Jugoinfo


ANCORA INIZIATIVE SEGNALATE
Nuovi appuntamenti e qualche reminder di iniziative importanti in programma

* Pisa 23-24/4: ORA E SEMPRE... Due giorni sui vecchi e nuovi fascismi
* Muggia (TS) 23/4: LIPA. Un reading musicale per commemorare una strage
* Conversano (BA) 24/4: JASENOVAC - omelia di un silenzio
* Bologna, sabato 25 Aprile 2015:
– UCRAINA: GOLPE GUERRA RESISTENZA
– DRUG GOJKO. Dai racconti di Nello Marignoli, partigiano italiano nell'Armata Popolare Jugoslava


=== Pisa 23-24/4 ===

http://www.diecifebbraio.info/2015/04/pisa-23-2442015-ora-e-sempre-resistenza/

Pisa, c/o Circolo ARCI Alhambra – Via Fermi 27


ORA E SEMPRE RESISTENZA

Due giorni sui vecchi e nuovi fascismi

GIOVEDI 23/4/2015 ORE 17:30

IL BUON ITALIANO? Crimini fascisti e colpe impunite

Andrea Martocchia – www.diecifebbraio.info
Carlo Giuntoli – Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Lucca

a seguire:

Apericena e Canti Resistenti del Coro Controcanto Pisano

VENERDI 24/4/2015 ORE 17:30

ORA LI RICONOSCETE. Identificare e combattere il fascismo oggi

Ilaria Mugnai – Brigate di Solidarietà Attiva Toscana
Tavolo di discussione: Antifascismo a Pisa. Esperienze e percorsi di lotta in comune

a seguire:

Apericena militante

Giovani Comunisti/e

INFO: gcpisa@... / www.giovanicomunistipisa.wordpress.com



=== Muggia (TS) 23/4 ===

Muggia (TS), giovedì 23 aprile 2015
alle ore 21.00 al Teatro Verdi - Via S. Giovanni, 4

LIPA
Un reading musicale per commemorare una strage
 
Lipa di Giuseppe Vergara, spettacolo prodotto da Teatro Incontro, torna in scena a Muggia nell’ambito delle manifestazioni celebrative del venticinque aprile organizzate dal Comune di Muggia.
  
Questa è la settima replica del reading musicale con Tiziana Bertoli, Luca Giustolisi, Katia Monaco e Stefano Vattovani e la musica dal vivo dell’orchestra Bachibaflax che eseguirà la colonna sonora scritta dal maestro Marco Vilevich.
 
Durante lo spettacolo si potrà ascoltare la storia del paese di Lipa che il 30 aprile del 1944 fu raso al suolo da un rastrellamento nazifascista trasformatosi in una strage di innocenti civili. 269 persone furono trucidate quel triste giorno, 121 di loro erano bambini, gli altri anziani e donne. L’intento dello spettacolo è quello di far conoscere questa triste vicenda attraverso un testo che intreccia il linguaggio storico a quello narrativo.
 
Durata: 1 ora e 40 minuti ca.
Entrata ad offerta libera.
 
Per maggiori informazioni e per la visione di contributi video dello spettacolo
 
http://www.giuseppevergara.com/teatro/lipa/


=== Conversano (BA) 24/4 ===

Conversano (Ba), 24 aprile 2015
c/o La Casa delle Arti, Via Donato Jaia 14

in occasione del 70° anniversario della Liberazione
l'Associazione Culturale "Luciano Locaputo" organizza lo spettacolo

Jasenovac - omelia di un silenzio

1941-45: l’infernale dittatura Ustascia in Jugoslavia 

Spettacolo per attore solo e video – di e con Dino Parrotta - 
Compagnia Primo Teatro

Scritto, diretto e interpretato da : Dino Parrotta
Durata: 60 minuti
Consulenza storiografica: Prof. Andrea Catone, Paolo Vinella 
Scenografia Video: Pasquale Polignano



=== Bologna, 25 Aprile ===


Bologna, sabato 25 Aprile 2015
dalle ore 11:00 alle 12:30 presso: Bar Macondo, Via del Pratello 22

UCRAINA: GOLPE GUERRA RESISTENZA

Presentazione del libro e della campagna della Rete "Noi Saremo Tutto"
http://www.noisaremotutto.org/

promuovono: 
Comitato Ucraina Antifascista Bologna
https://www.facebook.com/ucraina.antifascista.bo
Campagna Noi Restiamo Bologna



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Bologna, sabato 25 Aprile 2015
alle ore 16:30 presso la Sala Benjamin, Via del Pratello 53

Per il 25 Aprile del Settantesimo:

"DRUG GOJKO"

MONOLOGO DI PIETRO BENEDETTI
TRATTO DAI RACCONTI DI NELLO MARIGNOLI, PARTIGIANO ITALIANO NELL'ARMATA POPOLARE JUGOSLAVA

Nell'ambito del festival antifascista Pratello R'Esiste
https://www.facebook.com/events/1441825289443559/

co-promosso da:
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS
https://www.cnj.it
Giovani Comunisti Bologna
https://www.facebook.com/gcbolo

Ingresso a SOTTOSCRIZIONE LIBERA

Sullo spettacolo vedi anche: https://www.cnj.it/CULTURA/druggojko.htm




(srpskohrvatski / italiano)

Radio Jugoslavia può esistere solo in Jugoslavia

1) «Non spegnete Radio Jugoslavia!» (Carlo Perigli, 18 aprile 2015)
2) Radio Jugoslavija nastavlja protest / Medijsko "samoubistvo" države (Glassrbije.org)
3) Le proteste degli impiegati della Radio Internazionale di Serbia (Voiceofserbia.org/it)


O istom temu procitaj:

- UNS: Pronaći rešenje za Radio Jugoslaviju 

- UNV: Podrška opstanku važnog medija za Srbiju 

- SINOS: Posebni zahtevi EU za Srbiju? 

- Mediji o nama


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«Non spegnete Radio Jugoslavia!»



18 aprile 2015

Dopo 79 anni e tre guerre, Radio Jugoslavia – Radio Internazionale di Serbia, sembra destinata a scomparire, lasciando disoccupati e senza liquidazione circa 150 lavoratori

Di Carlo Perigli


«Non spegnete Radio Jugoslavia!», questo il grido con il quale i centinaia di lavoratori della storica emittente stanno manifestando da giorni il proprio dissenso di fronte alla sede del governo serbo, ormai pronto a chiudere, dopo ben 79 anni di servizio, la storica emittente. Un destino triste, per quella che una volta era il fiore all’occhiello del sistema mediatico jugoslavo, l’unica emittente ad onde corte in grado di arrivare in ogni parte del mondo e di farsi comprendere con i suoi programmi in 12 lingue.

Certo, la Jugoslavia non c’è più e con il tempo la radio si è adattata ai ben noti quanto tristi eventi storici, vedendo il suo nome cambiato più volte nel corso degli anni ’90 e 2000, fino al definitivo Radio Jugoslavia – Radio Internazionale di Serbia. Del Paese che fu rimane l’eredità di una radio che iniziò a trasmettere già dal 1936, durante l’allora regno, con il fine di contrastare la propaganda fascista. Una radio che sotto l’occupazione nazista cambiò nome inRadio Jugoslavia Libera, con i programmi trasmessi direttamente dalla Russia, e che iniziò a crescere vertiginosamente con la fondazione della Repubblica Popolare Federativa di Jugoslavia.

Ma l’opposizione alla chiusura di Radio Jugoslavia non è solo una questione di nostalgia, tutt’altro, il cuore della questione è composto dalla dignità di circa 150 lavoratori che da un giorno all’altro rischiano di ritrovarsi disoccupati, vittime di una spending review – con annessa e massiccia privatizzazione dell’economia – che sta fagocitando quel che rimane dello stato sociale di Belgrado. In questo senso si spiegano la Strategia sui Media e la legge sull’informazione approvate lo scorso anno, che prevedono la cessazione da parte dello Stato dei finanziamenti diretti nei confronti dei media. Nonostante i primi proclami, il governo non ha manifestato l’intenzione di trasformare o includere Radio Jugoslavia nel  servizio pubblico, decisione che porterà inevitabilmente la radio a scomparire, lasciando i dipendenti senza lavoro né, secondo riportato da InSerbia.info, la liquidazione, che in casi come questi non è prevista.

«Sebbene la nuova legge sui media risale al 2014 – si legge nella lettera inviata dai lavoratori al premier serbo Aleksander Vucic – siamo sicuri che ci sia un modo per Radio Jugoslavia – Radio Internazionale di Serbia di sopravvivere, essendo l’unica stazione ad onde corte del Paese le cui trasmissioni raggiungono tutti i continenti». Chiedono, in sintesi, di far sopravvivere una stazione che offre i suoi programmi in dodici lingue, come fanno altri Paesi europei con le loro emittenti, dalla Deutsche Welle in Germania alla Bbc in Inghilterra. Chiedono di non essere considerati numeri, di vedere riconosciuta la loro dignità, di non permettere che l’avvicinamento della Serbia all’Europa equivalga ad un loro passaggio nel tritacarne sociale.



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Radio Jugoslavija nastavlja protest

Čet, 16/04/2015 - 11:38 -- MRS

Zaposleni u Radio Jugoslaviji (Međunarodni radiо Srbija), nakon četvoročasovnog protesta ispred Vlade Srbije, nisu dobili nikakav odgovor na pismo i zahtev za prijem koji su uputili premijeru Srbije Aleksandru Vučiću. Dobili su samo informaciju da je kabinet predsednika Vlade "uzeo predmet u razmatranje" i da će predstavnici ove medijske kuće biti pozvani na razgovor. Protest se nastavlja i biće ponovljen narednog četvrtka, ukoliko do razgovora ne dođe.

***

Ispred Vlade Srbije održan je četvoročasovni mirni protest više od 70 zaposlenih u Radio Jugoslaviji (Međunarodni radio Srbija), zbog najave gašenja naše medijske kuće, koja postoji već 79 godina i emituje program na 12 jezika. Predstavnici zaposlenih zatražili su prijem i predali pismo za premijera Aleksandra Vučića, u kojem se skreće pažnja na štetnost gašenja takvog medija za interese države Srbije i ukazuje na položaj u koji se dovode svi zaposleni, koji ostaju bez posla, ali i bez adekvatnih nadoknada. Ako ne bude reakcija iz Vlade ili Ministarstva  za kulturu i informisanje, zaposleni su najavili novo okupljanje ispred Vlade sledeće nedelje.

Medijskom strategijom i novim Zakonom o javnom informisanju, predviđeno je povlačenje države iz vlasništva nad medijima i njihovog direktnog finansiranja. Za Radio Jugoslaviju, uprkos ranijim najavama, nije ponuđena nikakva mogućnost transformacije, racionalizacije ili uključivanja u Javni servis, mada je Zakonom utvrđen javni interes informisanja svetske javnosti o dešavanjima u Srbiji.

Direktor Međunarodnog radija Srbija Milorad Vujović ocenio je kako je nedopustivo da se 1. jula ugasi jedini državni servis za informisanje inostrane javnosti o događajima u Srbiji na 11 svetskih jezika, koji emituje program 79 godina. "Taj vid nedovoljno razvijenog sluha je nedopustiv, jer postoji mogućnost da u okviru Javnog servisa, a prema Zakonu o javnim medijskim servisima, radio nastavi da obavlja svoju funkciju", kazao je Vujović novinarima. Prema njegovim rečima, gašenje jedine stanice sa kratkim talasima u zemlji, čiji se program može čuti u svim delovima sveta, predstavlja gubitak i za propagiranje Srbije i ostavlja prazan prostor u informisanju inostrane javnosti i srpske dijaspore. Vujović je ukazao da se u regionu dešavaju suprotni trendovi i da svi žele da obezbede što veći uticaj na javno mnenje u svetu, kao i da 20 zemalja EU takođe imaju ovakav vid svetskog servisa.

Direktor Vujović  kazao je da još uvek nije jasno šta će se dešavati sa zaposlenima, ali postoji bojazan da će svi zaposleni, njih 96, bitu upućeni  na Nacionalnu službu za zapošljavanje, bez otpremnina ili bili kakvih nadoknada. "Nema mogućnosti za privatizaciju ovakvog tipa medija, iako su neki modeli javno-privatnog partnerstva mogući, ali u ovom trenutku to nije ponuđeno kao opcija", rekao je Vujović.

[VIDEO: direktor Radio Jugoslavije Milorad Vujović]

Predsednica Sindikata novinara Radija Jelica Tapušković kazala je da su rukovodstvo i predstavnici sindikata pokušali nekoliko puta da razgovaraju sa predstavnicima Ministarstva kulture i informisanja o svom problemu. "Sa ministrom Ivanom Tasovcem nismo razgovarali, ali nas je primio državni sekretar zadužen za medije Saša Mirković sa kojim je razmatrana mogućnost reorganizacije radija i njegov dalji rad", kazala je ona i navela da su poslednji put sa njim razgovarali u decembru prošle godine. Tapuškovićeva je navela da nakon toga i pored više pisama i zahteva nije bilo odgovora iz Ministarstva kulture i informisanja, da bi pre dva dana, kada je najavljen protest zaposlenih, stiglo pismo u kome se navodi da se "radi na aktu kojim će da se odrede pravne posledice ukidanja radija", bez objašnjenja šta to znači.

Prema njenim rečima, dalji potezi zaposlenih u tom radiju zavisiće od ishoda razgovora sa nadležnima.

[VIDEO: predsednica sindikata i novinar Jelica Tapušković]

[VIDEO: prevodilac i spiker u redakciji za engleski jezik Dragan Milojević]

Zaposleni u Međunarodnom radiju Srbija nosili su transparente na kojima je pored ostalog poslao "Da se glas Srbije i dalje čuje širom sveta", "Tamo gde se ne čujemo, sigurno je kraj sveta".


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Medijsko "samoubistvo" države

Čet, 16/04/2015 - 10:35 -- MRS

Novinarska udruženja i mediji u Srbiji objavili su na svojim internet stranama i u programima saopštenje zaposlenih u Radio Jugoslaviji, koje je izazvalo brojne reakcije. Prenosimo neke od njih.



Ovo je potpuno neverovatno ! Nemam reči da izrazim svoje čuđenje, nevericu i ogorčenost činjenicom da, u vreme pojačavanja informativnog rata u regionu i svetu, Srbija dobrovoljno odustaje od medijskog afirmisanja svojih interesa prema inostranstvu ! A najstrašnije je to što se takva iracionalna i više nego apsurdna odluka donosi u ime "evropskih standarda " u oblasti medija. Pa da li je ikome iz nadležnih instanci poznato da Nemačka kao lider te iste EU ne samo da nema nameru da ukida svoj međunarodni servis, nego čak jača državnu propagandu preko svog "Deutsche Welle"-a ? I da se potpuno ista stvar odnosi i na "Radio France Internationale", BBC, "Voice of America", "Glas Rusije", kao i međunarodne servise Hrvatske, Albanije, Rumunije i mnoštva drugih zemalja ? Posebno je poražavajuće to što bi Srbija u slučaju gašenja Međunarodnog Radija Srbije bila jedina zemlja u regionu koja se SVOJEVOLJNO odrekla tako važnog segmenta svoje državne propagande - i to upravo u vreme kada države u susedstvu taj segment kontinuirano jačaju, iako se nalaze u podjednako teškoj (ili čak i težoj) finansijskoj situaciji ! Pobogu, kakvi su to "evropski standardi" ?! Da li bi , u svesti nekog suženog, plitkog i bahatog birokratskog uma, Srbija trebalo svetu da pokaže da je nekakva beketovska medijska "avangarda" koja će pokazati da je spremna da izvrši ritualno medijsko samoubistvo na državnom nivou i sa mazohističkim žarom još jednom poseče granu na kojoj sedi ?! Potpuno je neshvatljivo takvo ignorisanje objektivnih činjenica i odsustvo svake volje za rešavanje statusa MRS u situaciji koja zahteva još snažnije angažovanje propagandnih potencijala Srbije u skladu sa osnovnim ciljevima državne i nacionalne politike, a nikako ograničavanje ili čak (kao u ovom slučaju ) svesno i namerno odricanje od tih potencijala ! Takav neverovatno rigidan i neodgovoran odnos je ne samo apsurdan nego i štetan po državne interese - a posebno u sadašnjoj bremenitoj spoljno-političkoj situaciji, odnosno situaciji kada sve veći prostor i uticaj na domaćoj medijskoj sceni preuzimaju faktori koji nemaju nimalo afirmativan stav prema tim interesima. Ako je u resornim strukturama preostalo još malo zdravog razuma i osećaja za odgovornu državnu politiku, onda se pod hitno mora pronaći način da MRS nastavi da informiše svetsku javnost - jer, ako su Nemačka i mnoge druge zemlje EU našle način da finansiraju i ojačaju svoje međunarodne servise, onda nema nijednog racionalnog razloga da Srbija ne sledi njihov primer i ne učini isto. Ili je, možda, u ovoj zemlji problem upravo u terminima "racionalnost" i "odgovornost" ?

Ljubo D. Večić

Informisanje inostrane javnosti u javnom interesu

Prema clanu 7. tacka 19. Zakona o javnim medijskim servisima, javni interes, u skladu sa zakonom kojim se uređuje oblast javnog informisanja, koji javni medijski servis ostvaruje kroz svoje programske sadržaje, je informisanje inostrane javnosti o događajima i pojavama u Republici Srbiji.
Po clanu 13. st. 1. i 2. ovog zakona:
RTS pruža medijske usluge na najmanje dva televizijska i najmanje tri radijska programa na teritoriji Republike Srbije.
RTV pruža medijske usluge na najmanje dva televizijska i najmanje tri radijska programa na teritoriji Autonomne pokrajine Vojvodine.
Ako RTS i RTV kao javni medijski servisi nisu duzni da informisu inostranu javnost o događajima i pojavama u Republici Srbiji i ako se u clanu 2. ovog zakona ne pominje "Radio Jugoslavija" ("Međunarodni radiju Srbija") kao javni mediski servis, koji onda javni medijski servis ili drugi pruzalac medijske usluge (i radio-difuzne usluge na kratkim talasima) ima tu duznost (informisanje inostrane javnosti), i to u javnom interesu?

Dejan R. Popovic, dipl. inz.

Čiji je naš javni interes?

Ako nije javni interes države Srbije da informiše svet na 12 jezika preko svog medija, šta je onda njen interes? ILI Čiji je interes da svet informiše o Srbiji putem javnih servisa drugih država!?

Aleksandra Javoljević, politikolog

Prst na čelo

Radio Jugoslavija vec 79 godina na vrlo odmeren način informiše stranu javnost bez bilo kakvog senzacionalizma. To čini na, u svetu, najzastupljenijim jezicima. Mnoge ambasade preuzimaju, baš zbog toga, vesti ove kuće. Kratkotalasna frekvencija je, takođe, i vojna frekvencija. Ovakav medij nikako ne može biti privatizovan, a po zakonu obavlja funkciju od javnog značaja! Kao potpuno poseban slučaj u medijskoj sferi, MORAO bi se pronaći modalitet za opstanak!


Le persone che lavorano nella Radio Internazinale di Serbia terranno le proteste domani davanti al Palazzo del Governo

15. 04. 2015. – Le persone che lavorano nella Radio Internazinale di Serbia terranno le manifestazini di protesta domani davanti al Palazzo del Governo, perché il Governo ha annunciato che chiuderà la nostra Radio, la quale è stata fondata 79 anni fa e che emette i suoi programmi in dodici lingue. La Strategia sui media e la nuova legge sulle informazioni pubbliche prevedono che lo Stato smetterà di finanziare il lavoro dei media. Nonostante gli annunci alla Radio Internazinale di Serbia non è stata offerta nessuna possibilità che essa sia trasformata e inclusa nel Servizio pubblico. La legge prevede però che l'opinione piubblica deve essere informata su quello che accade in Serbia. Gli impiegati della Radio Internazionale di Serbia potrebbero trovarsi sulla strada e senza lavoro, perché per questo tipo di media non sono previste le buonuscite.
Durante le proteste gli impiegati della Radio Internazionale di Serbia consegneranno la lettera al premier Aleksandar Vucic, nella quale saranno sottolineate le conseguenze negative della chiusra della Radio e la situazione difficile nella quale si troveranno gli impiegati. „Noi resteremo senza lavoro e senza buonuscite. Sebbene le nuove leggi sui media siano state approvate nell’anno 2014, siamo sicuri che esista la possibilità che la Radio Internazionale di Serbia continui a lavorare. La nostra è l’unica Radio in Serbia che emetta il suo programma in onde corti. Il suo programma si sente in tutti i continenti. Nella Radio Internazionale di Serbia lavorano meno di cento persone. Prima che prendiate la decisione definitiva, verficate se la Germania abbia smesso di finanzire la Radio Deutsche Welle, la Gran Bretagna la Radio BBC, gli Stati Uniti la Radio Voice of America, la Cina la Radio China international, la Russia la Radio Voce della Russi. La situazione è simile in Croazia, Bulgaria, Romania, Albania. Queste Radio sono finanziate dai loro Stati. Pensateci un po’. Che almeno qualche rappresentante del Governo serbo parli con gli impiegati della Radio Internazionale di Serbia prima che si prenda la decisione finale sul suo destino. La nostra Radio emette il programma in dodici lingue e offre molte potenzialità per la presentazione della Serbia nel mondo. Siamo sicuri che ascolterete la nostra voce“, scrive nella lettera che gli impiegati della Radio Internazionale di Serbia consegneranno al premier Aleksandar Vucic.

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Manifestazioni di protesta degli impiegati della Radio Internazionale di Serbia davanti al Palazzo di Governo

16. 04. 2015. - 19:48 -- MRS

Davanti al Palazzo del Governo serbo le persone impiegate nella Radio Jugoslavia (Radio Internazionale di Serbia) hanno tenuto le manifestazioni di protesta che sono durate quattro ore. Le proteste sono state organizzate perché il Governo serbo ha preso la decisione di chiudere la Radio Internazionale di Serbia, la quale è stata fondata 79 anni fa. La nostra Radio emette il programma in dodici lingue. I rappresentanti delle persone impiegate nella Radio Internazionale di Serbia hanno consegnato la lettera al premier Aleksandar Vucic, nella quale è stato ribadito che la Serbia ha bisogno di una radio del genere e che esiste la possibilità che gli impiegati saranno licenziati senza fuoruscite. Se non arriveranno le reazioni del Governo e il Ministero della Cultura e le Informazioni, saranno tenute nuove manifestazioni di protesta. La Strategia sui media e la nuova legge sull’informazione pubblica prevede che lo Stato cesserà di finanziare in modo diretto i media. Alla Radio Juogoslavia non è stata offerta nessuna possibilità di trasformazione o l’inclusione nel servizio pubblico, anche se la legge prevede che le informazioni su quello che accade in Serbia hanno l’importanza pubblica.
Il direttore della Radio Internazionale di Serbia Milorad Vujovic ha detto che è incomprensibile che sia stata presa la decisione che il 1 luglio sarà chiusa l’unica Radio statale che emetta le trasmissioni in onde corti sugli avvenimenti e la situazione in Serbia in unidici lingue. La Radio Internazionale di Serbia è stata fondata 79 anni fa. Questa forma di autismo è inspiegabile. Secondo la legge sui media pubblici la nostra Radio potrebbe diventare parte del Servizio pubblico. Se cesserà di esistere l’unica Radio che emetta il suo programma in onde corti in tutti i continenti sarà creato un vuoto nello spazio delle informazioni che saranno presentate alla comunità internazioale e la diaspora serba, ha detto Vujovic. Nei Paesi della nostra regione la poltica è diversa. Tutti i Paesi desiderano avere l’influenza sull’opinione pubblica dell’estero. Circa venti Paesi dell’Unione europea hanno una Radio del genere. Non è ancora chiaro che cosa succederà con gli impiegati. Abbiamo paura che 96 persone che lavorano nella Radio Internazionale di Serbia saranno mandati senza fuoruscite all’Uffico nazionale per la ricerca di lavoro. Non esiste la possibilità che la nostra Radio sarà privatizzata. Sono previsti certi modelli della collaborazione tra il settore privato e pubblico nei media. In questo momento quel modello non è stato offerto come una delle opzioni, ha dichiarato il direttore Milorad Vujovic.
La presidente del Sindacato dei giornalisti della Radio Internazionale di Serbia Jelica Tapuskovic ha detto che la direzione e i rappresentanti del Sindacato hanno tentato alcune volte di parlare con gli esponenti del Ministero della Cultura e le Informazioni. Non siamo riusciti a parlare con il ministro Tasovac. Siamo stati ricevuti dal segretario statale alle questioni che riguardano i media Sascia Mirkovic. Con lui abbiamo parlato della possibilità che la nostra Radio sia ristrutturata. Abbiamo parlato con Mirkovic per l’ultima volta a dicembre. Alle nostre lettere inviate al Ministero della Cutura e le Informazioni non sono arrivate le risposte. Due giorni fa, dopo che abbiamo annunciato che avremo tenuto le manifestazioni di protesta, è arrivata la lettera del Ministero, nella quale è stato precisato che si stanno determinando le conseguenze giuridiche della chiusura della Radio. Non è stato spegato il vero significato di queste parole. Le mosse delle persone che lavorano nella Radio Internazionale di Serbia dipenderanno dai risultati dei colloqui con i rappresentanti del Governo, ha dichiarato la Tapuskovic.
Le persone impiegate nella Radio Internazionale di Serbia portavano i manifesti sui quali scriveva: “La voce della Serbia deve sentirsi in tutto il mondo” e “Lì dove non si sente la nostra voce è sicuramente la fine del mondo”. Molti media in Serbia hanno riportato le notizie sulle manifestazioni di protesta degli impiegati della Radio Internazionale di Serbia davanti al Palazzo del Governo.




(srpskohrvatski / italiano)

Aggiornamenti dal Kosmet martoriato

1) Kosovo - Europa sola andata. Storia di un fallimento politico e militare (di Luigi Mazza, 14/3/2015)

2) Nel Kosovo continuano le aggressioni
Osude zbog napada na mladića u Kosovskoj Mitrovici / Che succede a Kosovska Mitrovica? (C. Perigli, 12/4/2015) / Izbodeni mladić operisan

3) Aggiornamenti da www.glassrbije.org
Traže pravdu za srpske žrtve na Kosmetu / Jedanaest godina od pogroma nad Srbima na KiM / Se Priština non formerà il Tribunale per i crimini dell’UCK, lo farà l’ONU / Il premier albanese Edi Rama: "Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico" / Belgrado: se Thaci viene in Serbia verrà arrestato 


Vedi anche:

Diritto e ... rovescio internazionale nel caso jugoslavo
di Andrea Martocchia, segretario Coord. Naz. per la Jugoslavia ONLUS
Flashback / Diritto, adieu / La notizia più recente / Il Kosovo e la missione EULEX / Altri aspetti dello stato di illegalità in Kosovo / Il caso Jelisić / La magistratura come prosecuzione della guerra con altri mezzi
Articolo pubblicato nell'ultimo numero (1/2015) di MarxVentuno rivistahttp://www.marx21.it/component/content/article/32-la-rivista-marxventuno/25447-marxventuno-n1-2015.html


=== 1 ===

http://www.lacittafutura.it/mondo/europa/kosovo-storia-di-un-fallimento-politico-e-militare.html

KOSOVO - EUROPA SOLA ANDATA. STORIA DI UN FALLIMENTO POLITICO E MILITARE

Marzo 14, 2015


Tra allarme terrorismo, economia nulla e disoccupazione record, i kosovari fuggono dal Kosovo passando per Serbia e Ungheria. L'Europa non li vuole e presidia il confine serbo-ungherese. A Pristina comanda ancora l'UCK, che Nato e Onu, con la risoluzione 1244, dovevano smantellare. L'ISIS offre fino a 30mila euro ai giovani disoccupati per unirsi nei combattimenti. Intanto nel paese, dopo il fallimento di Eulex, c'è un problema da risolvere: la giustizia. 

di Luigi Mazza 

FUGA DAL KOSOVO 

Si torna a parlare di Kosovo anche in Italia dopo che, dai Balcani, giungono notizie di “emergenza profughi”. Molti analisti, così come i giornalisti locali, parlano di “esodo” e “fuga”, ma i media nostrani non si sbilanciano troppo nonostante le parole chiave – profughi, albanesi, musulmani, allarme terrorismo, Isis ecc. - siano delle migliori per intossicare una narrazione. Il fatto è che il Kosovo è l'emblema più vicino a casa nostra del fallimento delle “missioni di pace” in cui l'Italia più si è spesa; il fatto è che, nella favola balcanica degli anni Novanta, i kosovaro-albanesi erano i veri “buoni” da difendere; il fatto è che a decidere di bombardare Belgrado fu un imbarazzante Bill Clinton, uscito ammaccato dal Sexgate, e che fu Massimo D'Alema a decidere che anche l'Italia era pronta per impantanarsi in Kosovo. 

Ogni giorno centinaia di kosovari fuggono dalla miseria e dalla corruzione di un paese nato già fallito. Sfidano il freddo, il rischio di una multa di 7.500 euro, e affrontano tortuosi viaggi in pullman o costosissimi passaggi in taxi, pur di raggiungere l'odiata Serbia (la cui polizia chiude un occhio) e superare la frontiera con l'Ungheria, presidiatissima da una task force speciale nelle ultime settimane, per entrare in Europa. Puntano soprattutto a Francia, Germania, Austria, Svezia e Olanda. Secondo l'Agenzia Statistica del Kosovo, il paese che si lasciano alle spalle questi nuovi “clandestini” ha una disoccupazione che oscilla tra il 35 e il 45%, per raggiungere il 60% tra i più giovani. E le prospettive future non sembrano buone perché gli investimenti internazionali, che rappresentavano l'unica vera fonte di introiti per la precaria economia nazionale, sono crollati. 

A destabilizzare la situazione interna, e la percezione che se ne ha in Europa, la notizia che lo Stato Islamico - secondo quanto dichiarato proprio dal segretario della comunità islamica in Kosovo, Resul Rexhepi – starebbe offrendo tra i 20 e i 30 mila euro, a fronte di uno stipendio medio di 200 euro, ai giovani kosovari per combattere nelle proprie fila. 55 nuovi adepti sono stati arrestati tra agosto e settembre scorsi, mentre 200 sarebbero quelli partiti per combattere in Siria e Iraq, di cui un centinaio rientrati in patria e 34 morti sul campo. Queste notizie vengono maneggiate con molta cura tra New York, Pristina e Roma: non bisogna dimenticare che i musulmani kosovari, oltre a essere stati coccolati in chiave anti-sovietica, una volta iniziata la missione Nato erano stati lasciati liberi di distruggere e saccheggiare case, ospedali e scuole, così come chiese e cimiteri ortodossi della comunità serba. E non bisogna dimenticare che i kosovaro-albanesi credono in Allah ma anche in Clinton e Bush (a cui dedicano strade, piazze e statue) e nella bandiera a stelle e strisce. 

A ottobre scorso, sulle mura trecentesche del bellissimo monastero ortodosso di Decani, patrimonio Unesco dell'umanità, sono comparse scritte inneggianti all'Isis e all'UCK. Il sito, pattugliato giorno e notte da militari italiani (per questo molto stimati dalla comunità serba locale) è da sempre bersaglio di blitz da parte di gruppi di kosovaro-albanesi, che nel 2007 addirittura lo presero di mira con un lanciarazzi bellico. 

Il KOSOVO OGGI, TRA POLITICA E CRIMINALITÀ 

Sono passati sette anni dalla dichiarazione d'indipendenza del Kosovo e sedici dall'intervento delle forze Nato, che il 12 giugno 1999 entrarono nella “Piana del merlo” per sedare i violenti scontri tra la polizia serbo-jugoslava e le forze militari e paramilitari kosovaro-albanesi dell'UCK (Esercito di liberazione del Kosovo). Il Kosovo oggi è molto più che un paese povero che deve gestire un dopoguerra. Zona franca per contrabbandieri e criminali prestati all'imprenditoria, snodo strategico per i traffici illegali di ogni tipo: da armi e droga, a organi e prostitute. Il tasso di disoccupazione è fuori controllo, e la corruzione impregna a tutti i livelli il tessuto istituzionale: molti degli uomini che dominano la scena politica oggi vengono direttamente dai vertici dell'UCK, formalmente sciolta nel 1999. 

È dalle ceneri dell'UCK che nasce il Partito Democratico del Kosovo (PDK) di Hashim Thaçi, attuale ministro degli esteri ed ex primo ministro (dal 2007 al 2015), che guidò l'UCK finanziandola grazie al commercio di eroina e cocaina. Così come dall'UCK è stato riciclato Ramush Haradinaj, nominato premier nel 2005 e poi costretto a dimettersi perché accusato di crimini di guerra, con 36 capi d'imputazione, dal Tribunale dell'Aja. Haradinaj, oggi leader dell'AAK (Alleanza per il Futuro del Kosovo), è stato assolto in appello e in primo grado dopo che quasi tutti i testimoni sono morti in circostanze misteriose. Smantellare e disarmare l'UCK era uno degli obiettivi centrali della risoluzione 1244 con cui il 10 giugno 1999, con Belgrado ormai piegata dalle bombe della Nato, l'Onu diede mandato alle forze internazionali di entrare in Kosovo. Ma, secondo i serbi rimasti in Kosovo e molti giornalisti indipendenti locali, l'UCK sta tuttora governando il paese perché l'intervento Nato avrebbe spianato la strada proprio a personaggi come Haradinaj e Thaçi. 

Il sistema giudiziario kosovaro è stato creato e gestito direttamente dall'ONU, in collaborazione con Osce e Unione Europea, tramite la missione Umnik. La responsabilità è passata, nel 2008, alla missione Eulex che, se secondo l'immaginario collettivo occidentale era ostacolata da Serbia e Russia, nella realtà ha sempre trovato gli ostacoli maggiori nella stessa classe politica del Kosovo, che non gradisce indagini e processi nei confronti di ex ribelli kosovaro-albanesi e reduci dell'UCK, oggi malamente ripuliti e incravattati. A parte questioni di microcriminalità, Eulex non è riuscita a incidere per aiutare il Kosovo a conquistare uno stato di diritto, ed è finita prima nel mirino della Corte dei conti dell'Unione Europea perché i risultati raggiunti non giustificherebbero le spese sostenute dalla comunità internazionale, e poi è finita nel caos quando la procuratrice britannica Maria Bamieh, membra della stessa EULEX, ha accusato pubblicamente alti funzionari della missione di intascare tangenti per archiviare le procedure avviate. 

Così lo scorso anno l'Unione Europea si era detta pronta a stanziare 150 milioni di euro per istituire un tribunale penale internazionale, simile a quello dell'Aja, ma con sede (anche) in Kosovo. La notizia è sempre rimasta più o meno ufficiosa, ma gli incontri dell'anno scorso tra l'Ufficio del Rappresentante dell'UE in Kosovo Samuel Zhbogar e i leader kosovari, così come la visita di Jonathan Moore per conto del Dipartimento di Stato Usa, lasciavano credere che si sarebbe arrivati presto a una svolta. Che nei fatti non c'è stata. 

La sicurezza interna del neonato stato, ad oggi riconosciuto da 110 paesi delle Nazioni Unite, è praticamente affidata al lavoro dei 5000 uomini (di cui 500 italiani) della missione Kfor, oggi guidata dal generale italiano Salvatore Farina, che lavorano in sinergia con la Kosovo Police, presidiando e pattugliando le zone più a rischio, dalle enclavi serbe alle zone del nord kosovaro e portando avanti missioni diconfidence building e intermediazione tra la cittadinanza serba e quella kosovara. 

Ad oggi in Kosovo, secondo l'organizzazione Humanitarian Fund Law, si sono celebrati 85 processi per crimini di guerra, con 62 imputati albanesi e 22 serbi. Pochissimi, se si pensa che solo tra il 1998 e il 1999 ben 13.146 persone sono morte o sparite nel nulla. E restano impuniti trafficanti di organi, contrabbandieri, mafiosi (locali e non) che fanno affari con armi e droga, così come criminali che fanno viaggiare rifiuti tossici da e per il Kosovo. 

Questo, il più giovane stato d'Europa, è il Kosovo che i kosovari non vogliono più e da cui fuggono passando per la Serbia. 



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Nel Kosovo continuano le aggressioni
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Osude zbog napada na mladića u Kosovskoj Mitrovici, policija obavila uviđaj

Čet, 09/04/2015 - Opštinsko rukovodstvo Kosovske Mitrovice najoštrije je osudilo napad na srpskog mladića S. N. (17) koji je povređen u tom gradu kada su ga napale nepoznate osobe koje su prešle iz južnog u severni deo grada. Gradonačelnik Severne Mitrovice Goran Rakić poručio je počiniocima napada da će biti gonjeni i da na glavnom mostu koji su prešli da bi napali srpske mladiće postoje sigurnosne kamere. Pozivam građane da budu suzdržani, održaćemo sastanak sa kosovskom policijom i obavestiti o daljim koracima koje ćemo preduzeti u pravcu očuvanja mira u gradu, rekao je Rakić. Predsednik privremenog opštinskog organa u Kosovskoj Mitrovici Aleksandar Spirić izjavio je da su zbog poslednjeg incidenta građani Kosovske Mitrovice uznemireni i zabrinuti. U severnom delu Kosovske Mitrovice u blizini ibarskog mosta večeras oko 18.00 časova izboden je mladić srpske nacionalnosti S. N. (17) koji je zbrinut u mitrovičkoj bolnici. Regionalni šef opetrative kosovske policije Željko Bojić izjavio je da je nekoliko osoba sa kapuljačama na glavi prešlo glavni most na Ibru, koji razdvaja severni od južnog dela grada, i da je tom prilikom napadnut srpski mladić. 
(Izvor: Tanjug )

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Che succede a Kosovska Mitrovica?


12 aprile 2015

Nuovamente tesa la situazione in Kosovo e Metochia. Dopo l’aggressione ai danni di un giovane serbo, negli ultimi giorni eventi di violenza si sono verificati ai danni di albanesi e bosniaci


Di Carlo Perigli


Nuovamente alta la tensione a Kosovska Mitrovica, la ‘città divisa’ del Kosovo settentrionale, teatro negli ultimi quattro giorni di diverse aggressioni. A far scattare la scintilla l’accoltellamento subito da un diciassettenne serbo  da parte di un gruppo di cinque persone non identificate, a pochi metri dalla stazione di polizia sul ponte di Austerlitz, che separa  la parte sud della città, a maggioranza albanese, da quella nord, una delle poche enclavi serbe rimaste intatte nella regione.

Mentre proseguono le indagini sull’aggressione, le autorità locali, secondo quanto riportato da Tanjug.sr, hanno avviato un’inchiesta per valutare un’eventuale condotta negligente da parte dei tre poliziotti che avrebbero dovuto vigilare sulla zona, al momento sospesi a tempo indeterminato. Nel frattempo, l’evento ha scatenato un rapido susseguirsi di aggressioni, che fino ad ora hanno portato al ferimento di tre giovani albanesi e di due bosniaci.


“I recenti incidenti a Kosovska Mitrovica –  ha dichiarato alla RTS Milivoje Mihajlovic, direttore dell’Ufficio governativo serbo per le relazioni con i media – mostrano la necessità di una maggiore vigilanza sul fiume Ibar e meno tensione da parte di Pristina. Penso che questi eventi mostrino la tensione etnica che sta emergendo nuovamente, forse causata dai problemi economici, ma sicuramente da alcune idee circolate ultimamente”. Un chiaro riferimento alle dichiarazioni rilasciate pochi giorni fa dal premier albanese Edi Rama, che aveva prospettato come “inevitabile” la futura unione con il Kosovo, “che all’Ue piaccia o no”. Un’idea che, secondo Mihajlovic, stimola passioni nazionaliste pericolose, anche a causa della mancata condanna da parte di Stati Uniti e Unione Europea. Sentimenti che forse per qualcuno sono utili, specialmente di fronte ad un Paese sull’orlo del baratro, dal quale negli ultimi mesi sono scappate circa 150.000 persone.

Così, l’atmosfera a Kosovska Mitrovica torna a farsi nuovamente incandescente, a distanza di quasi un anno dai tumulti del 22 giugno, quando un nutrito gruppo di nazionalisti albanesi ingaggiò violenti scontri con le forze di sicurezza internazionale, nel tentativo di raggiungere la parte nord della città. La dinamica degli ultimi fatti però, ricorda da molto vicino quella serie di omicidi – in parte mai chiariti – che scatenarono il pogrom anti-serbo del 17 marzo 2004,nel quale persero la vita 28 persone e migliaia di non-albanesi furono costretti ad abbandonare le loro case, buona parte delle quali distrutte insieme a monasteri e cimiteri.


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Fonte: http://www.b92.net 

KM: Izbodeni mladić operisan

Izvor: B92, Beta 

Kosovska Mitrovica -- Mladić S. N. (17) srpske nacionalnosti uboden je nožem u grudi kod glavnog mosta u Kosovskoj Mitrovici. On je operisan, ali je još uvek životno ugrožen.

Povređeni mladić je operisan i nalazi se u stabilnom stanju, ali je i dalje životno ugrožen, izjavio je doktor Saša Dimkić.

"Radi se o povredama nanetim oštrim predmetom od pozadi i to su ozbiljne povrede", rekao je Dimkić i dodao da su sedamnaestogodišnjem N.S. povređeni desna strana grudnog koša, desno plućno krilo, dijafragma i jetra. 

Direktor bolnice u severnom delu Kosovske Mitrovice Milan Ivanovićrekao je nakon incidenta na mostu da je u tu bolnicu dopremljen mladić srpske nacionalnosti, star 17 godina, koga je napala grupa Albanaca koji su iz južnog dela prešli glavni most. Nakon operacije, povređeni mladić je u stabilnom stanju. 

"Povređen mladić S. N. probudio se iz anestezije, a nakon operacije koja je trajala tri sata on se sada oporavlja u šok sobi. On je zadobio tešku povredu, opasnu po život, ali smo zaustavili krvarenje i sada, posle operacije, on se oseća stabilno. Očekujem povoljan postoperativni tok, iako se komplikacije ne mogu isključiti," rekao je za KoSSev, direktor bolnice u Kosovskoj Mitrovic. 

Direktor gradske bolnice je ranije za B92 rekao da je povređeni mladić izgubio dosta krvi.. 

Napad na mladića srpske nacionalnosti dogodio se oko 18 h dok je bio sa još dvojicom mladića, koji su uspeli da pobegnu. 

"Oko 17:50, u blizini glavnog mosta u Severnoj Mitrovici, iz pravca južnog dela, došlo je sedam lica koji su imali kapuljače na glavama. Tom prilikom nanela su povrede N.S., rođenom 1998, oštrim predmetom u predelu plećke. Lice je zbrinuto u bolnici", potvrdio je za KoSSev regionalni komandir Kosovske policije Željko Bojić. 

Nakon incidenta napadači su pobegli u južni deo Kosovske Mitrovice, kazali su svedoci, javlja Beta. 

Bojić je naveo i da su u blizini mosta bili pripadnici KPS-a, ali da niko nije uhapšen jer se sve desilo iznenada i bez povoda. 

Kosovska policija će legitimisati sve koji prelaze glavni most na Ibru u Kosovskoj Mitrovici, rekao je Bojić.

Đurić: Ovo je zločin na nacionalnoj osnovi

Direktor Kancelarije za Kosovo i Metohiju Marko Đurić osudio je napad na mladića u severnom delu Kosovske Mitrovice, ocenivši da se radi o zločinu na nacionalnoj osnovi koji uznemiruje i obeshrabruje. 

"Zločin koji je izveden na nacionalnoj osnovi, na mestu koje treba da bude simbol mira i koje treba i bukvalno da bude most pomirenja i zajedništva, uznemiruje i potpuno obeshrabruje. U predvečerje najvećeg hrišćanskog praznika, Vaskrsa, srpskom narodu na Kosovu i Metohiji se ponovo šalju poruke koje podsećaju na neka loša, a ne tako daleka vremena", rekao je DJurić. 

On je ocenio da je taj napad uznemirio "sve stanovnike Severne Kosovske Mitrovice i sve nas koji ulažemo velike napore da u Pokrajini zaživi mir, tolerancija i bezbedan život za sve građane". 

Kako se navodi u saopštenju Kancelarije, Đurić je pozvao pokrajinske organe i nadležne predstavnike međunarodne zajednice da hitno pronađu i kazne počinioce napada. 

"Samo u tom slučaju ćemo moći da se nadamo da napori koje ulaže Vlada Srbije kako bi se na Kosmetu živelo bolje i bezbednije, nisu uzaludni", kazao je Đurić.

"Pronaći i kazniti napadače"

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Gradonačelnik Goran Rakić ocenio je da je reč o "gnusnom zločinu" čije će počinioce "goniti do kraja". 

"Onima koji pokušavaju da uruše ionako krhki mir u Mitrovici, poručujem da im to neće uspeti", kazao je gradonačelnik severnog dela Kosovske Mitrovice. 

Rakić je pozvao sugrađane da ostanu mirni i pribrani i najavio da će čim dobije prve informacije iz operacione sale o stanju povređenog mladića, održati sastanak sa svim bezbednosnim strukturama u gradu gde će odlučiti o daljim koracima. 
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Predsednik Srpske liste Aleksandar Jablanović najoštrije je osudio napad na mladića S.N. (17) koji je izboden u severnom delu Kosovske Mitrovice i zatražio hitnu reakciju Kfora i Euleksa.. 

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Aggiornamenti da www.glassrbije.org
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L' Associazione dei familiari delle vittime, rapite e uccise dall' UCK nel Kosovo e Metohija, chiedono giustizia:

Traže pravdu za srpske žrtve na Kosmetu

Pon, 30/03/2015 – Predstavnici Udruženja porodica kidnapovanih i ubijenih na Kosovu i Metohiji razgovarali su sa ministrom odbrane Bratislavom Gašićem i predsednikom komisije Vlade Srbije za nestala lica Veljkom Odalovićem. Predsednik Udruženja Simo Spasić je, posle sastanka održanog u Ministarstvu odbrane, izjavio novinarima da porodice punih 17 godina traže istinu i pravdu za srpske žrtve na Kosmetu. Porodice žrtava ne mogu da prihvate da su oni koji su počinili zločine nad Srbima na Kosovu i Metohiji i dalje na slobodi, rekao je Spasić. (............)

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http://www.glassrbije.org/%C4%8Dlanak/jedanaest-godina-od-pogroma-nad-srbima-na-kim

Jedanaest godina od pogroma nad Srbima na KiM

Uto, 17/03/2015 - 08:51 -- MRS

Danas se navršava 11-ogodišnjica martovskog progoma nad Srbima na KiM, kada je 17. i 18. marta 2004. u talasu nasilja ekstremnih kosovskih Albanaca sa Kosmeta proterano još 4.012 Srba. Oni se uglavnom više nikad nisu vratili u svoje domove jer za to nemaju, pre svega, bezbednosne uslove.

Tokom nasilja na KiM 17. i 18. marta 2004. ubijeno je 19 osoba, a povređeno najmanje 170 građana srpske nacionalnosti, kao i desetine pripadnika međunarodnih snaga koji su se, štiteći Srbe i njihovu imovinu, sukobili sa s lokalnim ekstremnim Albancima. Tokom dva pomenuta dana porušeno je oko 800 srpskih kuća i zapaljeno 35 pravoslavnih verskih objekata, uključujući 18 spomenika kulture, među kojima je i čuvena crkva Bogorodice Ljeviške u Prizrenu, podignuta u periodu 1306-1307. godine, na ostacima svetinje iz 11. veka. Stradala je takođe i Prizrenska bogoslovija, koja je na tim prostorima delovala čak i pod Osmanlijama.
Hram Bogorodice Ljeviške, jedan je od najreprezentativnijih spomenika srdenjovekovne Srbije, episkopsko središte srpske crkve u srednjem veku, a monumentalni oblik dobio je u vreme Kralja Milutina (1282-1321), mada je i ranije bio arhijerejsko središte prizrenskog episkopa srpske crkve.

Crkva je nekoliko godina posle martovskog nasilja 2014. delimično obnovljena, prva liturgija u njoj služena je šest godina kasnije, ali tragovi devastacije i požara i danas nisu otklonjeni. Bogorodica Ljeviška u Prizrenu je od 2006. na listi spomenika pod zaštitom UNESKO-a. U prvo vreme hram je obezbeđivao Kfor, a sada ga čuvaju pripadnici Kosovske policijske službe. Prema podacima Eparhije raško-prizrenske SPC, iz aprila 2004, ukupan broj uništenih crkvenih zgrada SPC tokom martovskog pogroma 2004. bio je blizu 100.

Povod ili izgovor za pogrom bila je neosnovana kampanja tamošnjih albanskih medija prema kojoj su lokalni Srbi optuženi da su psima naterali preko reke Ibar grupu dečaka Albanaca iz sela Čabar kod Zubin Potoka, na severu KiM, pri čemu se jedan dečak utopio u reci. Unmik policija utvrdila je da su optužbe bile lažne, a portparol međunarodne policije Neridž Sing izjavio je tada da su albanski dečaci prethodno bili pod jakim pritiskom albanskih novinara i političara da optuže Srbe iz susednog sela. Pogrom albanskih ekstremista nad Srbima 17. i 18. marta 2004. na KiM osudili su Savet bezbednosti UN, kao i EU, a Parlamentarna skupština SE je 29. aprila 2004. donela odgovarajuću rezoluciju.

Petar B. Popović

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Occidente: Se Priština non formerà il Tribunale per i crimini dell’UCK, lo farà l’ONU

19. 03. 2015. – I rappresentanti diplomatici degli USA, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Italia e il rappresentante speciale dell’UE a Priština hanno rilevato che se le autorità di Priština non formeranno il Tribunale speciale per i crimini dell’organizzazione torroristica dell’UCK, quel Tribunale sarà formato dall’ONU. Loro hanno indicato che se il parlamento kosovaro non dovesse riuscire ad adottare la decisione sull’istituzone del Tribunale speciale, quella questione saà subito mandata al Consiglio di Sicurezza, secondo la Risoluzione 1244.
Zapad: Ako Priština ne formira sud za zločine OVK, to će učiniti UN 

Čet, 19/03/2015 - Diplomatska predstavnoštva SAD, Nemačke, Velike Britanije, Holandije, Italije i specijalni predstavnik EU u Prištini upozorili su prištinske vlasti da će, ako kosovski parlament ne uspe da formira Specijalni sud za zločine terorističke OVK, taj sud biti formiran pod okriljem UN. Oni su ukazali da će, ako kosovska skupština ne uspe da izglasa odluku o osnivanju Specijalnog suda, to pitanje bez odlaganja biti preneto na Savet bezbednosti UN, po Rezoluciji 1244.

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Vucic: Kosovo e Albania non si uniranno...

07. 04. 2015. – Il premier Aleksandar Vucic ha dichiarato che il Kosovo e l’Albania non saranno mai uniti. Vucic l’ha detto commentando la dichiarazione del premier albanese Edi Rama che il Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico se l’Unione europea non aprirà le strade per le loro integrazioni europee e la liberalizzazione del regime del rilascio dei visti. Prometto al premier Rama che il Kosovo e l’Albania non si uniranno mai in modo classico, come egli dice. I leader albanesi dovrebbero cessare di provocare l’instabilità nella regione, ha dichiarato Vucic.

Djuric: dichiarazioni di Rama sono un attacco contro la pace e la stabilità nella regione

07. 04. 2015. – Il direttore dell’ufficio dell’Esecutivo serbo per il Kosovo e Metochia Marko Djuric ha comunicato in conferenza stampa che le dichiarazioni del premier albanese Edi Rama sull’unione tra il Kosovo e l’Albania rappresentano un attacco contro la pace, la stabilità nella regione e un invito alla modifica delle frontiere sui Balcani. Tirana dovrebbe smettere di battere sui timpani di guerra. Le dichiarazioni del genere possono causare soltanto il deterioramemto della stabilità nella ragione, la quale è molto fragile. La Serbia non permetterà mai che il Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico, come ha annunciato Rama. Il premier albanese Edi Rama ha detto nell’intervista rilasciata alla TV di Pristina che il Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico se l’Unione europea non aprirà le strade per le loro integrazioni europee e la liberalizzazione del regime del rilascio dei visti ai loro cittadini.

M. Kocijančić, portavoce Commissione europea: Sono inaccettabili le provocazioni di Thaci e Rama:

Kocijančič: Neprihvatljive provokacije Tačija i Rame

08/04/2015 – Izjave premijera Albanije Edija Rame i kosovskog ministra spoljnih poslova Hašima Tačija o ujedinjenju Albanije i Kosova su neprihvatljive provokacije i nisu u skladu sa politikom saradnje u regionu, saopštila je portparolka Evropke komisije Maja Kocijančič. Zapadni Balkan ima jasnu evropsku perspektivu koja je utvrđena na najvišem nivou, poručila je Kocijančič, dodajući da Brisel očekuje od svih u regionu da vode politiku pomirenja i dobrosusedske saradnje. Sve provokativne izjave koje odstupaju od te politike su neprihvatljive, izjavila je portparolka visoke predstavnice EU za spoljnu politiku i bezbednost Federike Mogerini. Rama je nakon zajedničke posete sa Tačijem u Ulcinju rekao televiziji Klan Kosova da će se Kosovo i Albanija ujediniti na klasičan način ukoliko Kosovo ne bude imalo jasnu evropsku perspektivu.Ova izjava izazvala je juče oštru reakciju premijera Srbije Aleksandra Vučiča, koji je rekao da su Rama i Tači "prekardašili" i da se Kosovo i Albanija nikada neće ujediniti.
(Izvor: Tanjug)

Vucic: salutiamo le reazioni dell’Ue alla dichiarazione di Rama 

08. 04. 2015. – Il premier Aleksandar Vucic ha detto che l’Unione europea ha reagito in modo piuttosto timido alla dichiarazione provocativa del premier albanese Edi Rama che il Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico. Deve finalmente terminare il processo del cambiamento delle frontiere sui Balcani, ha detto Vucic a Krupanj, dove ha presenziato all’apertura della fabbrica della compagnia tessile turca Jinsi. La Serbia continuerà a condurre la politica di pace. Noi però non possiamo non reagire alle centinaia di dichiarazioni del genere. Le dichiarazioni del premier albanese Edi Rama e del ministro degli esetri del Kosovo Hashim Taci sull’unione sono le provocazini inaccettabili che non sono in linea con la politca della collaborazione nella regione,ha dichiarato la portavoce della Commissione europea Maja Kocijancic.

Al Parlamento europeo: Inappropriata la dichiarazione del premier Edi Rama sull' unione del Kosovo con l' Albania.

EP: Izjava Edija Rame neprimerena

Uto, 14/04/2015 - Spoljnopolitički odbor Evropskog parlamenta, u raspravi o izveštaju o napretku Bosne i Hercegovine i Albanije, ocenio je neprimerenom nedavnu izjavu albanskog premijera Edija Rame o ujedinjenju Kosova i Albanije, objavila je Al Džazira na svom veb sajtu. U nedavnom zajedničkom intervjuu Rame i kosovskog ministra spoljnih poslova Hašima Tačija prištinskoj televiziji "Klan Kosova", albanski premijer je rekao da "ujedinjenje Kosova i Albanije" ima dve alternative i da sve zavisi od pristupa EU. Predsednik parlamentarne grupe za Srbiju u EP Edvard Kukan rekao je za "Blic" da mu se ne dopada izjava albanskog premijera Edija Rame o ujedinjenju Kosova i Albanije.
(Izvor: Tanjug)

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Kosovo: Belgrado, se Thaci viene in Serbia verrà arrestato 

Belgrado, 16 apr. (AdnKronos/Dpa) - Il vice premier e ministro degli Esteri del Kosovo Hashim Thaci verrà arrestato se andrà in Serbia. Dopo le notizie secondo cui Thaci sarebbe pronto a prendere parte ad una conferenza a Belgrado, sia il ministro dell'Interno serbo, Nebojsa Stefanovic, che il procuratore Vladimir Vukcevic hanno affermato che se questo dovesse avvenire verrebbe arrestato con l'accusa di crimini di guerra durante il conflitto in Kosovo. "La polizia agirà in conformità con la legge e lo consegnerà alla giustizia", ha precisato Stefanovic. "L'inchiesta contro Thaci - ha spiegato da parte sua Vukcevic al quotidiano Blic - è stata sospesa perché è fuori dalla portata delle autorità serbe". (fonte: intopic / Il Tempo)



(srpskohrvatski / руссий / english / francais / italiano)

Serbia: UE e NATO impegnate a rovinare i rapporti con la Russia

1) Nov. 2014: Per la prima volta in 13 anni l'esercito russo è tornato in Serbia / Российская армия возвращается в Сербию 
2) L’intégration européenne de la Serbie au prix des sanctions contre la Russie ? (CdB)
3) Nov. 2014: Serbia does not consider membership in any military alliance (Tanjug)
4) Dic. 2014: Putin ha discusso con il Primo Ministro d'Ungheria e il Presidente della Serbia le prospettive di cooperazione
5) Jan. 2015: NATO–Serbia "Individual Partnership Action Plan" agreed
6) Marzo-Aprile 2015: Forti pressioni dalla UE per rovinare i rapporti tra Serbia e Russia
Nikolić: Kukan fa inutilmente pressione / E. Remondino: Liberazione dal nazismo, boicottaggio di Usa e Ue al 70° celebrato a Mosca. 'Adeguarsi al boicottaggio deciso dagli stati europei'
7) Brevi da www.glassrbije.org:
Mogherini a Belgrado / Dačić: Srbija vojno neutralna, nije otišla ni korak dalje ka NATO-u / Screening a Bruxelles / Mogerini u Beogradu / Mogherini: la Serbia e il Kosovo sono Stati sovrani (SIC) / Nikita Mihalkov cittadino onorario della Serbia: "Vi siamo molto grati perché in tempi estremamente difficili avete deciso di partecipare alla parata militare che a Mosca sarà organizzata in occasione del Settantesimo anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale..." 


Vedi anche: 

La Serbia con i piedi in più staffe (JUGOINFO del 22/9/2014)

Putin: il ‘vaccino’ al virus nazista perde efficacia in Europa (Politika, 16 ottobre 2014)
Traduzione italiana dell'intervista di Vladimir Putin al giornale Politika
ENG.: Putin: Nazi Virus ‘Vaccine’ Losing Effect in Europe (Global Research, October 16, 2014)
http://www.globalresearch.ca/putin-nazi-virus-vaccine-losing-effect-in-europe/5408271
ORIG.: ЕКСКЛУЗИВНИ ИНТЕРВЈУ: ВЛАДИМИР ПУТИН, председник Руске Федерације (Politika, 16.10.2014.)
http://www.politika.rs/rubrike/Svet/Obamin-pristup-Rusiji-je-neprijateljski.sr.html

La Serbia volge a Oriente? Il vero significato della visita di Putin (Joaquin Flores, Oriental Review, 21 ottobre 2014)

Vučić, Renzi ed il Giappone (C. Costamagna,11/4/2015)


=== 1 ===

<< Per la prima volta in 13 anni l'esercito russo è tornato in Serbia. Truppe aviotrasportate di Russia e Serbia terranno esercitazioni congiunte. Essi distruggere la base dei combattenti convenzionali e salvare gli ostaggi.
6 aerei russi Air Force è atterrato all'aeroporto militare di Belgrado. 7 a bordo di veicoli da combattimento in volo, corazzati da trasporto truppa 2, 15 camion e persino ATV con le mitragliatrici. Su tutti gli aerei da trasporto militare sviluppato bandiere russe. Eseguire missioni di combattimento sarà più di un centinaio di paracadutisti. Anche per la prima volta la Russia lavorare qui militanti condizionali distruzione utilizzando ATV veloce e maneggevole.
Gli esercizi si terrà Venerdì prossimo, prima di questa giornata sarà testato fasi distinte: il fuoco di preparazione, il personale e le attrezzature di atterraggio. >>

http://tvzvezda.ru/news/forces/content/201411061646-2ong.htm 

6 ноября 2014, 16:46 

Российская армия возвращается в Сербию 

VIDEO: Размер: 12.05 Mб 
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Впервые за 13 лет российская армия возвращается в Сербию. Десантные войска России и Сербии проведут совместные учения. Им предстоит уничтожить базу условных боевиков и спасти заложников. 
6 самолетов российских ВВС приземлились на военном аэродроме Белграда. На их борту 7 боевых машин десанта, 2 бронетранспортера, грузовики и даже 15 квадроциклов с пулеметами. На всех военно-транспортных самолетах развиваются российские флаги. Выполнять боевые задачи будут свыше ста десантников. Также впервые Россия отработает здесь уничтожение условных боевиков с использованием быстрых и маневренных квадроциклов. 
Учения пройдут в следующую пятницу, до этого ежедневно будут отрабатываться отдельные этапы: огневая подготовка, десант личного состава и техники. 


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L’intégration européenne de la Serbie au prix des sanctions contre la Russie ?

Danas, 18 novembre 2014
Traduit par Jad

L’Union européenne pourrait bloquer les négociations d’adhésion de la Serbie. En cause ? Le refus de Belgrade d’adopter des sanctions contre la Russie. L’étrange valse-hésitation que Belgrade poursuit entre Bruxelles et Moscou indispose de plus en plus les Européens. Berlin s’inquiète des visées russes dans les Balkans.

Par S.Čongradin


L’Union européenne pourrait repousser l’ouverture d’un nouveau chapitre dans le processus d’adhésion de la Serbie, si Belgrade n’accepte pas de prendre des sanctions contre la Russie. « Cela pourrait la réponse de l’UE à la Serbie, si celle-ci refuse de se rallier aux sanctions », assure une source diplomatique de notre journal.


Du côté du gouvernement, on reconnaît que cela pourrait être une manière de « faire pression » sur Belgrade, mais on assure néanmoins que « l’UE comprend la position de la Serbie ». « Il est certain que l’UE n’en arrivera pas à cela, qu’elle ne va pas repousser l’ouverture d’un nouveau chapitre à cause des sanctions, car tout le monde sait bien, à Bruxelles, que c’est une question très compliquée pour la Serbie et qu’il n’est pas possible de faire pression sur nous à cause de cela ».

Le nouveau Commissaire européen à la politique de voisinage et à l’élargissement, Johannes Hahn, qui doit effectuer sa première visite en Serbie jeudi 20 novembre, a appelé le pays à se rallier à la politique de sanctions. Il a souligné que « la Serbie avait une longue histoire et des relations étroites avec la Russie », mais « qu’elle devait faire un choix en ce moment décisif ». Johannes Hahn a rappelé que les pays candidats restaient maîtres du rythme de leur intégration, qui dépend de leurs réformes. « En l’occurrence, il s’agit moins d’adopter les règles de l’UE, que de changer de culture et de manière de penser, en montrant que ces changements sont durables ».

Cependant, Jadranka Joksimović, la ministre sans portefeuille chargée de l’intégration européenne, rappelle que l’adhésion pleine et entière à la politique extérieure et de sécurité de l’UE n’est exigée qu’après l’intégration effective du pays. « Nous n’avons même pas encore ouvert le premier chapitre de nos négociations. En tant que pays candidat, nous avons le droit de défendre nos intérêts économiques particuliers, et nous le faisons. L’UE elle-même n’est pas toujours cohérente en la matière, car certains États membres ont des positions très contrastées sur plusieurs dossiers ».

Le Premier ministre Aleksandar Vučić a déclaré lundi qu’il ne voyait pas pourquoi l’UE serait gênée par le fait que la Serbie conserve des relations particulières et étroites avec la Fédération de Russie, même si son objectif stratégique demeure l’intégration européenne. « Nous n’allons pas rejoindre une autre Union, un quelconque cadre euro-asiatique... Nous nous dirigeons vers l’Union européenne et nous remplissons tous nos devoirs ».

Aleksandar Vučić a rappelé qu’Angela Markel avait aidé la Serbie « au moins à trois reprises ». « L’Allemagne nous aide d’un point de vue politique, et elle nous aide beaucoup sur le plan économique. Par ailleurs, nous avons des relations normales et une collaboration correcte avec Poutine ».

« N’oubliez pas que la Serbie est un pays indépendant et souverain - nous ne sommes ni une ’petite Russie’, ni une ’petite Amérique’. Nous sommes la Serbie et nous défendons avec honneur notre nom, ce qui veut dire que nous prenons nous-mêmes les choix qui nous concernent », a ajouté Aleksandar Vučić.

« Le rôle du gouvernement de Serbie est de défendre les intérêts de ses citoyens, et il le fait du mieux possible. Si la Pologne perd 1,5 milliards à cause de l’arrêt du commerce avec la Russie, l’UE lui assurera 1,5 milliards. Mais qui compensera la Serbie de ses pertes ? »

Par ailleurs, l’hebdomadaire allemand der Spiegel écrit dans sa dernière livraison que la stratégie de Vladimir Poutine dans les Balkans inquiète Berlin. La chancelière Merkel serait préoccupé du développement d’une politique russe agressive et anti-occidentale dans les Balkans. « Moscou essaie de lier la Serbie à travers la coopération militaire et l’accord sur le gaz », note un rapport cité par le magazine.

D’un autre côté, le journal Komersant de Moscou souligne que les soldats serbes « s’entraînent des deux côtés », et que « la neutralité militaire de la Serbie passe par une coopération ouverte tant avec avec la Russie qu’avec l’OTAN. Le journal rappelle qu’après les manoeuvres serbo-russes SREM 2014, les exercices conjoints « Platinaski Vuk » ont commencé dans le sud de la Serbie, impliquant des soldats serbes et des troupes de l’OTAN. Le journal ajoute encore que si Belgrade revendique officiellement cette neutralité militaire, la politique de la Serbie demeure « surprenante ». Kormersant note encore que la récente visite en Serbie du patriarche orthodoxe Cyrille de Moscou était prévue de longue date, mais qu’elle n’était pas dégagée d’arrières-pensées politiques.


=== 3 ===


11/21/2014

Serbia does not consider membership in any military alliance

BELGRADE - Serbia, as a military neutral country, is developing partnerships in the East and West, based on mutual respect and interest, and is not considering membership in any military alliance, Serbian Defense Minister Bratislav Gasic has said in China.
The starting points for Serbia's national security are the pro-EU foreign policy and improvement in cooperation with the most influential actors of the international community and states in the region, Gasic said at the Xiangshan Forum, the prestigious science conference held in Beijing.
During the conference, which was declared open by Chinese Minister of National Defense General Chang Wanquan, Gasic, noted that South-Eastern Europe has major geostrategic importance and potential.
Because of that, the states in that part of Europe bear direct responsibility for making this area safe.
“Reaching the needed level of security is a key prerequisite for integrating the region into the global security network. It is Serbia's stand that the main threats to regional, but also international security are terrorism, cross-border crime, proliferation of weapons of mass destruction, corruption and drug trafficking,” Gasic said.
Thanking China for hospitality, the Serbian defense minister underscored that he is satisfied with the talks that he had during his visit to China.
“The extraordinary results of the modernization process in our wonderful country prove what China represents today in international relations. At the same time, they confirm in the best possible way that the Serbian leadership were right when they decided to build a strategic partnership with China, and make China one of the four pillars of Serbia's foreign policy,” Gasic concluded.


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Putin ha discusso con il Primo Ministro d'Ungheria e il Presidente della Serbia le prospettive di cooperazione

7/12/2014 

Durante una conversazione telefonica per discutere di cooperazione alla luce della cessazione del progetto "South Stream"

MOSCA, 7 dicembre /TASS/. Il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha avuto una conversazione telefonica con il Primo Ministro ungherese Viktor Orban e il Presidente della Serbia Tomislav Nikolic. Lo ha riferito il servizio stampa del Cremlino.

Sono state esaminate le questioni attuali della cooperazione bilaterale, così come le prospettive di un’ulteriore cooperazione nel settore energetico alla luce della cessazione del progetto "South Stream".

Il 1 dicembre Putin ha dichiarato che nelle attuali circostanze la Russia non realizzerà il progetto" South Stream Gazprom". Il CEO di “Gazprom”, Aleksej Miller ha detto che il progetto "South Stream" non sarà più attuato. "Il progetto è chiuso", ha detto.

La reazione di Serbia e Ungheria

Dal canto suo, il Primo Ministro della Serbia Aleksandar Vucic ha definito la decisione della Russia "una cattiva notizia". Secondo lui, più di chiunque altro in questa situazione, sono colpite Serbia e Ungheria.

"La Russia ha il diritto di prendere una decisione del genere e l'Ungheria lo ammette" ha detto il Ministro degli Esteri dell'Ungheria Peter Sijarto, notando come il suo paese sarà costretto a cercare nuove fonti di approvvigionamento di gas per sostituire il "South Stream".

Fonte: http://itar-tass.com/politika/1629278


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http://www.b92.net/eng/news/politics.php?yyyy=2015&mm=01&dd=16&nav_id=92890

Tanjug News Agency – January 16, 2015 

IPAP "improves Serbia-NATO cooperation"

BRUSSELS: Jens Stoltenberg welcomed on Friday the adoption of the Individual Partnership Action Plan with Serbia, "which improves cooperation between Serbia and NATO."
This is an important step in strengthening dialogue, understanding and cooperation, the western military alliance's secretary-general said in a statement for the media.
Stoltenberg said he fully understood Serbia's policy of military neutrality, stressing that NATO was working with many nautral countries on the same basis. 
The IPAP, adopted by the NATO Council on Thursday, contains details on Serbia's future activities within the Partnership for Peace programme, and Stoltenberg noted that the cooperation between the two sides was mutually beneficial. 
Serbia has been a member of NATO's Partnership for Peace programme since 2006, he pointed out.
The IPAP was supposed to enter into force in later 2014, but its adoption by the Council was blocked by Albania for a time.

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http://www.aco.nato.int/nato-and-serbia-agree-first-individual-partnership-action-plan.aspx

North Atlantic Treaty Organization, Allied Command Operations – January 21, 2015

NATO and Serbia agree first Individual Partnership Action Plan

Story by NATO Military Liaison Office Belgrade.

Tuesday 20 January 2015, NATO and Serbia agreed the country’s first 
Individual Partnership Action Plan (IPAP) with a view to intensifying 
practical cooperation and bilateral dialogue.

An IPAP enables NATO and individual Allies to provide tailored 
assistance to partner countries by setting out cooperation objectives 
and priorities in defence and political affairs, as well as science and 
public diplomacy. The IPAP with Serbia will focus on reform activities 
that have been conducted through various Partnership for Peace 
mechanisms since 2006.

While Serbia does not aspire to join NATO, it is seeking to deepen 
relations with the Alliance and open accession talks with the European 
Union.

The Head of Department for NATO and Partnership for Peace at the 
Ministry of Foreign Affairs Dijana Ivancic said that Serbia wished to 
remain a reliable and predictable partner of the Alliance.

"Serbia sees IPAP as an optimal framework of cooperation that can 
primarily contribute to further improving of our defense and security 
system. We expect assistance from the Alliance in realization of the 
defined goals and priorities. The adoption of IPAP opens the possibility 
of raising the level of political dialogue too ” said Ivancic.

NATO and Serbia are currently working on 41 Partnership Goals, ranging 
from defence planning, public information, and cyber defense, to medical 
support, language training, and gender perspective.

The Chief of the NATO Military Liaison Office in Belgrade, Brig. Gen. 
Lucio Batta, explained that Serbia and NATO wanted to improve the 
Serbian public’s understanding of their partnership activities in the 
future, and added that his office would play a role in that regard 
during the implementation of the IPAP.

"It is important to have the Serbian citizens aware of our growing 
cooperation, as the upcoming reforms will not only improve their 
individual security, but will also allow Serbia to continue making its 
valuable contributions to UN and EU peacekeeping missions,” said Brig. 
Gen. Batta.

Story by: NATO Military Liaison Office Belgrade.


=== 6 ===

Nikolić: Kukan fa inutilmente pressione 

20. 03. 2015. – Il presidente della Serbia, Tomislav Nikolić, ha dichiarato che il capo della Delegazione del Parlamento europeo, Eduard Kukan, fa inutilmente pressione su lui di prendere una decisione che non e’ nell’interesse dei cittadini della Serbia, in risposta ad una dichiarazione che Kukan aveva espresso ad un quotidiano belgradese, in cui aveva detto che Nikolić non dovrebbe partecipare alla parata militare di Mosca il prossimo 9 maggio. Per tale occasione, Nikolić ha sottolineato che è scortese dare consigli a qualcuno che non ha chiesto consigli. Nel comunicato del Gabinetto del capo dello Stato serbo viene evidenziato che non era mai successo che Nikolić o qualsiasi altro politico serbo abbia dato consigli al presidente del suo paese, dove deve stare e cosa può o non può fare. Il presidente rappresenta in modo inequivocabile tale parere, e questo non riuscirà a cambiarlo nessuno, e quindi neanche il signor Kukan.
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http://www.remocontro.it/2015/04/11/liberazione-dal-nazismo-boicottaggio-usa-ue-70-celebrato-mosca/

11 aprile 2015 

Liberazione dal nazismo. Boicottaggio di Usa e Ue al 70° celebrato a Mosca? 

Pressioni di Bruxelles su Belgrado 'ad adeguarsi al boicottaggio deciso dagli stati europei'. Chi? 

di Ennio Remondino 
giornalista, già corrispondente estero Rai e inviato di guerra

70 anni dalla vittoria sul nazismo cui l’Unione Sovietica ha dato il contributo di 23 milioni di morti. Ma il 9 maggio a Mosca, dopo quel sacrificio enorme che portò alla vittoria alleata nella II Guerra mondiale, qualcuno gioca sporco facendo entrare la storia di ieri nella politichetta di oggi

Strana e triste vicende in cui la politica interferisce con la storia e la offende. In questi mesi di forte tensione tra Stati Uniti e la loro propagine NATO verso la Russia, la storica parata di ogni 9 maggio a Mosca, per celebrare la vittoria della II Guerra Mondiale, si è trasformata in ricatto politico diplomatico. Da un lato Putin cerca di garantirsi la partecipazione degli Stati europei alleati durante il conflitto, dall’altro Stati Uniti, Nato e l’Ue (chi?) spingono affinché l’invito venga respinto o accolto in tono minore, ad esaltare il discusso isolamento del Cremlino in Europa e nel mondo.
 
‘La prima Nazione a trovarsi nel mezzo di questo contrasto è stata la Repubblica Ceca’, documenta Luca Susic su Analisi Difesa. Ma a Praga il presidente Miloš Zeman, ha risposto picche alla pretesa decisamente inusuale fatta dall’ambasciatore Usa di non recarsi a Mosca il ‘Giorno della Vittoria’. Nell’operazione di propaganda contrapposta, questo “gran rifiuto” è stato ovviamente celebrato dai media filorussi, per spingere gli altri paesi indecisi a fare lo stesso. E fra tutti gli stati coinvolti nella diatriba, uno di quelli più in difficoltà è certamente la Serbia (anche se non sola). Vediamo il perché.
 
Una Serbia che, come è avvenuto per tutti gli ex paesi socialisti, deve farsi accogliere nell’Alleanza Atlantica per arrivare all’Unione Europea. Contemporaneamente Belgrado, per cultura e storia, ha buoni rapporti con la Russia, sia in campo economico che militare. Ambivalenza piena di difficoltà ed equivoci. Il 6 aprile il Presidente Tomislav Nikolic ha annunciato che l’Esercito parteciperà alle celebrazioni a Mosca. Secondo il quotidiano Vecernje Novosti, la rappresentanza sarà affidata alla Garda, reparto dell’élite dell’esercito serbo, addestrato sia per impegni operativi che di cerimoniale.
 
La presa di posizione del Capo di Stato è stata accolta positivamente in Serbia, soprattutto dal vasto fronte interno contrario all’adesione della Serbia alla NATO e sostenitore di un più stretto rapporto col Cremlino. Sono molti in Serbia a ricordare i tre mesi di bombardamenti ‘umanitari’ della Nato per l’indipendenza del Kosovo albanese. Scelta comunque non scontata, soprattutto perché i vertici politici serbi prestano sempre molta attenzione a non contrariare apertamente gli Stati Uniti e l’Ue che a loro volta non risparmiano certo ‘consigli’ e decise ‘sollecitazioni’ di tipo politico-diplomatico.
 
Giorni fa, l’autorevole quotidiano di Belgrado Politika, ha scritto esplicitamente di ‘ammonimenti’ di Bruxelles ‘ad adeguarsi al boicottaggio deciso dalla maggioranza degli Stati europei’. Chi, dove, in quale viste? Mogherini tace. Lo stesso giornale ha sottolineato come sia difficile per la Serbia non esserci dopo l’ottobre scorso Vladimir Putin aveva presenziato alla parata militare per celebrare i 70 anni dalla liberazione della capitale serba nel 1944. In quella occasione era stato riconosciuto il ruolo dall’Armata Rossa nella presa di Belgrado, sempre stata attribuita ai soli partigiani jugoslavi.
 
Reazioni Ue con toni ricattatori. Lo slovacco Eduard Kukan, esplicito: ‘Nikolic deve essere conscio che un tale gesto può avere delle conseguenze sul processo di integrazione nell’Europa’. Replica da Belgrado: ‘dovremmo mandare al mondo il messaggio che la Serbia si vergogna del proprio passato e della vittoria sul nazi-fascismo?’. Per Kukan solo vergogna: ‘Il Paese da cui viene lui sarebbe parte della Germania nazista se i russi non avessero sfondato il fronte tedesco’. Stop da Belgrado ad una ‘macchinazione guerrafondaia anti-russa non utile né all’Europa, né alla Russia né alla Serbia”.
 
Altre Fonti : Analisi Difesa 



=== 7 ===
Brevi da www.glassrbije.org:

Federica Mogherini a Belgrado la settimana prossima 

20. 03. 2015. – L’alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e la sicurezza, Federica Mogherini, visiterà la settimana prossima Belgrado e Priština, è stato comunicato dal suo gabinetto. Sia la Serbia che il Kosovo, dopo le elezioni dell’anno scorso, stanno attraversando molte sfide, soprattuto per quanto riguardano le riforme sociali e politiche e la totale normalizzazione dei rapporti, ha affermato la Mogherini, aggiungendo che si parlerà anche sull’attuazione dell’Accordo di Bruxelles nel dialogo Belgrado-Priština.
Dačić: La Serbia e' militarmente neutrale, non ha fatto un passo avanti verso la NATO:

Dačić: Srbija vojno neutralna, nije otišla ni korak dalje ka NATO-u

Ned, 22/03/2015 – Srbija je vojno neutralna zemlja i nismo otišli ni korak dalje ka članstvu u NATO-u, izjavio je prvi potpredsednik Vlade i ministar spoljnih poslova Ivica Dačić. On je za TV Pink, komentarišući Individualni plan partnerstva (IPAP) između Srbije i NATO-a, rekao da Srbija nema nameru da postane članica NATO-a, ali da postoji zajednički interes izgradnje mira u regionu, u saradnji sa Alijansom. Dačić je dodao da se saradnja Srbije i NATO-a odvija na dobro poznatim osnovama i da Srbija sa Alijansom ima Potpisan ugovor o partnerstvu za mir. Saradnjom sa NATO-om dobili smo dodatne garancije da bilo kakve kosovske bezbednosne snage neće moći da uđu na sever KiM bez saglasnosti Alijanse, ukazao je Dačić. On je naglasio da je cilj Srbije da gradi partnerske odnose sa svima, podsetivši da Srbija ima isti status posmatrača i u Organizaciji za kolektivnu bezbednost i saradnju (ODKB), koju predvodi Rusija. (Izvor: Tanjug)

Miscevic e Milenkovic seguono ultima fase dello screening a Bruxelles

24. 03. 2015. - Il capo del team serbo che conduce le trattative sull’adesione all’Unione europea Tanja Miscevic e la direttrice dell’ufficio dell’Esecutivo serbo per le integrazioni europee Ksenija Milenkovic si trovano a Bruxelles, dove sta finendo lo screening dell’ultimo dei 35 capitoli delle trattative sull’adesione della Serbia. Lo screening è il processo della verifica dettagliata dell’allineamento della normativa dei paesi candidati per l’adesione con quella dell’Unione europea. Ogni capitolo nelle trattative viene sottoposto allo screening, dopo il quale la Commissione europea stende le relazioni sui risultati ottenuti e il Governo del paese candidato stabilisce i piani delle attività per l’ulteriore allineamento delle norme. Entro l’anno saranno probabilmente aperti i capitoli 23 e 24, che riguardano il sistema giuridico e i diritti umani, e il capitolo 35 che riguarda la normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina.

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Mogerini u Beogradu: Otvaranje poglavlja sa EU do kraja godine

Pet, 27/03/2015 - EU vidi evropsku budućnost Srbije i spremna je da prva pregovaračka poglavlja budu otvorena ove godine, poručila je visoka predstavnica EU Frederika Mogerini u Beogradu na zajedničkoj konferencfiji za novinare sa predsednikom Vlade Srbije Aleksandrom Vučićem. Premijer je ponovio da je Srbija privržena evropskom putu i zahvalio šefici evropske diplomatije na podršci. Mogerinijeva, koja boravi u Beogradu prvi put otkako novembra prošle godine stupila na dužnost, razgovarala je i sa predsednikom Srbije Tomislavom Nikolićem, ministrom spoljnih poslova Ivicom Dačićem i predsednicom Narodne skupštine Majom Gojković, istakavši da EU ceni ulogu Srbije u regionu.

Za Srbiju i njeno rukovodstvo Kosovo nije nezavisna država

Predsednik Vlade Srbije Aleksandar Vučić i visoka predstavnica EU za spoljnu politiku i bezbednost Federika Mogerini istakli su u Beogradu da da su razgovorali o svim važnim i otvorenim pitanjima koja su u vezi sa evropskim putem Srbije, dijalogu sa Prištinom, ekonomskim i reformama u oblasti vladavine prava.
Vučić je posle razgovora naglasio iskreno nastojanje Srbije da modernizacijom i osvajanjem brojnih standarda u reformskom procesu od koga, kako je naveo, neće odstupiti kako bi postala deo porodice evropskih modernih naroda.
Srbija ne želi da bude teret EU, već deo te porodice i ispuniće mnoge obaveze koje je očekuju na tom putu, rekao je Vučić. On je naveo da će ove godine neka pregovaračka poglavlja biti otvorena i zahvalio visokoj predstavnici na podršci koju pruža Srbiji. Vučić je ponovio da Srbija veoma ceni i poštuje  njen iskren i otvoren stav „da nema nikakve skrivene agende za Srbiju“.
Premijer Srbije je ponovio da za Srbiju i njeno rukovodstvo Kosovo nije nezavisna država i istakao spremnost Beograda da sa predstavnicima albanske države, kao i svim ostalim zemljama u regionu, učestvuje u realizaciji zajedničkih infrastrukturnih projekata, jer je to u interesu građana regiona.
Federika Mogerini je potvrdila da podržava evropski put Srbije i aktivnost koje na tom putu preduzima, kao i da predstoji još dosta rada na ispunjavanju zacrtanih obaveza. Ona je takođe istakla da je prioritet otvaranje poglavlja da bi, kako je dodala, EU pokazala da se ceni evropsko opredeljenje.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       Na pitanje o njenoj jučerašnjoj izjavi u Prištini da Srbija i Kosovo razgovaraju kao dve suverene države, Mogerini je ukazala da su mediji promenili kontekst te izjave. Ona je objasnila da je u kolokvijalnom razgovoru sa studentima u Prištini pomenula zapravo dve strane, ali i da je dodala da pet država EU nije priznalo nezavisnost Kosova, a što su mediji uglavnom prećutali.
Visoka predstavnica EU je napomenula da je s premijerom Vučićem razgovarala i o tome da jedna od tema naredne runde dijaloga Beograda i Prištine u Briselu bude formiranje Zajednice srpskih opština. Ujedno je i podsetila da uloga EU u dijalogu nije da pregovara već da posreduje. Agendu i sadržaj ne definiše EU, već strane u dijalogu, naglasila je Mogerini.                                                                                                                                           
Na pitanje da li će Brisel zaštiti pripadnike srpske civilne zaštite na Kosovu  koje Priština tretira kao paravojnu formaciju, Mogerini je istakla da je juče postignut veoma pozitivan dogovor o tom pitanju.

Izveštaj Mladena Bijelića

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Federica Mogherini ha parlato a Belgrado con Aleksandar Vucic 

27. 03. 2015. – L’alto rappresentante dell’Unione europea Federica Mogherini ha dichiarato a Belgrado che la Serbia ha il futuro europeo e che i primi capitoli nelle trattative sulla sua adesione all’Unione potrebbero essere aperti entro la fine dell’anno corrente. Lei ha detto dopo il colloquio con il premier serbo Aleksandar Vucic che le riforme in Serbia hanno dato buoni risultati, che si sta realizzando l’accordo sulla normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina che è stato siglato a Bruxelles e che la Serbia si sta avvicinando all’Unione europea. Il premier Vucic ha detto che la Serbia desidera diventare parte integrale della famiglia europea, ed ha ringraziato l’alto rappresenante dell’Unione europea per la politica estera e la sicurezza dell’appoggio alla Serbia.

Dacic e Mogherini sperano che presto saranno aperti i primi capitoli

27. 03. 2015. – Il primo vice premier, nonché il capo della diplomazia della Serbia Ivica Dacic e l’alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e la sicurezza Federica Mogherini hanno constatato a Belgrado che la Serbia ha ottenuto buoni risultati nel processo dell’avvicinamento all’Unione europea, ed hanno espresso la speranza che presto saranno aperti i primi capitoli nelle trattative sull’adesione della Serbia all’Unione europea. Dacic e la Mogherini hanno detto che la recente chiusura dello screening e la risoluzione del Parlamento europeo sulle integrazioni europee della Serbia è uno degli indicatori che sono stati conseguiti buoni risultati in quel processo.

Commissione europea: La Ue non ha cambiato la sua posizione sul Kosovo

27. 03. 2015. – La nostra posizione sullo status del Kosovo non è cambiata. Spetta ai Paesi membri dell’Unione europea prendere la decisione sul suo riconoscimento, ha dichiarato la portavoce della Commissione europea Catherine Ray rispondendo alla questione del giornalista se la posizione europea sia stata cambiata, tenendo presente che l’alto rappresentante dell’Unione europea Federica Mogherini ha detto a Pristina che la Serbia e il Kosovo sono stati sovrani. Cinque Paesi dell’Unione europea, Grecia, Romania, Slovacchia, Cipro e Spagna non hanno riconosciuto la secessione del Kosovo.

Nikita Mihalkov è diventato cittadino onorario della Serbia 

17. 04. 2015. – Al famoso regista russo Nikita Mihalkov è stato consegnato il riconoscimento nel quale egli è stato proclamato cittadino onorario di Belgrado. A Michalkov è stato comunicato che a partire da oggi egli ha una casa anche a Belgrado. Dopo che il sindaco di Belgrado Sinisa Mali e il presidente dell’assemblea comunale Nikola Nikodijevic hanno consegnato il riconoscimento a Mihalkov egli ha detto ringraziando che la Serbia non ha paura di essere alleata della Russia nei tempi difficili. Quell’amicizia può causare molti problemi. I miei sentimenti nei confronti della Serbia e i serbi sono talmente profondi che nessun premio o riconoscimento può esprimerli. Adesso avete posto il sigillo sul mio cuore, ha dichiarato Mihalkov.

Nikolic ha detto a Mihalkov che la Serbia non tradisce mai i suoi amici

17. 04. 2015. – La Serbia non tradirà mai i suoi amici, anche nei momenti più difficili, ha dichiarato il Presidente dello Stato Tomislav Nikolic durante il colloquio con il regista russo Nikita Mihalkov. Nikolic ha ricordato che la Serbia celebrerà quest’anno il duecentesimo anniversario dell’inizio della ribellione di Takovo contro l’Impero ottomano e il settantesimo anniversario della vittoria contro il nazi-fascismo. Nelle nostre lotte e combattimenti per la pace e la libertà la Serbia e la Russia si trovavano sempre fianco a fianco, ha detto Nikolic. Esprimendo la gratitudine Mihalkov ha detto di essere orgoglioso perchè è diventato il cittadino onorario di Belgrado. Vi siamo molto grati perché nei tempi estremamente difficili avete deciso di partecipare alla parata militare che a Mosca sarà organizzata in occasione del settantesimo anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale e perché i soldati serbi passeranno in sfilata in Piazza rossa, ha dichiarato Mihalkov.