"Ero riuscito a malapena a dimenticare come morirono i miei compagni a
Gorski Kotar... Ora, dopo l’introduzione della kuna, mi ritorna in
mente come i miei compagni sono morti sgozzati o ammazzati dagli
ustascia".

ISTRA I POMIRBA

U zadnje je vrijeme cesto u opticaju termin pomirba. Sama po sebi ta
rijec zvuci dosta simpaticno i na prvi pogled ljudima sklonima povrsnom
prihvacanju pojmova moze biti i prihvatljiva, sve dok se ne otkriju
pravi ciljevi.
Nesporno je, da su "pomirbu" pokrenuli i u njoj su najglasniji upravo
oni koji su 45 godina uporno odbijali da se pomire i primire, a za to
su vrijeme planirali, pokusavali i izvodili teroristicke akcije protiv
svoga naroda. Oni su jedva docekali otvaaranje novog sukoba vidjevsi u
njemu sansu z arevans odnosno za pretvaranje poraza u pobjedu u
novonastalim uvjetima.
Pravi cilj je medjutim bio nacionalisticka homogenizacija hrvata
posebno onih nacionalno neopterecenih i eliminiaaranje ideoloske
komponente za prirodni sukob izmedju dobra i zla. Uz tvrdnju, da se
sinovi partizna i ustasa bore na istoj strani oni su treba sto
propagandom sto silom vlast, uspjeli mobilizirat, da se u zajednickim
rovovima sa ustasama bore i unistavaju one vrijednosti koje su stvarali
njihovi roditelji.
Da se sada osvrnem malo na situaciju i prilike kod nas u Istri. Tko s
kime bi se trebao pomiriti i tko kome bi trebao oprostiti. Naime i u
tom dijelu je situacija bitno razlicita od ostalih dijelova Hrvatske.
Ustvari u Istri srecom ustasa za vrijeme rata, pa sve do 1991 nije ni
bilo, odnosno nisu se javno deklarirali. Nije bilo ni domobrana osim
jedne jedinice koja je formirana na Porecstini 1944. I koja je dan
nakon formiranja unistena u borbi. Medjutim istrani su imali itekako
bolno iskustvo sa fasizmom, iskusali su njegovo djelovanje uz
stanovnistvo okupirane Dalmacije i Slovenskog primorja gotovo dva
desetljeca prije od ostalih Jugoslavenskih naroda. Imali su i vremena i
snage da na osnou vlastitog iskustva izgrade pozitivne stavove.
Sto se tice pomirbe i oprosta svima onima koji su na bilo koji nacin i
iz bilo kojih razloga bili ukljuceni u fasisticki pokret ili
institucije, a za koje se ustanovilo iznalo, da nisu pocinili zlocine
prema svom narodu, narod Istre je oprostio jos davno. Mnogi od njih su
se nakon kapitulacije Italije ukljucili u partizanske jedinice. Nakon
rata ti su ljudi postali punopravni clanovi drustva i institucija.
Ne bih postavljao osnovno filozofsko pitanje sto je moguce, a sto je
nemoguce pomirit. Dali je moguce pomirit takve suprotnosti kao
partizanski i ustaski pokret. Medjutim moze se slobodno postavit
pitanje tko je taj koji moze ili treba oprostiti i u cije ime.Nisam
siguran da smo za to kompetentni mi iz poslijeratne generacije pogotovo
dok su jos zivi ucesnici. Prezivjele partizane treba o tome pita.
Ovo sto sam iznio je vlastiti pogled bez pretenzije dda moze biti
prihvatljiv za svakoga, on moze biti i osporavan, medjutim usudio bih
se vjerovat da je on prihvatljiv za mnogo istrana, a u to uvjerenje
gradim osim na poznavanje okoline u kojoj zivim, takodjer i na
raspolozenju i atmosferi koja je vladala prilikom proslogodisnje
proslave jubileja 50 - godisnjice osnivanja 43. Istarske divizije u
Pulskoj areni.
U prilog tome naveo bih rijeci meni nepoznatog partizana koje sam cuo u
prolazu, a vezano je za pojavu kune. Koliko sam uspio zapamtit rekao je
otprilike slijedece : "Vec sam poceo zaboravljat kako su mi izginuli
borci u Gorskom kotaru, a nakon uvodjenja kune vratilo mi se sijecanje
za svakog pojedinog druga kako je zakoljen ili ubijen od ustasa".

Vlado Kapuralin, Pula krajem 2.000.

L'ISTRIA E LA PACIFICAZIONE

Ultimamente si sente spesso nominare il termine "pacificazione". La
parola in se stessa risuona abbastanza simpaticamente e, allo stesso
momento, per le persone che accettano superficialmente i concetti puo’
essere anche accettabile, fintantoche’ non se ne scoprono i veri
obiettivi.
E’ vero senz’altro che promuovono "la pacificazione", e attraverso di
essa si fanno oggi sentire con piu’ forza, proprio quelli che per 45
anni ostinatamente hanno rifiutato di pacificarsi e di calmarsi e in
tutto questo periodo hanno pianificato, hanno cercato ed effettuato
azioni terroristiche ai danni del proprio popolo. Essi non aspettavano
altro che l’inizio di un nuovo scontro, vedendo in esso l’occasione per
trasformare la sconfitta, sotto nuove condizioni, in vittoria.
Il vero scopo era l’omologazione in senso nazionalista dei croati,
particolarmente di quelli non ossessionati dal nazionalismo, e
l’eliminazione della componente ideologica dallo scontro naturale tra
bene e male. Con la tesi secondo cui i figli dei partigiani e quelli
degli ustascia avrebbero lottato dalla stessa parte, costoro, sia con
la propaganda che con la violenza del potere, sono riusciti a
diffondere l’idea che assieme agli ustascia, nelle stesse trincee,
abbiano lottato e distrutto i valori per i quali combatterono i loro
padri.
Voglio soffermarmi ora sulla situazione e le circostanze qui da noi in
Istria. Chi dovrebbe pacificarsi con chi, e chi dovrebbe perdonare chi?
Per dire, in questa regione la situazione era diversa che nelle altri
parti della Croazia. Infatti in Istria, fortunatamente, durante la
guerra 1941 - 1945, come nemmeno dopo il 1991, non c’erano ustascia,
cioe’ non dichiaravano pubblicamente di esserlo. Non c’erano nemmeno
i "domobrani" [altri corpi collaborazionisti dei tedeschi, ndt],
eccetto una unita’ formata a Parenzo nel 1944, e che il giorno dopo
esser stata formata nello scontro bellico fu distrutta. Pero’ gli
istriani hanno avuto una ben triste esperienza con il fascismo. Lo
hanno subito, insieme alla cittadinanza della Dalmazia occupata e del
Litorale sloveno, per almeno una ventina di anni prima degli altri
jugoslavi. Hanno avuto il tempo ed anche la forza per costruire con la
propria esperienza posizioni positive.
Per quanto riguarda la pacificazione ed il perdono verso tutti coloro i
quali, in qualunque maniera o per qualsiasi ragione fossero inseriti
nel movimento o nelle istituzioni fasciste, si e’ constatato e saputo
che non commisero crimini contro il proprio popolo, la gente istriana
ha perdonato da tempo. Dopo la Guerra di Liberazione, queste persone
sono diventate membri della societa’ e delle istituzioni con pari
diritti.
Non sto ponendo una domanda filosofica fondamentale su cosa si puo’ e
cosa non si puo’ pacificare. Ma se si possano pacificare contraddizioni
quali quelle tra il movimento partigiano e quello degli ustascia.
Pero’, senz’altro ci si puo’ chiedere chi e’ colui che potrebbe o
dovrebbe perdonare, e a che titolo. Non sono sicuro che siamo noi,
della generazione del dopoguerra, competenti in merito, in particolare
mentre sono ancora vivi i veterani della Guerra di Liberazione. E’ ai
partigiani sopravvissuti che si dovrebbe chiedere cio’.
Questa che ho esposto e’ la mia visione, senza la pretesa che sia
accettabile da tutti. Essa puo’ essere anche contestata, pero’ voglio
credere che essa e’ accettata dalla maggior parte degli istriani, e
questo lo dico non solo conoscendo l’ambiente nel quale vivo, ma anche
in base all’atmosfera che regnava nell’Arena di Pola l’anno scorso,
durante la celebrazione del 50-mo anniversario della formazione della
43-ma divisione istriana [dell’Esercito Popolare di Liberazione, ndt].
A testimonianza di cio’ annoterei anche le parole che ho sentito in
quella occasione da un partigiano a me sconosciuto, che riguardavano la
circolazione della "kuna" [la famigerata moneta dello stato fascista di
Pavelic, reintrodotta nel 1993; ndt]. Per quanto riesco a ricordare, mi
disse: "Ero riuscito a malapena a dimenticare come morirono i miei
compagni a Gorski Kotar [regione vicino alla citta’ di Fiume, ndt].
Ora, dopo l’introduzione della kuna, mi ritorna in mente come i miei
compagni sono morti sgozzati o ammazzati dagli ustascia".

Vlado Kapuralin, Pola, fine 2000