Attualità dello sterminio atomico

1) 6-8 agosto 1945. Settant'anni dopo Hiroshima e Nagasaki, quel fungo è ancora sopra di noi (Manlio Dinucci)
2) Lettera aperta su Hiroshima e Nagasaki (di Socorro Gomes, Presidente del Consiglio Mondiale della Pace)


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Cáncer, mutaciones genéticas y mortalidad infantil. Estos días, el 6 y 9 de agosto, la humanidad conmemora el único caso de uso bélico de armas nucleares en su historia: el bombardeo de las ciudades japonesas de Hiroshima y Nagasaki por parte de EE.UU. Agresiones de este tipo no tienen fecha de caducidad y hoy, 70 años después, los ataques deben reconocerse como un crimen de lesa humanidad, postulan políticos rusos...

“In a Nuclear War the Collateral Damage would be the Life of All Humanity”. Conversations with Fidel Castro: Hiroshima and the Dangers of a Nuclear War
(By Fidel Castro Ruz and Prof Michel Chossudovsky – Global Research, Hiroshima Day, August 6, 1945)
From October 12 to 15, 2010, I had extensive and detailed discussions with Fidel Castro in Havana, pertaining to the dangers of nuclear war, the global economic crisis and the nature of the New World Order. These meetings resulted in a wide-ranging and fruitful interview...


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Armi atomiche, attualità dell’Apocalisse

6-8 agosto 1945. Settant'anni dopo Hiroshima e Nagasaki, quel fungo è ancora sopra di noi

Manlio Dinucci 


«E’ una bomba atomica, la forza da cui il Sole trae la sua energia»: così il presidente Harry Truman descrive la terrificante arma che, il 6 agosto 1945, gli Usa sganciano su Hiroshima, seguita due giorni dopo da una bomba al plutonio su Nagasaki. La principale ragione dell’impiego dell’arma nucleare non è costringere alla resa il Giappone, ormai allo stremo, «senza perdita di vite americane», ma impedire che l’Unione sovietica partecipi all’invasione del Giappone ed estenda così la sua influenza alla regione del Pacifico. Gli Stati uniti cercano di trarre il massimo vantaggio dal fatto che, in quel momento, sono gli unici a possedere l’arma atomica. 

Appena un mese dopo il bombardamento nucleare di Hiroshima e Nagasaki, al Pentagono già calcolano che occorrerebbero oltre 200 bombe nucleari contro un nemico delle dimensioni dell’Urss. Gli Usa hanno già 11 bombe quando, il 5 marzo 1946, il discorso di Winston Churchill sulla «cortina di ferro» apre ufficialmente la guerra fredda. Nel 1949 gli Stati uniti hanno abbastanza bombe nucleari (oltre 200) da attaccare l’Unione sovietica. Nello stesso anno, però, l’Urss effettua la sua prima esplosione sperimentale. Comincia la corsa agli armamenti nucleari.

Il vantaggio a favore dell’Occidente cresce quando, nel 1952, la Gran Bretagna effettua la sua prima esplosione nucleare. Nel 1960 la Francia fa esplodere la sua prima bomba al plutonio. Inizia in questo periodo lo schieramento dei più micidiali vettori nucleari: i missili balistici intercontinentali. Negli anni Sessanta, i paesi dotati di armi nucleari passano da quattro a sei: la Cina fa esplodere la sua prima bomba nel 1964; Israele comincia a produrre segretamente armi nucleari probabilmente nel 1966. Negli anni Settanta, i paesi in possesso di armi nucleari aumentano da sei a otto: l’India effettua il suo primo test nel 1974; il Sudafrica effettua segretamente un test congiunto con Israele nel 1979. Inoltre, nel 1998, il Pakistan ammetterà di possedere armi nucleari, precedentemente costruite. 

Dal 1945 al 1991, l’anno in cui la disgregazione dell’Urss segna la fine della guerra fredda, vengono fabbricate circa 130mila testate nucleari: 70mila dagli Stati uniti, 55mila dall’Unione sovietica. Altre 5mila vengono fabbricate da Gran Bretagna, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan e Sudafrica. Successivamente, dal «club nucleare» esce il Sudafrica, ma vi entra la Corea del Nord. 

Mentre il clima della guerra fredda comincia a cambiare, Usa e Urss firmano nel 1987 il Trattato sulle forze nucleari intermedie, che elimina i Pershing 2 e i Cruise statunitensi schierati in Europa occidentale, anche a Comiso, e gli SS-20 schierati sul territorio sovietico. Questo importante risultato è dovuto principalmente all’«offensiva del disarmo» lanciata dall’Unione sovietica di Gorbaciov: il 15 gennaio 1986, essa propone di attuare un programma complessivo per la messa al bando delle armi nucleari entro il 2000. Se gli Stati uniti accettassero tale proposta, si avvierebbe un reale processo di disarmo. 

A Washington approfittano invece della disgregazione dell’Urss e della conseguente crisi russa per acquisire nei confronti di Mosca  un crescente vantaggio anche nel campo delle forze nucleari. Trattati come lo Start I, firmato nel 1991, stabiliscono delle riduzioni quantitative degli arsenali nucleari, ma rendono possibile il loro ammodernamento. Campo in cui gli Usa pensano di poter prevalere, mentre a un certo punto si trovano di fronte una Russia che ha di nuovo la capacità di ammodernare il proprio arsenale. Washington rilancia il programma nucleare militare, investendovi miliardi di dollari. 

Si arriva così alla situazione odierna. Secondo la Federazione degli scienziati americani, gli Usa mantengono 1.920 testate nucleari strategiche pronte al lancio (su un totale di 7.300), in confronto alle 1.600 russe (su 8.000). Comprese quelle francesi e britanniche, le forze nucleari Nato dispongono di circa 8.000 testate nucleari, di cui 2.370 pronte al lancio. Aggiungendo quelle cinesi, pachistane, indiane, israeliane e nordcoreane, il numero totale delle testate nucleari viene stimato in 16300, di cui 4.350 pronte al lancio. Sono stime approssimative per difetto, in quanto nessuno sa esattamente quante testate nucleari vi siano in ciascun arsenale. E la corsa agli armamenti nucleari prosegue con la continua modernizzazione degli arsenali e la possibilità che altri paesi, anche firmatari del Tnp,  li costruiscano. 

Per questo la lancetta dell’«Orologio dell’apocalisse», il segnatempo simbolico che sul Bulletin of the Atomic Scientists indica a quanti minuti siamo dalla mezzanotte della guerra nucleare, è stata spostata da 5 a mezzanotte nel 2012 a 3 a mezzanotte nel 2015, lo stesso livello del 1984 in piena guerra fredda. Quello che scientificamente si sa è che, se la lancetta arrivasse a mezzanotte, suonerebbe l’ora della fine dell’umanità.
 
(il manifesto, 6 agosto 1945)



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Lettera aperta su Hiroshima e Nagasaki

di Socorro Gomes, Presidente del Consiglio Mondiale della Pace | da cebrapaz.org.br

Traduzione di Marx21.it

L’anniversario di un’efferatezza e l’appello al rafforzamento della nostra lotta contro le armi nucleari

Nel 70° anniversario dei criminali bombardamenti statunitensi contro le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, scriviamo per rafforzare la nostra solidarietà al popolo giapponese, vittima di questa terribile inaugurazione dell’uso delle armi nucleari nel nostro mondo. Rendiamo omaggio alle migliaia di vittime di questo crimine di guerra e contro l’umanità perpetrato dall’imperialismo statunitense, fino ad oggi impunito.

Le vittime non sono un numero: sono persone le cui vite furono private nel corso di quella che va considerata la più terribile espressione della promozione della guerra e della brutalità, ma che devono ricevere omaggio nella nostra lotta contro le armi di distruzione di massa e per la pace.

Nel momento in cui ricordiamo, esprimiamo la nostra solidarietà al popolo giapponese, offrendo il nostro appoggio e unendoci all’appello per lo sviluppo della lotta comune dei popoli per l’abolizione completa delle armi nucleari. Lamentiamo il fatto che, 45 anni dopo la sua adozione, il Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari (TNP), un documento superficiale e insufficiente, non abbia ancora liberato l’umanità dalla minaccia della guerra nucleare.

Rendiamo omaggio alle 300.000 vittime giapponesi e alle vittime delle attività nucleari degli Stati Uniti in luoghi come le Isole Marshall – che ancora oggi affrontano le conseguenze degli esperimenti attuati dagli Stati Uniti tra il 1946 e il 1958 – rinnovando il nostro appello al mondo per l’abolizione completa degli arsenali che mettono a rischio l’umanità.

Nel 1950, il Consiglio Mondiale della Pace lanciò l’Appello di Stoccolma, firmato da più di 350 milioni di persone che esigevano la “proibizione completa delle armi atomiche come strumento di intimidazione e assassinio di massa dei popoli”. Il documento, che riproponiamo 65 anni dopo, invita “tutti gli uomini e le donne di buona volontà in tutto il mondo ad aderire a questo appello”. Ma nonostante milioni di persone abbiano richiesto l’abolizione delle armi nucleari, la leadership mondiale continua a discutere attorno a un obiettivo molto meno ambizioso: la mera riduzione dell’arsenale esistente.

L’insuccesso delle conferenze sulla revisione del TNP, la cui ultima edizione ha avuto luogo nell’aprile 2015, è responsabilità dei regimi più ostili, con le loro politiche imperialiste di massacro, minacce e oppressione dei popoli: Israele e Stati Uniti. L’obiettivo di trasformare il Medio Oriente, una delle regioni più instabili a causa dell’iniziativa imperialista, è bastato a provocare la reazione israeliana, che ha fatto deragliare il processo attraverso gli USA.

Gli USA, a loro volta, che hanno allestito una messa in scena teatrale con la riduzione del loro arsenale, nascondono la tendenza alla sua “modernizzazione”: conservando il proprio “potere nucleare”, aumentano la letalità e la portata del loro arsenale, sebbene ridotto di numero. La loro politica, promossa attraverso la maggiore macchina da guerra conosciuta dall’umanità, l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), è basata sulla minaccia e l’aggressione ai popoli di tutto il pianeta.

Per questo, nell’orrendo anniversario, dichiariamo con forza, una volta di più, che ripudiamo il massacro del popolo giapponese e la minaccia della ripetizione di tale evento efferato. Rafforziamo la nostra lotta determinata per l’abolizione delle armi nucleari e delle armi di distruzione di massa. Nel nostro impegno antimperialista, abbiamo la certezza che l’unità tra noi riuscirà a sconfiggere la rabbia militarista e fautrice di guerra, perchè i popoli esigono la pace giusta.

Socorro Gomes,
Presidente del Consiglio Mondiale della Pace