È disponibile il numero 11 della collana orientamenti di Jugocoord

 

Zvonko Štaubringer

LA BATTAGLIA PIÙ SOFFERTA DI JOSIP BROZ TITO 1892-1992

A cura di Luca Alteri
Traduzione dal serbocroato di Ivan Pavičevac
 

collana orientamenti n.11

© 2023 Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ETS, all rights reserved

Stampa: StreetLib.com
228 pagine, 17x24 cm, 13 euro / eBook: 6,5 euro
ISBN: 9791222476711 / eBook: 9791222477183

( Titolo originale: NAJTEŽA BITKA JOSIPA BROZA TITA
Prima edizione: NOVI PEČAT, Crvena biblioteka, knjiga 1.
Editore: Savez komunista – Pokret za Jugoslaviju u Hrvatskoj
Curatore: Mirjana Jakelić
Stampa: Zlatni lav, Beograd, 1992 )

 

Zvonko Štaubringer è autore di numerosi lavori biografici su Josip Broz Tito, e ha anche collaborato con riviste popolari e pubblicazioni per bambini. Altre opere (molte con M. Popović): Tito, cronaca di una gioventù 1907-1925; Al servizio del partito-guida; Maresciallo di pace; La residenza di Tito: frammenti di taccuino di un giornalista; Tito cittadino del mondo; La LCJ tra VII e VIII congresso; È bello il tuo verde Zagorje; Il comandante partigiano Rade Končar; Il giro del mondo; No allo stalinismo; Siamo tutti Jugoslavi; La fiaccola di Kumrovec; Lo storico no di Tito allo stalinismo; Sulla strada di Tito nel 1945; Il sussurro della betulla; Tito per aneddoti.

 

Nota editoriale

L’edizione originale di questo libro fu data alle stampe nel centenario della nascita di Tito, mentre il paese da lui a lungo guidato sprofondava nella guerra fratricida: militanti del Savez Komunista – Pokret za Jugoslaviju (Lega dei Comunisti – Movimento per la Jugoslavia) della Croazia ne avevano promosso la pubblicazione in modesta tiratura, ritenendolo un omaggio al leader ma anche un monito per i popoli jugoslavi scaraventati in un inferno ben pianificato da potenze straniere con la collusione di traditori locali.
Venimmo a conoscenza del libro in occasione di incontri avuti all'inizio degli anni Novanta con esponenti del Savez Komunista – Pokret za Jugoslaviju quali Mirijana Jakelić e il generale Stevan Mirković. Li avevamo infatti invitati a Roma per iniziative pubbliche, specialmente nel 1993 in occasione del Meeting per la Pace e la Solidarietà tra i popoli che si teneva all'ex Mattatoio di Testaccio. Già allora, nelle fasi più acute e drammatiche della distruzione del nostro paese, il problema delle diffamazioni contro la figura di Tito era enorme, e promettemmo allora a Mirković che avremmo lavorato alla traduzione del libro in lingua italiana.
Negli anni successivi siamo tutti entrati in un vortice drammatico ed anche il lavoro di pubblicazione del libro in italiano ne ha risentito. La traduzione – cui abbiamo lavorato in varie persone, con diverse revisioni – è terminata alcuni anni fa, dopodiché la pandemia e altri problemi personali dei nostri compagni ci hanno costretto ad attendere ancora, anche se ci rendevamo conto che la gravità degli eventi in corso avrebbe richiesto che il libro uscisse prima possibile.
Finalmente, dapprima abbiamo pubblicato la nuova edizione del libro in lingua originale per la stessa collana orientamenti di Jugocoord, e ora vede la luce questa edizione italiana. Essa arriva sicuramente tardi rispetto al precipitare degli eventi ma giusto in tempo per aiutarci a celebrare l’80.mo anniversario della Fondazione della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia (Jajce, Bosnia-Erzegovina, 29 novembre 1943).
In una delle sue ultime interviste Tito affermò che la battaglia più difficile della sua vita era stata quella per far valere le ragioni della Jugoslavia presso il Cominform: una delle poche, tra le tante epiche battaglie da lui combattute, ad avere avuto esito negativo.
Potremmo dire che tutte le vittorie di Tito oggi sono state tramutate in sconfitte, ma la Storia continua e un bilancio onesto di ciò che è stato e di ciò che è adesso sarà fatto tra molti decenni.
In questo libro, a parlare di Tito dopo la sua scomparsa è per lo più chi lo ha conosciuto direttamente o almeno ne ha apprezzato il ruolo storico. Nonostante comprenda molti dati storici e biografici, il libro contiene soprattutto testimonianze dirette di un tempo passato, oggi sottoposto a critiche aspre ma spesso ingenerose e non disinteressate.

                                               Ivan Pavičevac
                                               Andrea Martocchia

 

Introduzione dell'Autore

Nel maggio 1992 sono trascorsi cento anni dalla nascita di Josip Broz, il leggendario maresciallo Tito, eccellente comandante nella lotta antifascista dei popoli jugoslavi, per molti anni presidente della Lega dei Comunisti e della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia. Cofondatore – insieme a Nehru e Nasser – del Movimento dei non allineati, Tito è stato uno statista molto impegnato nella lotta per la pace nel mondo.
Pienamente interno alle battaglie e alle contraddizioni del “movimentato” XX secolo, già in vita Josip Broz era diventato un punto di riferimento per il popolo jugoslavo, che aveva trovato in lui il comandante supremo, un leader eccellente e un combattente coraggioso. Non solo: come ammesso anche dagli Alleati, nella II Guerra Mondiale, Tito è stata un’abile guida per l’Esercito di liberazione popolare, che già dai primi giorni dell’insurrezione inferiva, con le sue coraggiose azioni, pesanti colpi all’esercito di Hitler e agli altri occupanti fascisti.
Nel corso dei trentacinque anni di sviluppo postbellico della Jugoslavia, Tito ha lasciato una forte impronta. Ha cercato di trovare le risposte giuste ai dilemmi e alle richieste che quel periodo poneva di fronte al movimento dei lavoratori e ai popoli jugoslavi. Riteneva che tali risposte potessero essere date con successo soltanto nel socialismo e attraverso l’autogestione, realizzando il ruolo guida della classe operaia e della sua avanguardia comunista.
Profondamente permeato dall’idea jugoslavista, ha sempre combattuto con perseveranza per la sua affermazione, da quando è entrato a far parte del movimento rivoluzionario, durante e dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Si è impegnato per la realizzazione della piena uguaglianza ed emancipazione di tutte le nazionalità nel paese. A livello umano, praticamente si identificava con le idee dell’unità e della fratellanza. Nelle situazioni di stallo e di crisi, come negli anni Settanta, Tito è stato promotore di azioni risolute nella lotta contro il separatismo e il nazionalismo, mirando a stabilire legami più forti fra le repubbliche jugoslave.
Sotto la guida di Tito la Jugoslavia ha condotto grandi battaglie con l’obiettivo di realizzare la grande idea della pace mondiale, del non allineamento, del superamento della divisione in blocchi e della costruzione di un assetto internazionale più giusto, nel quale i paesi grandi e quelli piccoli, i paesi ricchi e i poveri fossero politicamente uguali. A tal fine Tito ha visitato sessantanove Stati, ricevendo attestati di stima tanto dal Cremlino, quanto dalla Casa Bianca e da molte altre capitali del mondo. Ha avuto incontri con più di cinquecento capi di Stato, sovrani e Primi ministri. Ha costruito ponti di amicizia e di collaborazione, consentendo alla Jugoslavia di rivestire per decenni un ruolo di grande prestigio nel mondo.
Quel tempo è, pare, per sempre dietro di noi. Non è rimasto nulla dei grandi sogni e delle idee del periodo di Tito. Si sono sciolti anche il suo partito, l’esercito e la Jugoslavia dell’AVNOJ [Antifašističko veće narodnog oslobođenja Jugoslavije – Consiglio antifascista di liberazione popolare della Jugoslavia]. Lo sviluppo sociale degli ultimi anni, del periodo post-titoista, ha condotto la storia comune dei popoli jugoslavi allo scisma e, purtroppo, alla tragica guerra interetnica. La disgregazione e la guerra hanno portato sventura a tutti i suoi popoli.
Questi fermenti e tragedie hanno provocato anche il cambiamento della mentalità della gente e imposto una diversa sensibilità nei confronti di Tito, della sua opera e del periodo della sua generazione dei combattenti. Oggi, nessuno ci si rapporta più in modo acritico e idolatrico. Anzi, tutto è sottoposto a un’aspra critica, il che è normale, poiché anche in quell’attività ed eredità si trovano molte delle cause degli attuali tumulti nel paese. Nulla si crea in una notte. Quindi, neanche questa nostra crisi. Essa ha le sue radici anche nel sistema precedente ed è inoltre seriamente aggravata dalle tendenze separatiste e dalle proposte di nuovi progetti sociali ancora insufficientemente ragionati, come anche dalle pericolose piattaforme nazionaliste.
La storia è incorruttibile e spesso impietosa, sistema ogni cosa realisticamente al suo posto e, facendolo, non perdona a nessuno errori e illusioni. E nemmeno a Tito. Ma non è neppure possibile cancellare dalla memoria storica ciò che Tito ha significato per la Jugoslavia e per il mondo e rimuovere tutto ciò che ha fatto di positivo. Forse in occasione di un futuro anniversario più sereno dei nuovi stimatori parleranno di Tito e lo descriveranno in un modo più criticamente solido.
In questo libro, di Tito parlano per lo più i suoi contemporanei, del mondo e del suo paese. I loro racconti sono nati per la maggior parte nel momento della sua morte e negli anni successivi alla sua scomparsa. Non è un testo storico-scientifico, ma una testimonianza, una visione soggettiva delle persone di un tempo passato che oggi è sottoposto a un’aspra contestazione e critica. Tuttavia, anche questi sono dei frammenti che i futuri storici e scrittori non potranno eludere quando – perfino se da un altro punto di vista – verrà nuovamente valutato il ruolo di Tito. Gli editori di oggi non hanno trovato interesse a stampare questo manoscritto, di conseguenza è stato stampato in modesta tiratura, con l’aiuto dei membri della Lega dei Comunisti – Movimento per la Jugoslavia della Croazia.

Belgrado, dicembre 1992                                         L'Autore

 

Postfazione

Il libro di Zvonko Štaubringer “La battaglia più sofferta di Josip Broz Tito” ci riporta al periodo della malattia e della morte di Tito. La domanda principale che si impone al lettore, mentre lo sguardo scorre tra le righe, è la seguente: i tuttora numerosi elogi e riconoscimenti postumi a questo senz’ombra di dubbio più famoso jugoslavo, che anche oggi [1992, N.d.R.], dopo dodici anni dalla morte, non scompare dalle pagine della stampa, nostra e straniera, hanno ancora un valore? Che cosa è rimasto di duraturo dell’imponente opera di vita di questo gigante? Perché non è in questione il fatto che lui sia un personaggio storico che abbia già preso il suo posto nella storia accanto ai suoi pari, e che nessuno lo possa cambiare. È così, del resto, anche con altre personalità storiche.
Quando si parla dell’opera di Tito, concorderemo certamente con l’opinione che la verifica storica sarà lenta e che si confronteranno a lungo quelli che lo stimano molto e quelli che lo ignorano completamente. Non c’è dubbio che la situazione attuale nel nostro paese abbia una non insignificante influenza, direi innanzitutto negativa, sulle opinioni e conclusioni della gente sui risultati dello sviluppo della nostra società e dello Stato nel periodo del governo comunista. Superficialmente guardando, quel mondo che andavamo costruendo per quasi mezzo secolo è crollato come un castello di carte e con questo, dicono i suoi nemici, ha dimostrato di essere un’illusione e un inganno. Però, un’analisi obiettiva di tutti gli eventi relativi dimostrerà che non è proprio così. Innanzitutto, bisogna individuare il fatto che la distruzione dell’autogestione socialista in Jugoslavia si sta svolgendo faticosamente e da tanto tempo (già da due anni), e pure mediante la guerra, il che parla della sua forza e perseveranza. Non si può nemmeno evitare di notare che per il suo smantellamento è stato ingaggiato tutto il potenziale del mondo capitalista, eccetto i mezzi militari, anche se parzialmente lo sono stati anche loro. E l’opera di Tito resiste ancora. E nemmeno dove si è arrivati al cambiamento politico dei sistemi (Slovenia, Croazia, Macedonia), niente è cambiato radicalmente dal punto di vista sociopolitico, perché la classe operaia e i lavoratori difficilmente rinunciano ai traguardi già raggiunti, innanzitutto a quelli sociali, ma anche all’autogestione. Questo è uno.
D’altra parte, all’attento osservatore degli avvenimenti internazionali non sarà difficile notare e constatare che la lotta dei comunisti jugoslavi e di Tito per l’uguaglianza nelle relazioni internazionali, iniziata già nel 1948 e condotta durante tutta la vita di Tito, è quel germe dal quale più avanti sono germogliati gli accordi di Helsinki e Parigi e i documenti sui diritti e sulle libertà dei popoli e degli individui. Per non parlare della guerra fredda e della corsa agli armamenti tra Oriente e Occidente, alla cui fine la Jugoslavia e Tito hanno contribuito enormemente. Purtroppo, l’Occidente ha usato tutto ciò per i suoi scopi egoistici e a discapito dei paesi dell’Europa orientale e di quelli non allineati. Ma quella è un’altra storia. In questa occasione è essenziale constatare: molto di quello che l’Europa e il mondo hanno raggiunto nel loro sviluppo democratico, e soprattutto la pace e la cooperazione equa tra Stati e popoli, ricorda l’opera di Tito. Il libro di Zvonko Štaubringer offre, a questo proposito, una ricchezza di dati e valutazioni.
Andiamo in ordine, però. Tra i più grandi successi della nostra prassi socialista riteniamo la soluzione della questione nazionale in Jugoslavia. L’odierna terribile situazione nel nostro paese dimostra soltanto che le soluzioni di questa questione nella ormai ex Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia erano le uniche giuste. Si tratta di un periodo di pace e di concordia. Tito e i comunisti hanno dimostrato che i nostri popoli possono vivere insieme e che questo è nell’interesse di ognuno di loro. Penso che questo sia profondamente radicato nella coscienza di tutti i nostri popoli e che nemmeno l’odierna guerra fratricida potrà sradicarlo. Al contrario, quando passerà questa follia nazionalista la gente vedrà di nuovo quanto Tito avesse ragione quando avvertiva, perfino dal letto di morte, che la fratellanza e l’unità fossero il patrimonio più prezioso della lotta popolare e che senza di esse non ci fosse futuro per i popoli jugoslavi. E non solo, è sicuro che i popoli jugoslavi si riuniranno di nuovo in una specie di comunità, perché altrimenti ci saranno guerre e scontri permanenti in questo territorio. La pace regnerà di nuovo su queste terre soltanto quando i nazionalisti e gli sciovinisti verranno eliminati dalla vita politica di tutti i popoli.
Nello sviluppo delle relazioni socioeconomiche e politiche, il Partito comunista e Tito hanno sempre cercato nuove soluzioni. Lo si manifestava particolarmente quando Tito era ancora vivo e in piena forza. Se in questo si poteva andare più velocemente e con più determinazione, lo dimostrerà l’analisi storica. I comunisti non ritenevano che il sistema creato dopo la guerra fosse ideale, infatti durante gli anni ha subito delle trasformazioni. Tito e il partito hanno cercato ininterrottamente soluzioni di sistema al fine di far realizzare le iniziative della gente. Questo porterà, infine, al sistema economico e politico dell’autogestione socialista (1964-1980). Anche se ben teorizzato, questo sistema non è stato completamente realizzato (e si pone anche la domanda se in questo breve periodo fosse possibile realizzare fino in fondo un’idea così grandiosa). La caratteristica principale di questo periodo è stata lo scontro tra lo statalismo e l’autogestione, scontro nel quale lo statalismo ha avuto maggior successo. Il Partito alla fine ritroverà sé stesso anche qui (ma in ritardo), optando, al XIV congresso della Lega dei Comunisti di Jugoslavia, per il sistema pluripartitico (ma senza partiti nazionalisti e sciovinisti, cosa che, purtroppo, non è stata rispettata) e per la partecipazione azionaria dei lavoratori. L’autogestione, il movimento dei milioni, è stato uno dei più significativi eventi del XX secolo in Jugoslavia. Malgrado la sua imperfezione è una realtà e i lavoratori del nostro paese non ci rinunceranno, non importa quanto si è finora tentato di sminuirlo.
In questo periodo il nostro paese ha svolto un grande ruolo nella lotta per la pace e la cooperazione internazionale equa. Il successo nella resistenza contro l’egemonismo, nel 1948-1952, ha aperto una nuova era nelle relazioni e la cooperazione tra i movimenti comunisti, socialdemocratici e di liberazione. Il Partito Comunista Jugoslavo (Lega dei Comunisti di Jugoslavia) è stato anche uno dei fondatori della politica del non allineamento, che ha portato grandi benefici all’umanità. In tutto questo sono incorporati anche la grande energia e la lungimiranza di Tito. La nostra odierna pessima posizione internazionale e le sanzioni, inaudite per la rigidità e portata nella storia europea e mondiale, dimostrano quanto i politici del dopo Tito siano inferiori in confronto a lui e come in tempi molto brevi abbiano portato in basso la nostra posizione internazionale. Ci servirà molto tempo per raggiungere il posto che ci spetta nella comunità internazionale. Ci troviamo di nuovo nella situazione, come Tito nel 1948, di dover iniziare la lotta per l’uguaglianza nelle relazioni internazionali, perché il nuovo ordine mondiale, voluto ed effettuato dagli USA, attacca in modo terrificante le libertà e i diritti delle piccole nazioni e di quelli che la pensano diversamente. Un grande sostegno a questa lotta saranno proprio l’esempio di Tito e l’esperienza nelle relazioni che lui e i comunisti erano riusciti a realizzare con una serie di Stati e popoli. Non sarà facile, ma è l’unica scelta giusta. Tutto il resto è piegarsi di fronte ai potenti.
Ecco, queste sono alcune delle opere più significative di Tito durante la sua lunga e fruttuosa vita, della quale ci racconta dettagliatamente il libro di vonko. Štaubringer. Se il Maresciallo poteva fare di più, dove e in che cosa si sbagliava, lo dimostrerà la storia, indubbiamente. Il fatto è che negli ultimi anni della sua vita e dopo la sua morte ci troviamo nella stagnazione, nella crisi generale, sia nel partito sia nella società, che siamo rimasti senza idee che significano progresso, che stiamo girando in tondo, che di fatto abbiamo “stufato” tutti ed evidentemente abbiamo dovuto andarcene. Però, non consideriamo la nostra situazione momentanea, cioè la sconfitta, come una fine definitiva delle idee socialiste, ma una tappa nella nostra lotta, che dobbiamo superare per arrivare dove è nostra intenzione.
Per quanto riguarda la posizione e il ruolo di Tito e dei suoi più stetti collaboratori nella storia del nostro paese, non si possono dividere da quello che ha significato e rappresentato il PCJ (LCJ), che si tratti di esperienze positive o negative. A Tito non si può sicuramente togliere l’appellativo del personaggio più significativo dei popoli jugoslavi nel XX secolo. Lui stesso parlava spesso delle sue e delle nostre debolezze. Sicuramente se ne doveva parlare anche di più. E questo non avrebbe diminuito la sua grandezza. Anzi. Questo libro fino a un certo punto corregge tale tendenza, il che è sicuramente positivo.
Citerò, infine, il pensiero di Vasa Čubrilović su Tito: “Sono caratteristiche di uno statista nato, come ce ne sono pochi nel mondo. Non lo dico soltanto per motivi personali. Anche più tardi, dopo che nel 1951 sono uscito dal governo, ho seguito il suo lavoro e ho studiato, da storico, il suo significato e la sua influenza sugli eventi storici nella Jugoslavia, soprattutto come leader nella Guerra popolare di liberazione 1941-1945, e poi come personaggio principale della Jugoslavia socialista 1945-1980. Non voglio sostenere che lui non abbia mai fatto errori. Non esistono uomini infallibili, tanto meno statisti infallibili. Però, le sue idee sociopolitiche di base erano progressiste. Cercava di realizzarle, quanto ha potuto e saputo fare. Sta agli storici analizzare se, quando sbagliava, si trattava di errori suoi, personali, o subiva importanti pressioni dalle quali non poteva difendersi”.
Il libro di Zvonko Štaubringer su Tito è un grande contributo al chiarimento della verità che riguarda non soltanto Tito, ma anche tutti noi che abbiamo vissuto, combattuto e lavorato sul suolo jugoslavo.

Stevan Mirković

 

Indice:

1. Un uomo del suo tempo                                                             21
2. Lotta per l’unità della Jugoslavia                                                  29
3. Un contemporaneo del turbolento XX secolo                                 51
4. L’indelebile sentiero della pace e dell’amicizia                                69
5. Sapeva adattarsi al ritmo della storia                                            89
6. Il nostro volto pulito di fronte alla storia dell’umanità                    101
7. Preghiere per un ateo                                                                121
8. Emozioni, convinzioni, giuramenti dei successori                           129
9. Richieste per una valutazione critica del ruolo storico                    145
10. Non è nemmeno possibile cancellare Tito dalla memoria storica   167
11. Omaggi e messaggi nella «Casa dei fiori»                                  177
12. Note biografiche                                                                     195
Nato il 7 maggio 1892 195
Soldato della monarchia asburgica 196
Prigioniero russo 197
La famiglia 198
Alla guida del PCJ 200
Pseudonimo Tito 201
Comandante Supremo 202
Maresciallo della Jugoslavia 203
Nella Belgrado liberata 205
Eroe nazionale 206
Idea guida – fratellanza e unità 208
Il mostro fascista è distrutto 209
Nella natia Kumrovec 211
Le frontiere dell’unione 213
Risposta alla lettera pastorale 214
Più di 90% di voti per Tito 216
La decisione più difficile 217
Io sono Jugoslavo 218
Perché non dorme 219
Soltanto Zelengora è rimasta dov’è sempre stata 221
Postfazione                                                                                  223

  

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collana orientamenti

La conoscenza della realtà jugoslava e balcanica nel nostro paese è meno che scarsa. Nonostante la prossimità geografica, le vicende comuni e gli inevitabili scambi culturali avuti nei secoli, la visione che permane egemone nella pubblica opinione è sintetizzabile con la ben nota locuzione: hic sunt leones. Se attorno al mondo slavo in genere prevalgono vuoi esotismo e intellettualismo vuoi pregiudizio e ostilità, sullo specifico jugoslavo dopo la crisi drammatica di fine Novecento è stata ulteriormente incoraggiata la propensione a rimuovere tutto quanto riguarda i caratteri al contempo unitari e multiformi di quello spazio culturale e storico-politico.
Perciò il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia Onlus si è dato come obiettivo costituente quello di rendere possibile una maggiore integrazione delle conoscenze in materia, ed a questo scopo "pubblicare libri, opuscoli, materiali audiovisivi" oltre che diffondere e rendere sempre disponibili informazioni con i moderni strumenti telematici e promuovere specifiche iniziative culturali ed informative.
In linea con questo intendimento viene promossa la collana orientamenti, la quale, intervenendo in territori della Conoscenza attualmente popolati poco e male, necessariamente si prefigge di fornire innanzitutto gli strumenti basilari – ripubblicando classici o traducendo testi importanti mai giunti prima in Italia, fornendo strumenti sintetici e divulgativi su temi diversi, rispondendo alle richieste di chi è veramente interessato a sapere e capire.

CONTENUTI DELLA COLLANA:

Arte e cultura slava e balcanica / Storia contemporanea / Movimento di Liberazione / Politica internazionale / Mondo slavo / Biografie / Movimento operaio e antifascista / Internazionalismo partigiano / Teoria politica / Linguistica / Nazionalità e identità / Amicizia tra i popoli / Macroeconomia / Materiali per la Associazione