... Solo nel 2015, a seguito dello scandalo scoppiato sul caso del repubblichino Paride Mori e quindi alla scoperta di centinaia di riconoscimenti assegnati a caduti che “facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia”, l’ANPI ha chiesto di sospendere gli effetti della Legge sul GIORNO DEL RICORDO. Viceversa i termini per i suddetti riconoscimenti sono stati prorogati per ulteriori 10 anni: di qui nel 2016 una lettera dell’allora presidente nazionale ANPI Carlo Smuraglia con richiesta di chiarimenti, in particolare, agli esponenti PD Del Rio e Serracchiani, lettera cui non è stata data alcuna risposta pubblica.
A dicembre 2016 il Comitato Nazionale ANPI approvava il documento “Il confine italo-sloveno. Analisi e riflessioni”, sintesi di un seminario interno organizzato per dipanare le questioni, nel quale però non si affronta la questione dei “premiati” né si contesta l’istituzione del GIORNO DEL RICORDO...
 
 
L'ANPI nella trappola del "Giorno del Ricordo" ...
 
... segue da: 
ed anche:
 
1) ANPI e Giorno Del Ricordo (dal sito Diecifebbraio.info)
2) A testa bassa contro Anpi e partigiani (Patria Indipendente, 12.2.2019)
3) Intervista a Claudia Cernigoi: «Sulle Foibe montatura gigantesca» (8 febbraio 2019)
 
 
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ANPI E GIORNO DEL RICORDO
 
La posizione della Associazione Nazionale Partigiani d’Italia sulle questioni del Confine Orientale ed in particolare rispetto alla istituzione del GIORNO DEL RICORDO si è dimostrata debole, e le reazioni di fronte all’offensiva revisionista-revanscista appaiono contraddittorie. All’origine l’ANPI non espresse una contrarietà netta, evidentemente risentendo in questo dell’influenza del Partito Democratico i cui esponenti avevano partecipato al processo istitutivo (sin dall’incontro incontro Fini-Violante a Trieste nel 1998) fino a votare ad approvare il testo della Legge n.92/2004 contentandosi del fatto che esso contiene un accenno alla contestualizzazione nella “più complessa vicenda del confine orientale”.

Perciò, già nel primo decennio dalla istituzione le sezioni ANPI sono andate in ordine sparso, talvolta promuovendo iniziative fortemente critiche – cui hanno sovente partecipato anche collaboratori di Diecifebbraio.info – talaltra partecipando a incontri con esponenti dell’associazionismo revanscista istriano-dalmata nella logica della “memoria condivisa”. Quest’ultimo spirito è quello che sottende anche alla “pacificazione” promossa in Friuli attorno alla questione di Porzûs, per cui reduci partigiani garibaldini si sono incontrati con reduci combattenti “osovani”.
Solo nel 2015, a seguito dello scandalo scoppiato sul caso del repubblichino Paride Mori e quindi alla scoperta di centinaia di riconoscimenti assegnati a caduti che “facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia”, l’ANPI ha chiesto di sospendere gli effetti della Legge sul GIORNO DEL RICORDO. Viceversa i termini per i suddetti riconoscimenti sono stati prorogati per ulteriori 10 anni: di qui nel 2016 una lettera dell’allora presidente nazionale ANPI Carlo Smuraglia con richiesta di chiarimenti, in particolare, agli esponenti PD Del Rio e Serracchiani, lettera cui non è stata data alcuna risposta pubblica.
A dicembre 2016 il Comitato Nazionale ANPI approvava il documento “Il confine italo-sloveno. Analisi e riflessioni”, sintesi di un seminario interno organizzato per dipanare le questioni, nel quale però non si affronta la questione dei “premiati” né si contesta l’istituzione del GIORNO DEL RICORDO.
Nel 2018 la neo-presidente nazionale Carla Nespolo (tra l’altro co-firmataria di Lettera Aperta al MIUR pochi mesi prima) salutava il convegno di Torino “Giorno del Ricordo. Un bilancio”, oggetto di un attacco politico-giornalistico e del divieto di celebrazione in una sala comunale. Tuttavia nel 2019, con una svolta di 180°, la stessa Carla Nespolo criticava il convegno di Parma “Foibe e Fascismo”, quattordicesimo di una serie che per lunghi anni aveva sempre avuto la partecipazione dell’ANPI. Con questa presa di posizione della Nespolo inizia una fase di aperto distanziamento dell’ANPI dalle ricerche storiche che su questi temi hanno realizzato in particolare i collaboratori di Diecifebbraio.info.

(tratto da: "Le nostre F.A.Q. (domande frequenti)", sul sito Diecifebbraio.info
 
 
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A testa bassa contro Anpi e partigiani
Redazione Patria Indipendente, 12.2.2019

Una dichiarazione della presidente nazionale dell’Associazione Carla Nespolo. Ora il bersaglio sono i “complici dei partigiani titini”. Le proteste di Slovenia e Croazia contro le parole “irredentiste” di Tajani
 
Le bordate del ministro dell’Interno Salvini contro i contributi dello Stato destinati all’Anpi; la proposta di sciogliere l’Associazione dei partigiani avanzata dall’assessore veneto all’Istruzione Elena Donazzan (eletta alla Regione con Forza Italia); ultima un’interrogazione di Fratelli d’Italia al ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, a firma del deputato Federico Mollicone, del collega di partito Walter Rizzetto e di Guido Germano Pettarin, deputato di FI, per chiedere di abolire le pensioni ai combattenti partigiani “complici dei partigiani titini”, e alle famiglie beneficiate dalla reversibilità.
Insomma, guarda caso, secondo tanta parte del centro-destra il “nemico” dell’Italia è l’Anpi. Anche all’ultima provocazione, con la forza della verità dei fatti e del ragionamento, ha replicato la presidente nazionale Anpi, Carla Nespolo: «Una richiesta di straordinaria meschinità, perché condotta contro persone che hanno più di 90 anni. Stiamo assistendo a un volgare tentativo di rovesciamento della storia, per far dimenticare l’operato annessionista e razzista del fascismo e di Mussolini, condotto assieme all’alleato nazista, con aggressione della Jugoslavia, che nulla aveva fatto contro l’Italia». Già perché, continua Nespolo, «I 40.000 soldati italiani che, dopo l’8 settembre ’43, scelsero di combattere da partigiani a fianco della Resistenza Jugoslava e 20.000 morirono in questa guerra di Liberazione internazionale, riscattarono l’onore dell’Italia dalla vergogna del fascismo».
Carla Nespolo ha poi concluso: «Se lo ricordi anche il Presidente del Parlamento Europeo, se non vuole contribuire ad accentuare l’isolamento italiano in Europa, come dimostrano, in queste ore, le reazioni indignate dei governi di Slovenia e Croazia». Il riferimento è alle parole pronunciate da Antonio Tajani che, in occasione delle celebrazioni del Giorno del Ricordo alla foiba di Basovizza, in provincia di Trieste, al temine del suo discorso, aveva esclamato: “Viva Trieste, viva l’Istria italiana, viva la Dalmazia italiana, viva gli esuli italiani, viva gli eredi degli esuli italiani”, e ancora: “evviva coloro che difendono i valori della nostra Patria”. Risultato: il presidente sloveno Borut Pahor ha scritto al Presidente Mattarella definendo “inaccettabili” le dichiarazioni di “alti rappresentanti della Repubblica Italiana” che considerano gli eventi legati alle foibe come “una forma di pulizia etnica”. E la stessa ferma condanna è arrivata dal premier croato Plenkovic e dai deputati croati a Strasburgo: dichiarazioni che “contengono elementi di rivendicazioni territoriali e di revisionismo storico”. Così, il Presidente del Parlamento Europeo ha dovuto fare, in parte, marcia indietro e in seduta plenaria dell’Assise ha detto: “Mi riferivo agli esuli istriani e dalmati di lingua italiana, ai loro figli e nipoti, molti dei quali presenti alla cerimonia”.
Un tema indubbiamente complesso, quello delle vicende del confine italo-sloveno, con alle spalle una lunga e sofferta storia. L’Anpi a quella pagina di storia dedicò nel 2016, in forma di libretto e in pdf, un lungo documento, frutto di un lavoro di squadra, a sua volta preceduto da un seminario tematico svoltosi a Milano. Suggeriamo, sommessamente, a tutti di leggerlo.
 
 
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Intervista a Claudia Cernigoi: «Sulle Foibe montatura gigantesca»

8 febbraio 2019 
 

In occasione della trasmissione su Rai3 del film “Red Land (Rosso Istria)”, pubblichiamo un’intervista a Claudia Cernigoi (leggi qui la sua Biografia autorizzata)

Cara Claudia,

intanto desideriamo ringraziarti per aver accettato questa intervista a La Riscossa.

Sono anni che ti batti per difendere la verità storica di quello che è successo prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale in quella terra martoriata tra Friuli e Istria.

Dapprima il revisionismo storico ha cercato di equiparare le responsabilità del fascismo e del nazismo a quelle della guerra partigiana, oggi siamo in piena ventata reazionaria, in cui le responsabilità dei carnefici fascisti vengono occultate e invece si sbandierano presunte responsabilità di chi ha sofferto l’occupazione fascista, le stragi di civili indiscriminate, e poi ha combattuto per liberare la propria terra.

Partiamo dal tuo libro del 2005, Operazione “Foibe” tra storia e mito. Già il titolo è altamente esplicativo. Le cifre sono paurosamente lievitate negli anni e soprattutto la vicenda ha assunto connotati – oltre che palesemente anticomunisti – anche nazionalisti in funzione antijugoslava. So che non è facile, ma riusciresti a darci l’idea, attraverso qualche cifra, di quanto sia enorme la “montatura” che è stata creata intorno a questo “mito”? 

La montatura è gigantesca, ormai si parla di “10.000” infoibati: vedi anche il fumetto ed il film che sfruttano la vicenda di Norma Cossetto, in cui è indicata questa cifra, ed una recente trasmissione Rai ha confermato questa cifra, che neppure Gianni Bartoli, che redasse il primo elenco di “infoibati” nel 1959 ha raggiunto (egli nomina circa quattromila persone morte tra il 1941 ed il 1947, militari e civili, che potrebbe essere una cifra attendibile). In realtà dai documenti risulta che nel settembre 1943 in Istria furono uccise tra le 200 e le 300 persone (ed un documento del federale dell’Istria Bilucacaglia, inviato nell’aprile 1945 al comandante del CVL triestino parla di 500 pratiche di indennizzo per i familiari degli uccisi dai partigiani dall’8 settembre fino ad allora). Per quanto riguarda il 1945, gli scomparsi da Trieste e da Gorizia dopo essere stati arrestati da partigiani o dalle autorità jugoslave ammontano rispettivamente a meno di 500 ed a circa 550; a Fiume i numeri si attestano intorno ai 400, e per quanto riguarda la provincia di Pola non vi sono dati certi, salvo il fatto che a Pola non vi furono “infoibati”.

Nel tuo libro “La memoria tradita” hai delineato i “fili neri” che hanno legato negli anni i vari movimenti neofascisti italiani. Ma c’è un capitolo, quello dei collegamenti tra neofascismo e Lega, che più di ogni altro oggi assume una particolare rilevanza – visto che questo partito è al governo in posizione trainante, più di quanto fosse successo coi governi Berlusconi – e neofascismo e ambienti mafiosi. Hai qualche aggiornamento o commento che vuoi fare?

La Lega di oggi è l’erede della Lega di Borghezio (che aveva fatto parte di Ordine nuovo) più che non della Lega di Bossi. Ricordo inoltre che colui che fece da apripista per la montatura sulle foibe all’inizio degli anni ’90 fu Marco Pirina, all’epoca esponente della Lega, ma che nel 1969, quale leader del gruppo neofascista Fronte Delta fu inquisito per il golpe Borghese. Oggi vediamo che i più scatenati sulla questione “foibe” ancora più che non i Fratelli d’Italia o Forza Nuova sono proprio i leghisti ed i loro pretoriani, CasaPound: Matteo Salvini ha preso posizione in prima persona sia contro la presunta censura del film su Norma Cossetto e poi contro i “negazionisti” delle foibe, assicurando la propria presenza il 10 febbraio a Basovizza: e dopo la presentazione del mio ultimo libro sui processi per le foibe triestine (“Operazione Plutone”, edito dalla Kappa Vu) a raccogliere il testimone dell’infame articolo scritto sull’argomento da Fausto Biloslavo è stato subito il “governatore” leghista, Massimiliano Fedriga, che oltre a tacciarmi di “negazionismo” paragonandomi a coloro che negano la Shoah, ha concluso dicendo che a gente come me andrebbe impedito di parlare. Le foibe sembrano essere diventate la nuova frontiera della Lega.

È di questi giorni la presa di posizione, non solo di esponenti dei partiti di destra – e questo ce lo si poteva aspettare – ma c’è stata anche una levata di scudi da parte di importanti esponenti del PD, a comincaire dall’ex presidente della Regione FVG, Serracchiani, che ha trinciato giudizi politici e storici. Vuoi fare un commento sulle posizioni di questo partito a proposito non solo di memoria storica, ma anche di politica estera (come per esempio il Venezuela oggi, ma anche l’Ucraina ieri), politiche industriali (TAV, ILVA), ecc.? Come si barcamenano quelle associazioni, come l’ANPI, in questi frangenti?

Il recente comunicato dell’ANPI nazionale che ha “sconfessato” e preso le distanze non solo dal commento dell’ANPI di Rovigo che parlava di foibe come invenzione fascista e della foiba di Basovizza come falso storico (cose peraltro esatte, anche se espresse in modo un po’ tranchant), ma anche dall’iniziativa del Comitato antifascista e per la memoria storica di Parma, che prevede l’intervento di Sandi Volk sui riconoscimenti agli “infoibati” (dai suoi studi risulta chiaramente che a ricevere il diploma sono soprattutto militari e collaborazionisti), nonché un video di Alessandra Kersevan su Basovizza ed uno mio su Norma Cossetto, nei quali illustriamo il risultato delle nostre ricerche, è veramente grave. La presidente Carla Nespolo ha asserito che queste iniziative non sono condivisibili perché danno spunto a polemiche. Non so se Nespolo conosce i nostri studi, ma anche non li conosca, ritenere che parlare di storia smentendo la vulgata corrente (purtroppo avallata anche da settori del PD, come Serracchiani che si è schierata assieme a Fedriga contro i “negazionisti”) sia dare adito a polemiche dimostra un’apertura mentale davvero ristretta. Cedere sui principi, isolare chi è già preso di mira con intimidazioni e minacce per il suo lavoro di informazione, non è un comportamento che mi aspettavo dall’associazione erede dei partigiani comunisti e socialisti.

Ti ringraziamo sentitamente e ci auguriamo che questa collaborazione col nostro giornale continui fruttuosa.

Per intanto ti auguriamo buon lavoro

Consigliamo la lettura della recensione di Claudia Cernigoi del film Rosso Istria dedicato alla fascista Cossetto: http://www.diecifebbraio.info/2018/12/5235/