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COORDINAMENTO NAZIONALE PER LA JUGOSLAVIA - onlus
ITALIJANSKA KOORDINACIJA ZA JUGOSLAVIJU
 
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Sarajevo 1914-2014.

Dalla parte di Gavrilo / Na Gavrilovoj strani

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Note sulla iniziativa "Sarajevo 2014" e su Gavrilo Princip

Quanto sta accadendo a livello europeo per le preparazioni della commemorazione dello scoppio della I Guerra Mondiale č scandaloso.
L'idea della iniziativa "Sarajevo 2014", che nell'anniversario dell'attentato di Sarajevo ad opera di Gavrilo Princip dovrebbe archiviare "un secolo di guerre in Europa", ha in realtŕ dei risvolti revanscisti e reazionari preoccupanti. Gli ispiratori di questa iniziativa vedono Gavrilo Princip come Belzebů, mentre in realtŕ l'attentatore di Sarajevo non č solo un simbolo del Risorgimento serbo contro l'Austria - una specie di Oberdan, insomma-, č anche un iniziatore simbolico del processo di decolonizzazione dei Balcani. Le parole che disse durante il processo furono:
"Ја сам југословенски националиста. Позивам све јужне словене да се удруже у једну државу."
"Io sono un nazionalista jugoslavo. Invito tutti gli slavi del sud ad unirsi in un unico Stato."

A Sarajevo, il revisionismo trapela dalla trasformazione subita dalla targa dedicata a Gavrilo Princip nel luogo del famoso attentato.
La vecchia targa jugoslava recitava:
"Da questo posto il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip sparando ha espresso la protesta popolare contro la tirannia e l'aspirazione secolare dei nostri popoli per la libertŕ."

La nuova targa bosgnacca dice invece:
" Da questo posto il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip ha assassinato l'erede al trono Francesco Ferdinando e la sua moglie Sofia."

Certi settori, non solo bosgnacchi ma anche mitteleuropei, avrebbero preferito il mantenimento dell'Ancien Regime asburgico-ottomano: si pensi alla squallida figura di Otto d'Asburgo, recentemente scomparso. Questi settori guardano con odio idrofobo al processo storico che ha portato all'unificazione dei popoli slavi del Sud.
D'altronde, purtroppo, con questo modello di Unione Europea che si va imponendo, da ogni punto di vista stiamo ritornando proprio al sistema di relazioni internazionali vigente nel continente prima della I Guerra Mondiale, ed a quel sistema di valori pre- ed anti-risorgimentali.

(redatto sulla base di appunti inviati da Italo Slavo e Jasmina Radivojevic, gennaio 2014. Per altre info su "Sarajevo 2014" vedi piů avanti)




Гаврило Принцип

Сарајево, 1914

Тромо се време вуче
И ничег новог нема,
Данас све ко јуче
Сутра се исто спрема.

И место да смо у рату
Док бојне трубе јече,
Ево нас у казамату,
На нама ланци звече.

Сваки дан исти живот
Погажен, згњечен и стрт.
Ја нијесам идиот -
Па то је за мене смрт.

Ал право је рекао пре
Жерајић соко сиви:
Ко хоће да живи нек мре,
Ко хоће да мре, нек живи!



Gavrilo Princip*

Sarajevo, 1914

Il tempo si trascina, indolente,
dentro la miseria che non ci è nuova.
Stiamo vivendo il passato attualmente,
L’indomani uguale si cova.

Invece di combattere
Mentre i tamburi rullano,
Noi stiamo nelle galere
Dove le catene su di noi, echeggiano.

La vita è la stessa di giorno in giorno,
Calpestata e senza sorte.
Io stupido non sono -
Per me, questo è la morte.

Bogdan Zerajic**, lo sparviero,
Correttamente proferiva:
Chi vuol vivere, muoia fiero,
Chi vuol morire, viva!

trad. e note a cura di
Dragomir Kovačević

Gavrilo Princip*

Sarajevo, 1914

The time drags, indolent,
Within the misery we experience,
The past is our times’ present,
Tomorrow brings us its equivalence.

Instead of fighting
While the drums roll,
We are in jail,
In chains we stroll.

We constantly remain bereft,
Trampled and crushed.
I am not stupid -
For me, this means death.

Bogdan Zerajic** the hero,
Correctly professed:
Live if you want to die,
Die if you want to live blessed!

Translation and notes by:
Dragomir Kovačević



Gavrilo Princip* Gavrilo Princip, Obljaj, Bosansko Grahovo 25 luglio 1894 – carcere austriaco di Terezín 28 aprile 1918, era uno studente liceale, minorenne, appartenente al movimento nazionalista jugoslavo “Giovane Bosnia” (“Mlada Bosna”), quando il 28/06/1914 uccise l’Arciduca austroungarico a Sarajevo, capoluogo della Bosnia-Erzegovina occupata dall’Impero Austroungarico e ad esso annessa nel 1908. Di sé diceva che era “un nazionalista jugoslavo di origini serbo-croate, militante per l’unificazione di tutti gli Jugoslavi in un qualsiasi tipo di Stato, a patto che non sia sotto l’Austria”, e che parlava “croato-serbo”. L’attentato fu preso come pretesto per la dichiarazione di guerra alla Serbia e lo scoppio della I Guerra Mondiale. Il Dott. Rudolf Cistler, difensore d’ufficio di 24 arrestati appartenenti alla “Mlada Bosna”, in tribunale di sorpresa affermò che questi non potevano essere processati per “alto tradimento della patria”, poiché l’annessione austriaca della Bosnia-Erzegovina era stata un atto di illegittima occupazione, mai ratificata dal parlamento austroungarico!

* Gavrilo Princip
, Obljaj, Bosansko Grahovo April 25th 1894 – Austrian prison in Terezín April 28th 1918, was a high school student, a minor, member of the Yugoslav nationalist movement “Young Bosnia” (“Mlada Bosna”), when on June 28th 1914 he assassinated Austro-Hungarian Archduke in Sarajevo, the capital of Bosnia and Herzegovina occupied by Austro-Hungarian Empire and annexed to it in 1908. He was declaring himself  as a “Yugoslav nationalist of Serbo-Croat origin, an activist for the unification of all Yugoslavs in any kind of state, as long as it is not under Austria”, that he spoke “Croato-Serbian”. The attack was taken as a pretext for the declaration of war against Serbia and for the outbreak of the I World War. Dr Rudolf Cistler, public defender of 24 arrested members of  “Mlada Bosna” in court, on great surprise of all, stated that those could not be tried for “high treason”, since the Austrian act of annexation of Bosnia-Erzegovina was an act of illegitimate occupation, being never ratified by the Parliament of Austro-Hungarian Empire!

** Bogdan Žerajić, Nevesinje febbraio 1886 – Sarajevo 15 giugno 1910, fu uno dei primi esponenti nazionalisti e rivoluzionari della gioventù di Bosnia ed Erzegovina. Insoddisfatto con la politica della borghesia serba in Bosnia, che abbandonava la vera lotta contro il potere straniero e si nascondeva nella politica dell’opportunismo, egli sottolineava la necessità di una lotta senza compromessi contro l'Impero Austroungarico. Confermò la propria opinione politica nel tentativo di attentato contro il Governatore della Bosnia-Erzegovina, generale Marijan Varešanin. Il suo attentato non ebbe successo ed egli si uccise nello stesso momento per prevenire qualsiasi investigazione. L’atto compiuto da Žerajić ebbe forte influenza sull’ulteriore sviluppo del movimento rivoluzionario della gioventù di Bosnia-Erzegovina.


** Bogdan Žerajić, Nevesinje February 1886 – Sarajevo 15th June 1910, was one of the first representatives of nationalist and revolutionary youth of Bosnia and Herzegovina. Dissatisfied with the policy of the Serbian bourgeoisie in Bosnia, who abandoned the real struggle against the foreign power and hid in the politics of opportunism, he stressed the need for an uncompromising struggle against Austro-Hungarian Empire. He confirmed his political opinion in an attempt to assassinate the governor of Bosnia and Herzegovina, General Marijan Varešanin. His attempt was unsuccessful and he chose death by suicide, in order to prevent further investigation. The act done by Žerajić, had strong influence on the further development of the revolutionary movement of the youth of Bosnia and Herzegovina.





Spomen-ploča Gavrilu Principu
                            rođendanski dar Hitleru 20. april 1941. /
                            Foto Hajnrih Hofman/Bild arhiv
Spomen-ploča Gavrilu Principu rođendanski dar Hitleru 20. april 1941. / Foto Hajnrih Hofman/Bild arhiv (izvor)
VIDEO: La rimozione a Sarajevo della lapide a Gavrilo da parte della Wehmacht occupante / Die Deutsche Wochenschau Nr. 556 April 30, 1941 …Einmarsch in eine bosnische Stadt, Entfernung der Gedenktafel des Attentates von Sarajevo…

Princip pucao i u Hitlera

Vuk MIJATOVIĆ | NOVOSTI, 06. novembar 2013. 21:25 | Komentara: 75
Muharem Bazdulj, pisac i novinar, objavio dokaz zašto nije moguća revizija Prvog svetskog rata: Ova fotografija uspostavlja vezu između Prvog i Drugog svetskog rata. Princip bio neka vrsta preteče oslobođenja svih delova sveta koji su u to vreme bili pokoreni i okupirani

[FOTO: Spomen-ploča Gavrilu Principu rođendanski dar Hitleru 20. april 1941.]

FOTOGRAFIJA Adolfa Hitlera dok zadovoljno posmatra spomen-ploču Gavrilu Principu, ratni trofej iz pregažene Jugoslavije, koji je dobio kao poklon za svoj 52. rođendan, objavljena u nedeljniku „Vreme“, snažnije od svih argumenata i rasprava vezala je ruke svima koji se zalažu za reviziju uzroka i povoda Prvog svetskog rata. Čak je i najglasniji među njima, istoričar Kristofer Klark, autor knjige „Mesečari - kako je Evropa krenula u rat 1914“, priznao da je ona najbolji vizuelni simbol veze između Prvog i Drugog svetskog rata.

Sa Muharemom Bazduljom, književnikom i novinarom, zahvaljujući kome je i objavljena fogografija Hajnriha Hofmana, koja se čuvala u Bavarskoj državnoj biblioteci, razgovarali smo o značaju same slike, o tome da li je posle njenog pojavljivanja u javnosti, moguća revizija Prvog svetskog rata i odnosa prema Austrougarskoj monarhiji.

- Ideja revizije Prvog svetskog rata moguća je između ostalog i zato što živih učesnika i svedoka više nema, zato što likovi Franje Josifa, kajzera Vilhema ili Franca Ferdinanda nemaju sugestije za današnjeg čoveka, što za mnoge u svetu Prvi svetski rat nije puno drugačiji od Tridesetogodišnjeg rata u srednjem veku - objašnjava Bazdulj.

Ali ova slika uspostavlja vezu između Prvog i Drugog svetskog rata. Ona na elementaran i vizuelan način pokazuje ono što je svakom racionalnom jasno - Hitler, simbol zla u 20. veku i Gavrilo Princip su, i u Prvom i u Drugom svetskom ratu bili na suprotnim stranama. Sa ovom fotografijom revizija Prvog svetskog rata postaje nemoguća.

* Istovremeno je reč i o jednom kompleksnijem nastojanju - da se, promeni i stav prema Austrougarskoj monarhiji, i to gotovo vek pošto je nestala.

- Savremene Austrija i Turska pokušavaju da svoje nekadašnje imperije postfestum proglase nekim multietničkim rajevima. To je na tragu slike da je čitava Evropa pre 1914. godine živela bel epok. Međutim, bogatstvo koje je tada postojalo u Evropi bazirano je na iskorišćavanju kolonija. Ne samo u Africi i Aziji, već i na Balkanu. 

Vidite kod Andrića u „Priči o kmetu Simanu“ da Austrougarska nije ni kmetstvo ukinula. Mi ne naglašavamo dovoljno da je Gavrilo Princip bio neka vrsta preteče oslobođenja svih delova sveta koji su u to vreme bili pokoreni i okupirani.

* Čak i u BiH i u Hrvatskoj, okupaciona Austrougarska se sada tretira kao država u kojoj su cvetale slobode, a Jugoslavija proglašava tamnicom naroda. Kako je došlo do takve zamene teza?

- To su politikantske interpretacije istorije i ono što je najironičnije zapravo jeste da se nastavljaju na nacističku propagandu. Hitler do 27. marta 1941. govori o Jugoslaviji, ali posle toga, vraća se na staru austrogugarsku propagandu i počinje da se govori isključivo o „srpskoj kliki“. 

Politika „zavadi pa vladaj“ koju su razne imperijalne sile sprovodile na Balkanu, prisutna je i danas. Zaboravlja se da je „Mlada Bosna“ bila jugoslovenska organizacija koja je okupljala i muslimane i Hrvate. Mnogi danas sude o „Mladoj Bosni“ kao o velikosrpskom elementu, a to je samo nastavak propagande Austrougarske monarhije.

* Ispada da je Jugoslavija bila velikosrpski projekat?

- Čini mi se da je ta ideja usađena sa ciljem da dovede do raspada Jugoslavije. Ideja da je Jugoslavija zapravo velika Srbija je na svaki način pogrešna, ali je bila potrebna da bi se projekat raspada realizovao.

* Pominjete 27. mart.

U ovdašnjim pokušajima revizije istorije, mnogi se tog datuma odriču.

- Na neki čudan način Hitler je mnogo bolje prepoznao sličnost 27. marta i Sarajevskog atentata nego mnogi drugi. On se tada nalazi na vrhuncu moći, imao je Evropu pod nogama i niko mu se nije suprotstavio na taj način. Odvajati ta dva događaja, i govoriti pozitivno o jednom, a negativno o drugom jednostavno nema smisla.

* Da li smo danas osuđeni na to da nacionalne identitete gradimo i potvrđuemo isključivo na suprotnostima i razlikama?

- O tome je Frojd pisao kao o narcizmu malih razlika. Što je razlika manja, ti moraš više da je ističeš. Dobar primer su Crnogorci. Južnoslovenski narodi koji govore istim jezikom su za distinkciju u jednom trenutku uzeli religiju, pa su oni koji su katolici postali Hrvati, pravoslavni Srbi, muslimani su bili Muslimani, danas Bošnjaci. Srbi i Crnogorci nisu mogli na taj način da se razlikuju i danas se vidi strašan napor da se ta razlika napravi. Jedini način da se ta razdvojenost očuva jeste da se naglašavaju te razlike. Ti nisi ono što jesi, nego ono što drugi nisu.

* Tekst koji si objavio u „Vremenu“ o fotografiji i sudbini spomen-ploče iz Sarajeva, završavaš konstatacijom da danas nema slobode. Da li to znači da su Princip i ostali mladobosanci zalud pucali u Austrougarsku monarhiju?

- Jedna od stvari zbog kojih je meni bliska mladobosanska ideja, jeste pitanje političkog subjektiviteta. Gavrilo Princip je u vreme atentata bio maloletan, ali njegova akcija je vodila ka tome da jugoslovenski narodi izađu iz stanja istorijske maloletnosti i uzmu sudbinu u svoje ruke, tako što će kreirati jednu državu koja neće biti marioneta velikih sila, koja neće biti kolonija, nego voditi svoju politiku i biti slobodna. 

Raspadom Jugoslavije, ratovima i svim kasnijim političkim epizodama, sve ove zemlje su manje ili više opet svedene na neku vrstu pseudokolonijalnih poseda ili satelita. Bosna i Makedonija su najbliže protektoratima, Srbija je neko vreme pokušavala da, na tragu Jugoslavije, vodi koliko-toliko samostalnu politiku. Međutim, čini mi se da se, naročito sa novom političkom garniturom, i od toga odustalo. I to nije čudno. Srbija nema tu vrstu snage i moći koja je za to potrebna. Ta baština mladobosanskog sna koja je jedno vreme bila ostvarena, sada se izgubila. Rekao si „Ne“ Hitleru 27. marta, rekao si „Ne“ Staljinu 1948. a sada razni ambasadori i činovnici imaju pravo da ti diktiraju šta ćeš da radiš.


JEZIK KAO IDENTITET* Često pišete o Andriću i Meši Selimoviću, velikim piscima čiji su nacionalni identiteti raspadom države u kojoj su stvarali i posle njihove smrti dovedeni u pitanje. Vi ste pisac iz Sarajeva koji piše u Beogradu. Vidite li paralelu sa njihovim sudbinama i da li svoj idenitet određujete na taj način? - Vidim sebe unutar onog sveta u kojem se to što pišem i govorim razume bez prevoda. Osećam se kao u zavičaju na čitavom prostoru koji danas obuhvataju Srbija, Bosna i Hercegovina i Hrvatska. Meni je taj jugoslovenski okvir intimno najbliži, iako sam svestan da on za većinu ljudi predstavlja samo istorijski relikt.



Hitler dobio na poklon jedini ratni trofej donet iz raskomadane Jugoslavije – spomen-ploču Gavrilu Principu donetu iz okupiranog Sarajeva 1941.


Štajerska, izlaz iz železničkog tunela kod Menihkirhena, 20. april 1941. Ispred specijalnog voza u kome je smešten „Firerov glavni štab Jugoistok" („Führerhauptquartier Südost") svira orkestar – Adolf Hitler slavi pedeset i drugi rođendan. Gosti: vojni i politički vrh Trećeg rajha, italijanski ministar spoljnih poslova Galeaco Ćano, mađarski regent admiral Mikloš Horti i bugarski kralj Boris III. Tri dana su prošla od jugoslovenske kapitulacije i svi su "kao lešinari okupljeni oko trupla Jugoslavije". Na vrhuncu slavlja Hitler dobija na poklon jedini ratni trofej donet iz raskomadane Jugoslavije – spomen-ploča Gavrilu Principu doneta iz okupiranog Sarajeva; uručenja poklona snima Hitlerov službeni fotograf, Hajnrih Hofman.

Zašto se bez ove fotografije – koju "Vreme" premijerno objavljuje – ne može smatrati potpunim ni jedna polemika i analiza o početku Prvog svetskog rata, o istorijskoj težini Sarajevskog atentata, Mlade Bosne i Gavrila Principa, karakteru jugoslovenskog političkog projekta, te o Drugom svetskom ratu kao nastavku nezavršenog Prvog?

Kako se oko ove fotografija koja sama po sebi ima čudesnu i sugestivnu magiju, ispreplela ista takva priča u kojoj se dotiču sudbine Ive Andrića i Kurta Valdhajma, Eve Braun i Rodoljuba Čolakovića, španskog kralja Alfonsa XIII i Murata Kusturice, Gavrila Principa i Adolfa Hitlera?

Zbog čega je Hitleru stalo da mu njegova vojska iz ubijene Jugoslavije donese samo jednu jedinu stvar –spomen-ploču kojom su u Sarajevu odali počast Gavrilu Principu?

Šta je razlog da jedino u spomen-ploči koju su u Sarajevu podigli Jugosloveni u slavu svoje slobode i nemačkog poniženja, Hitler vidi nadgrobnu ploču njihovoj zemlji i njihovim snovima?


JEDNA TABLA VIĐENA KROZ DVA OBJEKTIVA 1941: Na filmskom zapisu (video klip u okviru dole) vidi se trenutak skidanja table u Sarajevu 1941. Na tabli koju drže nemački vojnici tokom skidanja table u Sarajevu vide se mrlje nastale verovatno zbog meteoroloških uzroka, identične onima na tabli u koju gleda Adolf Hitler na (fotografiji gore).
 

...Nacistička vojska ušla je u Sarajevo 17. aprila 1941. godine. Trenutak skidanja spomen-ploče Gavrilu Principu sa zida zabilježen je kamerom i uključen u jedan filmski žurnal (dostupan na internetskoj adresihttp://www.youtube.com/watch?v=QhLeaqhPXVU). Snimke ulaska nacističkih tenkova u Sarajevo, mase koja ih veselo pozdravlja i podizanja njemačke zastave očito su manje važne, jer najduži dio ovog žurnala prati skupinu muškaraca koji uz pomoć merdevina pažljivo skidaju ploču i predaju je vojnicima Vermahta koji uz nju teatralno poziraju. Sve ovo prati glas spikera koji na njemačkom izgovara nekoliko rečenica. U prevodu one glase ovako: "Invazija u bosanski grad. Podiže se njemačka ratna zastava. U Sarajevu; ovdje je 28. juna 1914. austrijski prestolonasljednik postao žrtvom kukavičkog atentata srpskog studenta. Ti pucnjevi su dali signal za svjetski rat. Njemci skidaju mramornu tablu i predaju je Vermahtu. Na tabli stoji: Na ovom istorijskom mjestu se Gavrilo Princip izborio za slobodu Srbije. Firer je tablu predao Berlinskom Zeughausu5."

Autor citiranog teksta očito je imao pouzdanog prevodioca sa srpskohrvatskog. Natpis na tabli zbilja počinje frazom Na ovom istorijskom mjestu koja je u filmskom žurnalu na njemački doslovno prevedena (An dieser historischen Stätte). Nigdje se, međutim, na tabli ne pominju ni srpstvo ni Srbija. Iz ove lapidarne interpretacijeanonimnog njemačkog filmskog radnika, razviće se, i u naše vrijeme, brojne publicističke i scenske vizije Principovog čina. Na dan 21. aprila, agencija Asošijeted pres javlja iz Berlina kako je iz nacističkog štaba na Balkanu stigla informacija da je spomen-ploča kojom se komemorira Sarajevski atentat juče predana Hitleru i to od strane jednog od prvih njemačkih vojnika koji su ušli u taj jugoslovenski grad. Objavljeno je i da će ploča biti javno izložena u muzeju kao "dokaz srpske zločinačke krvave krivice za Svjetski rat". Prvog jula iste godine, a povodom poklanjanja spomen-ploče Adolfu Hitleru, komentator NDH-ovskog "Sarajskog novog lista" trijumfalno piše: "Sarajvo je opralo sa sebe vidovdansku ljagu". (Oblik Sarajvo ovdje nije štamparska greška. Prvih mjeseci okupacije ustaše su ime grada formalno promijenili u Sarajvo, no uskoro je vraćen naziv Sarajevo.)

(Više u tekstu Muharema Bazdulja Srećan rođendan, gospone Hitler, Vreme broj 1191, 31. oktobra 2013)






Kusturica: Lo storico Clark paragona "Mlada Bosna" ad Al-Qaeda
 
03. 05. 2013. 10:08h | Srna

Si avvicina il centenario della Prima Guerra Mondiale, si stanno affilando le penne degli storici, tra i quali primeggia la storica inglese Margaret MacMillan, che, sue stesse parole, scriverŕ un libro che non risparmierŕ i serbi, mentre lo storico Christopher Clark definisce il movimento "Mlada Bosna" [Giovane Bosnia, organizzazione politica dei giovani serbi di Bosnia costituitasi nel 1904 per combattere gli occupatori austro-ungarici e turchi, della quale Gavrilo Princip era membro] paragonabile ad al-Qaeda - dice il regista Emir Kusturica.

"La tesi della storica inglese sarebbe che sono stati i serbi ad avere distrutto l'Impero Austro-Ungarico, i quali ora danno molto fastidio agli USA, che sono, secondo la storica, l'equivalente di quello che una volta era il famoso e glorioso impero austro-ungarico" dice Kusturica nella sua rubrica intitolata "Angeli Ribelli" per il quotidiano "Press".

Notando che Gavrilo Princip ha sparato a Franz Ferdinand non a Vienna, ma in territorio occupato, Kusturica nota che forse per Christopher Clark questo non rappresenta un dato di fatto, mentre per lo stesso Kusturica č molto importante.

Kusturica si chiede: che cosa direbbe il signor Clark se sapesse che la prima cosa che fecero i nazisti all'ingresso a Sarajevo nel 1941 fu di rimuovere la targa di marmo dedicata a Mlada Bosna e a Gavrilo Princip?

Dopo la fine della II Guerra Mondiale la targa di marmo fu rimessa allo stesso posto dov'era prima, e sull'asfalto (lavoro di uno scultore) furono impresse le impronte dei piedi di Princip. Il ponte lungo la strada da cui Princip assassinň l'Arciduca fu intitolato a Gavrilo Princip.
Qualunque cosa sia successa in Bosnia durante l'ultima guerra, ha detto il celebre regista, va segnalato che la targa dedicata alla Giovane Bosnia č stata nuovamente rimossa ed il ponte Princip ha cessato di portare questo nome.

Kusturica ha detto che l'esercito di Alija Izetbegovic ha tolto la targa di marmo e ha distrutto le impronte di Gavrilo Princip, opera scultorea di Voja Dimitrijevic.

"Sono nato di fronte a quel ponte. I miei primi inverni a Sarajevo ho giocato dall'altra parte di quel ponte, nel parco dello zar Dusan... Alle volte mi chiedo: perchč io non ci sto piů su quel ponte? Proprio perché non si chiama piů come si chiamava... Sopratutto, non ci sto piů per incapacitŕ di separarmi dagli insegnamenti e dai sentimenti che sono incorporati nella mia memoria, di quando ero un ragazzo... ", ha scritto Kusturica nella sua rubrica per il giornale Press.
Kusturica: Istoričar Klark "Mladu Bosnu" uporedio sa Al Kaidom

03. 05. 2013. 10:08h | Srna

Približava se stogodišnjica Prvog svetskog rata i već se oštre istorijska pera, a među njima prednjači engleska istoričarka Margaret Mekmilan, koja, kako sama kaže, piše knjigu u kojoj neće štediti Srbe, a istoričar Kristofer Klark pokret "Mlada Bosna" uporedio je sa Al Kaidom, naveo je režiser Emir Kusturica.
 



"Teza engleske istoričarke je kako smo mi srušili austrougarsku carevinu, a sada smetamo Americi, koja je, prema mišljenju ove autorke, ono što je nekada bila slavna Austrougarska!", istakao je Kusturica u kolumni pod naslovom "Pobunjeni anđeli" za list "Pres".
 
Napomenuvši da Gavrilo Princip nije pucao na Franca Ferdinanda u Beču, nego na okupiranoj teritoriji, Kusturica je istakao da za Kristofera Klarka to ne bi bio podatak, ali je za njega to veoma važno.
 
Kusturica je upitao šta bi rekao gospodin Klark kada bi znao da su nacisti prilikom vojnog ulaska u Sarajevo 1941. skinuli mramornu ploču na kojoj je bila posveta mladobosancima?
 
Po završetku Drugog svjetskog rata tabla je vraćena, a Principove stope utisnute su u asfalt. Most preko puta mesta gde je Princip izvršio atentat dobio je ime Gavrila Principa. Šta god se dešavalo u Bosni za vreme poslednjeg rata, naglasio je proslavljeni režiser, treba zabeležiti da je tabla Mlade Bosne ponovo skinuta i da je most koji se zvao Principov prestao tako da se zove.
 
On je podsetio da je vojska Alije Izetbegovića skinula ploču i uništila stope Gavrila Principa, vajarski rad Voje Dimitrijevića.
 
"Ja sam preko puta tog mosta rođen. Prve sarajevske zime sam se igrao, preko puta, u parku Cara Dušana... Zašto mene nema na tom mostu, pitam se nekada? Upravo zbog toga što se više ne zove tako. Najviše zbog nemogućnosti da se odvojim od učenja i osećanja koja su utkana u moje pamćenje kada sam bio dečak...", naglasio je Kusturica u kolumni za list Pres.

Kusturica vuole rifare il processo a Gavrilo Princip, l’attentatore di Sarajevo
Serbia, 12 febbraio 2014 (da www.viedellest.eu) - Una revisione del processo a Gavrilo Princip, lo studente serbo che il 28 giugno 1914 assassinň a Sarajevo l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono di Austria-Ungheria, scatenando il primo conflitto mondiale. Lo chiede il regista Emir Kusturica, che dirige l'Istituto di ricerche storiche intitolato a Ivo Andric. Parlando ai giornalisti a Andricgrad, la localitŕ da lui realizzata presso Visegrad nell'entitŕ serbo-bosniaca al confine con la Serbia, Kusturica - lui stesso nato a Sarajevo, in Bosnia, ma che difende strenuamente la causa serba - ha detto che la sentenza di condanna a carico di Gavrilo Princip e degli altri membri del movimento Giovane Bosnia non puň essere ritenuta valida. A suo avviso, l'assassinio fu compiuto in un territorio sotto occupazione, che legalmente non era sotto la sovranitŕ dell'Impero Austro-ungarico. L'Istituto Andric, ha precisato il regista, presenterŕ la richiesta di revisione del processo al Tribunale della Bosnia-Erzegovina a Sarajevo. "Č logico che una revisione avvenga nel luogo dove gli assassini furono processati, a Sarajevo", ha detto il regista, secondo il quale il tribunale che processň Gavrilo Princip e gli altri membri di Giovane Bosnia era illegale, e illegale di conseguenza fu anche il processo. Giovane Bosnia era un movimento di cui facevano parte serbi, croati e bosniaci musulmani uniti nella lotta contro l'annessione all'Austria-Ungheria e l'occupazione della Bosnia-Erzegovina. In un processo a Sarajevo dopo l'assassinio, cinque membri del movimento furono condannati a morte, mentre Gavrilo Princip e Nedeljko Cabrinovic furono condannati a 20 anni di carcere perché minorenni. Princip fu condotto nella prigione della fortezza di Terezin, nell'attuale Repubblica ceca, dove morě di tubercolosi il 28 aprile 1918 all'etŕ di 24 anni.





Peace Event Sarajevo 2014: perché non aderire

Gianmarco Pisa

L’idea di un Evento di Pace a Sarajevo in occasione del centenario della prima guerra mondiale e del lungo ventennale della guerra di Bosnia č stata dettata da alcune circostanze e da una ispirazione di fondo. La circostanza č indubbiamente legata alla ricorrenza: a cento anni di distanza dalla Grande Guerra (1914-2014) essa puň costituire l’occasione di una riflessione su un secolo breve a lungo attraversato da guerre e conflitti ed a venti anni da uno dei lunghi anni della Guerra di Bosnia (1992-1995) puň alimentare la memoria e la riflessione e indurre spunti e sollecitazioni preziose per un secolo nuovo all’insegna della pace e della giustizia, della solidarietŕ e dell’amicizia tra i popoli.

Č proprio su questo terreno che, sin dalla sua indizione, il “Sarajevo Peace Event 2014” non ha mancato di suscitare dubbi e perplessitŕ, di alimentare resistenze e divisioni anziché solidarietŕ e amicizia, di finire per accendere polemiche e lacerazioni, in una direzione paradossalmente eguale e contraria a quella mostrata nei suoi intendimenti dichiarati. Il tutto, sin dall’ispirazione di fondo: quella di fare in terra di Bosnia qualcosa di analogo a quanto realizzato in occasione dei Saloni per la Pace di Parigi nell’ambito delle celebrazioni e delle iniziative inquadrate nel programma della Decade delle Nazioni Unite per una Cultura di Pace e Non-violenza (2001-2010); col rischio di fare dell’evento di Sarajevo piů una vetrina dei grandi “donatori inter-nazionali” che una occasione utile al “lavoro di pace”.

Sin dalla dichiarazione programmatica, infatti, l’Evento di Pace di Sarajevo attesta come l'anno 2014 segna il 100 ° anniversario dell'inizio della prima guerra mondiale, che č stata innescata dall'assassinio dell'erede al trono austriaco a Sarajevo il 28 giugno 1914. Questa puň essere vista come una data simbolica per un secolo di "cultura della guerra e della violenza", con due guerre mondiali e innumerevoli guerre regionali - tra cui quella nei paesi dell'ex Jugoslavia negli anni Novanta, quando Sarajevo ha sofferto l'assedio della cittŕ nella "ultima guerra in Europa" - cosě come per il dominio globale della violenza strutturale e culturale.

Una dichiarazione nella quale l’uccisione di Francesco Ferdinando, erede al trono asburgico (della potenza allora occupante, in Bosnia) č considerata alla stregua di un mero assassinio e, di conseguenza, l’azione di Gavrilo Princip (irredentista serbo-bosniaco, patriota e rivoluzionario) ridotta ad una mera azione terroristica (secondo la vulgata bosniacca e austriaca che ha fatto di un movimento di liberazione, Mlada Bosna, la “Giovane Bosnia”, né piů né meno di un movimento violento, estremista e terrorista).

Ciň č bastato ad alienare all’organizzazione del “Sarajevo Peace Event 2014” il favore della gran parte della opinione pubblica serba, con non pochi intellettuali che si sono assai negativamente espressi contro l’operazione di falsificazione e di manipolazione che sovrintende all’evento del 2014, e con lo stesso vertice politico e istituzionale della Repubblica Serba di Bosnia (una delle due entitŕ delle quali si compone la Bosnia Erzegovina all’indomani degli Accordi e della Costituzione di Dayton, 1995) che ha prima stigmatizzato la separazione e il non coinvolgimento dei serbi di Bosnia e quindi formalmente invitato i serbi di Bosnia a non aderire e a non partecipare ad un evento di tale natura.

Preoccupazioni analoghe sono state ribadite, al piů alto livello, anche dal premier serbo, il socialista Ivica Dacic, che č tornato in particolare sulla questione della revisione e della mistificazione della storia, e sulla campagna di denigrazione ed emarginazione dei serbi, che vorrebbe metterli, in un modo o nell’altro, ancora una volta, sul banco degli imputati, bollandoli come nazionalisti e guerrafondai ed attribuendo loro il grosso delle colpe e delle responsabilitŕ per la destabilizzazione che ha portato alla prima guerra mondiale.

Il 99° anniversario della famosa battaglia di Cer, celebrato lo scorso 19 Agosto con i piů alti onori militari e statali a Tekeris, vicino Loznica, nella Serbia occidentale, come la battaglia in cui l’esercito serbo ha segnato la prima vittoria per le forze alleate contro l'esercito austro-ungarico durante la stessa prima guerra mondiale, ha costituito l’occasione e la cornice, per le massime autoritŕ statali serbe e in primo luogo per il premier Dacic, per tornare sulla questione e puntualizzare la posizione.

Rivolgendosi ai cittadini riuniti nell’occasione, Dacic ha detto che la Serbia deve lottare per la veritŕ sulla Grande Guerra, cento anni dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, e deve contrastare il tentativo in corso di “revisione” della storia. Ha inoltre espresso la preoccupazione che, nella celebrazione del 100° anniversario della prima guerra mondiale a Sarajevo, i serbi siano ancora una volta “messi ai margini” ed accusati di incitamento del piů grande conflitto armato della storia moderna.

Tali tentativi sono stati rinnovati con maggiore insistenza anche nel corso degli ultimi mesi, in modo da incolpare i serbi per l’assassinio di Sarajevo, in cui i membri della organizzazione irredentista, Mlada Bosna, hanno colpito il principe austro-ungarico Francesco Ferdinando e la moglie il 28 giugno 1914. Il fatto di collocare in tale evento l’inizio reale del conflitto mondiale dimostra il tentativo di falsificazione in atto e la strumentalizzazione dell’evento stesso. Un fatto che viene ignorato in questo contesto č che l’assassinio di Sarajevo č stato utilizzato come scusa e pretesto per le tendenze imperialiste e per i piani di aggressione da parte dell’Austria-Ungheria e della Germania, come č stato ricordato da Dacic.
 
Tale processo di autentico, negativo, “revisionismo storico”, passa sia per la lettura strumentale della storia, sia per le iniziative che intendono muoversi sul terreno del ricordo, della memoria e del simbolico. Dacic ha ricordato che vi sono annunci che indicano l’intenzione, da parte delle autoritŕ cittadine, di erigere un monumento in onore di Francesco Ferdinando a Sarajevo, aggiungendo che questo potrebbe rappresentare una “sanzione” della revisione della storia in atto e che deve essere evitato. Ha infine ricordato che Gavrilo Princip e gli altri partecipanti ai fatti di Sarajevo non erano solo serbi, ma membri del movimento jugoslavo, per l’unitŕ degli Slavi del Sud, che ha raccolto molti croati e molti musulmani.

Questo č il motivo per cui č importante, per preservare una memoria corretta e limpida degli eventi che hanno avuto luogo cento anni fa, ricordare e illustrare i contenuti degli eventi e il reale svolgimento dei fatti e trasferirli correttamente presso le piů giovani generazioni. Non va dimenticato che i serbi sono stati tra le maggiori vittime nella prima guerra mondiale e hanno dovuto affrontare, in quella circostanza, il peggior ultimatum che un Paese abbia potuto, sino a quel momento, imporre a un altro Stato.

Le maggiori potenze dell’epoca hanno preso parte all'aggressione alla Serbia, e la Serbia avrebbe continuato a subire aggressioni a sfondo imperialistico anche negli anni a seguire, come dimostrano l’invasione e il bombardamento di Belgrado ad opera dei Nazisti nel 1941, nel corso della seconda guerra mondiale, e l’ultimatum di Rambouillet e l’aggressione della NATO contro l’intera Serbia nel 1999, guerra per la quale si stimano danni complessivi per oltre cento miliardi di dollari. Per intendersi, l’intero Prodotto Lordo della Serbia, nel 2013, č di poco superiore ai quaranta miliardi di dollari complessivi.

Tutto questo ovviamente non intende mettere in discussione la “buona fede” di chi, animato sinceramente dalla volontŕ di offrire un contributo fattivo alla promozione di un percorso internazionale di pace e giustizia, ha inteso confermare la propria adesione all’evento, tra cui, anche alcune associazioni italiane impegnate sul tema della pace e della nonviolenza. Č semmai il “combinato disposto” dei detti, inaccettabili, presupposti e del susseguente, preoccupante, panorama di supporter, a dare ragione a quanti, giudicando inammissibile che attori poco limpidi o apertamente compromessi con le politiche dominanti di guerra e di aggressione, possano farla da protagonisti, ne hanno preso le distanze. 

USAID č il sostenitore e lo sponsor principale delle organizzazioni bosniache che coordinano il processo; l’Open Society di Georg Soros č tra i principali supporter e finanziatori di una ampia platea di organizzazioni e fondazioni che sono sin dall’inizio nella rete dei promotori dell’evento; alcuni tra i protagonisti hanno tra i propri sponsor e supporter, sia a livello di organizzazioni sia a livello di progetti, ambasciate straniere non esattamente indifferenti al passato (storico e recente) e al presente della complessa vicenda di guerra dei Balcani, tra cui l’Austria e in particolare la Francia e la Germania.

Quest’ultima, come č stata il principale sponsor delle secessioni unilaterali che, tra il 1991 e il 1992, hanno inaugurato la stagione lunga e sanguinosa della disgregazione della Jugoslavia, č oggi il principale finanziatore della “cabina di regia” istituzionale che sovra-intende al complesso delle celebrazioni del centenario e uno dei motori della ridda di eventi che sono in cartellone al 2014. Se tale č l’inaugurazione di un nuovo secolo all’insegna di “pace e nonviolenza”, c’č davvero poco di cui nutrire speranza.




SARAJEVO, 28 JUIN : LE CENTENAIRE DE 1914, FIASCO EUROPÉEN, FIASCO FRANÇAIS (Courrier des Balkans, 30 juin 2014)
Le centenaire de l’attentat de Sarajevo aurait pu ętre l’occasion de lancer un message politique fort. Mais aucun dirigeant européen de premier plan n’a fait le voyage, et les cérémonies se sont limitées ŕ un concert de musique classique et ŕ un mauvais son et lumičres... Ce vide illustre une évidence tragique : l’Union européenne n’a rien ŕ dire et rien ŕ proposer ŕ la Bosnie-Herzégovine…



Redazione Contropiano, 30 Giugno 2014

Bosnia: i serbi boicottano le celebrazioni per Sarajevo 1914


I serbi hanno boicottato in massa le cerimonie ufficiali per i cento anni dall'attentato a Sarajevo, il 28 giugno 1914, che nella pubblicistica storica viene considerato - a torto - l'elemento scatenante dell'inizio della Grande Guerra, e, in cambio, hanno reso omaggio all'eroe Gavrilo Princip, il nazionalista che in quel giorno uccise l'Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono asburgico, e la consorte Sofia.
I leader serbi-bosniaci e di Serbia hanno deciso di rendere omaggio a Princip, un serbo di Bosnia, a Visegrad, cittŕ della Bosnia orientale che ospita il celebre ponte costruito dagli ottomani sul fiume Drina (che dŕ il titolo al romanzo "Il ponte sulla Drina", del premio Nobel della Letteratura yugoslavo Ivo Andric). Giŕ ieri diverse centinaia di persone hanno partecipato all'inaugurazione a Sarajevo est, nella zona serba della cittŕ bosniaca, di una statua alla sua memoria. Centinaia di persone sono intervenute oggi ad "Andricgrad", cittadina che il regista serbo Emir Kusturica, padrino della cerimonia, ha fatto costruire per l'occasione nel cuore di Visegrad e a cui ha dato il nome del celebre scrittore. I lavori sono iniziati nel 2011 e la location servirŕ per girare il prossimo film del cineasta di "Underground" (1995). La via principale di Andricgrad porta il nome di Mlada Bosna (Giovane Bosnia), organizzazione che ha fomentato l'attentato contro Francesco Ferdinando.





Le Courrier des Balkans - samedi 14 juin 2014

Centenaire de 1914 : la Serbie officielle boycottera les cérémonies de Sarajevo


De notre correspondant ŕ Belgrade - Les dirigeants de Serbie et de Republika Srpska n’iront pas ŕ Sarajevo pour les commémorations du centenaire du début de la Premičre Guerre mondiale. Des cérémonies « parallčles » auront lieu ŕ Belgrade et ŕ Andrićgrad.
Par J.A.D.

Le Premier ministre serbe Aleksandar Vučić et le ministre des Affaires étrangčres Ivica Dačić ont reçu vendredi ŕ Belgrade le Président de la Republika Srpska (RS) et le cinéaste Emir Kusturica pour arręter une position commune ŕ l’égard des commémorations prévues ŕ Sarajevo.
Aleksandar Vučić a expliqué qu’il ne pouvait pas se rendre ŕ Sarajevo car il ne pouvait pas voir une plaque parlant de « l’agresseur fasciste serbe ». Le Premier ministre de Serbie faisait référence ŕ la plaque récemment apposée sur la Vijećnica, la Bibliothčque nationale de Sarajevo, dont la rénovation vient de s’achever.
Il a confirmé que la Serbie organiserait des célébrations du jour de Vidovdan ŕ Belgrade et ŕ Andrićgrad, la ville construite par Emir Kusturica ŕ Višegrad, dans l’est de la Bosnie. Aleksandar Vučić, qui revenait juste d’une visite officielle en Allemagne a ajouté que « la Serbie devrait ętre fičre de son histoire héroďque », męme si le temps était venu de célébrations communes, et que « la Serbie, l’Allemagne et l’Autriche se retrouvent ŕ la męme table ».
Il y a quelques jours, le président Tomislav Nikolić avait également indiqué qu’il excluait de se rendre ŕ Sarajevo. Il a expliqué que des cérémonies communes avaient été prévues dans la capitale bosnienne, mais que les « provocations » sur les crimes serbes rendaient cela impossible. « Ce n’est pas ainsi que nous pourrons nous réconcilier », a expliqué Tomislav Nikolić.






Sarajevo 100 anni dopo: chi fu e cosa rappresenta oggi Gavrilo Princip

A un secolo esatto dall'attentato di Sarajevo č ancora acceso il dibattito intorno alla figura di Gavrilo Princip, giovane che uccise Francesco Ferdinando

28 giugno 2014

Sarajevo, 28 giugno 1914, l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo sta visitando la cittŕ. C’č nervosismo, poche ore prima il nobile č sfuggito a un attentato dinamitardo e ora si sta recando all’ospedale della cittŕ per visitare i feriti. Durante il tragitto, all’altezza del ponte latino, la macchina incrocia un ragazzo di diciannove anni. Il giovane riconosce la vettura, si avvicina, estrae la pistola e spara due colpi, uccidendo l’arciduca e la moglie Sofia. Inizia cosě la storia di Gavrilo Princip e del casus belli della Prima Guerra Mondiale. Ma chi era veramente questo ragazzo di appena diciannove anni? Un eroe jugoslavo o un terrorista accecato dal nazionalismo?

UN NAZIONALISTA? – Č corretto identificare Gavrilo Princip come un nazionalista? Nel procedimento che lo vide condannato per l’omicidio dell’arciduca lui stesso dichiarň apertamente la sua identitŕ, affermando: «Sono un nazionalista jugoslavo, che punta all’unificazione di tutti gli jugoslavi». Lontano dal nazionalismo aggressivo che si paleserŕ in Italia e Germania negli anni venti e trenta, quello di Gavrilo č al contrario assimilabile a quel sentimento che ispirň i movimenti anti-coloniali del Novecento. Č ciň che viene definito “nazionalismo non-aggressivo“, e che si basa fondamentalmente sul principio di autodeterminazione dei popoli. In questo senso, come sottolineato anche da Filip Balunovic, Princip era un nazionalista come lo era Simon Bolivar, il simbolo della lotta anti-coloniale in Sud America, e puň a pieno titolo essere inquadrato come il simbolo del Risorgimento jugoslavo contro l’Austria.

EROE JUGOSLAVO – Come scritto recentemente da Muharem Bazdulj, č corretto affermare che la Jugoslavia, tanto il Regno del 1918 quanto la Repubblica Socialista nata nel 1945, nasce dall’eco di quel colpo di pistola, dallo sparo di Princip. Non č un caso che nel 1920 i resti di Gavrilo, precedentemente tenuti in luogo segreto dagli austro-ungarici, vennero riesumati e trasportati a Sarajevo, dove furono sepolti con cerimonia solenne. Durante il Regno di Jugoslavia Princip viene considerato come un patriota e a ridosso del ponte latino viene inaugurata una targa commemorativa in suo onore. Nella seconda Jugoslavia, quella socialista, Gavrilo č considerato narodni heroji – eroe del popolo. Alla sua figura č dedicato un museo, le sue impronte vengono incise nel punto preciso dal quale sparň, ed il ponte latino cambia nome, diventando principov most cioč il ponte di Princip. La sua abitazione nella sua cittŕ natale diviene un museo che attira visitatori da tutto il mondo.

IL REVISIONISMO POST-JUGOSLAVO – Il mito di Princip segue la Jugoslavia in tutto e per tutto, condividendone, anche se solo parzialmente, la triste fine. Con la disintegrazione dello Stato federale inizia una fase di forte revisionismo. Durante la guerra le orme di Gavrilo vengono nuovamente  rimosse e  la sua casa natale viene data alle fiamme dai paramilitari croati. E dire che nel 1970 Safet Isovic, uno dei piů conosciuti musicisti bosniaci, musulmano, scrisse un brano su Princip, in cui lo definisce «un giovane eroe della Bosnia, fonte di orgoglio per i suoi connazionali» proseguendo nel finale con i versi «prigione dolorosa, preziosa libertŕ. A Princip rende onore il suo Paese, dove il Milajacka scorre, c’č ancora l’orma delle sue scarpe».

LA SOSTITUZIONE DELLA TARGA – Il particolare significato simbolico della storia di Princip č racchiuso nel destino della targa commemorativa di quel particolare giorno. Nella versione apposta dal governo jugoslavo vi era scritto: «Da questo posto il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip sparando ha espresso la protesta popolare contro la tirannia e l’aspirazione secolare dei nostri popoli per la libertŕ». La targa  č posta quindi a ricordo della volontŕ di un popolo, quello jugoslavo, di liberarsi dall’occupante. La quantitŕ di significati che racchiude č dimostrata dalla rapiditŕ con cui i nazisti la rimossero una volta entrati a Sarajevo nel 1941. Dopo la guerra dei primi anni novanta, e la nascita della Bosnia indipendente, la targa venne cambiata. La nuova incisione recita: «Da questo posto il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip ha assassinato l’erede al trono Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia». Com’č evidente, il significato di liberazione viene meno, ciň che rimane č solo il ricordo di un omicidio.

COSA RAPPRESENTA GAVRILO PRINCIP OGGI? – Si puň affermare con sicurezza che attualmente a Sarajevo, cosě come in Bosnia, esistano due Gavrilo Princip. Nella parte a maggioranza musulmana č in programma per oggi un concerto dell’orchestra filarmonica di Vienna, che si esibirŕ sulle note di “Dio salvi l’Imperatore” di Joseph Haydn. Non č raro da quelle parti sentire oggi discorsi che rimpiangono la tolleranza ed il carattere multi-culturale dell’Impero Asburgico, cosě come č probabile sentir parlare di Gavrilo come di un terrorista accecato dall’ultra-nazionalismo serbo, responsabile unico dello scoppio della prima guerra mondiale. Di tutt’altro sapore questo anniversario viene sentito nella parte serba della cittŕ, nella quale ieri č stata inaugurata una statua in onore di Princip, ricordato come un eroe nazionale che ha sacrificato se stesso per l’unificazione dei serbi. Terrorista e martire, due immagini opposte che in questa storia sono racchiuse nella stessa figura. Quella di un eroe del popolo jugoslavo.

Carlo Perigli






I falsari di Sarajevo

Goran Marković (*)

La Filarmonica di Vienna ha tenuto il concerto per il centenario … Di che cosa?  Dell'attentato a Sarajevo o dell'inizio della Prima guerra mondiale?

Questa musica dei viennesi non č altro che un sberleffo al sacrificio di Gavrilo Princip e dei compagni. Questo non č altro che un proseguimento »culturale ed artistico« della revisione e falsificazione della storia degli appartenenti all'organizzazione Giovane Bosnia presentati come terroristi e guerrafondai, che avrebbero provocato la Prima guerra mondiale. Questa storia che sta prendendo piede di nuovo fra i politici gli intellettualoidi di Sarajevo oggi serve a soddisfare due scopi. Il primo sarebbe di dimostrare al mondo che la attuale élite politica di Sarajevo fa parte del »mondo civilizzato«, che ha accettato i valori europei, quindi condanna i terroristi, istruiti dalla Serbia. L'altro scopo č di brandire un colpo al nazionalismo serbo, visto che Princip e compagni sarebbero stati nazionalisti serbi, che avrebbero agito sotto la tutela del governo di Serbia e dell'organizzazione „La mano nera“ di Apis Dimitrijević.

Quindi,  la Bosnia deve essere moderna, europea e libera dalle pretese granserbe e perciň bisogna fare un monumento a Ferdinando, il portatore della civiltŕ europea, ammazzato dal terrorista Princip.

Difficilmente si potrebbe inventare una tesi piů servile e contraria alla veritŕ, a rappresentare una spiegazione dell'attentato di Sarajevo e della Giovane Bosnia. Risulta che gli Stati capitalisti europei fossero oasi di pace e di libertŕ, mentre i fanatici bosniaci sono stati incitati dalla Serbia. La Serbia, fra l'altro, in quel momento, a causa delle due guerre balcaniche sanguinose, era la meno pronta ad una nuova guerra, tantomeno per la piů grande guerra mai vista fino ad allora. Eppoi, quella guerra sarebbe scoppiata in tutta Europa soltanto a causa d'un attentato commesso in una periferia europea? Questo lo potrebbe considerare vero soltanto chi non sa assolutamente nulla della storia europea all'inizio di XX secolo, chi non ha alcuna nozione sul carattere imperialista degli Stati europei, Stato austro-ungarico compreso - o forse sa, ma semplicemente mente.


La stessa Austria-Ungheria che qualcuno in Bosnia reclama come portatrice della cultura e del progresso economico, si contraddistinse in quei tempi per una seria deficienza democratica proprio in Bosnia, mentre molte nazioni facenti parte di quell'Impero si sentivano oppresse. Nella Bosnia ed Erzegovina l'Austria-Ungheria aveva stabilito una specie di parlamento (Sabor) assolutamente inefficace, che non legiferava e che fu eletto sulla base di un sistema di voto circoscritto e limitato - chiamato sistema curiale, il quale sceglieva gli elettori in base ai loro redditi, alla loro istruzione, nonché alla loro professione. Quindi č impossibile dire che l'Austria-Ungheria ha portato un progresso civile alla Bosnia e Erzegovina.

Lo sparo di Princip rappresentava allora lo sparo contro una forza imperialista, che non conduceva una politica pacifista bensě una politica di oppressione e di sfruttamento in Bosnia ed Erzegovina piů ancora che dalle altre parti. Lo sparo di Princip simboleggiava la resistenza all'oppressione nazionale, della quale hanno sofferto tutti i popoli slavi viventi sotto l'Impero austro-ungarico, ivi compresa anche una buona parte dei popoli jugoslavi nelle terre degli Slavi del Sud: Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Vojvodina. Perciň, questo non fu lo sparo d'un terrorista, ma d'un uomo che amava il proprio popolo e che lottava per la sua liberazione. E non lottava soltanto per quella del proprio popolo, ma per la liberazione di tutti gli Slavi del Sud tenuti sotto il giogo dell'Austria-Ungheria.

Rispondiamo alla domanda di inizio testo. Cent'anni di che cosa bisogna segnare in questi giorni? Cent'anni dall'inizio della Prima guerra mondiale? Se le cose stanno cosě, i Giovani bosniaci dovrebbero essere incolpati persino per lo scoppio della Guerra mondiale. Oppure, se quelli sono stati strumento nelle mani del governo serbo, allora della guerra sarebbe stata responsabile la Serbia. Perň, il 28 giugno non rappresenta il centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale. La guerra non scoppiň il 28 giugno, ma il 28 luglio, con la dichiarazione di guerra dell'Austria-Ungheria alla Serbia. La guerra non inizia con l'attentato, bensě con la dichiarazione di guerra e con i preparativi di guerra. I preparativi di guerra devono essere preceduti da uno scopo politico, essi servono per raggiungere certi obiettivi. Quindi, responsabile per lo scoppio della guerra diventa colui che sta preparando la guerra, e, in definitiva, colui che inizia la guerra. La veritŕ č che alla guerra non si preparava soltanto l'Austria-Ungheria, ma anche le altre potenze mondiali, visto che all'inizio del XX secolo tutto era giŕ pronto per una nuova divisione del mondo. La Francia e l'Inghilterra volevano conservare il loro dominio nel mondo, mentre la Germania e l'Austria-Ungheria volevano metterlo in discussione. Quella fu una guerra imperialista, e lo sparo di Princip in tutto questo non poteva cambiare nulla, né č stato esso a provocare lo scatenamento degli appetiti imperialisti. La guerra intervenne in un momento che non conveniva affatto alla Serbia, visto che in quegli anni essa era appena uscita da due guerre, le mancavano gli uomini e le capacitŕ materiali e certamente non aveva nessun desiderio di iniziare una guerra con un nemico talmente superiore ad essa nella potenza militare.

I falsari in Oriente

Al presidente Dodik le stelle hanno sorriso ancora una volta, sicché le elezioni si sono tenute proprio nel momento in cui stava cadendo il centenario dell'attentato. Lui si č affrettato ad erigere il monumento a Gavrilo Princip a Sarajevo Est, e quindi ad inviare un messaggio al proprio e agli altri popoli della Bosnia ed Erzegovina. Il suo messaggio si č ben inserito nel contesto: »La Repubblica Srpska farŕ di tutto per rafforzare la propria autonomia, finché non riuscirŕ ad essere indipendente.«

Lasciamo da parte il fatto che questo messaggio č anticostituzionale, visto che significa un invito alla spartizione dello Stato. Per la nostra storia č piů importante capire come Dodik e i suoi strumentalizzano le gesta della Giovane Bosnia e dei suoi membri per i propri scopi politici odierni. Visto da un lato, potrebbe sembrare che Dodik propugna una specie di continuazione della lotta politica di Princip, partendo dal fatto che tutti e due difendono il popolo serbo dall'odioso nemico. E il quadro coincide a pennello con il fatto che uno degli Alti rappresentanti oggi in Bosnia č austriaco di nazionalitŕ.

E' vero che siamo occupati, se non formalmente, senz'altro sostanzialmente, in un modo molto simile a come lo eravamo cent'anni fa, ai tempi di Princip. Ma né gli ideali di Princip né la sua politica hanno alcunché di simile con le posizioni delle élites politiche serbe nella Bosnia ed Erzegovina di oggi. I nazionalisti serbi semplicemente abusano del fatto che Princip e molti dei Giovani Bosniaci erano di nazionalitŕ serba. Ma quelli non furono mai inclini alla disuguaglianza fra le nazionalitŕ della Bosnia ed Erzegovina, proprio il contrario. La esclusivitŕ della nazione serba e dell'idea serba e la costituzione d'uno Stato esclusivamente serbo in Bosnia sono sempre stati estranei e lontanissimi ai membri della Giovane Bosnia e quindi ogni paragone con »i militanti odierni per l'interesse nazionale serbo« non č altro che una falsificazione storica.

Liberazione nazionale e sociale

I Giovani bosniaci erano, come č giŕ stato detto, dei rivoluzionari. Alcuni di loro, come Gavrilo Princip e Vladimir Gaćinović, sono stati ispirati dalla letteratura anarchica, mentre altri sono stati socialisti (tenendo conto che i socialisti all'inizio del XX secolo erano rivoluzionari, a differenza di quelli dei nostri giorni). Loro vedevano enormi ingiustizie sociali ed erano nemici del vigente stato di cose nella societŕ, anche se non avevano nozioni chiare su come combatterlo. Il lavoro nelle organizzazioni operaie era allora proprio agli albori come anche la creazione d'un legame fra le lotte contadine e operaie. In questo senso si potrebbe discutere se i metodi di lotta politica dei Giovani bosniaci fossero giusti, ma rimane fuor di dubbio che essi appartenevano ideologicamente ai movimenti di sinistra, ai movimenti rivoluzionari.

Secondo Veselin Masleša, comunista e marxista jugoslavo nonché eroe della Resistenza, i Giovani bosniaci discutevano fra di loro se fosse il caso di orientarsi al lavoro politico spicciolo, il che voleva dire scegliere nell'alternativa fra un lavoro politico di lungo termine per preparare la rivoluzione, istruire socialmente il popolo, creare le organizzazioni politiche ed altre per poter aspirare ad un cambiamento sociale, oppure, dall'altra parte, tentare un gesto come l'attentato, per arrivare in fretta ai cambiamenti politici e sociali. In questo senso l'attentato per loro rappresentava il mezzo per provocare grandi movimenti di massa e sconvolgimento sociale, e non era un mero assassinio politico.

In queste poche righe sulla natura del movimento dei Giovani bosniaci come organizzazione politica vogliamo mostrare che non si trattň d'un gruppo di »terroristi« radunati per ammazzare la gente, fra cui persino donne incinte (!), come oggi gli si imputa artatamente, bensě di un organizzazione rivoluzionaria che mancava d'una struttura ben ramificata e nel programma poteva soffrire di lacune ed imprecisioni ideologiche, ma aveva propri membri ai quali non mancava il coraggio, che pur partendo da posizioni ideali differenti e con differente grado di coscienza politica, erano uniti da un'unico pensiero – quello della liberazione nazionale e sociale dall'occupazione straniera.

Qualcuno potrebbe dire che guesti giovani non possedevano un chiaro programma politico e che adoperarono i metodi sbagliati nella lotta politica, ma non si possono contestare le loro idee; anche se non abbastanza chiare, quelle idee erano giuste, perché colui che lotta per la liberazione sociale e nazionale non puň avere torto. Si possono discutere certe opinioni su come raggiungere lo scopo prefisso, ma nell'obiettivo storico esse sono incontestabili, se si prende il loro valore nei suoi tratti piů salienti.

Infine, ma non meno importante: nessuno puň contestare il sacrificio in prima persona di quei giovani, che avevano compiuto vent'anni appena (alcuni erano anche piů giovani), che erano pronti a sacrificare ogni cosa, mentre avrebbero potuto fare una vita comoda - essendo istruiti abbastanza per i tempi che correvano - ottenendo i posti impiegatizi lautamente pagati. Una scelta simile risulta incomprensibile ai piccoli borghesi dei nostri tempi, che facilmente omettono questo dato di fatto. Probabilmente perché per loro stessi sarebbe inconcepibile poter compiere di un simile sacrificio.

(*) Goran Marković, dott.sc., insegnante all'Universitŕ di Sarajevo, Facoltŕ di Giurisprudenza

(Trad. Jasna Tkalec, rev. A.M.)





18 November 2013

Gavrilo Princip, a hero?

by Filip Balunovic

(from the site: http://www.criticatac.ro/)

It is less than a year before the celebration of the hundredth anniversary of the outbreak of World War I, the bloodiest war in human history thereto. As 28th June 2014 approaches, it is more certain that the German government will take part in the organization of the celebration of the centennial in Sarajevo, where Gavrilo Princip assassinated the Austro-Hungarian Crown Prince and his wife. The greatest nightmare of our grandmothers and grandfathers begins to worry us as this date approaches. The question that bothers us is ‘What will the world say?’

When analysing the role of Gavrilo Princip in world history, it is necessary first of all to point out the epistemological error in the dominant but, unfortunately, revisionist interpretation of the assassination in Sarajevo. Almost all the literature dealing with the causes of the First World War on the very first page stresses the murder of Franz Ferdinand and his wife Sophie as a cause of the war. Despite the fact that, in the subsequent analysis, this conflict, which had an impact on the world, is connected with the clashes between the imperial pretensions of the Great Powers of the late nineteenth and early twentieth century, there somehow is still a bitter taste when the name of Gavrilo Princip is mentioned.


That the act of murdering a colonial subject by the persecutor is a sign of true self-liberation, we learned from Jean Paul Sartre. Since colonisation during the nineteenth and twentieth centuries was followed by the promotion of so-called ‘scientific racism’, according to which colonisation is justified, because it is carried out against those who are unable to manage themselves, colonised people in these areas were placed in the position of an inferior race.

Although Aristotle is often considered the father of ‘scientific racism’, there are a fairly large number of modern, primarily liberal thinkers, who used this concept to justify colonial conquest led by their countries. Thus JS Mill thought it was justified to embark on imperial campaigns, if that would mean that the ‘uncivilized’ would become ‘civilized’. Tocqueville himself, writing about Algeria, articulated the characteristics of the French ideal of ‘civilizing missions’. Only Bentham was against British imperialism, and only because he thought it was not feasible, because he thought that such campaigns are a waste of precious resources. Besides Great Britain and France, there were of course the united Germany, Austria-Hungary and Czarist Russia. Each of these countries favoured imperialist campaigns. Of course, the conflicts of the Great Powers over territory occurred throughout the history of the modern state, and in addition to the countries listed, from 16th century onwards, there were also Spain and the Netherlands. So the world in a historic moment became narrow because the West progressed precisely because the race for world wealth included only a limited number of countries. The West, according to many, progressed only because highly developed countries like China and India were ravaged by exploitation. Suddenly, the exploitative campaigns included too many countries, and it was a matter of time before the conflicts of the Great Powers would escalate. And then, right out of nowhere, appeared a Gavrilo Princip, assassinated an occupation symbol, experienced ‘Sartrian’ self-liberation and started World War I?

It is said that Gavrilo Princip was a nationalist. In the region people do not like him because he was a member of an organization that aimed to unify the Serbs under Austro-Hungarian rule (and other South Slavs). World-wide he is called a terrorist because, in any case and under whatever circumstances, murder is considered a barbaric act – especially the assassination of an heir to the throne. Let’s start with the first charge.

All (successful) anti-colonial movements in the twentieth century, around the world, were movements of ‘national liberation’. As Alan Ryan writes, nationalism is a dangerous gift that colonisers inadvertently gave to the colonised. Even Marx thought that colonial conquests are progressive, in the sense that they may lead to the expansion of the capitalist mode of socio-economic organisation, which would result in the formation of national liberation movements, which would, as those European, firstly free themselves from colonial rule, and then take part in the world socialist revolution. These movements would firstly be national. Liberation from ‘imperialism as the highest stage of capitalism’ (as Lenin’s famous work on this phenomenon was called) starts with the grouping of the nation, the group that, modelled on the Western nation-state, wants to be freed from occupiers, and to then form an independent state. Hence the definition of ‘non-aggressive nationalism’ under the doctrine ‘to each people its own polity’ and a clear distinction in relation to the ‘aggressive nationalism’ which undermines conquests. This classification is reserved for the period of the early twentieth century, and especially for the period of anti-colonial struggle, and is not relevant to the present analysis of nationalism as a primarily retrograde social tendency. This struggle, in all parts of the world, from the beginning of the twentieth century, was often very radical, and, because it was such, it does not mean that it should be classified as ‘aggressive’ – if you use the aforementioned categorisation. In this sense, Gavrilo Princip was a nationalist as, for example, was Simon Bolivar, the symbol of anti-colonial struggle in South America. The same can be said for the other allegation, that Gavrilo Princip was as much a terrorist as, for example, Ernesto Guevara (without any intention to compare their historical or ideological roles). Here we come to what I consider the main epistemological error in the analysis of the historical role of Gavrilo Princip.

From the perspective of the historical role, it is completely irrelevant whether Young Bosnia, of which Princip was a member, wanted to liberate the Serbs and then the others, or just the Serbs, or all the South Slavs (although the first would be the most likely). Also, it is less important whether this organisation was working in conjunction with the Serbian ‘Freedom or Death’ (although it was), and that the main ideologist of the Young Bosnia, Vladimir Gaćinović, was a follower of Russian anarchism (Kropotkin and Bakunin), and was a friend of Trotsky, whom he met in Switzerland. It is less important whether Gavrilo Princip, if he had by chance survived and lived in free Bosnia, would perhaps at some point have changed his mind regarding his beliefs (which we cannot precisely define anyway), as did the Egyptian anti-colonial fighter named Sayyid Qutb, who at first was considered a hero, and then was killed by Nasser Regime because he did not support military dictatorship but advocated the Sharia (he wrote a book called ‘Social Justice in Islam’ in 1949). So, for the analysis of the historical significance of the assassination in Sarajevo and its perpetrator, variables such as the character of Young Bosnia, its connection with the ‘Freedom or Death’, or the beliefs of Princip, are totally irrelevant. The only thing that matters is- the historical context in which this event took place, because the assassination was an expression of the anti-imperial struggle of people who had lived under foreign rule for centuries. The people who were treated by the Great Powers in a ‘scientific racist’ manner, through Gavrilo Princip, experienced self-liberation. The people who still speak the same language, and are of different religions and ethnicities, has waited for a hundred years for another Princip in this modern empire that, as Hardt and Negri say in their Empire, is not formed on the basis of power itself, but on the ability to present power as being in the service of peace.





Todor Kuljić

Princip bez advokata

Država Jugoslavija, koju su moćne strukture u svetu uvažavale, bila je najbolja odbrana sarajevskih atentatora


U „građanskom ratu sećanja” ovih dana je na nov način oživljen Sarajevski atentat. Okvir je ostao tanato-politički, ali se više ne eksploatiše samožrtvovanje Principa nego smrt Ferdinanda. Ko je odgovoran za to što su mladobosanci od tiranoubica postali teroristi? Svi oni u regionu koji strepe od jugoslovenstva i svi oni iz okruženja koji žele da rasterete vlastite nacije od imperijalističke odgovornosti za klanicu Prvog svetskog rata.
Da li će oni uveriti javnost da su atentatori bili teroristi? Verovatno hoće zato što Princip danas nema valjanog advokata. Srušene su one strukture koje su Principa iznedrile i koje su ga docnije opravdano heroizovale. Država Jugoslavija je Principu s razlogom dizala spomenike i po njemu imenovala ulice. Danas nikakva kohorta blistavih istoričara ne može odbraniti Principa zato što nema južnoslovenske države kao ostvarenja mutnog ideala koji je vodio mladobosance. A što se rečena država danas više shvata kao iluzija ili kao tamnica to su veće šanse da Princip o neslavnom jubileju bude stigmatizovan kao terorista.
Doduše, neki Principa i brane. To danas čine pretežno srpski istoričari. Zašto? Utisak je da to ne čine zbog solidarnosti sa težnjama sunarodnika (uostalom Gavrilo se izjašnjavao kao Jugosloven i to jeste bio njegov istinski identitet), nego više stoga što se time opiru demonizovanju vlastite nacije. Braneći Principa, ne brane njegov čin nego Srbiju. Teško da ovako usmerena odbrana ima šanse. Vladimir Dedijer je 1966. mnogo bolje u svetu branio Principa svojom knjigom „Sarajevo 1914“. Ne zbog uverljivosti materijala niti zbog virtuoznosti sinteze. Nego zato što je njegova knjiga imala kao zaleđinu Jugoslaviju kao uglednu svetsku državu. Književnik Muharem Bazdulj je to bolje uočio od mnogih istoričara koji danas brane Principa.
Princip nema danas uverljivog advokata i otuda što je nestalo načelo „Balkan balkanskim narodima“ koje je sam ekstatično branio. Globalizacija je pojela ovo načelo jer region stremi EU. Džaba svi naučni skupovi o Principu od Gacka do Beograda. Upravo je nestankom Jugoslavije kao poželjne države Princip lišen izabranog advokata. Legitimnost Jugoslavije je bila njegova najautentičnija odbrana. Ne može njemu danas pomoći ni nesporna pravna činjenica da je tadašnja Bosna bila nelegalni deo Austrougarske, pa shodno tome Princip nije ubio nadvojvodu na svom tlu nego je ovaj stradao u tuđoj državi. Koliko god bili legalistički uverljivi, ovi argumenti ne mogu da nadomeste izgubljeni legitimistički stub Principove odbrane – jugoslovensku državu.
Ne može se Princip braniti ni isticanjem njegovog druženja sa svetski čuvenim Ivom Andrićem kao autentičnim Jugoslovenom. Još je naivniji optimizam da će kad-tad pobediti ona istorijska istina da su atentatori bili patriote, a ne teroristi. Istina ne može postati hegemona sve dok je ne osigura snažna struktura. Sarajevski atentat je odveć markantan događaj, pa je već samim tim ostao u tanato-političkom smislu veliki potencijal. Smrt u Sarajevu, koja je neizbrisivo ušla u sve udžbenike istorije, i stotinu godina kasnije je još politički upotrebljiva.
Država Jugoslavija, koju su moćne strukture u svetu uvažavale, bila je najbolja odbrana sarajevskih atentatora koju bi verovatno i oni sami izabrali. Danas, pak, Principa brane advokati postavljeni po službenoj dužnosti. To su srpski istoričari koji štiteći Principa ne brane njegovu viziju društva nego nastoje da obore stereotipe u svetu o Srbima. Protiveći se tužiocima raznih boja koji se trude da pokažu kontinuitet srpskog terorizma, ovi službeni advokati i sami instrumentalizuju Principa.
Šta onda činiti? Treba jasno podvući da atentatori nisu pucali iz nacionalnog, nego iz multietničkog žara za oslobađanjem skupine malih naroda od podjarmljivanja velikih. Jesu pucali iz zasede, ali to nije bio mučki neviteški čin, nego je nepodnošljivi pritisak trpljenja vlastite vojne inferiornosti gonio atentatore na samožrtvovanje u neravnopravnoj borbi s moćnom imperijalnom silom. Iz ovog zaključka nikako ne proističe moralistička uteha da će istina kad-tad pobediti laž. Treba realno i istorično procenjivati šanse odbrane Principa. Ubistvo nadvojvode u Sarajevu jeste bio antiimperijalistički čin i nasilje protiv nasilja, ali je ovaj odbrambeni akt svet daleko ozbiljnije procenjivao dok je opstajala država zarad čijeg ostvarenja su pucnji odjeknuli. Zato onaj ko spori Jugoslaviju treba da ćuti o Principu.

Todor Kuljić (Profesor Filozofskog fakulteta u Beogradu)
Politika, 24.09.2013.




LINKS / LINKOVI


VIDEO: La rimozione a Sarajevo della lapide a Gavrilo da parte della Wehmacht
occupante, che ne fa omaggio al Fuehrer per il suo compleanno - aprile 1941 (dal secondo 00:40 al secondo 01:09)
Die Deutsche Wochenschau Nr. 556 April 30, 1941 …Einmarsch in eine bosnische Stadt, Entfernung der Gedenktafel des Attentates von Sarajevo…


VIDEO: "A UN SOLO DISPARO / НА ПУЦАЊ ОДАВДЕ"
dokumentarni film o sarajevskom atentatu na spanskom (srpski titlovi)

YouTube: 1 - 2 - 3



FILM: SARAJEVSKI ATENTAT (ceo film)
Autor: Fadil Hadzic - 87 min - Izdanje: Delta video
extrakt: "Zasto vi mladi toliko mrzite ovu vlast?"



КЊИГЕ:

О САРАЈЕВСКОМ АТЕНТАТУ
Semanario Serbio, 10/12/2013 | Filed under: CAFE ALEKSANDAR, HISTORIA | Александар Вуксановић

Поводом скорог доласка нове 2014. године када ће Србија и Срби као народ бити изложени новим покушајима прекрајања историје, овај Српски Недељник је одлучио да поклони својим читаоцима неколико интересантних књига о можда најзначајнијем тренутку наше новије историје, Сарајевском атентату.
Садржај:
“ИСТРАГА У САРАЈЕВСКОМ АТЕНТАТУ” (1938) – Лео Пфефер, истражни судија у процесу.
“КАКО САМ БРАНИО ПРИНЦИПА И ДРУГОВЕ У САРАЈЕВУ” – (1937) – др. Рудолф Цистлер, адвокат одбране у процесу
“САРАЈЕВСКИ АТЕНТАТ-СТЕНОГРАМ ГЛАВНЕ РАСПРАВЕ” (1954) – приредио проф. ВОЈИСЛАВ БОГИЋЕВИЋ, научни сарадник Архива БХ.
“ПРИНЦИП О СЕБИ” (1926) – др. Мартин Папенхајм, затворски психијатар у Терезину 1916.
“САРАЈЕВСКИ ЗАВЕРЕНИЦИ-ВИДОВДАН 1914″ (1953-54) – Доброслав Јевђевић, атентатор.
Хвала оним акоји су ми добавили неки од ових текстова које искључиво у циљу бољег упознавања историјске и националне стварности делим са свима вама. Сва права поседују аутори, издавачи, наследници……сви осим нас који ово размењујемо овако слободно. Поштујмо та права.

ПРЕУЗМИ КЊИГЕ ОВДЕ



NOVOSTI:

Београд, 17.и 18. септембра 2014. године: Међународна научна конференција „Велики рат и актуелне поруке за човечанство / Success of the International conference Lessons of World War I, held in Belgrade on 16-18 September 2014.

U povodu 100 godina od početka Prvog svjetskog rata Gavrilu Principu podižu spomenik u Istočnom Sarajevu
(BOSNIA PRESS / agencije, 24 Januar 2014)

PJESME:


Safet Isovic, PJESMA GAVRILU PRINCIPU
Jugoton SY 23075 - 9.4.1976g. / Ansambl Ace Stepica
=> San (Dragomir Kovačević)
=> A Dream (Dragomir Kovačević)

Una rosa
                                  per Gabriele




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