Jugoinfo

AA.VV.
"CONTRO LE NUOVE GUERRE"
a cura di Massimo Zucchetti
Odradek edizioni, pagine 282, lire 24000

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RECENSIONE
di I. Slavo (Coordinamento Romano per la Jugoslavia - crj@...)

La grande bagarre scatenata in queste ultime settimane attorno al tema
dell'uranio impoverito, in seguito alla morte accertata di altri
soldatini italiani in missione coloniale in Bosnia-Erzegovina, sembra
quasi una "nemesi mediatica" per molti di noi, che negli anni trascorsi
si sono letteralmente spaccati il cranio a cercare di far passare
qualche informazione e qualche idea diversa, nell'opinione pubblica o
anche semplicemente "a sinistra", in merito alle "nuove guerre", delle
quali quella jugoslava (1991-... ?) e' momento emblematico e
spartiacque. Qualcuno di noi si era prodigato intervenendo in ogni
possibile sede di dibattito per contrastare un certo soffocante
"perbenismo", il perbenismo che porto' ad esempio Rossana Rossanda ad
appoggiare i bombardamenti della NATO sulla Repubblica Serba di Bosnia
nel 1995; qualcun'altro si era rovinato la vista ed i nervi a scrivere
al computer, con esasperazione e con indignazione, tutto quello che
sapeva e che vedeva sulla guerra fratricida nei Balcani, e sulla annessa
e connessa campagna di disinformazione. Pero' solo con i bombardamenti
della NATO contro la RF di Jugoslavia, per amara ironia, tante cose
urlate in maniera solipsistica e disperata hanno trovato una loro
dimensione logica ed una sistematizzazione. Per l'enormita' dell'evento,
si sono create sensibilita' condivise, legami, comitati, iniziative;
molte certezze buoniste - del buonismo di "Sarajevo assediata", "Rugova
come Ghandi", "Milosevic come Hitler" - sono entrate in crisi; nuovi
linguaggi critici e di militanza vanno finalmente maturando. Certo, il
buonismo piu' coerente ha appoggiato i "bombardamenti umanitari"; quello
meno convinto ma ostinato si e' spento cortocircuitando su se stesso e
con D'Alema alla Marcia della Pace del 1999... La confusione regna
tuttora sovrana, soprattutto nella sinistra, ma il fragore delle bombe
ha riportato alla realta' molti sognatori, e li ha costretti a mettere
moltissime cose in discussione.

Uno dei frutti principali - quantomeno perche' tra i pochi durevoli -
prodotti da quelle settimane di lotta, e di vergogna per la aggressione
del nostro paese contro un paese vicino, e' il Comitato scienziate/i
contro la guerra. Il Comitato e' nato nel maggio 1999 e subito, a
giugno, ha organizzato un Seminario interdisciplinare dal quale e'
maturato il primo libro "Imbrogli di guerra" (ormai esaurito, ma
interamente leggibile in Internet). Dopo un anno il Comitato ha tenuto
un secondo Convegno Nazionale, e gli Atti, come per il precedente
incontro del 1999, sono stati pubblicati dalle edizioni Odradek. In
questo secondo libro - che qui recensiamo in maniera grossolana, ma del
quale trovate una piu' puntuale presentazione, curata dagli autori, nel
contributo successivo - si riprendono e si approfondiscono le tante
tematiche affrontate nel primo, si pongono enormi punti di domanda, e si
punta l'indice su alcuni fatti gravissimi. Fatti dei quali l'opinione
pubblica e' stata tenuta all'oscuro. La recente campagna sugli effetti
(collaterali?) delle armi all'uranio impoverito ha squarciato in parte
il velo, rendendo improvvisamente *importante* questo libro anche per la
grande stampa, e persino per certi ben noti papaveri nostrani...

Qui arriviamo all'arcano del "subject" che abbiamo scelto per questo
messaggio: che cosa c'entra il senatore a vita, e Presidente della
Commissione Esteri del Senato, Giulio Andreotti con il libro "Contro le
nuove guerre"? C'entra perche' in un intervento al Senato il 10 gennaio
scorso Andreotti ha brandito in aula il libro additandolo ad esempio di
ricerca seria sugli effetti dell'uranio impoverito, e non solo.
Clamorosa ed incredibile sorte di un libro originariamente nato
all'interno, e sostanzialmente pensato ad uso, di ambienti "sani"
(percio' minoritari, ininfluenti e ghettizzati...) della sinistra
intellettuale - persino accademica, ma fieramente antimilitarista ed
anticapitalista. Sul perche' Andreotti si mostri a tal punto
interessato alle ricerche ed idee del Comitato scienziate/i, e sul
perche' proprio adesso e con tale forza venga posta, ai vertici piu'
alti dello Stato, la questione dell'uso dell'uranio impoverito, non
entriamo nel merito. Quello che interessa qui sottolineare e' che questo
libro e' veramente *importante*, perche' e' l'unico libro pubblicato nel
nostro paese che affronti contemporaneamente tante ferite aperte e
sanguinanti della guerra in Jugoslavia e del modo in cui questa e' stata
vista e vissuta dagli "intellettuali". Il libro si apre proprio con un
lavoro dello storico Angelo D'Orsi sul "tradimento", opportunista e
bellicista, degli intellettuali nel Novecento. Forse la questione viene
presa un po' alla larga, e senza colpire abbastanza a fondo quella
intellettualita' precisa, "sinistra", firmaiola, giornalistica e
"buonista", di cui dicevamo sopra, quella del consenso alla
frantumazione della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia
(RFSJ) e dell'assenso alle "missioni umanitarie" d'ogni tipo e risma -
bombe all'uranio impoverito incluse o escluse, poco importa.

Segue un contributo di Nanni Salio sulla "trasformazione nonviolenta dei
conflitti", sostanzialmente scontato ma utile come compendio di una
linea ideologica, solo una delle tante linee ed anime che formano il
Comitato. Poi una ricerca, scritta a tre (sei) mani, sul carattere
strategico della disinformazione, giornalistica e politica, lungo tutto
il corso della guerra, a partire cioe' dal 1991: si tratta piu' che
altro di una anticipazione, di un assaggio, visto che sull'argomento
gia' si potrebbe stendere un'opera enciclopedica... L'articolo condensa
in poche pagine una grande mole di informazioni scioccanti. Unico altro
libro tascabile a contenere materia del genere, nel nostro paese, e' la
versione italiana (ridotta) di "La NATO nei Balcani", dell'I.A.C. -
Editori Riuniti, importantissimo, carico di informazioni sul chi, come e
perche' ha distrutto la RFSJ, non a caso mai recensito in Italia da
nessuno. D'altronde, fino allo scoppio del "caso dell'uranio
impoverito", nemmeno "Contro le nuove guerre" era stato presentato da
alcun mezzo di informazione italiano, stampa di sinistra inclusa.

Ci preme ancora segnalare i contributi della seconda parte sui danni
inflitti dalla NATO alla RF di Jugoslavia: due testi scientifici in
lingua inglese sugli effetti ambientali, nei quali e' descritta la
guerra chimica indiretta - e percio' ancora piu' infame - scatenata da
Massimo D'Alema e dai suoi alleati contro quel paese e contro quel
popolo. Si noti bene che e' questo l'unico materiale disponibile nelle
librerie italiane sull'argomento: nessun altro ha mai pubblicato niente
sugli obiettivi colpiti dalla NATO. A seguire, il testo di Carlo Pona
sull'uranio impoverito, che riprende ed approfondisce i contributi del
volume precedente.

Infine, segnaliamo i contributi di Baracca e Polcaro sui nuovi sistemi
d'arma e sulla nuova corsa agli armamenti (con l'Ottantanove forse
qualcuno pensava che le bombe atomiche fossero sparite dalla faccia del
pianeta?), e l'approfondito e sconvolgente studio di Alberto Di Fazio
sul problema energetico e dell'inquinamento dal punto di vista (anche
politico) globale, che da solo meriterebbe piu' di un intero volume
tutto dedicato. Nel libro ci sono tanti altri contributi su tanti altri
argomenti, talvolta non omogenei tra loro, talvolta forse persino
contraddittori con lo spirito originale che anima il Comitato
scienziate/i - cosi' ci sembra - e tuttavia tali da costruire
nell'insieme un libro di incredibile ricchezza, *prezioso* per la
fondamentale importanza dei temi che vengono affrontati, ed ahinoi per
la sua stessa rarita' ed unicita' nel suo genere, testo fondamentale per
chiunque voglia opporsi alle "nuove guerre" in maniera non soltanto
moralistica, ma consapevole e lungimirante.

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PRESENTAZIONE DEL LIBRO "CONTRO LE NUOVE GUERRE" (Odradek, 2000)

A distanza di un anno dal seminario tenutosi a Roma (21 giugno 1999) da
cui ha avuto luce "Imbrogli di guerra" (Odradek, 1999), il Comitato
"Scienziate e scienziati contro la guerra" ha promosso presso il
Politecnico di Torino un convegno scientifico sul tema:
"CULTURA, SCIENZA E INFORMAZIONE DI FRONTE ALLE NUOVE GUERRE"
(22 e 23 giugno 2000). Informazioni sul convegno si trovano al sito
web: http://www.iac.rm.cnr.it/~spweb/convegni/index.html

L' iniziativa ha da un lato ripreso ed aggiornato alcune delle analisi
gia' presentate durante l'incontro tenutosi a Roma, circa i rischi per
la salute umana e per l'ambiente dovuti all'uso di uranio impoverito e
all'inquinamento chimico causato dai bombardamenti della recente guerra
di aggressione della NATO contro la Repubblica Federale Jugoslava, e
dall'altro e' tornata sulle connessioni fra la guerra nei Balcani e gli
scenari delle crisi ambientali globali.
L' evoluzione dello scenario internazionale ha reso pero' necessario un
contributo piu' ampio al dibattito sulle implicazioni di pace e di
guerra
insite nei modi di produrre informazione, di costruire rappresentazioni
storiche, di definire norme e valori.
Non ci si e' quindi soltanto soffermati sullo specifico caso jugoslavo
(che peraltro e' stato approfondito grazie anche al contributo di
colleghe
e colleghi jugoslavi presenti al convegno), ma si è cercato di
continuare
un ragionamento piu' ampio circa le responsabilita' degli operatori
della
cultura, della scienza e della tecnologia nel rendere possibili le
guerre:
per poterle fare, occorre prima di tutto attrezzarsi e predisporre la
societa' mentalmente e materialmente a volerle fare.

I responsabili della cultura di guerra risiedono in tutti i campi del
sapere, da quelli umanistici - dove concorrono a costruire i pregiudizi,

rafforzando sensi di identita' in conflitto ed etiche intrinsecamente
discriminanti -, a quelli scientifico-tecnologici che forniscono anche
in
concreto non solo le armi ma i sistemi essenziali all'organizzazione e
al
funzionamento degli apparati militari.

Il convegno ha permesso di allargare lo scambio tra esperte ed esperti
di
discipline diverse intorno ai temi della guerra, nella consapevolezza
che,
nonostante taluni scienziati abbiano spesso collaborato in modo
determinante
alla realizzazione di strumenti di distruzione e di morte, l'impegno di
chi opera nei campi della ricerca e dell'informazione puo' contribuire a

prevenire l'insorgere di nuove guerre. Tale assunzione di
responsabilita'
appare tanto piu' urgente per chi intreccia ai compiti di ricerca anche
funzioni didattiche e di formazione, perche' con il proprio lavoro puo'
aprire spazi orientati a relazioni di pace anziche' di scontro violento.

E' stato quindi un secondo tentativo di attrezzarsi piu' adeguatamente
per operare alla ricerca del dialogo, della tolleranza e della
accettazione del diverso da se'.

Durante questo incontro le differenze su modi, strumenti di analisi e
paradigmi di riferimento sono emersi anche fra i partecipanti: il
confronto
tra diversi approcci sia al sapere scientifico che alle tematiche della
guerra
e della pace sono stati elementi molto importanti dell'incontro di
Torino.
I partecipanti hanno riscoperto che cosa li accomuna: l'insoddisfazione
per
la certezza assoluta del sapere e, all'opposto, il piacere del dubbio
sistematico, dell'accettare la sfida del confronto, del dibattito anche
polemico ma finalizzato ad ampliare costantemente le capacita' di
comprensione
di quanto ci circonda, dei problemi che esaminiamo e che decidiamo di
affrontare; infine, il rifiuto di aderire alle schiere dei dominatori,
di
coloro, cioe', che usano le scienze e le tecnologie per proiettare sul
nostro pianeta inquietanti scenari di guerra.

E' stato, insomma, un ulteriore segno della vivacita' del Comitato
scienziate
e scienziati contro la guerra che da oltre un anno affronta appassionate

discussioni in rete (scienzaepace@...) sui temi della pace,
degli
armamenti, delle crisi ambientali, come pure delle biotecnologie, della
genetica, delle vittime della guerra e degli ultimi scenari, come la
Palestina.

Si spera ovviamente che quanto viene qui presentato sia nuovamente uno
strumento per promuovere dibattiti anche oltre i confini del mondo
scientifico
dando, a noi come ad altre/i, occasioni di confronto, riflessione ed
elaborazione
culturale e scientifica per la costruzione della pace e di modalita'
diverse di
comunicazione tra i saperi e di risoluzione dei conflitti.

Gli atti del Convegno si trovano dunque nel libro "Contro le Nuove
Guerre", a
cura di Massimo Zucchetti , edito da Odradek, pagine 282, lire 24000.

Vi si trovano i contributi degli autori:
Angelo D'Orsi, Giovanni Salio, Ivan Grzetic, Mica Saric Tanaskovic,
Carlo Pona,
Alberto Di Fazio, Angelo Baracca, Francesco Polcaro, Giulia Barone,
Franco Marenco, Andrea Martocchia, Adriana Valente, Enrico Peyretti,
Antonino
Drago, Cristina Giannardi, Daniele Dominici, Mauro Cristaldi,
Associazione "Medici contro la Tortura", Natasa Lazovic, Luciano
Vasapollo,
Francesco Iannuzzelli, Lucas Gualdron, Marcella Delle Donne.

Il prezzo d'acquisto del volume e' destinato a coprire in parte le spese
di
pubblicazione, nonchè a finanziare le future attivita' del Comitato
"Scienziate e Scienziati contro la guerra", che sono ampie
e, purtroppo, sempre piu' attuali e necessarie.


Per informazioni e per ordinare il libro:
Massimo Zucchetti
DENER - Politecnico di Torino
Corso Duca degli Abruzzi, 24
10129 Torino
Tel: +39.011.564.4464
Email: zucchetti@...

Per informazioni sul Comitato:
Sito web: http://www.iac.rm.cnr.it/~spweb/

---

INTERVENTO DI GIULIO ANDREOTTI
nell'aula di Palazzo Madama il giorno 10/1/2001:

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Andreotti. Ne ha facoltà.
ANDREOTTI. Signor Presidente, colleghi, io non sono né un tecnico di
fisica né un medico, quindi non ho delle opinioni personali da poter far
valere. Ringrazio il Ministro per la sua relazione, che naturalmente
deve essere ispirata anche a prudenza e attenzione, questo è ovvio, però
penso che forse una conclusione operativa possa e debba essere
tracciata.
Molte volte non occorre avere documenti riservati. L'anno scorso, in
giugno, ha avuto luogo presso il Politecnico di Torino un convegno su
questo argomento, i cui atti sono stati pubblicati, che ha fornito una
serie di informazioni e di risposte molto esaurienti, in un quadro che
si ricollega obiettivamente alla lunga battaglia che è stata fatta per
la messa al bando delle armi chimiche, per una effettiva analogia che
esiste; una battaglia che fu difficile. La Conferenza sul disarmo aveva
una struttura ad hoc a Ginevra nella quale le resistenze erano
moltissime, forse anche per l'allora situazione internazionale, che
fortunatamente oggi non è tale da doverci preoccupare. Per ben due
volte, il ministro degli esteri tedesco Genscher ed io stesso dovemmo
andare a Ginevra ad intervenire per suscitare un andamento favorevole e
per eliminare l'abitudine che vi era ai continui rinvii. Inoltre, il
Governo italiano, con una riunione di scienziati internazionali che si
tenne nel 1988 a Villa Madama, dette un contributo obiettivo di
carattere scientifico alla liceità dell'impostazione portata avanti da
coloro che erano a favore della messa al bando delle armi nucleari. La
necessità che questo tipo di armi all'uranio impoverito sia compreso in
quell'elenco mi pare obiettivamente implicita. C'è uno strano documento
al riguardo. Come sapete, la NATO, che era stata denunciata al Tribunale
internazionale per i crimini nella ex Jugoslavia in relazione alle
operazioni effettuate, è stata prosciolta; ma nel documento del
Tribunale internazionale si afferma: «I gusci di uranio impoverito
attorno ai proiettili anticarro, secondo le denunce, hanno effetti di
contaminazione, tuttavia non entrano nella lista delle armi proibite e
non c'è consenso internazionale sulla loro pericolosità». Questo non è
un documento scientifico né politico; ritengo però che lavorare per
l'inserimento delle armi ad uranio impoverito nell'elenco delle armi
proibite abbia una sua logica intrinseca e sia necessario. Tanto più
che, proprio in un documento ufficiale del segretario generale della
NATO, signor Robertson (una lettera al Segretario generale delle Nazioni
Unite del febbraio dello scorso anno, prima del convegno cui ho fatto
precedentemente riferimento), si forniscono dati relativi al Kosovo
menzionando il lancio di 31.000 proiettili, pari a 10 tonnellate di
questo prodotto, i cui effetti - se ne discute nella nostra Commissione
e in altre sedi sul piano medico-scientifico - devono essere verificati,
a mio avviso, non soltanto sulle persone ma anche sul territorio. Il
Ministro ha fatto un cenno alle acque, per fortuna positivo, ma occorre
capire bene che cosa significa per il territorio, nell'immediato e a
scadenza, l'aver recepito 10 tonnellate di uranio impoverito. Ciò
solleva dubbi fortissimi. Il nostro compito però non è cronistorico ma,
piuttosto, politico. Dobbiamo incoraggiare la linea che è stata
sostenuta nei giorni scorsi: nella ricerca di una certezza di carattere
obiettivo e per un senso di opportunità politica e morale, dovrebbe
essere nel frattempo interdetto dovunque l'uso di queste armi. Ho
adoperato l'avverbio “dovunque” per riferirmi anche all'Iraq, un Paese
coinvolto in questa vicenda, secondo le notizie apprese dai giornali,
con una guerra che non è considerata tale. Del resto anche quella in
Kosovo non è stata ufficialmente una guerra e non so, tra l'altro, se i
figli di coloro che sono morti sono considerati orfani di guerra o no; è
un problema che pure andrà studiato, a prescindere dall'argomento che
oggi affrontiamo. Credo sia necessaria un'azione nelle sedi proprie,
l'Alleanza atlantica e le Nazioni Unite, le quali nei loro atti hanno
già un documento del 1996 nel quale si parla della necessità di
eliminare la produzione e la diffusione di armi di distruzione di massa
e con effetti indiscriminati, in particolare le armi nucleari, le armi
chimiche, il napalm, le bombe a frammentazione, le armi biologiche e le
armi contenenti uranio impoverito. Non si tratta di una richiesta
esorbitante; qualcuno, con una speculazione di lega piuttosto bassa, ha
sostenuto che abbiamo suscitato le ire degli americani che avrebbero
chiuso l'ambasciata per questo motivo. Ciò fa parte, a mio avviso, della
cronaca macabra, ma umoristica, di fine d'anno. Questi sono problemi
seri, venuti a conoscenza dell'opinione pubblica; abbiamo dunque la
necessità - e il Ministro se ne è dato carico - sia di evitare qualunque
momento di panico e di disorientamento all'interno delle Forze armate
sia di adottare un'azione politica. E poi, vorrei anche aggiungere una
considerazione. In Commissione esteri, qualche settimana fa, abbiamo
ricevuto la dirigente dell'agenzia dell'ONU per i rifugiati, che veniva
in visita di congedo. Le abbiamo posto il quesito: i serbi che sono
stati cacciati dalle loro terre, nel momento del conflitto in Bosnia,
nella Kraijna e nella parte della Slavonia, sono rientrati o non sono
rientrati? Purtroppo - ci ha detto - l'accordo di Dayton in questo non
si è potuto realizzare. Nel Kosovo certamente non c'è più il signor
Milosevic che fa operazioni di persecuzione nei confronti degli
albanesi, però i serbi dove sono? La grandissima parte è andata via e
per una parte non piccola sono stati uccisi. Non vorrei rifarmi a una
frase che suscitò tante polemiche a suo tempo, quella di Benedetto XV
sulla «inutile strage», però dinanzi a una situazione di difficile
convivenza etnica, se la convivenza è appoggiata solo sulla presenza di
truppe, certo transitoriamente è un bene, ma non può essere una
soluzione di carattere definitivo. Le soluzioni, posto che si trovino,
vanno ricercate altrove.
Ritengo che dobbiamo ringraziare il Ministro per averci fatto questa
relazione e dobbiamo mettere a carico suo e del Ministro degli esteri
anche la necessità di non demordere, di non fare come qualche volta
facciamo, che i problemi ci emozionano per un certo tempo, ci
interessano, poi uno strano cancellino li toglie dalla lavagna e ci
dedichiamo ad altri argomenti. Su questo non credo che dovrebbe esserci
consenso; certamente non ci sarà mai da parte mia. (Applausi dai Gruppi
PPI, DS, UDEUR e Misto-CR e dei senatori Gubert, Lorenzi e Vertone
Grimaldi. Congratulazioni).

---

Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
Sito WEB : http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only")

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Sull'uranio (e il plutonio).

2 messaggi, tanti links, altri documenti, le prove del plutonio.


------- Forwarded message follows -------
Date sent: Sun, 14 Jan 2001 17:20:39 +0100
To: pck-armamenti@...
From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@...>
Subject: la RAI di Michele Santoro "linka" PeaceLink


Questo e' un messaggio giunto per email a Il Raggio Verde della RAI

------

...non sono andato ancora a dormire e non so se riuscirò ad andarci
tranquillamente...

...è appena iniziato un nuovo giorno, almeno cronologicamente parlando, non
sono andato ancora a dormire e non so se riuscirò ad andarci
tranquillamente... Stasera, dopo giorni e giorni di notizie sentite e lette un po'
ovunque, ho fatto il punto della situazione sull'uranio impoverito e, forse,
anche su tante altre cose!!! Nel 1997, assolti gli obblighi di leva (da gennaio
a novembre), ritenni di poter restare nell'ambiente militare per, almeno, altri 9
mesi; esperienze indimenticabili, incontri importanti, formazione, orgoglio,
responsabilità, voglia di esserci... Partecipai alla missione CONSTANT
FORCE a Sarajevo del 1998 da giugno ad agosto (fino al congedamento),
prima d'allora fui impiegato per tante altre operazioni in Italia. Ho 26 anni,
sono diplomato (con scarsa voglia) Perito Tecnico Commerciale
Programmatore, appassionato di MUSICA, informatica, ecc... ecc...
...stasera HO PERSO TANTA VOGLIA DI CRESCERE e FARE
QUALCOSA DI BUONO, sono ANGOSCIATO D'APPARTENERE
ALL'EUROPA, D'ESSERE ITALIANO e D'AVER DATO QUALCOSA DI ME
ALLA NATO (USA & soci)... NON MI MERITATE! (e come me tanti altri!!!) N
O N E' G I U S T O ! ! ! Abusare della buona fede, dell'amore per sentimenti
sani come il patriottismo, la fratellanza, la giustizia, la libertà, della voglia di
sentirsi partecipi di un gioco importante e (CERTAMENTE!!!) più grande di
noi; ABUSARE DELLA NOSTRA FORZA, DELLE NOSTRE IDEE, DEL
NOSTRO FUTURO!!! DELUSO dalla mia Italia (EUROPA, NATO, ECC...)
per come continua a gestire le NOSTRE COSE! ... "TUTTI GLI ESSERI
UMANI NASCONO LIBERI ED EGUALI DI DIGNITA' E DI DIRITTI. ESSI
SONO DOTATI DI RAGIONE E DI COSCIENZA E DEVONO AGIRE GLI UNI
VERSO GLI ALTRI IN SPIRITO DI FRATELLANZA." Art.1 "OGNI INDIVIDUO
HA DIRITTO ALLA VITA, ALLA LIBERTA' ED ALLA SICUREZZA DELLA
PROPRIA PERSONA." Art.3 "OGNI INDIVIDUO, IN QUANTO MEMBRO
DELLA SOCIETA', HA DIRITTO ALLA SICUREZZA SOCIALE, NONCHE'
ALLA REALIZZAZIONE, ATTRAVERSO LO SFORZO NAZIONALE E LA
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE ED IN RAPPORTO CON
L'ORGANIZZAZIONE E LE RISORSE DI OGNI STATO, DEI DIRITTI
ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI INDISPENSABILI ALLA SUA
DIGNITA' ED AL LIBERO SVILUPPO DELLA SUA PERSONALITA'." Art.22
... STOP ALLE GUERRE E A OGNI TIPO DI RISCHIO NON CALCOLATO!!!

---
scusate la lungaggine ed il caos del mio SENTITISSIMO sfogo.
GRAZIE
Antonio

------

Il Raggio Verde, la trasmissione su Raidue di Santoro (ogni venerdi'), riporta
in questa pagina i siti sull'uranio impoverito (in testa hanno messo
PeaceLink); la url e'
http://www.ilraggioverde.rai.it/notiziesommerse/archivio/2001/gennaio/12/ind
ex.asp#link

------

stiamo ricevendo tante testimonianze sull'uranio impoverito.
Quest'ultima la giro in lista cosi' come l'ho ricevuta perche'
credo dia un'idea della dimensione umana della situazione e di
come la sta vivendo la popolazione locale.
Grazie a questa ragazza ora siamo direttamente in contatto con
medici dell'ospedale di Belgrado, presto vi faremo avere
informazioni piu' precise.

francesco

-------------------

"La gente disperata, esausta, terrorizzata di morire di leucemia ed altri
tumori (...) si chiede seriamente se non era melgio morire per Milosevic
prima che adesso in questa lenta agonia"

Ho parlato con [xxxx] - cosi si chiama la ragazza ! [Xx] anni : 2 lauree in
medicina una serba un italiana : disoccupata apena tornata da Sarayevo
sembrava un fiume in piena ti rasume brevemente le cose più importanti
(perchè intanto che c'era mi sono fatto raccontare anche tutto la storia del
dopo Tito!)

1. loro già nel 1995 - dopo il Bombardamento dela Bosnia si erano accorti
che il reparto oncologico di Belgrado era pieno di gente venuto dalla Bosnia.
Nascevano molti bambini deformi. Si riccorda come anche i contadini si
lamentavano per le molte malformazione tra gli animali

2. Loro tutto la storia del uranio lo sanno da pocchissimo tempo! da quando
si stanno amalando i soldati italiani, ed i giornali ne parlano..... e si chiedono:
ma isoldati che stanno qua solo pochi mesi,muoiono e noi che stiamo qua
da sempre e per sempre come finiremo loro ( noi qua in Italia!)parlano di
noi???

3. La gente disperata, esausta, terrorizzata di morire di leucemia ed altri
tumori anche perchè non hanno scelta: devono bere l'acqua e il latte
inquinata; mangiare i cibi contamminati... allora si chiedono seriamente se
non era melgio di morire per Milosevic prima che adesso questa lenta
agonia

4.Tutti i giovani cercano di scappare davanti alle ambasciate ci sono le fila i
vecchi diperati e soli aspettono soltanto la morte

--------------------------------------

Links sull'Uranio impoverito

· PeaceLink.it - dossier Uranio (il dossier di peacelink affronta in modo
dettagliato e completo l’argomento, è ricco di documenti, tabelle ed
immagini)
· Military Toxics Project
· http://www.geocities.com/pentagon/bunker/6885/gulfsyndrome/
· http://www.sudnews.it/sindromedelgolfo/
· http://www.gulflink.osd.mil (sito molto dettagliato sugli effetti delle armi
chimiche e sui disturbi riscontrati dai veterani della guerra del golfo)
· Osservatorio etico ambientale
· European Network Against Depleted Uranium
· International Action Center
· WISE Uranium project
· Rapporto Laka Foundation
· Rapporti scientifici
· Uranium medical project
· Sindrome dei Balcani
· http://digilander.iol.it/uranioimpoverito/index.htm (contiene immagini dell’
U.S. ARMY: armi ed equipaggiamenti militari statunitensi utilizzati in
Kossovo)
· http://www.fas.org/man/index.html (offre una panoramica delle
operazioni militari americane)
· http://www.chugoku-np.co.jp/abom/uran/index_e.html (il sito con cartine
ed immagini le contaminazioni radioattive dell’ U.I. sull’ ambiente e sull’uomo
non solo nelle aree dei balcani)
· http://www.fas.org/nuke/intro/nuke/uranium.htm
· http://www.igc.org/disarm/dupanel.html (è il sito di un’organizzazione
americana che si occupa di disarmo)
· http://www.ne.doe.gov/uranium/facts.html
· http://www.serbia-info.com/news/kosovo/index.html (offre informazioni
dettagliate sulle operazioni militari nell’area dei balcani)
· http://www.sindromedeibalcani.supereva.it/
· http://www.antenna.nl/wise/uranium/img/dukosoc2.gif
· http://members.nbci.com/_XMCM/osseticamb/enadu/faaccidentita.htm
(contiene il rapporto della FAA ed informa i reduci e tutti coloro che sono
venuti a contatto con l’U.I. sulle precauzioni da adottare)
· http://members.aol.com/dstormmom/vetcenter/updates.htm
· http://www.nrc.gov (nuclear regulatory commission : è la commissione
americana per l’ utilizzo di armi nucleari )
· http://www.rama-usa.org/du.htm


Per ogni altra consultazione: http://www.ilraggioverde.rai.it/home/index.asp

-----------------------------------------------------------

Comunico le novita' della campagna contro
l'uranio impoverito sul sito di PeaceLink
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238

- Gli effetti sulla popolazione locale
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/effetti/bratunac.sh
tml Pubblichiamo un articolo (in inglese) di Dubravka Vujanovic
sulla situazione a Bratunac, in Bosnia, dove la popolazione e'
decimata da tumori ai polmoni e leucemie.

- Testimonianze
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/testimonianze
Ci stanno scrivendo in tanti e crediamo sia importante riportare
le loro stesse parole per denunciare la gravita' della situazione
e la mancanza di assistenza sanitaria, legale e informativa, nei
Balcani come in Italia

- Documenti legali
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/leggi/internaz
Abbiamo tradotto in italiano la risoluzione dell'ONU che condanna
la produzione e l'uso delle armi con uranio impoverito. Nella
medesima pagina sono disponibili i testi in inglese degli altri
accordi internazionali violati dall'uso di queste armi, ovvero il
Protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Ginevra e il Principio
di Precauzione.

- Documenti
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/documenti
Sono stati aggiunti vari documenti scientifici, medici e militari;
tra questi la conferma da parte del DOE che all'interno
dell'uranio impoverito ci sono anche piccole quantita' di plutonio

- Cronologia dell'uranio impoverito
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/u238/storia.shtml
Una storia impressionante di allarmi inascoltati, dichiarazioni
false delle autorita' militari, morti e sofferenze per la
popolazione e per i volontari e militari coinvolti

Aggiornamenti sul sito:

- PeaceLink a Strasburgo
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/documenti/eu_hearing.shtml
Il testo del dossier presentato da PeaceLink all'audizione
sulla sindrome dei Balcani, svoltasi il 16/1/2001 al Parlamento
Europeo di Strasburgo

- Risoluzione del Parlamento Europeo
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/leggi/internaz/du_eu.shtml
Il Parlamento Europeo ha approvato il 17/1/2001 una risoluzione
che propone agli stati membri una moratoria delle armi con uranio
impoverito; due emendamenti piu' espliciti e restrittivi contro le
armi al DU sono stati bocciati

- Risposta di PeaceLink al sottosegr. Ostillio
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/chefare/ostillio.shtml

- Documenti
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/documenti
Nuovi materiali inseriti nella sezione documenti: fra questi
- il comunicato stampa dell'UNEP che conferma la presenza di U236 (e
quindi di plutonio) nei proiettili rinvenuti in Kosovo;
- un'analisi della composizione dell'uranio impoverito derivato dal
riprocessamento del combustibile nucleare che dimostra come sia circa il
60% piu' pericoloso di quello derivato dall'uranio naturale;
- tra i video trovate i links ai filmati del Pentagono del 1995, che gia' allora
evidenziavano la pericolosita' del DU.

- Bosnia
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/effetti/fisk.shtml
Un'articolo (in inglese) sulla situazione nella Bosnia orientale
di Robert Fisk, uno dei primi giornalisti che anni fa cominciarono
ad occuparsi degli effetti dell'uranio impoverito.

- Dossier Uranio Impoverito
http://www.uranioimpoverito.it
Il dossier di Luca Bellomo, del quale da tempo ospitiamo una copia
sul server di PeaceLink, ora ha il suo indirizzo internet, dove
trovate anche gli ultimi aggiornamenti


------

francesco iannuzzelli francesco@...
associazione peacelink - sez. disarmo
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo

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Date forwarded: Wed, 17 Jan 2001 19:08:52 +0100
From: pck-armamenti@...
Organization: peacelink
Subject: (Fwd) Uranio 236 nei proiettili NATO


C'e' il rischio che la notizia venga sottovalutata, in fondo
cambia solo un numerino, 236 invece che 238... invece e' un fatto
molto importante e, purtroppo, grave.

L'UNEP ha confermato di aver trovato tracce di U236 nei proiettili
all'uranio impoverito rinvenuti in Kosovo. L'UNEP e' il programma
ambientale delle Nazioni Unite e sta svolgendo delle analisi per
determinare l'inquinamento radioattivo nei Balcani. Uno dei
laboratori che si occupano di queste analisi, lo "Swiss Federal
Institute of Technology" di Spiez, ha appunto annunciato di aver
riscontrato tracce di U236.

L'U236 e' un isotopo dell'uranio che non si trova in natura e di
conseguenza non puo' trovarsi nell'uranio impoverito (U238) che
viene trattato prima di essere utilizzato nelle centrali.

La presenza di U236 e' quindi una chiara conferma che l'uranio
impoverito utilizzato per le armi non deriva solo dal processo di
arricchimento ma anche dal riprocessamento del combustibile
nucleare esaurito, cioe' dalle scorie dei reattori nucleari.

Questo fatto era stato finora solo vagamente ammesso dal
Department of Energy statunitense, ma ora le analisi lo confermano
definitivamente.

Il poblema e' che le scorie nucleari prodotte dalle centrali
nucleari contengono tutta una serie di radionuclidi non presenti
in natura e assai pericolosi per l'uomo e per l'ambiente (ad
esempio il Plutonio Pu239). Questi radionuclidi pero' sono molto
difficilmente rilevabili; cio' non significa che non siano
dannosi, quantita' anche minime possono essere estremamente
pericolose.

L'unico che potrebbe essere rilevato e' proprio l'U236.
Cito il documento di Scienziate/i contro la guerra (punto 4)

> Nel caso in cui il DU non derivi dai processi primari di
> arricchimento ma da riprocessamento del combustibile delle
> centrali, allora si accompagnerebbe con Pu239, il quale
> tuttavia, alle concentrazioni in esame, si può rilevare
> anch'esso assai difficilmente. In questo caso, però, su campioni
> ambientali è possibile ricercare la presenza di U236, il quale,
> essendo presente solo nella fase di riprocessamento del
> combustibile nucleare esaurito, è un indicatore della presenza
> di plutonio.

che potete leggere integralmente all'indirizzo
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/documenti

In pratica abbiamo la conferma che l'uranio impoverito usato dalla
Nato deriva dalle scorie nucleari e quindi va rivisto tutto quello
che la Nato ha sostenuto sulla sua non pericolosita', basandosi
sul fatto che si tratta di semplice U238.

Il comunicato stampa dell'UNEP (in inglese) lo potete trovare online all'indirizzo
http://www.unep.org/Documents/Default.asp?DocumentID9&ArticleID'45

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francesco iannuzzelli francesco@...
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Date sent: Tue, 16 Jan 2001 10:41:39 +0100
To: pck-pace@...
From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@...>
Subject: la relazione di PeaceLink al Parlamento Europeo


Comunicato stampa di PeaceLink
------------------------------

Fra poche ore PeaceLink leggera' a Strasburgo, in un'audizione aperta a
tutti i parlamentari europei, una relazione scientifica sull'uranio
impoverito.

Alla relazione e' allegato un CD-ROM che contiene il sottosito di PeaceLink
in cui e' archiviato tutto il meteriale che abbiamo raccolto e prodotto su
questa emergenza.

Questa documentazione sara' acquisita agli atti del Parlamento Europeo.
Tutti i documenti prodotti per strasburgo si trovano all'indirizzo Internet
http://www.peacelink.it/dossier/strasburgo/

Riportiamo qui di seguito
a) la relazione di Carlo Gubitosa, segretario di PeaceLink;
b) la lista degli esperti europei invitati all'audizione presso il
Parlamento Europeo.

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
http://www.peacelink.it
a.marescotti@...



A HEARING WITH MAJOR WITNESSES ON THE "BALKANS SYNDROME"


Tuesday 16 January 2001
Room S 2,1 from 15.00 - 16.30
EUROPEAN PARLIAMENT - STRASBOURG



Mi chiamo Carlo Gubitosa, e vi parlo a nome dell'associazione PeaceLink,
una associazione di volontari che dal 1992 lavorano utilizzando le nuove
tecnologie dell'informazione, per offrire una alternativa ai messaggi
proposti dai grandi gruppi editoriali e televisivi. PeaceLink collabora con
associazioni di volontariato, insegnanti, educatori ed operatori sociali che si
occupano di Pace, nonviolenza, diritti umani, liberazione dei popoli oppressi,
rispetto dell'ambiente e libertà di espressione. L'associazione non e' legata a
nessun partito o movimento politico e la nostra unica forma di finanziamento
sono i liberi contributi dei cittadini che vogliono sostenerci.


Durante i bombardamenti del 1999 contro la Repubblica Federale di
Jugoslavia, grazie all'impegno di tutti i volontari che hanno raccolto
documenti e notizie, abbiamo creato un circuito alternativo di informazione
attraverso l'internet. Accanto all'informazione "ufficiale" delle agenzie di
stampa, dei giornali e della televisione, si e' sviluppata una informazione
popolare, su iniziativa di cittadini e gruppi di volontari interessati ad
approfondire i problemi del Kossovo con un atteggiamento critico, che hanno
voluto assumere un ruolo attivo nel processo di elaborazione delle
informazioni.


Dal 1999 ad oggi abbiamo raccolto ininterrottamente sulle nostre pagine
internet mappe, articoli, pubblicazioni scientifiche e molte altre
informazioni dettagliate e provenienti da fonti dirette e qualificate, per
documentare l'utilizzo militare e civile delle scorie nucleari note con il
nome di "uranio impoverito".


Nelle scorse settimane abbiamo continuato ad aggiornare la nostra raccolta
di documenti sull'uranio impoverito, e utilizzando dei dati di pubblico
dominio abbiamo realizzato alcume mappe del Kossovo in cui vengono
segnalati con precisione i luoghi in cui la Nato nel 1999 ha effettuato dei
bombardamenti utilizzando uranio impoverito.


In base alle informazioni raccolte abbiamo maturato alcune forti
convinzioni in merito alle questioni legali, scientifiche e sanitarie
relative all'utilizzo militare e civile dell'uranio impoverito.


- Aspetti legali


Il comitato politico della Nato, riunito il 9 gennaio a Bruxelles, ha
rifiutato la proposta italiana di una moratoria nell'uso di armi all'uranio
impoverito, coerentemente a quanto affermato dallo stesso portavoce Nato,
Mark Leaty. Leaty ha dichiarato testualmene che i proiettili all'uranio
impoverito "sono armi legali, di cui nessuno ci ha chiesto, e che nessuna
legge nazionale ci impone, la messa al bando".


Le affermazioni di Leaty sono smentite da una risoluzione delle Nazioni
Unite approvata il 29 agosto 1996, un documento ufficiale ONU in cui si
richiede testualmente ai paesi membri di "guidare le loro politiche
nazionali in base alla nacessità di mettere freno alla produzione e alla
diffusione di armi per la distruzione di massa o con effetti
indiscriminati, in particolare armi nucleari, armi chimiche, bombe
fuel-air. napalm, bombe a grappolo, armi biologiche e armi contenenti
uranio impoverito".


Un'altra fonte del diritto internazionale che proibisce l'utilizzo di armi
capaci di provocare dei danni ambientali e' il primo protocollo aggiuntivo
alle Convenzioni di Ginevra, che all'articolo 55 stabilisce che "la guerra
sarà condotta curando di proteggere l’ambiente naturale contro danni
estesi, durevoli e gravi. Tale protezione comprende il divieto di impiegare
metodi o mezzi di guerra concepiti per causare o dai quali ci si può attendere
che causino danni del genere all’ambiente naturale, compromettendo, in tal
modo, la salute o la sopravvivenza della popolazione".


Un ulteriore documento che dovrebbe rappresentare un freno per l'impiego
dell'uranio impoverito e' il "principio di precauzione" stabilito
all'articolo 15 della "Dichiarazione di Rio sull'ambiente e lo sviluppo del
giugno 1992". Nel testo di questo articolo si afferma che "Per favorire la
protezione dell'ambiente, l'approccio precauzionale dovra' essere
largamente applicato dagli Stati in base alla loro possibilita'. Nei casi in cui
ci siano minacce di danni seri o irreversibili, la mancanza di conoscenze
scientifiche complete non dovra' essere un motivo per rimandare misure
efficaci per la prevenzione del degrado ambientale".


In base al principio di precauzione, riteniamo che in assenza di certezze e di
fronte al rischio per l'integrita' dell'ambiente naturale, delle popolazioni
civili e dei militari a diretto contatto con l'uranio impoverito, sia un dovere
etico fermarsi a riflettere con serieta' su questi rischi, sospendendo
l'utilizzo di questo materiale fino a quando non sia completamente
dimostrata la totale assenza di pericolo.


Il fatto che una risoluzione delle Nazioni Unite sia passata inosservata
mentre il dibattito interno alla Nato avveniva sotto i riflettori dei mezzi di
informazione e' per noi un preoccupante segnale di indebolimento
dell'autorita' delle Nazioni Unite, un grave sintomo della crisi di una
istituzione che ancora oggi racchiude le speranze di chi non si rassegna
all'idea che il mondo debba essere governato da un'alleanza militare
regionale di 19 paesi anziche' da un'assemblea planetaria di Nazioni.
L'accoglimento di questa risoluzione Onu da parte dell'Europa avrebbe un
significato politico che andrebbe molto al di la' delle conseguenze pratiche
della messa al bando dell'uranio impoverito. Sarebbe un forte segnala di
rafforzamento e rivalutazione delle Nazioni Unite e dei valori da essa
rappresentati.


- Aspetti scientifici


Per quanto riguarda il dibattito scientifico in merito alla pericolosita'
dell'uranio impoverito, attualmente esiste una serie preoccupante di
evidenze scientifiche che ci portano a credere che esista un effettivo
rischio per i militari e le popolazioni civili che entrano in contatto con
questo materiale.


In base ai documenti che abbiamo esaminato, e in base al rapporto
presentato dal gruppo di studio italiano "Scienziate e scienziati contro la
guerra" riteniamo che l'uranio impoverito, sia relativamente innocuo allo stato
inerte, diventando pero' altamente dannoso se, in seguito alla sua
combustione o alla sua ossidazione, viene inalato o ingerito sotto forma di
pulviscolo o di ossido. Ai danni provocati dalla radioattivita' bisogna inoltre
aggiungere quelli causati dalla tossicita' chimica di questo materiale.


Questa tesi, sostenuta da numerose pubblicazioni scientifiche, e'
confermata anche da due filmati realizzati dalle forze armate statunitensi,
intitolati "Depleted uranium: hazard awareness" e "Contaminated and
damaged equipment management operation", in cui vengono illustrate tutti i
possibili rischi di contaminazione e le necessarie misure di precauzione.
Una copia di questi filmati e' stata messa a disposizione su supporto ottioc
per una eventuale consultazione da parte delle persone interessate.


Un altro punto critico riguarda l' effettiva composizione dell’uranio
impoverito, che può essere prodotto sia come scarto dalla fabbricazione del
combustibile nucleare che come riprocessamento del combustibile esaurito.


In questo ultimo caso, che sarebbe confermato da fonti militari, oltre alla
presenza di vari isotopi di uranio vi potrebbero essere anche tracce di
elementi transuranici come il plutonio oltre che di uranio-236, che si produce
nei reattori. Nel materiale informativo allegato a questa relazione abbiamo
riportato un documento del dipartimento dell'energia degli stati uniti, in cui
viene confermata la presenza di plutonio all'interno dell'uranio impoverito
presente in alcuni depositi americani.


In sintesi non basta parlare semplicemente di "uranio impoverito" ma e'
anche importante specificare qual e' la provenienza di questo uranio, il
processo industriale con cui e' stato ottenuto, e la sua composizione
chimica, perche' l'eventuale presenza di plutonio puo' rendere l'uranio
impoverito radiologicamente dannoso anche in assenza di combustione o
ingestione.


- Usi civili dell'uranio


Un vasto settore delle applicazioni dell'uranio impoverito riguarda anche
gli utilizzi civili. L'uranio impoverito viene utilizzato come contrappeso
nelle code degli aerei, negli elicotteri, nelle chiglie delle navi, nei
muletti per il sollevamento dei pancali, nelle mazze da golf, come additivo in
alcuni coloranti e come brillantante nelle pajettes. Anche in questo caso non
basta sapere che si utilizza uranio impoverito per avere una misura effettiva
della pericolosita' di questo utilizzo, ma bisogna conoscere, oltre alla
composizione dell'uranio, l'utilizzo che viene fatto del materiale. Maggiore e'
la possibilita' di ossidazione e di combustione dell'uranio impoverito,
maggiori saranno i rischi e i potenziali danni per la salute. Anche la quantita'
di materiale utilizzato e' un parametro fondamentale per valutare l'entita' dei
rischi potenziali. In base a questi fattori riteniamo che, per quanto riguarda
le applicazioni a scopo civile dell'uranio impoverito, i rischi maggiori siano
legati all'utilizzo di questo materiale come contrappeso nelle code degli
aerei, poiche' l'ingente quantita' di uranio impoverito necessaria per i
contrappesi avrebbe un fortissimo impatto ambientale in caso di incidente
aereo.


Oltre alla combustione in caso di incidente va tenuto in considerazione il
fenomeno di corrosione del materiale, che puo' avere come effetto la
dispersione nell'aria di particelle di uranio impoverito, le quali una
volta ingerite o inalate rappresentano una grave minaccia per la salute.
Alla luce di questi rischi sarebbe auspicabile favorire la sostituzione dei
contrappesi all'uranio impoverito con dei contrappesi realizzati con altro
materiale, ad esempio il tungsteno. I costi da sostenere per la sostituzione
dei contrappesi sono solo una minima parte dei costi ambientali e sanitari
che si renderebbero necessari in caso di incidente o di avaria di un
aeroplano, con il conseguente incendio dei contrappesi.


E' auspicabile inoltre che negli stati membri vengano resi pubblici i dati
relativi all'attuale utilizzo di uranio impoverito all'interno degli aerei
di linea, per mettere in condizione i vigili del fuoco in servizio presso
gli aeroporti di realizzare efficaci misure di prevenzione, dotandosi di
attrezzature adeguate al rischio di contaminazione radioattiva e valutando
i rischi connessi al transito e allo stazionamento di velivoli contenenti
uranio impoverito.


Per gli stessi motivi e' altrettanto importante che i cittadini europei
siano in grado di verificare direttamente quanto uranio impoverito e'
presente nei paesi dell'Unione, quali sono le aziende che importano,
esportano, utilizzano o lavorano uranio impoverito, e in quali settori
dell'industria viene impiegato questo materiale.


Consultando via internet i dati della International Trade Commission
americana siamo riusciti ad ottenere i dati relativi alle importazioni
europee di uranio impoverito dagli Stati Uniti, ma non ci e' ancora dato di
sapere la composizione del materiale, per determinarne il grado di
pericolosita', ne' sappiamo in che modo questo uranio viene impiegato, quali
sono le aziende che lo utilizzano, dove viene immagazzinato, e quali sono le
norme di sicurezza per evitare il rischio di una contaminazione.


- La guerra dell'informazione.


Il 23 aprile 1999, con il bombardamento della televisione serba RTS, la
Nato ha dimostrato che al di fuori del territorio dell'alleanza la politica di
guerra ormai considera l'informazione, o la censura dell'informazione, come
un obiettivo prioritario, importante quanto le installazioni militari, o forse
anche di piu'.


Quello che ci chiediamo e': perche' per la politica di pace l'attivita' di
informazione, di documentazione, di dibattito, di ricerca non e' un ambito
privilegiato di attivita'? Noi siamo convinti del fatto che se ci fosse
stata informazione corretta e trasparente ora non saremmo col dubbio (come
sono in molti) o con la certezza (come siamo noi) che nei Balcani sia
successa una catastrofe umana e ambientale; tutto questo sarebbe stato
fermato, o chiarito, quando si era ancora in tempo.


Utilizzando dati di pubblico dominio, abbiamo realizzato delle mappe del
Kossovo evidenziando le zone contaminate dai proiettili all'uranio
impoverito utilizzati dalla Nato durante i bombardamenti. Improvvisamente
le nostre pagine internet hanno registrato un aumento esponenziale del
numero di accessi, e solo dopo alcuni giorni gli stessi dati sono stati
diffusi dal ministero italiano dell'ambiente. Familiari di soldati
continuano a scriverci per chiederci dei dati sulle condizioni dei
territori in cui si trovano i loro figli. Aiutando queste persone il
sentimento che si aggiunge a quello della solidarieta' e' quello della
rabbia per la solitudine e la mancanza di informazioni che colpiscono tutte le
persone che vorrebbero sapere qualcosa in piu' sui problemi relativi alla
possibile contaminazione dei loro figli.


Una cosa che sperimentiamo quotidianamente con la nostra attivita' di
volontariato dell'informazione e' proprio la mancanza di dati concreti a
disposizione dei cittadini. Sembra assurdo che in un paese civile debbano
essere dei volontari pacifisti a tutelare la salute dei militari realizzando in
proprio le mappe con i dati della contaminazione, mentre questo compito
spetterebbe alle istituzioni pubbliche.


Una grande lezione che ci viene dal dibattito sull'uranio impoverito e' che i
rapporti tra le istituzioni politiche, l'apparato militare, i mezzi di informazione
e la popolazione devono essere improntati alla massima trasparenza,
altrimenti si innesca un meccanismo che porta alla rovina generale, un
"effetto domino" che colpisce tutti, con il rischio di pagare con la salute e con
la vita. Quando il segreto militare uccide dei soldati, si trasforma in alto
tradimento.


Riteniamo pertanto che sarebbe un grave tradimento continuare a negare la
risposta ad alcune domande ormai urgenti. E' tempo di sapere quali sono le
armi all'uranio impoverito in dotazione agli eserciti europei, quante sono
queste armi, dove e come sono state utilizzate in Bosnia e in Jugoslavia.
Gli abitanti del Kossovo, che abbiamo cercato di difendere dalla violenza,
hanno il diritto di sapere quali sono i rischi e le possibili violenze che
potrebbero subire a causa della presenza di uranio impoverito nel terreno,
nelle falde acquifere o in sospensione nell'aria. Se abbandoneremo quelle
persone a loro stesse, senza assumerci la responsabilita' della
decontaminazione e del risarcimento dei danni ambientali provocati dalla
nostra azione militare, la nostra forma di governo non si dimostrera'
migliore della dittatura che le bombe all'uranio volevano abbattere.


Alla luce dei fatti accaduti finora la struttura, le regole e le dottrine
militari, in particolare quella della sicurezza e della segretezza, devono
essere riviste. Oggi i moderni strumenti di guerra sono profondamente
differenti rispetto al passato della storia dell'uomo. La tecnologia puo'
generare processi irreversibili, come la contaminazione nucleare e chimica,
le biotecnologie. Altri scenari che si stanno delineando possono innescare
processi che sfuggono al controllo degli stessi militari.


Occorre quindi ridiscutere l'idea di sviluppo, non verticale ma orizzonale, e
quella della sicurezza, costruita con la solidarieta' e non con la violenza e la
restrizione. Oltre che un fatto puramente monetario, il rafforzamento e la
coesione dell'Unione Europea possono essere una grande opportunita' per
riscrivere le regole della pace e dei rapporti internazionali. E' una vostra
responsabilita', signori deputati, fare in modo che i cambiamenti del futuro
siano una spinta e non un freno per il progresso dell'Europa e dell'umanita'. A
breve ci saranno alcune decisioni fondamentali per il futuro dell'UE, come lo
sviluppo della forza europea di reazione rapida, la militarizzazione dello
spazio europeo, i vincoli al commercio delle armi, l'atteggiamento di fronte al
progetto di scudo spaziale degli usa, il monitoraggio dell'ambiente, l'effetto
serra.


Sara' importante ricordare l'insegnamento appreso dall'emergenza
ambientale dei Balcani, per evitare che in futuro uno stato possa
nuovamente riversare le proprie scorie nucleari su un altro stato sovrano,
spacciando questo fatto come un intervento umanitario. Chi e' convinto che
la verita' sia un'altra e' invitato a dimostrarlo, per trasparenza verso i cittadini
europei e per onesta' verso le popolazioni che raccoglieranno dalla loro terra
i frutti dei nostri semi all'uranio.



Carlo Gubitosa - Associazione PeaceLink
c.gubitosa@...
http://www.peacelink.it



----------------- lista degli invitati all'audizione --------------------

A HEARING WITH MAJOR WITNESSES
ON THE "BALKANS SYNDROME "


Tuesday 16 January 2001
Room S 2,1 from 15.00 - 16.30
EUROPEAN PARLIAMENT - STRASBOURG


Abraham Béhar
President of the international association “Doctors for the Prevention of
Nuclear”
(this association gained the Nobel Peace Prize in 1985)


Falco Accame
President of the Association “Victims in the Armed Forces”, former
President of the Defence Committee of the Italian Chamber of Deputies


Pekka Haavisto
One of the authors of the Report of the "United Nations Environment
Programme" (UNEP) on the dangers of depleted uranium munitions (to be
confirmed)


Christine Abdelkrim
Journalist, author of the book “A dirty clean war”


Carlo Gubitosa
National Secretary of the "PeaceLink" network and responsible for research
into depleted uranium in Kosovo


Athanassios Geranios
Professor at the University of Athens Department of Nuclear Physics


The goal of this initiative is to contribute to the maximum of transparency on
all the dimensions of this affair. Firstly, the human dimension: the
consequences for the soldiers and the civil population. Then, the military
dimension: the demystification of the "clean war". Finally, the political
dimension: the strategy of NATO and the responsibility of European leaders
in this matter.


Without waiting, the GUE/NGL Group demands an immediate halt to the use
and manufacture of depleted uranium munitions. It also demands that the
Secretary General of Nato at the time of these incriminating events, Mr
Solana, today high responsible for the common foreign and security policy of
the European Union, come to explain himself next week before the European
Parliament.


This hearing is open to all MEPS and the press.




GUE/NGL PRESS OFFICE: Gianfranco Battistini +32-(0)475-646628

------- End of forwarded message -------

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ITALIA E NATO: CONSIDERAZIONI GIURIDICHE

Intervento del Prof. Ugo Villani, docente di diritto internazionale
presso
l'Universita di Bari.

Tratto dal convegno Sindrome dei Balcani: non solo uranio, organizzato a
Bari il 17/1/2001 dall'associazione "Un ponte per Belgrado"



Non vi sono delle specifiche norme o convenzioni che vietano l'uso delle
armi all'uranio impoverito. Io mi limito a osservare ipotesi e normative
alla stregua delle quali le armi all'uranio impoverito possono essere
valutate. E qui il riferimento va ad un Protocollo del 1977 di Ginevra
che
si aggiunge alle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 e che rientra
nel
diritto internazionale umanitario, cioè quel contesto di norme dirette
ad
umanizzare, nei limiti del possibile i conflitti internazionali.
Nell'ambito
del Protocollo del 1977 l'ipotesi più interessante è quella che le armi
all'
uranio impoverito rientrino nel divieto di attacchi indiscriminati e
cioè
sono gli attacchi militari che per i metodi ed i mezzi utilizzati non
siano
idonei a distinguere obiettivi militari da obiettivi civili e pertanto
possono procurare un danno ad obiettivi civili, luoghi e persone non
militari; quindi nel caso che le armi all'uranio impoverito fossero in
grado
di provocare tumori, leucemie o altre malattie, danni all'ambiente,
potrebbero rientrare nel divieto suddetto. Un'altra norma vieta l'uso di
quei mezzi dai quali ci si possono attendere danni estesi, durevoli e
gravi
all'ambiente tali da determinare danni successivi alla salute umana. Nel
caso in cui le armi all'uranio impoverito comportassero danni gravi,
estesi
e durevoli all'ambiente tali da nuocere alla salute umana, queste armi
rientrerebbero nella proibizione di questa norma. Altri principi che
credo
vadano richiamati sono: il principio di precauzionalità posto a tutela
di
obiettivi civili e della popolazione il quale prescrive ai belligeranti,
a
chi comanda, ordina, organizza o esegue l'azione militare di usare tutte
le
precauzioni necessarie per impedire che l'attacco militare provochi
danni a
luoghi e persone civili; il principio per cui gli eventuali danni a
luoghi e
persone civili siano non eccessivi rispetto ai risultati militari. Norma
questa che potrebbe sembrare un po' cinica e forse lo è, la quale dunque
prevede che solo nel caso di un obiettivo militare importante si possano
giustificare danni collaterali. Del Protocollo di Ginevra non ne fanno
parte
la NATO, gli Stati Uniti, la Francia e la Turchia e quindi questi Stati
non
sono vincolati al suo rispetto, essendo le convenzioni internazionali
non
dissimili dai contratti di diritto interno , e quindi vincolanti solo
chi li
stipula.

Ciò vuol dire che la NATO, gli Stati Uniti, la Francia, laTurchia erano
liberi di non rispettare queste norme? No, perché gran parte di queste
norme
sono da considerarsi corrispondenti agli usi o consuetudini
internazionali
come tra l'altro ha sostenuto la Corte Internazionale di Giustizia in un
suo
parere riguardo al principio che vieta attacchi indiscriminati, cioè
conclusi con armi che non sappiano distinguere tra obiettivi civili e
militari. Paradossalmente anche gli Stati Uniti nel loro codice militare
hanno recepito questi principi di diritto umanitario. Per quanto
riguarda la
richiesta di riparazione del danno da parte dell'Italia nei confronti
della
NATO, questa sembra essere assurda, perché l'Italia sapeva dell'uso di
proiettili all'uranio impoverito e non perché lo sapeva il Governo, ma
in
quanto lo sapevano tutti a cominciare dai giornalisti che forse oggi
dimenticano gli articoli durante la guerra che parlavano dell'uso di
queste
armi. Tra l'altro quello che pare sicuro è che i militari americani
fossero
stati informati dell'utilizzo di queste armi e sulle cautele da
prendere.
Quindi l'Italia ha fatto male a non seguire questo esempio. Ma c'è una
ragione più importante che, a mio parere, rende ipocrita la posizione
dell'
Italia nel rimproverare la NATO e gli altri paesi, e cioè che l'Italia
ha
partecipato a pieno titolo a questa campagna militare e quindi da un
punto
di vista giuridico-internazionale qui non c'è un'Italia vittima di altri
paesi, ma ci sono le vittime della Repubblica Federale Jugoslava, della
Bosnia e dell'Iraq. Possibile che quelli che dicevano che la guerra era
giusta ora si arrabbiano e chiedono i danni?.

A parte l'uso delle armi all'uranio impoverito che probabilmente non è
il
problema più grande, io mi sentirei di fare delle affermazioni più nette
e
sicure su di un'altra serie di illeciti commessi nell'ultima guerra.
Pensiamo all'abbattimento di ospedali, scuole, ponti, ferrovie, mercati
che
vanno contro il divieto di colpire obiettivi civili e contro il dovere
di
usare tutte le precauzioni per evitare effetti collaterali; pensate ad
un
altro grave illecito che è l'uccisione deliberata di civili e mi
riferisco
al bombardamento del 23 aprile 1999 sulla televisione di Belgrado
diretto ad
uccidere dei civili. Si è cercato di giustificare questa uccisione
affermando che nella televisione si faceva propaganda, allora penso io
sulla
RAI cosa ci dovrebbero fare?!. Secondo l'impostazione della NATO la
televisione di Belgrado operava anche come strumento militare e forniva
informazioni; ma anche questa affermazione è da respingere, perché le
stesse
norme che vietano l'attacco ad obiettivi civili pongono anche la
presunzione
che gli obiettivi civili non abbiano utilità militare. Perciò
spetterebbe
dimostrare con elementi chiari il contrario per giustificare il
bombardamento. Infatti lo stesso Dini espresse una forte condanna e fu
immediatamente zittito, mentre Solana legittimò l'operazione militare.
Altre
norme violate sono quella che vieta la distruzione di risorse essenziali
per
la sopravvivenza della popolazione civile e cioè strade, ponti, centrali
elettriche, idriche e quella che vieta la distruzione di luoghi di
culto,
artistici, norma relativa ad una Convenzione del 1954. Come conseguenza
di
queste violazioni esiste un obbligo di risarcimento del danno che
esisterebbe anche qualora l'intervento della NATO fosse stato lecito. Di
fatto l'unico risarcimento effettuato fino ad adesso è quello di 28
milioni
di dollari sborsati dagli Stati Uniti alla Cina per il bombardamento
dell'
ambasciata cinese.

Ma le norme di diritto internazionale umanitario prevedono anche la
responsabilità degli individui che hanno agito, ordinato, programmato
gli
atti criminali o crimini di guerra, i quali hanno una responsabilità
penale
personale per cui possono essere giudicati sia dai giudici interni che
dal
Tribunale penale per la ex Jugoslavia. L'Italia, in particolare ha una
responsabilità non solo per aver partecipato ai bombardamenti, ma già
dal
momento in cui ha messo a disposizione degli alleati le basi militari e
quindi non può chiedere nessun risarcimento. Responsabilità che non può
essere attenuata da un inesistente obbligo di solidarietà con la NATO
per
cui l'Italia avrebbe dovuto tenere fede ai patti. Il trattato NATO,
infatti,
obbliga ad intervenire anche militarmente solo nel caso di aggressione
ad
uno Stato membro (art.5). Per quello che riguarda, invece, le violazioni
costituzionali già nel 1949 l'On. Gaspare Ambrosini, futuro presidente
della
Corte Costituzionale, rilevava, nel presentare alla camera la relazione
di
ratifica del trattato NATO, come l'obbligo di assistenza anche nel caso
dell
'art.5 doveva essere deciso, nei metodi e nei mezzi, rispettando gli
obblighi costituzionali e quindi sottoponendo al Parlamento la decisione
di
intervento. In prosieguo è da rilevare come la stessa NATO abbia
lasciato
libero ogni Stato di aderire all'operazione e comunque sempre nel
rispetto
delle proprie regole costituzionali. Infatti la NATO solitamente o
decide
all'unanimità o non decide e d in ogni caso c'è per qualsiasi Stato la
possibilità di estraniarsi dalla decisione come ha fatto la Grecia non
partecipando alla guerra alla Jugoslavia. Quindi vi è stata una libera
scelta del Governo che ha esautorato il Parlamento ed ha violato anche
il
principio costituzionale del ripudio della guerra, perché di guerra si è
trattato e non di operazione di polizia internazionale. Le uniche
mozioni
approvate dalle Camere il 13 aprile 1999 autorizzavano l'invio in
Albania di
un contingente di forze armate "il cui impiego è volto esclusivamente a
funzioni di supporto logistico, soccorso sanitario e protezione della
missione umanitaria" nulla avendo a che vedere con la guerra. Ma persino
il
Governo quando emanava un decreto-legge il 21 aprile 1999 per
giustificare l
'intervento diceva con grande ipocrisia che autorizzava l'invio ." per
partecipare alla forza multinazionale della NATO di stanza in Albania
per
soccorrere i profughi del Kossovo ed in particolare allo scopo di
approntare
campi di accoglienza ed ospedali da campo e inoltre per garantire il
regolare flusso e la distribuzione degli aiuti umanitari nonché le
necessarie condizioni di sicurezza per le missioni internazionali".
Tutto
ciò è avvenuto con grande sovvertimento delle nostre regole
costituzionali.
Del resto lo stesso Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dell'
epoca, Marco Minniti, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera
l'
11 giugno 1999 affermava che" i nostri parlamentari si interrogavano
sull'
opportunità di un intervento aereo mentre gli aerei erano già in volo.
Il
Parlamento discuteva mentre tutto stava già accadendo. Ma noi non
potevamo
farci niente". In conclusione ed in ordine agli ultimi due teatrini
degli
ultimi giorni, sembra strano che oggi si richiedano chiarimenti a Solana
il
quale dovrebbe essere imputato penalmente per il bombardamento alla
televisione serba e allo stesso tempo Carla del Ponte abbia dichiarato
di
volere aprire un procedimento penale per l'uso di uranio impoverito
quando
ella stessa nel giugno del 1999 dichiarò il non luogo a procedere per i
crimini commessi dalla NATO nella ex Jugoslavia.

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Bollettino di controinformazione del
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