Jugoinfo

Su Racak nessuna prova - e la fonte è tedesca!!!!!

RETROSPETTIVA SULLA STRAGE MEDIATICA DI RACAK,
la provocazione congiunta di UCK ed OSCE per far salire la tensione
alle stelle in Kosmet alla vigilia dei bombardamenti della NATO

>
> Con preghiera di diffusione
>
> Ulteriori informazioni alle URL:
> http://www.berliner-geschichtswerkstatt.de
> http://www.zwangsarbeit-forschung.de
>
> ---
>
>
> Ministero Federale delle Finanze
>
> L'Incaricato del Cancelliere Federale per la
>
> Divisione V B 2Fondazione Memoria, Responsabilità e
> Futuro
>
> Gruppo di lavoro interministeriale
>
> Agosto 2000
>
> Scheda informativa relativa alle prestazioni di indennizzo per ex
> lavoratori forzati
>
> IFondazione "Memoria, Responsabilità e Futuro":
>
> Durante il regime nazionalsocialista e la Seconda Guerra Mondiale,
> circa 8 milioni di lavoratori forzati vennero impiegati, a condizioni
> prevalentemente inumane, sul territorio del Reich e nelle zone
> occupate dalla Germania. In molti casi, i perseguitati vennero
> derubati dei loro beni. Con la Fondazione "Memoria, Responsabilità e
> Futuro", delle imprese tedesche e la Repubblica Federale di Germania
> intendono sottolineare la loro responsabilità storica e morale per
> questi avvenimenti nonché completare i regimi di risarcimento già
> esistenti. La Fondazione intende fornire un aiuto agli ex lavoratori
> forzati e ad altre vittime del nazionalsocialismo in maniera
> non-burocratica e soprattutto rapida.
>
> Una parte della Fondazione sarà dedicata a compiti riguardanti il
> futuro miranti a mantenere viva la memoria dell'Olocausto e delle
> ulteriori ingiustizie perpetrate dal nazionalsocialismo e dovrà
> contribuire, favorendo l'informazione e l'incontro, ad evitare la
> nascita di nuovi sistemi totalitari.
>
> Il 6 luglio 2000, il Bundestag Tedesco ha approvato la legge per
> l'istituzione della Fondazione "Memoria, Responsabilità e Futuro",
> anche il Bundesrat ha espresso, il 14 luglio 2000, il suo assenso. La
> legge sulla Fondazione entrerà probabilmente in vigore nel mese di
> agosto 2000. Successivamente, potranno essere presentate le richieste
> per i benefici previsti dalla legge medesima presso le rispettive
> organizzazioni partner.
>
> IIPrestazioni:
>
> La legge prevede soprattutto il versamento di prestazioni ai
> richiedenti
>
> -che sono stati prigionieri in un campo di concentramento ai sensi del
> § 42, comma 2 della legge federale sugli indennizzi o in un altro
> centro di detenzione fuori dal territorio dell'odierna Repubblica
> d'Austria ovvero in un ghetto a condizioni similari e che sono stati
> costretti al lavoro forzato (§ 11, comma 1, punto 1)
>
> -che sono stati deportati dal loro Paese natale nel territorio del
> Reich entro i confini del 1937 o in una zona occupata dal Reich per
> essere impiegati a scopo lavorativo in un impresa commerciale o nel
> settore pubblico e che sono stati detenuti a condizioni diverse da
> quelle su menzionate o sottoposti a condizioni simili alla detenzione
> ovvero a condizioni di vita comparabili per la loro particolare
> durezza. Questa regolamentazione non vale per le persone che possono
> percepire prestazioni del fondo austriaco per la riconciliazione visto
> che il lavoro forzato è stato prestato principalmente sul territorio
> dell'odierna Repubblica d'Austria (§ 11, comma 1, punto 2).
>
> La legge contiene una clausola di apertura che permette alle
> organizzazioni partner, cui ne è affidata l'esecuzione, di concedere
> aiuti anche ad altre vittime delle ingiustizie nazionalsocialiste,
> soprattutto a lavoratori forzati impiegati nell'agricoltura. Le
> organizzazioni partner decidono, sotto la propria responsabilità, in
> merito all'uso della clausola di apertura.
>
> L'essere stato prigioniero di guerra non implica un diritto alle
> prestazioni.
>
> La legge prevede anche prestazioni a richiedenti che, a seguito della
> persecuzione razzista, hanno subito danni patrimoniali ai sensi delle
> leggi sui risarcimenti causati principalmente e direttamente da
> imprese tedesche e che, non soddisfacendo i presupposti di residenza
> della legge federale sugli indennizzi, non hanno potuto percepire le
> relative prestazioni (§ 11, comma 1, punto 3).
>
> La legge prevede inoltre, in una procedura separata, la compensazione
> di ulteriori danni patrimoniali derivanti dalle ingiustizie commesse
> dal nazionalsocialismo. In caso di danni assicurativi, è necessario
> rivolgersi alla Commissione Internazionale per i Risarcimenti alle
> Vittime dell'Olocausto (ICHEIC), per danni patrimoniali di altro
> genere all'Organizzazione Internazionale per la Migrazione (IOM).
>
> La legge prevede, altresì, prestazioni volte a compensare altri danni
> inferti a persone nel contesto delle ingiustizie nazionalsocialiste,
> soprattutto in casi di esperimenti medici o di morte ovvero in casi di
> gravi danni alla salute cagionati a bambini tenuti in ricoveri per
> figli di lavoratori forzati (§ 9, comma 3).
>
> Si può prendere visione del testo della legge al sito internet:
> www.bundesfinanzministerium.de.
>
> IIIModalità di richiesta:
>
> La legge prevede la valutazione delle richieste ed il pagamento delle
> prestazioni da parte delle organizzazioni partner:
>
> I richiedenti in Polonia, nella Repubblica Ceca, nel Belarus,
> nell'Ucraina e nella Federazione Russa devono rivolgersi alle
> rispettive fondazioni per la riconciliazione ovvero al Fondo
> tedesco-ceco per il futuro.
>
> I richiedenti ebrei in Israele, negli Stati Uniti e in tutti i Paesi
> in cui non esistono fondazioni per la riconciliazione devono
> rivolgersi alla Conference on Jewish Material Claims against Germany.
>
> I richiedenti residenti in Estonia devono rivolgersi alla sede
> distaccata di Tallinn, ancora da istituire, della fondazione per la
> riconciliazione del Belarus.
>
> I richiedenti residenti in Lettonia devono rivolgersi alla sede
> distaccata di Riga, ancora da istituire, della fondazione per la
> riconciliazione russa.
>
> I richiedenti residenti in Lituania devono rivolgersi alla sede
> distaccata di Vilnius, ancora da istituire, della fondazione per la
> riconciliazione russa.
>
> I richiedenti residenti nella Repubblica di Moldova devono rivolgersi
> alla fondazione di Kiev.
>
> Per i richiedenti che in data 16 febbraio 1999 risiedevano in una
> repubblica della ex Unione Sovietica diversa da quelle già menzionate
> è responsabile l'organizzazione partner competente per il territorio
> dove abitavano al momento della deportazione (§ 9, comma 2).
>
> Tutti gli altri richiedenti devono rivolgersi alla IOM. Se la IOM ha
> una succursale nel relativo Paese di residenza, le domande devono
> venir inoltrate presso tale sede.
>
> Il termine per inoltrare le richieste decorre dal momento dell'entrata
> in vigore della legge e ammonta di norma a 8 mesi. Le domande
> indirizzate alla IOM hanno, invece, una scadenza di 12 mesi. Le
> richieste devono venir presentate entro i predetti termini. Viene
> garantito che le domande rivolte entro tali scadenze agli indirizzi
> riportati al capitolo IV ed alle sedi distaccate delle fondazioni per
> la riconciliazione nei Paesi Baltici vengano considerate come
> rispettanti i termini anche se l'organizzazione in questione non
> dovesse essere responsabile per il relativo caso.
>
> Come indirizzo provvisorio, la Fondazione ha istituito un ufficio
> presso l'Ente Federale per la regolamentazione delle questioni
> patrimoniali sospese a Berlino, Mauerstr. 39-40, 10117 Berlino.
>
> Il Ministero Federale delle Finanze e l'Incaricato del Cancelliere
> Federale non accettano richieste.
>
> Le prestazioni ai sensi della legge sulla Fondazione, ad eccezione di
> danni patrimoniali, devono venir richieste dall'avente diritto stesso
> ed espressamente come tali. Qualora il beneficiario sia deceduto dopo
> il 15 febbraio 1999 o nel caso in cui vengano fatti valere danni
> patrimoniali, il coniuge sopravvissuto o i figli ancora in vita hanno
> diritto alle prestazioni in parti uguali. Le prestazioni possono, se
> il beneficiario non ha come superstiti né coniugi né figli, venire
> richieste in parti uguali anche dai nipoti o, qualora non siano
> sopravvissuti dei nipoti, dai fratelli. Se neanche i fratelli
> presentano richiesta, possono farlo gli eredi indicati nel testamento
> (§ 13, comma 1).
>
> La procedura di richiesta è gratuita. Le organizzazioni partner non
> possono esigere alcuna commissione o diritti di sorta. Non sussiste
> l'obbligo di farsi rappresentare da un avvocato. Il Governo Federale
> non ha incaricato o autorizzato alcun intermediario professionista.
> Eventuali spese non vengono rimborsate.
>
> Il richiedente deve dimostrare tramite apposita documentazione di
> avere diritto alle prestazioni. Le organizzazioni partner devono
> consultare la documentazione inoltrata. Pertanto, le richieste di
> documenti vanno indirizzate, in primo luogo, all'organizzazione
> partner responsabile. Ciò vale anche se i documenti disponibili non
> sono sufficienti e se si è in grado di comprovare la persecuzione
> subita solo altrimenti, per esempio nominando dei testimoni.
> L'organizzazione partner competente, rivolgendosi per esempio al
> Servizio Internazionale di Ricerche (ISD) o ad altri archivi tramite
> procedure abbreviate, riceverà informazioni molto più celermente di
> quanto non sia possibile fare con richieste personali in lingua
> straniera.
>
> Questa scheda ha esclusivamente lo scopo di fornire informazioni sui
> criteri di massima per poter beneficiare delle prestazioni e sulle
> modalità di richiesta.
>
> Il Governo Federale, la Fondazione e le sue organizzazioni partner
> provvederanno affinché entro due mesi dall'entrata in vigore della
> legge (a partire dal mese di agosto del 2000) i presupposti per poter
> beneficiare delle prestazioni nonché i periodi utili per presentare le
> richieste vengano resi noti in modo adeguato.
>
> IVIndirizzi:
>
> Stiftung "Erinnerung, Verantwortung und Zukunft"
>
> c/o Bundesamt zur Regelung offener Vermögensfragen
>
> Mauerstr. 39-40
>
> 10117 Berlino
>
> :+49-30-22310-0
>
> Fax:+49-30-22310-260
>
> e-Mail:post@...
>
> Internet:www.barov.bund.de
>
> International Organization for Migration
>
> P.O. Box 71
>
> CH - 1211 Ginevra 19
>
> :hotline +41-22-717-9230
>
> Fax:+41-22-798-6150
>
> e-mail:compensation@...
>
> Internet:www.compensation-for-forced-labour.org
>
> Per richiedenti residenti in Germania:
>
> IOM Ufficio regionale Germania
>
> Inselstr. 12
>
> 10179 Berlino
>
> :030-278 778-15
>
> Fax:030-278 778-99
>
> e-mail:berlin@...
>
> Conference on Jewish Material Claims Against Germany
>
> Per richiedenti residenti in Europa:
>
> Sophienstr. 44
>
> D - 60487 Francoforte sul Meno
>
> (: +49-69-17 08 86 - 47
>
> Fax: +49-69-17 08 86 - 49
>
> e-mail: slavelabor@...
>
> Per richiedenti residenti in Israele:
>
> 18, Gruzenberg Street
>
> Tel Aviv 65251
>
> Israele
>
> :00972-3-5179247
>
> Fax:00972-3-5100906
>
> e-mail:uriahy@...
>
> Per richiedenti residenti in America e nei restanti continenti:
>
> 15, East 26th Street
>
> New York, NY 10010
>
> USA
>
> :001-212-696 49 44
>
> Fax:001-212-679 21 26
>
> e-mail:info@....
>
> Internationaler Suchdienst
>
> Große Allee 5-9
>
> 34454 Bad Arolsen
>
> :+49-5691-6037
>
> Fax:+49-5691-5525
>
> The International Commission On
>
> Holocaust Era Insurance Claims
>
> 1300 L Street, NY, Suite 1150
>
> Washington, DC 20005
>
> Fax:001-202-289-4101
>
> Documento aggiornato all'agosto 2000 (modifiche possono venir
> apportate in qualsiasi momento).

---

Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
Sito WEB : http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only")

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>
>
> LES "ERREURS INVOLONTAIRES" DE L'OTAN SELON MME CARLA DEL PONTE
>
> Vendredi 2 juin 2000 la Procureur du Tribunal pénal international pour
> l'ex-Yougoslavia, Mme Carla del Ponte a déclaré devant le Conseil de
> Sécurité
> qu'elle avait reçu plusieurs plaintes de différentes sources accompagnées
> d'une abondante documentation avec des allégations que des crimes de guerre
> auraient été commis par le personnel et les dirigeants de l'OTAN pendant la
> campagne aérienne contre la République de Yougoslavie.
> Mme del Ponte a ajouté que, après un examen soigneux de la documentation,
> elle est arrivée à la ferme conviction que si l'OTAN avait commis quelques
> erreurs, elle n'avait par contre attaqué de façon délibérée objectifs civils
> ou militaires prohibés pendant la campagne aérienne. (UN NEWSERVICE, 2 juin
> 2000, www.un.org).
>
> Le Bureau du Procureur du Tribunal pénal international pour l'ex-Yougoslavia
> a reçu en effet plusieurs plaintes contre les leaders de l'OTAN, parmi
> elles,
> le 7 mai 1999 celle de l'Association Américaine de Juristes et d'un groupe
> de
> professeurs canadiens. Quelques-uns des signataires de la plainte ont eu
> des
> réunions, d'abord avec l'ancien Procureur, Mme Louise Arbour et après avec
> Mme del Ponte.
>
> Outre qu'elle dénonçait l'attaque lancée par l'OTAN comme constituant en soi
> une violation de la Charte des Nations Unies, la plainte faisait valoir
> entre
> autres les arguments légaux suivants :
>
> 1) La stratégie adoptée par l'OTAN, consistant en attaquer à partir de bases
> très éloignées (missiles) ou d'avions volant à 5000 mètres d'altitude, n'ont
> pas permis de prendre les "Précautions dans l'attaque" prévues à l'article
> 57
> du Protocole I aux Conventions de Genève
> et violent la "Règle fondamentale" de l'article 48 de ce même Protocole : en
> tout temps faire la distinction entre la population civile et les
> combattants
> ainsi qu'entre les biens de caractère civil et les objectifs militaires et,
> par conséquent, ne diriger leurs opérations que contre des objectifs
> militaires. Bien que les dommages interdits par les Conventions de Genève
> étaient prévisibles, il a été décidé (C'EST À DIRE IL A EU DÉLIBÉRATION ET
> DÉCISION) de faire usage de cette stratégie. Il y a eu donc responsabilité
> pénale puisqu'il y a dol éventuel : l'auteur des faits sait que les dommages
> interdits peuvent se produire (représentation du résultat), et néanmoins il
> agit.
>
> 2) L'attaque générale lancée DÉLIBÉRÉMENT contre l'infrastructure civile et
> particulièrement contre des centrales électriques, les sources et les
> conduites d'eau potable
> viole l'article 54, al. 2 du Protocole I : Interdiction de mettre hors
> d'usage des biens indispensables à la survie de la population civile.
>
> Cette stratégie d'attaque à distance et de destruction massive d'objectifs
> civils N'A PAS ÉTÉ DES ERREURS OU DU SIMPLE HASARD.
>
> Dans un documentaire sur la guerre contre la Yougoslavie émis par la chaîne
> de TV franco allemande ARTE le 25/11/99, un général de l'armée des
> Etats-Unis, faisant partie selon lui des responsables chargés de choisir les
> objectifs à bombarder, disait que ces objectifs ont été choisis en fonction
> des considérations politiques plutôt que militaires : il s'agit, disait-il,
> plutôt que d'annihiler les forces armées ennemies, d'affaiblir le
> gouvernement ennemi, rendant insupportable la vie à la population civile.
> Cela n'était pas un avis personnel du général : c'est la doctrine militaire
> officielle en vigueur depuis plusieurs années dans les forces armées des
> Etats-Unis, et mise déjà en exécution dans l'invasion du Panama et pendant
> la
> guerre du Golfe. Cette doctrine est manifestement violatoire de la lettre
> et
> l'esprit des Conventions de Genève.
> Dans le même documentaire, le Ministre d'affaires étrangères de l'Allemagne,
> Joshka Fischer, affirma que les décisions sur les objectifs à attaquer
> étaient prises à Washington. Cela n'exempte pas de responsabilité des
> membres de l'OTAN autres que les Etats-Unis, puisque, selon le "NATO
> handbook", part 1, points 5 et 7, à l'OTAN les décisions sont prises par
> consensus au Conseil de l'organisation. S'il n'y a pas eu d'opposition aux
> décisions prises à Washington cela équivaut au consensus et, en conséquence,
> il y a partage des responsabilités.
>
> 3) Il y a eu aussi des attaques DÉLIBERÉS contre civils dans des conditions
> particulièrement odieuses : par exemple le deuxième bombardement d'un pont
> sur lequel il y avait des civils en train de secourir à des victimes, eux
> aussi civils, du premier bombardement.
>
> 4) L'utilisation des bombes à dispersion (cluster bombs), censées détruire
> des objectifs "mous" (et donc causer la mort sans discrimination du plus
> grand nombre possible de personnes), DE PROJECTILES À URANIUM APPAUVRI (qui
> causent des dommages étendus et durables) et le bombardement d'usines
> chimiques, qui entraîne la dispersion des produits toxiques dans
> l'environnement (dommages étendus et éventuellement durables), VIOLENT LES
> DISPOSITIONS DE L'ARTICLE 35, AL. 2 DU PROTOCOLE I : INTERDICTION D'EMPLOYER
> DES PROJECTILES ET DES MATIÈRES, AINSI QUE DES MÉTHODES DE GUERRE DE NATURE
> À
> CAUSER DES MAUX SUPERFLUS, ET DE L'ALINÉA 3 DU MÊME ARTICLE : INTERDICTION
> D'EMPLOYER DES MÉTHODES ET DES MOYENS DE GUERRE QUI SONT CONÇUS POUR CAUSER,
> OU DONT ON PEUT ATTENDRE QU'ILS CAUSERONT, DES DOMMAGES ÉTENDUS, DURABLES ET
> GRAVES À L'ENVIRONNEMENT NATUREL ; de l'article 36 : armes nouvelles qui
> sont
> ou pourraient être interdites par le Protocole ou par toute autre règle de
> droit international (les petites bombes qui se trouvent à l'intérieur des
> bombes à dispersion et qui restent au sol sans exploser ont le même effet
> que
> les mines antipersonnel, interdites par la Convention d'Ottawa de 1997, en
> vigueur depuis le 1er. Mars 1999) et violent aussi les dispositions de
> l'art.
> 55 du même Protocole I : "La guerre sera conduite en veillant à protéger
> l'environnement naturel contre des dommages étendus, durables et graves".
>
> Ces agissements soigneusement planifiés et mises en oeuvre par l'OTAN en
> Yougoslavie ont été reconnus par les responsables, ont été l'objet
> d'innombrables témoignages et ont été qualifiées de crimes de guerre par de
> nombreux juristes et par des personnalités comme Ramsay Clark, ancien
> Procureur de la Cour Suprême des Etats-Unis.
>
> Monsieur Luc Hafner, colonel de justice militaire et Président du Tribunal
> Militaire de Division I de Suisse, dans un article publié dans le quotidien
> suisse Le Temps, le 31 mai 1999, estima que la stratégie générale utilisée
> par l'OTAN lors des attaques aériennes contre la Yougoslavie viole les
> Conventions de Genève et qu'il y aurait lieu d'instruire un procès pour
> crimes de guerre contre ses dirigeants.
>
> Une information de l'agence espagnole EFE, à Londres, du 13 juillet 1999,
> rapporte les déclarations de l'ex-commandant en chef des forces armées de
> l'ONU en Bosnie, le Général britannique Michael Rose, formulées par la BBC :
> "Pendant onze semaines, fut lancée la campagne aérienne la plus intense de
> l'histoire bellique et nous eûmes des troupes stationnées qui voyaient des
> milliers de personnes être assassinées brutalement et plus d'un million
> expulsées de leur domicile"...
> "Elle (l'OTAN) aurait dû mener une guerre humanitaire", signala. Il ajouta
> qu'en poussant la limite de la hauteur de vol à plus de 15 000 pieds (4575
> m.) et à "ne pas garantir que les objectifs qu'ils attaquaient étaient
> militaires », les pays impliqués dans l'opération "se risquaient à violer
> les
> protocoles de La Haye et de Genève qui engagent à sauvegarder la vie des
> civils."
>
> Ces faits ont été répertoriés dans des documents officiels de l'ONU. Ainsi
> le
> Rapporteur spécial sur l'ex Yougoslavie, M. Jiri Dientsbier dans son rapport
> à l'Assemblé Générale [A/54/396-S/1999/1000(24/9/99)] mentionne des
> violations aux lois de la guerre dans les paragraphes 91 (emploi de
> munitions
> à uranium appauvri, de bombes à dispersion), 94 et 103 (destructions et
> dommages ainsi que mort de civils causées par les frappes aériennes de
> l'OTAN), 102 (dommages causés à l'environnement).
>
> Dans son additif A/54/396/Add.1-S/1999/1000/Add. 1(3/11/99) M. Dientsbier
> décrit les violations des droits de l'homme qui sont encore commises au
> Kosovo (par. 26, 27 et 28) et dans le par. 34 il ajoute qu'"il est tragique
> que cela se produise actuellement en présence de la MINUK, de la KFOR et de
> l'OSCE".
> AU PARAGRAPHE 29 DE CET ADDITIF, LE RAPPORTEUR SPÉCIAL CONSTATE LA PASSIVITÉ
> DU TRIBUNAL PÉNAL INTERNATIONAL POUR L'EX YOUGOSLAVIE DEVANT CES VIOLATIONS.
> Dans ces violations il y a aussi une responsabilité de l'OTAN, comme
> occupant qui a le contrôle effectif du territoire, et en vertu de l'article
> 2
> de la IV Convention de Genève, du "Military Technical Agreement", Annexe
> A.1,
> du 9 juin 1999 et du paragraphe 9 de la résolution 1244 (1999) du Conseil
> de
> Sécurité.
>
> Les leaders de l'OTAN sont aussi responsables des crimes commis par l'Armée
> de libération de Kosovo (ALK) transformée en "force civile" (TMK) et
> agissant
> sous la tutelle de la KFOR, si on applique la jurisprudence du même Tribunal
> pour l'ex Yougoslavie: voir "TADIC", sentence du 15/7/99, par. 133: citant
> la
> Cour Internationale de Justice: ..."Iran was held internationally
> responsible
> for failing to prevent the attack on the United States diplomatic
> premises"...même si les etudiants iraniens ont agi d'abord de façon
> autonome.
> Il suffit de faire le parallèle entre les autorités iraniennes et la KFOR et
> entre les étudiants iraniens et l'ALK.
> Dans la sentence "BLASKIC" du 3/3/00, le Tribunal a retenu comme fondement
> de
> responsabilité la négligence du condamné dans l'accomplissement des ses
> devoirs.
> Cette notion est applicable aux soi-disants "erreurs" de l'OTAN pendant les
> bombardements et aux crimes commis actuellement au Kosovo, qui se trouve
> sous
> le contrôle de la KFOR.
>
> Mais la Procureur du Tribunal à choisi tout simplement d'ignorer les crimes
> commis en Kosovo depuis son occupation par les forces de l'OTAN.
>
> Pendant les 78 jours de bombardements contre la Yougoslavie ont été commis
> de façon reiterée des crimes de guerre, tels que définis par les Conventions
> de Genève de 1949, leurs Protocoles facultatifs de 1977 et les Conventions
> de
> la Haye de 1889 et 1907 et son Règlement annexe.
> Sont crimes de guerre parce que sont infractions graves commis
> INTENTIONNELLEMENT (art. 85, par. 5 du Protocole I) et les responsables
> doivent être punis (arts. 146 et 147 de la IV Convention de Genève).
> Mais la Procureur Mme del Ponte les califie avec une incroyable légèreté,
> suivant à la lettre la version de l'OTAN, comme des "erreurs non déliberés"
> qu'à son avis ne méritent même pas l'ouverture d'une enquête.
>
> Des crimes de guerre d'une telle gravité qui pourraient aussi être
> qualifiées
> de crimes contre l'humanité (art. 6, al. C du Statut du Tribunal militaire
> international de Nuremberg et art. 5 du Statut du Tribunal pour l'ex
> Yougoslavie).
>
> Bien que l'initiative de l'accusation appartienne exclusivement à la
> Procureur, reste à savoir si les juges du Tribunal pour l'ex Yougoslavie,
> mettant en question sa réputation personnelle comme juristes et entamant le
> peu de crédibilité qui reste au Tribunal, vont avaliser avec son silence et
> sa passivité le mépris de Mme del Ponte pour les faits, le droit
> applicable,
> la jurisprudence du même Tribunal et son manque aux devoirs inhérents à sa
> fonction de Procureur.
>
> L'enjeu est de taille et la responsabilité des membres du Tribunal est
> historique. La passivité du TIPY facilitera la tâche entamée par les grandes
> puissances de démolition de plus d'un siècle de laborieuse construction du
> droit international humanitaire et ouvrira grandes les portes à la loi de la
> jungle à échelle internationale.
> ----------------
>
> Alejandro Teitelbaum
> Avocat
> Représentant permanent à Genève de l'Association Américaine de Juristes.
> Lyon, 6 juin 2000

---

Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
Sito WEB : http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

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