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Testi di

Ljubodrag Duci Simonović

Ljubodrag Duci Simonović č stato membro della nazionale jugoslava di basket che vinse la Medaglia d'Oro ai Mondiali del 1970.
Filosofo e saggista, si occupa di analisi politica da un punto di vista marxiano, fortemente critico del capitalismo.

Per contatti:
comrade @ orion.rs
Sito internet: http://ljubodragsimonovic.wordpress.com/








ALIENAZIONE” E DISTRUZIONE


Quello di “alienazione" č un concetto di base su cui si fonda la critica di Marx al capitalismo, e "dis-alienazione" č una idea-chiave su cui si basano l'intenzione libertaria della sua critica al capitalismo e la sua visione del futuro. Il divenire del capitalismo un ordinamento totalitario di distruzione ha reso il concetto marxiano di "alienazione" insufficiente ad offrire la possibilitŕ per la individuazione di un punto di partenza adeguato per una critica del capitalismo. La contemporanea alienazione dell'essere umano non ha soltanto un carattere disumano, ma anche un carattere distruttivo. Essa implica la distruzione della natura come generatrice di vita nel suo complesso, dell'uomo come essere umano e biologico, e dell'ereditŕ emancipatrice delle culture nazionali e della societŕ civile, cioč della mente visionaria e dell'idea di novum. Con l'annientamento della coscienza culturale e libertaria, viene distrutta la possibilitŕ per l'essere umano di diventare consapevole della propria alienazione e di mettere in atto un allontanamento dal capitalismo critico e creatore di cambiamento.

Quando il capitalismo č diventato un ordinamento totalitario di distruzione, non solo la proprietŕ privata, il lavoro e il mercato, ma anche la vita stessa sono diventate un mezzo per l'alienazione dell'uomo dal suo essere naturale e umano. A differenza delle precedenti classi dominanti, la borghesia tende ad includere i ceti lavorativi non solo nella propria sfera di valori, ma anche in quella della sua vita. Il lavoratore non č solo un produttore, ma anche un consumatore di merci e, come tale, un creatore del mercato, e cioč uno strumento per la soluzione della crisi di sovrapproduzione. Le distruttive pratiche consumistiche sono diventate l’aspetto dominante dell’attivitŕ vitale dell'essere umano ed il modo principale per intrappolare il lavoratore nell'orbita esistenziale del capitalismo e dei suoi valori. Lo stile di vita capitalistico (la “societŕ dei consumi”) diventa un potere totalizzante che non risparmia nessuno e dal quale nessuno puň sfuggire. La commercializzazione della vita č la peggior forma di totalitarismo che sia mai stata sviluppata nel corso della storia umana perché subordina completamente la natura, la societŕ e l'essere umano alla macchina distruttiva della riproduzione capitalistica. La sua essenza č codificata nella massima mostruosa "Il denaro non puzza!" che, allo stesso tempo, esprime l'essenza della barbarie capitalistica ecocida.

In Marx, l'umanitŕ - quindi in primo luogo la libertŕ e la creativitŕ - rappresenta la piů importante qualitŕ dell’essere umano, la qualitŕ verso la quale viene applicato il concetto di "alienazione". Essa č possibile poiché un uomo, nella sua essenza, č un essere umano: l'uomo puň diventare inumano proprio perché č un uomo. Secondo Marx, anche se il sentimento umano puň essere soppresso e degenerato, esso non puň essere annientato. Malgrado la manipolazione e la repressione, detto con le parole di Goethe: "un uomo buono nel suo impulso indistinto č del tutto consapevole del suo retto cammino". (Goethe: “ein guter Mensch in seinem dunklen Drange ist sich des rechten Weges wohl bewusst”) Il concetto di "alienazione" dell'essere umano si manifesta in relazione alla possibilitŕ di una sua "disalienazione", il che significa che, nonostante la totalizzazione capitalistica della vita, il capitalismo non puň riuscire a cancellare nell'uomo il sentimento umano, cosě che questo, in un opportuno momento storico (una crisi economica del capitalismo), si puň manifestare sotto forma di coscienza ed esperienza rivoluzionarie. La "dis-alienazione" rappresenta un principio universale ed implica la liberazione dell'essere umano dal ruolo disumano che il capitalismo gli impone. E 'di fondamentale importanza che l'idea di Marx di "alienazione" si riferisce al fatto che l'uomo sotto il capitalismo diviene alienato dalla propria umanitŕ in quanto viene alienato dal suo autentico potenziale umano, vale a dire, alienato da ciň che egli come essere creativo universale puň diventare. Ogni uomo porta dentro di sé un illimitato potenziale di umanitŕ – questo č il piů importante messaggio umanistico di Marx e rappresenta la base della sua visione del futuro. Quanto al capitalista, egli, essendo un capitalista, non puň diventare un essere umano a meno che, come uomo, non si emancipi dal capitalismo, innanzitutto assicurando la propria esistenza per mezzo del proprio lavoro. L'eliminazione delle differenze di classe e dei rapporti di classe non significa solo il ripristino del lavoratore quale autentico essere umano, ma anche il ritorno del capitalista al proprio stato di uomo. La rivoluzione socialista, per mezzo della quale ha luogo l’eliminazione la societŕ divisa in classi basata sulla proprietŕ privata dei mezzi di produzione, priva anche i capitalisti della loro disumanitŕ: i capitalisti non esistono senza il capitalismo. Obiettivo della rivoluzione socialista non č quello di sterminare i capitalisti, ma di porre fine alla societŕ di classe e di creare relazioni sociali tali da rendere per ogni uomo possibile la realizzazione, insieme con gli altri, delle sue autentiche capacitŕ umane.

Alla luce della tendenza prevalente nello sviluppo del capitalismo, invece del concetto marxiano di "alienazione", l'idea di distruzione dovrebbe diventare il punto di partenza nella critica del capitalismo. Quest’idea offre l'opportunitŕ di percepire la piů significativa e, per l'umanitŕ e il mondo vivente, la piů rovinosa potenzialitŕ del capitalismo. Il concetto di distruzione non si limita a definire lo status dell’uomo sotto il capitalismo e il suo rapporto con la natura intesa come oggetto di lavoro e come "corpo inorganico" (Marx) dell'uomo , ma descrive anche la relazione del capitalismo verso il mondo vivente, vale a dire verso la natura come un tutto ecologico e, in tale contesto, verso l'uomo come essere biologico e umano. Il capitalismo non solo aliena il mondo naturale dall’essere umano ma, distruggendola, trasforma la natura in nemico mortale dell'uomo. Non č l’alienazione, ma la distruttivitŕ del lavoro che č dominante nel capitalismo; non č la manipolazione ma l'obliterazione della natura, non la soppressione della natura erotica dell'essere umano e il deterioramento dei suoi sensi, ma la degenerazione umana e biologica (genetica) dell’essere umano; non solo il far apparire l’uomo insano di mente ma lo svuotamento della sua mente ... Nel diventare sempre piů un ordinamento totalitario di distruzione, il capitalismo annulla ogni possibilitŕ di conflitto tra l’umano e l’inumano distruggendo l'umano ed eliminando cosě la possibilitŕ di alienazione: quanto meno l’uomo rimane uomo, tanto minore č la possibilitŕ di una sua alienazione da sé stesso in quanto essere umano.

Lo sviluppo del capitalismo come ordinamento totalitario di distruzione pone la domanda: puň il capitalismo degenerare l’uomo cosě da eliminare tutte le sue caratteristiche umane? Considerata la follia distruttiva prevalentemente nei paesi capitalisti piů sviluppati, non č irragionevole concludere che il capitalismo ha superato i limiti antropologici immaginati da Marx con il suo concetto di "alienazione": che sarebbe riuscito solamente a degenerare l'essere umano a tal punto che i suoi "bisogni" distruttivi si sarebbero trasformati nel potere che lo motiva e dŕ senso alla sua vita. Non si tratta solo dell’alienazione dell'uomo dalla sua essenza umana, ma della sua degenerazione in quanto essere umano e biologico. Il capitalismo non solo disumanizza l'uomo, ma altresě lo snatura, lo priva delle caratteristiche proprie degli esseri viventi. Il capitalismo costringe l’uomo non solo ad agire come una parte meccanica del processo di lavoro industriale, distorcendolo cosě fisiologicamente, come sostiene Marx, ma lo deforma anche geneticamente e lo mutila in quanto essere vivente. Si tratta di una mutazione capitalisticamente prodotta dell'uomo da essere naturale e culturale a meccanismo lavorativo-distruttivo (consumistico). La“reificazione” dell’uomo da parte del mercato capitalistico č stata anche seguita dalla sua trasformazione da lavoratore e consumatore, a complice nella distruzione del mondo. La distruzione č diventata un autentico bisogno dell'essere umano capitalisticamente degenerato.

La vita basata sul totalitarismo capitalista distruttivo č diventata la causa della degenerazione fisica e mentale tra le persone. La “societŕ dei consumi” costringe l'essere umano ad adattarsi all'ordinamento dominante attraverso la distruttiva attivitŕ consumistica, che "risolve" la crisi di sovrapproduzione con una sempre piů intensiva distruzione di merci (dinamica di distruzione), liberando cosě nuovi spazi nel mercato. Ciň condiziona nella maniera piů immediata lo stile di vita, la mentalitŕ e l’orizzonte di valori del (piccolo) borghese contemporaneo. La differenza tra il capitalismo "classico" e quello contemporaneo sta nel fatto che il capitalismo contemporaneo sfigura e degenera le persone non solo riducendo ogni necessitŕ umana alla "necessitŕ di possedere" (Marx), ma anche alla necessitŕ di distruggere. "Possedere" implica il possesso permanente e l’utilizzo del patrimonio. La durabilitŕ, che un tempo rappresentava la piů alta qualitŕ delle merci, in una "societŕ dei consumi" diventa il piů grande ostacolo alla rinnovata richiesta del mercato e alla crescita del capitale. I beni (le merci) non sono piů un feticcio, come sostiene Marx, ma č la distruzione, in sé,che č divenuta il feticcio. Il capitalismo trasforma l'energia creatrice di vita (erotica) dell'essere umano in una macchina per la distruzione. In questo modo si distrugge l’ autentica socialitŕ e si crea la socialitŕ distruttiva. Distruggere la piů grande quantitŕ di merci nel piů breve tempo č diventato l'obiettivo finale per il fanatico capitalista contemporaneo. Durante le vendite di Capodanno 2011, in un centro commerciale a Londra č apparso lo slogan: "Acquisto, dunque esisto". Questa grottesca parafrasi della massima di Cartesio, cogito ergo sum, indica in modo inequivocabile il carattere della degenerazione capitalistica contemporanea dell’uomo. Il risultato finale e piů rovinoso dello sviluppo della "societŕ dei consumi" č la distruzione dell'essere umano quale essere razionale e la trasformazione della comunitŕ umana in una folla di fanatici distruttori capitalisti.

Marx sottolinea che il capitalismo sviluppa bisogni umani universali, e nei Manoscritti economico-filosofici egli sostiene che il capitalismo riduce tutto il bisogno umano al bisogno di possedere: "La proprietŕ privata ci ha reso cosě ottusi e unidimensionali che un oggetto diventa nostro solo quando noi lo possediamo, cioč solo quando esiste come un bene per noi o quando č posseduto direttamente, mangiato, bevuto, portato, abitato, ecc, da noi, in una parola, usato. Ma la proprietŕ privata stessa vede queste realizzazioni dirette di possesso semplicemente come mezzi per vivere, ma la vita per la quale dovrebbero essere strumentali č una vita di proprietŕ privata, lavoro e capitalizzazione” (...) “Tutte le sensazioni fisiche e spirituali o sentimenti sono sostituite dall’alienazione di tutti quei sentimenti in sentimento di possesso. L'essere umano doveva essere ridotto a questa povertŕ assoluta al fine di generare una ricchezza interiore all'interno di sé stesso ..."(15) Che cosa č questa “ricchezza interiore" che l'essere umano "estrae da sé" quando il capitalismo lo riduce alla "povertŕ assoluta"? Questo gioco di parole, basato sull’ottimismo libertario per cui l'umanitŕ diventa un'astrazione, nasconde la veritŕ che il capitalismo puň degenerare l'essere umano a tal punto che egli perde la sua umanitŕ, una qualitŕ senza la quale egli non avrŕ bisogno di giustizia e di libertŕ e, perciň, non lotterŕ per un mondo giusto e libero. Marx, tuttavia, avrebbe potuto sviluppare la sua critica fino alle estreme conseguenze, disponendo i problemi in modo tale da concludere che il capitalismo degenera completamente l'essere umano, e quindi elimina qualsiasi possibilitŕ di dis-alienazione, perfino la possibilitŕ stessa che l'essere umano possa creare un nuovo mondo. In questo modo, il limite antropologico sarebbe stato superato e quindi la disposizione a lottare contro il capitalismo sarebbe senza senso.Secondo Marx, malgrado il fatto che l'uomo č alienato da sé stesso, nel profondo del suo essere la fiamma dell’ umanitŕ continua a bruciare e divamperŕ e pervaderŕ il mondo intero con la sua brillantezza ed il suo calore incoraggiato dalla lotta comune contro il capitalismo e per un mondo umano. Indiscutibilmente la visione del futuro dovrebbe essere basata sulla fede nell'essere umano, ma anche sulla consapevolezza che il capitalismo č in grado di distruggere il sentimento umano nell'uomo.

Marx sostiene che l'essere umano sotto il capitalismo č alienato da sé stesso ed č sottoposto a reificazione, che il lavoro lo degenera, eccetera, ma al tempo stesso sostiene che il capitale produce una "universalitŕ", i cui limiti sono nella stessa natura del capitale. Marx afferma: "L’universalitŕ, verso cui il capitale irresistibilmente tende, trova nella sua stessa natura quei limiti che, a un certo livello del suo sviluppo, si tradurranno nella consapevolezza che esso stesso č il limite maggiore di questa tendenza e sarŕ, pertanto, costretto alla auto-eliminazione.”(16) Marx non riesce a notare il reale carattere della universalitŕ capitalistica e non distingue l’universalitŕ nel senso tecnico dalla universalitŕ nel senso umanistico. La varietŕ di forme tecniche di rielaborazione della natura non implica, di per sé, lo sviluppo di capacitŕ creative universali dell'essere umano né alcuna apertura dello spazio di libertŕ. Il capitalismo non sviluppa bisogni universali dell'uomo, ma forme universali di manipolazione dell'uomo, che sono di carattere essenzialmente disumanizzante e s-naturalizzante. Esso annienta gli autentici bisogni dell'essere umano e la stessa possibilitŕ di avere bisogni propri, e gli impone dei "bisogni" e un modo in cui vanno soddisfatti in maniera tale da degenerare l’essere umano sia biologicamente che mentalmente. Il capitalismo plasma l'essere umano a propria immagine - trasforma l'uomo in un essere distruttivo, e trasforma le sue potenziali capacitŕ creative universali in poteri distruttivi universali. Marx parla dell’"universalitŕ verso cui il capitale tende irresistibilmente", tuttavia, questo non riguarda lo sviluppo di autentiche esigenze e capacitŕ umane, ma, in fondo, riguarda lo sviluppo di standard consumistici che degradano la qualitŕ della vita e quindi degenerano l'uomo in quanto essere universale creatore di vita. Il capitalismo produce falsi bisogni, repressivi e distruttivi, e trasforma l’uomo in un produttore disumanizzato e in un consumatore distruttivo. Quanto piů l’uomo č povero e quanto piů inadeguate sono le relazioni interpersonali, tanto piů grande č il suo bisogno di distruggere sia le cose sia tutto ciň che č naturale ed umano. Vi č il rischio concreto che il capitalismo degeneri l’uomo a tal punto che egli non sarŕ - né vorrŕ essere - in condizione di opporsi alla distruzione della vita.

Il capitalismo non soltanto priva l'uomo della sua patria storica, ma anche della sua patria naturale. Esso esaurisce la natura come sorgente di materie prime e di risorse energetiche in modo tale da snaturarla, e quindi s-naturalizza e dis-umanizza l'essere umano. Nella stragrande maggioranza dei paesi piů sviluppati si vive e si lavora in spazi che sono diventati gabbie tecnologiche ed in cittŕ che si sono trasformate in campi di concentramento capitalistici. Al loro interno la degenerazione capitalistica della natura, della vita e dell'uomo ha raggiunto il suo apice: l'uomo č "illuminato" dalla luce artificiale, respira aria inquinata, beve acqua inquinata, mangia cibo tossico, vive una vita che corrode il suo legame con la natura ed il suo essere naturale... Allo stesso tempo, l’annientamento della natura come "corpo inorganico» dell'uomo (Marx) implica una distruzione del corpo quale insieme creatore di vita, dei sensi, del sistema nervoso, del ritmo naturale di lavoro dell'organismo, della sua capacitŕ riproduttiva, del potenziale creativo del corpo... Il capitalismo crea un mondo pervertito ed un uomo che corrisponde a questo mondo, e che in quanto essere pervertito, non č in grado di discernere ciň che č bene da ciň che č male, quello di cui ha bisogno da quello di cui non ha bisogno... Il piccolo borghese capitalista č una Alice nel “paese delle meraviglie" capitalisticamente degenerata che non percepisce piů le meraviglie in quanto tali perché ha perso la sua capacitŕ di ragionare e con essa la capacitŕ di meravigliarsi. La macchina propagandistica dominante e lo stile di vita capitalistico inducono l'essere umano a percepire il mondo in maniera errata; a sperimentare il mondo in modo erroneo; a pensare in maniera erronea e, di conseguenza, a comportarsi in modo erroneo-distruttivo. Tutto diventa qualcosa di diverso da quello che realmente č e che, in una prospettiva umanistica, potrebbe essere. Le persone che lottano per la libertŕ diventano "terroristi" e coloro che terrorizzano il mondo intero diventano "salvatori del genere umano"; una insipida Coca Cola diventa "La Cosa Vera!"; farmaci che uccidono le persone diventano "fonti di salute"; č "normale" che le persone siano preoccupate che la loro squadra vinca la partita di calcio, ma non siano preoccupate per la sopravvivenza del genere umano e del mondo vivente... Al tempo stesso, il capitalismo crea mondi virtuali nella mente delle persone. Dalla prima infanzia le persone si identificano con i personaggi degli schermi della TV e dei computer e percepiscono quelle vite falsate e soggiogate come se fossero le proprie. L’essere umano vive nel mondo reale solo attraverso il proprio corpo fisico, e perfino questo corpo č degenerato dal capitalismo.

Il capitalismo non solo non sviluppa bisogni e capacitŕ universali ed umani, ma produce meccanismi per la liquidazione generalizzata di quei bisogni che definiscono l’uomo in quanto tale. Il prodotto piů significativo della macchina pubblicitaria capitalistica non č convincere la gente a comprare ciň che č pubblicizzato, ma č la distruzione della loro capacitŕ di ragionare e la loro trasformazione in una folla di consumatori idiotizzata. Una delle principali caratteristiche del piccolo borghese capitalisticamente degenerato č che lui non guarda il mondo con i propri occhi e non pensa con il proprio cervello. Privare l'essere umano della capacitŕ di ragionare non č soltanto di importanza economica, ma anche di notevole importanza politica. Ciň permette all'oligarchia capitalistica di imporre al popolo, attraverso le tecniche della pubblicitŕ, non solo programmi politici ed economici che sono antitetici ai suoi interessi umani, ma anche uno stile di vita che porta alla distruzione dei fondamenti naturali e sociali della sua sopravvivenza. Allo stesso tempo, lo stesso stile di vita consumistico č diventato una forma capitalisticamente degenerata di realizzazione dell'uomo come essere politico. Vivere in modo consumistico la vita č il modo piů significativo in cui l’essere umano esprime la sua fedeltŕ al capitalismo. Ponendo una elementare, ragionevole domanda: "Perché dovrei comprare una cosa che non mi serve?" - l'uomo dimostra che, nonostante tutto, egli continua ad esistere come essere umano autonomo e cosě scredita il capitalismo come ordinamento distruttivo totalitario.

Vi č un rischio sempre piů reale che il capitalismo possa pervertire l'essere umano a tal punto che egli non sarŕ piů in grado di comprendere il mondo e relazionarsi ad esso come un autentico essere umano naturale. Contribuiscono a questo anche il processo sempre piů intensivo di impoverimento e la tecnicizzazione del linguaggio che ha degenerato il processo del pensiero e limitato la possibilitŕ di qualsivoglia espressione dell’umano nonché di qualsiasi sviluppo delle relazioni interpersonali. Le persone non sono in grado di distinguere l’apparente dall’essenziale, il falso dal vero, il fondamentale dal marginale, la causa dal fattore scatenante, il passato dalla storia, l'alteritŕ dal novum, l'uguaglianza dall’uniformitŕ, l'intelligenza dalla ragione, il logico-formale dalla dialettca, il progresso dal progressismo, il virtuale dal vero, il reale dall'illusorio, il giusto dal legale, l’utopico dall’utopistico... Allo stesso tempo, il retaggio culturale del genere umano diventa inaccessibile ad un numero sempre maggiore di persone, perché non sono in grado di capirlo e apprezzarlo. Il fatto č che le menti delle persone non sono rimpicciolite, ma piuttosto capitalisticamente degenerate. Questo vale soprattutto per la "intelligenza tecnica" [intellighenzia nel testo originale, ndT] che č la portatrice del "progresso" capitalistico. Infine, si tratta della distorsione della mente delle persone e della loro trasformazione in distruttivi idioti capitalistici.

Nella cosiddetta "societŕ post-industriale", grazie allo sviluppo della scienza e della tecnica, sono state in gran parte superate quelle forme indebite di lavoro fisico che costringevano l’uomo ad eseguire una attivitŕ fisica eccessivamente estenuante e degenerante. Allo stesso tempo, i processi che degradano l'uomo come essere umano e biologico sono stati intensificati, soprattutto con l'avvento dello stile di vita consumistico. L'annientamento del "genere umano tradizionale" č in corso e prevede l'eliminazione di preoccupazioni umane come l'amore, la solidarietŕ, la simpatia, l'estetica, l'impegno, la saggezza, l'affetto e la cura da parte dei genitori, la storicitŕ, l'essere liberi, l’ autentica socialitŕ... Un prodotto immediato della "societŕ dei consumi" č l’ "uomo-consumatore”, contenuto all'interno del "corpo - consumatore". Il capitalismo distrugge il corpo umano e lo trasforma in una macchina distruttiva provocando ipertrofia di quelle funzioni corporali che forniscono opportunitŕ per lo sviluppo di processi di consumo ed atrofia di quelle funzioni dell'organismo che non possono essere rese profittevoli. Il capitalismo č diventato un ordinamento distruttivo unidimensionale e, come tale, produce un uomo distruttivo "unidimensionale" (Marcuse). Al tempo stesso, il capitalismo degenera le persone a livello mentale. Decine di milioni di cittadini in Occidente soffrono di depressione, ansia e altre patologie mentali, che sono diventate causa della maggior parte delle forme piů gravi di patologia sociale. Lo sport č un settore in cui la distruzione capitalistica dell'umano e del naturale ha raggiunto una dimensione totalitaria e spettacolare. L'individuo che non č disposto ad eliminare il suo "avversario", insieme al proprio corpo, non ha nulla da cercare nello sport. Lo sport produce gladiatori robotizzati, cascatori ed acrobati circensi, i quali, essendo attori nello show-business dello sport, hanno il compito di privare le persone della loro consapevolezza di sé culturale e libertaria, e di trasformarli in zombie capitalisti. Lo spettacolo sportivo č lo spot commerciale di un mondo capitalisticamente degenerato.

Il capitalismo priva l’essere umano di umanitŕ e naturalitŕ al fine di trasformarlo in un “consumatore ideale” che, senza obiezioni, consumerŕ quantitŕ sempre piů grandi di merci tossiche prodotte dalla macchina capitalistica della morte. In tale contesto la contrapposizione tra il desiderio e la volontŕ viene eliminata attraverso l'annullamento degli autentici bisogni dell'essere umano e della sua capacitŕ di prendere le proprie decisioni e, quindi, della sua volontŕ di agire in conformitŕ con le sue reali esigenze e desideri. Il capitalismo trasforma l'essere umano in un consumatore-distruttore, sviluppando i suoi bisogni "normali" fino al livello dell'autodistruzione e generando "nuovi bisogni" al fine della mera espansione del mercato (campi di distruzione). Queste esigenze vengono soddisfatte in modo cosě tecnico da provocare nell’essere umano la percezione sempre piů crescente di sé stesso come essere robotizzato piuttosto che naturale e umano. L'intensitŕ dell’impulso a soddisfare queste esigenze č determinata dalle esigenze del capitale e, in fondo, dalla dinamica della sua valorizzazione ed accumulazione. Il capitalismo annulla la possibilitŕ dell'essere umano di soddisfare i suoi bisogni naturali e umani in modo umano, e sviluppa in lui bisogni artificiali di tipo commerciale che sono, in realtŕ, presentati come compensazione per l'impossibilitŕ di realizzare i suoi bisogni reali come essere sociale creativo. In tale contesto, il capitalismo non solo produce un eccesso di prodotti con valore d'uso, ma crea sempre maggiori quantitŕ di merci senza alcun valore d'uso. Generare la necessitŕ di ciň che č inutile č il piů importante compito del settore pubblicitario. Allo stesso tempo, č necessario creare un interesse per l'effimero, che puň essere espresso in forma spettacolare, diventando semplicemente un pacchetto pubblicitario volto a far apparire l'effimero indispensabile, in modo che questioni che sono effettivamente significative per il futuro dell’uomo possano essere marginalizzate e, quindi, eliminate dalla sfera pubblica (politica).

La trasformazione di esigenze distruttive in energia propulsiva per la creazione di mercato e, quindi, per lo sviluppo capitalistico, rappresenta la base per la creazione di un modello normativo da applicare all'essere umano. Tutto viene valutato sulla base di una scala di valori creata dal macchinario propagandistico della "societŕ dei consumi". Qualunque cosa comprometta lo sviluppo del capitalismo viene eliminata dall’attenzione del pubblico e viene posta in una posizione marginale e distorta, mentre il modello capitalistico di "cittadino esemplare" diventa criterio determinante per il "socialmente accettabile". Chiunque provi a relazionarsi con il mondo in modo ragionevole, guidato dai suoi autentici bisogni naturali e umani, č disprezzato come "lunatico". L'immagine dell' "uomo sano", in quanto creato dal macchinario propagandistico capitalista, non č quella di un uomo che non ha bisogno di servizi di assistenza medica né medicine, ma č quella di un uomo che consuma una quantitŕ crescente di prodotti farmaceutici sempre piů costosi ed č costantemente in cura dai medici. Lo stesso vale per la bellezza. Il concetto di "bello" non č associato a ciň che č genuinamente naturale o spirituale, ma a prodotti e trattamenti medici sempre piů costosi. Le donne che non usano i (sempre piů tossici) prodotti per il loro corpo e viso e non scelgono di sottoporsi ad interventi chirurgici (che sempre piů spesso hanno un esito fatale) diventano incarnazioni di “bruttezza”.

E' in atto la distorsione degli esseri umani attraverso uno stile di vita consumistico e un ambiente snaturato č in corso. Non č solamente la rovina della salute del lavoratore, di cui scrive Marx, ma una distorsione genetica dell'essere umano. Il capitalismo non solo allontana l'uomo dalla propria esistenza naturale e umana, ma distrugge anche l'uomo in quanto essere naturale e umano. Non č solo "soppressione" di autentici bisogni umani, ma una mutazione dell'uomo indotta capitalisticamente. Il capitalismo produce "bisogni" che hanno un carattere distruttivo e sono "soddisfatti" in modo distruttivo. Trasformare la necessitŕ di vita in esigenza di distruzione č la forma finale della degenerazione capitalistica dell'essere umano. Il capitalismo trasforma l'aggressivitŕ vitale intrinseca dell'uomo come essere vivente in necessitŕ di distruzione e consente in tal modo lo sviluppo del potenziale distruttivo del capitalismo. I bisogni di distruzione diventano energia propulsiva per lo sviluppo del capitalismo. Il "bisogno" di distruggere le cose, il "bisogno" di torturare il proprio corpo e di rovinarlo attraverso un regime devastante di allenamento e di doping, il "bisogno" di far soffrire il proprio "partner" per avere un orgasmo; il "bisogno" di abusare di bambini e di indifesi, il "bisogno" di distruggere la natura e tutto ciň che č vivo; il "bisogno" di mangiare eccessivamente e compulsivamente, di bere, di usare narcotici... - queste sono tutte forme distruttive di alienazione dell'essere umano da sé stesso in quanto essere caratterizzato dalla libertŕ, creativo, erotico, affettivo e sociale. Allo stesso tempo, questi sono i meccanismi compensativi con cui l'essere umano tenta disperatamente di "risolvere" il problema della solitudine, della paura esistenziale, della depressione, della disperazione ... – e cosě facendo puň solo esacerbare le cause della miseria umana. Essere un conformista oggi significa adattarsi al capitalismo come ordinamento distruttivo e diventare cosě un essere distruttivo.

L'oppressione dei deboli č tra le modalitŕ piů disumane con cui gli schiavi del capitalismo identificano sé stessi in quanto complici di un ordinamento dominante basato sulla repressione strumentale alla liquidazione di individui. Le immagini di violenza viste in TV ed in Internet tutti i giorni, in cui la violenza č presentata in un modo tecnico-fantastico e spettacolare, contribuiscono a questo. Soppressione, abusi, umiliazioni, torture, omicidi, distruzione... queste sono le scene che si accumulano nel subconscio dalla prima infanzia dell’essere umano e che condizionano inevitabilmente le sue relazioni con gli altri. Allo stesso tempo, le persone sono, fin da bambini, prive d’amore e di rispetto, il che causa la formazione di una personalitŕ patologica e lo sviluppo di un carattere sado-masochistico.

I bambini sono le prime vittime del capitalismo. Il piů importante obiettivo strategico dei clan capitalistici dominanti in Occidente č l'eliminazione di miliardi di persone "superflue". I bambini sono i primi obiettivi. Questa č la prevalente tendenza del capitalismo contemporaneo: uccidere i bambini. Ucciderli in ogni modo possibile: per fame, per disidratazione, con virus, bombe, vaccini, armi, lavoro estenuante, radiazioni, pugnali, bisturi... Piů di trentamila bambini muoiono nel mondo ogni giorno. Inoltre la"sovrappopolazione" (cioč: "la proliferazione globale dei poveri") č presentata come "la causa fondamentale del declino globale". Perciň i bambini dovono essere uccisi nel piů grande numero possibile - spietatamente. Il bombardamento americano di Corea, Vietnam, Iraq, Bosnia Erzegovina, Serbia, Libia, Afghanistan... - utilizzando le tossine, bombe a frammentazione e missili pieni di uranio impoverito - aveva come obiettivo non solo di uccidere milioni di persone, ma anche di contaminare l'ambiente e, quindi, causare la mortalitŕ di massa tra i bambini/neonati e la distruzione genetica della popolazione in generale.

Nei paesi piů sviluppati dell'Occidente, la pedofilia ha raggiunto il livello di un'epidemia. Ogni anno milioni di ragazze e ragazzi sono vittime di abusi sessuali. Negli Stati Uniti una ragazza su quattro e un ragazzo su sei vengono violentati, e piů di 100.000 ragazze all’anno vengono rapite e costrette a prostituirsi nei bordelli per pedofili (Der Spiegel, 26/6/2012). Perché l'amministrazione americana non elimina questo male che ogni giorno, negli USA, costringe centinaia di migliaia di ragazzine ad essere violentate e ridotte in schiavitů sessuale in speciali bordelli per i bambini? A cosa servono i 3200 agenti dei servizi segreti e milioni di poliziotti, guardie di sicurezza private e soldati, decine di milioni di telecamere, un sistema totalitario di intercettazioni telefoniche e sorveglianza di e-mail - se i cittadini non possono essere protetti e le bande criminali eliminate? Allo stesso tempo, la violenza sessuale nei confronti di bambini con disabilitŕ fisiche e mentali (bambini con menomazioni della vista o dell'udito, e bambini con difficoltŕ di sviluppo) e orfani ha raggiunto proporzioni orrende. In questi casi, "alti funzionari" della Chiesa cattolica sono i colpevoli principali. Nel febbraio 2012, Der Spiegel ha pubblicato un articolo nel quale si descrive un processo svoltosi a Braunschweig (Germania) a carico di un sacerdote cattolico che ha confessato di aver commesso 223 stupri (!) e 57 altre forme di violenza sessuale nei confronti di bambini, tra il 2004 e il 2011. Dalla seconda Guerra Mondiale fino ad oggi, rappresentanti del clero cristiano in Europa occidentale e negli Stati Uniti hanno violentato centinaia di migliaia di bambini disabili affidati alle loro cure. Migliaia di mostri in abiti canonici non solo sono rimasti impuniti, ma stanno ancora eseguendo i “loro doveri pastorali” in tutta Europa e negli Stati Uniti, continuando ad abusare del loro "gregge”. Che ogni anno decine di migliaia di bambini vengono uccisi da bande appositamente addestrate al fine di "fare il raccolto" dei loro organi vitali per la rivendita sul mercato nero attraverso cliniche rinomate in Occidente, dove medici- mostri li trapianteranno in quei pazienti che possono permettersi di pagare le operazioni, č un fatto che descrive il carattere reale del "mondo libero". Il rapimento di bambini da parte della Chiesa cattolica (oltre 300.000 casi solo in Spagna), la uccisione di bambini non ancora nati e la rivendita dei loro resti alle aziende farmaceutiche americane ed europee che li trasformano in "creme superfini per la cura della pelle" (Corea del Sud, Albania...); lo sfruttamento spietato di decine di milioni di bambini in tutto il mondo da parte delle aziende americane ed europee; l'abuso mostruoso dei bambini nello sport... - questi sono tutti "dettagli" che indicano la vera natura della “democrazia“ occidentale .

La contemporanea "volontŕ di potenza" (Nietzsche) č diventata la volontŕ di potere assoluto sui popoli e sulla natura ed č l'espressione della completa privazione dell'uomo di umanitŕ e naturalitŕ. Non si tratta solo della volontŕ di soggiogare, ma anche della volontŕ di distruggere le persone ed il mondo vivente. Essa si basa sulla natura del capitalismo in quanto ordinamento totalitario di distruzione e viene strumentalizzata con il potere distruttivo della tecnologia. L’uomo capitalisticamente degenerato fantastica di essere sulla cima della piramide del potere totalitario e distruttivo. Il capitalismo impone la distruzione come modello predominante di comportamento e, in tal modo, plasma la natura (auto)distruttiva dell’uomo e la sua distruttiva “socievolezza”. Il provare "gioia" in eventi sportivi, in cui persone rovinate fisicamente e mentalmente lottano per la vittoria e per i record, rischiando la distruzione dei loro rivali e causando danni irreparabili al proprio corpo, implica la presenza di spettatori similmente sfigurati come esseri umani. Al tempo stesso, l'uomo sperimenta la "libertŕ" esprimendo brutalmente una non-libertŕ e distruggendo in tal modo sé stesso in quanto essere libero e sociale. Un esempio tipico č fare il "tifo" negli stadi sportivi. L'essere umano come "fan" č stato trasformato in un membro idiotizzato della "calca" dei tifosi. "Tutto č permesso" non č un'espressione che afferma la libertŕ dell'uomo, ma un riconoscimento della totale irrilevanza della condizione umana e dell'odierno sprofondare nelle peggiori forme di barbarie.




LA RIVOLUZIONE  D’OTTOBRE

 
                 Se si parte dalla concezione che ha Marx della storia, la Rivoluzione d’Ottobre ha una sua legittimitŕ storica? Secondo Marx, non tutte le crisi esistenziali del capitalismo possono essere presupposto storico per una rivoluzione socialista, ma soltanto quelle crisi in cui i rapporti produttivi (di proprietŕ) sono diventati un freno allo sviluppo delle forze produttive e qualora le contraddizioni del capitalismo siano arrivate al limite. Le condizioni sociali sono necessarie, ma non sufficienti come condizione per una rivoluzione. Soltanto quando si sono create adeguate condizioni storiche, la rivoluzione socialista č possibile. Secondo Marx, un’eventuale rivoluzione socialista nella Russia zarista avrebbe avuto legittimitŕ storica se fosse stata la scintilla in grado di accendere i fuochi delle rivoluzioni socialiste nei piů sviluppati paesi capitalisti d’Europa. In altre parole, soltanto sotto l’influenza dell’ereditŕ emancipatrice dei piů sviluppati paesi capitalisti, che nella rivoluzione socialista avrebbe avuto la sua piena espressione, la rivoluzione avrebbe potuto assumere il carattere di una rivoluzione socialista nei paesi capitalisti meno sviluppati.
                Partendo dal concetto che aveva Marx di rivoluzione socialista, nella Russia zarista del 1917 non esisteva alcuna delle condizioni storiche per una rivoluzione socialista, ma esistevano invece le condizioni storiche per una rivoluzione civile ed anticoloniale e le condizioni sociali per un’insurrezione operaia e contadina. Nella Russia zarista la crisi esistenziale non si č determinata perchč i rapporti di produzione erano diventati un freno allo sviluppo delle forze produttive, bensě soprattutto a causa della guerra. Le contraddizioni del capitalismo invece di svilupparsi fino al massimo nella crisi economica causata dall’arresto della crescita capitalistica delle forze produttive, si sono sviluppate sulla base della generale crisi sociale causata dalla guerra. La guerra, come forma massimamente distruttiva dello sfruttamento dei lavoratori e dei contadini da parte dei capitalisti, ha acuito il conflitto di classe a tal punto che esso si č trasformato in una guerra di classe. L’uccisione di milioni di lavoratori e contadini, le sconfitte al fronte, la povertŕ e la morte di massa causata dalla fame, hanno creato una crisi tale da provocare una sollevazione dei contadini e dei lavoratori, diretta dai bolscevichi nel senso di cambiamenti rivoluzionari. Nella Russia zarista, dilaniata dai venti della Prima guerra mondiale, non c’erano condizioni storiche, ma esistenziali, e su questa base c’erano le condizioni politiche per una rivoluzione sociale.
               Non sono stati i bolscevichi a far crollare l’Impero russo. La Rivoluzione d’Ottobre non č stata la causa bensě la conseguenza del crollo dell’Impero russo, cosě come la Rivoluzione di Monaco di Baviera non č stata la causa del crollo della monarchia tedesca, ma la sua conseguenza. La sconfitta nella guerra contro il Giappone, come anche la Rivoluzione russa del 1905, che i Romanov hanno soffocato nel sangue, hanno preannunciato il crollo dell’Impero russo che si č verificato durante la Prima guerra mondiale ed anche nella Rivoluzione borghese del febbraio del 1917. I bolscevichi non hanno costruito l’Unione Sovietica sulle fondamenta dell’Impero russo, ma sulle sue rovine.
                 Dal momento che per Marx il criterio piů importante per determinare la legittimitŕ storica di un ordinamento sociale sta nel fatto se esso consenta o meno lo sviluppo delle forze produttive, la Rivoluzione d’Ottobre ha una legittimitŕ storica di prim’ordine. Nella Russia zarista il capitalismo non si č  sviluppo autonomamente. La Russia zarista era una colonia dell’Occidente ed il suo sviluppo economico dipendeva dall’espansione economica dell’Occidente. Il carattere anticoloniale della Rivoluzione d’Ottobre č stato di cruciale importanza poichč ha reso possibile lo sviluppo indipendente dell’URSS  e quindi lo sviluppo dell’istruzione, della scienza, dell’economia, dell’ organizzazione militare e dell’industria ... Ha reso possibile che l’Unione Sovietica da arretrato paese agrario divenisse ben presto un paese industriale sviluppato. Basandosi unicamente sulle proprie risorse ed in completo isolamento economico, l’Unione Sovietica 20 anni dopo la Rivoluzione d’Ottobre divenne la prima potenza scientifica e la seconda potenza economica nel mondo. Durante la Seconda guerra mondiale (nonostante la perdita di oltre 25 milioni di persone) č stata la piů potente forza militare del mondo, che ha distrutto oltre il 75% del potenziale militare della Germania nazista e ha occupato Berlino.
                Diventando il capitalismo un ordinamento totalitario distruttivo, la Rivoluzione d’Ottobre assume una nuova dimensione. Se lo sviluppo storico dell’umanitŕ viene considerato nel contesto esistenziale, e se si tiene conto che lo sviluppo del capitalismo si basa sulla distruzione della natura e dell’intera razza umana, la Rivoluzione d’Ottobre ha una legittimitŕ storica di prim’ordine. La sua qualitŕ principale č che ha abolito il capitalismo e dunque il dominio coloniale sulla Russia da parte delle potenze capitaliste piů sviluppate, e ha impedito cosě che in Russia, come in altri paesi ove sotto la sua influenza si č verificata la rivoluzione operaia, le contraddizioni del capitalismo in quanto ordinamento ecocida e genocida si sviluppassero completamente, vale a dire ha impedito che il capitalismo in Russia distruggesse l’ambiente naturale e le popolazioni che vi vivevano. Se non ci fosse stata la Rivoluzione d’Ottobre e non fosse stata creata l’Unione Sovietica con le sue potenzialitŕ economiche, scientifiche e militari, i popoli slavi (ed asiatici) avrebbero dovuto affrontare nel secolo XX la stessa sorte che č capitata agli indigeni del Nord America nel XIX secolo.  Il “Drang nach Osten” di Hitler č stato solo una continuazione della marcia genocida dell’Occidente capitalista verso l’Oriente, iniziata nella seconda metŕ del XIX secolo con la Rivoluzione industriale in Germania e poi con la Prima guerra mondiale, e continuata a seguito dello scoppio della Rivoluzione d’Ottobre. Le truppe interventiste d’Occidente non hanno “difeso” l’Impero russo, ma hanno usato la sollevazione dei bolscevichi come scusa per fare i conti  con il potenziale creativo del popolo russo (in questo contesto con la borghesia russa) al fine di impedire alla Russia di diventare una potenza in grado di contrastare l’Occidente nella lotta per il dominio globale. Infine, gli stati interventisti non cercavano di preservare lo stato russo, ma di dividerlo in protettorati, proprio come hanno fatto in Cina, nel mondo arabo, in Africa, Sud America e nei Balcani. Il rapporto dell’Occidente nei confronti della Russia si basava sul principio dominante del capitalismo monopolistico: “Distruggi la concorrenza!”, vale a dire che era di natura ecocida-genocida. Cosě č pure oggi. L’Occidente sostiene in Russia solo le forze politiche che cercano di trasformare la Russia in una colonia delle piů potenti corporazioni capitalistiche dell’Occidente, quelle che mirano a distruggere il potenziale biologico, creativo e libertario del popolo russo.
                Per quanto riguarda la sua legittimitŕ umanistica, va detto che la Rivoluzione d’Ottobre ha reso possibile l’istruzione gratuita per tutti, il che ha portato alla eliminazione dell’analfabetismo imperante nella Russia zarista che a quei tempi affliggeva oltre l’80% della popolazione; ha portato l’assistenza sanitaria pubblica gratuita; la piena occupazione; la giornata lavorativa di 8 ore e l’umanizzazione delle condizioni di lavoro; la pari valutazione nelle prestazioni lavorative di uomini e donne (cosa che ancora oggi non esiste nei paesi capitalisti piů sviluppati); il diritto di voto ed altri diritti politici per le donne; il diritto all'alloggio gratuito... La cosa piů importante č che il lavoro minorile - che nella Russia zarista, come anche nell’Occidente, era sfruttato fino a 14 ore al giorno - fu abolito. Durante l’industrializzazione dell’Inghilterra, degli Stati Uniti, della Francia, della Russia zarista e di altri paesi capitalistici, nelle fabbriche e nelle miniere sono morti di esaurimento fisico, di malattie e di fame decine di milioni di bambini. Per quanto riguarda la legittimitŕ umanistica delle rivoluzioni borghesi, i francesi ancora oggi celebrano la Rivoluzione borghese francese benchč in essa il numero di morti sia stato (percentualmente) molto piů alto rispetto alla Rivoluzione d’Ottobre, con piů di 36.000 membri di famiglie aristocratiche ghigliottinate in pubblico. E cosa dire riguardo alla Prima Guerra Mondiale, provocata dai capitalisti con lo scopo di “superare” la crisi economica del capitalismo, nella quale furono uccisi oltre 20 milioni di lavoratori e contadini ed altrettanti furono feriti, nella quale morirono di fame e di malattie milioni di bambini, e della quale fu diretta conseguenza la “febbre spagnola” che in Europa provocň la morte di oltre 20 milioni di persone? Non č questo un crimine dei capitalisti? Un’altra caratteristica umanistica della Rivoluzione d’Ottobre č stato il fatto che ha tirato fuori il popolo russo dalla carneficina della Prima guerra mondiale ed ha cosě impedito lo sterminio di milioni di persone.
                 Lev Trotzkij, il comandante dell’Armata Rossa, ha pubblicato negli anni trenta del XX secolo il libro “Rivoluzione tradita” dove ha messo in dubbio il carattere socialista dell’Unione Sovietica post-rivoluzionaria per essersi essa allontanata dagli ideali della Rivoluzione d’Ottobre. Trotzkij non mette in dubbio la storicitŕ della Rivoluzione, ma fa i conti con il volontarismo politico dei capi del partito che hanno portato all’alterazione degli ideali e hanno compromesso gli obiettivi della Rivoluzione. La Rivoluzione d’Ottobre ha avuto, secondo Trotzkij, una legittimitŕ storica come rivoluzione socialista poichč č stata una rivoluzione di massa dei lavoratori, mentre nel periodo post-rivoluzionario gli obiettivi della Rivoluzione sarebbero stati distorti dai capi del partito che si sono appropriati del potere conquistato dai lavoratori nella Rivoluzione che č diventato  un potere alienato dai lavoratori. Trotzkij non comprende che la natura della Rivoluzione ha condizionato la natura degli sviluppi post-rivoluzionari. Ciň non significa che non c’erano delle idee politiche alternative, ma solamente che non esistevano delle forze politiche abbastanza potenti da indirizzare il corso degli avvenimenti in un’altra direzione. La rivolta dei lavoratori a Kronštadt (nel febbraio del 1921 NdT) ne č un tipico esempio. Osservando quest’evento attraverso una lente non-storica, certi teorici contrappongono al volontarismo dei capi del partito il romanticismo rivoluzionario e trasformano la classe lavoratrice dell’Unione Sovietica dell’inizio del XX secolo in una forza mitologica che incarnerebbe non solo l’ereditŕ emancipatrice della lotta della classe lavoratrice nei paesi capitalistici piů sviluppati dell’Occidente, ma anche gli ideali umanistici portati avanti da Marx come idea-guida per i lavoratori. Da questo punto di vista ideale, gli operai e i contadini essendo in grado di vincere la borghesia (e le forze interventiste d’Occidente) erano anche in grado di creare una societŕ socialista. In realtŕ, la conquista del potere da parte dei lavoratori č stato soltanto un primo passo verso lo sviluppo della  societŕ socialista che sarebbe dovuta essere  il vero risultato della rivoluzione socialista.
                 Il “culto del Partito” e il “culto del Leader”, che furono  creati durante la Rivoluzione, erano possibili perchč non c’erano le condizioni storiche per una vera rivoluzione socialista. Esisteva un partito rivoluzionario, ma non la classe operaia rivoluzionaria. La rivolta dei lavoratori e dei contadini č iniziata dal “basso”, ma la rivoluzione č stata mossa dall’”alto”. Il fanatismo del volontarismo rivoluzionario si basava sugli sforzi umani necessari per superare il divario che divideva un’arretrata Russia zarista dall'Occidente industrialmente sviluppato. Lenin sostiene che “Il socialismo č l’elettrificazione piů l’industrializzazione”. La realtŕ dell’arretrata Russia zarista, devastata dalla Prima guerra mondiale e dalla guerra civile, doveva essere “adeguata” a quelle condizioni storiche necessarie per la creazione (e la sopravvivenza) di una societŕ socialista. Il socialismo nell’Unione Sovietica non č nato al punto culminante dello sviluppo del capitalismo o come frutto dello sviluppo storico ed, in questo contesto, di un generale sviluppo sociale, ma č stato piuttosto un “progetto” politicamente ideato che doveva essere realizzato dal Partito. La leadership del Partito ha ottenuto letteralmente  lo status di “ingegneri sociali” il cui compito era di “costruire il socialismo” nell’Unione Sovietica mentre le masse dei lavoratori divennero il mezzo per portare a termine questo compito. Una delle piů importanti tesi politiche di Lenin di quel periodo č stata che  “dal capitalismo si deve ricavare tutto quello che rende  possibile lo sviluppo del socialismo”. La natura meccanicistica di questo modo di pensare mostra la non-storica natura dell’”instaurazione del socialismo” nell’Unione Sovietica. Il volontarismo della leadership del partito, strumentalizzato nella forma dell’apparato statale, fu, prima di tutto, condizionato dal fatto che il capitalismo non era stato sradicato nella Rivoluzione. La lotta contro la restaurazione del capitalismo č stata un punto di riferimento strategico per l’ordinamento dominante fino al suo crollo.
                 L’ordinamento dominante nell’Unione Sovietica ha avuto la sua legittimitŕ storica fin quando č stato in grado di sviluppare le forze produttive. Nel momento in cui la proprietŕ statale č diventata l’ostacolo principale per lo sviluppo economico, esso č diventato un ingombro. Invece di arrivare ad una rivoluzione socialista “correttiva”, in cui i lavoratori avrebbero sottratto il potere alla burocrazia corrotta e quindi assunto direttamente il controllo della produzione e del processo complessivo di riproduzione sociale, quelli che avevano il potere esecutivo effettuarono il colpo di stato che portň alla restaurazione del capitalismo e trasformň l’Unione Sovietica in una colonia dei piů potenti paesi capitalisti dell’Occidente. Quello che non č riuscita a fare nemmeno la Germania nazista č riuscita a fare la “borghesia rossa” incorporata nella corrotta ed alienata leadership del Partito comunista: distruggere l’Unione Sovietica. La proprietŕ privata ristabilita, invece di far crescere le forze produttive, ha portato ad un diffuso saccheggio ed alla rovina economica, scientifica, ecologica e biologica delle ex-repubbliche dell’ URSS. La distruzione dell’URSS e l’”introduzione” del capitalismo senza una opposizione di  massa  da parte della classe lavoratrice č stata possibile perchč, da una parte, la struttura politica dominante era del tutto alienata dai lavoratori ed aveva un potere inattaccabile, e, dall’altra parte, perchč nell’URSS i lavoratori come astratti “cittadini” avevano perso la loro autenticitŕ  di classe e con ciň la possibilitŕ di influire come forza politica organizzata nella vita del paese. Lo smembramento dell’URSS da parte della “borghesia rossa” č stato, infatti, una fatale sconfitta della classe lavoratrice dell’URSS dalla quale tuttora essa non si č ripresa. La distruzione dell’URSS, insieme alla distruzione della Jugoslavia, sono state la fase finale dell’annientamento delle potenzialitŕ emancipatrici dell’ordinamento socialista e la instaurazione di una dittatura capitalista sui lavoratori.
                Nonostante le esigenze sempre piů radicali di cambiamento, la crescente crisi esistenziale, creata dal capitalismo, distrugge in modo sempre piů drammatico qualsiasi visione umanistica del futuro. Tutti sfoderano una spada, chi per uccidere chi per difendersi. Invece dell'essenza, č l’esistenza che diventa un imperativo incontestabile. Le dominanti corporazioni capitalistiche dell’Occidente hanno portato l’umanitŕ sull’orlo di un abisso, e la lotta per la sopravvivenza si sta conducendo sul bordo di un  baratro. Coloro che sono piů deboli cadranno per primi nel vuoto e scompariranno per sempre. Questa č la principale ragione per cui in Russia, nonostante i crimini del regime stalinista, si sta ricreando il “culto di Stalin”. La crisi sempre piů profonda dell’Occidente e le sempre piů aggressive politiche fondate su di essa, indirizzate ad annientare i miliardi in “surplus” e ad impadronirsi di territori stranieri, hanno fatto sě che in Russia una grande importanza viene attribuita a quei personaggi storici che hanno operato per costruire il suo potere economico, scientifico e militare, e per opporsi all’Occidente. Stalin č un simbolo della vittoria, vale a dire innanzitutto č un simbolo del potenziale esistenziale del popolo russo, e questo č ciň che lo rende popolare. Lo stesso avviene per Lenin. Non solo il carattere sociale (di classe), ma piuttosto la natura anticoloniale della Rivoluzione d’Ottobre e le fondamenta del potere economico, scientifico e militare, che sono posti in essa, sono la base della popolaritŕ di Lenin in Russia e nei paesi che stanno lottando contro l’imperialismo moderno. Quando si glorifica la Russia zarista, si pensa piuttosto alle sue potenzialitŕ costruttive dello stato. In questo contesto un significato di prim’ordine lo ha Pietro il Grande. 

(trad. P.M., rev. M.A.)





NICHILISMO CAPITALISTICO

Il capitalismo č un ordinamento nichilistico non solo perchč esclude ogni giudizio valoriale, ma anche perchč distrugge le potenzialitŕ vivificatrici della natura e dell’essere umano. Il nichilismo capitalistico non ha soltanto un carattere anti-umano, ma anche anti-esistenziale. La natura “conosce” la morte, che č la condizione del rinascere, ma non “conosce” la distruzione della vita. Nella natura e nella storia la morte apre alla possibilitŕ di nuova vita: essa č per sua natura vivificatrice. Il capitalismo distrugge il ciclo stesso della morte e della rinascita, cioč le potenzialitŕ vivificatrici della morte, e produce una nullitŕ distruttiva.

Il capitalismo non solo crea uno Stato totalitario, bensě anche una societŕ totalitaria. Infatti, la vita stessa č diventata una forza totalizzante che forma il carattere degli esseri umani e la loro coscienza, i rapporti tra di loro, il rapporto verso la natura... L’essere umano diventa distruttore non solo mediante il suo lavoro e il suo consumismo ma pure nella sfera vitale capitalistica, cioč vivendo la vita alla maniera capitalistica, per 24 ore al giorno e senza risparmiare nessuno. Il capitalismo costringe gli esseri umani a vivere la vita in modo distruttivo e in questo modo essi diventano complici nella distruzione del mondo. Una vita sempre piů senza riguardo, che si basa sul sempre piů veloce svolgimento del processo della riproduzione capitalistica, permette agli esseri umani di esistere solo se si comportano conformemente ai processi dominanti. Questa č la causa di una delle piů dannose forme di patologia sociale: gli esseri umani cercano di privarsi delle elementari caratteristiche umane per poter sopravvivere nella societŕ capitalistica totalitaria. Nel capitalismo l’essere umano non “migliora” mediante lo sviluppo delle proprie potenzialitŕ umane specifiche, cioč come essere storico, ma mediante il modello dominante del vivere che lo priva della naturalezza e dell’umanitŕ. L’origine della tragicitŕ piccolo-borghese sta nel fatto che il piccolo borghese valuta se stesso mediante il vigente modello dominante il quale lo svaluta come essere umano. L’intangibile dominio del principio “I soldi non puzzano” porta al fatto che l’essere umano si espone all’umiliazione peggiore e che commette i peggiori delitti per ottenere soldi e affermazione sociale. Non č piů la fuga dalla libertŕ (Fromm), bensě la fuga dalla responsabilitŕ della distruzione della vita ciň che domina nelle societŕ capitalistiche piů sviluppate. Questa č la base del conformismo contemporaneo. Esso non č soltanto di natura anti-libertaria, ma prima di tutto anti-esistenziale. Il piccolo borghese si leva di dosso ogni responsabilitŕ per la distruzione della vita e la riporta a un “Dio”, al Sole, alle stelle, alle profezie bibliche o d'altro tipo, a “forze terrestri misteriose” che si manifestano nella forma di “logge massoniche” e di altri gruppi che agiscono “dall’ombra”. La crisi sempre piů drammatica dell’esistenza, invece di spingerlo alla lotta contro il capitalismo, lo induce a fuggire in mondi illusori offertigli dall’industria del divertimento, dalla chiesa, dalle sette, dalla droga, dall' alcool... Nel contempo, la forma piů importante di fuga dalla responsabilitŕ della distruzione del mondo č il consumismo. Lo sviluppo della mentalitŕ da “ubriacatura per l’acquisto”, cioč il totale affogamento dell’essere umano nel pantano capitalistico, č la piů rovinosa forma di fuga dalla realtŕ. Anche qui viene confermato il principio che il capitalismo fonda il profitto sulla distruzione del mondo e dell’essere umano, e che questo ha carattere universale.

Il totalitarismo capitalistico č la forma piů malvagia di totalitarismo che la storia conosca. Esso si basa sulla commercializzazione totale della natura e della societŕ. Ogni angolo del Pianeta ed ogni segmento della vita sociale ed individuale sono diventati parte integrante del meccanismo della distruttiva riproduzione capitalistica. Altre forme storicamente date di totalitarismo appaiono relazionarsi o a un'idea di passato, o a una qualche idea trascendentale, oppure a una idea di futuro – e ciň apre la possibilitŕ a una loro critica. Il totalitarismo capitalistico contemporaneo si fonda sul nichilismo distruttivo: esso annichilisce sia l’idea della trascendenza che l’idea di un futuro (o passato) e con ciň ogni possibilitŕ di stabilire una distanza critica dal mondo esistente. All'inizio del suo sviluppo, il capitalismo creava una coscienza visionaria che apriva non soltanto lo spazio per il suo sviluppo, ma anche quello per il suo superamento (More, Campanella, Hobbes, Bacone, Owen, Fourier). Nel diventare un ordinamento totalitario distruttivo, il capitalismo annulla ogni coscienza visionaria e crea una coscienza positivistica totalitaria alla quale conviene l’idea della “fine della storia” e dell’”ultimo uomo” (Fukuyama). “Democrazia” č un altro termine per la fine della storia.

Il capitalismo abolisce la storia trasformando il tempo storico in eventi meccanici, cioč nel nulla positivo. Con il capitalismo comincia il tempo non-storico che č di carattere distruttivo e che rappresenta la distruzione della vita sulla Terra. Il misurare del tempo capitalistico non ha soltanto un carattere anti-storico, ma anche anti-esistenziale. Il “nulla” non č solo una vita insensata (irriflessiva), ma č la estinzione della vita. Il capitalismo č una forza totalizzante distruttiva che produce una nullitŕ totale e cioč una tragicitŕ di carattere fatale e senza speranza. Ciň che nella dimensione vitale ed umana appare come fenomeno reale, nell’orizzonte esistenziale e valoriale capitalistico diventa nulla. Il capitalismo annienta ciň che č umano affinché inumano ed anti-umano ottengano una dimensione spettacolare. In questo processo, non le cose e i fenomeni, ma il processo stesso dell’annientamento assume carattere feticistico. Attenendosi al mito del carattere “rivoluzionario” del capitalismo, Marx non ha capito che il capitalismo non si proietta nel futuro in primo luogo mediante lo sviluppo delle forze produttive e delle potenzialitŕ emancipatrici della societŕ borghese, bensě mediante la distruzione della natura e dell’essere umano, come anche mediante la distruzione dell’ereditŕ emancipatrice della societŕ borghese. Il “progresso” capitalistico elimina ogni possibilitŕ di futuro: essa appare come u-topos [non-luogo, utopia] degenerata in senso capitalistico. Il capitalismo si stabilizzerŕ finalmente nel momento in cui avrŕ annientato la vita sul Pianeta e sarŕ arrivato al livello “zero” della natura inanimata.

Il cataclisma cristiano [l'Apocalisse] significa la fine della vita materiale e l’inizio di quella “vera”. Questo non č possibile in un essere umano privato dell'anima, vale a dire, se in lui č stata distrutta la fede in un mondo “reale”. Il capitalismo rapisce all’essere umano l’anima che č il simbolo della forza vitale dell’essere umano come essere spirituale e rappresenta la possibilitŕ elementare di una sua deificazione. Il cataclisma capitalistico annienta la possibilitŕ del cataclisma cristiano: non c’č peccato né redenzione, non c’č il pentimento né il perdono... Il capitalismo ha trasformato il mondo nel suo spazio pubblicitario, e l’essere umano nel fanatico edonista-distruttivo che non ha bisogno di incitamenti validi che siano al di sopra del mondo esistente. I rapporti umani hanno perso la dimensione spirituale ed etica. Il denaro come un nulla spettacolare č diventato il mezzo per annientare i valori spirituali, ed il principio “I soldi non puzzano” č diventato il principio “religioso” supremo. L’apocalisse contemporanea non si basa sulla coscienza religiosa e non ha un carattere illusorio, ma č una realtŕ sempre piů visibile che si fonda sullo sviluppo del capitalismo come ordinamento totalitario distruttivo.

La distruzione radicale del tessuto sociale, e in questo modo la distruzione dell’essere umano come essere sociale, rappresenta un'altra “qualitŕ” del capitalismo. Il capitalismo degenera l’essere umano in quanto essere naturale (erotico) e sociale poiché fa degenerare i rapporti tra gli esseri umani. Esso annienta il bisogno dell’uomo per l’uomo e crea un uomo patologico, in primo luogo perchč dall’infanzia gli annulla il bisogno degli altri esseri umani e in questo modo la possibilitŕ di sviluppare il sentimento umano. Il capitalismo produce un essere umano solitario, perso nella nullitŕ capitalistica, incline alla fuga dal mondo reale verso quello illusorio. Gli esseri umani diventano le monadi di Leibniz tecnicizzate. Ancora peggio, indurre nell'uomo la paura verso l’uomo rappresenta la base della “socialitŕ” capitalistica. Trasformare l’uomo in nemico dell’uomo rappresenta uno dei peggiori delitti del capitalismo. Con la distruzione dell’essere umano come essere sociale mediante la “fabbricazione” di individui atomizzati, in guerra permanente, il capitalismo acuisce il dissidio tra la certezza dell’esistenza immediata dell’essere umano come individuo e la certezza dell’esistenza dell’umanitŕ. Infatti, la certezza dell’esistenza immediata dell’essere umano come individuo in virtů del meccanismo di riproduzione capitalistico, che lo trasforma in un egoista distruttivo, mette sempre piů drammaticamente in questione la capacitŕ dell’umanitŕ di assicurarsi l’esistenza. E questo a maggior ragione in quanto l’atomizzazione degli esseri umani č la peggior forma della loro de-politicizzazione.

Il capitalismo produce forme di “socialitŕ” che degenerano l’essere umano in quanto essere sociale. La “socialitŕ” si riduce alla lotta tra gli esseri umani, alla bugia, all’inganno, al delitto... Nel mondo contemporaneo niente distrugge con piů efficacia il bisogno dell’uomo per l’uomo che il contatto dell’uomo con l’uomo. Cessano i rapporti autentici tra gli uomini, nei quali l’essere umano puň realizzarsi come un essere libero, erotico, emotivo, spirituale e creativo, e i rapporti tra gli uomini assumono un carattere tecnico e distruttivo cosě come l’essere umano stesso diventa un essere meccanico e distruttivo. Il capitalismo crea un surrogato della socialitŕ nella forma dei “consumatori”, degli “spettatori”, dei “fans”, “del popolo di facebook”... Lo sport č uno dei mezzi piů importanti della degenerazione e della distruzione della socialitŕ umana. Gli sportivi sono ridotti a classe quasi-militare adibita al divertimento e al circo, come equilibristi da salti mortali, e il pubblico č ridotto alla “massa dei tifosi”. Gli spettacoli musicali, le feste della birra ed altre sbevazzate, le discoteche, i supermercati ed i centri commerciali, le zone pedonali nei quartieri commerciali delle cittŕ eccetera – sono tutte forme di produzione capitalistica di “socialitŕ” privata di ogni naturalezza e sentimento umano. Essa si riduce a quelle ”masse consumistiche” il cui atteggiamento condiziona il processo della riproduzione capitalistica distruttiva, vale a dire una vita del tutto commercializzata. Il capitalismo trasforma l’essere umano da essere sociale in essere consumistico, e la societŕ da comunitŕ di persone emancipate diviene moltitudine di consumatori. Il mega-store č diventato lo spazio sociale piů importante, e i “saldi” di fine stagione con la relativa pazza corsa consumistica sono le forme piů autentiche mediante le quali si manifesta la socialitŕ capitalistica.

Per quanto riguarda l'internet, le possibilitŕ sempre piů grandi della “comunicazione” tecnica sono diventate sostitutive delle sempre piů esigue occasioni di rapporti umani autentici. Invece di instaurare rapporti immediati tra gli esseri umani, si instaurano “rapporti” mediante un’immagine

abbellita” che corrisponde al modello del “volto di successo” secondo i criteri dei valori dominanti, cioč mediante l’auto-degradazione e l’auto-menomazione dell’essere umano. L’anonimato, la possibilitŕ della immediata interruzione del contatto, la possibilitŕ della “trasformazione” e del “ritocco” – tutto questo si frappone alla “comunicazione”. Sullo schermo del computer non appare la vera immagine dell’essere umano, ma la sua maschera. Per il tramite di internet non si instaurano rapporti tra gli esseri umani, bensě comunicazioni tecniche con le quali gli esseri umani vengono “liberati” dalla esistenza sensibile, erotica, emotiva, ovvero dalla esistenza sociale e dalla mediazione sociale. Sullo schermo appaiono immagini che non si possono percepire con i sensi, toccare, guardare negli occhi... immagini senza odore, senza voce, senza calore... Si ha l’impressione di essere “liberati” da quel mondo in cui l’essere umano non puň realizzare la sua umanitŕ e questo in modo da ridurre l’essere umano ad una apparizione tecnica mascherata. Il populismo di internet č la forma meno umana di populismo. Apparentemente, chiunque puň mostrarsi in “pubblico” - ma č un “pubblico” virtuale, di esseri umani anonimi che si nascondono dietro lo schermo del computer. Inoltre, la maggior parte dei testi pubblicati in internet sono al di sotto di ogni livello culturale e vengono imposti agli altri mediante una sempre piů aggressiva “presentazione tecnica” che corrisponde al meccanismo delle campagne pubblicitarie della “societŕ consumistica”. La cosa peggiore č che i giovani accettano di essere precipitati nel mondo virtuale. Questa č la “risposta” conformistica dell’uomo solitario affondato nel fango della disperazione capitalistica. Accettare il mondo virtuale significa, infatti, accettare il mondo esistente dove non c’č posto per la giovinezza, per l’amore, per il futuro... Si tratta, in definitiva, di togliere ogni possibilitŕ agli esseri umani di unirsi e di operare in quanto esseri politici tesi a sradicare ciň che č male. L'annientamento dell’essere umano come essere sociale mediante la tecnica ed il modo di vita “consumistico” rappresentano la maniera piů efficace per la sua de-politicizzazione. Senza alcun legame immediato e organizzazione degli oppressi basata su di una qualche visione di un mondo futuro per il quale si debba lottare, uscire sulle strade si riduce allo scaricare la frustrazione, il che non contribuisce all’abbatimento del mondo inumano, bensě produce nuove forme di oppressione e sfruttamento.


(capitolo dal libro L'ultima Rivoluzione - trad. Mirjana Jovanović, maggio 2013)

KAPITALISTIČKI NIHILIZAM

Kapitalizam je nihilistički poredak ne samo po tome što odbacuje vrednosno rasuđivanje, već i po tome što uništava životvorne potencijale prirode i čoveka. Kapitalistički nihilizam nema samo anti-humanu, već i anti-egzistencijalnu prirodu. Priroda "zna" za smrt, koja je uslov ponovnog rađanja, ali ne i za uništenje života. U prirodi i u istoriji smrt otvara mogućnost za novi život: ona je po svojoj prirodi životvorna. Kapitalizam uništava sam ciklus umiranja i rađanja, što znači životvorne potencijale smrti, i proizvodi destruktivno ništavilo.

Kapitalizam ne stvara samo totalitarnu državu, već i totalitarno društvo. Zapravo, sam život postao je totalizujuća moć koja formira karakter ljudi, njihovu svest, međuljudske odnose, odnos prema prirodi... Čovek postaje uništitelj ne samo putem rada i potrošnjom, već putem kapitalističke životne sfere, što znači živeći kapitalističkim načinom života koji se odvija 24 sata i koji nikoga ne štedi. Kapitalizam primorava ljude da žive destruktivnim načinom životom i na taj način postanu saučesnici u uništavanju sveta. Sve bespoštedniji život, koji se zasniva na sve bržem odvijanju procesa kapitalističke reprodukcije, dozvoljava ljudima da opstanu samo ukoliko se ponašaju u skladu s vladajućim procesima. To je uzrok jednog od najpogubnijih oblika društvene patologije: ljudi nastoje da se liše osnovnih ljudskih osobenosti da bi mogli da prežive u kapitalistički totalizovanom svetu. U kapitalizmu čovek se ne “usavršava“ putem razvoja svojih specifičnih humanih moći, što znači kao istorijsko biće, već putem vladajućeg modela življenja koji ga lišava prirodnosti i ljudskosti. Osnov malograđanske tragičnosti je u tome, što malograđanin vrednuje sebe putem vladajućeg vrednosnog modela koji ga obezvređuje kao čoveka. Neprikosnovena vladavina principa „Pare ne smrde!“ dovodi do toga da se čovek izlaže najgorem ponižavanju i da čini najgore zločine da bi stekao novac i društvenu afirmaciju. Nije više „bekstvo od slobode“ (From), već je bekstvo od odgovornosti za uništavanje života ono što dominira u najrazvijenijim kapitalističkim društvima. To je osnov savremenog konformizma. On nema samo anti-slobodarsku, već pre svega anti-egzistencijalnu prirodu. Malograđanin skida sa sebe svaku odgovornost za uništavanje života i prenosi je na „boga“, na Sunce, zvezde, biblijska i druga proročanstva, na „tajne zemaljske sile“ koje se pojavljuju u obliku „masonskih loža“ i drugih grupa koje deluju „iz senke“. Umesto da ga sve dramatičnija kriza egzistencije pokrene u borbu protiv kapitalizma, ona ga usmerava na bekstvo u iluzorne svetove koje mu nude industrija zabave, crkve, sekte, droga, alkohol... Istovremeno, najvažniji oblik bekstva od odgovornosti za uništavanje sveta je potrošnja. Razvoj kupoholičarskog mentaliteta, što znači potpuno utapanje čoveka u kapitalističku močvaru, najpogubniji je oblik bekstva iz realnosti. I ovde se potvrđuje, da princip da kapitalizam od posledica uništavanja sveta i čoveka stvara izvore profita ima univerzalni karakter.

Kapitalistički totalitarizam najgori je oblik totalitarizma koji je stvoren u istoriji. On se zasniva na totalnom komercijalizovanju prirode i društva. Svaki deo planete i svaki segment društvenog i individualnog života postao je sastavni deo mehanizma destruktivne kapitalističke reprodukcije. Istorijski oblici totalitarizma pojavljuju se u odnosu prema ideji prošlosti, određenoj transcendentalnoj ideji, ili prema ideji budućnosti – što otvara mogućnost za njihovu kritiku. Savremeni kapitalistički totalitarizam zasniva se na destruktivnom nihilizmu: on uništava kako ideju transcendencije, tako i ideju budućnosti (prošlosti) i samim tim mogućnost da se uspostavi kritička distanca prema postojećem svetu. Dok je kapitalizam bio u fazi nastajanja on je proizvodio vizionarsku svest koja nije samo otvarala prostor za razvoj kapitalizma, već i za njegovo prevazilaženje (Mor, Kampanela, Hobs, Bekon, Oven, Furije...). Postajući totalitarni destruktivni poredak kapitalizam se obračunava s vizionarskom svešću i stvara totalitarnu pozitivističku svest kojoj odgovara ideja o „kraju istorije“ i „poslednjem čoveku“ (Fukujama). „Demokratija“ je drugo ime za kraj istorije.

Kapitalizam ukida istoriju pretvarajući istorijsko vreme u mehanizovano događanje, što znači u pozitivno ništa. Sa kapitalizmom počinje da teče ne-istorijsko vreme koje ima destruktivni karakter i koje pretstavlja vreme uništenja života na Zemlji. Kapitalističko vremenovanje nema samo anti-istorijski, već i anti-egzistencijalni karakter. "Ništa" nije samo besmisleni (nereflektovani) život, već nestanak života. Kapitalizam je totalizujuća ništeća moć koja proizvodi totalno ništavilo i time tragičnost koja ima fatalni i samim tim beznadežni karakter. Ono što se u životnoj i humanoj dimenziji pojavljuje kao nešto, to u kapitalističkom egzistencijalnom i vrednosnom horizontu postaje ništa. Kapitalizam ništi ljudsko, da bi ono što je neljudsko i anti-ljudsko dobilo spektakularnu dimenziju. U tom procesu ne stvari i pojave, već sam proces ništenja dobija fetiški karakter. Držeći se mita o „revolucionarnom“ karakteru kapitalizma, Marks nije shvatio da se kapitalizam ne projektuje u budućnost prvenstveno preko razvoja proizvodnih snaga i emancipatorskih potencijala građanskog društva, već preko posledica uništavanja prirode i čoveka, kao i uništavanja emancipatorskog nasleđa građanskog društva. Kapitalistički „progres“ uklanja samu mogućnost budućnosti: ona se pojavljuje kao na kapitalistički način degenerisani u-topos. Kapitalizam će konačno da se "stabilizuje" kada uništi život na planeti i dođe na "nulti" nivo nežive prirode.

Hrišćanska kataklizma pretstavlja kraj materijalnog i početak „pravog“ života. To nije moguće ukoliko je čovek obezdušen, a to znači ukoliko je u njemu uništena vera u „istinski“ svet. Kapitalizam otima čoveku dušu koja simbolizuje životnost čoveka kao duhovnog bića i pretstavlja osnovnu mogućnost za njegovo obogotvorenje. Kapitalistička kataklizma uništava mogućnost hrišćanske kataklizme: nema greha i iskupljenja, nema kajanja i oproštaja... Kapitalizam je pretvorio svet u svoj reklamni prostor, a čoveka u hedonističko-detruktivnog fanatika koji nema potrebu za vrednosnim izazovima koji prevazilaze postojeći svet. Ljudski odnosi izgubili su duhovnu i moralnu dimenziju. Novac kao spektakularno ništa postao je sredstvo za ništenje duhovnih vrednosti, a princip „Pare ne smrde!“ vrhovni „religiozni“ princip. Savremena apokalipsa ne zasniva se na religioznoj svesti i nema iluzorni karakter, već je sve izglednija realnost koja se zasniva na razvoju kapitalizma kao totalitarnog destruktivnog poretka.

Bespoštedno razaranje društvenog tkiva, i na taj način uništenje čoveka kao društvenog bića, pretstavlja još jedan „kvalitet“ kapitalizma. Kapitalizam degeneriše čoveka kao prirodno (erotsko) i društveno biće i to tako što degeneriše međuljudske odnose. On uništava potrebu čoveka za čovekom i stvara patološkog čoveka pre svega tako, što mu od malena uništava potrebu za ljudima i na taj način mogućnost da razvije čulo ljudskosti. Kapitalizam proizvodi usamljenog čoveka koji je izgubljen u kapitalističkom ništavilu i koji je sklon bekstvu iz realnog u iluzorne svetove. Ljudi postaju tehnizovane Lajbnicove monade. Što je još gore, izazivanje straha čoveka od čoveka pretstavlja osnov kapitalističke „društvenosti“. Pretvaranje čoveka u neprijatelja čoveku pretstavlja jedan od najgorih zločina kapitalizma. Ukidanjem čoveka kao društvenog bića proizvođenjem atomizovanih pojedinaca koji su u stalnom ratu, kapitalizam zaoštrava sukob između obezbeđivanja neposredne egzistencije čoveka kao jedinke i obezbeđivanja opstanka čovečanstva. Zapravo, obezbeđivanje neposredne egzistencije čoveka kao pojedinca posredstvom kapitalističkog mehanizma reprodukcije, koji od njega stvara destruktivnog sebičnjaka, sve dramatičnije dovodi u pitanje sposobnost čovečanstva da obezbedi opstanak. Ovo tim pre, što je atomizovanje ljudi najpogubniji oblik njihovog depolitizovanja.

Kapitalizam proizvodi takve oblike „društvenosti“ koji degenerišu čoveka kao društveno biće. „Društvenost“ je svedena na borbu između ljudi, na laž, na podvalu, na zločin... U savremenom svetu ništa efikasnije ne uništava potrebu čoveka za čovekom nego kontakt čoveka sa čovekom. Ukidaju se autentični međuljudski odnosi u kojima čovek može da se realizuje kao slobodarsko, erotsko, emotivno, duhovno i stvaralačko biće i odnosi između ljudi dobijaju tehnički i destruktivni karakter, pri čemu čovek postaje mehaničko i destruktivno biće. Kapitalizam stvara surogat-društvenosti u obliku „potrošača“, „gledalaca“, „fanova“, „fejsbukovaca“... Sport je jedan od najvažnijih sredstava za degenerisanje i uništenje humane društvenosti. Sportisti su svedeni na kvazi-militarističku, zabavljačko-cirkuzanersku i kaskadersko-samoubilačku grupu, a publika na „navijačku masu“. Muzički „spektakli“, festivali piva i druge masovne pijanke, disko-klubovi, samoposluge i trgovački centri, pešačke zone u trgovačkim delovima grada i sl. - sve su to oblici kapitalističke proizvodnje „društvenosti“ koja je lišena prirodnosti i ljudskosti. Ona se svodi na stvaranje „potrošačke mase“ čije ponašanje uslovljava proces destruktivne kapitalističke reprodukcije, što znači potpuno komercijalizovani život. Kapitalizam od čoveka kao društvenog bića stvara potrošačko biće, a od društva kao zajednice emancipovanih ličnosti potrošačku gomilu. Mega-market postao je najvažniji društveni prostor, a „rasprodaje“ i prateći „potrošački stampedo“ najautentičniji oblik u kome se pojavljuje kapitalistička društvenost.

Što se tiče interneta, sve veće mogućnosti tehničkog „komuniciranja“ postale su zamena za sve manje mogućnosti autentičnog ljudskog sporazumevanja. Umesto da se uspostavljaju neposredni odnosi između ljudi, uspostavljaju se „odnosi“ posredstvom „friziranog“ lika koji odgovara modelu „uspešne face“ po kriterijumima vladajućih vrednosti, što znači samo-obezvređivanjem i samosakaćenjem čoveka. Anonimnost, mogućnost momentalnog prekida kontakta, mogućnost neprestanog „preobražavanja“ i „doterivanja“ - sve to posreduje u „komuniciranju“. Na kompjuterskom ekranu ne pojavljuje se pravi lik čoveka, već njegova maska. Preko interneta ne uspostavljaju se međuljudski odnosi, već tehničke veze pri čemu su ljudi „oslobođeni“ čulnog, erotskog, emotivnog, u krajnjem, društvenog postojanja i društvenog posredovanja. Na ekranu pojavljuju se likovi koje čovek ne može da oseti, da dodirne, da pogleda u oči... Likovi koji nemaju miris, glas, toplinu... Stiče se „sloboda“ od sveta u kome čovek ne može da ostvari svoju ljudskost i to na način koji svodi čoveka na tehnički maskiranu prikazu. Internet-populizam je najnehumaniji oblik populizma. Prividno, svako može da se pojavi u „javnosti“, ali je to virtuelna „javnost“ anonimnih ljudi koji se kriju iza kompjuterskih ekrana. Istovremeno, ubedljiva većina tekstova koji se objavljuju na internetu nalaze se ispod svakog kulturnog nivoa i nameću se drugima putem sve agresivnije „tehničke prezentacije“ koja odgovara mehanizmu reklamne kampanje „potrošačkog društva“. Najgore je to što mladi prihvataju da budu bačeni u virtuelni svet. To je konformistički „odgovor“ usamljenog čoveka zaglibljenog u blatu kapitalističkog beznađa. Prihvatanje virtuelnog sveta je, zapravo, prihvatanje postojećeg sveta u kome nema mesta za mladost, za ljubav, za budućnost... U konačnom, radi se o tome da se otkloni svaka mogućnost da se ljudi ujedine i deluju kao politička bića koja teže iskorenjivanju uzroka nesreće. Uništavanje čoveka kao društvenog bića putem tehnike i „potrošačkog“ načina života pretstavlja najefikasniji način njegovog depolitizovanja. Bez neposrednog povezivanja i organizovanja potlačenih na temelju jasne vizije budućeg sveta za koji se treba boriti, izlazak na ulicu svodi se na pražnjenje nezadovoljstva koje ne doprinosi ukidanju neljudskog sveta, već do stvaranja novih oblika tlačenja i izrabljivanja.


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