Da "Il Manifesto" del 15 Luglio 2000:

Da Roma una spia per il Kosovo

"Numero 2" del Sisde amministratore civile del settore Usa.
Ambiguità della decisione di Dini
TOMMASO DI FRANCESCO

Le nostre fonti sono dirette, dell'Onu e della Nato, e
mantengono l'anonimato. Ma hai voglia a tacere le fonti.
Quello che stiamo per rivelare è ormai di accesso più che
pubblico. Si può infatti leggere sul website dell'Onu di
Pristina - che illustra le biografie dei dieci funzionari
più importanti dell'Amministrazione Onu (da Kouchner ai
cinque governatori civili delle altrettante zone militari
in cui è ora diviso il Kosovo: Pristina, Mitrovica,
Gnijlane, Pec, Prizren). E lì sta scritto che l'attuale
amministratore civile della regione di Gnijlane,
controllata militarmente dagli americani (gli Stati uniti
hanno costruito qui, presso Urosevac, la gigantesca base
militare di Bondsteel in aperto disprezzo degli accordi di
pace di Kumanovo) è il signor Dionisio Spoliti che "negli
ultimi 5 anni è stato in servizio al Sisde" dov'è stato
"uno dei Numeri 2". Ci sfugge quanti capi-sezione e vice ci
siano al Servizio, ma siccome nel sito non è spiegato se il
signor Spoliti abbia o meno finito di essere al servizio
del Servizio, dobbiamo immaginare che lui ancora eserciti
il suo mestiere al Sisde.
E qui emergono alcune considerazioni sul ruolo dell'Italia
e sull'ancora tragica e delicata crisi in Kosovo. Giacché
l'Italia va raccontando da tempo di essere impegnata per
una ripresa della vita civile nella martoriata regione. E
invece da tempo la sua inconcludenza è manifesta. Basta
fare la storia di questa "presenza", ahimé ben corroborata
poi dal triste primato di aver fornito le basi per l'avvio
della campagna di bombardamenti "umanitari".

Ottobre '98: il vice-questore di Prato

Tutto comincia nell'ottobre del 1998, con l'accordo
Holbrooke-Milosevic, e l'avvio di una missione dell'Osce,
la Kosovo Verification Mission (Kvm) a capo della quale
c'era - alla faccia della missione dell'organismo europeo
dell'Osce - l'americano William Walker (anche lui ex spia
in Sudamerica per l'Amministrazione americana). Walker
aveva 5 vice, ognuno dei rispettivi paesi del Gruppo di
contatto. Inglesi e francesi mandarono personaggi di peso:
i primi un generale di divisione con grande esperienza
balcanica, i secondi l'incaricato d'affari a Belgrado.
L'Italia per due mesi non mandò nessuno, poi, ai primi di
dicembre arrivò nientemeno che il vice-questore di Prato,
tal dottor Perugini (impegnato nel caso Pacciani e forse
per questo considerato esperto di "barbarie"). Sta di fatto
che la sua presenza durò 24 ore: non si è mai saputo se fu
lui ad andarsene o fu cacciato dal furbissimo Walker.
Quindi è arrivato Giovanni Koessler, sostituto procuratore
a Bolzano, che partì in missione, ma dimenticando
l'autorizzazione del Csm e fu costretto a tornare in
Italia. Siamo all'inizio del 1999, Koessler aspettò tutto
febbraio (comincia il vertice-imbroglio di Rambouillet e si
prepara la guerra a tutti i costi) e alla fine arrivò. Ma
il 23-24 marzo, dopo l'ambigua strage di Racak, William
Walker ritirò unilateralmente la missione Osce, e così si
ritirò dopo meno di un mese di presenza anche Koessler.
Finisce la guerra il 10-12 giugno 1999 e comincia, insieme
all'ingresso militare del Kosovo da parte della Nato
secondo gli accordi di Kumanovo con Belgrado, anche la
missione Unmik dell'Onu. Finalmente l'Italia conquista il
diritto ad avere un suo amministratore civile, quello della
turbolenta ed esplosiva Mitrovica, dov'è rimasta l'enclave
più rappresentativa di serbi in Kosovo. Enclave perché da
quel momento in poi - secondo l'Unhcr-Onu - 240.000 serbi,
rom, albanesi "collaborazionisti", turchi ed ebrei vengono
cacciati nel terrore.

Ecco il prefetto d'Arezzo

Ad amministrare Mitrovica viene inviato Mario Morcone,
prefetto di Arezzo, tenendolo, singolarmente, ancora in
carica nelle sue funzioni prefettizie in Toscana. Ma
Morcone ai primi di marzo del 2000 getta la spugna,
anticipando addirittura la caduta del governo D'Alema.
A questo punto altro vuoto di due mesi e, alla fine, arriva
l'uomo del Sisde. Quanto durerà? Perché risulta che non sa
nulla di Balcani, non conosce alcuna lingua straniera
(figurarsi il serbo, che basta pronunciarlo per essere
uccisi a Pristina, o l'albanese); tanto che ha alle costole
un traduttore, altro agente italo-americano del Sisde (o
della Cia?). Va da sé che al quartier generale dell'Onu a
Pristina questo dichiarato "impegno italiano" sia diventato
una specie di barzelletta, come le tradizionali trimestrali
visite del sottosegretario Ranieri con cui la Farnesina
pensa di coprire politicamente questa crisi che resta
esplosiva.
Certo, dietro ci sono motivi strutturali, come il fatto che
i funzionari del Ministero degli esteri mal sopportano di
bruciarsi la carriera in crisi assai pericolose - stessa
difficoltà e motivi stanno dietro la possibilità degli
organismi di polizia internazionale; e poi c'è la
sostanziale diffidenza dei governi occidentali verso i
funzionari delle Nazioni unite. Ma le questioni politiche
che emergono dentro l'ambiguità delle scelte del governo
italiano, sono ancora più gravi. Perché il Kosovo resta una
tragedia non conclusa, dove, dice l'Onu, gli oppressi sono
diventati oppressori con una contropulizia etnica alla
quale - questo è il fatto grave - hanno presenziato le
truppe della Nato senza muover un dito. E nessuno sa ancora
quale dovrà essere lo statuto definitivo di questa regione:
se, come dicono gli accordi di Kumanovo, ancora provincia
serba, o indipendente o Grande Albania, come dicono in
conflitto fra loro le leadership nazionaliste albanesi a
Pristina.
Ebbene, di fronte a questa difficoltà, qual è la scelta
dell'Italia? Quella di alimentare la guerra delle spie. Non
servono spie, ma l'avvio di un processo civile. Soprattutto
ora che l'Amministratore Kouchner vuole, a tutti i costi,
fare elezioni municipali. A quelle liste elettorali i pochi
serbi rimasti per protesta non si iscrivono: che senso
democratico avrebbero, dicono, elezioni senza il rientro di
240.000 profughi non-albanesi dimenticati da tutti, o con
il solo voto di pochi disperati rimasti in una realtà
pesantemente monetnica? Ma Kouchner vuole "un risultato",
l'ha detto con coda di paglia relazionando al Consiglio di
sicurezza: "Anche se a qualcuno può sembrare vergognoso".
Ora è il tempo dell'iniziativa politica. E invece
immaginiamo quale sintonia può stabilirsi tra un uomo del
Sisde e le Ong, e tutto il volontariato di pace che già
tanto ha patito in Kosovo dalla priorità del "militare".
Intanto l'amministratore Spoliti tace. Lui amministra il
settore americano e lì accadono cose tragiche. Che
dall'area di Malisevo, appena al di là della Valle di
Presevo in Serbia (con forte presenza albanese) siano
partiti decine di attacchi armati delle formazioni
dell'Ucpmb, legate all'Uck. L'uomo del Sisde tace. E'
addirittura accaduto mercoledì che sulla strada tra Kolokot
e Vitina, nel settore americano, ci sia stato un attentato
contro tre preti ortodossi serbi, decisivi per trattative
di pace. L'uomo del Sisde non dice una parola. E' il suo
mandato?

[Caro Tommaso di Francesco, ma cosa c'e' di strano nel fatto
che il governo italiano mandi delle spie in zone "calde"?
Piuttosto, ci sarebbe da sorprendersi se non le mandasse!
Il problema piuttosto e', da una parte, che le nostre spie fanno
ridere, come questa che non sa nemmeno le lingue straniere,
e sono solo portaborse degli americani; dall'altra, che le
truppe di occupazione italiane se ne devono solo andare dai Balcani.
CRJ]


FROM FOREIGN MEDIA
IL MANIFESTO: ROME'S SPY IN KOSOVO AND METOHIJA

ROME, July 18 (Tanjug) The government of Italian Prime
Minister
Giuliano Amato found itself sucked into a scandal linked to Rome's
official
policy on Kosovo and Metohija after the daily "Il Manifesto" revealed
that
one of the top officials of the U.N. civilian mission for Serbia's
southern
province the administrator of the Gnjilane district, Dionisio Spoliti
from
Italy, is at the same time a senior official of the Italian intelligence
service SISDE.
"Il Manifesto" said that the biography of the administrator of
the
Gnjilane region in eastern Kosovo and Metohija which is militarily
controlled by the U.S. troops, includes the fact that he has been one of
the few top officials of SISDE for the past five years.
This puts the Italian government into a compromising position
as
it supports claims that Italy is one of the centres of special espionage
activities aimed against Kosovo and Metohija and the Federal Republic of
Yugoslavia.
The paper recalled that the "special activities" of certain
Western governments and the United States in Kosovo and Metohija,
started
in 1998 with the arrival of the socalled monitoring mission of the
Organization for Security and Cooperation in Europe (OSCE), headed by
William Walker of the United States who was a former spy in South
America.
"Il Manifesto" said that Spolito knows nothing about the
Balkans,
does not speak any foreign languages "and is constantly accompanied by a
translator another ItalianAmerican agent of SISDE or maybe the CIA."
Recalling that the tragedy in Kosovo and Metohija continues in
the
presence of the KFOR peacekeepers who "are doing nothing to prevent it,"
"Il Manifesto" wondered whether "in this overall situation, Italy's
choice
is to contribute to the war of spies."


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IL PROGETTO DELLA GRANDE ALBANIA
Dal bollettino del Ministero per l'Informazione di Belgrado, 1998
Versione italiana a cura del CRJ


Prima dell’apertura del Congresso di Berlino, alla fine dell I G.M.,
gli Aga e i Beg (leaders feudali-famigliari) indirizzarono ai
rappresentanti delle grandi potenze il progetto della "grande Albania"
che si estenderebbe sugli allora quattro Villajet inseriti nella Turchia
ottomana - Skadar, Janjina, Kosovo e Bitolj - (S. Terzic). E’
interessante che i leaders albanesi allora non chiedessero la formazione
di uno Stato indipendente albanese, ma l’autonomia albanese nell’ambito
dell’Impero ottomano sotto il nome di Villajet albanese. In questo si
trovano le radici dell’approccio per la soluzione della questione
nazionale albanese e la formazione di uno Stato per questo popolo.
Secondo lo storico Kosta Cavoski le questioni non venivano risolte nello
spirito del tempo, cioè con gli atti democratici dell’Europa liberale di
allora e con l’obiettivo di realizzare i veri interessi del popolo
albanese, ma secondo le richieste megalomani dei leaders delle tribu'
albanesi e sotto il patronato di Istanbul, allo scopo di salvaguardare
l’impero islamico feudale ottomano. Bisogna sapere che il cosiddetto
Grande Villajet albanese (cioè la provincia turca governata dai valì -
con
pagamento di tributo) era per grandezza due volte e mezzo rispetto
all’Albania odierna e che gli schipetari (denominati solo in seguito
"albanesi", dal nome dello Stato d'Albania) in quel territorio, secondo
un censimento di allora, rappresentavano la minoranza, cioè il 44% della
popolazione.

Lo Stato albanese viene fondato appena nel 1912, dopo la Prima guerra
balcanica, cioè dopo la liberazione dei Balcani dai turchi. E’
interessante che durante la Prima guerra balcanica gli albanesi non
combatterono a fianco di greci, bulgari, serbi. Non combatterono per
la liberazione nazionale ma lottarono a fianco della Turchia. Quando
fu chiaro che la Turchia ottomana stava per essere cacciata dai Balcani
i leaders albanesi si sono rivolti agli altri protettori e alle altre
potenze - all’Austroungheria e Gran Bretagna. Così la grande Albania
non viene fondata come frutto di una guerra di liberazione, ma secondo
l’idea austroungarica e conformemente agli interessi
dell'Austria-Ungheria. (...) Si è affermato che i nazionalisti
grandealbanesi da allora si sono sempre "appoggiati" ad una forza
europea o mondiale ma che d’altra parte non hanno mai rinunciato al
ruolo di "scudo islamico" in Europa e nemmeno a chiedere aiuto a Stati
islamici e fondamentalisti. I nazionalisti albanesi, ma anche gli
statisti, non hanno mai cercato le soluzioni ai problemi albanesi e
balcanici dialogando con i popoli vicini ma solo contro i popoli e gli
Stati vicini. Questo, secondo i nazionalisti grandealbanesi, è logico
perché la grande Albania si può formare soltanto contro gli interessi e
con l’appropriazione delle terre dei popoli vicini - serbi, macedoni,
montenegrini e greci.

Kosmet, il Piemonte italiano per fondare la grande Albania

L’esodo di serbi e montenegrini dal Kosmet (Kosovo e Metohija), la
tolleranza dell’esplosione demografica schipetara nella regione come
anche lo status di autonomia concesso dalla Costituzione del 1974 -
citano gli autori dello studio - non hanno analoghi in nessuna parte
dell’Europa né nel mondo. Tutto ciò andava in favore dei nazionalisti
grandealbanesi. E non solo: gli esperti dicono che gli schipetari
anziche' approfittare della situazione favorevole che hanno avuto nella
Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia per inserire la loro
minoranza nello sviluppo della Serbia e della Jugoslavia, fomentavano
sempre l’odio dei loro connazionali contro i serbi e i montenegrini e
alimentavano la voglia e le mire secessioniste. E’ paradossale ma vero,
dice lo storico Dusan Batakovic, il Kosmet sviluppato, economicamente e
culturalmente rafforzato, nella visione dei separatisti diventava il
polo e il "Piemonte" per la formazione della grande Albania. Dunque sul
territorio di uno Stato sovrano si tenta di formare il nucleo della
grande Albania... La grande Albania, secondo Batakovic, infatti, si sta
realizzando sui territori dei paesi limitrofi, facendo pressione sulla
popolazione del luogo costretta ad emigrare. Questa è una particolare
forma di "pulizia etnica", mentre nell’opinione pubblica mondiale si
da ad intendere che la minoranza albanese nel Kosmet verrebbe
terrorizzata e minacciata. Infine il cosiddetto Esercito di Liberazione
del Kosovo (UCK) ha espresso finalmente in modo chiaro gli obiettivi dei
grandealbanesi.

Appendice del traduttore:
"Rinfrescati la memoria signora Europa"

Cara Europa,
durante la Prima guerra mondiale a Londra il 16-8-1915 alla Serbia
promettevi i territori dove vivevano in maggioranza i serbi:
la regione di Backa, Slavonia, una parte della Dalmazia e la Bosnia.
Nella guerra ‘14/’18 i soldati serbi hanno liberato tutto il
territorio degli slavi del Sud dal loro e dal tuo nemico. Tu eri
meravigliata e spaventata. La piccola Serbia perse più della metà della
popolazione maschile: la grande Serbia precedentemente disegnata
dagli alleati a Berlino era fatta. Ad essa si sono spontaneamente uniti
altri popoli slavi delle regioni austroungariche, per creare la
Jugoslavia... Come fai ora a parlare di "Stato artificiale"?!

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CHI APPOGGIA LA GRANDE ALBANIA?

(si veda anche:
http://www.marx2001.org/nuovaunita/jugo/crj/m_l/230799c.htm )

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Kosova Crisis Center (KCC) News Network: http://www.alb-net.com
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Kosova Task Force, USA
News Update
June 15, 2000

As the first anniversary of Serb withdrawal approaches
(June 20), journalists in leading newspapers are suffering
from a serious bout of collective amnesia. Critics in
alliance with the Serb lobby are questioning whether NATO
intervention on humanitarian grounds was justified. Instead
of acknowledging NATO¹s role in the heroic resistance waged
by the people of Kosova against genocide, the focus is on
whether the number of Serb tanks hit were worth the costs of
intervention.

The following facts need to be remembered and brought forward
to the media's attention.

1 Kosova is still not free. Serbia continues to have
political sovereignty over Kosova despite the overwhelming
vote for independence by Kosovars in 1991. To deny the
aspirations of Kosovars is to ensure new wars and further
atrocities.

2 The UN Security Council assigned UNMIK the impossible
task of creating a multi-ethnic Kosova subject to Belgrade.
Any talk of reconciliation and creation of a multiethnic society
is futile so long as there is no acknowledgment of the wrongs done,
and if not amends then at least a sense that some measure of
justice is being done.

3 NATO went to war against Belgrade not to create some
multiethnic and democratic nirvana but to prevent an escalation
of Serb attacks against Kosovo's civilian population.

4 Albanian relief from Serb tyranny cannot depend simply on
the presence of international forces providing border security.
A political settlement with ethnic Albanians as full partners
is needed.

5 The upcoming municipal elections are no more than a UN
plan to assuage Kosovars and a bid for time in the hope that
some sort of compromise short of Koosovar independence will emerge.

6 French peacekeepers in Kosova have been repeatedly accused of
cooperating with Serb paramilitaries controlling access to northern
Mitrovica. French forces sympathetic to Belgrade have allowed a
defacto partition of the mineral-rich region of Mitrovica by the Serbs.

7 War criminals have not been arrested. KFOR and UNMIK civilian
police force have deliberately failed to pursue indicted war
criminals. Kosova still has no court that can deliver impartial
judgments regarding war crimes.

8 About 1200 Albanians are still being illegally held in
Serbian prisons, subjected to mock trials that make a parody of
justice. Last month, 143 of these prisoners were sentenced to a
total of 1632 years in prison. Another 5000 Kosovars are reported
missing. The weak international response has fostered a profound
cynicism among Kosovars regarding the prospects for realizing
other Western promises such as self-governance or real peace.

9 An estimated 20,000 Kosovar women were raped by Serbs. None of
these criminals have been arrested. Few services are available for
these women to deal with their personal traumas. Local humanitarian
groups, including the Red Cross, have estimated that 100 rape-babies
were born in January alone.

--
==========================================
Justice For All
730 W. Lake St., Suite 156
Chicago, IL 60661, USA
Phone: 312-829-0087 Fax: 312-829-0089
Email: kosova@...
Internet: http://www.justiceforall.org
Visit our website for news and information
==========================================

The following organizations constitute the Kosova Task Force, USA:
Albanian Islamic Cultural Center, American Muslim Council,
Balkan Muslim Association, Council of Islamic Organizations of Chicago,
Council of Islamic Organizations of Michigan, Council on American
Islamic Relations (CAIR), Islamic Circle of North America ( ),
Islamic Council of New England, Islamic Medical Association, Islamic
Shura Council of Southern California, Islamic Society of Greater
Houston, Islamic Society of North America (ISNA), Majlis Shura New York,

The Ministry of Imam W.D. Muhammad, Muslim Students Association of US
and Canada, The National Community.


---


http://www.serbia-info.com/news

Listed Albanians are not citizens of Serbia and Yugoslavia

July 17, 2000
Kragujevac, July 17th - President of Albanian Democratic Reform Party
and president of Peace Association Board, Sokolj Cuse, said today in
Kragujevac that a large number of Albanians who are not citizens of
Serbia and Yugoslavia applied at the population census organized by
Bernard Kouchner in Kosmet.
Marking that Kouchner`s population census is illegal and opposed to the
Security Council Resolution 1244, Cuse said that listing of Albanians
who have never lived in Kosmet and who are not citizens of Serbia and
Yugoslavia is one more reason why Serbs, Albanians, Turks and Gorans
have not answered this census and for the same reason they will not go
out to the elections.
Reminding that one of Organization for Security and Cooperation in
Europe (OSCE)`s representatives has recently threatened Serbs that they
will lose their property unless they answer the census, Cuse said that
Serbs remain resolute in their decision to boycott Koucher`s census.
"The pressure on citizens who are for joint living in Kosovo-Metohija,
as it had been before KFOR and UNMIK came, is great and directed towards
their listing, but we are aware that only united we can preserve
ourselves and stop the anarchy conducted in Kosmet by Kouchner, Thaqui
and other terrorists", Cuse said.

---- Original Message -----
From: <info@...>
Sent: Tuesday, July 18, 2000 8:53 PM
Subject: [DSS] Double Standards of Kfor and Kouchner


>
> Double Standards of Kfor and Kouchner
>
> The international forces in Kosovo and Unmik head Bernard Kouchner
continue
> to apply double standards, quite contrary to United Nations Security
Council
> Resolution 1244. In the northern part of Kosovska Mitrovica, Kfor brutally
> injured eight Serbs, from a group which protested at the arrest of student
> Dalibor Vukovic (24). The international police arrested him for having
> beaten up an Albanian half a year ago.
>
> Such zeal was not demonstrated by Kfor in any of the thousands of cases in
> which Serbs were beaten up, while the international administration's
> investigations into the one thousand or so killings or just as many
> kidnappings of Serbs can be counted on one hand. Kfor did not lift a
finger
> when, a little over two weeks ago, followers of Ramush Haradinaj, Hashim
> Thaqi's one-time close associate, blocked the police station in Pec in
order
> to "free" two of their people who had been involved in a bloody
> inter-Albanian showdown in Steroci.
>
> There are no such actions by the international administration when the
> Kosovo Albanians are in question. They are protected by Kouchner who
> describes as retaliation obvious systematic crimes against Serbs staged by
> followers of Thaqi or Haradinaj. With statements like the one in the "New
> York Times" Kouchner is amnestying his protigis and compromising the UN
> mission to extreme limits.
>
> Belgrade, July 18, 2000
>
> Information Service of the Democratic Party of Serbia
>
> -----------------------------------------------------------------------
> E-mail: info@...
> http://www.dss.org.yu
> Democratic Party of Serbia, Brace Jugovica 2a, 11000 Belgrade, Yugoslavia
> Tel: (381 11) 182 535; 183 525; 638 013; 328 2886
> Fax: (381 11) 328 1793
>

http://www.albaniannews.com
Albanian Daily News
July 19, 2000


Socialist Leader Says He Aided KLA as Premier


TIRANA - Socialist Chairman Fatos Nano has said in an
interview that he held contacts and helped the Kosovo
Liberation Army following the massacre of the Jashari
family in February 1998.

Nano, who was interviewed by the chief editor of
Prishtina’s main daily Koha Ditore, said he had urged
top KLA leaders Hashim Thaci and Xhavit Haliti to
confront the Serbs militarily and diplomatically.

The interview was broadcast by private TV channel Klan
late on Monday evening.

Nano was prime minister at the time.

Nano also said he had arranged a meeting between US
diplomat Richard Holbrooke and a KLA official, Bardhyl
Mahmuti, in Crans Montana, Switzerland.

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http://www.commondreams.org/views/071900-107.htm

Common Dreams - Published on Wednesday, July 19, 2000

Washington's Men In Kosovo:
A Year After the NATO Occupation,
Terror Reigns

by Jeremy Scahill

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http://www.jurist.law.pitt.edu/zlatko.htm

Legal Guide to the Kosovo Conflict
Diplomacy and the Conflict in Kosovo
Notes on Threats and Fears
Dr. Zlatko Isakovic
Director
YUPeace - Centre for Peace and Conflict Research
Institute of International Politics and Economics
Belgrade

Paper prepared for presentation at the ISA Annual Convention, 16-20
February 1999, Washington, DC

Abstract

The aim of the paper is to elaborate on the actual and possible roles
for diplomacy in the conflict resolution process in Kosovo. The first
part of the paper will be devoted to an analysis of the Kosovo conflict;
the second part attempts to present the main diplomatic activities
undertaken after its escalation; and the third part provides conclusions
on the diplomatic efforts to resolve the conflict and offers some
suggestions on its future development.


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
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