Jugoinfo


LA GRANDE FESTA DEI DOMOBRANCI


Slovenia: no a bandiere con stella rossa partigiani, proteste

Polemiche su celebrazioni indipendenza di stasera
22 GIUGNO, 12:01

(ANSAmed) - LUBIANA, 22 GIU - Le bandiere con la stella rossa a cinque punte delle formazioni militari partigiane slovene, che hanno lottato durante la Seconda guerra mondiale contro il nazifascismo, sono state per la prima volta vietate alle celebrazioni ufficiali della Giornata dell'Indipendenza della Slovenia, in programma questa sera a Lubiana, in base a una decisione del governo conservatore guidato dal primo ministro Janez Jansa.

Il divieto ha provocato una valanga di proteste da parte delle associazioni antifasciste e di una parte dell'opposizione di sinistra. ''La Slovenia e' fondata sulla guerra antifascista del 1941-1945 e sulla lotta per l'indipendenza nel 1991, e la decisione del governo non e' altro che un tentativo di dividere gli sloveni su basi ideologiche'', si legge in un comunicato stampa di Slovenia Positiva (Ps), maggiore partito di opposizione guidato dal sindaco di Lubiana e ricco imprenditore Zoran Jankovic, che in segno di protesta probabilmente non partecipera' alle celebrazioni ufficiali. Il governo ha spiegato che ai festeggiamenti dell'Indipendenza saranno ammessi solamente i simboli ufficiali dello Stato sloveno e quelli dei veterani della breve guerra del 1991, quando Lubiana dopo dieci giorni di scontri conquisto' la sovranita' da Belgrado. Il Partito democratico sloveno (Sds, conservatori), del premier Jansa, ha spiegato che le bandiere dei veterani partigiani e antifascisti si associano in primo luogo al periodo della dittatura comunista, conclusasi con la sanguinosa dissoluzione della Jugoslavia, e a un sistema antidemocratico dal quale la moderna Slovenia ha preso le distanze dopo il 1991.(ANSAmed).





LA STORIA DI ANNA LOMBARDA

(raccontino fantapolitico)

Questa è la storia di Anna Lombarda, nata a Milano, molto portata per lo studio e le lettere, si è laureata con ottimi voti e dopo avere lavorato per alcune testate giornalistiche lombarde ha vinto un concorso alla Rai di Roma. Per la sua capacità e bravura ha fatto una carriera velocissima, ed è una delle redattrici più stimate della TV di stato.
Finché...
Il 1° gennaio 201.... il conduttore Bossi proclama l'indipendenza della Padania. Padania libera, dalle Alpi all'Adriatico! gridano nei territori dove ora sventolano le bandiere verdi e le Guardie padane cacciano via la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza e si scontrano con l'Esercito, che pure vorrebbe continuare a controllare il territorio per conto di Roma. I cittadini non padani per diritto di sangue e suolo si guardano intorno straniti e non sanno cosa sarà di loro, delle loro case, del loro lavoro.
A Roma il governo, attraverso la TV di stato, condanna l'atto di secessione, chiede garanzie per i propri dipendenti, amministrativi e militari, ma di fronte agli scontri provocati dai Padani non può fare altro che inviare altri militari, la tensione sale, è guerra civile.
Anna Lombarda, la milanese trapiantata a Roma, non sa che fare. Il suo cuore è a Milano, coi ribelli, ma il suo stipendio viene da Roma ladrona, che le ha finora permesso di vivere alla grande. Decide: prende le ferie e torna a Milano, dove starà per due settimane per vedere cosa succede. Ma allo scadere delle ferie comprende che non può tornare a Roma ladrona, deve restare con la sua gente, e non ha scelta. Si licenzia? macché, si dà malata e rimane a fare la secessionista.
Dopo sei mesi, durante i quali gli scontri continuano, i morti cominciano ad ammucchiarsi e Roma ladrona non sa più come uscire da una situazione di merda, Anna Lombarda viene licenziata, in tronco, perché ha preso parte attiva per i Padani? no perché è un'assenteista che si è finta malata per non tornare al lavoro.
La situazione precipita, Padania e Italia, ambedue insanguinate, non sono più paesi nei quali si può vivere, così Anna Lombarda scappa all'estero, va in Germania dato che conosce bene il tedesco e lì diventa un simbolo della crudeltà nazionalista di Roma ladrona, ottiene un posto in uno dei maggiori quotidiani nazionali ma visto il suo ruolo di testimonial gira il Paese in conferenze e dibattiti dove spara a zero sulla politica genocida di Roma ladrona, accusando l'Italia di crimini contro l'umanità. E viene portata in palma di mano dagli intellettuali, dalla società civile, dalle organizzazioni per i diritti civili.
 
Provate a cambiare un paio di nomi: Anna Lombarda in Azra Nuhefendic, Padania con Bosnia, Italia con Jugoslavia, Germania con Italia...
 
Claudia




LA GUERRA ETNICA DI AZRA NUHEFENDIC CONTRO GLI ARTISTI SERBI


La guerra fratricida in Jugoslavia per alcuni non è finita e non deve finire. 
Esiste in particolare una categoria di intellettuali - giornalisti, scrittori, saggisti, accademici, opinionisti -  che alla guerra fratricida in Jugoslavia devono notorietà, carriera, ospitalità continua sui media occidentali e filo-occidentali, quei media che alternano l'inchiostro e l'uranio impoverito. Se la guerra finisse, anche questi intellettuali finirebbero nel dimenticatoio. Perciò devono mantenere vivo, e se possibile riattizzare, l'odio tra le nazionalità.
Tra questi manipolatori e propagandisti delle secessioni anti-jugoslave, mostra particolare zelo negli ultimi tempi la nazionalista bosgnacca Azra Nuhefendić. La quale non perde occasione per tirare in ballo il cadavere dell'odiato Milošević, ultimo presidente serbo jugoslavo e jugoslavista, e dargli addosso. 

In un articolo recentemente pubblicato dal portale OsservatorioBalcaniCaucaso, al quale affezionatamente collabora, Azra Nuhefendić sferra un attacco frontale al grande attore Bata Živojinović (1). L'accusa è di essere stato "rosso", cioè iscritto al partito socialista serbo (SPS) guidato da Milošević. Con candida sfacciataggine, Azra arruola invece nel partito "bosniaco" il personaggio interpretato da Živojinović nel famosissimo film "Valter brani Sarajevo". Secondo lei, "Valter era un bosniaco" e non un partigiano jugoslavo, morto da eroe per l'unità e la fratellanza tra tutti i popoli della regione. E la principale colpa di Živojinović oggi, secondo Azra Nuhefendić, è che pretende - lui serbo! sacrilegio! - di "difendere di nuovo Sarajevo".

In un altro articolo, pubblicato pochi giorni prima dal quotidiano "Il Piccolo", Azra Nuhefendić ha sparato ancora più in alto: ha attaccato il maggiore regista serbo contemporaneo, Emir Kusturica. Non solo: ha attaccato la città di Trieste, che ha ospitato Kusturica da musicista con il suo gruppo "No Smoking Orchestra" (2). Di nuovo, l'accusa è tutta razziale-razzista: Kusturica "originario di una famiglia musulmana di Sarajevo" avrebbe tradito il suo sangue, perché "si è schierato con quelli che erano contro il suo Paese", il "Paese (BiH) che l’ha fatto diventare famoso". Kusturica è colpevole di non avere appoggiato il secessionismo bosniaco... Peggio: ha fatto una scelta di campo serba e ortodossa! Ma la Nuhefendić con il suo astio contro Kusturica è solo una tarda seguace della scuola di pensiero fondata da Predrag Matvejević, che da un ventennio oramai rimprovera a Kusturica di non essersi allineato alla cagnara anti-jugoslava e anti-serba (3).

La guerra etnica della Nuhefendić contro i serbi risale a molti anni fa. A una manifestazione a Roma nel 2003, "tra i primi a parlare ci fu un’operaia che, annunciavano, portava da Kragujevac 'un messaggio contro la guerra e per la pace'. Mi sentii offesa e ingannata. Una di noi due, quella volta a Roma, non avrebbe dovuto esserci" (4). O loro, o noi, insomma. 

Italo Slavo


(2) «Trieste sbaglia a invitareKusturica» - su "Il Piccolo" di venerdì 8 giugno 2012 a p.40.

Sulla attività di Azra Nuhefendić come propagandista della secessione bosgnacca si vedano anche, ad esempio:

Diffida al Direttore di Osservatorio Balcani Luca Rastello per le bugie e le calunnie di Azra Nuhefendić nei confronti di Jean Toschi Marazzani Visconti (ottobre-novembre 2008)

Azra Nuhefendić prova goffamente a rivoltare la frittata sulla strage del mercato di Markale (1 luglio 2010)




Vince Cuba, per Onu Portorico ha diritto a indipendenza

di  Redazione Contropiano
Domenica 24 Giugno 2012

Il rappresentante cubano, a nome dell'Alba, chiede alla commissione dell'ONU sulla decolonizzazione il riconoscimento del diritto della colonia statunitense di Puerto Rico a scegliere l'indipendenza. E lo ottiene. 

La commissione Onu per la decolonizzazione accoglie la richiesta, avanzata da Cuba, di riconoscere il diritto all'indipendenza di Puerto Rico, attualmente sotto sovranità statunitense. Il testo, presentato dall'Avana con gli auspici di Bolivia, Ecuador, Nicaragua e Venezuela, é stato ratificato oggi dall'organismo delle Nazioni Unite per la decolonizzazione ed esorta gli Stati Uniti a portare a termine la devoluzione dei poteri al popolo portoricano, riconoscendone il diritto all'autodeterminazione. Nel documento si chiede inoltre la scarcerazione di tre detenuti, reclusi in penitenziari statunitensi per il loro coinvolgimento nella lotta per l'indipendenza della popolazione portoricana. Uno dei tre, Oscar Lopez Rivera, é in carcere ormai da addirittura 31 anni.

La mozione presentata dal rappresentante permanente di Cuba all'interno della Commissione dell'Onu affermava che Portorico è una nazione latinoamericana e caraibica con una propria identità culturale inconfondibile. E quindi Oscar González León ha reclamato l’indipendenza di questa colonia degli Stati Uniti - eufemisticamente definita da Washington uno ”Stato Libero Associato” - con il sostegno dei paesi latinoamericani retti da governi progressisti. Anche in virtù, ha ricordato, di ben 30 risoluzioni delle Nazioni Unite del 1972 ad oggi, mai rispettate dai vari governi statunitensi.