Magazzino situato presso il porto di Trieste, dove gli emigranti da Istria e Dalmazia nel dopoguerra stoccavano i propri beni più ingombranti (spec. mobilio) in attesa di trovare per essi una collocazione.  Spesso tali oggetti sono stati definitivamente abbandonati in quel magazzino in quanto obsoleti e di trasporto troppo gravoso.
Da tale magazzino prende il nome la pièce teatrale scritta e interpretata dal noto cantante pop Simone Cristicchi, nella quale le vicende degli italiani di Istria e Dalmazia sono ripercorse con accenti vittimistici, usando una chiave di interpretazione slavofoba e ostile al movimento partigiano: si vedano le recensioni e i commenti su questo sito e nel libro Da Sanremo alle foibe.

  • ONORIFICENZE AGLI “INFOIBATI”

La “concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati” è prevista dalla Legge n.92/2004 che ha istituito il GIORNO DEL RICORDO (vedi). A dieci anni dall’entrata in vigore di tale legge sono state concesse e consegnate 838 medaglie con relativo diploma; tra queste non sono infrequenti le ripetizioni e le attribuzioni a personaggi in effetti macchiatisi di crimini di guerra; inoltre, la gran parte dei “premiati” è definita “infoibata” in un senso molto generico e vago (si tratta piuttosto di persone scomparse). In ogni caso, i numeri conseguiti (alcune centinaia) non supportano la propaganda nazionalistica corrente, per cui è pronto un disegno di legge che dovrebbe consentire di formulare la richiesta anche a chi non è congiunto dell’infoibato

  • PARTIGIANI ITALIANI IN JUGOSLAVIA

Ha scritto Sandro Pertini, citando Giacomo Scotti: << La nascita del nuovo esercito italiano “inteso come esercito democratico antifascista e parte integrante della coalizione antihitleriana nella seconda guerra mondiale” deve essere anticipata (…) al 9 ottobre 1943, quando il Generale Oxilia, Comandante della Divisione di Fanteria da montagna “Venezia”, forte di dodicimila uomini, dette ordini alle sue truppe di attaccare i nazisti, coordinando le azioni militari con l’esercito popolare di liberazione della Jugoslavia. >> L’accordo tra il generale Gian Battista Oxilia e l’eroe nazionale jugoslavo Peko Dapčević fu stipulato presso Pljevlja, in Montenegro. Nei mesi successivi si unì anche la Divisione alpina «Taurinense» al completo, dando vita così alla Divisione Partigiana Italiana «Garibaldi», che nel 1945 rientrerà in Italia con poco più di cinquemila uomini, quasi tutti insigniti di Medaglie al Valore della Resistenza jugoslava. Si stima che più di 40mila soldati italiani ex occupanti si unirono formalmente ai partigiani jugoslavi, e circa 20mila perirono negli eventi bellici (fonti e approfondimenti).

  • PARTIGIANI JUGOSLAVI IN ITALIA

Molte migliaia di antifascisti jugoslavi, già internati sulla Penisola, hanno animato la Resistenza sul territorio italiano sin da subito dopo l’8 Settembre, non appena sfuggiti alla prigionia. I partigiani jugoslavi sono stati protagonisti assoluti in Umbria (i battaglioni “Tito” della Brigata Gramsci), nelle Marche (il battaglione “Stalingrado” della V Brigata Garibaldi Pesaro, le formazioni di Sarnano, di Roti, Massaprofoglio, eccetera) Le loro vicende sono passate in rassegna nel libro I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana.

  • PORZÛS

Malga sui monti della Slavia friulana, dove i partigiani “bianchi” della “Osoppo” furono giustiziati dalla formazione guidata da “Giacca” a seguito di gravi sospetti di collaborazionismo con il nemico nazista. La vicenda, molto complessa, è stata al centro di uno dei tanti processi anti-partigiani del dopoguerra, ed è costantemente strumentalizzata per demonizzare la componente comunista della Resistenza, accusata di essere “anti-italiana”. In proposito si vedano l’omonimo libro e l’articolo di Alessandra Kersevan.

  • “RIMASTI”

Dicesi degli istriani e dalmati di lingua e cultura italiana che hanno continuato ad abitare nella loro terra dopo la II Guerra Mondiale. Almeno 30mila, sono stati completamente ignorati o considerati con disprezzo in quanto “comunisti” al di qua dell’Adriatico, fino allo scioglimento della Jugoslavia, quando hanno cominciato ad essere vezzeggiati e strumentalizzati con finalità neo-irredentistiche. Su di loro si veda ad es. questo saggio.

  • UDOVISI, GRAZIANO

Pola 1925 – Reggio E. 2010. E’ il più celebre dei “sopravvissuti alla foiba”. Le diverse versioni del suo racconto, piene di particolari raccapriccianti ma anche di palesi incongruenze, nei decenni scorsi sono state oggetto di forti campagne mediatiche (la RAI lo ha premiato nel 2005 come “uomo dell’anno”). In realtà il giovane Udovisi dopo l’8 settembre 1943 si arruolò volontario nel 2° reggimento “Istria” della Milizia Difesa Territoriale, il corpo militare equivalente della Guardia Nazionale Repubblicana della RSI ma sottoposto alle dirette dipendenze del Terzo Reich nella Zona di Operazioni Litorale Adriatico. Si vantò di aver militato nel nucleo mobile “Mazza di Ferro” (formazione che seminò il terrore rastrellando partigiani per tutta l’Istria). A guerra finita, sapendo di essere ricercato, fuggì a Padova con documenti falsi, ma nell’agosto 1945 fu riconosciuto e arrestato. La sentenza della Corte d’assise straordinaria di Trieste del 30/09/46 (riprodotta integralmente in: Pol Vice, LA FOIBA DEI MIRACOLI. Indagine sul mito dei “sopravvissuti”, ed. KappaVu 2008, pp.190-196) condanò U. a tre anni di carcere per “avere, dopo l’8.09.43 … collaborato col tedesco invasore, favorendone i disegni politici”, in particolare di aver “imprigionato e barbaramente seviziato” tre partigiani, di cui uno morì. La condanna fu mite perché il giudice credette alla sua dichiarazione di essersi salvato da “una foiba istriana” con “un altro compagno…“.
Il libro citato presenta i risultati di un’approfondita ricerca collettiva che dimostra oltre ogni dubbio la falsità dei racconti di Udovisi e di altri presunti miracolati, rivela i retroscena della sua reale vicenda personale e ricostruisce puntualmente il contesto e i vari passaggi politici e mediatici dello sviluppo del mito dei sopravvissuti alle foibe. Si veda anche la nostra risposta a un libello del 2009 dove Udovisi viene (letteralmente) venerato come un santo..

  • VERGAROLLA

Località del litorale istriano, nei pressi di Pola, dove il 18 agosto 1946 una potente esplosione causò una strage. L’episodio ha sempre avuto dei connotati oscuri, essendo di volta in volta interpretato come un mero incidente (dovuto alla accidentale esplosione della catasta di esplosivi accantonati nei pressi) o un episodio di strategia della tensione mirato a terrorizzare la popolazione di lingua italiana per spingerla ad abbandonare la città. In quest’ultima versione la strage è attribuita talvolta agli Alleati talvolta agli Jugoslavi: in tempi recenti in Italia è attribuita solamente agli Jugoslavi, senza alcun elemento probante. In merito, su questo sito è disponibile il saggio di Claudia Cernigoi “Strategia della tensione in Istria“.




INIZIATIVE SEGNALATE

FIRENZE 5/2: PARTIZANI. LA RESISTENZA ITALIANA IN MONTENEGRO
MILANO 6/2: FENOMENOLOGIA DI UN MARTIROLOGIO MEDIATICO 
MARINO (RM) 6–14/2: Mostra TESTA PER DENTE
SAN GIORGIO SU LEGNANO (MI) 8/2: I CONFINI ORIENTALI, STORIE DIMENTICATE...
GORIZIA 10/2: 11 ANNI DI "GIORNO DEL RICORDO". Tra mistificazioni storiche e rivalutazione del fascismo
MONTE SAN SAVINO (AR) 10/2: PARTIGIANI ITALIANI IN JUGOSLAVIA / DRUG GOJKO
PARMA 10/2: FOIBE E FASCISMO 2016 / PARTIZANI. LA RESISTENZA ITALIANA IN MONTENEGRO


=== FIRENZE venerdì 5 febbraio 2016

alle ore 18.00 al Cinema spazio Alfieri – Via dell'Ulivo, 6
 
l'Istituto Storico della Resistenza in Toscana (Isrt)
presenta
 
PARTIZANI
La Resistenza italiana in Montenegro

di Eric Gobetti (2015 – 1h5m)
 
interviste a reduci toscani della Divisione Garibaldi in Montenegro
immagini di repertorio inedite
musiche originali di Massimo Zamboni
 
Nikšić, Montenegro, 9 settembre 1943. Poco dopo l’alba l’artigliere Sante Pelosin, detto Tarcisio, fa partire il primo colpo di cannone contro una colonna tedesca che avanza verso le posizioni italiane. Nelle settimane successive circa ventimila soldati italiani decidono di non arrendersi e di aderire alla Resistenza jugoslava.
I partigiani della divisione Garibaldi raccontati in questo documentario sono eroi semplici, che hanno combattuto il freddo, la fame e una devastante epidemia di tifo, pagando con tremende sofferenze una scelta di campo consapevole e coraggiosa.
 
Saranno presenti in sala il regista Eric Gobetti e Simone Neri Serneri, direttore dell'Istituto Storico della Resistenza in Toscana (Isrt)

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DeI documentario "Partizani. La Resistenza italiana in Montenegro", di Eric Gobetti, prodotto da Istoreto grazie a un contributo del Comitato Resistenza e Costituzione, si veda il TRAILER VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=6p7yOgOvzQY


=== MILANO sabato 6 febbraio 2016 

alle ore 18 presso la Libreria Popolare di via Tadino 18

presentazione del libro di 

Federico Tenca Montini

FENOMENOLOGIA DI UN MARTIROLOGIO MEDIATICO 

(Kappa Vu, 2014)

Il libro, adattamento di una tesi di laurea, analizza l'importanza del tema delle foibe nelle dinamiche politiche e identitarie del nostro Paese negli ultimi 30 anni, in particolare riferimento alla fiction "Il cuore nel pozzo", all'incidente diplomatico con la Croazia nel 2007 e al concerto dei tre Presidenti del 2010. 

L'autore, Federico Tenca Montini (classe 1984) è dottorando in storia contemporanea presso l'Università di Teramo e quella di Zagabria con un progetto sulla crisi di Trieste.
Ha studiato a Lubiana e ha collaborato con l’Ambasciata d’Italia in Montenegro ed è autore di articoli scientifici sui rapporti tra Italia e Jugoslavia oltre che ddel presente saggio.



=== MARINO (Roma) da sabato 6 a domenica 14 febbraio 2016

presso il Centro Sociale IPO' – Via del Giardino Vecchio

esposizione della mostra 
TESTA PER DENTE

La mostra è disponibile presso il Centro Sociale IPO' per chiunque volesse esporla in zona ***


=== SAN GIORGIO SU LEGNANO (MI) lunedì 8 febbraio 2016

alle ore 21.00 presso la Sala Consiliare “GIACOMO BASSI”, Palazzo Comunale – piazza IV Novembre

ANPI - ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA 
con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura  

ORGANIZZA 

per "Il Giorno del Ricordo"

I CONFINI ORIENTALI, STORIE DIMENTICATE, STORIE RIMOSSE

con 
Giancarlo Restelli
Renata Pasquetto
Roberto Mezzenzana

Si parlerà della Jugoslavia durante la Seconda Guerra Mondiale:
La repressione fascista e i campi di concentramento italiani
I militari italiani, la storia dimenticata
Le foibe e l'esodo giuliano-dalmata, la storia rimossa.
 
INGRESSO LIBERO


=== GORIZIA mercoledì 10 febbraio 2016

alle ore 16:00 a Palazzo Attems

11 ANNI DI "GIORNO DEL RICORDO"
Tra mistificazioni storiche e rivalutazione del fascismo

Alessandra KERSEVAN: Il ruolo della X Mas al confine orientale
Claudia CERNIGOI: Il "fenomeno" delle foibe e gli scomparsi da Gorizia nel maggio 1945
Sandi VOLK: 10 anni di onorificenze della legge del Ricordo
Piero PURINI: Gli esodi prima e dopo il secondo conflitto mondiale
Marco BARONE: "Volemo tornar". L'irredentismo del terzo millennio
Nota di inquadramento storico e coordinamento del dibattito a cura di Marco PUPPINI

Organizzato da Resistenza Storica
in collaborazione con Sinistra Goriziana Antifascista


=== MONTE SAN SAVINO (AR) mercoledì 10 febbraio 2016

*** alle ore 18.30 all’Interno 43 – via Sansovino 43

incontro/aperitivo con i protagonisti dell'evento teatrale DRUG GOJKO sui temi:
* Diventare testimoni. Ricordo del partigiano Nello Marignoli (con l'attore Pietro Benedetti)
* Partigiani italiani in Jugoslavia, un esempio di unità e fratellanza (con Andrea Martocchia, segretario del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS)

*** alle ore 21:15 presso il Teatro Verdi – Via Sansovino 66

DRUG GOJKO
con Pietro Benedetti
regia Elena Mozzetta

produzione ANPI Viterbo
in collaborazione con Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia

Drug Gojko (Compagno Gojko) narra, sotto forma di monologo, le vicende di Nello Marignoli, classe 1923, gommista viterbese, radiotelegrafista della Marina militare italiana sul fronte greco-albanese e, a seguito dell'8 settembre 1943, combattente partigiano nell'esercito popolare di liberazione jugoslavo. Lo spettacolo, che si avvale della testimonianza diretta di Marignoli, riguarda la storia locale, nazionale ed europea assieme, nel dramma individuale e collettivo della seconda guerra mondiale. Una storia militare, civile e sociale, riassunta nei trascorsi di un artigiano, vulcanizzatore, del Novecento, rievocati con un innato stile narrativo, emozionante quanto privo di retorica...

Prezzi dei biglietti:
LINEA VERDE intero ridotto*
Platea e Palchi I e II ordine € 10.00 € 8.00
Palchi III ordine  € 8.00 € 6.00
* ridotto: soci Rete Teatrale Aretina, Arci, Acli; studenti (fino a 25 anni), minorenni, ultra sessantacinquenni, abbonati alle stagioni dei teatri aderenti alla Rete Teatrale Aretina.
ALTRE INFO: http://www.officinedellacultura.org/teatro_cinema.php?sel=1


=== PARMA mercoledì 10 febbraio 2016

alle ore 21 presso il Cinema Astra – Piazzale Volta 3 (43123)

FOIBE E FASCISMO 2016
Manifestazione Antifascista alternativa al "giorno del ricordo" del 10 febbraio

ore 21:00 conferenza
Italiani in Jugoslavia 1941 - 1945 
dall'aggressione fascista alla Resistenza
e alla Divisione Partigiana Garibaldi

ore 21:30 filmato

PARTIZANI
La Resistenza italiana in Montenegro

Conferenza e film di ERIC GOBETTI
ricercatore dell'Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza

ingresso gratuito

ORGANIZZANO:
ANPI - ANPPIA - COMITATO ANTIFASCISTA ANTIMPERIALISTA E PER LA MEMORIA STORICA

evento facebook: https://www.facebook.com/events/1548640905459831/





Quattro investitori esteri interessati alla “Galenika”

Posted on 01/02/2016 by Iva Nikolic 

Quattro grandi aziende internazionali sono interessate a sviluppare un partenariato strategico con “Galenika”, il cui destino dovrebbe essere risolto entro il 31 maggio.
Una settimana fa, Anand Iyer, l’amministratore delegato dell’azienda americana “Pari Biomedical” ha visitato questa fabbrica di Zemun. La delegazione americana era interessata alle linee di produzione della “Galenika”, nonchè alla situazione nel settore farmaceutico in Serbia. Inoltre, ne hanno parlato con il ministro dell’economia, Zeljko Sertic.
“Si tratta di un’azienda che dovrebbe portare capitale circolante in “Galenika”. Vorebbero aumentare il fatturato, da 50 miliioni a 150 milioni euro a livello annuale. Il suo arrivo sarebbe utile sia per la fabbrica, sia per la Serbia, visto che la “Galenika” è una delle 17 aziende il cui destino dovrebbe essere risolto nei prossimi quattro mesi. Si tratta di unica fabbrica dei farmaceutici di proprietà statale che dà lavoro a 1400 persone.
La fonte del quotidiano “Blic” dice che questa fabbrica è stata visitata anche dalla delegazione dell’azienda “Piqur” di Basel. Inoltre, i manager dell’araba “Julfar” l’hanno visitata come anche i manager dell’azienda palestinese “Pharma Care PLC”.
Nedeljko Pantic, l’amministratore delegato della “Galenika” ha confermato che alcune aziende mondiali sono interessate al partenariato strategico. “Il management e i sindicati della “Galenika” sostengono il partenariato strategico. Credo che il partner sia una soluzione buona, anche se questo implica un nuovo management. L’azienda può lavorare bene, il che dimostrano i risultati del 2015 e 2014″, dice Pantic per “Blic”.
Fino al 2010 “Galenika” realizzava  unutile annuale fino a 500 milioni di dinari. La rovina di questa azienda è iniziata durante amministrazione di Nenad Ognjenovic che ha creato un debito di 220 milioni di euro e che oggi è sottoposto a processo per frode fiscale.

(Blic, 31.01.2016.)


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Sulla GALENIKA si era concentrata l'attenzione internazionale nei giorni immediatamente precedenti la aggressione della NATO alla RFJ (febbraio-marzo 1999). La fabbrica divenne infatti una specie di paradigma dello scontro in atto tra i governanti serbi e jugoslavi, da un lato, e il grande capitale transnazionale, dall'altro, come chiarisce la sintesi che facemmo all'epoca... (a cura di Italo Slavo)


Date: Fri, 19 Mar 1999 
From: Coordinamento Romano per la Jugoslavia 
Subject: Difficili le privatizzazioni in Serbia...


   IL SEQUESTRO DELLA ICN GALENIKA


All'inizio di febbraio 1999 la polizia serba ha fatto irruzione 
negli stabilimenti della ICN GALENIKA, la maggiore fabbrica 
chimica-farmaceutica del paese, siti a Zemun, alla periferia di 
Belgrado. Oltre al sequestro degli stabilimenti, a fare le funzioni 
del direttore, dopo la rimozione dall'incarico di Dusan Mitetic, e' 
da quel giorno subentrato il viceministro della Sanita' Marija 
Krstaijc.

L'azione, che ha causato disorientamento tra gli operai - circa
3000 - e' stata motivata dalle autorita' statali con il
mancato adempimento da parte del "partner straniero" dei suoi 
obblighi relativi all'investimento promesso per l'azienda: in questi
anni sono giunti infatti 50 milioni di dollari in contanti, ma 
nessuno ha ancora visto gli altri 220 milioni di dollari che il 
"partner" avrebbe dovuto fornire sotto forma di preparati chimici
secondo il contratto stipulato nel novembre 1990.

Inoltre, la ICN non ha presentato il bilancio con la
indicazione del capitale totale, come sarebbe stata tenuta a fare 
entro il 4/7/1998. Secondo le autorita' l'Istituto per la Previdenza
Sociale della Serbia e' dunque a tutt'oggi proprietario di 90 milioni 
di dollari (64.3%) mentre il "partner" possiede 50 milioni di dollari 
(35.7%). Lo Stato accusa anche la passata gestione della ICN di 
avere ridotto la produzione, mettendo in cassa integrazione a zero 
ore parte dei dipendenti.

Ma chi e' "il partner straniero" con il quale e' in atto questo
contenzioso?

"Il partner" e' la multinazionale ICN Pharmaceutical Inc. del 
miliardario americano di origine serba Milan Panic
, noto alle 
cronache anche per essersi piu' volte affacciato alla scena politica 
serba da una decina d'anni a questa parte, diventando persino premier
federale nel 1992-'93. 
Panic e' un personaggio di spicco della lobby serbo-americana che 
muove le fila della "opposizione democratica"
(liberista, 
filooccidentale, nazionalista e monarchica): il Serbian Unity 
Congress, alcuni leader della ex-coalizione Zajedno ("Insieme"),
certi media "indipendenti", nonche' esponenti dei settori clericali
(cfr. http://www.suc.org). 

Secondo Panic non e' la sua multinazionale ad essere in debito,
bensi' la amministrazione belgradese che dovrebbe 175 milioni di
dollari alla ICN. Cosicche', mentre un portavoce della ICN annunciava
che il caso sarebbe stato sottoposto all'arbitrato di una corte
internazionale parigina, la ICN Pharmaceuticals Inc. sporgeva denuncia
penale contro il Primo Ministro della Serbia Mirko Marjanovic.

Il governo USA immediatamente il giorno dopo il sequestro 
degli stabilimenti dell'azienda ha inviato l'incaricato
d'affari a Belgrado Richard Miles a chiedere spiegazioni
ai rappresentanti del governo della Serbia, i quali gli hanno 
risposto semplicemente che solo le autorita' giudiziarie serbe sono
competenti in materia. Gli USA hanno protestato ufficialmente anche
tramite il portavoce del Dipartimento di Stato James Rubin.


(B92 Open Yugoslavia, February 7-9 and March 8, 1999;
 "Il Manifesto" 11/2/99)





A Roma si è aperto il Carnevale... sulla Siria

1) Dietro la maschera «anti-Isis» (Manlio Dinucci 2.2.2016)
2) Adesso si chiamano "SMALL GROUP" (Marinella Correggia 27.1.2016)
3) "Timber Sycamore": Il piano segreto degli Stati Uniti e dell'Arabia Saudita in Siria (24/01/2016)


Si vedano anche: 

L’asse segreto Usa-Arabia Saudita (Manlio Dinucci, 26 gennaio 2016)
Articolo su Il Manifesto
http://ilmanifesto.info/lasse-segreto-usa-arabia-saudita/
Video su Pandora TV 
http://www.pandoratv.it/?p=5952

Operazione “Legno di platano”: la guerra segreta della CIA in Siria finanziata dai Saud (di Maxime Chaix, 24.1.2016)
Un articolo del New York Times ha appena rivelato il nome in codice della guerra segreta multinazionale della CIA in Siria: il caso dell’Operazione Legno di Platano (“Timber Sycamore“)...
https://aurorasito.wordpress.com/2016/01/24/operazione-legno-di-platano-la-guerra-segreta-della-cia-in-siria-finanziata-dai-saud/


=== 1 ===

Il VIDEO su Pandora TV: http://www.pandoratv.it/?p=6025

http://ilmanifesto.info/

Dietro la maschera «anti-Isis» 

Manlio Dinucci
  

Quest’anno il Carnevale romano si apre il 2 febbraio, quando si esibisce alla Farnesina lo «small group», il piccolo gruppo ministeriale (23 paesi più la Ue) della «Coalizione globale anti-Daesh/Isis», co-presieduto dal segretario di Stato Usa John Kerry e dal ministro degli esteri Paolo Gentiloni. Ne fanno parte, mascherati da antiterroristi, i maggiori sponsor del terrorismo di «marca islamica», da decenni usato per minare e demolire gli Stati che ostacolano la strategia dell’impero. 

Alla testa della sfilata in maschera gli Stati uniti e l’Arabia Saudita. Quelli che – documenta una inchiesta del New York Times (24 gennaio)  – armano e addestrano i «ribelli» da infiltrare  in Siria per l’operazione «Timber Sycamore», autorizzata segretamente dal presidente Obama nel 2013, condotta dalla Cia e finanziata da Riyad con milioni di dollari.  Confermata dalle immagini video del senatore Usa John McCain che, in missione in Siria per conto della Casa Bianca, incontra nel maggio 2013 Al Baghdadi, il «califfo» a capo dell’Isis. 

È l’ultima delle operazioni coperte Usa-Saudite, iniziate negli anni Settanta e Ottanta: per destabilizzare l’Angola e altri paesi africani, per armare e addestrare i mujahiddin in Afghanistan, per sostenere i contras in Nicaragua. Ciò spiega perché gli Stati uniti non criticano l’Arabia Saudita per la violazione dei diritti umani e la sostengono attivamente nella guerra che fa strage di civili nello Yemen. 

Fanno parte del gruppo mascherato anche la Giordania e il Qatar dove, documenta il New York Times, la Cia ha costituito le basi di addestramento dei «ribelli», compresi «gruppi radicali come Al Qaeda», da infiltrare in Siria e altri paesi. Il Qatar fornisce per tali operazioni anche commandos, come fece quando nel 2011 inviò in Libia almeno 5mila uomini delle forze speciali. 
«Noi qatariani eravamo tra i ribelli libici sul terreno, a centinaia in ogni regione», dichiarò poi il capo di stato maggiore Hamad al-Atiya (The Guardian, 26 ottobre 2011). 

Tra gli 
«antiterroristi» che si esibiscono alla Farnesina ci sono anche gli Emirati Arabi Uniti, che hanno formato dal 2011 tramite la Blackwater un esercito segreto mercenario di circa 2mila contractor, di cui circa 450 (colombiani e altri latinoamericani) sono ora impegnati nell’aggressione allo Yemen. 

C’è il Bahrain che, dopo aver schiacciato nel sangue l’opposizione  democratica interna con l’aiuto delle truppe saudite, ora restituisce il favore affiancando l’Arabia Saudita nel massacro degli yemeniti, impresa a cui partecipa il Kuwait, anch’esso membro del gruppo «antiterrorista». 

Di cui fa parte la Turchia, avamposto Nato della guerra contro la Siria e l’Iraq, che ha sostenuto l’Isis inviandogli ogni giorno centinaia di tir carichi di armi e altri materiali. Per aver pubblicato le prove, anche video, della fornitura di armi all’Isis da parte dei servizi segreti di Ankara, 
giornalisti turchi Can Dündar e Erdem Gül sono stati arrestati e rischiano l’ergastolo. 

Tra le presenze occidentali nel gruppo mascherato spiccano la Francia e la Gran Bretagna, 
che usano forze speciali e servizi segreti per operazioni coperte in Libia, Siria e altri paesi. 

Fa gli onori di casa l’Italia, che ha contribuito a incendiare il Nordafrica e Medioriente partecipando alla demolizione della Libia.  Dove ora si prepara a ritornare, addirittura col ruolo «guida», per un’altra guerra sotto comando Usa/Nato, che, mascherata da «peacekeeping», mira al controllo delle zone strategiche e delle risorse energetiche libiche. Nei saloni della Farnesina riecheggiano le note di «Tripoli, bel suol d’amore», la canzone che nel 1911 inneggiava alla guerra coloniale in Libia.
 
(il manifesto, 2 febbraio 2016)


=== 2 ===

http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=3121

ADESSO SI CHIAMANO SMALL GROUP

La Farnesina informa la stampa della prossima riunione a Roma, il 2 febbraio, del cosiddetto Small Group of the Global Coalition to CounterDaesh. Ovvero:  Gruppo ristretto della Coalizione globale per contrastare Daesh.

La nota per i media elenca i 24 membri dello Small Group, che si suppone essere la crème de la crème, il nocciolo duro e puro della lotta a Daesh. Ebbene, in ordine alfabetico, quasi ironicamente il primo dell’elenco è…l’Arabia saudita. Seguono poi (a parte l’Iraq come paese vittima, e altri paesi arabi; ma la Siria non c’è; e non c’è la Russia, né l’Iran) entità come Emirati, Francia, Kuwait, Qatar, Regno Unito, Turchia, Usa. Insomma proprio quei soggetti, diciamo Nato/Golfo (più i satelliti), che individualmente o in forma aggregata sono stati determinanti nel far esplodere l’atroce fenomeno autodefinentesi Stato islamico o Califfato, in sigla Isis o Is o Isil.

Le petromonarchie lo hanno nutrito sin da piccolo, con dollari e armi quando magari si chiamava con altro nome (i flussi di denaro dal Golfo proseguono). La Turchia ha retto il passeggino agevolando l’andirivieni di “combattenti” in Siria. La Nato gli ha fatto da forza aerea con la guerra in Libia del 2011, regalandogli l’ingresso nel paese nordafricano e in molte aree saheliane. Gli Usa e altri paesi Nato gli hanno fatto da maestri d’armi, addestrando a caro prezzo gruppi armati in Siria, poi sfociati in Daesh o parimenti demoniaci.

Qualcuno dirà: chi rompe paga e chi ha creato (o contribuito a creare) il problema deve essere chiamato a risolverlo, o quantomeno a non peccare più. In questo senso, potrebbe apparire logico il coinvolgimento dei vari Frankenstein nella Coalizione globale per combattere Daesh.

Il punto è che a) questi sono recidivi,tanto da apparire volpi a guardia del pollaio; b) non fanno quello che dicono (ad esempio, che fine ha fatto il Gruppo di contrasto economico all’Isis, creato a Roma nel marzo 2015 sempre con le stesse volpi?); c) non ammettono mai i propri errori, per i quali non pagano mai; d) si spacciano per “comunità internazionale”.

Ma sono sempre gli stessi compagni di merende. Creano alleanze escludenti e belligeranti, in realtà antagoniste alla comunità internazionale e altamente nocive. Si danno dei nomi carini, si riuniscono di continuonei paesi membri,prendono decisioni tossiche e poi,sperando che nessuno se ne ricordi, archiviano i nomi diventati ridicoli di fronte alle tragedie prodotte.

Adesso c’è lo Small Group. Nel 2011, all’inizio dei bombardamenti Nato, gli stessi soggetti -Nato/Golfo, satelliti e “ribelli” locali- si riunironodiverse volte come Gruppo di contatto sulla Libia. Dopo la conquista di Tripoli si rinominarono Gruppo Amici della Libia. Ma parallelamente, nel 2011 e fino al 2013, undici paesi si riunivano anche come Gruppo Amici della Siria, poi diventato Gruppo di Londra.

I compagni di merende danno sempre nomi carini anche alle loro devastanti guerre di aggressione travestite da agnelli. “Operazione di polizia internazionale” (Iraq 1991), “Operazione Forza alleata” (Serbia 1999), “EnduringFreedom” (Afghanistan 2001), “IraqiFreedom” (Iraq 2003), “Protettore unificato” (Libia 2011)…Invece i Saudhanno dato un nome bello deciso alla loro operazione di annientamento dello Yemen – insieme ad altri Stati sunniti loro affiliati. Le bombe che piovono sugli yemeniti, dal 26 marzo 2015, accompagnate da un affamante blocco navale, si chiamano infatti Decisive Storm.

Facciamo sì che questa tempesta sia invece decisiva per la fine del reame Saud.

 

Marinella Correggia


=== 3 ===

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=14094

"Timber Sycamore": Il piano segreto degli Stati Uniti e dell'Arabia Saudita in Siria

24/01/2016

Il quotidiano statunitense The New York Times ha rivelato un piano segreto tra gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita per equipaggiare e addestrare i terroristi in Siria.


Secondo un rapporto pubblicato dal quotidiano statunitense, "The New York Times", c'è un piano a conoscenza delle autorità degli Stati Uniti, noto come "Timber Sycamore", concordato a partire dal 2013, quando il presidente USA, Barack Obama ha autorizzato la CIA ad armare l'opposizione armata in Siria.
 
"In base all'accordo, (...) i sauditi offrono tanti armamenti così come come un sacco di soldi, mentre la CIA prende l'iniziativa nella formazione dei ribelli per l'uso di fucili AK-47 e missili anticarro", si legge nel rapporto.
 
I funzionari degli Stati Uniti, si legge nell'articolo, non hanno rivelato l'importo del contributo saudita, tuttavia, le stime indicano che il programma di inserimento e di formazione dei terroristi è costata miliardi di dollari al regno arabo.
 
A questo proposito, è stato ricordato che gli sforzi sauditi in Siria sono stati guidati, soprattutto, dal principe Bandar bin Sultan, l'ex capo dell'intelligence saudita, che ha ordinato l'acquisto di migliaia di AK-47 e altre armi che dall'Europa orientale sono arrivate ad i gruppi armati Siria.
 
Giovedi scorso, il quotidiano libanese Al-Mayadeen ha rivelato in un rapporto, secondo il quale, le armi acquistate dall' Arabia Saudita e da alcuni dei suoi alleati arabi da paesi dell''Europa orientale sono stati consegnate ai terroristi ed ai mercenari stranieri in Siria e Yemen.
 
Inoltre, Al-Mayadeen cita documenti divulgati alla fine del 2015, da Cyber ​​Berkut e comprendono la vendita di armi e attrezzature militari ucraini a Qatar e Arabia Saudita, per mandarli a gruppi terroristi in Siria.