Subject: Bombe e ipocrisia
Date: Mon, 30 Apr 2001 12:14:14 +0200
From: 2001 <campo2000@...>
To: <posta@...>


Bombe e Ipocrisia


Il 10 aprile scorso una bomba ha distrutto a Roma l'ingresso
della sede dell' Istituto Affari Internazionali e del
Consiglio per le Relazioni Italia-Stati Uniti. Chi ha
compiuto l'attentato ritiene che questi due enti <<orientano le
posizioni della borghesia imperialista e l'iniziativa degli
equilibri politici di governo del nostro paese su un
indirizzo euro-atlantico>>. Ovviamente si tratta di una
deliberata esagerazione. Ben altri sono i luoghi dove la
NATO decide le sue strategie.
Nonostante questo l'attentato ha suscitato una poderosa
campagna allarmistica e di criminalizzazione dei
movimenti antimperialisti che da due settimane occupa le
prime pagine dei giornali e dei telegiornali.
E' questa campagna, non la bombetta, che ci suggerisce di
fare alcune considerazioni politiche.

1. Le forze politiche <democratiche>, di centro-sinistra e
di centro-destra, esecrano e si lamentano per
l'attentato. Ci sia concesso dissociarsi da questo coro
ipocrita. Chi ha voluto e giusitificato non piu' tardi di due
anni fa i devastanti bombardamenti aerei sulla Jugoslavia
(milioni di tonnellate di tritolo e uranio impoverito) con
il pretesto dell'intervento umanitario mentre oggi assiste
inerme al massacro israeliano dei palestinesi; non e'
autorizzato a piangere lacrime di coccodrillo perche'
qualcuno gli restituisce una infinitesimale dose di quel
potenziale distruttivo. Coloro che considerano la violenza,
il piombo, le guerre di sterminio metodi leciti per
risolvere i conflitti e imporre la loro supremazia, non
hanno alcun titolo per dichiarare illeciti gli stessi sistemi
solo perche' stavolta sono loro il bersaglio.

2. La spropositata campagna allarmistica ha un doppio scopo:
confondere le gia' torbide acque facendo passare i
carnefici asserviti alla NATO come vittime e, dall'altro,
criminalizzare la sinistra antagonista e antimperialista.
A quali scopi? Il primo immediato: creare un clima di
sospetto e di caccia alle streghe attorno alle mobilitazioni
contro il G8 a Genova (20-22 luglio) e al Campo
Antimperialista (28 luglio- 5 agosto); il secondo: premere per il
rafforzamento dello Stato di Polizia nel nostro paese.
Questa campagna dunque non e' solo terroristica, �
intimamente antidemocratica. E per questo la condanniamo,
chiamando tutte le forze antagoniste a stare in
guardia, a non far finta che nulla stia accadendo.

3. Proprio per questo non possiamo esimerci dall'esprimere
un giudizio politico sull'attentato del 10 aprile. Non
lo facciamo con l'intento di tranquillizzare le "forze
dell'ordine" le quali, quando vogliono colpire la sinistra
rivoluzionaria, come tutta la storia della Repubblica
mostra, non aspettano certo che qualche testa calda gli offra
l'occasione di farlo. Repressione e criminalizzazione
dell'opposizione anticapitalista sono elementi connaturati a
questo Stato, a prescindere dal fatto che esistano davvero i
"terroristi". Lo facciamo con l'intento di fare
chiarezza tra le fila del movimento antagonista e
antimperialista in particolare.

4. Non si giudica mai qualcuno in base a cio' che egli pensa
di se stesso. Ne' il significato di un atto cosi'
eclatante come il mettere una bomba al centro di Roma
dipende dalle intenzioni di chi l'ha compiuto. La strada
dell'inferno e' lastricata di buonissime intenzioni. Un atto
di guerra, come quello di usare una bomba, presuppone
la guerra. Altrimenti e' pericolosissimo avventurismo
politico. C'e' forse una guerra in Italia? Siamo forse in
Palestina o in Colombia? No, non c'e alcuna guerra in
Italia. Al contrario, la lotta di classe, che pur esiste, non ha
mai conosciuto livelli cosi' bassi e il fronte
anticapitalista non e' mai stato cosi' debole e diviso. Compiere azioni
di attacco in queste condizioni e' non solo velleitario, e'
il sintomo di di una galoppante magalomania politica. E'
una forma parossistica di soggettivismo politico che poco ha
a che fare con la tradizione comunista, semmai con
le piu' estreme forme di anarchismo individualistico. Quando
un piccolo gruppo pensa, usando la dinamite, di
mutare il segno della situazione, di invertire la difensiva
strategica in offensiva, esso ha perso la testa e presenta
tutti i segni di una patologia dilagante: la disperazione
politica. Anche sorvolando sull'amaro destino a cui questi
gruppi vanno incontro (non essere mai creduti poiche' in
questo paese di trame e misteri tutti pensano che le
bombe siano pezzi deviati dello Stato a metterle --sono in
molti, infatti, a ritenere che queste gesta siano
direttamente organizzate dallo Stato per colpire il
movimento antimperialista) , l'aspetto drammatico di queste
frastornanti azioni e' la sproporzione tra lo scopo
prefissato e il risultato ottenuto.

5. Questa bomba non solo non porta consenso alla lotta
antimperialista, non sposta di un millimetro i rapporti di
forza reali. Accresce anzi il rischio di pesanti ritorsioni
repressive contro tutti i veri antimperialisti che
potrebbero avere esiti fatali data la loro debolezza. Ad
essere piu' esatti ogni azione di questo tipo si risolve a
vantaggio del nemico, sia in termini di egemonia sociale che
in quelli dei rapporti di forza. Quando non c'e' una
proporzione tra il mezzo e il fine, ogni azione rischia di
essere una provocazione. Per questo noi la critichiamo,
come critichiamo tutte le iniziative sbagliate che
distolgono il movimento antimperialista occidentale dal
concentrarsi sui suoi difficili compiti di resistenza. Noi
combattiamo una difficile e snervante lotta dietro le linee
della guerra che si va combattendo altrove; siamo forze di
complemento di coloro che, nelle periferie dell'Impero,
sono costrette a battersi, armi in pugno, per la vita o per
la morte. Cio' potra' essere considerato troppo poco o
mortificante solo da quei rivoluzionari affetti dalla nota
malattia dell'impazienza.
Ci sia permesso dunque riaffermare che pensiamo di essere
nel giusto e chi pensa alla plauasibilita' della lotta
armata qui e ora nel torto marcio.
Non � ammissibile confondere le proprie aspettative con la
realta', la difesa con l'attacco. Nulla e' piu' dannoso
che azioni isolate che riconciliano le masse con la loro
impotenza.

Siamo gia' passati per la fine degli anni '70 e non vogliamo
ripetere gli errori compiuti. Allora di botti come quello
di Roma ce n'erano uno al giorno, ma essi non annunciarono
la rivoluzione, bensi' la disfatta.
Errare e' umano, perseverare e' diabolico.

Campo Antimperialista-Italia
http://www.antiimperialista.com


Ad Assisi, dal 28 luglio al 5 agosto
si svolgera' il Campo Antimperialista 2001
il piu' grande appuntamento internazionale degli
antimperialisti
per informazioni:
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per prenotazioni:
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