I seguenti articoli sono usciti su "Il Manifesto" del 27 e 28 Maggio 2000:


La mossa di guerra dell'Aja

Louise Arbour, incriminando il 20 aprile 1999 al Tribunale
dell'Aja la leadership di Belgrado, impedì una soluzione
negoziale e legittimò i bombardamenti aerei Nato e i target civili

CHRISTOPHER BLACK, EDWARD S. HERMAN * *

Tra i molti paradossi della guerra della Nato contro la
Jugoslavia c'è il ruolo del Tribunale criminale
internazionale e della sua ex procuratrice generale, Louise
Arbour, eletta dal primo ministro canadese Jean Chretien
all'Alta Corte del Canada nel 1999. Quel premio si
giustifica interamente per i servizi politici resi alle
potenze della Nato, ma è una monumentale presa in giro se
si considera la questione della corretta amministrazione
della giustizia. In realtà, poiché Arbour e il suo
Tribunale hanno giocato un ruolo chiave nel favorire
crimini di guerra, ci sono eccellenti motivi per sostenere
che in un mondo giusto Arbour si troverebbe sul banco degli
imputati piuttosto che nella veste di giudice.
Il momento della verità per Arbour e il Tribunale è venuto
nel mezzo della campagna di bombardamenti della Nato contro
la Jugoslavia durata 78 giorni, quando Arbour è apparsa una
prima volta in una conferenza stampa del 20 aprile 1999
insieme al ministro degli esteri britannico Robin Cook per
ricevere da lui la documentazione sui crimini di guerra
serbi. Successivamente, il 27 maggio, Arbour ha annunciato
l'incriminazione del presidente serbo Slobodan Milosevic e
di quattro suoi collaboratori per crimini di guerra.
L'inappropriatezza di questo comportamento da parte di un
organo presumibilmente giudicante nel mezzo della guerra in
Kosovo, e mentre la Germania, la Russia ed altre potenze
stavano cercando di trovare una soluzione diplomatica al
conflitto, è sconcertante.

La mossa dell'Aja

Quando è apparsa il 20 aprile 1999 con Cook, Arbour ha
affermato che "sarebbe inconcepibile... che noi di fatto
accettassimo di essere guidati dalla volontà politica di
coloro che possono voler promuovere un'agenda (lista di
incriminati?)". Ma la sua apparizione con Cook e le
incriminazioni che sono seguite corrispondevano
perfettamente ai bisogni dell'"agenda" della leadership
della Nato. Le critiche ai bombardamenti Nato, sempre più
intensi e orientati a colpire le infrastrutture civili,
erano andate aumentando, e nei media britannici Blair e
Cook accusavano i loro critici di insufficiente entusiasmo
per la guerra. L'intervento di Arbour e del Tribunale, che
dichiarava la leadership serba colpevole di crimini di
guerra, era una mossa nel campo delle pubbliche relazioni
che giustificava la politica della Nato e contribuiva a
permettere la continuazione e l'escalation dei
bombardamenti. Questo è stato osservato ripetutamente dai
leader e dai propagandisti della Nato: Madeleine Albright
ha rilevato che le incriminazioni "chiariscono al mondo e
al pubblico dei nostri paesi che questa [politica della
Nato] è giustificata dai crimini commessi, e penso anche
che essa ci permetterà di continuare a portare avanti tutti
questi processi [cioè i bombardamenti]" (Cnn, 27 maggio).
Il portavoce del Dipartimento di Stato James Rubin ha
affermato che "questo passo senza precedenti... giustifica
nel modo più chiaro possibile quanto abbiamo fatto negli
ultimi mesi" (Cnn Morning News, 27 maggio).

I reati più gravi

Anche se il Tribunale era insediato sin dal maggio 1993, e
le atrocità più gravi nelle guerre jugoslave sono avvenute
durante il disintegrarsi della vecchia Federazione, dal
giugno 1991 e durante i colloqui di pace di Dayton alla
fine del 1995, nessuna incriminazione era stata emessa
contro Milosevic, per nessuna di quelle atrocità.
L'incriminazione del 27 maggio si riferisce esclusivamente
a 241 morti di cui si è avuto notizia nei primi mesi del
1999. Tale incriminazione appare preparata frettolosamente
in risposta a qualche bisogno urgente. Il 20 aprile Arbour
aveva persino detto di avere "fatto visita alla Nato" per
"dialogare con potenziali fornitori di informazioni al fine
di dare vita a un sostegno senza precedenti, di cui il
Tribunale ha bisogno se vuole attuare il suo mandato in una
cornice temporale tale da renderlo rilevante per la
risoluzione del conflitto... di dimensioni adeguate a ciò
che in Kosovo sta attualmente avvenendo". Ma la sua azione
ha impedito una soluzione negoziata, anche se ha
contribuito ad accelerare una soluzione attraverso
l'intensificarsi dei bombardamenti.
La stessa Arbour ha osservato: "Sono preoccupata
dell'impatto che questa incriminazione può avere sul
processo di pace", e ha detto che sebbene le persone
incriminate abbiano "diritto alla presunzione di innocenza
fino alla condanna, le prove su cui si basa questa
incriminazione sollevano seri dubbi sulla loro adeguatezza
ad essere garanti di qualunque intesa, per non parlare di
un accordo di pace". (Cnn Live Event, Special, 27 maggio).
In questo modo Arbour non solo ha ammesso di essere
consapevole del significato politico della sua
incriminazione, ma ha anche suggerito che la sua possibile
interferenza con eventuali sforzi diplomatici era
giustificata perché le persone incriminate, sebbene non
ancora dichiarate colpevoli, non sarebbero state adeguate a
negoziare. Questo giudizio politico largamente
extragiudiziario, insieme al momento scelto per le
incriminazioni, indica il ruolo altamente politico di
Arbour e del Tribunale.

Il controllo del Tribunale

Il servizio reso da Arbour alla Nato con l'incriminazione
di Milosevic è stato l'esito logico della finalità e del
controllo de facto del Tribunale. Esso è stato istituito
dal Consiglio di sicurezza all'inizio degli anni '90 per
servire agli scopi della politica nei Balcani dei suoi
membri dominanti, specialmente gli Usa. (Cina e Russia li
hanno seguiti come partner silenziosi e impotenti, a quanto
pare in cambio di concessioni economiche). E il suo
finanziamento e la sua relazione funzionale di
interdipendenza con le principali potenze Nato ne hanno
fatto uno strumento della Nato.
Sebbene, secondo l'art. 32 del suo Statuto, le spese del
Tribunale devono essere previste nel budget generale
dell'Onu, questa clausola viene regolarmente violata. Negli
anni 1994-1995 il governo Usa ha elargito al Tribunale
700.000 dollari in contanti e 2,3 milioni di dollari in
attrezzature (mentre evitava di fare fronte al suo debito
con le Nazioni Unite, cosa che avrebbe permesso loro di
finanziare il Tribunale). Il 12 maggio 1999 la giudice
Gabrielle Kirk McDonald, presidente del Tribunale, ha
dichiarato che "il governo degli Stati Uniti ha accettato
molto generosamente di dare 500.000 dollari [per un
progetto "Outreach"] e di aiutare a incoraggiare altri
stati a contribuire". Molte altre agenzie governative e non
governative con sede negli Usa hanno fornito risorse al
Tribunale.

Indipendenza violata

L'articolo 16 dello Statuto del Tribunale stabilisce che il
procuratore agisca in modo indipendente e non cerchi o
riceva istruzioni da alcun governo. Anche questa sezione è
stata sistematicamente violata. Le fonti Nato hanno
regolarmente avanzato proteste suggerendo la loro autorità
sul Tribunale: "Decideremo se le azioni della Jugoslavia
contro le persone di etnia albanese costituiscono un
genocidio" dichiara un foglio informativo dell'Usia (United
States Information Agency), e nella conferenza stampa
tenuta insieme a Arbour il 20 aprile Cook ha dichiarato:
"Concentreremo la nostra attenzione sui crimini di guerra
che vengono commessi in Kosovo e siamo determinati a
consegnare i responsabili alla giustizia", come se lui e
Arbour fossero un team che decide insieme, e in
collaborazione, chi debba essere accusato dei crimini di
guerra, ed ovviamente escludendo sé stesso dai potenziali
accusati. Precedentemente, il 31 marzo, due giorni dopo che
Cook le aveva promesso informazioni utili a sostenere
accuse in merito ai crimini, Arbour aveva annunciato
l'incriminazione di Arkan.
I funzionari del Tribunale si sono persino vantati del
"forte sostegno dei governi interessati e di singoli
individui come la segretaria di stato Albright", citata poi
come "madre del Tribunale" (da Gabrielle Kirk McDonald). In
una conferenza stampa del settembre 1999 la procuratrice
generale succeduta ad Arbour, Carla Del Ponte, ha
ringraziato l'americana Fbi per aver aiutato il Tribunale,
ed ha espresso ringraziamenti per "l'importante sostegno
che il governo degli Stati Uniti ha fornito al Tribunale".
La stessa Arbour ha informato personalmente Clinton
dell'imminente incriminazione di Milosevic due giorni prima
del resto del mondo, e nel 1996 la procuratrice si era
incontrata con il segretario generale della Nato e il suo
comandante supremo per "stabilire contatti e cominciare a
discutere le modalità di collaborazione e assistenza". Tra
procuratore e Nato, a cui è stata affidata la funzione di
gendarme del Tribunale, si sono svolti molti altri
incontri. Anche nella raccolta dei dati, il procuratore è
stato fortemente dipendente dalla Nato e dai governi Nato,
il che ancora una volta rimanda alla relazione simbiotica
fra il Tribunale e la Nato.
Le potenze della Nato hanno concentrato la loro attenzione
quasi esclusivamente sul comportamento scorretto dei serbi
nel corso della loro partecipazione alla frammentazione
della Jugoslavia, e il Tribunale ha seguito la scia della
Nato. La gran parte delle incriminazioni del Tribunale si
riferivano a serbi, e quelle, pochissime, dirette contro
croati e musulmani sono spesso sembrate essere state fatte
al momento giusto per controbattere ad accuse di
pregiudizio anti-serbo (ad esempio, la prima incriminazione
non serba [Ivica Rajic], annunciata durante i colloqui di
pace a Ginevra e il bombardamento della Nato nel settembre
1995).

L'agenda atlantica

La stessa Arbour ha affermato (20 aprile) che "il vero
pericolo è quello di cadervi [nel seguire l'agenda politica
di qualcuno] inavvertitamente, essendo nelle mani di
fornitori di informazioni che potrebbero avere una loro
agenda che noi dovessimo non essere in grado di
riconoscere". Ma anche un imbecille si sarebbe potuto
accorgere che la Nato aveva un'agenda e che semplicemente
accettare la marea di documenti offerti da Cook e Albright
comportava seguire attentamente quella agenda. Arbour ha
persino riconosciuto la sua volontaria e quasi esclusiva
"dipendenza... dalla buona volontà degli stati" per fornire
informazioni che "guideranno la nostra analisi del contesto
criminale". E il suo riferimento del 20 aprile alla
"moralità dell'impresa [della Nato]" e le sue osservazioni
sulla possibile mancanza di carattere da parte di
Milosevic, che lo renderebbe inidoneo alle negoziazioni,
così come la sua prontezza ad aiutare la Nato con
un'incriminazione, rimandano a un servigio politico inteso
in modo piuttosto chiaro.

E la pulizia contro i serbi?

In una drammatica esemplificazione del pregiudizio di
Arbour e del Tribunale, un rapporto del Tribunale stesso
intitolato "The Indictment Operation Storm: A Prima Facie
Case" descrive i crimini di guerra commessi dalle forze
armate croate con l'espulsione di più di 200.000 serbi
dalla Krajina nell'agosto 1995, durante la quale "almeno
150 serbi hanno subìto esecuzioni sommarie, e molte
centinaia di loro sono scomparsi". Questo rapporto, fatto
trapelare al New York Times (con la costernazione dei
funzionari del Tribunale), ha affermato che gli omicidi ed
altri atti disumani commessi da croati erano "diffusi e
sistematici", e che era disponibile "materiale sufficiente"
per chiamare a risponderne in base al diritto
internazionale tre generali croati di cui veniva fatto il
nome. (Raymond Bonner, "War Crimes Panel Finds Croat Troops
'Cleansed' the Serbs", New York Times, 21 marzo 1999). Ma
l'articolo del Times riferisce anche che gli Stati uniti,
che sostenevano la pulizia etnica condotta dai croati sui
serbi in Krajina, non solo hanno difeso i croati presso il
Tribunale, ma si sono rifiutati di fornire le foto
satellitari delle aree della Krajina attaccate dai croati
che erano state loro richieste, e inoltre non hanno fornito
altre informazioni richieste. Con quali risultati?
1-Continua
(trad. Marina Impallomeni)

* * Christopher Black è un avvocato difensore di Toronto e
scrittore. E' uno degli avvocati che hanno presentato la
richiesta al Tribunale sui crimini di guerra di incriminare
i leader della Nato per crimini di guerra. Edward Herman è
un economista e famoso studioso dei media; il suo libro più
recente è "The Myth of the Liberal Media: An Edward Herman
Reader" (ed. Peter Lang, 1999).

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Il tribunale ha in mano carte truccate

Il tribunale dell'Aja viola virtualmente ogni standard di
giusto processo e rifiuta il principio dell'"innocenza
fino alla condanna"

CHRISTOPHER BLACK - EDWARD S. HERMAN * *

Igenerali croati nominati nel rapporto su "Operation
Storm" non sono mai stati incriminati dal Tribunale
dell'Aja nel momento in cui le rivelazioni avvenivano, e
sebbene il numero dei serbi uccisi e scomparsi in soli
quattro giorni in quella pulizia etnica sia stato almeno
pari alle 241 vittime dei serbi menzionate
nell'incriminazione di Milosevic, nessuna incriminazione
parallela del leader croato Tudjman è stata mai emessa dal
Tribunale. Ma non si è trattato di una mancata raccolta
delle prove: gli Stati Uniti si opponevano
all'incriminazione dei loro alleati, e così il Tribunale
non ne ha prodotta alcuna.
Arbour ha dichiarato che il Tribunale è "soggetto a una
regolamentazione estremamente severa delle prove, in
relazione all'ammissibilità e alla credibilità del
prodotto che presenteremo alla corte" per cui sarebbe
stata cauta rispetto a "accuse non confermate, non
verificabili, non provate" (20 aprile).

Una legge "creativa"

Ciò non corrisponde affatto a quella che John Laughland su
The Times (Londra) ha descritto come una "corte disonesta
con regole truccate" (17 giugno 1999). Il Tribunale vìola
virtualmente ogni standard di giusto processo: esso non
mantiene separata l'accusa dal giudizio; non accorda il
diritto alla cauzione o a un processo celere; non ha una
definizione chiara dell'onere della prova richiesto per
condannare; non ha un organismo indipendente presso cui
ricorrere in appello; vìola il principio secondo cui un
imputato non può essere processato due volte per lo stesso
reato (l'art. 25 dà diritto al procuratore di presentare
appello contro l'assoluzione); le persone sospette possono
essere trattenute 90 giorni senza processo; secondo la
norma 92 le confessioni sono considerate libere e
volontarie a meno che il prigioniero non dimostri il
contrario; i testimoni possono testimoniare anonimamente
e, come ha osservato John Laughland, "le norme contro il
sentito dire, profondamente radicate nella Common Law, non
vengono osservate e l'ufficio del procuratore ha persino
suggerito di non chiamare i testimoni per produrre le
prove, ma soltanto gli 'investigatori dei crimini di
guerra' del Tribunale stesso".
Come osservato, Arbour presuppone la colpevolezza prima
del processo; il concetto di "innocenza fino alla
condanna" viene respinto, e Arbour può dichiarare che le
persone collegate ad Arkan "saranno macchiate dalla loro
associazione con un criminale di guerra incriminato" (31
marzo). Ma conosce la Arbour i legami politici tra Arkan -
prima che venisse assassinato a Belgrado - e il
filo-occidentale presidente del Montenegro Milo
Djukanovic?
Chiaramente Arbour non crede nelle regole fondamentali
della giurisprudenza occidentale, e Laughland cita le sue
parole: "La legge, per me, dovrebbe essere creativa e
usata per far funzionare le cose". E nel giro di un mese
dalla sua elezione alla Suprema Corte canadese, Arbour
faceva parte di una maggioranza della corte che ha
introdotto nella legge canadese la pratica pericolosamente
ingiusta del tribunale di permettere un uso più liberale
delle prove per sentito dire nei processi. La conseguente
corruzione del sistema della giustizia canadese, sia per
la sua nomina che per i suoi effetti, rispecchia il
sistema politico canadese, i cui leader hanno appoggiato
la guerra della Nato senza discutere.

L'impunità della Nato

Nel bombardare la Jugoslavia dal 24 marzo al giugno 1999,
la Nato si è resa colpevole del grave crimine della
violazione della disposizione dello Statuto delle Nazioni
Unite che prevede che questa non faccia uso della forza
senza l'approvazione del Consiglio di sicurezza dell'Onu.
La Nato si è anche resa colpevole di un'aggressione
criminale attaccando uno stato sovrano che non stava
travalicando i propri confini. A sua difesa, la Nato ha
sostenuto che preoccupazioni "umanitarie" richiedevano
tali azioni e così ha giustificato violazioni di legge
evidentemente gravi. A prescindere dal fatto che questa
risposta sancisce violazioni di legge sulla base di
giudizi a proprio favore che contraddicono la preminenza
del diritto, essa è anche chiamata in questione da fatti
contrari sulla base delle sue stesse motivazioni.
In primo luogo, i bombardamenti Nato hanno "trasformato un
problema umanitario interno in un disastro", secondo le
parole del canadese Rollie Keith, di ritorno dalla
missione Osce per la tutela dei diritti umani in Kosovo.
In secondo luogo, è ormai provato, con l'impostura di
Rambouillet, che la Nato si è rifiutata di negoziare un
accordo in Kosovo ed ha insistito con la soluzione
violenta; e che, come ha detto un funzionario del
Dipartimento di Stato, la Nato ha deliberatamente "fatto
muro" e impedito una soluzione di compromesso perché la
Serbia "aveva bisogno di essere bombardata". Questi fatti
suggeriscono che la supposta base umanitaria delle
violazioni di legge ha fatto da copertura a obiettivi
meramente politici e geopolitici.
La Nato si è anche resa colpevole di crimini di guerra più
tradizionali, inclusi alcuni che il Tribunale aveva
ritenuto incriminabili quando commessi dai serbi. Così l'8
marzo 1996, il leader serbo Milan Martic è stato
incriminato per aver lanciato un attacco con cluster bombs
su obiettivi militari a Zagabria nel maggio 1995, con la
motivazione che il missile "non era finalizzato a colpire
obiettivi militari ma a terrorizzare i civili di
Zagabria". Il rapporto del Tribunale sulla croata
"Operation Storm" in Krajina ha fornito anche prove
concrete che in un assalto croato di 48 ore alla città di
Knin sostanzialmente "sono state lanciate granate contro
obiettivi civili". Meno di 250 granate su 3.000 hanno
colpito obiettivi militari. Ma nessuna incriminazione ha
fatto seguito a questa risultanza , né ad altri raid.
Lo stesso caso si è verificato in molti bombardamenti
della Nato, in cui sono stati colpiti obiettivi civili,
come nel bombardamento di Nis il 7 maggio 1999 in cui un
mercato e un ospedale distanti da qualunque obiettivo
militare sono stati colpiti separatamente - ma la Nato non
ha subìto alcuna incriminazione.
Ma la Nato è stata anche colpevole del bombardamento di
obiettivi non militari come politica sistematica. Il 26
marzo 1999, il generale Wesley Clark ha dichiarato:
"Lavoreremo molto sistematicamente e progressivamente
sulle sue forze militari... [per vedere] quanto dolore
vuole soffrire".
Ma questa focalizzazione sulle "forze militari" non ha
avuto effetto, così la Nato si è rapidamente dedicata a
"demolire... l'apparato economico che sostiene" le forze
militari serbe (parole di Clinton), e gli obiettivi della
Nato si sono gradualmente estesi a fabbriche di tutti i
tipi, centrali elettriche, infrastrutture idriche e
fognarie, tutti i trasporti, edifici pubblici, e molte
scuole e ospedali. Di fatto, la strategia della Nato era
di mettere in ginocchio la Serbia con una escalation
graduale di attacchi alla società civile.
Questa politica ha palesemente violato il diritto
internazionale, di cui un elemento fondamentale è che gli
obiettivi civili siano "off limits". Il diritto
internazionale proibisce la "distruzione arbitraria di
città o villaggi o la devastazione non giustificate da
necessità militari" (Sesto principio di Norimberga,
formulato nel 1950 da una commissione sul diritto
internazionale sotto l'egida delle Nazioni Unite). La
"necessità militare" non consente, evidentemente, la
distruzione di una società civile al fine di rendere più
difficile, per un paese, appoggiare le sue forze armate,
non più di quanto non consenta l'uccisione diretta dei
civili perché essi pagano le tasse con cui si sostiene la
macchina bellica, o perché un giorno potrebbero diventare
soldati. Tenere in ostaggio un'intera popolazione è una
flagrante violazione del diritto internazionale, e le
azioni che mirano a questo obiettivo sono crimini di
guerra.
Il 29 settembre 1999, in risposta alla domanda se il
Tribunale avrebbe investigato sui crimini commessi in
Kosovo dopo il 10 giugno, o su quelli commessi dalla Nato
in Jugoslavia, la procuratrice Carla Del Ponte ha
dichiarato che "l'ufficio del procuratore deve dedicarsi
principalmente a indagare sui cinque leader della
Repubblica Federale di Jugoslavia e della Serbia che sono
già stati incriminati e a procedere contro di essi". Per
quale motivo esso "debba" dedicarsi principalmente a
questo, specialmente alla luce di tutte le prove già
raccolte nella preparazione delle incriminazioni, non è
stato spiegato.
Alla fine di dicembre, è stato infine riferito che Del
Ponte stava riesaminando la condotta della Nato, su
pressione della Russia e di molte altre "parti
interessate" ("U.N. Court Examines Nato's Yugoslavia War",
New York Times, 29 dicembre 1999). Ma l'articolo stesso
indica che l'attenzione è concentrata sulla condotta dei
piloti Nato e dei loro comandanti, non sui decision-makers
della Nato che hanno operato la scelta decisiva di colpire
le infrastrutture civili. L'articolo suggerisce la natura
- di pubbliche relazioni - dell'indagine, che "avrebbe
l'effetto di cancellare la convinzione... che il tribunale
sia uno strumento usato dai leader occidentali per
sfuggire alle proprie responsabilità". Il rapporto indica
anche la delicata questione che il tribunale "dipende
dall'alleanza militare per arrestare e consegnare i
sospetti". Esso cita anche Del Ponte, secondo cui "non è
la mia priorità, perché ho indagini riguardanti un
genocidio, e corpi in fosse comuni". Possiamo essere
sicuri che da questa indagine non scaturirà nessuna
incriminazione.

Un tribunale parziale

Un tribunale imparziale si sarebbe sforzato di bilanciare
la marea di documenti della Nato con ricerche sul posto e
accogliendo la documentazione rivale. Ma sebbene abbia
ricevuto denunce sui crimini della Nato dalla Jugoslavia e
da una quantità di team di giuristi occidentali, il
Tribunale non si è dedicato ad esse fino a questa tardiva
e sicuramente nominale inchiesta che "non è la mia
priorità", poiché il Tribunale "deve" perseguire i cattivi
serbi, per ragioni che sono fin troppo chiare. Anche di
fronte all'attuale disastro della missione Nato-Onu in
Kosovo.
I leader della Nato, frustrati nell'attaccare la macchina
militare serba, si sono applicati piuttosto scopertamente
a distruggere la società civile della Serbia, un mezzo per
ottenere la rapida vittoria auspicata prima dei
festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario della
Nato. Sebbene questo abbia comportato che gli abitanti
della Serbia fossero trasformati in ostaggi e attaccati
insieme ai loro mezzi di sussistenza - in palese
violazione del diritto di guerra - Arbour e il suo
Tribunale non solo non hanno protestato con i leader della
Nato e non li ha perseguiti per crimini di guerra ma,
incriminando Milosevic il 27 maggio, hanno fornito alla
Nato una copertura morale permettendo crescenti attacchi
alla popolazione in ostaggio.
Arbour e il Tribunale ci presentano così lo sbalorditivo
spettacolo di una istituzione presumibilmente organizzata
per limitare, prevenire e perseguire i crimini di guerra,
che di fatto li facilita consapevolmente. Inoltre,
petizioni sottoposte al Tribunale durante la permanenza di
Arbour avevano richiesto che il Tribunale perseguisse i
leader della Nato, compreso il primo ministro canadese
Jean Chretien, per crimini di guerra. Se fosse stata
procuratrice in Canada, Gran Bretagna o Stati Uniti,
Arbour sarebbe stata soggetta alla radiazione dall'albo
professionale per aver preso in considerazione e poi
accettato un lavoro da una persona che le era stato
chiesto di perseguire. Ma Arbour è stata eletta alla
Suprema Corte del Canada da Chretien senza che questo
conflitto di interessi e questa immoralità venissero quasi
menzionati.
In questo Nuovo Ordine Mondiale post-orwelliano ci viene
detto che viviamo in un contesto di diritto, ma come ha
detto una volta Sant'Agostino, "ci sono leggi giuste e ci
sono leggi ingiuste, ed una legge ingiusta non è affatto
una legge".

2- Fine
La prima puntata è stata pubblicata il 27 maggio
(trad. Marina Impallomeni)

* * Christopher Black è un avvocato difensore di Toronto e
scrittore. E' uno degli avvocati che hanno presentato la
richiesta al Tribunale sui crimini di guerra di
incriminare i leader della Nato per crimini di guerra.
Edward Herman è un economista e studioso dei media; il suo
libro più recente è "The Myth of the Liberal Media: An
Edward Herman Reader" (Peter Lang, 1999).


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