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Sahra Wagenknecht about the EU crisis and the civil war in Ukraine 
The deputies of the Left Party, Sahra Wagenknecht, responds to the Policy Statement by Chancellor Angela Merkel, June 4, 2014
Original Video Material: Deutscher Bundestag dbtg.tv/fvid/3485039 / Translation: Sebastian Beykirch / Subtitle: Flimproduktion HERL
VIDEO (DEUTSCH / ENGLISH): http://vimeo.com/98184722

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http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=105579

'Merkel e Obama guerrafondai: ecco perché'

Una deputata del Bundestag, Sahra Wagenknecht, della Linke, pronuncia un durissimo atto d'accusa ad Angela Merkel e Barack Obama sul ruolo dato alla NATO in Ucraina.

Redazione, lunedì 23 giugno 2014 23:15

Sahra Wagenknecht, deputata al Bundestag per il partito Die Linke, ha parlato in aula, rivolgendo pesanti critiche alla cancelliera Merkel, e non solo.

Articolo aggiornato il 23 giugno 2014

Parte Prima: Crisi Europea [fino al minuto 5,2]
[Traduzione a cura di PandoraTV]

"Sig.Presidente,cari colleghi,
Signora cancelliera.
Ultimamente nel dibattito tedesco è diventata una colpa il cercare di capire qualcosa.
Indubbiamente questa accusa non può essere rivolta nei suoi confronti Signora Merkel. Lei non è una persona che cerca di comprendere, (vedi la) la Russia, la Francia o altri Paesi.
Lei crede che può risolvere i problemi degli altri stati guardandoli dall'alto verso il basso.
Noi corriamo un grande rischio e dobbiamo fermarci dall'abusare di una posizione semi-egemone,  in cui la Germania è scivolata, nell'antico e spietato stile tedesco.
Questo è quello che il filosofo Jurgen Habermas scrive della vostra eredità e quello che intende principalmente, ma non solo, è il trattamento di mortificazione ai danni della Francia.
Il 25 maggio, alle Elezioni per il nuovo Parlamento Europeo, il "Front National" di Marine le Pen è diventato il partito più forte di Francia.
Anche negli altri paesi, i nazionalisti, i populisti di destra, partiti apertamente fascisti come Alba Dorata in Grecia, sono diventati più forti.
Se questa non è recepita come una sveglia, sul fatto che in Europa le cose non possono continuare così, cos'altro sta aspettando?
Forse che la Signora Le Pen diventi la presidente della Francia?
Non dica che la Germania non è coinvolta nella disastrosa situazione economica in Francia.
L'"Agenda 2010″ [la molto controversa riforma del settore sociale tedesco del 2004, NdT] non è stata solo un esproprio di massa verso i lavoratori tedeschi, che ha portato ad uno stipendio in media inferiore del 3,6% rispetto all'anno 2000, ma ha reso possibile un dumping dei salari in Germania, attraverso il "lavoro in leasing", i "mini-lavori", nonché i limiti arbitrari dei tempi di lavoro.
Questo è stato sicuramente un attacco alla competitività degli altri paesi europei, che non hanno potuto imporre strumenti di questo tipo. Connesso al fatto che paesi come l'Italia e la Francia hanno perso larga parte delle loro capacità industriali.
La paga minima oraria in Francia è di 9,53€, alta più di 1 euro di quella che lei vorrebbe introdurre qui, 8,50€, con l'atteggiamento di compie un atto sociale eroico. Lei lo raggiungerà con delle eccezioni.
Certamente, con la sua logica direbbe che anche la Francia può ridurre il salario a 8,50€ l'ora. Immagino che lei veda come un successo della sua politica il fatto che i salari stanno franando in tutta Europa; che ci sia un attacco di massa ai diritti di tutti i lavoratori in ogni paese europeo, che la spesa per la salute, l'educazione e le pensioni sono tagliate e che i sistemi sociali vengono distrutti.
E allora trovate sorprendente che sempre più persone voltino le spalle ad una Europa che percepiscono come un gruppo lobbista a favore di banche e grandi multinazionali? A cui danno la colpa per la perdita dei loro posti di lavoro, per la distruzione della loro sicurezza sociale e del loro benessere?
(Trovate sorprendente) che sempre più persone vedano l'Europa come una minaccia, che non ha quindi più niente a che vedere con le grandi idee di libertà, di stato sociale, di democrazia e solidarietà?
Che invece li inabilita, restringe i loro spazi democratici...
Una Unione Europea che vede la "solidarietà" solo nel perverso processo di spendere centinaia di milioni per i Fondi di Salvataggio che beneficiano solo le banche ed i grandi investitori.
Una Unione Europea che continua ad allargare il divario tra ricchi e poveri, che è fanatica del mercato ed è asservita all'economia.
Una persona che sia sorpresa che in un simile terreno germoglino i semi del nazionalismo e del populismo di destra è una persona che non ha capito nulla.
Questo è quel che lei ha seminato, Signora Merkel!
Questo è anche il risultato delle sue politiche.
E una persona che creda che una soluzione della crisi Euro sia in corso, perchè gli hedge-funds comprano nuovamente i debiti greci, è qualcuno che confonde il mondo dei giocatori d'azzardo della finanza con la realtà.
Un giovane disoccupato in Spagna che non ha aspettative di rientrare nel mondo del lavoro oppure un malato di diabete in Grecia che non sa se riuscirà a pagare la prossima dose di insulina, tutti costoro non si possono permettere il lusso di fare confusione.
Le loro vite si svolgono nel mondo reale e avvertono se gli venga offerto o meno un minimo di futuro.
E se tutto questo non cambia, se la crisi continua a non essere pagata da chi ne ha approfittato, se la povertà continua a crescere in Europa, se gli aggiustamenti sociali falliscono, l'Europa fallisce.
E sarà sua la responsabilità, signora cancelliera federale!


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Parte seconda: La guerra civile in Ucraina [fino alla fine minuto 13,37]
[Traduzione e Fonte:  lilin.blogautore.espresso.repubblica.it]
 
"Se i problemi dovuti alla crisi non sono sentiti da coloro a cui fa comodo, se la povertà dell'Europa continua a crescere, se la disuguaglianza sociale è fuori controllo, allora un'Europa come questa è destinata a morire, e questo è anche per colpa sua, signora Merkel. 
In Ucraina l'Europa è già stata sconfitta. Il Paese annega in una sanguinosa guerra civile. E che fine hanno fatto quelle belle promesse che voi stessa avete fatto all'Ucraina qualche mese fa? Sembrava che il governo della Germania volesse sostenere quelle forze che apprezzano i valori della democrazia, della libertà e dell'Europa Unita, forze che si oppongono agli oligarchi, alla povertà, alla corruzione. Però oggi voi sostenete un governo in cui quattro ministri appartengono a partiti estremisti, persone che si esprimono apertamente contro gli ebrei e i russi. Il governo che ha acceso il conflitto e oggi sta mandando avanti una guerra contro il suo stesso popolo. Voi sostenete il presidente ucraino che ha sponsorizzato la propria campagna elettorale con i miliardi che ha rubato, con l'aiuto delle sue televisioni. Sostenete un oligarca che non è diverso da Yanukovic con la sua corruzione, i metodi da gangster e gli affari torbidi.

E tra l'altro, il nuovo presidente ucraino, ancora qualche tempo fa, era uno dei suoi ministri. E per non prendervi la responsabilità, per non vergognarvi di quello che avete fatto, sostenendo quel personaggio e portandolo al potere, ora voi siete costretta a mentire ai cittadini, nascondendo la verità su quello che accade in Ucraina. Voi nascondete che i ricchi oligarchi ucraini, così come i capi dei talebani in Afghanistan, finanziano i loro eserciti privati. Voi nascondete e tacete sui fatti che dimostrano che derubano il loro Paese. E nel frattempo gran parte dei cittadini ucraini vivono in condizioni terribili, in una precaria e umiliante povertà. Povertà che sarà sempre in aumento per colpa delle politiche finanziarie e delle sanzioni economiche imposte dall'Europa.
Voi nascondete i fatti, come ad esempio che i gruppi armati dei militanti di Pravi Sektor (l'organizzazione degli estremisti nazionalisti ucraini, ntd) continuano a presidiare Maidan, che molti rappresentanti dei partiti della sinistra sono costretti a nascondersi, non possono nemmeno uscire per strada, perché la loro incolumità è in pericolo. E il governo ucraino, anziché disarmare questi banditi dei gruppi neonazisti, hanno reso illegale il funzionamento del partito comunista. Il barbarico assassinio di più di quaranta persone civili arse vive nella casa dei sindacati a Odessa, che è stata bruciata da quegli estremisti nazionalisti, purtroppo non è propaganda russa, come l'avete definita voi. Si tratta di una realtà terribile. Una realtà che non ha niente a che fare con l'immagine dell'Ucraina democratica e pro Europa che voi state dipingendo qui. Non si chiama questa "irresponsabilità"? Un governo che va contro i più elementari principi della democrazia? Per lo più svolgendo quelle attività antidemocratiche e usando i soldi che gli europei hanno versato per costruire la democrazia. Non sarebbe stato meglio assicurarsi che i miliardi degli oligarchi ucraini, rubati al proprio popolo, fossero tornati al servizio del loro paese? Questi soldi basterebbero per risolvere i problemi finanziari dell'Ucraina. Per farla finita con gli oligarchi e la corruzione. Per creare un sistema democratico e migliorare la base sociale. Queste erano le iniziali richieste dei manifestanti di Maidan. E il loro governo di Kiev li ha traditi completamente. E anche voi, signora Merkel, avete tradito quelle persone, perché sostenete quel governo.
Il principio che funziona nell'Unione Europea, dovrebbe funzionare anche in Ucraina. Solo se le persone hanno una prospettiva di crescita sociale, allora anche il paese avrà delle prospettive di crescita. E il primo passo è porre fine alla guerra civile. Invece noi vediamo che il nuovo presidente ucraino non fa nemmeno uno sforzo per fermare l'avanzata del conflitto. Lui non vuole parlare, non vuole usare la diplomazia. Lui vuole usare la forza militare senza pietà, anche se tutte le esperienze storiche dimostrano che nelle guerre civili non esistono le vittorie fulminee, soltanto le perdite infinite e le vittime innocenti. 
Proprio per questo, signora Merkel e signor Steinmeier, se dopo questo disastroso fiasco della democrazia che avete cercato di creare in ucraina volete tornare ad una più responsabile politica estera, dovete usare la vostra autorità per costringere Poroshenko (presidente ucraino ntd) a fermare la guerra contro il suo popolo, aprire le strade per le relazioni diplomatiche e dopo potrete anche costringere Putin a fare lo stesso. Però per fare queste operazioni bisogna rispettare la legalità e considerare i diritti di tutti. Sono proprio questi i concetti che l'Occidente per molti anni ha ignorato in maniera criminale. 
Oggi questo è chiaro persino all'ex ministro della difesa degli Stati Uniti, Robert Gates. Lui stesso ha ammesso che lo spostamento della NATO all'Est è un grave errore. Errore che dalla parole di Gates, cito: 
"Ha sepolto gli obiettivi della NATO, e irresponsabilmente ignorato i punti che i russi considerano il loro interesse nazionale".
Con la stessa irresponsabilità, nell'articolo 10 dell'accordo tra Ucraina e UE, l'Ucraina viene inclusa nella politica della sicurezza europea e per questo è praticamente costretta a collaborare con la NATO.
Sono irresponsabili e assurdi i dibattiti sulle sanzioni che peggiorano le relazioni con la Russia, sanzioni dannose per l'economia della Germania e dell'Europa in generale. Intanto, mentre voi ipotizzate su quali sanzioni attivare contro la Russia, le compagnie petrolifere e del gas americane ridono di voi e si fregano le mani, calcolando i loro futuri profitti.
La pace e la sicurezza in Europa sono impossibili senza la Russia. E soprattutto contro la Russia.
Proprio per questo il governo della Germania è obbligato con fermezza e determinazione a prendere una posizione contraria alla politica militarista di Obama. Deve assumere una posizione contraria allo spostamento delle basi militari NATO nell'Europa dell'Est. Non abbiamo bisogno di nuove provocazioni militari. Non abbiamo bisogno di altre armi in questo mondo stracolmo di armi. Quelli che cent'anni dopo la Prima Guerra Mondiale e dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale ancora pensano e fantasticano sulla guerra in centro Europa, sono dei pazzi che meritano di scontare una pena in prigione, e non importa se si chiamano Obama, Rasmussen o altro. E allora, signora Merkel, liberatevi dalla vostra terribile dipendenza dalla politica militarista statunitense e cercate di collaborare con la Francia per evitare un'esplosione di tensione in Europa.
Uno storico francese, Emmanuel Todd, ha detto sulla Germania le seguenti parole - Emmanue Todd, se per caso se non lo conoscete ancora, vi consiglio di leggerlo - cito:
"Inconsapevolmente i tedeschi giocano ancora una volta il ruolo del paese che porta alla catastrofe tutti gli europei e un bel giorno alla catastrofe di loro stessi."
Se voi considerate questa frase come un'offesa, allora mi dispiace per voi.
Signora Merkel, la politica tedesca europea nel passato è stata legata a una tradizione ben differente da quella attuale. Quella tradizione è stata espressa nel bacio fraterno tra Charles de Gaulle e Konrad Adenauer nel palazzo dell'Eliseo, nella stretta di mano di Helmut Kohl e Aarons, nella rispettosa commemorazione dei caduti di Varsavia ad opera di Willy Brandt, momento che ha mosso il popolo tedesco alla lotta contro l'odio per gli ebrei, contro il razzismo su tutto il Pianeta. E ha mostrato l'esempio dello spirito pacifico della politica dell'Occidente. Vi invito ad unirvi a questo tipo di tradizione della politica tedesca ed Europea."



Fonte 1: http://www.pandoratv.it/?p=1269.




(english / francais / italiano)

Lotta ideologica attorno al Donbass

1) Comunicato della Banda Bassotti (11/9/2014)
2) Antifascisti di serie A e antifascisti di serie B (Valerio Gentili)
3) Borotba: Against the attempts to drag in the reactionary imperial "black-yellow-white" flag
4) Benvenuti nel Donbass. Il reportage (Dante Comani)
5) Comunicato in merito a presidi su Donbass anche a Milano indetti da fascisti sotto mentite spoglie (Comitato contro la guerra Milano, 10 settembre 2014)
6) Donbass People’s Republics: Ceasefire and class struggle (Greg Butterfield / WW, September 10, 2014)
7) Donbass militias evaluate cease-fire (Greg Butterfield / WW, September 10, 2014)


Leggi anche:

LE MILICIEN ROUGE "ARTEM " : "NOUS N’AVONS PAS CHOISI LA GUERRE, C’EST LA GUERRE QUI EST VENUE À NOUS! "
http://histoireetsociete.wordpress.com/2014/08/19/le-milicien-rouge-artem-nous-navons-pas-choisi-la-guerre-cest-la-guerre-qui-est-venue-a-nous/
Il miliziano rosso “Artjom”: “Non abbiamo scelto la guerra, è la guerra che è arrivata da noi!” (Intervista di Viktor Shapinov, Histoire et Societé, 19 agosto 2014)
http://aurorasito.wordpress.com/2014/08/21/la-milizia-rossa-artjom-non-abbiamo-scelto-la-guerra-e-la-guerra-che-e-arrivata-da-noi/

STRELKOV: I MIEI NEMICI NON DORMANO TRANQUILLI, CONTINERO’ A COMBATTERE PER LA PATRIA (Voltideldonbass, 7 settembre 2014)
http://voltideldonbass.wordpress.com/2014/09/07/strelkov-i-miei-nemici-non-dormano-tranquilli-continero-a-combattere-per-la-patria/

Flashbacks:

INTERVISTA A IGOR STRELKOV E PAVEL GUBAREV (8/7/2014)
Fonte: Canale Primo Repubblicano della Repubblica Popolare Donetsk: 
VIDEO 3 - https://www.youtube.com/watch?v=BfmjjR1Y04A )

INTERVISTA A ZAKHARCHENKO E KONONOV (24/8/2014)


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Per chi vuole continuare a donare per sostenere la Carovana Antifascista lo può fare fino al 24 settembre scrivendo a: bassottixdonbass@...

COMUNICATO DELLA BANDA BASSOTTI

"La campagna di finanziamento si è chiusa; mancano ancora alcune iniziative in giro per l’Italia ed il concerto della Banda a Roma. Lo sforzo di tutti ci ha permesso di concretizzare il progetto anche se va a coincidere con il momento più incerto dall’inizio del conflitto. Mentre scriviamo non sappiamo nulla sul giorno successivo. Allo stato attuale non possiamo comunicare come e dove si svolgerà realmente il percorso della carovana Sappiamo che abbiamo un aereo, un pullman e i luoghi della Resistenza che ci aspettano; nei bagagli le nostre canzoni e le risorse che abbiamo messo assieme tutti quanti.

Siamo stati contattati ed incoraggiati da moltissimi paesi e abbiamo avuto conferma che il sentire internazionalista, malgrado l'"informazione" ufficiale, coinvolge la vita reale delle persone.

Abbiamo davanti quei giorni su cui vi informeremo e vi daremo conto, porteremo la storia collettiva di chi non si abitua alla barbarie e la aggiorneremo con altre storie da imparare.
Questa è comunque l’occasione per ringraziare veramente tutti quelli cha hanno contribuito con i mezzi che hanno trovato. Gruppi musicali, persone singole, collettivi, organizzazioni, amici di sempre e nuovi che hanno di fatto scritto giorno per giorno questa storia.

Abbiamo nella pratica ribadito che il fascismo, mascherato o meno, sempre in piedi ci troverà. Diciamoci grazie e buona fortuna fra di noi, tutti noi che, sparsi per il mondo, sappiamo da quale parte stare.

Agli altri lasciamo le parole."

NO PASARAN!


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Fonte: pagina facebook Fronte Sud, 4 settembre 2014

Antifascisti di serie A e antifascisti di serie B

Fallito il quarto, disperato tentativo dell'esercito ucraino di spezzare in due il fronte di Nuovarussia, le milizie popolari hanno lanciato una controffensiva riconquistando terreno a danno di un esercito regolare ormai alla canna del gas, afflitto da perdite enormi di uomini e mezzi e spesso, senza neanche più carburante per gli automezzi. Nel frattempo, le milizie rafforzano il proprio status bellico trasformandosi ufficialmente in vero e proprio esercito popolare. In questa (www.youtube.com/watch?v=PGaFd7CnGt4) fondamentale press conference, il Primo Ministro Zakharchenko ricorda agli inviati della stampa occidentale -fin dall'inizio del conflitto e senza vergogna alcuna, organo di propaganda del Maidan - le ragioni profonde della sollevazione di massa del Donbass contro il ritorno del fascismo.
Internazionalismo, condanna dello sciovinismo, richiamo ai valori sovietici di pace, lavoro e progresso e ancora, rimando all'89 francese e alla triade metastorica di libertà, eguaglianza, solidarietà.
Parole che dovrebbero essere ascoltate molto bene dai quei sinistri "massimalisti" italiani che da mesi non perdono occasione per gettare fango sulle repubbliche popolari di Nuovarussia, considerando l'antifascismo in armi degli internazionalisti e dei patrioti del Donbass "di serie B" poiché non confacente ai criteri da loro stabiliti per conferire arbitrariamente patenti di legittimità sul fenomeno.
Con la non trascurabile differenza che, mentre i così malamente detti "filorussi" sono alla testa di un movimento di massa e popolare, questi occidentali puristi, critici e detentori della verità assoluta capeggiano al massimo qualche sparuta setta antifascista che spesso, attraverso un'attività politica tutta autoreferenziale che lambisce il fanatismo, con il richiamo a mille "ismi" che i più neanche comprendono, finisce addirittura per nuocere alla causa.
Questi autentici russofobi nonché sedicenti "libertari", da giorni si riempono la bocca col nome di Alexander Dughin -il massimo maitre a penser vivente del cosiddetto nazionalbolscevismo- cercando di accreditare l'idea secondo la quale la resistenza del Donbass sarebbe caduta sotto l'influenza ideologica sua e del suo movimento.
Tuttavia, bastano le parole del filmato a smentire una simile forzatura, il nazionalbolscevismo di Dughin, infatti, ha la sua premessa teorica e metodologica fondante nella negazione e rovesciamento dei valori egualitari della rivoluzione francese dell'89. Al contrario, in tutte le sue pubbliche esternazioni, il presidente Zakharchenko non manca mai di rimarcare quali postulati fondanti della lotta antifascista del Donbass tanto i principi progressivi della rivoluzione sovietica che di quella francese. Il cosiddetto nazionalbolscevismo, invece, fin dalle sue primigenie manifestazioni, nella Germania weimariana e per bocca dei suoi maggiori teorici, ha sempre avversato, in nome di un costrutto sociale fortemente autoritario, i valori "illuministi" del luglio francese. Illuminante, a tal proposito, il pensiero del nazionalbolscevico Ernst Niekisch un anticipatore di Pol Pot nonché fautore di un socialismo avversario della modernità, dell'industria e del progresso nel nome di una società che egli auspicava fondata su una casta di contadini-guerrieri. Proprio a Niekisch e al suo –intimamente contraddittorio- movimento di resistenza al nazismo, conosciuto come Wiederstand (resistenza) appunto, si rifanno alcune componenti russofone del Donbass e si veda in proposito il caso del reggimento Varyag (https://www.facebook.com/Varyag.Batallion) che della Wiederstand tedesca riprende aspirazioni e simbologia a cominciare dall’acquila con gladio, falce e martello. Questa citazione si rende doverosa al fine di tracciare un quadro non semplicistico e manicheo della complessa situazione determinatasi nel Donbass dove, a fianco delle sicuramente maggioritarie componenti classiste e genericamente, socialcomuniste, si possono rintracciare, soprattutto nell’ambito militare, organizzazioni nazionalbolsceviche, panslaviste e perfino neozariste tutte accomunate nella lotta contro i nazisti di Kiev. Tuttavia, un conto è, giustamente, fare i conti con la complessità del reale, che inevitabilmente reca elementi di contraddittorietà e segna uno scarto da quelli che sono i nostri desiderata, un altro è mistificare il piano della verità storica mortificando, proprio come fa certa Sinistra occidentale (che, per inciso e a titolo d’esempio nulla dice sui fondamentalisti islamici di Hamas) la resistenza antifascista in armi e di massa nel Donbass, poiché non immediatamente assimilabile a quella che essa reputa la sua giusta visione dell’antifascismo e della lotta politica.
Proprio in questi giorni, l’estrema Destra europea, tradizionalmente maestra nell’assimilare a sé tutto ciò che possa risultare tatticamente utile in spregio a qualsiasi principio di coerenza, cerca di operare un riposizionamento sulla questione ucraina cercando di slegarsi dai camerati ucraini di Svoboda e Settore destro, ormai una zattera alla deriva, quindi, esattamente ora, è necessario che gli antifascisti occidentali facciano cessare inutili e sterili polemiche per dare tutto l’appoggio possibile ai nostri fratelli e compagni di Nuovarussia in modo che eventuali zone d’ombra (a partire dai cosiddetti nazionalbolscevichi) nell’esperienza del Donbass vadano a diratarsi. La storia ci ricorda, infatti, come spesso sia stata l’assenza politica dell’antifascismo e della Sinistra a fare le maggiori fortune del campo nemico. Dove c’è un’assenza, di contro ed inevitabilmente, si verifica una presenza. L’esempio italiano nel primo dopoguerra, in riferimento al movimento dei reduci, ci fornisce, in tal senso, un monito difficilmente eludibile. Fu l’atteggiamento supponente e sdegnoso degli allora strateghi del movimento operaio a gettare nelle braccia del fascismo decine di migliaia di potenziali militanti rivoluzionari. Nella Russia pre rivoluzionaria la ben diversa strategia leninista consentì ai bolscevichi di conquistare alla causa rivoluzionaria la stragrande maggioranza dei militari con i risultati che tutti conosciamo.
Nella loro opera di mistificazione della lotta di Nuovarussia, i sinistri denigratori possono contare sul sostegno di diverse testate giornalistiche -o aspiranti tali- on line e di "movimento" (per non infierire non faccio nomi) le quali non paghe di aver appoggiato la "sovversione reazionaria di massa" del Maidan, così come precedentemente i ribelli salafiti in Libia e Siria, le "femministe" al soldo di Soros "Pussy riot" e "Femen" ecc. ecc. non solo non hanno mai accennato ad un giusto processo di autocritica ma fin dall'inizio hanno concentrato il proprio fuoco di fila contro le repubbliche popolari, arrivando a suffragare, pur di addensare l'ombra del rossobrunismo sugli antifascisti del Donbass, le menzogne del portale Human right center di Kiev ( una creatura telematica della Cia costituita ad hoc per delegittimare, attraverso la pratica goebbelsiana della menzogna reiterata e sistematica, la lotta degli antifascisti ucraini).
Non è superfluo ricordare, inoltre, di come nei primi giorni del Maidan diversi pseudo-giornalisti della "Sinistra radicale" abbiano esortato i propri lettori a solidarizzare con una protesta, già allora chiaramente a maggioranza fascistoide, scambiando le bandiere rosso-nere dei seguaci del collaborazionista dei nazisti Stephan Bandera per quelle dell'anarco-sindacalismo! Ancora una volta, grossolanamente, sono state prese lucciole per lanterne...
Un simile, preoccupante deficit di analisi ha potuto verificarsi poiché, nel tentativo di ridefinire il proprio profilo e renderlo all’altezza dei tempi, la Sinistra “radicale” occidentale, da oltre un ventennio, ha progressivamente abbandonato il metro della lotta di classe, sbrigativamente accantonato come ciarpame novecentesco, finendo per introiettare, in parte, il punto di vista del nemico su una presunta “fine della storia”. Il tema “politicamente corretto” dei diritti umani si è imposto come nuovo elemento dirimente nell’analisi, mentre discipline come la geopolitica (che, invece, sarebbe molto utile utilizzare come complemento all’analisi di classe) sono state, con superficiale errore, tacciate di “fascismo”. In questo senso, forse, proprio l’esperienza di Nuovarussia e la rinascita di un forte movimento di classe ad est potranno rivelarsi utili per la costruzione anche nell’Europa occidentale di una nuova Sinistra che chiuda definitivamente i conti con quanto accaduto dalle nostre parti all’epoca del crollo del muro di Berlino.

Archivio Azione Antifascista Internazionale

[Valerio Gentili – pubblicato anche su https://www.facebook.com/rash.roma/posts/718954401516105 ]


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http://borotba.org/borotba_opposes_the_imposition_of_reactionary_symbols_on_the_peoples_republic.html


Against the attempts to drag in the reactionary imperial "black-yellow-white" flag



Union Borotba (Struggle) expresses its strong protest against the attempts to drag in the reactionary imperial "black-yellow-white" flag among the official symbols of the Union of People's Republics of Donetsk and Lugansk. We are an active force fighting against the Kiev junta, one that has more than once proven its integrity. The “special attention" of the neoliberal ultra-nationalist Kiev authorities to our organization is evidence of this. Ongoing repression and persecution is only a small part of the difficulties that our activists have had to go through.

Even before the victory of the Maidan coup, through which the oligarchs and nationalists deceived civilians, we predicted all the negative trends and catastrophic developments of the situation for the people, with frightening accuracy... Unfortunately, all we previously forecast, and even more, is coming true. The People's Republic need not repeat the mistakes of the past by taking on symbols and attributes of oppression of the working majority.

The imposition of these symbols upon the majority of the population without their will is clearly an erroneous step by the institutions of the people's republics. The monarchist banner of the royal dynasty does not represent the aspirations and hopes of the working majority of Donbass. These symbols are not a source of unity in the fight against the neo-fascists and the oligarchic clique. We believe that a new time, a new era, and the aspirations of the people, should not be symbolized in this way, and most importantly without the consent of the majority of the population. The question of state symbols should be decided by popular will and, of course, not during the present war. 

The republics have their own flags, there is already a well-established flag of Novorossiya with the "St. Andrew’s cross” on a red background, as well as the host of Soviet symbols widely used by militia and supporters of self-determination. The national flags of the Soviet Union and the Ukrainian SSR are much closer to the people. These symbols unite the multinational working class of Donbass, they delight the eye and offer hope to millions of people suffering from the war unleashed by the junta.

We say "no" to splitting the movement with monarchical symbols; we say yes to the free expression of the residents of the people's republics! 

The junta will fall! We will win!

Union Borotba 



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09/09/2014 19:02 | POLITICA - INTERNAZIONALE | Autore: Dante Comani*

Benvenuti nel Donbass. Il reportage

Tutti gli anni nel giorno della vittoria a Donesk viene organizzata una parata militare. Nessuna prova di muscoli ma solo una sfilata, molto partecipata, di reduci ma anche semplici cittadini, studenti, lavoratori che ogni 9 maggio si danno l’appuntamento per una commemorazione ancora molto sentita. In quell’occasione dal museo della memoria della città, un luogo che ricorda il prezzo che i sovietici pagarono per liberare se stessi e l’Europa dal nazismo, viene rispolverato un carro armato T34 parcheggiato per il resto dell’anno all’ingresso del museo. Questo cimelio, ancora funzionante, percorre poche centinaia di metri lungo le vie principali della città subito seguito dai reduci, sempre meno, e da figuranti con le divise storiche dell’armata rossa. Questo gigante d’acciaio tra sbuffi, rumori assordanti e una coltre nera di fumo riesce sempre a garantirsi il suo quarto d’ora di celebrità, ma quello che fu un mezzo temibile che mise in crisi gli invincibili panzer con la croce di ferro di Guderian ormai riesce tutt’al più a impressionare i tanti bambini presenti alla parata. Se oggi vi capita di passare per Donesk, una città di un milione e mezzo di abitanti, quotidianamente bombardata dall’ esercito ucraino e con interi quartieri ormai ridotti ad un cumulo di macerie, vi potrà capitare di incontrare lungo una delle principali arterie che collegano la città assediata, proprio quel T34 che, a 70 anni dalla sua ultima missione, è stato costretto, suo malgrado, a tornare in servizio. Perché a Donesk, come a Lugansk, come a Sloviansk, e nelle altre città dell’Ucraina orientale sembra di essere tornati alla grande guerra patriottica. Non solo per i forti sentimenti antifascisti della totalità della popolazione del Donbass, che hanno trasformato questa guerra in un conflitto contro il male assoluto ma soprattutto perché i mezzi e le armi in mano ai ribelli sembrano usciti da un set cinematografico sulla seconda guerra mondiale. Non passa giorno, è vero, senza che i media occidentali non tirino fuori scoop, foto satellitari, dossier dei servizi di mezzo mondo, che provano il passaggio di corazzati, mezzi ad alta tecnologia e forze speciali dalla Russia. Di tutto questo naturalmente non viene fornita nessuna prova documentata eccezion fatta per qualche foto satellitare che ci mostra, rigorosamente dall’alto, dei rettangolini scuri che, solerti analisti dell’alleanza atlantica, ci dicono essere i micidiali aiuti militari inviati da Putin. Eppure un osservatore imparziale o semplicemente più attento, basandosi unicamente sulle numerose immagini provenienti dalle tv di mezzo mondo, non faticherebbe ad accorgersi che le milizie popolari sembrano più la classica armata di straccioni che quella temibile macchina da guerra che si vuole far credere. Un’armata efficiente, sia chiaro, ma con uomini in mimetica e scarpe da ginnastica, adolescenti imberbi con moschetti del 1940, mezzi improbabili adibiti a trasporto truppe, pezzi d’artiglieria antidiluviani. Insomma non bisogna essere usciti dall’accademia di West Point per capire che le tante elucubrazioni su un intervento mascherato di Mosca sono solo fantasie utili a chi fa il gioco della Nato. Facciamo a capirci. I militari russi presenti nel Donbass sono migliaia. Ma chi pensa che questi uomini siano li su incarico di Putin fa nella migliore delle ipotesi un torto alla realtà. Lo zar Putin sta trasformando la Russia e la sta preparando alle sfide geopolitiche che la attendono nei prossimi anni. Ma su questo, per ora, non vogliamo entrare. Quello che ci interessa è che l’esercito è una di quelle istituzione che è stata maggiormente interessata da questa riorganizzazione. Decina di migliaia di militari dell’armata rossa tra i quaranta e i 60 anni sono stati negli ultimi anni messi in congedo forzato per fare spazio alle nuove leve uscite dalle accademie miliari. In gran parte veterani dell’Afghanistan, della Cecenia, dell’Ossezia, una intera generazione di combattenti si è ritrovata relegata ad un angolo con i saluti di Putin. Il conflitto in Ucraina ha rappresentato per questi uomini una nuova ragione di vita su di un livello però totalmente nuovo e cioè sulla difesa di una identità non banalmente etnica ma di valori. Migliaia di loro, infatti, hanno fatto propria la nuova bandiera della Novorossiya che qualche sciocco ritiene scandalosamente simile a quella confederata della guerra civile americana. In realtà questa bandiera è la fusione di due antiche bandiere rivoluzionarie, quella completamente rossa dei bolscevichi del 1917 e quella con la croce di s.andrea blu su sfondo bianco issata sull’incrociatore Aurora che con i suoi colpi diede il via alla presa del palazzo d’inverno. Una simbologia forte, chiara ed estremamente partigiana che non lascia spazio a dubbi di sorta. Sotto quella bandiera sono accorsi Russi, Uzbeki, Mongoli, kazaki tutti a combattere il nemico giurato di sempre. Per molti osservatori sono mercenari, ma si fa veramente fatica ad immaginare un mercenario senza stipendio, perché di questo si tratta. Il Donbass militarmente è diviso in 6 zone autonome l’una dall’altra. Ogni zona comprende diverse città e ha un suo comando della milizia. A questa spetta la difesa e la gestione delle migliaia di profughi che cercano riparo oltre confine. A spiegarci questo è Andrey C., del comando del distaccamento di Lugansk, che ci accoglie con indosso una inequivocabile tshirt con l’immagine del “Che”, in una stanza con le finestre in frantumi situata in quella che una volta era la sede del comune. Da lui, scopriamo che le repubbliche popolari che si sono costituite negli ultimi mesi nelle tre principali città del Donbass sono amministrate da “consigli” di cittadini, che, quello che rimane del comparto minerario, colpito chirurgicamente dall’esercito di Kiev, è autogestito anch’esso da consigli dei lavoratori che versano parte delle rimesse ottenute alla milizia e che a questa, oltre ai compiti di difesa viene demandata la questione degli approvvigionamenti e la non facile gestione dei flussi delle centinaia di migliaia di profughi che cercano rifugio in Russia. In realtà non c’è una grossa differenza tra questi organismi visto che tutti possono partecipare all’una come all’altra. Uomini e donne, di ogni età, li vedi effettivamente correre per le vie semi deserte abbigliati con uniformi variopinte,le caratteristiche magliette a righe orizzontali bianconere della marina, le mimetiche dell’esercito ucraino e russo saccheggiate nelle caserme occupate, le divise blu della polizia della città passata coi ribelli. Un popolo in armi. Andrey ci dice che l’esercito ucraino continua a bombardare le città perché non ha il coraggio e la forza per entrare. “Questo non significa che siamo al riparo, anzi forse in termini di vite sarebbe meglio uno scontro diretto fuori dai centri abitati ma purtroppo non siamo noi a deciderlo. Ci accusano di farci scudo con i civili ma qui ognuno ha fatto la sua scelta”.
Quasi duecentomila profughi hanno potuto attraversare il confine russo grazie ad un corridoio che è stato reso sicuro, armi alla mano, proprio dalla milizia con costi umani elevatissimi.
“Abbiamo chiesto aiuto alla comunità internazionale, alle Nazioni unite, alla croce rossa internazionale, affinchè garantissero loro un corridoio umanitario ma l’esodo dei civili verso il confine russo è stato oggetto di sistematici attacchi dell’aviazione e dell’artiglieria di kiev. Un esercito che si accanisce in questa maniera contro i propri connazionali credo che non si sia mai visto in queste proporzioni. “
Chi è rimasto, è rimasto per combattere. Come Vassiliy, un professore di letteratura delle scuole superiori, comanda una batteria composta da quattro ml 20, cannoni che sparano proiettili da 122mm. Armi temibili nel 1943, un pò meno oggi. La sua compagnia è composta da circa 40 persone e tra queste ci sono 8 suoi alunni. Questi, tutti 16 enni, ci dicono che il fascismo è l’ebola del mondo ma nella Novorossiya hanno trovato la cura e ridono mostrandoci orgogliosi i loro moschetti moisin nagant del 1941.
Uno di loro ci dice che vinceranno la guerra, perché i russi non cominciano mai le guerre, le vincono e basta.
“Putin sta giocando una partita a scacchi con l’occidente.” Si fa serio un altro. “Per un po di tempo noi siamo stati addirittura i pedoni ma si sa che il diavolo fa le pentole e non i coperchi. Alla fine a forza di giocare tra diplomazie qui abbiamo fatto i soviet e questo di certo non è andato giù a nessuno”.
“Dobbiamo molto alla Russia sia chiaro, anzi dobbiamo molto ai russi. Sono i nostri fratelli. Ma noi non vogliamo annetterci alla Russia. Noi siamo la Novorossiya che vi piaccia o no.”
Pavel C., maggiore siberiano dell’armata rossa è probabilmente l’unico militare vero del gruppo.” Qui ho ritrovato un motivo per combattere, nuovi compagni, non puoi non sentirti parte di qualcosa più grande di te. Io sono cresciuto e sono stato formato nel mito della lotta vittoriosa al fascismo e oggi può apparire incredibile ma sembra di essere ritornati indietro di 70 anni. “
Il professor Vassily riprende la parola e ci dice che non è d’accordo con quanti paragonano il Donbass alla Spagna repubblicana.
“ Innanzitutto non abbiamo le brigate internazionali e neanche un minimo di solidarietà . Tutto il mondo è contro di noi. Siamo noi i cattivi. Così cattivi che ci siamo portati la guerra in casa nostra, così dispotici che prendiamo le decisioni votando, così nostalgici che innalziamo al cielo con orgoglio bandiere ritenute bandite. Ma voi che fareste?Un giorno ci siamo svegliati e ci hanno detto che non potevamo più parlare russo, che gli amministratori che avevamo eletto dovevano essere sostituiti, che i contratti di lavoro andavano rivisti, le nostre miniere vendute all’estero, la nostra storia e i nostri simboli cancellati e abbattuti. Addirittura ai reduci di guerra sono state tolte le pensioni perché colpevoli di aver lottato dalla parte sbagliata. Vi sembrerà incredibile ma anche in quel frangente non abbiamo detto niente. Ma poi c’è stata Odessa. Un massacro.E da quel momento abbiamo finito di essere Ucraini, per sempre”.

La realtà è molto complessa. Per qualcuno non è così. Analisti d’accatto, giornalisti prezzolati, freelance
( più lance che free), blogger tuttologhi, sono categorie antropologiche che hanno sempre la soluzione sotto controllo, una capacità assoluta di interpretare e decodificare la storia e a volte anche la geografia. Per noi non è così, rimaniamo pieni di dubbi, di incertezze, soprattutto quando ci si trova di fronte a fatti epocali, che si percepisce influenzeranno quello che sarà il mondo nel prossimo futuro. Negli ultimi anni ne abbiamo lette e sentite di cotte e di crude ma, per nostra natura, abbiamo sempre preferito discutere e studiare senza contribuire a quella immane produzione di carta, non sempre elettronica, documenti, dossier, memorandum, che avevano la pretesa di spiegarci dove stava andando a finire questo mondo. Dalle primavere arabe all’Iraq, dalla Siria alla Palestina passando per i perenni conflitti centrafricani è stato detto e scritto tutto ed il contrario di tutto, un relativismo esasperato che ha giustificato e resa leggittima qualunque posizione anche la più falsa e ignobile. Proprio come sta accadendo per il conflitto in Ucraina.
Noi ci siamo stati. Abbiamo visto e vissuto seppur per poco tempo la realtà drammatica di una guerra uguale a tante altre e abbiamo potuto misurare una partecipazione popolare senza precedenti nell’europa del secondo dopoguerra. Ma il Donbass non è la Siria, né Gaza e non è neanche la repubblica spagnola del ’36. Il Donbass è il Donbass. Anzi, per meglio dire, il Donbass è Novorossiya. Questo è uno punti fermi insieme a pochi altri: la natura profondamente antifascista del movimento nel Donbass, la novità dell’autogoverno di città con milioni di abitanti ed il tiepido e sempre più imbarazzato appoggio della Russia a queste esperienze. Nell’Ucraina orientale si sta sperimentando qualcosa di nuovo, sotto le ceneri di una storia che sembrava definitivamente consumata riemergono le fiamme di simboli e pratiche dimenticati. Un popolo che si fa protagonista, circondato da forze preponderanti, schiacciato dalla forza della propaganda, oltraggiato e vilipeso anche e soprattutto da chi, in ogni parte del mondo, è sempre pronto a misurare il livello di radicalismo e a giudicare la bontà delle parole d’ordine altrui. Questo scarno resoconto è per quei compagni, per fortuna non pochi, che fin dall’inizio hanno saputo leggere la reale portata della crisi ucraina, le sue possibile ripercussioni e soprattutto la vera natura dei movimenti del Donbass. Non basteranno centomila cornacchie urlanti dai loro siti a scalfire il nostro giudizio su quanto visto e su quanto ci aspettavamo di vedere. Lasciamo a loro il dibattito su mercenari e contractors russi, rossobrunismo, imperialismo russo, oligarchi, gas, zarismo. Per fortuna sono inutili come le loro tesi.

A Stakanov una città a pochi chilometri dal confine russo, una statua di Lenin, come di consueto,si erge nella piazza centrale. Sul basamento grigio di cemento armato moltissimi studenti delle elementari, nelle settimane iniziali della crisi, avevano attaccato i loro disegni colorati. Alcuni di essi sono sopravvissuti alle intemperie e agli sconvolgimenti delle settimane successive. Su uno di questi, un Lenin sorridente e gigantesco, schiaccia un carro armato, su un altro afferra un missile con le mani salvando le case sottostanti ed i loro occupanti, su un altro ancora dei miliziani fanno la guardia alla sua statua circondata di bambini. E sono poco più che bambini anche i tre miliziani che fanno realmente la guardia alla statua del padre della patria. Nel 2014 c’è ancora gente disposta a questo. Ma chi glielo fa fare? La risposta è su uno striscione bianco di una decina di metri proprio alla sinistra di Lenin: “ESLI PADAT’, TO VMESTE”, recita.
Se cadrai, cadremo insieme.
Benvenuti nel Donbass

*Dante Comani e
un gruppo di compagni di ritorno da Donesk


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COMUNICATO IN MERITO A PRESIDI SU DONBASS ANCHE A MILANO INDETTI DA FASCISTI SOTTO MENTITE SPOGLIE

Milano, 10 settembre 2014

Cari compagni e Cari amici,

Siamo qui a mettervi in guardia sul raggiro che è costituito dal presidio che qualcuno avrebbe indetto sabato 13 settembre a Milano a favore del Donbass. 

Vogliamo sottolineare che gli organizzatori sono individui aderenti a Millennium (miscroscopica organizzazione che tuttavia ha costruito un sito e che si proporrebbe di raccogliere fondi per una causa "umanitaria"). Nel loro comunicato non vi è una parola che si legga come "Pravy sektor" o un termine che dica "Svoboda". Questo perché Millennium non ha tra le sue idee quella dell'antifascismo, al contrario, è noto che “dialogano” con “Stato e Potenza”; quest'ultimo gruppetto ha mutato nome recentemente per divenire nientemeno che “Socialismo Patriottico”. Il costume camaleontico di costoro non riesce però a dissimulare ciò che sono in realtà: fascisti.

Le risorse economiche non sono per loro un problema, compiono viaggi in Ucraina così come in Medio Oriente, fino in Sudamerica; Lo scopo è di accreditarsi per meglio compiere il loro “lavoro”: infiltrarsi per provocare e disarticolare, provando così ad impedire che un sano indirizzo antimperialista ed antifascista possa continuare a diffondersi per infine radicarsi, così come è auspicabile, nel nostro Paese. Hanno tentato di fare un presidio a Napoli, a Milano ci proveranno il 13 Settembre.

Il Comitato Contro la Guerra – Milano mette in guardia da quello che è solo un volgare raggiro.

Diamo dunque indicazione di non partecipare per non divenire come coloro che Antonio Gramsci avrebbe definito “utili idioti”.


E' bene invece  fare girare l'indicazione qui presente.

Comitato Contro la Guerra - Milano

<comitatocontrolaguerramilano @ gmail.com>



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Donbass People’s Republics: Ceasefire and class struggle

By Greg Butterfield on September 10, 2014

A ceasefire agreement signed in Minsk, Belarus, on Sept. 5, under the auspices of the Trilateral Contact Group, went into effect at 6 p.m. local time. The parties to the agreement were the governments of Ukraine and the Russian Federation and the Organization of Security and Cooperation in Europe.

The document was also signed by Alexander Zakharchenko and Igor Plotnitskiy, heads of state of the Donetsk and Lugansk People’s Republics, although they were not listed in the preamble among the parties that “reached an understanding with respect to the need to implement the steps.”

The 12-point agreement came two days after Russian President Vladimir Putin issued a seven-point peace plan following consultations with Ukraine’s President Peter Poroshenko on how to end the civil war in the Donbass region, formerly a part of southeastern Ukraine.

Among the main features of the agreement: a bilateral ceasefire in Donbass, to be monitored by the OSCE; an exchange of prisoners; a Law on Special Status “With respect to the temporary status of local self-government in certain areas of the Donetsk and the Lugansk regions” and early elections to be held there; an amnesty “in connection with events that took part in certain areas of the Donetsk and Lugansk regions of Ukraine;” and measures for the economic revival of Donbass. (The complete text in English is available at Slavyangrad.org.)

Some major U.S. and European media dismissed the agreement as a Russian maneuver. Many expressed skepticism that the ceasefire would hold, while others hailed it as a “framework for peace” and the beginning of the end of Ukraine’s civil war.

Yet within 24 hours after the ceasefire took effect, Ukrainian military forces had violated the agreement at least 10 times, according to the People’s Republics. Artillery shelling continued around Donetsk city, Schastye, Pervomayskaya and Kyrovsk.

In Mariupol, a key city of southern Donetsk that people’s militias were poised to liberate before the ceasefire, Ukrainian forces targeted the resistance with missile launchers. Additional Ukrainian troops moved into the city, along with units of the National Guard, composed of hardcore fascists in uniform — the backbone of the U.S.-backed junta in Kiev.

Things remained quiet in the Lugansk region, with many refugees returning home. Barricades were removed from the capital city’s streets, and people claimed their dead. (Journalist Graham Phillips via Twitter)

Meanwhile, there were reports of battered Ukrainian military units being “rotated out” and fresh reinforcements sent into Donbass, along with new and heavier weaponry provided by NATO — from 32 tanks in Debaltseve to several ballistic missile systems in Artemivsk.

For the anti-fascist forces, Donetsk military Commander Igor Bezler warned, “The Kiev junta used the first day of ceasefire to regroup and reorganize forces, and then resumed military operations.”? Deputy Defense Minister Pavel Skakun added: “From past experience we know that Kiev uses every war break for regrouping forces. We would have been very surprised if it had not happened this time.” (InSerbia News, Sept. 7)

A breathing spell for Kiev?

Many in Donbass, from militia commanders to the rank and file, are questioning the rationale for the ceasefire. Others, like “Ghost” Battalion Commander Alexey Mosgovoi, are outraged. Why now, they ask, and why on these terms?

Of course, an end to the Ukrainian junta’s attacks on civilians, even a partial and temporary one, is welcome. On Sept. 8, the U.N. Committee on Human Rights reported that 3,000 people have died in the fighting since April. Many believe the true number of causalities to be 10 times that.

But after two long summer months of bloody siege by the junta’s forces, the people’s militias were ready to take the offensive. They were liberating towns and villages that had been brutally occupied by the Ukrainian army and National Guard.

Kiev’s terrorist offensive was broken and its troops were in disarray, with many defecting or surrendering. Doesn’t the ceasefire agreement amount to little more than giving the junta a desperately needed “breathing spell” to reorganize and rearm?

Further, the agreement as written offers no recognition of the independence or even long-term autonomy for the Donbass region. And it suggests that it will remain within the political framework of Ukraine, despite the May 11 referenda in which voters overwhelmingly chose to establish the People’s Republics of Donetsk and Lugansk, now united in the political entity of Novorossia.

At a time when the imperialist-backed junta was on the defensive, perhaps even near total collapse, why an agreement where most of the concessions seem to be coming from the resistance — and on the most fundamental issues?

Russia’s contradictory role

It is widely understood that the agreement was the Russian government’s initiative. It was timed to coincide with and offer a counterpoint to the belligerent NATO summit meeting in Wales. There, Washington led the charge for the formation of a “rapid strike force” and new sanctions aimed at Russia, new NATO bases in Scandinavia and, of course, more and bigger weapons for the Kiev regime.

Despite the ceasefire agreement, President Obama vowed to push ahead with sanctions against Russia. And NATO is moving forward with provocative war games in Latvia, the Black Sea and even near Lviv in western Ukraine.

Russia is, of course, well within its rights to take any measures needed to defend itself from NATO imperialism and create dissension between Washington and its European Union allies. In any conflict between Moscow and Washington, anti-imperialists stand for the defeat of U.S. imperialism.

The Russian capitalist class aspires to an independent role on the world stage, and that makes it a threat in the eyes of Wall Street. And from Syria to BRICS to Ukraine, Russian President Putin has found himself forced to counter U.S. hegemony.

But for workers and oppressed people who support the revolutionary developments in Donbass and the socialist ambitions of the people there, it is important to remember that Russia is a capitalist state, ruled by its own oligarchy, which Putin represents. Within Russia, Putin has carried out severe repression against the communist left and workers’ movements.

Russia’s goals and aspirations in the struggle against a pro-fascist, pro- NATO Ukraine on its border may overlap with those of the antifascist, working-class-rooted struggle in Donbass, but they are not the same.

Increasingly, Moscow has demonstrated its willingness to reach a compromise that leaves the far-right junta in power and Donbass under the rule of local oligarchs viewed as more friendly to Russia.

Further, it is apparent that the Russian government would not welcome a revolution on its doorstep that is moving in the direction of socialism — especially given the enormous amount of solidarity with Donbass, rooted in Soviet-era internationalism, among the Russian masses.

Donbass leadership changes

In mid-August, during the most difficult days of the siege, the entire top leadership of the Donetsk and Lugansk people’s governments resigned or was replaced, including former Donetsk Defense Minister Igor Strelkov, who commanded enormous respect as the leader of the people’s militias.

During the siege of Slavyangrad last spring — where Strelkov took personal command — he challenged Moscow’s international diplomatic maneuvers by demanding arms and troops to defend the population.

It has also been reported that Strelkov squelched a possible deal on the future status of Donbass between Moscow and Mariupol-based oligarch Rinat Akhmetov when he withdrew the militia from Slavyangrad in early July to bolster the defense of Donetsk city.

Among those who resigned or were replaced were those like Strelkov, who stood for the slogan “To Kiev!” which signaled the overthrow of the junta, and former Lugansk leader Valery Bolotov, who openly favored nationalization of industry.

This should not be read as a condemnation of the new leadership, reportedly local activists of good standing. What role they will ultimately play remains to be seen.

But these changes in leadership were the prelude to Russia’s decision to move ahead with its humanitarian aid convoy in August. The flow of humanitarian aid and Russia’s political support were crucial to the militia’s ability to break the junta’s siege.

Here the contradiction between capitalist Russia and the revolutionary state-in-formation in Donbass and other areas of Southeast Ukraine becomes inescapable.

Novorossia needs Russian solidarity and assistance. But if it is to be anything other than a temporary, unstable buffer zone, then the workers and their militia will have to transcend whatever brakes Putin and the Russian oligarchs attempt to put on their struggle.

They will need to take popular measures to empower the workers and appeal to the Russian and Ukrainian masses, while striving to maintain a strong anti-fascist, anti-imperialist united front.

Colonel Cassad, a communist military analyst based in Crimea, has written an important analysis, “About the ‘Truce.’ ” (English translation at http://cassad-eng.livejournal.com/85661.html)

It reads in part: “Despite the political truce, the war as such continues, because the logic of the conflict demands its resolution by military means. The inertia of war triggered new firefights, shelling, and combat. At the same time the junta openly and publicly demonstrates that it uses this ‘ceasefire’ for accumulating forces and for preparing a new offensive.

“The USA looks at this approvingly, because the military solution of the problem of Novorossia and the final defeat of Russia in the fight for Ukraine [are] among its national interests. It is absolutely irrelevant what will be the state of the junta — while it remains in power, it will be used against the Russian Federation. The suffering of the population, victims among soldiers, destroying the infrastructure — from the point of view of the USA, all of this is just insignificant collateral damage.

“So, from the military point of view, only a complete destruction of the fascist junta is the best guarantee for ending the war.”



=== 7 ===


Donbass militias evaluate cease-fire

By Greg Butterfield on September 10, 2014

The popular militias united in the Novorossian Armed Forces of the Donetsk and Lugansk People’s Republics are composed of workers of many nationalities living throughout the Donbass mining region, formerly part of southeastern Ukraine. Both rank and file and leaders are speaking out on the future direction of their struggle against fascism and imperialism. Here is some of what they say:

Alexey Mozgovoi, commander of the “Ghost” Brigade in Lugansk People’s Republic:

In my opinion, right now, we are witnessing another attempt, by means of negotiations, to stop the resistance and to prevent the destruction of the oligarchic power in Ukraine. …

The transfer of power from the oligarchy to the people — right now this is the so-called international community’s nightmare. It became clear to everyone long ago that the world is ruled by the likes of [Kiev President Petro Poroshenko], Chubais [Anatoly Chubais, politician responsible for Russian privatization in the 1990s] and the Rockefellers. For these, removal from power is akin to death. …

Only Kiev’s capitulation can resolve the current situation. Only a separation of business interests from government can offer the chance to build a state with a human face. And only the prosecution of those who hold power, of the world “elite,” can enable the people to regain their dignity. Otherwise it was all for naught — all the slogans and all the victims. …

We did not take up arms just to stop halfway.

Translated by Gleb Bazov

tinyurl.com/nxtnsw3

“Artem,

(Message over 64 KB, truncated)


(deutsch / english / italiano)

In Ucraina non ci sono nazisti e l'UE promuove la democrazia

0) LINKS
Analisi e documenti / Chiesa uniate nazista / Battaglione Azov / Abbattimento volo di linea malese / Aggiornamenti
1) INIZIATIVE
* Roma, 12 settembre 2014: CONCERTO DELLA BANDA BASSOTTI
* APPELLO PER UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE in sostegno delle Repubbliche di Nuova Russia
* PETIZIONE: L'Italia non aderisca alle sanzioni contro la Federazione Russa
* Incontro tra i rappresentanti della Novorossija e la direzione del Partito Comunista della Federazione Russa
* Empfohlenes Buch: DIE UKRAINE IM FOKUS DER NATO – von Brigitte Queck
2) Ukrainian Maneuvers (GFP 2014/09/10)
3) Lettera di appello del Presidente di Confindustria Russia Ernesto Ferlenghi al Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi
4) Schweizer-Radio&Fernsehen und die NATO


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--- ANALISI  E DOCUMENTI

Ukraine: Atrocities committed by the US-Supported Ukrainian National Guard (GlobalResearchTV, 5/lug/2014)

Sara Flounders on Ukraine & Palestine
06/set/2014 – Sara Flounders, co-Director International Action Center, talks about resistance in Gaza and the Donbass

Bugie di guerra: riassunto dei mesi mai raccontati dai TG (di Germana Leoni, 9 settembre 2014)

In und durch Europa führen (Berlin fordert stärkere deutsche Rolle in der Weltpolitik; GFP, 11.09.2014)

Time to end the bloody Ukraine conflict (Katrina vanden Heuvel, September 9, 2014)

“Ukraine – a rehearsal for the union of liberals and neo-Nazis in Europe.” 
Interview to A. I. Fursov, political historian, sociologist, and Head of Department at Moscow State University (MGU) – 28/05/14
http://slavyangrad.org/2014/08/27/ukraine-a-rehearsal-for-the-union-of-liberals-and-neo-nazis-in-europe-280514/
Ucraina, prova generale dell’unione tra liberali e neo-nazisti in Europa
Intervista a A. I. Fursov, storico politico e sociologo, Capo del dipartimento dell’Università Statale di Mosca (MGU) – 28/05/14
http://aurorasito.wordpress.com/2014/08/28/ucraina-prova-generale-dellunione-tra-liberali-e-neo-nazisti-in-europa/

Amnesty International Reports on Human Rights Violations in the Ukraine

Ucraina. Complimenti Amnesty International!


--- CHIESA UNIATE NAZISTA COME NEL 1941-1944

Sacerdote in Ucraina esorta ad uccidere dieci miliziani per ogni caduto della guardia nazionale (11 settembre 2014)
Al funerale di uno degli uomini dell'organizzazione filo nazista "Pravy Sektor" il prete della Chiesa greco-cattolica Nikolaj Zaliznjak ha tenuto un sermone. Nel suo discorso ha pronunciato frasi aggressive che non dovrebbero appartenere ad un rappresentante religioso. «Per ognuno dei nostri decine di loro cadranno!» - ha gridato il prete. In questo caso, sul volto del prete, vi era una chiara espressione di odio e di insormontabile rabbia. Atteggiamenti che dovrebbero essere insoliti per un Ministro della Chiesa. Un link al filmato è apparso sulla pagina personale di un social network dell'Arciprete Victor Gorbach, responsabile del Dipartimento Missionario della Diocesi Juzhno-Sakhalinsk della Chiesa Ortodossa russa. Secondo Gorbach, il sacerdote cattolico nel suo discorso suscita discordia etnica e mostra una insolito carattere aggressivo del cristianesimo.


Sacerdote uniate di Bologna promuove la raccolta fondi per l'equipaggiamento dell'esercito (agosto 2014)
FOTO: https://www.cnj.it/documentazione/ucraina/bologna190814.jpg


--- SUL BATTAGLIONE "AZOV"

# La svastica sugli elmetti del battaglione "Azov" nel servizio del Tg2 del 5/9/2014 (ore 13:00). Ovviamente, "non ci sono nazisti a Kiev"…

# fonte: pagina Facebook "Premio Goebbels per la disinformazione", 7/9/2014
 
I criminali banderisti ucraini del battaglione Azov mandano un saluto (in italiano, tramite un presunto "volontario" che si fa chiamare Constantin) ai "camerati" del nostro Paese. "Non ci sono nazisti in Ucraina"…

Вітання італійським соратникам від соратників з батальйону "Азов" (5/set/2014)

# AT LAST! German TV Shows Nazi Symbols on Helmets of Ukraine Soldiers

# Altri video del battaglione Azov: http://www.youtube.com/channel/UCewl92lzIMDO8QiAYOQ2d8w

# Da fonte simpatizzante con il battaglione Azov:
Ucraina, tra i feriti del battaglione Azov (Danilo Elia / OBC, 29 agosto 2014)


--- ABBATTIMENTO VOLO DI LINEA MALESE

Il rapporto integrale sull'abbattimento del volo MH17 

Volo Mh17, patto tra governi per insabbiare le indagini (Franco Fracassi, 4 settembre 2014)

Ucraina: rapporto, volo Mh17 colpito da numerosi oggetti ad alta velocita' [SIC] (ADNKronos, 09/09/2014)

MH17 broke up in mid-air due to external damage - Dutch preliminary report (RT, September 09, 2014)

Crash MH17 – Chairman Tjibbe Joustra about the preliminary report (09/set/2014)

Ucraina, il rapporto sul volo Mh17: fu abbattutto da proiettili (La Stampa, 9/set/2014)

MH17 abbattuto in Ucraina: colpito da "numerosi proiettili", si è spezzato in volo (RAI News, 9/set/2014)

L'aereo malese abbattuto da proiettili di mitragliatriceIn evidenza (Redazione Contropiano, 09 Settembre 2014)

Un'analisi italiana sulle indagini della sciagura del boeing malese (Tatiana Santi, 9/9/2014)
http://italian.ruvr.ru/2014_09_09/Rapporto-preliminare-sul-Boeing-777-Niente-di-nuovo-6423/
Il commento a caldo a Gianandrea Gaiani, direttore di “Analisi e difesa”
AUDIO: http://cdn.ruvr.ru/download/2014/09/09/13/gaiani_boeing_report.mp3

Ucraina: ribelli, rapporto conferma responsabilita' Kiev su volo Mh17 (9/9/2014)

Dutch report into Ukraine jetliner disaster continues cover-up (By Robert Stevens / WSWS, 10 September 2014)

CTRL+C CTRL+V: cosa significano i copia-incolla tra Corriere e Repubblica (Riccardo Rinaldi / Noi restiamo, , 12 Settembre 2014)


--- AGGIORNAMENTI

Russian Embassy, UAE
#NATO's latest evidence of #Russian armor invading #Ukraine has been leaked! Seems to be the most convincing ever! pic.twitter.com/nMdXdILX6q

Fornitura gas russo, ministro Guidi: “Temiamo le ripercussioni di Putin” (2/9/2014)

Quando certi “esperti” non sanno di che parlano
06/09/2014 – Giulietto Chiesa a Radio Città Futura rivela le menzogne dei media italiani replicando alle bugie sfacciate della professoressa Brogi

Amnesty a Kiev: stop ai crimini di guerra dei battaglioni volontari (di Massimo Lauria, 8 settembre 2014)

La Russia: "Nuove sanzioni? Chiudiamo i nostri cieli agli aerei" (RAI News, 8 settembre 2014)

Fonte: pagina facebook "Con l'Ucraina antifascista", 8/9/2014
Oggi a Saur-Mogila, centinaia di persone ricordano la liberazione del Donbass (8 settembre 1943) dai nazifascisti, avvenuta durante Grande Guerra Patriottica. La collina su cui sorge il memoriale, distrutto nei mesi scorsi dalle truppe di Kiev, era stata liberata dalle milizie popolari nella fine dello scorso agosto…

Obama commits US to war against Russia in defense of Baltic states (Barry Grey  / WSWS, 8 September 2014)

Ucraina, altro che tregua. Nuove sanzioni a Mosca e provocazioni Nato (Marco Santopadre, 08 Settembre 2014)

Celebrato al Memoriale di Saur Mogila (distrutto dagli europeisti di Kiev) l'anniversario della Liberazione

Ucraina: Ue, approvate sanzioni contro Russia ma applicazione sospesa (8/9/2014)

La UE rinvia l'adozione delle sanzioni contro la Russia (8 settembre 2014)
http://italian.ruvr.ru/news/2014_09_08/La-UE-rinvia-ladozione-delle-sanzioni-contro-la-Russia-8057/

Crisi ucraina: operative martedì le nuove sanzioni europee contro la Russia (Luca Lampugnani, 08.09.2014)
http://it.ibtimes.com/articles/70022/20140908/ucraina-russia-sanzioni-est-kiev-mosca-putin-ribelli-petrolio.htm

I filorussi di Donetsk ribadiscono l'indipendenza dall'Ucraina (8 settembre 2014)
http://italian.ruvr.ru/news/2014_09_08/I-filorussi-di-Donetsk-ribadiscono-lindipendenza-dallUcraina-6275/

La Russia stanzia 25 milioni € per i profughi ucraini (9/9/2014)
http://italian.ruvr.ru/news/2014_09_09/La-Russia-stanzia-25-milioni-per-i-profughi-ucraini-5180/

Military maneuvers and sanctions: NATO, EU escalate threats against Russia (By Johannes Stern / WSWS, 9 September 2014)

Esercitazioni Nato nel Mar Nero, Mosca nega ‘provocazioni’ (Redazione Contropiano, 09 Settembre 2014)

NATO Summit sets agenda for aggression (By John Catalinotto / WW, on September 9, 2014)

US, EU intensify military threats against Russia (By Kumaran Ira / WSWS, 10 September 2014)

Ucraina, si spara di meno ma si spara (Marco Santopadre, 10 Settembre 2014)

10 Settembre 2014 - Battaglione Cherkasy della giunta ucraina si arrende in blocco

Merkel scatenata contro Putin pretende subito altre sanzioni (Fausto Biloslavo - Gio, 11/09/2014)

Allarme gas dalla Polonia: Mosca ci ha ridotto le forniture (di Sissi Bellomo, 11 settembre 2014)

Poland Halts Reversed Deliveries of Russian Gas to Ukraine: Ukrtransgaz (RIA Novosti, 10/09/2014
http://en.ria.ru/world/20140910/192808072/Poland-Halts-Reversed-Deliveries-of-Russian-Gas-to-Ukraine.html

Poland resumes reverse gas flow to Ukraine (RT, September 12, 2014)

Amnesty International documents war crimes by pro-Kiev militia (By Julie Hyland / WSWS, 11 September 2014)

Ucraina. Le madri dei separatisti ricevono le teste dei figli in scatole di legno (11 settembre 2014)

Sanzioni Ue alla Russia forse sì, meglio no. I conti in tasca (di E. Remondino, 12/9/2014)
http://www.remocontro.it/2014/09/12/sanzioni-ue-russia-forse-si-i-conti-in-tasca/


=== 1: INIZIATIVE ===

Roma, 12 settembre 2014
presso il Centro sociale Intifada, Via di Casal Bruciato 15

CONCERTO DELLA BANDA BASSOTTI

Fonte: pagina Facebook "Archivio Azione Antifascista Internazionale", 10 settembre 2014

IMPORTANTE SOSTENETE E DIFFONDETE:
Venerdì 12, prima del concerto della Banda Bassotti, si terrà all'Intifada un incontro tra il Comitato romano per il Donbass è le altre realtà italiane e cittadine solidali con la Resistenza ucraina per costruire una MOBILITAZIONE NAZIONALE a sostegno di Nuova Russia.

Questo l'appello:

Appello per una manifestazione nazionale in sostegno delle repubbliche di Nuova Russia

Come Comitato romano di sostegno alla lotta antimperialista nel Donbass intendiamo cogliere l’occasione fornita dal concerto della Banda Bassotti di venerdì 12 settembre al Cs “Intifada” per invitare le altre realtà nazionali e cittadine, sensibili alla causa antifascista in Ucraina (diverse tra le quali hanno già annunciato la loro presenza all’iniziativa), a tenere insieme un confronto che getti le basi per la convocazione, nelle prossime settimane, di un corteo nazionale a sostegno della Resistenza nel Donbass.
Consapevoli dell’assoluta necessità di ribaltare l’inaccettabile contegno liquidazionista e rinunciatario finora tenuto sulla questione dalla Sinistra ufficiale, denunciando le simpatie per il Maidan, il preoccupante deficit d’analisi, gli appelli alla neutralità che non solo hanno impedito una mobilitazione di peso al fianco degli antifascisti del Donbass ma negli scorsi mesi, hanno anche cercato di screditare ed isolare le poche, coraggiose voci di sostegno agli insorti ucraini.
Noi, d’altro canto, siamo assolutamente convinti della necessità di far crescere il sostegno internazionale attorno alla titanica lotta degli antifascisti ucraini impegnati non solo a respingere fisicamente l’assalto militare dei nazisti di Kiev ma anche in prima linea nel respingere e scardinare i piani predatori dell’occidente capitalista desideroso, come gli Usa, di portare a compimento il processo di militarizzazione dell’est Europa o come la Germania, di realizzare i piani hitleriani di conquista ad est di nuovi “spazi vitali”. 
Ancora una volta, pur di vedere saziati i propri appetiti geopolitici, le potenze occidentali non hanno esitato ad indossare i panni dell’apprendista stregone versando fiumi di denaro nelle tasche dell’estrema Destra ucraina e scatenandola in un’orgia di violenza contro le popolazioni dell’est, sottoposte dall’attuale esecutivo di Kiev ad una vera e propria politica di apartheid. Simili mosse spregiudicate erano state attuate dalle forze Nato, nei decenni passati, già in relazione coi fondamentalisti islamici e conosciamo bene, partendo dall’11 settembre 2001 per giungere alle attuali performance dell’Isis, di cosa siano capaci queste “creature” dell’imperialismo statunitense, una volta ribellatesi ai propri mentori. 
Per queste ragioni, smascherando i piani guerrafondai ed imperialisti di occidente e Nato su scala globale e di cui troviamo le prime avvisaglie nella mobilitazione di truppe speciali interforze in Ucraina (tra cui un centinaio di parà italiani), siamo convinti che la futura mobilitazione nazionale in sostegno della Resistenza nel Donbass non debba risolversi, per ciò che concerne piattaforma ed impianto rivendicativo, in una generica ed astratta condanna della guerra e della violenza ma nella puntuale denuncia dei piani criminali e bellicosi di Nato, Usa e Ue.

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fonte: pagina facebook "Con l'Ucraina antifascista", 9 settembre 2014

Ieri a Mosca: incontro tra i rappresentanti della Novorossija e la direzione del Partito Comunista della Federazione Russa, tra cui il leader Gennadij Zjuganov.
La dichiarazione di Oleg Tsarov (già parlamentare della Verkhovna Rada di Kiev, ora speaker del parlamento della Novorossija):
"Ieri ho incontrato la direzione del Partito comunista. I comunisti hanno accolto con favore il referendum in Novorossija e hanno proposto di riconoscere la Novorossija
I comunisti, come nessun altro partito in Russia, hanno fornito assistenza umanitaria alla Novorossija. Dall'inizio del conflitto militare ci hanno inviato più di mille tonnellate di aiuti umanitari! 
A nome di tutta la Novorossija ho ringraziato, nel pieno senso della parola, questi compagni".

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PETIZIONE diretta alla Camera dei Deputati

L'Italia non aderisca alle sanzioni contro la Federazione Russa

Lanciata da Mark Bernardini (Mosca, Russian Federation)

Noi, cittadini italiani residenti in Russia, italiani in Italia che intrattengono rapporti professionali con la Russia, e più in generale persone che hanno a cuore i rapporti economici, politici, culturali ed umani tra i nostri due Paesi, esprimiamo la nostra forte preoccupazione e il nostro disappunto per l’estremizzazione del confronto tra Russia ed occidente, che ha già provocato consistenti perdite economiche ed un indebolimento della nostra posizione nel mercato russo, conquistata con una lunga storia di amicizia e di integrazione sociale e professionale.

Assistiamo ad una strategia di comunicazione strumentale ad opera della maggior parte degli organi di informazione italiani ed europei, guidata da posizioni nostalgiche di antiche contrapposizioni ideologiche che speravamo fossero superate da anni.

Il danno è estremamente elevato: nel solo settore agroalimentare perderemo circa 400 milioni di euro nell’esportazione verso la Russia. L’Italia era al secondo posto tra i Paesi europei nei rapporti commerciali con la Russia. Questa perdita potrebbe diventare strutturale ed irreversibile: la Russia non è un Paese autarchico, sostituirà l’Italia con nostri concorrenti del BRICS e dell’America Latina, e ci vorranno decenni per ritornare ai livelli attuali di interscambio. Un interscambio che nel solo primo semestre del corrente anno registra un calo del 6%, parliamo di mezzo miliardo di euro.

Perderemo le opportunità che i crescenti investimenti nel settore petrolifero avrebbero garantito per i prossimi decenni a numerosi contrattisti italiani, che offrono servizi e macchinari a numerose Società anche straniere che operano in Russia.

L’adozione di misure di sanzionamento delle maggiori banche russe e l’impossibilità di ricorrere da parte di queste ultime a linee di finanziamento a lungo termine comporterà tra le altre cose la difficoltà di molti italiani a vedere confermate le lettere di credito.

La posizione dell’Europa – e, con nostro rammarico, del nostro governo – alimenterà quel clima di sfiducia e diffidenza che porterà a contrapposizioni da cui nessuno trarrà beneficio.

State distruggendo decenni di lavoro, di investimenti e di collaborazione proficua e soprattutto di quel clima di rispetto e di considerazione di cui noi italiani abbiamo goduto da sempre.

Vi invitiamo ad un maggiore equilibrio e ad una più marcata autonomia del nostro Paese. Il rappresentante dell’UE a Mosca è l’ambasciatore lituano Vygaudas Ušackas, il rappresentante dell’UE a Kiev è l’ambasciatore polacco Jan Tombiński. E’ così che l’Unione Europea pensa di costruire la sua diplomazia? Qui non è questione di destra o sinistra: se in Italia e Francia governa il centro-sinistra, in Germania, Inghilterra, Spagna, governa il centro-destra, giusto per citare i Paesi più rappresentativi. E non gli Stati Uniti a dover stabilire cosa debba o non debba fare l’Europa con la Russia.

Ci rendiamo conto che confidare in una posizione “fuori dal coro” dell’Italia possa sembrare ambizioso e fantasioso. La storia insegna che, talvolta, il mondo cambia per le scelte coraggiose di qualcuno che agisce per primo, e l’Italia è appena entrata nel suo semestre di Presidenza dell’UE. In fondo, la Francia, cofondatrice della NATO, ebbe il coraggio di uscirne nel 1966 con De Gaulle, rientrando solo nel 2009 con Sárközy. L’Inghilterra, pur facendo parte dell’UE, non ha mai rinunciato alla propria valuta nazionale.

Non stiamo invitando ad uscire dalla NATO, dall’UE o dalla zona euro: ciò esula dalle nostre competenze. Tuttavia, se persino la Finlandia, membro anch’essa dell’UE, ha ora assunto una posizione ufficiale contro le sanzioni, che la danneggiano, non vediamo perché non possa farlo l’Italia. Ci state mettendo in ginocchio, in un momento in cui anche senza sanzioni in Italia si parla di recessione, di disoccupazione che sfiora il 13%, raggiungendo il 43% tra i giovani, di fallimento delle imprese (40 ogni giorno). Vi stiamo dunque invitando a fare una cosa semplice: fare gli interessi di quel Paese a governare il quale siete stati chiamati.


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Die Ukraine im Fokus der Nato

von Brigitte Queck

Russ­land - ei­gent­li­ches Ziel Russ­land
Um die heu­ti­ge Lage in der Ukrai­ne zu ver­ste­hen, ist es wich­tig, sich: 1. über die Be­deu­tung der Ukrai­ne für das ka­pi­ta­lis­ti­sche Eu­ro­pa, aber vor allem für die von den USA ge­führ­te NATO, im Kla­ren zu wer­den; 2. die in­ne­ren Kämp­fe in der Ukrai­ne für bzw. gegen einen EU und NA­TO-Bei­tritt in der Ver­gan­gen­heit zu be­leuch­ten; 3. die Ein­ord­nung der Ukrai­ne in die Kräf­te­kon­stel­la­ti­on in der Welt zu be­trach­ten. Die­sen Ver­such un­ter­nimmt das vor­lie­gen­de Buch.

Seiten: 215
ISBN: 978-3-88975-231-4
Sprache: Deutsch
Cover: Broschiert
Jahr: 2014 
Preis: 12,00 €


=== 2 ===

Auf Deutsch:
Ukrainische Manöver (MH17-Untersuchungsbericht, Manöver in der Ukraine; GFP, 10.09.2014)

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Ukrainian Maneuvers
 
2014/09/10
KIEV/BERLIN
 
(Own report) - The publication of the preliminary report on the crash of Boeing MH17 in eastern Ukraine, has left crucial questions unanswered. For example, the report gives no indications of what sort of projectiles had hit the aircraft. This would be important for reconstructing whether the MH17 was actually shot down from a position on the ground. On-site forensics, which would have facilitated the investigation, had already been halted weeks ago, due to the Kiev government troops launching attacks on rebel positions in the immediate vicinity of the crash site. While resolving the cause of the crash is being delayed, NATO is loosing no time in its planning and carrying out military maneuvers. Over the past few days, the Alliance has held maneuvers in Baltic countries bordering on Russia - with German participation. More maneuvers are planned for today and over the next few days. The scenarios range from wars of intervention and occupation à la Afghanistan, to controlling maritime regions, to conflicts with militarily powerful nations, such as Russia. In reference to this latter scenario, NATO is planning a transition to a new type of warfare, according to the US military.
Unanswered Questions
What had caused the July 17 crash of the Boeing MH17 in eastern Ukraine, killing all 298 persons aboard, remains unclear. According to the preliminary report published yesterday, there were no indications of technical malfunctions. The damage to the forward fuselage and cockpit section of the MH17, as shown in photographs, seem to have been caused "by a large number of high-energy objects that penetrated the aircraft from outside.” The plane apparently broke apart in mid-air. This, in fact, confirms that the Boeing had been shot down. However, the report does not provide answers to the crucial questions. The allegation by Russian sources that Ukrainian fighter jets were flying in the relative proximity of the passenger plane remains unanswered. Also unanswered is whether the aircraft had been hit by an air-to-air or a surface-to-air missile; whether the numerous small holes in the cockpit were caused by machinegun rounds, as the Canadian OSCE observer Michael Bociurkiw claimed, shortly after his first inspection. Important questions about the circumstances in which the forensics were undertaken remain unanswered as well. For example, why did Ukrainian troops force the experts to halt their on-site investigation of the crash, after only a few days, by launching attacks on rebel positions in the immediate vicinity.[1]
No Reliable Evidence
At the end of last week, the German government responded to a parliamentary interpellation concerning the MH17 crash, saying that the MH17 had been tracked during its flight by "two AWACS aircraft ... by means of radar, as well as signals from the MH-17's transponder." However, the radar recordings ended at 14:52 CET - just before the crash - when the Boeing left the AWACS' "zone of reconnaissance." According to the German government, the AWACS had recorded "signals from an anti-aircraft-missile system, which are "classified as 'Surface to Air-Missile' SA-3." It remains unclear, whether the latter was within the AWACS' "zone of reconnaissance," which the MH17 had already left by the time it is alleged to have been downed. If an anti-aircraft-missile system would have been stationed near the crash site, the question arises, how could the AWACS record a ground-based object, but not the airborne MH17. The German government admits that according to available information, it has "no reliable evidence of the possible use of anti-aircraft-missile systems" against the MH17.[2] This confirms that the German government has supported sanctions on Russia, purely on the basis of speculations. Immediately following the downing of the Malaysian Boeing, the EU imposed its first sanctions.
Take off from Ramstein
Even though the obvious shooting down of the MH17 is the second massacre remaining unresolved - with the February 20 sniper-murders at Kiev's Maidan Square - NATO is launching a set of maneuvers in rapid fire succession in countries bordering on Russia. Already, during NATO's summit in Newport, the war alliance carried out its "Steadfast Javelin II" maneuver - with German participation. The combat exercise began at the US Air Force Base in Ramstein, Germany, September 2. Around 2,000 soldiers from ten nations took part. On the weekend, 500 paratroopers were dropped at an airfield in Latvia - not even 150 km from the Russian border. Another 160 paratroopers trained in Lithuania. Smaller maneuvers were held also in Estonia and in Poland. The maneuver ending tomorrow, Thursday, is characterized by the US military as a transitional step from training exercises for combat interventions à la Afghanistan to training for combat with militarily powerful nations, such as Russia. This points toward NATO's future. Other maneuvers are set to follow.
Control of the Black Sea
The "Sea Breeze" maneuver, which began this past Monday, ends today, Wednesday. According to US information, this maneuver is especially focused on maritime interception missions - operations to intercept enemy forces. However it also trains in measures for taking control of maritime regions in crisis situations. Particularly armed forces from Black Sea riparian nations are participating - units from the NATO countries Turkey and Rumania, but also non-NATO nations Georgia and Ukraine. The "Sea Breeze" maneuvers, focused on taking control of the Black Sea, have been regularly held since 1997 in the Crimea, often with German troops participating. The population has repeatedly protested against these NATO combat maneuvers. In the aftermath of the February putsch in Kiev, Russia feared that Ukraine, with its new, extremely anti-Russian regime, could challenge Moscow's continued use of its essential Crimean naval base and possibly replace it with a NATO naval base.
From Kosovo to East Ukraine
Ultimately, the maneuver "Rapid Trident" is scheduled to begin in Western Ukraine next Monday, again with German participation. Like "Sea Breeze," "Rapid Trident" has also regularly been held since 1997. According to a report, it trains troops in the "typical tasks of stabilization missions, such as were recently standard in Afghanistan, for example providing security against mines and ambushes for military patrols."[3] This is an indication of Ukraine's past and future function for NATO - furnishing personnel and equipment for western interventions throughout the world. Ukraine's Ministry of Foreign Affairs has declared that Kiev actually does keep soldiers in reserve for any NATO mission.[4] Ukrainian troops were already participating in the Iraq invasion. From August 2003 - under President Leonid Kuchma - until December 2008, the government had sent up to 1,650 soldiers into that country under US occupation. The Ukrainian civil war imposed limits on Kiev's activities. It has been reported that Hungarian soldiers have recently replaced around 100 Ukrainian soldiers, who were stationed in Kosovo, in the KFOR framework, so that they can fight in the civil war raging in the east of their country.
[1] Dutch Safety Board: Preliminary report. Crash involving Malaysia Airlines Boeing 777-200 flight MH17. The Hague, September 2014.
[2] Antwort der Bundesregierung auf eine Kleine Anfrage der Fraktion Die Linke. Berlin, 05.09.2014.
[3] Johannes Leithäuser: Gipfel der Gesten. Frankfurter Allgemeine Zeitung 05.09.2014.
[4] Ukraine's contribution to NATO peace support activities. nato.mfa.gov.ua.


=== 3 ===


Lettera di appello del Presidente Ernesto Ferlenghi al Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi



Al Presidente di Confindustria
Giorgio Squinzi
Mosca 02.09.2014

 

Caro Presidente,
la recente situazione venutasi a creare attorno alla crisi Ucraina, con l’inasprimento di azioni sanzionatorie da parte dell’Unione Europea contro la Russia,  stanno portando i rapporti fra il nostro Paese e la Russia al punto più basso nella lunga storia di collaborazione.
La nostra comunità imprenditoriale, i nostri Soci, sono fortemente preoccupati della escalation che sta assumendo il confronto tra la Russia e l’occidente che ha già provocato consistenti perdite economiche ed un indebolimento della nostra posizione nel mercato russo conquistata con una lunga storia di amicizia e di integrazione sociale e professionale.
Assistiamo ad una strategia di comunicazione strumentale da parte della maggior parte degli organi di informazione italiani ed europei, guidata da posizioni nostalgiche di antiche contrapposizioni ideologiche che speravamo fossero superate da anni.
Il danno per le nostre aziende è molto elevato: perderemo solo nel settore agroalimentare circa 400 milioni di euro nell’esportazione verso la Russia, erosione dell’interscambio che  poneva l’Italia al secondo posto tra i paesi europei nei rapporti commerciali con la Russia, con la certezza che la perdita diventi strutturale, a favore dei nostri diretti concorrenti europei e cinesi che spesso operano in JV con società russe e pertanto già localizzate.
Perderemo le opportunità che i crescenti investimenti nel settore petrolifero garantiranno per i prossimi decenni ai numerosi contrattisti italiani che offrono servizi ed equipment alle numerose società anche straniere che operano in Russia.
L’adozione di misure di sanzionamento della maggiori banche russe e l’impossibilità di ricorrere da parte di queste ultime a linee di finanziamento a lungo termine comporterà tra le altre cose la difficoltà di molti nostri colleghi a vedere confermate le lettere di credito.
La posizione dell’Europa e con nostro rammarico del nostro Governo alimenterà quel clima di sfiducia e diffidenza che porterà a contrapposizioni da cui nessuno trarrà beneficio.
Caro Presidente, capisci bene che questo vuol dire distruggere decenni di lavoro, di investimenti e di collaborazione proficua e sopratutto quel clima di rispetto e di considerazione di cui noi italiani abbiamo goduto a sempre.
Proprio per questo ti scrivo per rappresentare il disagio e manifestare tuta la nostra incredulità e la voglia di reazione condivisa con tutti i  nostri colleghi.
Ti chiediamo di fare tutto i possibile affinché questa nostra richiesta, con il peso di Confindustria, possa convincere i  nostri governanti ad un maggior equilibrio ed a una più marcata autonomia del nostro Paese.
Sicuri della Tua sensibilità e disponibilità cogliamo l’occasione per inviarTi i più calorosi saluti

 

Il Presidente di Confindustria Russia
Ernesto Ferlenghi

 


=== 4 ===

Schweizer-Radio&Fernsehen und die NATO


----- Original Message -----
Sent: Sunday, September 07, 2014 12:58 PM
Subject: SRF und NATO

Sehr geehrte Damen und Herren

ich protestiere in aller Form gegen die Art und Weise, wie SRF die grauenhafte Situation in der Ukraine darstellt. Eins zu eins wird übernommen, was die Kriegstreibernation Nr 1 an Desinformation und Lügen in die Welt setzt. Man könnte meinen, SRF habe die Chefredaktion im Pentagon.
Den Gipfel dieser Unterwürfigkeit bietet - nicht zum ersten Mal - Fredy Gsteiger mit seiner VÖLLIG UNKRITISCHEN Berichterstattung aus Wales und seiner Glorifizierung der NATO.  Und das alles in einer öffentlich-rechtlichen Institution eines angeblich neutralen Landes.

Ich fordere Sie auf, endlich der Wahrheit zum Durchbruch zu verhelfen und vorab eine Kriegsindustrie (und wer daran verdient) anzuprangern, die immer wieder neue Feinde und Kriegsfelder braucht, um ihre Produkte zu verkaufen und dabei zu allem fähig ist: siehe Jugoslawien,  Afghanistan, Irak, Syrien, Lybien, etc. Und sie schreckt in gewissen Fällen nicht mal davor zurück, versteckt beide Kriegsparteien zu beliefern (siehe ISIS!!!)

Zur Ukraine: Wieso wird immer nur Putin angegriffen, er liefere Waffen an die Aufständischen, wo USA, NATO samt europäische Vasallen lange vor Maidan (siehe Mr Mc Cain!) die ukrainischen Faschisten versteckt beraten, beliefern und mit Privatkiller-Kommandos "begleiten"? - alles weitgehend unerwähnt in Ihren Medien....
 
Nehmen Sie bitte Ihre Verantwortung war und tragen Sie zur Deeskalation bei!
 
Frieden statt NATO!

Mit freundlichen Grüssen
Samuel Wanitsch, Rentner, Zeiningen
 
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Am 04.09.2014 16:14, schrieb Schweizer Radio und Fernsehen:

Sehr geehrter Herr Wanitsch

Man kann die USA kritisieren für ihre aussenpolitischen Fehler, die sie zweifellos auch gemacht haben. Sie aber als Kriegstreiber-Nation Nr.1 zu bezeichnen ist indiskutabel.

Gerade Ihre Generation müsste sich doch eigentlich noch etwas Anerkennung und Dankbarkeit für die Rolle der USA im Zweiten Weltkrieg aufbringen. Vielleicht fragen Sie ja auch einmal einen Kosovaren, der vor einem Genozid durch die Serben bewahrt wurde, oder eine afghanische Frau, die wieder ohne Burka einen Beruf ausüben durfte oder einen politischen Ex-Häftling in Libyen, der wieder sagen darf, was er will, was die von den USA halten. 

Wir berichten unabhängig und kritisch, aber wir machen nicht mit beim Anti-Amerikanismus und lassen uns nicht blenden von der russischen Propaganda.


Mit freundlichen Grüssen

Gregor Meier
TV-Nachrichtenchef SRF

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Sehr geehrter Herr Meier

..womit Sie Ihre unkritische Haltung gegenüber der Politik der USA auch gleich bestätigt haben.
Nach Assange, Bradley Manning und Snowden sollten Sie diese plumpe Antiamerikanismus-Keule nicht mehr verwenden und überzeugendere Argumente einbringen. 
Zweiter Weltkrieg: Wer hat die Nazis und den Faschismus entscheidend gestoppt und die grössten Opfer gebracht? Sicher nicht die Amis, sondern das russische Volk.
Kosovo: Wollen Sie behaupten, den Kosovaren gehe es heute besser als damals in Jugoslawien? Und wer regiert sie heute? Fragen Sie mal Dick Marty. Und wollen Sie damit die "humanitäre Intervention " der NATO mit Uran-angereicherter Munition gutheissen, die mittlerweile zu 20'000 mehr Krebsfällen in Serbien geführt hat?
Libyen: Angesichts der Tausenden von Toten und noch mehr Flüchtlingen von gewonnener Meinungsäusserungsfreiheit von Gefangenen (wie steht es damit in den USA?) als Erfolg zu sprechen ist einfach nur noch zynisch.
USA keine Kriegstreiber? Was war und ist mit Guatemala, mit Chile, mit Honduras? Was ist mit der US-Subversion in Bolivien, Ecuador, Venezuela, Cuba?

Herr Meier, tun Sie mir bitte einen Gefallen: Sagen Sie nicht mehr, Sie würden "unabhängig und kritisch" berichten. Auch wenn das stereotyp mal für mal gesagt wird, es wird nicht wahrer. Ich wünsche Ihnen, dass Sie vor Ihrer Pensionierung zur halt manchmal unbequemen Wahrheit finden - so wie es diverse verantwortungsvolle Journalisten-Kollegen immerhin im Alter geschafft haben.

Mit freundlichen Grüssen

Samuel Wanitsch
seit 1973 und Chile punkto US-Subversion sensibilisiert  - und gleichwohl mit guten Freundinnen und Freunden in den USA verbunden

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Bemerkung von K.Trümpy:

Der linke Aktivist Samuel Wanitsch und der SRF Journalist Gregor Meier bewegen sich offensichtlich in zwei Parallelwelten. Dabei vertritt Herr Meier die Mehrheitsmeinung (noch), die jedoch nicht unbedingt für Waheit und Logik steht. Er bemüht z.B. die US-Neocon - UCK Propaganda, wonach die NATO die Kosovaren vor einem Genozid durch die Serben bewahrt habe. Effektiv ist damals Milosevic gegen bewaffnete, vom Westen gesponserte UCK-Separatisten, militärisch vorgegangen. Die massenhafte Fluchtbewegung im Kosovo ist erst mit Beginn der NATO-Bombardemente entstanden. Jetzt hat aber im Westen niemand etwas dagegen, wenn Poroschenko ganze Städte in der Ostukraine bombardieren lässt, sodass schon tausende Zivilisten umgekommen und hunderttausende nach Russland geflohen sind.




(english / italiano)


ESPORTARE L'ECCELLENZA ITALIA ALL'ESTERO


ITALIANIZATION ACCOMPLISHED
Forms and structures of Albanian television’s dependency on Italian media and culture
by Paolo Carelli 
in: Journal of European Television History and Culture Vol. 3, 5, 2014



"Tv in Albania: italianizzazione compiuta"

di Davide Sighele, 21 agosto 2014

Non solo stessi format e forte condizionamento culturale. Ma anche condivisione di programmi, conduttori italiani che si spostano in Albania ed editori dal passaporto italiano.
Per Paolo Carelli, del dipartimento di Scienze della comunicazione dell'Università cattolica di Milano, la completa italianizzazione della tv albanese sarebbe ormai cosa fatta.
Lo scrive in un suo saggio – a disposizione dei lettori in lingua inglese - scritto per la rivista accademica on-line View.
Carelli individua tre fasi che, non necessariamente in ordine cronologico ma a volte sovrapposte, negli ultimi 25 anni hanno portato a quella che viene chiamata, fin dal titolo del saggio, “Italianizzazione compiuta” della tv albanese.
La prima fase è quella dell'“italianizzazione sottile” e riguarda l'adozione di format e linguaggi in voga nella tv italiana, pubblica e privata. Un esempio su tutti, la trasmissione Memgjes i mbar(Buongiorno) su Teuta TV che ricalcava il celebre Unomattina, prodotto dalla RAI.
La seconda fase è chiamata di “italianizzazione condivisa”, ed avviene attraverso programmi di cooperazione televisiva tra le due sponde, che ha incluso sia la trasmissione di prodotti televisivi italiani sottotitolati in lingua albanese che programmi di co-produzione.
Infine la terza fase, detta “italianizzazione quasi-coloniale”, con reti televisive albanesi di proprietà di italiani che hanno iniziato ad arruolare, per i loro programmi, professionisti del settore italiani, quali ad esempio, in tempi recenti, Alessio Vinci.
Se si ritenesse che i media e l'influenza italiana su di loro sia l'unico fattore che possa spiegare i cambiamenti avvenuti in Albania a partire dagli anni'80 si sbaglierebbe di grosso, tiene a precisare Carelli. Anche le forti relazioni con l'Italia hanno origini ben più lontane. Partendo dai romani, passando per le comunità Arbëreshë e continuando con Vittorio Emanuele III re d'Albania.
Ma certo, accendere la tv a Tirana e trovarsi Barbara D'Urso fa un certo effetto.