Orwell insegna

1) Sorvegliati per decreto (Carlo Lania, Il Manifesto)
2) Con la scusa dell'Isis hanno istituito la legge marziale (Contropiano / Il Fatto Quotidiano)
3) L'esercito UK arruola migliaia di 'Facebook Warriors' per disinformare (Michael Krieger) 
4) Brigata British Army per la guerra sul web (Ennio Remondino)


=== 1 ===


Sorvegliati per decreto

di Carlo Lania, su Il Manifesto del 25.3.2015

Terrorismo. La polizia potrà fare controlli sulle comunicazioni e i dati contenuti nei computer


La neces­sità di con­tra­stare il ter­ro­ri­smo inter­na­zio­nale rischia di tra­sfor­marci tutti e a nostra insa­puta in sor­ve­gliati spe­ciali. Il peri­colo, per niente teo­rico, è con­te­nuto nel decreto anti­ter­ro­ri­smo varato dal governo e in discus­sione alla Camera. Salvo cor­re­zioni dell’utimo minuto, il testo licen­ziato dalle Com­mis­sioni Difesa e Giu­sti­zia pre­vede infatti la pos­si­bi­lità per la poli­zia di uti­liz­zare pro­grammi che con­sen­tono di con­trol­lare da «remoto» le comu­ni­ca­zioni e i dati pre­senti in un sistema infor­ma­tico, ma anche di effet­tuare inter­cet­ta­zioni pre­ven­tive sulle reti infor­ma­ti­che. Una pos­si­bi­lità che al momento non è limi­tata ai soli sospetti di ter­ro­ri­smo, ma estesa a tutti i cit­ta­dini indi­scri­mi­na­ta­mente. «Una svi­sta» per il depu­tato di Scelta civica Ste­fano Quin­ta­relli che per primo ha denun­ciato i rischi di un nuovo e più esteso Grande fra­tello dal quale sarebbe impos­si­bile difen­dersi. La spe­ranza è che ora l’aula inter­venga cor­reg­gendo il tiro e intro­du­cendo paletti che limi­tino i con­trolli a soli sog­getti sospetti tute­lando di più la pri­vacy dei cittadini.

Ma non si tratta dell’unica novità intro­dotta dalle com­mis­sioni. Un emen­da­mento del rela­tore Pd Andrea Man­ciulli e chia­mato «anti-Greta e Vanessa» dal nome delle due volon­ta­rie rapite e poi rila­sciate in Siria, intro­duce per la prima volta la respon­sa­bi­lità indi­vi­duale per quanti deci­dono di recarsi in Paesi con­si­de­rati a rischio dalla Far­ne­sina. Un modo per sco­rag­giare viaggi in aree con­si­de­rate peri­co­lose e come tali indi­cate sul sito del mini­stero degli Esteri. «Resta fermo — spe­ci­fica la norma -, che le con­se­guenze dei viaggi all’estero rica­dono nell’esclusiva respon­sa­bi­lità indi­vi­duale e di chi si assume la deci­sione di intra­pren­dere o di orga­niz­zare i viaggi stessi».

Ieri, mer­co­ledì, il decreto è stato bloc­cato in attesa di un parere del governo su alcun emen­da­menti per i quali manca la coper­tura di spesa.

La situa­zione dovrebbe sbloc­carsi oggi, ma visti i 250 emen­da­menti pre­sen­tati dalle oppo­si­zioni, palazzo Chigi sta valu­tando la pos­si­bi­lità di un ricorso al voto di fidu­cia in modo da poter licen­ziare il testo mar­tedì pros­simo. Già oggi, però, si saprà se saremo desti­nati a per­dere una grossa fetta della nostra libertà. A rischio non c’è infatti solo il con­te­nuto di una con­ver­sa­zione tele­fo­nica, ma tutto ciò che abbiamo inse­rito nel nostro com­pu­ter rite­nen­dolo al sicuro da occhi indi­screti: foto­gra­fie, scritti, fil­mati, regi­stra­zioni, appunti di lavoro, cor­ri­spon­denza con gli amici.

Tutta una vita a dispo­si­zione di chi sarà addetto ai con­trolli. Tec­ni­ca­mente que­sto sarà pos­si­bile gra­zie a cap­ta­tori infor­ma­tici (Tro­jan, Key­log­ger, snif­fer ecc.) che dopo essere stati sca­ri­cati casual­mente con­sen­ti­ranno alle auto­rità di sicu­rezza di acce­dere ai nostri dati senza limiti di tempo. «Con que­sto emen­da­mento l’Italia diventa, per quanto a me noto, il primo paese euro­peo che rende espli­ci­ta­mente ed in via gene­ra­liz­zata legale e auto­riz­zato la “remote com­pu­ter sear­ches“ e l’utilizzo di cap­ta­tori occulti da parte dello Stato!», scrive Quin­ta­relli sul suo sito [ http://stefanoquintarelli.tumblr.com/post/114529278225/una-svista-rilevante-nel-provvedimento ]. «L’uso di cap­ta­tori infor­ma­tici quale mezzo di ricerca delle prove — pro­se­gue — è con­tro­verso in tutti i paesi demo­cra­tici per una ragione tec­nica: con quei sistemi com­pio una delle ope­ra­zioni più inva­sive che lo Stato possa fare nei con­fronti dei cittadini».

E’ oppor­tuno ricor­dare come solo due giorni fa il garante per la pri­vacy Anto­nello Soro ha espresso pre­oc­cu­pa­zione [ http://garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/3807700 ] per la man­cata pro­por­zio­na­lità esi­stente nel decreto tra le esi­genze della pri­vacy e della sicurezza.

Il decreto pre­vede inol­tre altre misure fina­liz­zate con­tra­stare il ter­ro­ri­smo inter­na­zio­nale. Si va dallo stan­zia­mento di 40 milioni di euro per la mis­sione mare sicuro nel Medi­ter­ra­neo, all’affidamento al pro­cu­ra­tore nazio­nale anti­ma­fia anche delle inda­gini sul terrorismo.

Pre­vi­sta inol­tre la reclu­sione dai 5 agli 8 anni di car­cere per i foreign fighters, l’aggravante se reati come l’arruolamento e la pro­pa­ganda ven­gono effet­tuati via web e la per­dita della patria pote­stà per i con­dan­nati per asso­cia­zione ter­ro­ri­stica che abbiamo coin­volto dei minori nella rea­liz­za­zione del reato. Infine il decreto con­sente l’arresto in fla­granza per gli sca­fi­sti, i pro­mo­tori, gli orga­niz­za­tori e i finan­zia­tori dei viaggi dei migranti. oltre all’assuzione di 150 cara­bi­nieri e all’aumento di 300 unità del con­tin­gente impie­gato nell’operazione stade sicure.


=== 2 ===


Con la scusa dell'Isis hanno istituito la legge marziale

Redazione Contropiano, 26 Marzo 2015 

Con la scusa dell'Isis viene formalizzato uno Stato di polizia integrale. Il decreto "antiterrorismo" approvato in Commissione, alla Camera, costituisce un gigantesco passo avanti verso il controllo totale sulle comunicazioni di qualunque cittadino di questo paese (ma anche di altri, visto che la Rete e i social network sono uno degli obiettivi principali del testo). "Preventivamente", ossia in assenza di qualunque reato o sospetto giustificato da indizi.

La polizia sarà infatti autorizzata utilizzare programmi ("trojan") per acquisire "da remoto" le comunicazioni e i dati presenti in un sistema informatico e viene anche autorizzata l'intercettazione preventiva sulle reti informatiche. Di fatto, si potrà impossessare del computer o dello smartphone che usiamo, da casa o dal lavoro, e fare quello che vuole; anche depositarvi "prove false", in assoluta assenza di qualsiasi controllo terzo e, ovviamente, in barba qualunque diritto di difesa. Sembra quasi che questo decreto intervenga a inquadrare legislativamente pratiche già in atto. Anche questa non è una novità. Ma la ripetizione è un'aggravante, non un'attenuante.

La cosa stupefacente, ma non troppo, è che quasi nessun parlamentare abbia osato eccepire alcunché a un'invasione di questa portata nella vita di ognuno. E' insomma evidente che su questa materia non ci si fanno più troppe domande: ci sono i jihadisti tagliagole alle nostre porte, che volete che sia un po' di privacy in meno?

Il problema, appunto, non è un po' di privacy in meno - ormai quasi tutti postano di tutto su Facebook e altrove, in forma accessibile a chiunque - ma il dominio assoluto del potere poliziesco sui singoli e sui gruppi. Non è una convinzione soltanto nostra, "veterocomunisti che vedono spie dappertutto", ma addirittura di un ex generale della Guardia di Finanza specializzzato, appunto, nelle indagini informatiche. L'intervista, realizzata da Il Fatto Quotidiano - è riportata in fondo a questo articolo.

Dov'è il salto di qualità? Non solo nel "controllo totale" delle nostre comunicazioni (pratica fin qui illegale, ma che sappiamo essere comune per gli investigatori di questo paese come per i servizi Usa (se lo "scandalo Datagate" vi ha insegnato qualcosa). Ma nel fatto che, impossessandosi via software dei nostri strumenti di comunicazione, diventa possibile "agire al nostro posto". E quindi addebitarci qualsiasi infamia convenga al potere.

Troppo sostettosi? Beh, non dite che non avete mai sentito di poliziotti/carabinieri che infilano buste di droga nelle tasche di qualcuno che vogliono arrestare... E, per restare alla cronaca di queste ore, immaginatevi cosa potrebbero fare due "agenti delle forze dell'ordine" come i due carabinieri arrestati in Campania per una rapina al supermercato.

Ma lasciamo anche perdere il caso delle "rare mele marce" presenti in ogni corpo repressivo. Concentriamoci invece sul tipo di rapporto che in questo modo si stabilisce tra "potere" e singolo cittadino. Il primo può qualsiasi cosa, il secondo nulla, neanche difendersi.

Rapporto tanto più "inquietante" se si pensa che questo Parlamento è costituito interamente di individui "nominati" dai capi di partito (meno i Pentastellati che si sono affidati a comunque incerte primarie telematiche); che l'attuale governo è il terzo consecutivo non votato da nessuno ed obbediente a trattati e vincoli sovranazionali mai sottoposti all'approvazione popolare; che il premier non è neanche parlamentare, "lo abbiamo messo lì noi" (disse Marchionne, senza mai smentire), e qundi risulta quanto meno in deficit di legittimità democratica "preventiva" (è proprio il caso di dire).

Secondo il decreto, inoltre, il Pm potrà conservare i dati di traffico raccolti in questo modo fino a 24 mesi. I providers su Internet saranno obbligati a oscurare i contenuti illeciti legati ai reati di terrorismo, pubblicati dagli utenti. L'uso del Web e di strumenti informatici per perpetrare reati di terrorismo (arruolamento di foreign fighters, propaganda, ecc) diventa un'aggravante che comporta l'obbligo di arresto in flagranza.

Messa così, ben pochi hanno qualcosa da eccepire. Ma chi decide cosa è "terrorismo" e cosa no? Se dobbiamo dar retta alla procura di Torino, per esempio, qualsiasi atto di resistenza o sabotaggio ai lavori del Tav in Val Susa sono qualificabili come tali (non però secondo i giudici di primo grado, sempre di Torino, che non hanno riconosciuto tale aggravante per i quattro ragazzi condannati per danneggiamento di un generatore). Ricordiamo - banalmente - che non esiste nessuna definizione condivisa a livello internazionale. L'Onu non ha mai trovato una maggioranza sufficiente ad approvare una formulazione inequivoca.

Così siamo nella situazione, assolutamente extra legem, per cui ogni Stato - o meglio: ogni governo di qualsiasi Stato - considera "terrorismo" quanti gli si oppongono (in forme non necessariamente armate, come si visto sopra), e magari riconosce come "freedom fighters" i combattenti che prendono di mira uno Stato considerato "nemico".

Non è una noovità, il mondo è stato sempre pieno di questo tipo di conflitti e anche delle retoriche conseguenti.

Ma, ripetiamo, nessuno aveva mai provato a legalizzare l'espropriazione dei mezzi di comunicazione dei cittadini per operarvi in loro vece. E successivamente incriminarli per quello che nessuno più può dimostrare di "non aver fatto" (che sarebbe comunque già un rovesciamento dell'"onere della prova" dall'accusa alla difesa).

Neanche il fascismo.

*****

Ultim'ora. Forse preoccupato da alcune reazioni interne (dalle parti dell'Nce e di Forza Italia, ma anche dentro il Pd, ci dovrebbe essere qualche preoccupazione per l'"eccessivo" potere concesso in questo decreto agli "investigatori") Matteo Renzi sembra aver deciso di stralciare la parte "Intercettazione via trojan dei computer" per rielaborarla in modo più attento.

Il premier di Pontassieve ha chiesto ed ottenuto lo stralcio dal testo di quel del passaggio. "Un tema delicato e importante", spiegano fonti di governo fin qui non attente all'importanza e alla delicatezza, che "verrà affrontato in maniera più complessiva nel provvedimento sulle intercettazioni già in esame in Commissione".

E son belle gatte da pelare, quelle per cui vorresti dare tutto il potere a giudici e poliziotti per apparire "duro", ma qualcuno deve strattonarti per la giacchetta ricordandoti che "così ci arrestano tutti"...

*****

L’ex Generale GdF Umberto Rapetto.Hanno istituito la legge marziale

di Pa. Za. - Il Fatto Quotidiano

Io sono sbigottito. Non ce l’hanno detto e hanno istituito il regime marziale?”. Umberto Rapetto – già generale della Guardia di Finanza, “colpevole” di aver indagato troppo sulle slot machine, soprannominato “lo sceriffo del web” – scorre il testo del dl antiterrorismo con gli occhi fuori dalle orbite.

Cosa la sconvolge di più?

Intanto, solo il fatto che si ponga l’attenzione su semplici sospettati di qualunque reato, non indagati, fa già venire meno le basi del diritto. E poi si autorizzano le perquisizioni senza alcun controllo.

Parla dell’accesso remoto ai computer?

Vorrebbero guardare nei computer attraverso dei grimaldelli come trojan: fa rabbrividire. Cioè, quello stesso Stato che manda a morire i processi, tira fuori le unghie con chi non potrà nemmeno dire “quella roba non era sul mio computer”.

Sta dicendo che non si potrà avere nessuna certezza sulla paternità dei dati estrapolati?

Dico che durante una perquisizione tradizionale io, o il mio legale, ho la possibilità di assistere e dunque non potrò mai negare l’evidenza delle prove raccolte. Qui invece, se l’accesso avviene da remoto senza alcun controllo, viene meno addirittura la certezza che quei documenti fossero realmente lì. Salta il diritto alla difesa. E poi chi l’ha detto che un dato, fuori da un determinato contesto, possa avere una rilevanza diversa? Facciamo un esempio. Io l’altro giorno ho visto on line i video di propaganda dell’Isis. Ho consultato quel materiale perché dovevo fare un’intervista, ma non sono né un loro fan né un istigatore. I comportamenti possono essere dettati da curiosità, diritto di cronaca e mille altre ragioni. Che il decreto non contempla. Ce lo dicano: o riconosciamo lo stato di guerra e allora le leggi marziali prevalgono sul diritto vigente, oppure non si può istituire una opportunità investigativa senza garanzie contro gli abusi. Il momento è delicato, ma servono regole che vadano al di là delle suggestioni emotive. Ci vogliono modalità di attuazione stringenti, oltre alla garanzia che il materiale sequestrato sia usato solo per quelle finalità. Non vorrei che finissero per vedere anche se sono vegetariano, quale collega odio e che squadra tifo.



=== 3 ===


L'esercito UK arruola migliaia di 'Facebook Warriors' per disinformare

Ecco il 77° Battaglione: Londra lancia 1500 'Facebook Warriors' per diffondere disinformazione e realizzare una profonda 'infiltrazione cognitiva' dei social media

Redazione
giovedì 5 febbraio 2015 23:40
infowars.com

di Michael Krieger

Ecco il 77° Battaglione: l'esercito britannico sta mobilitando 1500 'Facebook Warriors' per diffondere la disinformazione Tornerà in vita una delle più discusse unità delle forze speciali inglesi della seconda guerra mondiale.
L'esercito britannico farà rivivere una delle più controverse unità delle forze speciali della seconda guerra mondiale, i Chindits, sotto forma di una nuova generazione di "guerrieri di Facebook" che scateneranno complesse e segrete campagne sovversive di (dis)informazione. 

Preparatevi: i social media stanno per diventare molto più pericolosi di quanto sono già. Fate molta attenzione nel saltare a conclusioni, pensate sempre con la vostra testa e usate il vostro miglior buon senso. Le operazioni psicologiche (psy ops) del governo stanno per intensificarsi.

Il blog tecnologico Gizmodo ha riportato quanto segue:

Un nuovo gruppo di soldati, conosciuto come Facebook Warriors, secondo il Financial Times «scatenerà complesse e segrete campagne sovversive di (dis)informazione». Questo reparto si chiamerà 77° battaglione, il cui numero ha anche un significato storico. FT riferisce:
I Chindits originali [77° Battaglione] erano un'unità partigiana guidata dallo spavaldo comandante britannico generale Orde Wingate, uno dei pionieri della moderna guerra non convenzionale. Operarono in profondità dietro le linee giapponesi in Birmania tra il 1942 e il 1945 e le loro missioni erano spesso di discutibile successo. 
Questi guerrieri di Facebook useranno simili tattiche atipiche, con mezzi nonviolenti, per combattere contro il loro nemico. Ciò sarà realizzato principalmente attraverso il "controllo del riflesso", una vecchia tattica sovietica che consiste nel diffondere informazioni opportunamente confezionate al fine di indurre l'avversario a reagire esattamente nel modo voluto. È un trucco piuttosto complicato, e l'esercito britannico lo metterà in atto solamente con questo corpo di 1500 persone (o più) usando Twitter e Facebook come mezzi per diffondere disinformazione, le verità della guerra vera, e incidenti false flag (sotto falsa bandiera) quasi come una raccolta comune di informazioni. A quanto si riferisce, il 77° Battaglione entrerà in azione nel mese di aprile.



Traduzione per Megachip a cura di Emilio Marco Piano.



=== 4 ===

http://www.remocontro.it/2015/02/03/brigata-british-army-per-guerra-web/

Brigata British Army per la guerra sul web 

3 febbraio 2015
77a brigata, base a Hermitage, nel Berkshire, composta da 1.500/2.000 soldati armati di computer. Andiamo? 


Il British Army istituirà a breve una nuova brigata per le ‘Psy Ops’, le Operazioni Psicologiche e le ‘Info Ops’ Information Operations. Campo di battaglia ipotetico anche RemoContro, i cosiddetti Social media, i blog, il giornalismo fatto in casa. Sì, perché noi siamo una potenza. E una minaccia

La notizia è di fonte militare, seriosissima. Vero è che lo spunto ci viene da Analisi Difesa che non si occupa di scemenze. Salvo inciampi di Ministero Difesa. «La 77a brigata, basata a Hermitage, nel Berkshire, sarà composta da 1.500/2.000 soldati reclutati tra le forze regolari e i riservisti (questi ultimi secondo un articolo pubblicato dall’Independent costituiranno almeno il 42 per cento degli effettivi) a partire dalla prossima primavera. I candidati ideali i militari con capacità giornalistiche ed esperti di social media». Da farci un pensierino. Ma noi di RemoContro non siamo inglesi.
«La 77esima brigata viene creata per riunire capacità esistenti e in fase di sviluppo essenziali per fare fronte alle sfide del conflitto moderno. La sua istituzione segna il riconoscimento che le azioni di altri (il nemico di una volta) in un campo di battaglia moderno possono essere condizionate anche in maniera non necessariamente violenta», ha spiegato un portavoce dell’esercito britannico citato dal Guardian. La scoperta che l’acqua calda brucia. La ‘bugia di guerra’ è antica come il mondo, da Tucidide a Omero, con la guerra di conquista achea di Troia la tarocca con le corna di Menelao.
A ispirare la creazione della brigata FB, viene detto, è stata l’esperienza accumulata nelle operazioni di ‘Counterinsurgency’ in Afghanistan. Ma anche quanto avvenuto lo scorso anno in Ucraina, in particolare in Crimea, e dalle azioni dell’Is in Siria e in Iraq. Proviamo a capire. Imperscrutabile il ruolo del web in chiave antitalebana. Disinformazia dai covi in Pakistan? Più facile da capire l’Ucraina, con dubbio: ma non sapevate e non eravate complici nell’uso di mercenari un po’ ‘nazi’ su quelle barricate? Per l’Isis, appare evidente l’uso ‘promozionale’ della ferocia per arruolare spostato.
La brigata ha assunto simbolo e numerazione della brigata ‘Chindits’ guidata dal generale Orde Wingate contro i giapponesi nella Birmania occupata nella Seconda guerra mondiale, che utilizzò tattiche di penetrazione a lungo raggio per condurre attacchi e sabotaggi dietro le linee nemiche. Londra segue la strada aperta da anni da Israele. Dalla guerra contro Gaza precedente l’esercito ha unità specializzate in operazioni sui social. 2006, nel Libano degli hezbollah sotto attacco israeliano mostrai in Tv delle vietatissime bombe a frammentazione e subii una sorta di linciaggio mediatico.
I Militari di Tsahal -l’esercito istraeliano- sono attivi su 30 piattaforme diverse, inclusi Twitter, Facebook, Uoutube, Instagram, in sei lingue diverse. «Questo consente di raggiungere un’audience che altrimenti non saremmo riusciti a coinvolgere», spiega un portavoce israeliano al quotidiano britannico precisando che diversi Paesi hanno preso informazioni per copiarne il modello. Nel nostro piccolo potremmo suggerire un libro ormai ‘clandestino’. «Nulla di vero sul fronte occidentale. Le bugie di guerra da Omero a Busch». Editore Rubbettino. Autore uno che ‘remacontro’.

e. r.  [Ennio Remondino]
Altre Fonti : Adnkronos, Independent, Guardian, Analisi Difesa