Jugoinfo




di António Santos 
da manifesto74.blogspot.it

Traduzione di Franco Tomassoni per Marx21.it

Dal blog portoghese Manifesto74

È già da mesi che il filosofo sloveno Slavoj Žižek, idolo della sinistra post-moderna, si esprime contro i rifugiati che stanno arrivando in Europa. In varie interviste pubblicate un giornali come Der Spiegel o Die Welt, Žižek stabilisce collegamenti peregrini tra “classi basse” e “carnevali dell’oscenità” elogiando il “capitalismo europeo”, i “valori europei” e “l’occidente”.

Infine, in questo articolo pubblicato in NewStatesman, Žižek si concentra sui crimini sessuali avvenuti a Colonia durante i festeggiamenti di fine anno, chiudendo cosi un trattato sulla natura de migranti e facendo sua la teoria anti-marxista dello “scontro di civiltà”.

Per Žižek, che non perde tempo a riflettere su quanto hanno ricamato i media sui fatti di Colonia, quanto accaduto è il risultato di “invidia e odio” da parte dei migranti che non possono essere occidente, e per il quale nutrono un odio nichilista.

“Il fatto che i migranti sono più o meno vittime fuggite da paesi devastati, non impedisce loro di comportarsi repulsivamente”, spiega Žižek, che critica l’”irrespirabile stupidità” della “sinistra liberale e politicamente corretta”, che cerca di sdrammatizzare sui fatti di Colonia.

Per Žižek i migranti saranno sempre “barbari” poiché “la brutalità contro gli animali più fragili, contro le donne, è una caratteristica tradizionale delle classi basse”.

In questa concezione, in linea con Badiou, l’umanità non sta divisa in classi, ma in civiltà: l’Occidente, “civilizzato, borghese, liberale e democratico”, “i non occidentali, rabbiosi per non appartenere a questa comunità” e i “nichilisti fascistizzati, la cui invidia si trasforma in auto-odio”.

In questo scenario, Žižek sostiene che “l’Europa deve esigere dai migranti mussulmani che rispettino i valori europei”, e argomenta che “l’Europa non può aprire le frontiere, come qualcuno a sinistra difende per senso di colpa”.

Per Žižek il problema non è il capitalismo “che non può essere criticato per principio”, ma la minaccia al modello europeo. Secondo il filosofo sloveno, sono tre i tipi di capitalismo possibili: “il fondamentalista dei mercati, antidemocratico americano”, “l’asiatico autoritario, anch’esso antidemocratico” e infine “il capitalismo europeo”, che, sostiene Žižek, possiede qualcosa da offrire al mondo.

Se da un lato la critica di Žižek è assolutamente idealista, quando analizza il fascismo come un prodotto dell’”invidia”, ed il fondamentalismo come riflesso dell'”odio verso l’occidente”, il suo pensiero va ben oltre, allineandosi con una difesa del “capitalismo europeo” dentro una immaginaria guerra di civiltà.

Afferma Žižek, che è “per questo che qualsiasi tentativo di illuminare i migranti (spiegargli che i nostri valori sessuali sono differenti, che una donna che va in giro in minigonna e sorride non sta facendo un invito sessuale) è un caso di stupidità atroce – loro conoscono queste cose, e se si comportano in un certo modo è per ferire la nostra sensibilità”.

Recuperando il “fardello dell’uomo bianco”, Žižek assume che “la difficile lezione di tutto questo, non è semplicemente dar voce a coloro che stanno in basso nella scala sociale: per raggiungere una vera emancipazione, costoro devono essere educati alla libertà”.

Gli argomenti di Žižek sono gli argomenti del razzismo, della guerra e del colonialismo. Spetta invece alla sinistra negare qualsiasi idea di supremazia etica europea, che ha dato al mondo le guerre mondiali, l’olocausto ed il razzismo, in quanto sistema di valori economicamente integrato.

I rifugiati che vengono in Europa non invidiano nulla del cosiddetto “occidente”: al contrario, fuggono dalle barbarie commesse dall’Europa e dagli USA, che distruggono la loro civiltà.

La ragione per cui i lavoratori portoghesi devono aprire le porte ai rifugiati e condannare qualsiasi tentativo razzista di demonizzare i migranti non ha nulla a che vedere con il “senso di colpa”.  Questa appartiene solo ai governanti portoghesi. La ragione razionale per la nostra solidarietà è che rifugiati, migranti e nativi hanno lo stesso interesse, la fine della guerra imperialista, lo stesso nemico, lo sfruttamento capitalista.




[Il Comitato Internazionale Slobodan Milošević organizza venerdì 11 marzo 2016, di fronte al "Tribunale ad hoc" all'Aia, Olanda, un presidio di protesta e ricordo nel decimo anniversario dell'assassinio dell'ultimo presidente jugoslavo]



Erklärung des Internationalen Komitees "Slobodan Miloševic" (ICSM) - für nationale Souveränität und soziale Gerechtigkeit   
 
Aufruf an alle Friedensfreunde und NATO-Gegner!
 
Am Freitag, den 11. März 2016, jährt sich der Todestag des früheren serbischen und jugoslawischen Präsidenten Slobodan Miloševic zum zehnten Mal. Im März 2006 wurde Miloševic Opfer der NATO-Siegerjustiz in Gestalt des völkerrechtswidrigen Haager Tribunals für das ehemalige Jugoslawien! Slobodan Miloševic entlarvte vor dem Tribunal die Lügen der Anklage und deckte die wahren Motive der NATO-Kriegstreiber auf. Nach unzähligen Schikanen wurde er schließlich vom Tribunal durch unzureichende medizinische Versorgung fahrlässig zu Tode gebracht und damit für immer mundtot gemacht. Hieran wollen wir vor Ort erinnern.
 
Ebenfalls soll an alle anderen Opfer dieser Haager Unrechtsjustiz erinnert werden, die in der Haft verstorben sind, verstreut über Europa in Gefängnissen einsitzen oder gegen die Verfahren anhängig sind. Der ehemalige Präsident der Srpska Krajina, Milan Martic, droht wegen ungenügender medizinischen Versorgung in Estland  an Diabetes zu sterben. Vor wenigen Wochen ist mit dem bosnisch-serbischen General Zdravko Tolimir ein weiterer, schwer erkrankter Gefangener in Den Haag zu Tode gekommen. Die Urteilsverkündung im Prozess gegen den ehemaligen Präsidenten der bosnischen Serben, Radovan Karadžic, hat das Haager Tribunal ebenso geschichtsträchtig wie zynisch auf den 24. März 2016 angesetzt, den Jahrestag des NATO-Angriffs auf Jugoslawien. Das zu erwartende Lebenslang gegen Dr. Karadžic soll die von den NATO-Staaten monströs betriebene Dämonisierung der Serben ein weiteres Mal scheinbar belegen. Tatsächlich aber handelt es sich um einen weiteren progagandistischen Höhepunkt eines inszenierten Prozesses, der wie alle Prozesse des Haager Tribunals als Schauprozess qualifiziert werden muss. Wir fordern deshalb die umgehende Freilassung von Dr. Karadžic und aller vom Haager Tribunal verurteilten oder gefangen gehaltenen Personen! Wir verlangen, dass das zwar durch einen – gegen die UN-Charta verstoßenden! - Beschluss des UN-Sicherheitsrats gegründete, tatsächlich aber vor allem als williger NATO-Helfer fungierende Tribunal seine Tätigkeit umgehend einstellt. Es muss endlich Schluss sein mit dieser missbräuchlich unter dem Deckmantel der Vereinten Nationen stattfindenden NATO-Gerichtsbarkeit.
 
Wir treffen uns um 12:00 Uhr in Den Haag am Tribunalsgebäude am Rooseveltplantsoen. Dort, unmittelbar am Ort des Unrechts, bringen wir unseren Protest in Form einer bis auf 16:00h angesetzten Mahnwache zum Ausdruck. Infos zu Mitfahrgelegenheiten: hajo.kahlke@...



Sulla guerra

1) Domenico Moro
2) Tommaso Di Francesco
3) Giorgio Cremaschi
4) Sergey Lavrov


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"Intervento dell'Italia in Libia, come con Giolitti il punto è sempre la spartizione". Intervento di Domenico Moro

01/03/2016 Autore: Domenico Moro

È notizia recente che gli Usa appoggiano la candidatura italiana alla guida della missione militare occidentale in Libia, che gli stati maggiori delle maggiori potenze europee e degli Usa stanno pianificando. Si tratta di un ulteriore e forse decisivo passo verso l'intervento militare, che Renzi e il ministro della difesa Pinotti prospettarono già sull'onda dell'attacco a Charlie Hebdo un anno fa. Si parla, da parte dell’Italia, di un impegno notevole, tra i mille e i tremila uomini.

Corre l'obbligo di evidenziare come sia stato proprio l'intervento militare occidentale contro Gheddafi a creare l'attuale situazione di instabilità non solo in Libia ma, a cascata, anche in Tunisia e nell’Africa Sub-sahariana. È sempre l’intervento militare occidentale a disgregare egli stati preesistenti e ad aprire la strada ai signori della guerra e alle formazioni jihadiste in Libia, come così come in Siria e prima ancora in Iraq, spesso sostenute direttamente da alleati degli occidentali come l’Arabia Saudita e il Qatar. Nel 2011 furono i francesi a iniziare i bombardamenti senza l’autorizzazione dell’Onu, con l’ambizione, eliminando Gheddafi, di soppiantare l’Italia e le sue multinazionali (Eni, Finmeccanica, ecc.) nel controllo economico della Libia. Il governo italiano, che aveva un trattato di alleanza con Gheddafi risalente al 2008 e che aveva accolto a Roma il leader libico in pompa magna appena pochi mesi prima, finì per partecipare ai bombardamenti francesi insieme a Gran Bretagna e Usa, con l’intenzione di non farsi estromettere dalla spartizione successiva. Nel portare l’Italia all’interno della coalizione contro Gheddafi fu decisivo il ruolo dell’allora capo dello Stato, Napolitano.

Inoltre, vale la pena di ricordare, a più di cento anni di distanza dall'invasione giolittiana della Libia e a 90 anni dalla riconquista fascista, che l'Italia, potenza coloniale, diede luogo in Libia a una repressione sanguinosa contro la popolazione civile con la costruzione di veri e propri campi di concentramento e l'uso dell'arma aerea. Oggi, dietro la solita scusa della stabilizzazione e della lotta al terrorismo islamico riemergono anche in Italia chiare tendenze neocolonialiste. Al centro c'è sempre la spartizione imperialista occidentale delle ricchezze energetiche e dei mercati di investimento del Nord Africa, che viene sollecitata e accentuata dalla crisi strutturale delle economie avanzate ed europee in particolare.

A pagare saranno soprattutto le popolazioni dell'area, come sempre. Ma anche la maggioranza degli italiani pagherà un prezzo. Infatti, in tempi di tagli alla spesa sociale, il finanziamento di un apparato militare sempre più oneroso e delle missioni militari sembra non incontrare alcuna difficoltà. È da rilevare soprattutto il potenziamento della flotta (due portaerei e navi da sbarco, compreso un incrociatore di grandi dimensioni in costruzione), coerente con una tendenza interventista oltremare ormai consolidata. Senza contare le questioni inerenti alla sicurezza dei militari impegnati – in un’area dove proliferano milizie armate incontrollabili - e soprattutto del territorio nazionale che un intervento di questo tipo pone. Inoltre, la presenza sul terreno di soldati europei e soprattutto della ex potenza coloniale italiana aggraverà le tensioni già esistenti fra la popolazione e tra le fazioni politiche presenti sul terreno, fornendo ulteriori argomenti alle correnti jihadiste che stanno cercando di egemonizzare il mondo arabo.

In questo quadro appare, quindi, sempre più importante sostenere e sviluppare, nel modo più ampio possibile, le mobilitazioni per la pace e contro la guerra. Per farlo, però, è necessario andare oltre la condanna morale della guerra, pur necessaria e importante, facendo chiarezza sugli interessi economici in gioco e sulle responsabilità europee e italiane nel determinare la situazione in atto.


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Sul precipizio

di Tommaso Di Francesco, su Il Manifesto del 2.3.2016

La guerra altro non è che seminagione d’odio. Nessuno dei conflitti proclamati dall’Occidente dal 1991 ad oggi — Iraq, Somalia, Balcani, Afghanistan, Libia, Siria — ha benché minimamente risolto i problemi sul campo, anzi li ha tragicamente aggravati.

Senza l’intervento in Iraq del 2003, ha confessato «scusandosi» lo stesso ex premier britannico Tony Blair, tanto caro al rottamatore Matteo Renzi, lo Stato islamico nemmeno esisterebbe. Gli «Amici della Siria», vale a dire tutto lo schieramento occidental-europeo più Arabia saudita e Turchia, hanno fatto l’impossibile per fare in tre anni in Siria quel che era riuscito in Libia, alimentando e finanziando milizie e riducendo il Paese ad un cumulo di macerie alla mercé di gruppi più o meno jihadisti e con così tanti errori commessi da permettere alla fine il coinvolgimento in armi e al tavolo negoziale perfino della Russia di Putin.

I rovesci in Libia tornano addirittura nelle elezioni statunitensi, con il New York Times che, con focus su Hillary Clinton [ http://www.nytimes.com/2016/02/28/us/politics/hillary-clinton-libya.html ], ricorda la posizione favorevole alla guerra di fronte ad un recalcitrante Obama. Senza dimenticare la tragedia americana dell’11 settembre 2012 a Bengasi.

Quando Chris Stevens, l’ex agente di collegamento con i jihadisti che abbatterono Gheddafi grazie ai raid della Nato, cadde in una trappola degli integralisti islamici già alleati e venne ucciso con tre uomini della Cia. Hillary Clinton, allora Segretario di Stato uscì di scena e venne dimissionato l’allora capo della Cia David Petraeus. Perché la guerra ci ritorna in casa. Avvitandosi nella spirale del terrorismo islamista.

Dalle «nostre» guerre fuggono milioni di esseri umani. Quando partirono i primi raid della Nato sulla Libia a fine marzo 2011, cominciò un esodo in massa di più di un milione e mezzo di persone, tante quelle di provenienza dall’Africa centrale che lavoravano in territorio libico, ne fu coinvolta la fragilissima e da poco conquistata democrazia in Tunisia. Quell’esodo, con quello da Iraq e Siria, prova disperatamente ogni giorno ad attraversare la barbarie dei muri della fortezza Europa.

Tutto questo è sotto la luce del sole. Come il fatto che l’alleato, il Sultano atlantico Erdogan, da noi ben pagato, preferisca massacrare i kurdi che combattono contro l’Isis piuttosto che tagliare gli affari e le retrovie con il Califfato.

Eppure siamo di nuovo in procinto di innescare un’altra guerra in Libia. Dopo che il capo del Pentagono Ashton Carter ha schierato l’Italia sostenendone la guida della coalizione contro l’Isis e per la sicurezza dei giacimenti petroliferi. Il ministro Gentiloni si dichiara «pronto». In altri tempi si sarebbe detto che un Paese dalle responsabilità coloniali non dovrebbe esser coinvolto. Adesso è motivo d’onore: siamo al neo-neocolonialismo.

Motiveremo questa avventura nel più ipocrita dei modi: sarà una «guerra agli scafisti». Sei mesi fa quando venne annunciata, Mister Pesc Mogherini mise le mani avanti ricordando, com’è facile immaginare, che ahimé ci sarebbero stati «effetti collaterali». Nasconderemo naturalmente il business e gli interessi strategici ed economici. Ormai siamo alla rincorsa della pacca sulle spalle Usa e delle forze speciali francesi, britanniche e americane già sul terreno.

L’Italia ha convocato nei giorni scorsi il suo Consiglio supremo di difesa e prepara l’impresa libica. Con un occhio all’Egitto sotto il tallone di Al Sisi, ora in ombra per l’assasinio di Giulio Regeni. C’è da temere che la giustizia sulla morte di Giulio Regeni venga ulteriormente ritardata e oltraggiata, e di nuovo silenziata la verità sul regime del Cairo, criminale quanto l’Isis. Perché l’Egitto — anche con i suoi silenzi? — resta fondamentale per la guerra in Libia: è la forza militare diretta o di supporto al generale Haftar, leader militare del governo e del parlamento di Tobruk che ancora ieri ha rimandato il suo assenso (che alla fine arriverà) ad un esecutivo libico «unitario». È una decisione formale utile solamente a richiedere l’intervento militare occidentale.

Perché la Libia resta spaccata almeno in tre parti, con Tripoli guidata da forze islamiste che temono che un intervento occidentale diventi un sostegno alle forze dello Stato islamico posizionate a Sabratha, Derna, Sirte, già impegnate nella propaganda anti-italiana prendendo senza vergogna in mano la bandiera e le gesta di Omar Al Muktar, l’eroe della resistenza al colonialismo fascista italiano.

Mancano pochi giorni al precipizio. Chi ha a cuore l’articolo 11 della Costituzione, chi è contro la guerra, una delle ragioni per ricostruire e legittimare lo spazio della sinistra, alzi adesso la voce.


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Renzi e Mattarella ci precipitano nella guerra. violando ancora la Costituzione

di Giorgio Cremaschi, 3 Marzo 2016

Senza neanche un discorso dal balcone che annunci l'ora delle decisioni irrevocabili, Renzi ci ha fatto precipitare nella guerra di Libia.

Questa mattina i giornali annunciano che le truppe scelte sono pronte per partire, magari saranno già partite. Siamo già in guerra, senza neanche un dibattito ed un voto del parlamento, nel più totale disprezzo dell'Articolo 11 della Costituzione, che il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica violano sapendo di violare.

Le due più alte autorità delle stato e del governo sono colpevoli di atti gravissimi contro le nostre istituzioni e contro gli interessi e la stessa sicurezza del popolo italiano.

La guerra in Libia avviene con accordo tra potenze senza alcun aggancio di principio, anche ipocrita, al diritto internazionale.

La guerra in Libia prosegue e aggrava tutte le passate violazioni costituzionali delle nostre missioni militari all'estero, è la più grave e la più sfacciata di tutte.

La guerra di Libia è un'avventura ancora più folle e catastrofica di quella del 2011, che oggi tutti riconoscono essere stato un disastro.

Che mostruosità scatenerà ora questa nuova impresa condotta nel nome della guerra al terrorismo e che invece produrrà ancora più terrorismo? Già ora sentiamo parlare di partite a porte a chiuse per i prossimi europei di calcio a Parigi. Ci vuole la violazione del sacro rito del pallone per farci accorgere che si sta violando tutto? E soprattutto per farci capire che rischiamo per questa guerra di pagare costi altissimi, che rischiamo gli atti guerra in casa nostra.

25 anni fa con le bombe sull'Iraq gli USA, la NATO, l'Italia iniziavano la guerra al terrorismo. Dopo un quarto di secolo ci siamo portati il conflitto alle porte di casa. Perché le guerra è terrorismo che alimenta terrorismo. La guerra è una discesa grado dopo grado verso la catastrofe globale, come annuncia l'installazione di nuove bombe nucleari a Ghedi e ad Aviano.

Renzi e Mattarella ci trascinano in guerra con la solita infingarda furbizia mista a servilismo delle peggiori classi dirigenti italiane. Il governo USA ci ha investito del comando dell'impresa, i due ne sono fieri e sperano di ottenere guadagni di prestigio, potere, affari con poca spesa. Noi pagheremo il conto.

Come nei peggiori momenti della storia del nostro paese, l'Italia è trascinata in guerra mentre un'opinione pubblica anestetizzata e ingannata assiste passiva all'arroganza del potere guerrafondaio.

Contrastare, boicottare, sabotare la guerra e la NATO è oggi il nostro primo dovere democratico e costituzionale.


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Lavrov: Le accuse contro la Russia crollano al ricordo della Jugoslavia, dell'Iraq e della Libia


RT, 03/03/2016


Il Ministro degli Esteri russo ha ricordato che l'unica via per ottenere soluzioni ai problemi globali è quella pacifica.


In un mondo che cambia, gli Stati Uniti d'America e l'alleanza occidentale in testa non lesinano sforzi per mantenere il loro dominio e la leadership globale, qualcosa che la Russia non può accettare, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov.
 
"Si sta mettendo in atto una vasta gamma di metodi di pressione, sanzioni economiche o addirittura un intervento militare," ha scritto il capo della diplomazia russa in un suo articolo "Prospettive storiche della politica estera russa" per la rivista" La Russia nella politica globale'.
 
"Loro stanno conducendo guerre di informazione su larga scala. Hanno costruito cambiamenti di regime in maniera incostituzionale attraverso le 'rivoluzioni colorate' che si rivelano essere devastante per i popoli che subiscono gli effetti", ha scritto il diplomatico russo.
 
Egli ha sottolineato a questo proposito che la posizione della Russia "si basa su evoluzioni che preferiscono  apportare modifiche in modi e con velocità che corrispondono alle tradizioni ed al livello di sviluppo di ogni società".
 
Ha rimarcato che le accuse di "revisionismo" contro la Russia dalla macchina della propaganda occidentale, secondo il quale "avrebbe cercato di distruggere il sistema internazionale esistente."
 
"Come se fossimo quelli che hanno bombardato la Jugoslavia nel 1999 in violazione della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione di Helsinki, come se fosse stata la Russia a deridere gli standard internazionali per invadere l'Iraq nel 2003 o che abbia manipolato una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Nazioni Unite per rovesciare con la forza Muammar Gheddafi in Libia nel 2011. E questi non sono gli unici esempi", ha sottolineato Lavrov.

"La Russia non sta combattendo nessuno, ma risolve i problemi sulla base dell'uguaglianza"

Secondo il ministro, una soluzione duratura ai problemi globali oggi è possibile solo attraverso la cooperazione sincera dei paesi leader, nell'interesse di obiettivi comuni, tenendo conto del mondo policromo, della sua diversità culturale e degli interessi dei componenti di base della comunità internazionale.
 
"Come dimostrato nella pratica, quando questi criteri sono attuati i risultati concreti essenziali vengono raggiunti", ha spiegato Lavrov.
 
Come esempio ha citato il coordinamento delle condizioni per la cessazione delle ostilità in Siria, accordo sul nucleare con l'Iran, l'eliminazione degli arsenali chimici in Siria, e lo sviluppo dei parametri di base per un accordo globale sul clima.
 
"Questo indica la necessità di ripristinare la cultura del consenso, sostegno del lavoro diplomatico, che pur essendo difficile o faticoso rimane l'unico modo per garantire mezzi pacifici e le soluzioni reciprocamente accettabili ai problemi", ha ribadito Lavrov.
 
"Questi approcci sono condivisi dalla maggior parte dei paesi, tra cui la Cina e gli altri membri del BRICS, SCO, i nostri amici dell 'Unione economica eurasiatica, l'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva e la Comunità degli Stati indipendenti", ha aggiunto.
 
"In altre parole, la Russia non sta combattendo nessuno, ma risolve i problemi sulla base di uguaglianza e di rispetto reciproco, l'unica base affidabile per  sanare le relazioni internazionali a lungo termine", ha proseguito il ministro russo.
 
Secondo Lavrov, il modo migliore per assicurare che essi prendano in considerazione gli interessi dei popoli del continente è quello di creare uno spazio economico e umanitario comune dall'Atlantico al Pacifico, che per l'Unione economica eurasiatica di recente formazione è un elemento integrante tra l'Europa e il bacino del Pacifico.




(srpskohrvatski / italiano)


Ulteriori iniziative segnalate

1) Roma OGGI 2/3: PRESIDIO presidio contro la guerra. Il 12 si replica in tutt'Italia
2) Rovato (BS) 4/3: Incontro-dibattito con ALESSANDRA KERSEVAN e CLAUDIA CERNIGOI
3) Corato (BA) 5/3: LE FOIBE TRA VERITÀ E LEGGENDA
4) Čačak 7.3.: 53. Disovo proleceEvento letterario a Čačak (Serbia), 7/3


Segnaliamo anche:

Un 10 Febbraio diverso a Monte San Savino (AR)
Al seguente link trovate il video del recente incontro con Pietro Benedetti e Andrea Martocchia sui PARTIGIANI ITALIANI NELLA RESISTENZA IN JUGOSLAVIA ed in presentazione dello spettacolo DRUG GOJKO: 
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=UUXBcXzNLKQ
Maggiori info sulla iniziativa: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/mssavino100216.htm

Disinformazione di guerra: L’Isis si finanzia da solo! Un’altra bufala de “Il Fatto Quotidiano” (SibiaLiria, 1.3.2016)
Che si fa quando anche l’ipereazionario, ma incontrollabile Trump altri candidati alla Presidenza Usa   dichiarano che gli USA, già creatori dell’Isis/Daesh, continuano a finanziarlo? Ovvio: si da’ in pasto al pubblico una davvero strampalata “ricerca economica” che pretende di dimostrare come oggi l’Isis non abbia bisogno di sponsor in quanto si “autofinanzia”. La pubblica “Il Fatto Quotidiano” e la scrive tale  Gianni Rosini...
http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=3169


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Roma, oggi presidio contro la guerra. Il 12 si replica in tutt'Italia (di Luca Fiore, 2 Marzo 2016)

----Messaggio originale----
Da: mari.liberazioni @ yahoo.it
Data: 1-mar-2016 16.28
Ogg: COM. ST : No War a Montecitorio: "Stanate i padrini di Daesh anziché bombardare di nuovo in Libia"

                                                  COMUNICATO STAMPA

Roma, mercoledì 2-marzo 2016.  RETE NO WAR DAVANTI A MONTECITORIO:
"STANATE I PADRINI DI DAESH ANZICHE' BOMBARDARE DI NUOVO LA LIBIA"

Mercoledì 2 marzo, ore 14-17, un gruppo di pacifisti di Rete No War, Statunitensi per la pace e altre sigle organizza un presidio a piazza Montecitorio, sotto lo striscione "Stanate i padrini di Daesh in Turchia e Arabia Saudita anziché bombardare in Libia", per sensibilizzare i parlamentari dei vari schieramenti a proposito del "che fare" di fronte al fenomeno terroristico che sta macellando interi popoli...e che è cresciuto proprio grazie al denaro, alle armi e alle guerre dirette e coperte di Usa e Nato a guida Usa, Occidente e petromonarchi (Iraq 2003, Libia 2011, Siria, Yemen...). 

Sono tanti e noti i padrini di Daesh e di altri gruppi armati (in continua osmosi). Occorre obbligarli a fermarsi, anche con la minaccia di sanzioni, occorre tagliare le linee di approvvigionamento a questo mostro di Frankenstein. Che fine ha fatto, ad esempio, il "Gruppo per il contrasto economico all'Isis" che fra poco compirà un anno? Si presume nulla, poiché era coordinato da Arabia saudita e Stati uniti /(oltre che dall'italia paese ospite dell'incontro inaugurale). 

Ai parlamentari gli attivisti cercheranno di consegnare un breve documento di riflessione e azione in 5 punti, rivolto ai politici e ai cittadini, che si può leggere sul sito www.sibialiria.org (come allegato all'articolo "una locandina contro la guerra", e scaricare qui: https://drive.google.com/file/d/0B07uAzp9X0cTTWNUVkZUSzJzNW8/view

tel 3312053435; 3202186368


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Rovato (BS) venerdì 4 marzo 2016 
alle ore 21.00 presso il Centro Sociale "28 maggio", Via Europa 54

"Chi controlla il passato controlla il futuro.
Chi controlla il presente controlla il passato”

ALESSANDRA KERSEVAN
CLAUDIA CERNIGOI

Ogniqualvolta si presenta il 10 febbraio  “giorno del ricordo” i neofascisti spalleggiati dalle istituzioni, che intendono pacificare il nostro passato, trovano modo di strumentalizzare e falsificare la storia, per questo abbiamo deciso di dare spazio alla verità con l’aiuto di due studiose e  ricercatrici  che da anni si dedicano alle tragedie del Novecento nelle terre del confine orientale.  L’Italia fascista scrisse allora una delle nostre pagine più nere, una pagina volutamente rimossa dalla  nostra memoria nazionale. PARTECIPATE!!!


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Corato (BA), sabato 5 marzo 2016
alle ore 18 in Via Medici Lorenzo 27

LE FOIBE TRA VERITÀ E LEGGENDA

In questi anni alcuni storici nazionalisti e spesso le istituzioni statali, hanno provato a riscrivere la storia di quanto era avvenuto al confine dell’allora Regno d’Italia, producendo mistificazioni storiche. 
Noi combattiamo questi tentativi di negazionismo e revisionismo storico che alimentano nuovi fascismi. Riaffermiamo e difendiamo il carattere antifascista delle Resistenze di tutta Europa.
E' per questo che il circolo "A. Gramsci" del Partito della Rifondazione Comunista di Corato, dopo l’incontro con Lidia Menapace, una compagna partigiana, si rende promotore di un'altra iniziativa di Resistenza Storica.

Ne discutiamo con: 
Piero Purini, storico freelance
Sandi Volk, storico
Modera l'incontro Vito Messina
, dottore in Storia e Filosofia.

- Piero Purini (Trieste, 1968) si è laureato in storia contemporanea all’Università di Trieste, ha poi frequentato corsi di perfezionamento post laurea presso l’Università di Lubiana (Slovenia) e quindi ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università di Klagenfurt. Si occupa principalmente di movimenti migratori, di spostamenti di popolazione e di questioni legate all’identità e all’appartenenza nazionale: il fatto di aver studiato in Italia, Slovenia ed Austria gli ha permesso di analizzare la storia di una regione etnicamente complessa come la Venezia Giulia in una prospettiva più internazionale ed europea. 
- Sandi Alessandro Volk (Trieste, 1959) si è laureato in storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Trieste, ha conseguito il master ed il dottorato presso il Dipartimento di Storia della Facoltà di Filosofia dell’Università di Lubiana. Ha svolto ricerca sui movimenti sloveni nazionali e a Trieste precedenti alla prima guerra mondiale, sulla seconda guerra mondiale, sulla storia del lager nazista della Risiera di S. Sabba, sulle memorie riguardo al periodo 1918-1954 in vari gruppi della popolazione triestina e soprattutto sul destino degli esuli/profughi istriani e dalmati dopo l’esodo, che è stato anche il tema della tesi di master e di dottorato. Attualmente si occupa di storia contemporanea della Venezia Giulia e della storia degli sloveni della regione, e collabora con il Centro di ricerche scientifiche della Repubblica di Slovenia di Capodistria, con l’Istituto per gli studi etnici di Lubiana, con i Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, con l’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia di Trieste. È membro della Commissione consultiva del Comune di Trieste per il Civico Museo della Risiera di S. Sabba – Monumento nazionale.

Durante l'iniziativa sarà possibile acquistare volumi della collana "Resistenza Storica" editi da KAPPA VU, edizioni che affrontano le tematiche che saranno oggetto dell'iniziativa. (http://www.ecommerce.kappavu.it/storia/storia-resistenza-storica.html) 

10 febbraio
Perché NOI ricordiamo TUTTO
Il “Giorno del Ricordo”, istituito il 10 febbraio 2004 dal governo Berlusconi per celebrare le vittime delle foibe, si pone come contraltare alla universale Giornata della Memoria, mettendo in un unico calderone vicende diverse e sviluppatesi in tempi, luoghi e modalità differenti come l’infoibamento e l’esodo e cercando di ricostruire la storia ridando fiato al nazionalismo fascista sconfitto.
Ma, al di là di chi è stato protagonista attivo o passivo di queste vicende, il "Ricordo" istituito dalla legge è piuttosto selettivo...
Il 10 febbraio, giorno della firma del trattato di pace tra Italia e Jugoslavia, viene presentato da chi ha voluto quella legge nel 2004 come "Ricordo" della “mutilazione dell’Istria e della Dalmazia” evitando di parlare della guerra d’aggressione imperialista condotta da fascisti e nazisti in territorio jugoslavo, con la creazione di campi di concentramento tanto in territorio jugoslavo, quanto tedesco e italiano, da cui sono passati centinaia di migliaia di slavi, ebrei e oppositori politici.
Evitando anche di parlare della italianizzazione forzata attuata dal fascismo durante vent'anni in quelle terre.
Ecco spiegate le medaglie commemorative di questi anni assegnate a presunti o reali infoibati, in ogni caso in massima parte facenti già parte di organizzazioni amministrative o militari naziste o fasciste: si vogliono riabilitare gli sconfitti della Seconda guerra mondiale, i “bravi ragazzi di Salò”, quelli che hanno collaborato con le milizie fasciste e naziste, che avrebbero la stessa dignità dei partigiani morti per liberare il territorio italiano dall’oppressione fascista e dall’occupazione nazista.
Ebbene no, noi ricordiamo tutto, ricordiamo che ci sono stati italiani che hanno combattuto dalla parte giusta della libertà e dell'uguaglianza e altri che hanno difeso le leggi razziali e attuato i campi di sterminio. Non accettiamo queste equiparazioni dirette e indirette, esplicite e implicite.
Continueremo a difendere il carattere antifascista della Repubblica nata dalla Resistenza, denunciando e respingendo con forza ogni tentativo privo di reale fondamento volto a riscrivere la storia.



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Evento letterario: Lunedi, 7 marzo 2016, alle ore 19 nella sala centrale della Casa della Cultura di Cacak: 
53.MA "PRIMAVERA DI DIS" 

-------- Messaggio originale --------
Date: Wed, 2 Mar 2016 12:29:54 +0100
Subject: 53. Disovo prolece
From: Biblioteka Cacak <bibliotekacacak@...>
 

Стиже 53. Дисово пролеће!
 

„Има песника којима, кад их једном прочитамо, више се никада не враћамо. Има песника којима признајемо да су песници, али их и не читамо.Има песника који нас непрестано прате, поезијом, животом.И ми се баш њима врааћамо.Објашњавамо тај феномен.Бришемо временске границе.И баш као да живе, не гаси се ватра наших убеђења. Они се мудро претварају у наше савременике“.

      Ово су  пророчке речи Бранка В. Радичевића изречене 13. априла 1964. године пред спомеником песнику Владиславу Петковићу Дису, на  Првом, Дисовом пролећу, на које  је имао апсолутно право и које му је завичај подарио за „невесело детињство“ и што је „ у неоргиналну српску поезију унео не само нову ноту, но донео и једно ново схватање, нов свет идеја, осећаја, осећања“. Као наше савременике Бранко је видео Диса, Настасијевића, Лазу Костића...

       „Невољни боем, тужни поета, винџија, невесељак, самотар и месечар“, вратио се најпре у завичај у бронзаном обличју академика Сретена Стојановића.У децембру 1958. године застао је поред затворског зида, загледан у нешто, у негде, и ту остао. „Инаџија је Дис. Наоко повучен у себе. Наоко непотребан, сувишан и изгубљен. Одолеваће невеселом животу. Али ће се и наметнути као стил“, казује Бранко В. Радичевић. Има мудрсоти, нечег пророчког, у том бронзаном оку, погледу у овај, и - онај свет. „Био је бојетивитји него што на први поглед изгледа,“ закључује  завичајни Бранко о завичајном Дису. Песник није погрешио као критичар Скерлић назвавши Диса боемом и декадентом „који долази из доњих слојева  српске књижевности“. Браћа по стиху су се препознала,  наслутила.

     Песник утопљених душа, „са очима изван сваког зла“ из „невиних даљина“ стиже сваког пролећа.То траје, ево, 53. године. Стиже у своје „Пролеће“ и своју Библиотеку. Тачан је. Прошета улицама града до гимназије и Палилулског сокака, ето га у Заблаћу, у месној цркви, пред очевом механом...

     Долази сада са Васком Попом. Срели су се  давно и разумели. Доказали су се поезијом и животом. За њих кажемо без оклевања и сумње – песници су. И не помишљамо да их бранимо или  кудимо. Песме говоре уместо њих.

     Дис и Попа „Далеко у нама!“ Дајемо на знање да се у понедељак, 7. марта 2016. године у 19 часова на средњем холу Дома културе у Чачку подиже завеса са овогодишњих Дисових песничких свечаности!

       Пре календарског стигло је 53. „Дисово пролеће“ у Чачак.


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Inizio messaggio inoltrato:

Da: "'Coord. Naz. per la Jugoslavia' 
Data: 1 marzo 2016 17:20:34 CET
A: JUGOINFO
Oggetto: [JUGOINFO] Prossime iniziative segnalate


(srpskohrvatski / italiano)

Prossime iniziative segnalate

1) Molfetta (BA) 4/3: NOI RICORDIAMO TUTTO e mostra TESTA PER DENTE
2) 12 MARZO, Giornata nazionale di mobilitazione contro la guerra
3) Milano 19-20/3, presentazioni dei libri L'ARTE DELLA GUERRA + UOMINI E NON UOMINI + LA REGINA DEL CAOS di Zambon Editore
4) Kumrovec (HR) 28.5., DAN MLADOSTI / Proposta di grande raduno antifascista


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Molfetta (BA), venerdì 4 marzo 2016
alle ore 19 presso la Sala Consiliare del Comune, Piazza Municipio

NOI RICORDIAMO TUTTO
Storia e mito a cavallo del confine orientale

Il circolo "Palestina Libera" di Molfetta del Partito della Rifondazione Comunista si rende promotore di un'iniziativa di Resistenza Storica, per combattere ogni tentativo, da parte di storici nazionalisti e delle istituzioni statali e locali, di riscrittura della storia di quanto avvenuto al confine orientale dell'allora Regno d'Italia, per riaffermare e difendere il carattere antifascista ed internazionalista delle Resistenze di tutte Europa, per eliminare ogni mistificazione storica prodotta dal nazionalismo sciovinista e dal fascismo di ieri e di oggi.

Venerdì 4 Marzo, ore 19:00, Sala Consiliare del Comune di Molfetta

INCONTRO -->
con
Piero Purini, storico freelance
Sandi Volk, storico

- Piero Purini (Trieste, 1968) si è laureato in storia contemporanea all’Università di Trieste sotto la guida del prof. Jože Pirjevec. Ha poi frequentato corsi di perfezionamento post laurea presso l’Università di Lubiana e quindi ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università di Klagenfurt sotto la guida del prof. Karl Stuhlpfarrer. Si occupa principalmente di movimenti migratori, di spostamenti di popolazione e di questioni legate all’identità e all’appartenenza nazionale: il fatto di aver studiato in Italia, Slovenia ed Austria gli ha permesso di analizzare la storia di una regione etnicamente complessa come la Venezia Giulia in una prospettiva più internazionale ed europea. Affianca all’attività di storico anche quella di musicista.

- Sandi (Alessandro) Volk nato a Trieste il 24 aprile 1959 si è laureato in storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trieste con relatore il prof Elio Apih. Ha conseguito il master ed il dottorato in storia contemporanea presso il Dipartimento di Storia della Facoltà di Filosofia dell’Università di Lubiana (SLO), relatore il prof. Duˇsan Ne´cak. Si occupa di storia contemporanea della Venezia Giulia, in particolare di Trieste e della storia degli sloveni della regione. Ha svolto ricerca sulla nascita del movimento operaio sloveno a Trieste, sul movimento nazionale sloveno nel periodo precedente alla prima guerra mondiale, sulla seconda guerra mondiale nella memoria degli sloveni di Trieste, sulla storia del lager nazista della Risiera di S. Sabba, sulla/e memoria/e riguardo al periodo 1918-1954 in vari gruppi della popolazione triestina e soprattutto sul destino degli esuli/profughi istriani e dalmati dopo l’esodo, che è stato anche il tema della tesi di master e di dottorato. Pubblica in Slovenia e Italia. Attualmente è ricercatore presso la Sezione storia della Biblioteca nazionale slovena e degli studi di Trieste. Collabora con il Centro di ricerche scientifiche della Repubblica di Slovenia di Capodistria, con lo Zgodovinsko druˇstvo za juˇzno Primorsko, con lo Inˇstitut za narodnostna vpraˇsanja di Lubiana, con i Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, con l’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia di Trieste. È membro della Commissione consultiva del Comune di Trieste per il Civico Museo della Risiera di S. Sabba – Monumento nazionale.

MOSTRA DIDATTICO-DOCUMENTARIA -->
"Testa per dente".
Crimini fascisti in Jugoslavia 1941/1945 

- Lo scopo della mostra è fornire uno strumento didattico e culturale che serva da stimolo per colmare un grave “vuoto” di in-formazione nella memoria storica collettiva, soprattutto presso i giovani.
Le verità sulle tragiche vicende legate alle avventure imperialiste del fascismo italiano (in particolare quelle verso la sponda orientale dell’Adriatico), pur essendo note da tempo fra gli studiosi più attenti, sembrano essere continuamente rimosse (per non dire censurate) da parte degli organi più o meno ufficiali di informazione e divulgazione nella nostra Repubblica democratica.
Sta dilagando invece, sotto l’ambiguo nome di revisionismo, la sistematica manipolazione dei fatti (negati, inventati, destrutturati ecc., a seconda dei casi), nel tentativo, tutto politico, di sostituire alla storiografia scientifica e critica una mitologia utile a garantire il consenso sociale intorno ai gruppi dominanti, specie in periodi di crisi come l’attuale. Si sa, questi metodi sono antichi; ma oggi la loro efficacia è legata all’uso monopolistico delle tecnologie mediatiche, vere armi di distrazione di massa delle intelligenze e della coscienza civile.
Questa mostra vuol essere un passo (piccolo ma, speriamo, significativo) nella direzione opposta: aiutare gli italiani di oggi a imparare dalla storia per non ripetere gli stessi errori, e a ricuperare quei valori della Resistenza antifascista che (al di là della retorica ufficiale) non sono mai stati realmente e coerentemente perseguiti dalla classe di governo – a partire dai mancati processi ai criminali di guerra; passando per i segreti sulle stragi di Stato, sui tentativi golpisti, sulle infiltrazioni mafiose; fino allo “svuotamento” (sostanziale prima che formale) della stessa Costituzione (divisione dei poteri, ripudio della guerra, diritti del lavoro, giustizia sociale, difesa ambientale ecc.): oggi lo Stato è sottoposto di fatto alle “leggi del mercato”, con evidenti pericoli di degenerazione autoritaria. Ma le vere risposte potranno darle solo le lotte.
Sarà bene precisare che nella mostra non c’è nulla che possa essere paragonato a una “fiction”: l’impatto emotivo di alcuni contenuti è legato esclusivamente alla loro funzione documentaria. Le immagini e alcuni testi («in corsivo») sono tratti da pubblicazioni e documenti originali dell’epoca. Senza pretendere una completezza e una profondità di analisi impossibili da ottenere con un tale mezzo divulgativo, la cura nella ricerca e nella scelta del materiale è tale da non temere critiche fondate sul piano storico e metodologico.
Per verifiche, consultazioni e approfondimenti sono disponibili l’elenco puntuale delle fonti e un’ampia bibliografia. (Pol Vice)
(http://www.diecifebbraio.info/testa-per-dente/)

Durante l'iniziativa sarà possibile acquistare volumi della collana "Resistenza Storica" editi da KAPPA VU edizioni che affrontano le tematiche che saranno oggetto dell'iniziativa. (http://www.ecommerce.kappavu.it/storia/storia-resistenza-storica.html)



=== 2 ===

12 MARZO, Giornata nazionale di mobilitazione contro la guerra

All'interno del percorso di mobilitazioni contro la guerra che ha già visto tenersi un importante appuntamento il 16 gennaio u.s., il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS aderisce ed invita ad aderire anche alla nuova giornata nazionale di protesta indetta per il 12 MARZO 2016.



=== 3 ===

Milano 19-20 marzo 2016
nell'ambito della Fiera dei libri e della cultura indipendente BELLISSIMA
c/o Palazzo del Ghiaccio, Via Giovanni Battista Piranesi 14 

Zambon Editore presenterà tre libri preziosi:

SABATO 19 H. 15,00-16,00 Sala 3 (25 Posti): L'ARTE DELLA GUERRA, di Manlio Dinucci 
presentano l'Autore e Jean Toschi Marazzani Visconti
info sul libro: https://www.cnj.it/documentazione/bibliografia2.htm#dinucci2015

DOMENICA 20 H. 15,00-16,00 Sala 4 (25 Posti): UOMINI E NON UOMINI, di Goran Jelisić 
presentano Ugo Giannangeli e Jean Toschi Marazzani Visconti
recensione del libro: https://www.cnj.it/MILOS/testi.htm#jelisic_rec_am

DOMENICA 20 H. 16,30-17,30 Sala 4 (25 Posti): HILLARY CLINTON LA REGINA DEL CAOS, di Diana Johnstone 
presentano Ugo Giannangeli e Jean Toschi Marazzani Visconti


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*** Proposta di grande raduno antifascista a Kumrovec ***

Izvor: FB-sajt SFR Jugoslavija - SFR Yugoslavia, 25.2.2016.
https://www.facebook.com/36436743833/photos/a.329272308833.185523.36436743833/10153951759118834/?type=3

OD VARDARA DO TRIGLAVA - OD ĐERDAPA PA DO JADRANA !
APEL SVIM ANTIFAŠISTIMA !
Zbog političke situacije u Hrvatskoj, jer ta država sa novom vladom podržava neoustaštvo i negira antifašistički boj partizana i maršala Josipa Broza Tita, apelujemo na sve antifašiste i veteranske organizacije SUBNORe na području Jugoslavije, da u što večem broju dodju na Dan Mladosti koji ce se odrzati SUBOTA 28. maj 2016 u Titovom selu Kumrovec i sa tim podrže udruženja JBT Hrvatske i sve ANTIFAŠISTE u Hrvatskoj ! 
Molimo sve SUBNORe, SABNORe, ZZBNOB i udruženja Josip Broz Tito i udruženja ANTIFAŠISTA, Jugoslavena, da taj poziv dele medju svoje organizacije i prijatelje !
Zajedno smo JAĆI ! 
SMRT FAŠIZMU !