Jugoinfo

Il Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'" esprime la sua
solidarieta' alla manifestazione che si terra' a Belgrado per protestare
contro la presenza in citta' di Javier Solana, leader della Nato durante
l'aggressione alla RF di Jugoslavia del marzo 1999, ospite della nuova
classe dirigente del paese nei giorni 7-8 Febbraio.
La presenza di Javier Solana, oggi responsabile per la politica estera
e la sicurezza dell'UE, rappresenta un'offesa al popolo jugoslavo
essendo stato egli uno dei principali artefici della aggressione e dei
crimini commessi contro la RFJ, della morte di migliaia di civili
inermi, della catastrofe ambientale e della distruzione del tessuto
economico del paese. Il CNJV non potendo purtroppo intervenire augura
ai compagni organizzatori dell'SPS e della Alleanza Patriottica di
Jugoslavia che la manifestazione riscuota un grande successo e che alta
si levi la voce del dissenso e dell'opposizione contro la presenza del
criminale imperialista Solana, gia' condannato dal competente tribunale
belgradese a 20 anni di prigione per i reati commessi contro il popolo
jugoslavo, e chiede altresi' che tale condanna abbia immediata
applicazione.

Fraterni saluti
Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'" - jugocoord@...
(nascente Comitato promotore per l'Assemblea Antimperialista)

Bologna, 4 febbraio 2001

---

The Italian National Network "Yugoslavia shall live" (CNJV) wishes to
express its own solidarity to the demonstration that will take place in
Belgrade to protest against the presence of Javier Solana in that town.
Solana, who was the leader of the NATO during this Alliance's aggression
against the FR of Yugoslavia in March 1999, will arrive as a guest of
the new rulers of the country on February 7th and 8th.
The presence of Javier Solana, nowadays on charge for the European
foreign and security policy, is an outrage to the Yugoslav people
because he is one of the main responsibles of the aggression and the
crimes committed against the FRJ as well as for thousands of unarmed
dead civilians, for the environmental catastrophe and the destruction of
the economical structures of the country. Unfortunately, we of CNJV
cannot intervene at the rally: therefore we wish to the organizers, the
comrades of SPS and the Patriotic Alliance of Jugoslavia, that the
demonstration will be of great success and that the voice of dissent and
protest against the presence of the imperialist war criminal Solana be
raised loud. Solana has been already sentenced by a Belgrade court to 20
years imprisonment for the crimes committed against the Yugoslav people,
so we ask that the sentence be enforced immediately.

With fraternal greetings
Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'" - jugocoord@...
(to become Comitato promotore per l'Assemblea Antimperialista)

Bologna, February 4, 2001

---

A cura del Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
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> A Roma è iniziata alla grande la campagna elettorale. Dopo la censura sui libri di testo,
> il no alla pillola del giorno dopo, le liste antiaborto, l'assegno per il terzo figlio,
> la giunta Storace, assecondando la propria vocazione storica,
> ha imboccato la strada del razzismo aperto e della persecuzione delle minoranze.
>
> L'obbiettivo della furia xenofoba di AN e' rappresentato, questa volta,
> dai rom di via dei Gordiani. Una comunita' che ha sperimentato, negli anni,
> forme durissime di discriminazione. I piu' anziani hanno visto trucidare
> dai nazifascisti i loro familiari davanti ai loro occhi, a Kragujevac,
>
> citta' martire della Resistenza e luogo d'origine degli abitanti del campo.
>
> "In via dei Gordiani costruiremo un residence per anziani, giovani coppie e handicappati".
> Lo ha promesso l'assessore all'urbanistica Armando Dionisi,
> dopo l'approvazione di un atto di indirizzo che affossa il progetto del villaggio per i rom
> e, con esso, il parco pubblico e la ristrutturazione di 1.000 alloggi popolari.
>
> La provocazione è evidente: i finanziamenti vengono dirottati verso fasce disagiate
> ma rigorosamente "non rom", visto che anche il campo di via dei Gordiani
> è pieno di giovani coppie, di anziani e, purtroppo, di handicappati.
> Che verranno cacciati dal luogo in cui vivono da decenni, con la scusa del ''residence''.
>
> PER FESTEGGIARE QUESTO BEL RISULTATO DOMENICA A MEZZOGIORNO
> ALLEANZA NAZIONALE ORGANIZZA UNA ''BICCHIERATA IN PIAZZA''.
>
> TUTTO QUESTO A UNA SETTIMANA DI DISTANZA
> DALLA ''GIORNATA DELLA MEMORIA'' E IN UN LUOGO
> (IL CASILINO 23, A DUE PASSI DAL QUADRARO)
> DOVE E' ANCORA VIVO IL RICORDO DEI RASTRELLAMENTI
> DELL'EPOCA DI KAPPLER.
>
> Il Coordinamento Cittadino e i rom di via dei Gordiani invitano
> tutte le forze democratiche e antifasciste e tutti i cittadini
> a mobilitarsi per respingere la provocazione fascista.
>
> APPUNTAMENTO DOMENICA 4 FEBBRAIO ALLE 11.00
> DAVANTI AL CASALE GARIBALDI
> (via Romolo Balzani 87 - Casilino 23)

(ricevuto da: R. Pignoni - pignoni@...)

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INTERVISTA CON STEVAN MIRKOVIC,
segretario generale dell’SKJ, Belgrado 5 gennaio 2001.
A cura di Ivana del Comitato contro la Guerra di Sesto S. Giovanni [IK]

NOTA: sui risultati elettorali dell'SKJ - Savez Komunista Jugoslavije
(Lega dei Comunisti di Jugoslavia) - e sulla composizione della
coalizione KORAK, citata nel testo, si veda:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/492
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/720

---


SM: Perché, in realtà, noi non abbiamo partecipato alle elezioni? E
c’eravamo già preparati. E avevamo creato questa coalizione… e raccolto
le firme sufficienti. Però, è accaduta una cosa, per così dire,
spiacevole, cioè che uno dei partiti – il Nuovo partito comunista [NKPJ]
di Branko Kitanovic...
IK: Com’è il rapporto con loro?
SM: Loro all’inizio volevano stare insieme a noi, ma poi hanno
rinunciato e hanno detto…
IK: E perché allora hanno aggiunto il loro nome?
SM: Te lo dico subito. Loro poi hanno rinunciato e volevano presentarsi
da soli. E ci hanno invitato A presentarci tutti con la loro sigla E
sotto il nome di Branko Kitanovic, il loro segretario generale. Quindi,
si sono staccati, e hanno iniziato a raccogliere firme da soli.
Bisognava raccoglierne 10.000 per partecipare [alle elezioni]. Ma noi
allora non l’abbiamo voluto. Perché questa coalizione non è solo una
coalizione ad hoc, per le elezioni. Essa continua anche adesso, con
l’obiettivo di arrivare a un congresso di unificazione. Di unire questi
10 partiti in un partito solo. Quindi, non è la classica coalizione
fatta solo per le elezioni, ma quando le elezioni finiscono, con
qualsiasi risultato, si va avanti con la collaborazione, fino al
congresso di unificazione e creazione di un partito unico.
IK: Perché esistono così tanti piccoli partiti, diciamo simili (non
conosco bene la situazione…)?
SM: Questa situazione si è creata negli anni ’90, quando qui è stato
abbattuto il socialismo e si è praticamente disintegrata la Lega dei
comunisti della Jugoslavia. Da essa sono praticamente nati vari partiti.

IK: Voi che avete lo stesso nome, siete la “continuazione diretta” della
vecchia Lega?
SM: Di una frazione, direi. Erano delle frazioni… Una frazione che
guidavo io ha mantenuto sia il programma che il nome. Così noi siamo
“sopravvissuti” fino ad oggi…
[IK: Quindi, io ho ancora la vostra tessera!]
SM: Guarda cosa è successo: quando Kitanovic, cioè NKPJ, vede che non
riesce a raccogliere abbastanza firme – sono riusciti ad averne più di
3000 – e neanche noialtri, che ne avevamo raccolte circa 6000, quindi,
proprio poco prima della chiusura della procedura pre-elettiva, lui
torna ad aggregarsi con noi. E costituiamo così questa coalizione KORAK
e aggiungiamo a questo nome anche NKPJ – Branko Kitanovic, riuniamo
tutte le firme, cioè non firme, ma dichiarazioni, perché bisognava
scrivere delle dichiarazioni di chi appoggia la coalizione, e bisognava
andare al Tribunale a vistare il tutto, il che ha creato abbastanza
problemi, tanta gente non voleva andare al Tribunale a fare questa cosa,
avevano paura, perché qui è ancora… cioè, finché L’SPS era al potere, se
non eri per lui, il tuo lavoro era a rischio. E la gente doveva tenere
segreto per chi votava… se non avevano qualche appoggio dall’altra
parte, come per esempio dal DOS. Il DOS, per esempio, ha l’appoggio
dall’estero, quindi se ne fregano se L’SPS gli fa qualcosa o no.
In questo modo, noi ci siamo uniti tardi. E quando, alla fine,
consegniamo questo materiale unificato, i nomi dei delegati, le
dichiarazioni, le firme… la Commissione elettiva ce li restituisce
dicendo: dovete fare tutto da capo.
IK: Avete fatto il ricorso?
SM: Dovete fare tutto di nuovo, ci hanno detto. Non ci può essere la
sigla KORAK e NKPJ, ma deve essere una cosa sola. E le firme devono
essere raccolte insieme. Non riconoscono le firme raccolte a parte. E’
stata tutta una formalità. Ci hanno tolto di mezzo per motivi formali,
per non farci partecipare. Noi abbiamo fatto ricorso, ma…
IK: E qualcuno ha partecipato? I membri dei partiti hanno votato?
SM: No, nessuno ha partecipato, dei comunisti. E abbiamo deciso di
boicottare, non abbiamo votato.
IK: Veramente, noi, quando votiamo in Italia, lo facciamo praticamente
“tappandoci il naso”. Per così dire: scegliamo il meno peggio. Qui non è
stato così?
SM: No, noi non l’abbiamo fatto. [ride] Neanche uno di quei 7-8 partiti…
sono tutti così… DOS, SPS… non valeva la pena…
IK: E ora, come sarà la situazione?
SM: Quindi, noi non abbiamo partecipato. Probabilmente avremmo avuto più
successo del JUL, di Lilic e di altri partiti fuori dal DOS e SPS…
IK: Quali sono le differenze fra i vari piccoli partiti della
coalizione? Ce ne sono? Ci sono problemi?
SM: Ma no, non ci sono grandi differenze, l’unica è il rapporto verso
l’Informbiro [cioe' verso l'URSS di Stalin, n.d.jugocoord@...].
Certi sono pro, certe… E’ la più grande differenza.
IK: Sono passata l’anno scorso da Kitanovic, ho visto che ha esposto di
nuovo la foto di Stalin.
SM: E’ l’unica differenza.
IK: E voi, cosa ne pensate?
SM: Noi riteniamo che l’Informbiro fosse un’agenzia sovietica, non si
trattava tanto di diversità ideologiche, ma dello scontro fra l’Unione
Sovietica e la Jugoslavia. Era in questione lo Stato, non era una
divergenza ideologica, più facile da risolvere. Loro volevano abbattere
il potere e lo Stato. E’ qui la differenza. Goli Otok… anch’esso, come
dire – la gente non la mandavano là per le questioni ideologiche, ma
perché volevano abbattere lo Stato. Le violenze che ci sono state, e
c’erano, ovviamente non sono una cosa positiva, A questo non
acconsentiamo. Non è in armonia con il nostro umanesimo, dimostrato già
durante la guerra [II guerra mondiale], però, non esiste nessun carcere
dove le violenze non ci sono…
IK: Quando avete intenzione di fare questo congresso di unificazione?
SM: In primavera… vedremo… Probabilmente Kitanovic continuerà a non
volerlo, perché è abbastanza portato a fare il “leader”.
IK: Mi è sembrato di capire che secondo lui tutti gli altri sono meno
bravi…
SM: Certo, è l’unico che “sa di più, la pensa in modo giusto”…
IK: Abbiamo parlato, con Kitanovic, anche dei partiti comunisti
italiani, lui sosteneva che non sono nemmeno di sinistra…
SM: Lui è comunque uno stalinista. Anch’io rispetto Stalin, ritengo che
ha fatto molte cose buone, ma… Ne abbiamo parlato anche con lui… Come
Goli Otok, anche i Russi hanno avuto le loro prigioni, e non era
sicuramente tutto così come ne scrivono oggi, di tutti quei milioni di
morti. I dati sono scarsi, le cifre che girano non sono autentiche.
Erano, in realtà, prigioni che avevano anche il compito di rieducare.
Poi, le violenze c’erano…
IK: Come sarà, secondo lei, la situazione generale dopo i cambiamenti
nel paese?
SM: La situazione ora non è peggiorata, il che è buono. Forse
addirittura sta andando un po’ in meglio. Grazie soprattutto, direi, a
una specie di sollievo che sentono le persone. Si può dire che esiste un
certo entusiasmo. Quando qualcosa cambia, la gente si lancia a fare
delle cose, si crea una speranza. Anche grazie a questi aiuti, donazioni
dall’estero. Non possiamo lamentarci tanto della situazione materiale,
dei problemi esistenziali. La corrente c’è, e anche il riscaldamento,
sono le cose più importanti.
IK: Però, tutto questo non è arrivato molto alle persone comuni?…
SM: Un po’ lo sentiamo tutti, comunque… usufruiamo comunque della
corrente e del riscaldamento… è molto importante… passare l’inverno…
Però, secondo me, secondo la mia “diagnosi”, tutto questo è come lo
stato in cui si trova un paziente dopo l’operazione del cancro – c’è
subito un miglioramento, ma poi, dopo un breve periodo, la malattia lo
riafferra e lo uccide. Così. Questi nuovi adesso si accomodano sulle
posizioni importanti, e siamo finiti.
IK: Abbiamo degli amici, qui nei sindacati, che sono stati maltrattati
dopo la vittoria del DOS… hanno perso lavoro, gli uffici distrutti,
minacce… per loro è sicuramente peggio di prima…
SM: Dobbiamo chiarire una cosa. Ho cercato sempre di convincere Ivo [il
nostro Ivan!], quelli di Vienna e altri che sono venuti a trovarmi: loro
hanno sempre ritenuto Milosevic e SPS comunisti, internazionalisti, di
sinistra… Il comunismo, da noi, è in realtà stato abbattuto nel ’90,
quando lui è salito al potere. Non l’hanno buttato giù questi di adesso,
è stato abbattuto quando Milosevic è arrivato al potere.
Lui ha abolito l’autogestione operaia, e anche la proprietà comune,
sociale, e ha cominciato la privatizzazione. Però, è andato un po’ più
piano di quelli in Polonia e Ungheria, e anche in modo più intelligente.
E’ andato più piano, sicuramente, perché non potevi togliere le cose
subito agli operai, almeno non ai nostri – la nostra rivoluzione è
comunque una cosa diversa dall’esperienza della Polonia, l’Ungheria…
Aveva, quindi, mantenuto alcuni privilegi degli operai, soprattutto
sociali, però, in sostanza, mirava alla ricostruzione del capitalismo e,
la cosa peggiore, era un nazionalista, nazionalista serbo, che voleva
creare una specie di grande Serbia… Questa è la mia opinione, Ivo
[sempre il nostro] non riesce a capire questo, Willy neanche ecc.
Tutti dicono – lui ha combattuto contro la Nato. Non avrebbe combattuto
se non gli fosse stato imposto. Ha sempre guardato come avvicinarsi a
loro. Si offriva per entrare in una partnership per la pace ecc. Loro
avevano una specie di rapporto di rivalità con l’SPS e Milosevic,
avevano visto che era l’unico partito che cercava di creare in piccolo
impero qui nei Balcani, e per loro era la concorrenza che avrebbe avuto
sotto il suo dominio tutta la Serbia, il Montenegro, una parte della
Bosnia, una parte della Croazia, e in una certa prospettiva, anche la
Macedonia. Per quello sono andati contro di lui, non perché è un
comunista. D’altra parte, per guadagnare la propria opinione pubblica,
dicevano sempre che lui era un comunista. Appena nomini il “comunista” a
un Americano, gli viene la schiuma alla bocca. E comincia subito a
urlare: dai che lo picchiamo. Tutto questo impossibilitava in realtà
anche noi, che comunisti siamo, a prosperare, a crescere, a svilupparci.

Adesso, invece, pensiamo di avere un’occasione. Perché ora è stato
scoperto che lui non era per niente comunista. Per questo la maggioranza
della gente – quasi 50% – non è andata a votare; e sono quelli che
avevano capito: come prima cosa, che non vogliono il DOS, perché è
borghesia, e secondo, che non hanno nessuno per cui votare neanche
dall’altra parte, né per SPS né per JUL, né per Vucelic, il direttore
della Televisione, che aveva formato un partito socialista, né per
Lilic.
Quindi, queste cose devono essere chiare – il comunismo è stato da noi
abbattuto nel ’90, Milosevic ha fatto una parte del lavoro, è andato più
piano, e questi di adesso, loro si precipiteranno a ricominciare questa
privatizzazione e questa svendita…
IK: Pensa che anche lui, in un futuro, avrebbe privatizzato proprio
tutto? Perché se, fra il DOS e l’SPS si preferisce l’SPS, è perché ha
comunque mantenuto alcune conquiste del socialismo, come, per esempio,
l’educazione e la sanità gratuite, mentre ora tutto sta per essere
privatizzato di colpo.
SM: Sapete una cosa – Milosevic aveva privatizzato tutto, meno le 80
aziende più grosse del paese. E’ stato fatto un elenco. In testa c’era
l’Elettroindustria, le Ferrovie jugoslave (JZ), poi le Poste, la Sanità…
Le teneva come le aziende statali, e a loro in realtà attingeva i soldi
per la parte sociale. Però adesso, cioè uno, due anni fa, aveva
cominciato pian piano a privatizzare anche queste 80. Per prima è
partita la Telecom. Poi si è fermato tutto, perché nessuno dall’estero
voleva venire qui. Non si fidavano di lui e ora, che se ne andato,
questo processo ripartirà. Adesso si riprenderà con la privatizzazione
delle attività più importanti: Elettroindustria, le Ferrovie, i boschi
(per esempio, per la Serbia i boschi sono l’esportazione più grande), e
adesso ci sarà casino. E anche quello che dici tu, la sanità; ma quella
è già mezza privatizzata, è una catastrofe…
IK: Non so, io personalmente posso solo sperare che quando tutto sarà
così, saremo noi la vera opposizione. Forse la gente capirà…
SM: Eh, questo ora dipende da noi. Già adesso dovremmo fare qualcosa,
perché non l’abbiamo ancora fatto; non l’abbiamo fatto prima, quando
tutto è successo, nel ’90, come in Polonia nell’89, mi sembra. Siamo
spariti così velocemente come partito politico, la maggioranza dei
membri sono scappati, ecco, in realtà non erano nemmeno i veri
comunisti…
IK: Certo, erano opportunisti…
SM: …come dico sempre: questi “ex comunisti”, che oggi sono
anticomunisti, sono così perché avevano un cattivo carattere. Loro sono
delle cattive persone, proprio come persone.
IK: Erano interessati ad avere i loro posti di lavoro…
SM: Sì, loro avevano i loro obiettivi di vita… Noi, quindi, non siamo
riusciti ancora a fare una vera analisi di tutto quello che in realtà è
successo. Ora, dopo tanti anni, dobbiamo farlo. Dire – perché abbiamo
perso il potere, perché siamo falliti. Da dove partire? Perché se non
facciamo questo, non abbiamo fatto niente.
Anche perché qui si era creata una situazione che, quando solo menzioni
i comunisti, qui da noi, guai, ti vogliono strangolare. E’ stata dunque
creata un’atmosfera anticomunista. D’altra parte, invece, c’è gente che
appoggia, dice “allora tutto andava bene, tutto era a posto…”. E perché
allora noi abbiamo dovuto abbandonare il potere se “tutto era a posto”,
questo non lo sanno dire. Né l’una né l’altra cosa sono la soluzione.
Noi dobbiamo trovare dov’era l’errore, perché non tutto era un errore.
Però da qualche parte c’erano… Quando troviamo questo…
IK: Adesso ci considerano solo antiquati, nostalgici…
SM: Però ci sono anche quelli che sono per questo! Nonostante tutto.
Solo che anche a quelli che lo sono noi dobbiamo spiegare cos’era
successo. Perché loro dicono… ora ti faccio vedere una ricerca
recentissima. E non nostra, ma della Commissione per i diritti umani di
Helsinki – in Serbia. Molto interessante… Il 15 dicembre c’è stata la
loro Settima tavola rotonda, a Belgrado. C’è del materiale sulla
questione – quali forze dovrebbero guidare nel futuro i cambiamenti,
dopo quelli che sono già successi, perché è evidente che il sistema
precedente non era buono. Piuttosto interessante, io ne ero sorpreso,
perché si tratta di questa Commissione per i diritti umani di Helsinki –
in Serbia, quindi di un’organizzazione che l’anticomunismo ce l’ha nel
midollo. Sai come ci vedono loro…
Però, hanno fatto un analisi oggettiva. Hanno fatto questa ricerca sul
campione della popolazione che ha fra 25 e 35 anni. E’ interessante
quello che loro dicono. E quello che ha interpretato l’analisi, Vladimir
Ilic, uno degli autori della ricerca, che è anche un libro, si intitola
“Il potenziale per i cambiamenti”, dice, per questa generazione di
25-35-enni: essa, secondo le sue parole, sarà il portatore del peso più
grande delle trasformazioni sociali. Da qualsiasi parte essa vada. Non
si sa ancora che direzione sceglierà. Questa generazione, dice lui, non
è matura abbastanza per un compito così. La ricerca dimostra che è una
generazione nazionalista. Però, il loro nazionalismo è di un’intensità
più bassa del nazionalismo di quelli che hanno già partecipato in tutta
la faccenda. Loro, dice, non sono interessati ai Serbi dall’altra parte
della Drina. Si preoccupano di cose esistenziali. Quindi, business,
soldi ecc. Ma questo è interessante: che un grandissimo numero degli
intervistati abbia nominato Josip Broz Tito come il personaggio più
importante della storia. Pensa te. E’ quello che ti dico. Quindi, quando
la gente guarda indietro gli ultimi 10 anni (quello di 25 anni ne aveva
15, l’altro di 35 ne aveva 25, quando tutto questo è cominciato, quindi
si ricorda benissimo di come era prima), molti di loro dicono “ma qui si
viveva bene, eravamo nell’Europa, eravamo nel mondo, dappertutto… allora
chi ci ha spostato da lì, perché siamo isolati?” ecc.
Quindi, la condizione per noi, per riapparire adesso, è – dire quello
che dobbiamo dire: dove abbiamo sbagliato, cosa bisognerebbe fare
adesso. Potremmo contare su tanta di questa gente che per ora è passiva,
che non è né per questo né per quell’altro. Milosevic ha circa un 12%
dei voti di quelli che sono andati a votare, mentre l’altra gente è
quella giusta… Se noi ora fossimo intelligenti e continuassimo con
questa coalizione… e anche se Kitanovic accettasse…
IK: Lui sembra in un certo senso “esclusivo”, vedo che voi non lo siete…
anche se esistono delle differenze, pensate che sarebbe un bene averlo
nella coalizione…
SM: Sì, la nostra posizione è quella…
IK: … e che insieme siete più forti.
SM: Certo. Noi appoggiamo tutti i partiti comunisti e operai, senza
badare alle differenze di alcuni orientamenti ideologici. Noi siamo per
l’unità.
IK: Questo mi sembra intelligente, ed è anche molto raro. In Italia vedo
molto frazionamento.
SM: Secondo: noi dobbiamo agire fra tutti i popoli ed etnie, avendo come
principio di essere uniti, cosa che manca qui in Serbia.
IK: Popoli soltanto della Jugoslavia di adesso, o tutta?
SM: No, no, tutta, vedrai nel giornale. E’ stata rinnovata la Lega dei
comunisti in Bosnia e Herzegovina, che fa parte della nostra SKJ. Però,
anche qui c’è tanto lavoro. Per esempio, Kosovo, Vojvodina, Sandzak, i
rapporti con il Montenegro. Loro non li possono risolvere dalle loro
posizioni. Perché questo nuovo “set” (Kostunica e altri) continua la
politica della monarchia e del re Alssandro. Vogliono che la Serbia
domini nonostante adesso dicano di essere democratici. Sono tutti
monarchici, la maggioranza, Kostunica il più grande. E, ovviamente,
questo provoca il rifiuto dei Montenegrini, degli Albanesi. Perché,
quando nomini la Monarchia Jugoslavia agli Albanesi, ti massacrerebbero,
perché quella li cacciava via, in Turchia, dalle altre parti, voleva
pulire etnicamente il Kosovo.
Perché la nostra organizzazione più forte è a Subotica, dove c’è il
maggior numero di etnie, non solo Ungheresi, anche Croati, Slovacchi,
Russini, più di 20 etnie? Anche a Novi Pazar ne abbiamo una.
IK: E quanti membri avete, solo voi?
SM: Non ne abbiamo molti. Circa 400. Per adesso in realtà non è così
poco come sembra. In questo momento, devo dire, perfino i partiti
politici “di successo” non hanno tanti membri. Però, con quelli che
hanno organizzano bene il sistema di lavoro, coprono tutto il
territorio. Hanno la tecnica, la propaganda, connessioni, comunicazioni.
Allora possono fare tanto anche con pochi… Quelli che votano adesso sono
in maggioranza i simpatizzanti. E noi abbiamo avuto, solo a Subotica,
alle elezioni a settembre, per la Serbia, circa 3000 voti, mentre di
comunisti lì ce ne sono circa un centinaio. Però 3000 hanno votato,
perché quei 100 sono ben organizzati. Quindi, si può. Abbiamo degli
argomenti [con che cosa uscire davanti a Milos]. La vecchia Lega dei
comunisti jugoslavi aveva veramente delle soluzioni molto buone; dove ha
sbagliato… ora bisogna dire perché un partito così grande e forte, e un
paese, hanno ceduto il potere così facilmente – degli errori sono stati
fatti, ma quali? Ma è interessante che anche gli avversari, perfino qui
a Belgrado, dove l’opposizione è più forte, non possono evitare di
ricordare Tito. Lui rimane un concetto importante. E’ lo nominano
sempre, proprio spesso, positivamente o negativamente, ma è sempre qui.
IK: Avete dei membri giovani?
SM: Sì. Anche nelle scuole superiori. In proporzione al numero
complessivo… c’è un gruppo che può cominciare a lavorare… ora che ci
uniamo, sono ancora di più, i giovani. Esiste anche SKOJ [Lega della
gioventù comunista jugoslava].
IK: Nel NKPJ o…?
SM: Ce l’hanno anche loro.
IK: Ognuno ha il proprio SKOJ…
SM: E ce l’hanno anche i Comunisti jugoslavi, quelli di Draskovic [non
quello, ovviamente]. Non so se siete stati da lui…
IK: No, no…
SM: … e ce l’abbiamo anche noi: tre SKOJ! [ride]
IK: Noi aspettiamo che voi vi uniate per bene, così non dobbiamo andare
da tutti…
SM: Sì, questo bisogna proprio farlo…
IK: Se sarà in primavera, sarebbe bello. Se poi fate in modo di farlo
durante le feste pasquali, vengo anch’io.
SM: Sì, sì, bisogna…

Belgrado, 5 gennaio 2001.

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"YA BASTA" E' DIVENTATA MARXISTA-LENINISTA:
VIVA LENIN, VIVA STALIN, VIVA MAO TSE TUNG,
VIVA VIVA VIVA CA SA RINI!


Curioso che dopo circa 10 anni di flirt con settori legati
all'imperialismo piu' brutale - specialmente tutto il carrozzone della
"Fondazione Soros" ed in particolare, recentemente, la formazione
anticomunista addestrata dalla CIA "Otpor" - gli autoproclamati
"esponenti della societa' civile" che si riconoscono nella sigla "Ya
Basta" abbiano incominciato proprio adesso ad interessarsi ai gruppi e
partiti comunisti esistenti nella Repubblica Federale di Jugoslavia.
Anzi, di piu': marxisti-leninisti, maoisti e staliniani!

Ancora piu' curioso che incomincino proprio "dal fondo", cioe' da una
formazione - il "Partija Rada" - della quale in questi 10 anni non si
era granche' sentito parlare, o perche' poco attiva e di scarsa
consistenza, o forse perche' nemmeno costituita... Veramente curioso,
anzi clamoroso, anche il fatto che si sia scelta proprio questa
formazione che, unica nel panorama della sinistra comunista
extraparlamentare jugoslava, critica la nuova classe dirigente jugoslava
non tanto per essere (come e') un coacervo di forze
liberiste-nazionaliste-monarchiche-anticomuniste e - last but not least
- filoimperialiste; bensi' perche' questa attuale classe dirigente,
secondo il "Partija Rada", non sembra voler continuare le "riforme
democratiche", a cominciare dalla concessione dell'indipendenza al
Montenegro (sic! Si veda, in fondo, un estratto dell'ultimo bollettino
del "Partija Rada").

Curiosissimo, insomma, il fatto che "Ya Basta", svegliandosi un giorno
con l'intenzione di dar voce a qualche "comunista jugoslavo", decida di
dare spazio solamente a quelli che si proclamano favorevoli alla
"riforme democratiche" ed alla secessione del Montenegro, presentando
delle "credenziali" veramente rassicuranti (?) per il fatto di essere
stati "incarcerati come dissidenti sotto Tito", cioe' antijugoslavi
della prima ora.

Tutto questo e' curioso. Semplicemente infame, pero', e' il fatto che
"Ya Basta" continui a contribuire attivamente alla disinformazione
strategica sulle questioni jugoslave, negando l'esistenza di almeno
altre 13 formazioni comuniste extraparlamentari (le 12 del KORAK piu'
l'NKPJ, delle quali abbiamo spesso parlato su questa lista), che oltre a
criticare da sinistra la vecchia gestione di Milosevic - come fa pure il
"Partija Rada", con toni pero' davvero esasperati - sono state sempre
attive contro le privatizzazioni, contro l'imperialismo e per l'unita'
della Jugoslavia in tutti questi anni.

[Tra parentesi quadre commentiamo le bugie ed altre affermazioni
incredibili contenute nell'intervista. I. Slavo - crj@...]


----- Original Message -----
From: "Ya basta!" <yabasta@...>
To: "ya basta!" <yabasta@...>
Sent: Thursday, February 01, 2001 7:59 PM
Subject: [noomc-it] da Belgrado: un rappresentante del Partjia Rada


> L'intervista che segue è stata realizzata il 5 gennaio 2001 con Nenad, un
> rappresentante del Partjia Rada (Partito del lavoro), e trasmessa sulle
> frequenze di Radio Onda D'Urto durante la trasmissione "Ostavka!". Questa
> formazione politica è l'unica attualmente in Jugoslavia a dichiararsi
> comunista [BUGIA] e ad aver rappresentato una convinta opposizione a Milosevic
> nelcorso deglianni '90 [BUGIA]. Fondata da dissidenti politici in carcere sotto
> Tito, sono ora pronti a fronteggiare l'ingresso dell'economia jugoslava
> nella rete del mercato globale.
>
> <<Quando nasce il partito e quale è il numero dei membri.>>
>
> Beh, domanda interessante, ma di solito non riveliamo il numero dei membri
> poiché lo consideriamo una questione interna [SIC!]. Il partito nasce il 28 marzo
> 1992 a Belgrado in seguito all'unione tra una parte dei membri della lega
> dei comunisti jugoslavi [NOMI?] con il nuovo movimento comunista.
>
> <<Quali sono state le motivazioni che hanno dato spinta a questo nuovo
> partito?>>
>
> In Jugoslavia colpita da una grave crisi a causa del nazionalismo, in cui
> già era in corso quella sanguinosa guerra che come sapete tutti nel '92
> affliggeva la Croazia. All'interno di questo vortice nazionalista non
> esisteva un partito con dei contenuti di sinistra che lottasse per i
valori
> fondamentali di questo orientamento, quindi contro il nazionalismo, per la
> giustizia sociale e ovviamente contro la guerra e odio. E' importante dire
> che in seguito alla unione della lega dei comunisti con il nuovo movimento
> comunista, quest'ultimi erano insoddisfatti dalle politiche di questo
> partito e consideravano che tutte le forze autentiche di sinistra
dovrebbero
> riunirsi in un partito e questo doveva essere Partija Rada in quel
momento.
>
> <<Quali sono state le battaglie che ha condotto il partito in questi otto
> anni della sua esistenza?>>
>
> Questo periodo è stato segnato più d'ogni altra cosa da una lotta
disperata
> contro il nazionalismo e contro la guerra nei territori della ex
Jugoslavia.
> Eravamo l'unico partito politico che criticava duramente le aggressioni
> serbe e croate sulla Bosnia [BUGIA] così come eravamo gli unici a sostenere la
tesi
> di una Bosnia unita come repubblica [NON SPIEGA SE ERANO FAVOREVOLI O CONTRARI ALLE SECESSIONI]. La nostra sezione giovanile conduceva
> la campagna antimilitarista nel '98 che cercava di impedire la guerra che
si
> diffondeva nel Kosovo; si organizzavano azioni di solidarietà con gli
> studenti albanesi facendo anche una petizione con le richieste degli
> studenti albanesi che subivano pesanti discriminazioni in quel periodo [NON CITA L'UCK].
>
> <<Noi sappiamo che Partito del Lavoro ha boicottato le ultime elezioni;
come
> è stato il comportamento del partito in questi otto anni? E' mai sceso in
> campo a livello elettorale e che rapporti aveva con quella che si
> autodefiniva sinistra jugoslava come la SPS o JUL*?>>
>
> Partirò dalla seconda domanda. Noi non avevamo nessun rapporto con la
> cosiddetta sinistra jugoslava, questa in realtà non aveva nessun contenuto
> di sinistra, era una lobbie di persone più ricche di questo paese, la loro
> base ideologica si potrebbe definire come una sorta di social -
sciovinismo.
> Per quanto riguarda le elezioni noi le abbiamo boicottato per diversi
> motivi; quello principale era dato dal fatto che eravamo convinti che con
le
> elezioni non si poteva cambiare nulla come lo hanno dimostrato i fatti,
come
> si sa il 5 ottobre popolo doveva entrare nel parlamento per sottrarre il
> potere al dittatore [SIC!]. Abbiamo sostenuto questo movimento popolare contro
> Milosevic e partecipavamo attivamente nelle manifestazioni. Non abbiamo
> sostenuto le elezioni perché fino a quando la gente non è entrata nel
> parlamento Milosevic non le aveva riconosciuto. Era indispensabile
costruire
> un blocco di tutte le forze antinazionaliste e antimilitariste per opporsi
a
> Milosevic in quanto portatore di queste politiche di nazionalismo e
guerra.
>
> <<Voi avete boicottato le elezioni fino a quando c'era Milosevic in campo
> vuol dire che d'ora in poi scenderete nel campo?>>
>
> Già adesso le circostanze sono cambiate notevolmente nel paese, c'è meno
> paura che vengano fatte delle truffe elettorali nella misura in cui
> avvenivano durante il regime di Milosevic [SIC]. Infatti per quel governo era
una
> cosa che succedeva sempre in tutte le elezioni o per lo meno a partire dal
> 1996. Sia quelle presidenziali che parlamentari o locali erano truffate. I
> brogli elettorali esistevano anche prima ma questo non catturava l'
> attenzione più di tanto perché la gente si era fatta un idea secondo la
> quale Milosevic era il più sostenuto e appoggiato e quindi non lo
mettevano
> più in discussione, ma questo avveniva anche a causa delle guerre in corso
> che impedivano uno svolgimento normale della vita politica. Adesso
> lentamente le cose stanno cambiando e si creano delle condizioni che
> potremmo ritenere accettabili per uscire alle elezioni e probabilmente lo
> faremo nelle prossime elezioni se tutto andrà per il verso giusto.
>
> <<Oltre alla sede di Belgrado ne avete delle altre sparse per la Serbia o
> Montenegro?>>
>
> Si abbiamo una rete delle nostre organizzazioni sia in Serbia che in
> Montenegro, anche se quello di Montenegro diventerà un partito a se
> risultando come il Partito del lavoro montenegrino ovviamente con la
stessa
> linea politica, questa è una decisione che abbiamo preso insieme.
> Abbiamo le nostre sedi in diverse città come ad esempio a Kragujevac, la
> città dove abito io, sicuramente nota ai vostri ascoltatori per la
presenza
> dell'industria automobilistica che ha come partnership Fiat e Iveko. Siamo
> presenti anche nella regione autonoma di Vojvodina, come in tutta Serbia
> centrale. Non abbiamo le nostre organizzazioni in Kosovo perché lì
esisteva
> un movimento marxista leninista e preferivamo lasciare che lavorino
> autonomamente e non come un affiliazione del nostro partito. Purtroppo
> questo movimento sta vivendo una grave crisi a causa della persistente
> egemonia delle forze nazionaliste ed estremiste e molti sono dovuti
> abbandonare la vita politica mentre altri sono stati addirittura uccisi o
> maltrattati.
>
> <<E' possibile affermare che il movimento dei lavoratori in Jugoslavia si
è
> spaccato all'inizio degli anni novanta e una parte è confluita nel partito
> di Milosevic, e infine qual è l'eredità che voi vi sentite di
raccogliere?>>
>
> Si potrebbe dire di si, e vi spiego perché: all'inizio della sua carriera
> Milosevic usava parecchi slogan socialisti, sfruttando la crisi economica
> della fine degli anni ottanta, come d'altronde è caratteristica di tutte
le
> forze di destra o dittatoriali [SIC!] che hanno sempre usato l'instabilità
> economica per raggiungere i propri obiettivi [NON CITA LE SANZIONI; SI NOTI CHE IN NESSUN PUNTO DELL'INTERVISTA SI PARLA DELL'OCCIDENTE O DELLA NATO]. Grazie alle sue demagogie
era
> riuscito a conquistarsi una parte dei lavoratori che lottavano per gli
> obiettivi sociali e negli interessi del movimento operaio portandoli sulla
> strada del nazionalismo. Tutto questo si può dimostrare con un esempio; un
> lavoratore che aveva partecipato a questi grandi raduni al suo ritorno
aveva
> detto una frase molto importante e per noi quasi antologica e suonava più
o
> meno così: "Siamo andati a quella manifestazione come proletari e siamo
> tornati come serbi". Era un abile manipolatore e poi è noto che gli slogan
> nazionalisti vengono recepiti facilmente riuscendo a mobilitare la gente
> proprio perché il nazionalismo è una visione semplificata della realtà. In
> quel clima sociale così fragile moltissima gente è caduta in questa
trappola
> nazionalista dalla quale, come vedete, si esce molto difficilmente. Lui
> metteva in primo piano il ristabilimento della nazione e la sua crescita,
> riteneva fondamentale far tornare alla Serbia quello che le è stato tolto
> con la costituzione del 1974. Purtroppo molta gente ci credeva.
> In gran parte i fondatori del nostro partito sono i vecchi partigiani
> comunisti che nel 1948* erano perseguitati dal regime di Tito perché si
> opponevano alla sua politica di non allineamento. Molti di loro erano
> rinchiusi nel malfamato campo di concentramento Goli Otok, nel Adriatico.
> Queste stesse persone a Bar (Montenegro) nel 1974 clandestinamente hanno
> fondato di nuovo il partito comunista ma i servizi segreti lo scoprirono
> molto presto e furono arrestati tutti distruggendo così l'organizzazione.
> Maggior parte di queste persone sono i fondatori del nostro partito.
>
> <<Quando ha inciso il movimento dei lavoratori alla caduta di Milosevic?
> Qual è lo stato di salute di questo movimento e dei sindacati
attualmente?>>
>
> Il movimento dei lavoratori non è abbastanza sviluppato in Serbia, il suo
> ruolo nel rovesciamento del regime è un po' discontinua. Esistevano anche
> prima le proteste cittadine o dei studenti molto massicce come nel 96/97.
La
> protesta contro Milosevic ha assunto però un'altra dimensione quando si
sono
> mobilitati i minatori di Kolubara e quando è scattato lo sciopero
generale [NON CITA I VERI MOTIVI DELLO SCIOPERO, LEGATO AL PROBLEMA
DELLE MINIERE DEL KOSOVO].
> In tutta la Serbia il peso delle proteste era diventato maggiore. Questo
ha
> giocato un ruolo importante nella caduta di Milosevic. Vorrei fare una
> parentesi è dire che non tutto a proposito dei fatti del 5 ottobre è
chiaro.
> Non tutto è avvenuto alla luce del sole. Non si sa ancora ad esempio qual
è
> stato il fattore principale che ha determinato la non reazione da parte
> della polizia e del esercito. Ci sono voci che girano tra la nuova elite
> governativa che parlano degli accordi segreti e riunioni a porte chiuse.
> Fino a quando non si determina precisamente il ruolo di ciascuno in questi
> cambiamenti non si può dire con sicurezza anche se comunque la
> partecipazione dei lavoratori era importante senza dubbio.
>
> <<Possiamo definire rivoluzione quello che è avvenuto il 5 ottobre oppure
la
> dobbiamo chiamare in un altro modo?>>
>
> Non si può parlare di rivoluzione, perché la rivoluzione è un passaggio da
> un ordinamento sociale e politico ad un altro. Si sarebbe trattato di una
> rivoluzione se la Serbia fosse passata dal capitalismo al socialismo. Si
> potrebbe parlare di alcuni atti rivoluzionari come l'assalto al parlamento
o
> alla televisione di stato. Abbiamo partecipato attivamente a questa
> manifestazione e alle azioni connesse sia a Belgrado che nel resto della
> Serbia. Tra le persone che erano entrate al parlamento c'erano anche i
> nostri militanti [SIC! INSIEME AD OTPOR] come tra le barricate o nei comitati degli scioperi. Un
> giudizio finale su tutto questo è ancora da vedere, non si può dire con
> certezza se si trattava di espugnazione del potere da parte delle masse
> popolari o di un'estromissione studiata ed elegante di Milosevic mentre il
> popolo ha giocato solo un ruolo decorativo. Sta di fatto che la gente era
> intenzionata ad andare a Dedinje.In ogni caso noi abbiamo sostenuto la
> partecipazione popolare e riteniamo ancora che questo è stato uno dei
fatti
> più straordinari successi in Serbia dalla seconda guerra mondiale in poi.
>
> <<I sindacati esistenti erano uno strumento di Milosevic per disinnescare
il
> movimento dei lavoratori e per renderlo inoffensivo? Esistono attualmente
i
> sindacati secondo te indipendenti che nascono proprio da mondo dei
> lavoratori?>>
>
> Per quanto riguarda i sindacati esistono due grandi blocchi, uno si chiama
> UGS Nezavisnost e l'altro è associazione dei sindacati liberi ed
> indipendenti, quest'ultimo per la sua struttura sembra più un partito che
> non un sindacato e fa parte della DOS con i suoi rappresentanti nel
> parlamento attuale. Nezavisnost è molto dipendente (nonostante il nome
> Indipendenza ndt.) dai finanziamenti esteri, questo si impegna e sostiene
il
> processo delle privatizzazioni per quanto vi possa sembrare strano per un
> sindacato.. [NON SI PREOCCUPI COMPAGNO, SIAMO UOMINI DI MONDO ANCHE NOI...]
>
>
> *Partito del Lavoro, attualmente l'unico partito di sinistra radicale di
> orientamento marxista presente in Serbia [BUGIA].
> *Due partiti fondamentale per il regime di Milosevic: SPS (Partito
> socialista serbo) e JUL (Unione della sinistra jugoslava). Il primo
guidato
> da Milosevic stesso mentre il secondo era di sua moglie Mira Markovic.
> *1948, anno cruciale in cui la federazione jugoslava doveva decidere il
> blocco al quale allinearsi: quello Atlantico, Sovietico o non allineato,
> quest'ultimo fu scelto da Tito mantenendo comunque un'economia pianificata
e
> una politica di stampo socialista.
>
> A cura di Michelangelo Severgnini e Dusko Djordjevic.
>
> la trasmissione "Ostavka!" va in onda tutti i venerdì dalle 18.20
> sulle frequenze di Radio Onda d'Urto
> (FM 98.0 per Milano, 106.5 per Brescia)
>
> VI INTERESSA COLLABORARE O IN GENERALE SEGUIRE GLI
> AVVENIMENTI DEI BALCANI? CONTATTATECI.
>
> tel 02 6705185
> ostavka@...
> yabasta@...
>

---

Dal bollettino del 21.1.2001 del "Partija rada"
(diffuso via internet)

INFORMATOR -januar 2001.-

SITUAZIONE NEL PAESE
Il nuovo potere in Serbia non sta continuando i cambiamenti democratici
iniziati il 5 ottobre. La prova migliore di questo è che Kostunica e le
forze che lo appoggiano non permettono l'indipendenza del Montenegro con
la
scusa che non devono permettere una nuova frammentazione del paese e il
cambiamento dell'equilibrio nella regione. Queste forze contano anche
sul
Kosovo come parte della Serbia che nel futuro metteranno sotto il loro
controllo. Per realizzare le proprie intenzioni, il nuovo potere usa
metodi
simili a quelli che usavano Milosevic e il suo regime - cioè cercano
alleati fra i paesi vicini e cercano di trarre profitto dalle
contraddizioni fra gli imperialisti stessi, soprattutto fra Usa e
l'Europa.
Altrettanto, il nuovo regime non mostra l'intenzione di smantellare le
strutture del vecchio regime, soprattutto alcuni centri del potere
completamente autonomi - Servizio di sicurezza statale, l'armata e i
rimasugli delle forze di Milosevic, ma anche i nuovi centri che hanno
una
politica autonoma e fra i quali non esiste collaborazione, ma aperta
rivalità. Lo scontro che esiste nel nuovo potere avrà necessariamente
un'escalation, che si manifesterà come lo scontro fra le forze
clericali-nazionaliste che appoggiano Kostunica, la chiesa e tutte
quelle
istituzioni che stavano dietro il progetto di Milosevic, prima della sua
sconfitta. La seconda forza potremmo chiamare "i pragmatici", il loro
rappresentante è Zoran Djindjic, mentre la terza corrente sono le forze
borghesi regionali i democratiche della Vojvodina, Sandzak ecc. Da
quello
che succede nel Montenegro dipenderà da che parte andranno i cosiddetti
pragmatici. Lo scontro, ancora non scoppiato, si intravede sempre di più
nella questione del Montenegro, nei processi ai criminali di guerra,
nella
democratizzazione delle istituzioni, nella criminalità, mafia,
insegnamento
della religione e simili. Tutti cercheranno di approfittare dalla
situazione sociale. Finora le tensioni sociali erano mitigate con gli
aiuti
esteri, ma una situazione così è impensabile per il futuro.
Il Partito del lavoro appoggia l'indipendenza del Montenegro, non solo
perché è un principio di partenza, ma anche perché questo è
nell'interesse
della continuazione della demolizione delle forze nazionaliste nei
Balcani
e la strada per una futura integrazione.

(...)

I PROCESSI AI CRIMINALI DI GUERRA
Noi appoggiamo questi processi e pensiamo che il nuovo potere non ha il
diritto morale neanche a metterli in questione. Anche se il tribunale
dell'Aia è un prodotto e strumento dei paesi imperialisti, il Partito
del
lavoro è d'accordo con i suoi processi, perché il nuovo regime non si
dimostra pronto a richiamare alla responsabilità per le distruzioni di
guerra quello precedente, soprattutto perché anche la parte del nuovo
potere ai suoi tempi appoggiava il progetto della Grande Serbia, e
perché
non esistono forze jugoslave che potrebbero combattere con i
rappresentanti
nazionalisti e filofascisti. Per ora l'unico metodo per combattere tutti
i
portatori della politica di guerra è processare tutti i criminali
secondo
gli stessi criteri, che provengano dalla Serbia, Croazia o BosnX-Mozilla-Status: 0009
A cura del Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
> http://www.ecircle.it/an_ecircle/articles?ecircleid%c2%91979
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Sito WEB:
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