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Il ritorno di Josip Broz

22.03.2007    Da Mostar, scrive Dario Terzić


La rivisitazione della storia del '900 nei manuali scolastici in Bosnia Erzegovina. Gli ex partigiani scrivono al ministero dell'Educazione per chiedere che Tito ritorni nei libri di storia, e si riaccende la polemica. Dal nostro corrispondente


Settembre è ancora lontano, ma in Bosnia si lavora duro per preparare i libri per il nuovo anno scolastico. Ogni anno c'è qualcosa di nuovo, è così da anni. Non che nel frattempo siano cambiate le leggi fisiche oppure sia stato scoperto un qualche nuovo elemento chimico. E' la storia quella che crea discussioni... 

Appena esce un nuovo libro di storia per le scuole elementari, cominciano le polemiche. Perché è stato scritto questo, perché il tal evento è stato descritto così e non in un altro modo... Gli argomenti problematici sono soprattutto quelli riguardanti la storia recente della Bosnia Erzegovina, tra il 1992 e il 1996. Come chiamare quella guerra, dov'è il limite tra difesa, aggressione, conflitto... Ma, a partire da quello che è successo negli ultimi anni del novecento, viene messo in discussione anche il periodo precedente. 

A volte cambia proprio il punto di vista, e quello che fino a ieri era bianco, in una notte diventa nero. I cari liberatori, i partigiani, adesso spesso vengono dichiarati criminali. Se all'epoca del comunismo in tutti i libri scolastici la foto dominante era quella di Tito, oggi quella foto non la troviamo più. 

Così, proprio in questo periodo di preparazione dei libri scolastici, arriva una lettera scritta dagli ex partigiani residenti in Bosnia Erzegovina. La lettera è diretta proprio al ministero dell'Educazione. 

Cosa chiedono i vecchi partigiani? Chiedono che Tito torni nei libri. Secondo loro Tito è stato cacciato via o, per meglio dire, è stato cancellato. E con lui è stata cancellata tutta quella storia, tutti gli eventi importanti per la storia del novecento ma pure per quella attuale della Bosnia ed Erzegovina. Perché, sostengono i partigiani, nei libri non c’è neppure una parola sulla seduta della Zavnobih [Consiglio regionale antifascista di liberazione della Bosnia-Erzegovina, ndc], grande assemblea costituzionale con la quale in realtà nasce il concetto della Bosnia ed Erzegovina. Perché, prima di quella, la Bosnia Erzegovina non era mai stata una repubblica. Veniva ricordata come parte del regno dei serbi, croati e sloveni, della monarchia austro-ungarica, dell'impero ottomano... Dopo il medioevo la Bosnia Erzegovina era sempre parte di qualcosa e di qualcuno. 

Con la Zavnobih essa diventa una delle sei repubbliche della nuova Jugoslavia. E, in questo modo, non meno importante della Croazia, della Serbia... Ma purtroppo c'è una tendenza da queste parti a dimenticare tutto quello che faceva parte della storia comunista, per paura di offendere qualcuno. Nella televisione croata molto spesso si parla di Bleiburg [il massacro avvenuto nel maggio del 1945 nel villaggio di Bleiburg tra Austria e Slovenia, ndc] come di una colpa di Tito e dei comunisti. Cosi, molto spesso, Tito è apertamente definito un criminale, un assassino. In Serbia già da anni i vecchi četnici di Draža Mihajlović sono stati equiparati ai partigiani. Quelli che per 50 anni erano considerati traditori locali non hanno più nessuna vergogna di dichiararsi come četnici. E adesso i partigiani, che per anni avevano una posizione privilegiata, si trovano ai margini. E sentono tanta mancanza per quei bei tempi dell'epoca di Tito. 

E vero che l’amore per Tito nel periodo comunista era gonfiato, esagerato. Ma ci possiamo domandare oggi se veramente era tutto finto perché era imposto, venuto dall'alto come un comando. 

Si cominciava ad amare Tito da piccoli. Già nel primo libro di scuola, Bukvar, c'era la storia dei ragazzi in una classe che litigavano su a chi di loro fosse diretto lo sguardo di Tito che c'era sulla foto sul muro. I ragazzi litigavano e poi entrava la maestra dicendo: “Il compagno Tito guarda tutti noi”. 

E così, mentre nelle scuole italiane sul muro si vedeva una croce, in ex Jugoslavia c'era la foto di Tito. Poi, c’erano i giorni in cui l'amore per il “più caro compagno” arrivava al culmine: il 25 maggio, giornata della Gioventù e finto compleanno di Josip Broz. Era la giornata della grande festa Slet allo stadio di Belgrado, con una magnifica mostra della “forza e creatività della gioventù jugoslava”. E' lì che la staffetta portava a termine il lungo viaggio fatto attraverso la Jugoslavia da migliaia di ragazzi. Un pezzo di legno o di altro materiale doveva essere simbolo di amore, unità. E il viaggio finiva proprio per il “compleanno” di Tito. Nessuno poteva mancare a questa manifestazione. Era il nostro San Remo. E il vincitore si sapeva già in anticipo. 

Ma nel 1980 muore il Comandante. Poi, pian piano la Jugoslavia comincia a muoversi per finire in una (o più) guerre. Lì dove c'era l'amore, adesso regna l’odio. Nella maggior parte dell'ex paese Tito diventa odioso. Gli sputano, spaccano le foto, minano i monumenti. In ex Jugoslavia ogni repubblica (erano sei) aveva una città con il nome di Tito. Ormai queste città, cioè i loro nomi, non ci sono piu. Titograd (Podgorica), Titovo Užice, Titovo Velenje, Titovo Drvar, Titova Korenica sono ormai storia. Ogni città aveva una via dedicata a Tito. Ormai sono rarissime. E' rimasta quella di Sarajevo e quella di Mostar... 

Gli ultimi mohicani, comunque, ci sono. E soprattutto negli ultimi anni è tornato il titoismo. A Sarajevo c’è un bar tutto dedicato a lui. Dentro al bar ci sono tutte le foto di Broz, poi si possono comprare anche le t-shirt e altri souvenir. Per il 25 maggio a Kumrovec, villaggio nel Zagorje (non lontanissimo da Zagabria) dove Tito è nato, si raduna la gente per ricordarsi del “più grande figlio dei nostri popoli”. E ogni anno il numero dei pellegrini cresce. Ma tutto questo naturalmente è ancora ben lontano da quella popolarità che c’era nel periodo comunista. 

Sembra che in tutta la Jugoslavia la gente stia ancora cercando di capire chi era e cosa rappresentava Tito. Ci sono gli ‘jugonostalgici’, quelli che rimpiangono l’era di Tito, ma anche quelli che non perdono occasione per insultare tutto quello che lui aveva fatto. Sembra che qui le cose debbano sempre essere esagerate, gonfiate... Cosi era con quell'amore che - lo si vede adesso - era poco normale. E adesso c'è una situazione analoga rispetto all’odio verso di lui. Quella che prima era l'unica verità, ora è solo una bugia, un'illusione. La via di mezzo non si trova cosi facilmente. C'è chi vorrebbe cancellare quei cinquanta anni per poter creare una nuova storia. Ma ci sono, ad esempio, i vecchi partigiani che ancora non si arrendono. E per questo chiedono che Tito torni. Sanno anche loro che non sarà mai come prima, ma anche che le cose si possono fare almeno con un po' di rispetto verso la propria storia. Perché non è una bella cosa sputare su se stessi...