Jugoinfo


La jihad ci rincula contro


Sulla questione della jihad foraggiata dai paesi NATO nei Balcani in funzione antijugoslava e antiserba si vedano anche:

– la sterminata mole di documentazione da noi fatta circolare in questi anni su questa lista JUGOINFO nell'indifferenza generale:

– la documentazione essenziale sul fondamentalismo islamico in Bosnia-Erzegovina:

– i principali libri sull'argomento, usciti in tempi non sospetti:
Antonio Evangelista: La torre dei crani. Kosovo 2000-2004. Editori Riuniti, 2007
Jürgen Elsässer: Comment le Djihad est arrivé en Europe. Éditions Xenia (Suisse) 2006

– il recente report di Fausto Biloslavo per Il Giornale:
1) La Bosnia tra gli estremisti islamici e "l'invasione" di arabi e turchi (25/03/2015)
2) La pista da Belluno a Sarajevo A processo l'imam reclutatore (26/03/2015)
3) "Ecco perché verrà in Bosnia, frontiera d'Europa". L'arcivescovo di Sarajevo: "Villaggi agli islamisti da 20 anni, l'Ue ha finto di non vedere" (27/03/2015)
4) Le bandiere nere dell'islam sventolano già in Europa (30/03/2015)
*) Edis Bosnic: "Democrazia? Meglio Maometto. Se ci attaccano ci difenderemo" (30/03/2015)


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http://contropiano.org/internazionale/item/29867-i-balcani-la-jihad-nel-cortile-di-casa-dell-europa

I Balcani: la Jihad nel cortile di casa dell'Europa

Alessandro Avvisato, 25 Marzo 2015 

La notizia di oggi è che la polizia ha arrestato tre persone, in provincia di Torino ma anche in Albania con l'accusa di essere reclutatori e miliziani dell'Isis, mentre perquisizioni sono state effettuate a carico di sospetti simpatizzanti dell'Isis in Piemonte, Lombardia e Toscana.

Gli arresti sono scattati contro due cittadini albanesi, zio e nipote. Il primo è residente in Albania mentre il secondo vive in provincia di Torino, mentre il terzo arrestato, è un ventenne cittadino italiano di origine marocchina. Quest'ultimo viene accusato di essere l'autore del documento di propaganda dell'Isis, un testo di 64 pagine scritto in italiano, apparso di recente sul web e intotalato “Lo stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare”.

Diventa difficile, a questo punto, non mettere in connessione questa notizia con un contesto regionale più ampio e che investe direttamente il cortile di casa dell'Unione Europea, ovvero i Balcani.

Il Ministro degli Esteri albanese, Ntitmir Bushati,  aveva affermato nell'ottobre scorso che in alcune zone del paese erano presenti individui addestrati a compiere atti di terrorismo. Le zone individuate erano quelle dei distretti di Librazhdi e di Elbasan, dove sarebbero presenti numerosi nuclei salafiti e alcuni imam che cercano di radicalizzare i giovani. In certi casi i jihadisti locali fornirebbero rifugio temporaneo a miliziani provenienti dai paesi limitrofi che fanno scalo in Albania per poi imbarcarsi su voli per Istanbul con destinazione finale Siria. Non solo. Secondo un documento dell'Ispi (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), “l’Albania risulta poi essere punto di partenza anche per alcuni jihadisti europei che utilizzano l’Italia come luogo di transito”. Sempre secondo fonti locali sarebbero due le vie battute: una via mare, su navi appartenenti a privati albanesi che attraccherebbero nel porto di Durazzo. L’altra via è quella aerea; i volontari partirebbero da aeroporti italiani secondari per raggiungere Tirana e dopo alcuni giorni di sosta, proseguirebbero per la Turchia e da lì, come noto, verso il teatro di guerra in Siria e Iraq.

Nel settembre del 2014 in Bosnia sono stati arrestati 16 jihadisti tra cui Bilal Bosnic, un predicatore piuttosto noto nel mondo islamico più radicale. Gli arrestati sono stati accusati di aver reclutato, organizzato e finanziato il trasferimento di jihadisti verso la Siria e l’Iraq per combattere nelle file di gruppi terroristi quali dell’Isis. Nelle perquisizioni sono spuntate fuori armi, munizioni, attrezzature militari, tessere sim, computer e altre apparecchiature informatiche.
Il predicatore Bilal Bosnic era noto anche in Italia per i sermoni di incitamento alla jihad in città come Roma, Siena, Como, Pordenone, Cremona, Bergamo.
L'operazione in Bosnia – denominata operazione “Damasco”, ha rivelato l’esistenza di una rete terroristica radicata sul territorio della repubblica ex jugoslava “liberata” dalla Nato, quella stessa Nato che nel 1995 bombardò soprattutto le postazioni serbo-bosniache e sostenne la comunità musulmana (circa il 40%) e croata contro quella serba. Da allora la Bosnia è praticamente commissariata dalla Nato e dall'Unione Europea che per anni hanno tollerato e agevolato la penetrazione di jiahdisti in questa enclave della periferia d'Europa. Un reportage di Lettera 43 racconta che l'influenza fondamentalista islamica nella capitale Sarajevo appare ancora relativa. “Donne e ragazze musulmane escono la sera, bevono alcol e fumano senza problemi. Mi sembra difficile", spiega agli inviati un giornalista di origini serbe, "che qui a Sarajevo attecchisca il radicalismo islamico". Ma la situazione è diversa nelle città bosniache come Srebrenica e Tuzla, dove, secondo alcuni, sarebbero sorti campi di addestramento per jihadisti da spedire in Siria e Iraq o sugli altri fronti della jihad. La cosa non dovrebbe sorprendere perchè negli anni Novanta, in Bosnia, erano arrivati centinaia di combattenti islamici – molti dalla Cecenia o dal Maghreb– per partecipare alla guerra civile contro i serbi e sostenuti dalla Nato che agevolò in ogni modo l'afflusso di jihadisti nel teatro balcanico, in Bosnia come in Kosovo e Albania. I finanziamenti erano assicurati soprattutto dal network saudita (inclusa Al Qaida) e dalla Turchia. Il flusso e poi l'insediamento in loco degli jihadisti, è stato agevolato da Mustafa Ceric, il gran muftì di Sarajevo sino al 2012, e da Alia Iztbegovic, l'ex presidente bosniaco sostenuto economicamente, politicamente e militarmente dalla Nato.

Ma una operazione analoga è stata condotta dalla Nato (Usa e Ue con pari responsabilità) anche nel Kosovo. Anche qui i bombardamenti della Nato contro la Serbia hanno spianato il terreno alla secessione del paese a maggioranza albanese e musulmana. Nei fatti si è costituita una enclave fuori controllo dove i gruppi jihadisti hanno trovato lo spazio per organizzarsi. Il governo del Kosovo solo recentemente – anche a causa del cambio di alleanze degli Usa e degli europei nello scenario mediorientale – è corso ai ripari.

Ad agosto dello scorso anno una operazione della polizia del Kosovo aveva portato in carcere 40 sospetti jihadisti (mentre altri 17 sono risultati irreperibili). Altre tre erano stati arrestati a giugno e altri 11 arrestati sette mesi prima. Alcuni sono molto giovani, nati addirittura nel 1994 e molti hanno meno di 30 anni. Ai giovani disoccupati kosovari vengono offerti fra 20mila e 30mila euro per andare a combattere con i jihadisti dell'Isis in Siria e Iraq ha denunciato pochi giorni fa il segretario della comunità islamica in Kosovo, Resul Rexhepi. Il Parlamento del Kosovo ha approvato pochi giorni una legge che vieta ai propri cittadini di partecipare a conflitti all'estero nel tentativo d'impedire ai suoi giovani di andare a unirsi ai gruppi jihadisti in Siria o in Iraq. La norma prevede fino a 15 anni di carcere per chiunque violi il divieto di prendere parte a conflitti armati all'estero. Il ministro dell'Interno di Pristina stima che circa almeno 300 persone dal Kosovo si siano recate a combattere insieme alle milizie dello Stato islamico in Iraq e Siria (Isis).

Mentre tutti gli sguardi, le attenzioni e le flotte militari convergono sulla Libia, le cancellerie occidentali evitano di rendere conto dei danni che hanno provocato negli ultimi venti anni anche nel vicino est, alle frontiere della stessa Unione Europea. La distruzione della federazione jugoslava, perseguita sistematicamente dalla Germania prima e da Usa e Unione Europea poi, ha consentito la nascita di enclavi out of control nei Balcani, zone dove i finanziamenti concorrenti di Turchia e Arabia Saudita hanno riprodotto scenari conflittuali e alleanze definitesi anche in Medio Oriente. Ma portandole vicino ai confini, anzi dentro il cortile di casa.






NA MORE CON AMORE

3a edizione! (anno 2015)

 
NA MORE cON AMORE è la nostra iniziativa di ospitalità estiva, in cui crediamo sempre molto, perché ci piacciono i bambini del mondo, perché ci piace pensarli “al mare con amore” e perché ci piace la condivisione e la solidarietà tra i popoli di cui il mare, spazio senza confini, dovrebbe essere sempre universale espressione.
E quest’anno l’estate si farà bambina, ma veramente piccolina, perché avremo la gradita responsabilità di ospitare un gruppetto di scolari con età compresa tra i 7 e gli 8 anni. Questi bambini vivono nella municipalità serba di Kraljevo, in particolare sono studenti della Scuola Primaria “Jovan Dučić”, provenienti da famiglie residenti nei villaggi di campagna di Roćevići e Vrdila.
 
Le associazioni di volontari “Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia Onlus” e “Non bombe ma solo caramelle Onlus” ci aiuteranno in tutto ciò, insieme ad altri, amici e conoscenti preziosi, dei quali non possiamo davvero fare a meno. Contiamo di accogliere un nuovo piccolo gruppo (fino a 9 ospiti), di cui l’insegnante Jelena Stajić ed il preside della Scuola Milivoje Popović, che conosciamo già da alcuni anni, saranno gli accompagnatori.
Il soggiorno dei bambini è previsto per fine agosto ed inizio settembre, sempre nella località di mare Santa Severa (provincia di Roma), dove verrà messa a disposizione gratuitamente una struttura privata, idonea per l’ospitalità prevista. I bambini potranno svolgere attività balneare, ricreativa ed anche culturale, nell’ambito di un programma adeguato all’età dei piccoli ospiti. Parteciperanno all’iniziativa bambini in grado di sostenere il viaggio e le relative attività, che saranno individuati dai nostri referenti locali.
 
La Scuola Jovan Dučić, con i suoi 95 alunni, ha le sue tre sedi nei villaggi di campagna Roćevići, Vrdila e Dedevci, a circa mezz’ora da Kraljevo (ca 20 km), con non più di 350 residenti, nel Distretto della Raška. Tuttavia la Scuola accoglie anche studenti della vasta periferia di Kraljevo e della campagna circostante (Roćevići, Vrdila, Dedevci, Pekčanica, Lopatnica, Bukovica e Petrevce). E’ a servizio di molte famiglie svantaggiate, in molti casi profughi dal Kosovo, che vivono ancora la condizione di sfollati in soggiorno temporaneo, di bambini con un solo genitore in vita e che vivono di un piccolo sostegno al reddito. La popolazione di questa piccola realtà diffusa è per lo più impegnata in agricoltura, soprattutto in frutticoltura e nell’allevamento, con un basso livello di istruzione (elementare) ed un reddito economico minimo. La maggioranza di donne e mamme sono casalinghe. Solo una piccola parte di padri lavorano come impiegati pubblici o privati. La scuola è stata fondata nel 1910 ed è una delle scuole più antiche della regione. Subito dopo la liberazione dal nazifascismo, nel 1945, inizia a lavorare come scuola primaria elementare e media ed in cui si studia da programma la lingua italiana.
Avendo fatto tesoro delle esperienze positive delle scorse edizioni, di cui potete ritrovare testimonianza sul nostro sito (https://www.cnj.it/INIZIATIVE/NaMoreConAmore.htm#2014), ci auguriamo anche quest’anno che l’iniziativa possa rafforzare le relazioni tra comunità, la reciproca conoscenza, a beneficio e come occasione di crescita psico-fisica soprattutto per i minori coinvolti. Sperando ciò possa in qualche modo contribuire alla serenità dei ragazzi e servire da stimolo per la loro vita in una realtà spesso difficile.
 
Il costo stimato per l’iniziativa è pari a circa 2.200 euro (per la passata edizione è stato di 2.102 euro). Dipenderà soprattutto dalle spese di viaggio, ancora da definire. Potremo assicurare vitto e spese di alcuni trasferimenti a costi contenutissimi o gratuiti, grazie ai volontari. Partiamo con 500 euro di fondi residui dell’edizione scorsa; ulteriori 150 sono stati destinati alle opere di ricostruzione in Bosnia, post alluvione del 2014. Abbiamo però bisogno di raccogliere ulteriori soldi e quindi, per chi può e vuole, è possibile sottoscrivere per l’iniziativa utilizzando le seguenti coordinate:
CONTO BANCOPOSTA n° 88411681; Intestato a JUGOCOORD ONLUS, ROMA
IBAN IT 40 U 07601 03200 000088411681
Causale “NA MORE CON AMORE”
Per qualsiasi informazione in più o chiarimenti sulle modalità di sottoscrizione:
Samantha Mengarelli, e-mail namoreconamore@...
Vi aggiorneremo sul programma e sugli sviluppi dell’iniziativa. Grazie per l’attenzione e un caro saluto.

Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia- ONLUS
Non Bombe ma solo Caramelle- ONLUS



(srpskohrvatski / english / italiano)

Eventi per il 16.mo dei bombardamenti NATO

0) Altri link e avvisi
1) Belgrado non dimentica le bombe umanitarie
2) 16th ANNIVERSARY OF NATO AGGRESSION + 15 YEARS OF THE BELGRADE FORUM FOR A WORLD OF EQUALS
Да се не заборави - Не у НАТО (видео) / Findings and conclusions of the round table “Not to forget – NO into NATO”


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NOTA per gli interessati:

Disponiamo di copie del libro 
NOVI "HLADNI" RAT. Agresija NATO 15 godina kasnije
// La nuova guerra "fredda". La aggressione NATO 15 anni dopo //

Interventi dei partecipanti al Meeting internazionale tenuto nel marzo 2014 a cura del Forum di Belgrado
provenienti dall' Irlanda, Venezuela, Austria, Francia, Russia, USA, Germania, Ucraina, Grecia, Canada, Bielorussia, Italia, Danimarca, Cipro, Turchia, Croazia, Serbia, Rep. Ceca, ecc. Altre info: https://www.cnj.it/24MARZO99/2014/index.htm#skup 
Edizione Beoforum. In cirillico. 
Il libro costa 15 euro + spese di spedizione. Per ordini: jugocoord @ tiscali.it

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Живадин Јовановић у ТВ емисија РТС-а „УПИТНИК“ 24.3.2015.
25 mar 2015 – У ТВ емисији РТС-а, „Упитник“, коју води реномирана новинарка-тв водитељка, Оливера Јовићевић, у којој су учествовали министар правде, Никола Селаковић, председник Београдског форума, Живадин Јовановић и председник Управног одбора Атлантског савета, Владан Живуловић, господин Живуловић је изједначио понашање НАТО са понашањем Хитлера. Живуловић је, поред осталог, рекао: „Наш народ каже, „Сила Бога не моли“, па ако ћемо сада, легалитет свих тих акција, када погледамо историју, Хитлер никох није питао, кренуо је у обрачун, НАТО није питао никога када је кренуо на Србију, односно Југославију...“

НАТО ПОСТУПИО КАО ХИТЛЕР рекао је председник Управног одбора Атлантског савета, Владан Живуловић, на програму националне телевизије РТС

Лапсус или тренутак искрености
ХИТЛЕРОВО ПОНАШАЊЕ КАО АЛИБИ ЗА АГРЕСИЈУ НАТО ПРОТИВ СРБИЈЕ (СРЈ)

У ТВ емисији РТС-а, „Упитник“ која је емитована 24. марта 2015., поводом 16. годишњице агресије НАТО, у којој су учествовали министар правде Никола Селаковић, председник Београдског форума Живадин Јовановић и председник Управног одбора Атлантског савета Владан Живуловић, господин Живуловић је изједначио понашање НАТО 1999. према Србији (СРЈ) са понашањем Хитлера уочи Другог светског рата. Живуловић је, поред осталог, рекао: 
„Наш народ каже, `сила Бога не моли`, па ако ћемо сада, легалитет свих тих акција, када погледамо историју, Хитлер никог није питао, кренуо је у обрачун, НАТО није питао никога када је кренуо на Србију, односно Југославију...“

Целу емисију „Упитник“ можете погледати на линку РТС-а:
http://www.rts.rs/page/tv/ci/story/17/%D0%A0%D0%A2%D0%A1+1/1868505/%D0%A3%D0%BF%D0%B8%D1%82%D0%BD%D0%B8%D0%BA.html
(Цитирани део од 17:48 до 18:05 )

Београд, 25.03.2015.                                      
Београдски форум за свет равноправних

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See also / Isto pogledaj:

Serbia: Belgrade marks 16th anniversary of NATO bombing (RuptlyTV, 24 mar 2015)
Several hundred people gathered in front of the former military headquarters in Belgrade on Tuesday to commemorate the 16th anniversary of North Atlantic Treaty Organisation's (NATO) bombing of the country, then a part of the Federal Republic of Yugoslavia...

PHOTOS: When History Teaches Nothing: Anniversary of NATO Bombing of Yugoslavia
http://sputniknews.com/photo/20150324/1019921016.html

Краљево: ОДЛУКЕ  ЗА  ПРАВЕ  АКЦИЈЕ (SUBNOR, 29. март 2015.)

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Il mito dell’invisibilità del caccia statunitense F-117 A è stato distrutto 16 anni fa in Serbia
da www.glassrbije.org – 27. 03. 2015. – Il mito sull’invisibilità del caccia statunitense F-117 A è stato distrutto in un villaggio della Serbia settentrionale sedici anni fa, quando le unità anitiaeree dell’esercito serbo l’hanno colpito e distrutto durante i bombardamenti della NATO contro la Federazione jugoslava. L’aereo il „Falco della notte“ ha avuto la fama di essere invisibile dopo molte azioni in Libano, Panama, Iraq e in altri Paesi. L’aereo F-117 A è caduto il 27 marzo del 1999 nel villaggio Budjanovci, tre giorni dopo l’inizio dell’aggressione della NATO. L’aereo è stato colpito alle ore 20 e 42 minuti con due proiettili „Neva“ del terzo divisione della trecentocinquantesima brigata della difesa antiaerea, i cui membri sono riusciti a identificarlo grazie al coraggio, l’addestramento e le innovazioni tecniche.

Kako je pao "Duh Misurija" (Dragan VUJIČIĆ | 21. mart 2015.)
Ni 16 godina od rata sa NATO, priča o rušenju američkih B-2 i F-117 do kraja nije rasvetljena (1). Ponos avijacije SAD prinudno sleteo u Spačvanske šume. Vest o pogotku stigla u 00.23 , a potvrđena tek posle rata...

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XVI Anniversario della aggressione NATO contro la RF di Jugoslavia /16. godišnjica od NATO-agresije protiv SR Jugoslavije


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Belgrado non dimentica le bombe umanitarie

25 marzo 2015 
Manifestazione di massa a Belgrado nell’anniversario delle prime bombe sulla città. La destra ultranazionalista irrompe nella piazza. La stampa italiana si accorge solo di loro

Carlo Perigli, inviato a Belgrado

Il suono delle sirene invade di nuovo le strade, il rumore dei caccia che sorvolano la città precedono di qualche secondo le esplosioni, quelle bombe “umanitarie” che per 78 giorni martoriarono senza sosta il popolo serbo. Per pochi secondi Belgrado rivive il dramma di quei giorni, i volti dei presenti si fanno scuri, gli occhi diventano lucidi, in un’atmosfera che tocca anche il più disinteressato dei turisti. Nessuno dimentica, nessuno tace, si rimane in silenzio soltanto per un minuto, intorno alle 19, ora in cui, esattamente 16 anni prima, l’Angelo Misericordioso – nome dato dalla Nato all’operazione militare – iniziò ad abbattersi sull’allora Repubblica Federale di Jugoslavia, spazzando via oltre 2000 vite innocenti. Sullo sfondo, le rovine dell’ex ministero federale della Difesa; sul palco, allestito a pochi metri, i bambini intonano l’inno nazionale, a precedere il discorso del primo ministro Aleksandar Vucic.

È soltanto la chiusura di una giornata il cui tempo è stato scandito dai presidi svolti in diversi punti della città; di fronte alla sede della Rts – Radio Tv Serba – dove una lapide ricorda i 16 lavoratori morti la notte del 22 aprile, quando la Nato decise di spegnere a suon di missili quella fastidiosa emittente, le cui immagini contraddicevano la bontà di quell’aggressione, assurda dal punto di vista morale e illegittima da quello legale; al parco Tasmajdan, distante poche decine di metri, dove si è reso omaggio al monumento eretto per ricordare tutti i bambini uccisi dalla guerra; in piazza della Repubblica, dove, come ogni anno, il Movimento Socialista ha steso un telo, sul quale alcuni passanti, tra i quali molti bambini, hanno iniziato a disegnare messaggi contro la guerra. Un’atmosfera piacevole, purtroppo rovinata dal corteo degli ultra-nazionalisti del Partito Radicale Serbo, la cui entrata in piazza ha nei fatti impedito lo svolgersi dell’iniziativa. Solamente qualche piccolo attimo di tensione, dopodiché il corteo, composto perlopiù da giovani e giovanissimi, ha lasciato la piazza, insieme alle loro bandiere delle “Aquile Bianche” e ad una manciata di celtiche cucite sulle giacche, l’ennesima dimostrazione di quanto possa essere assurdo il revisionismo storico che vuole dipingere i cetnici della II guerra mondiale come contrapposti militarmente all’invasore italo-tedesco.

“Sfortunatamente oggi abbiamo vissuto una situazione poco piacevole – ha dichiarato a Popoff Nebojsa Petrovic, presidente della sezione di Belgrado del Movimento dei Socialisti e deputato all’Assemblea Nazionale – il Partito Radicale ha rovinato la manifestazione. Sta diventando chiaro a tutti il motivo per cui Seselj – presidente del partito, negli ultimi 10 anni recluso nelle prigioni dell’ICTY all’Aja – è tornato in Serbia. È assolutamente un elemento di disturbo – ha concluso – non è benvenuto nella società”. Un elemento di disturbo a cui la stampa italiana ha dedicato decine di articoli, appiattendo su di lui le commemorazioni del 24 marzo e tacendo sul resto, sulla stragrande maggioranza dei serbi, quelli che 16 anni fa sceglievano di diventare “bersagli umani” sui ponti di Belgrado e che ogni anno continuano a scendere in piazza, per chiedere a gran voce giustizia e verità.


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Vedi anche / Isto pogledaj:

Беофорум - Отварање фото изложбе поводом 15 год. рада 
Поводом обележавања 15 година рада Београдског форума за свет равноправних, 23.3.2015. у Сава Центру u Beogradu је отворена фото изложба о досадашњем раду Беофорума...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=cJXiyqxQeFQ

Беофорум - Фото изложба поводом 15 год. рада
Поводом обележавања 15 година рада Београдског форума за свет равноправних, 23.3.2015. у Сава Центру u Beogradu је приказана фото изложба о досадашњем раду Беофорума. Пред вама су снимци свих изложених паноа...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=dNUI-cwuGW0

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Belgrade Forum for a World of Equals
23 March 2015

16th ANNIVERSARY OF NATO AGGRESSION
15 YEARS OF THE BELGRADE FORUM FOR A WORLD OF EQUALS


The 16th anniversary of the beginning of NATO aggression against Serbia (the Federal Republic of Yugoslavia) has been marked by the Roundtable “Not to Forget – No into NATO” held in the “Sava Center”, whereas 15 years since the establishment of the Belgrade Forum for a World of Equals has been marked by the exhibition of photographs and by promotion of the Belgrade Forum’s latest published book.

The Roundtable was convened by the Belgrade Forum, the Club of Serbian Generals and Admirals, and the SUBNOR of Serbia, as co-organizers. The participants of the Roundtable were: Živadin Jovanović, General Jovo Milanović, Aleksej Čagin, President of the Association of Russian Heroes, Dr. Momčilo Vuksanović, President of the Serbian National Council of Montenegro, Prof. Radoš Smiljković, Prof. Radovan Radinović, Milica Arežina, Dr. Stanislav Stojanović, Admiral Boško Antić, Đurđina Turković (Podgorica), Neven Đenadija (Banja Luka), Branislava Mitrović, Natalija Šatalina, and many others.

The gathering paid their tribute to all victims of the NATO aggression by a moment of silence. The audience comprised a large number of the co-organizers’ members and their friends from the independent and non-partisan associations, representatives of the local self-governments, representatives of the cultural, educational, and scientific institutions, Academicians from the SANU, representatives of the Serbian Orthodox Church, the Diaspora, and the diplomatic representatives from Russia and Belorussia.

The exhibition of photographs was opened and the Belgrade Forum’s latest edition was introduced by Živadin Jovanović. The event was accompanied by appropriate cultural program, performed by members of the Cultural Artistic Society “Kosovski Božuri”.

The exhibition will be open every day, until 30 March 2015.

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Да се не заборави - Не у НАТО (видео)

среда, 25 март 2015 

Округли сто Београдског форума за свет равноправних, на тему: "Да се не заборави - Не у НАТО", одржан у Сава Центру у Београду, 23. марта 2015-те, и то поводом 16. годишњице агресије НАТО против Србије (СРЈ).

Учесници округлог стола су:

1. Живадин Јовановић (Председник Београдског форума за свет равноправних)
2. Јово Милановић (Генерал-потпуковник)
3. Алексеј Чагин (Председник Асоцијације хероја Русије)
4. Наталија Шатилина
5. Проф. др Радош Смиљковић
6. Милица Арежина
7. Ђурђина Турковић
8. Др Станислав Стојановић
9. Невен Ђенадија (Бања Лука)
10. Бранислава Митровић
11. Бошко Антић (Адмирал)
12. Проф. др Радован Радиновић (Генерал)
13. Др Момчило Вуксановић

Коментари присутних:

1. Проф. Веселин Вујнић (Medical Physicist Inst. of Oncology and Radiology)
2. Проф. др Рајко Унчанин (Члан надзорног одбора Инжењерске коморе Србије)
3. Др Љубомир Грујић


VIDEO: ДА СЕ НЕ ЗАБОРАВИ НАТО АГРЕСИЈА - НЕ У НАТО!
Pubblicato il 25 mar 2015 – Округли сто Београдског форума за свет равноправних, на тему: "Да се не заборави - Не у НАТО", одржан у Сава Центру у Београду, 23. марта 2015-те, и то поводом 16. годишњице агресије НАТО против Србије (СРЈ).

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Na s-h-om: ОЦЕНЕ И ЗАКЉУЧЦИ ОКРУГЛОГ СТОЛА „ДА СЕ НЕ ЗАБОРАВИ – НЕ У НАТО“
Београд, Сава центар, 23. март 2015.
http://www.beoforum.rs/sve-aktivnosti-beogradskog-foruma-za-svet-ravnopravnih/86-okrugli-sto-da-se-ne-zaboravi-ne-u-nato/678-okrugli-sto-16-godina-od-agresije-nato.html



FINDINGS AND CONCLUSIONS OF THE ROUND TABLE“NOT TO FORGET – NO INTO NATO”

Belgrade, Sava Center, 23 March 2015

NATO Aggression against Serbia (the FRY) in 1999is a crime against peace and humanity, a crime whose perpetrators have not been brought to justice.
This aggression was the introducing of the NATO’s global interventionism strategy under the harshest violation of the fundamental principles of the international law and the role of the United Nations, most notably, the Security Council. Thus, in the vital area of the peace and security, NATO has usurped the role of the United Nations.

NATO demonstrated a new principle: wherever the law presents an obstacle for the achievement of its goals of conquest, the law should be removed.

The panelists and all participants in the Round table have unanimously assessed that NATO, as an aggressive imperialist alliance, has nowhere in the world been a part of the solution, but rather the factor of conquests, contributor to divisions and conflicts, tearing the states apart, wreaking a “controlled” chaos (Afghanistan, Iraq, Syria, Yemen, Libya.

The gathering voiced are solute opposition to Serbia’s entry to the NATO military system through the means of accepting the “Individual Partnership Action Plan”, assessing this document as the single most serious blow to sovereignty, freedom and dignity of the nation, as abandonment of the status of military neutrality, and the act of surrendering the fate of the country into the hands of NATO. 
By virtues of regulating not only the military issues, but also all areas of the economic, cultural, informative and social life in general, this IPAP is embodiment of NATO’s militaristic, authoritarian and imperialist concept. The official explanations, aiming at pacifying and misleading the public, were evaluated as utterly irresponsible, dismissive and indecent. The participants referred to the IPAP’s request to finalize the process of privatization, concluding that such request reveals the true nature of NATO as the leverage of the multinational corporate capital, whose goal is to establish the complete control over the economic, natural and human resources in the world. 
The gathering sent a unanimous appeal to the authorities to suspend the preparations for the sale of Telekom, the EPS, the PKB, Dunav Insurance, the mines, the agricultural land, waters, and other national riches. A robust public sector in any country serves as a pillar of country’s democracy, independence, and the care for the future. The question was raised–what remains of freedom and democracy if all economic, financial and natural resources are handed over to the hands of the multinational companies of the western countries? What would remain for Serbia to administrate?

NATO aggression of1999and establishment of military camp “Bondsteele” in Kosovo and Metohija were the first step in the practical implementation of NATO’s conquest strategy in the East, its deployment to the Russian borders, and nailing the wedge in the relations between Europe and Russia. The civil war in Ukraine is the corollary of NATO’s strategy of Eastward expansion.
NATO and the leaders of some of its member states have publicly admitted that the aggression of 1999 had been committed in violation of the international law and the role of the United Nations Security Council. NATO and its member states are thus liable to compensate the war damage to Serbia (the FRY)in the amount of USD 100 billion.
President of Serbia, Mr.Tomislav Nikolić,in his last year’s speech in Užice on the occasion of the National Day of Statehood, stated request for the compensation for war damages caused by the aggression of NATO. This presumes that the Government of Serbia should take appropriate concrete steps in order to officially present this initiative raised by the President of the Republic, publicly stated on behalf of the nation, to NATO and its members, and to launch the relevant negotiations.
An appeal was made to the competent authorities to initiate activities to determine the exact number and names of the civilian victims of NATO aggression.
An appeal was made to the competent authorities to establish, in cooperation with expert and scientific institutions, the consequences of the use of weapons with the deleted uranium, and to take appropriate measures in order to eliminate a huge public concern over the mass scale of cancers and deformities in newborns, especially in Kosovo and Metohija, with a view to protecting the health of the people against any further tragic consequences.

The UNSCR 1244 and the Constitution of Serbia are the enduring basis for a peaceful and just political solution for the status of the Province of Kosovo and Metohija. Nobody is entitled to undervalue, violate, or replace this basis. Nobody is entitled to trade the rights Serbia has to Kosovo and Metohija as an integral part of the Serbian state territory, in exchange for any short-term interests, since this would be tantamount to undermining Serbia as a state.

The government institutions of Serbia are invited to promptly request satisfying of all obligations towards Serbia as set forth under UNSC Resolution 1244, and, in particular, the following: 
-Free and safe return of 250,000 Serbs and non-Albanians to Kosovo and Metohija, as soon as possible,
-Return of specified contingents of Serbian military and the Police to Kosovo and Metohija
-Economic reconstruction of Serbia, as set forth under UNSC Resolution 1244,
-completing the decontamination of areas in which NATO had used weapons with depleted uranium, at the expense of NATO member states,
- Deactivation of the NATO’s unexploded ordnances – aircraft bombs, cluster bombs, and other ordnance, at the expense of NATO member states.

Finally, the gather requested the prompt reconstruction and completion of the ”Eternal Fire”, Monument to the victims of NATO aggression, in the Park of Friendship, Ušće, Novi Beograd.
Panelists and participants of the Round table sent the appeal to the relevant institutions not to use the funds from the Republic Budget to finance anyone acting contrary to the national and state interests, and, in particular, those who advocate the recognition of the forcibly invaded Province of Kosovo and Metohija, and those advocating the relinquishing of the policy of the country’s military neutrality.

Belgrade, 23March 2015





Finché c'è guerra non c'è speranza

1) Rete No War: L'ITALIA SI DISSOCI DALL'ADDESTRAMENTO TURCO-STATUNITENSE DI JIHADISTI FUTURI E PRESENTI IN SIRIA
2) Comitato contro la guerra – Milano: APPELLO (CNJ ONLUS aderisce ed invita ad aderire)
3) Mosca: armi nucleari USA in Europa sono in contrasto con gli accordi
4) Manlio Dinucci: Il boom dell’industria bellica / Il declino dell’impero Usa 


=== 1 ===

(ricevuto da M. Correggia, con invito a far "circolare anche a mezzo social network per chi li usa, e chi vuole come gruppo scriva al Gentiloni cose analoghe. Siccome tutti stanno in silenzio, se parlano anche in pochi, qualche effetto c'è. Email da usare x Gentiloni: segrmin.gentiloni @esteri.it e gabinetto @esteri.it )

Oggetto: da Rete No War al ministro Paolo Gentiloni con richiesta di incontro

L'ITALIA SI DISSOCI DALL'ADDESTRAMENTO TURCO-STATUNITENSE DI JIHADISTI FUTURI E PRESENTI IN SIRIA

Egregio ministro degli Esteri, Le scriviamo per invitarLa a dissociarsi dalla dissennata decisione da parte degli Stati uniti e della Turchia di addestrare (ulteriori) 5mila militanti di gruppi armati cosiddetti "moderati" in Siria, affinché combattano contro l'autoproclamato "Stato islamico" e al contempo contro il governo di Damasco. 

Le scriviamo come cittadini italiani e come membri di Rete No War, rete pacifista molto attiva negli ultimi anni contro le molteplici azioni sbagliate dei governi occidentali, azioni reiterate che in particolare sugli scenari libico e siriano hanno portato - è ormai di un'evidenza abbagliante - all'affermarsi dello sconvolgente terrorismo sedicente islamico. 

L'errore è stato troppo spesso ripetuto. Come Lei ben sa, la Nato in Libia ha finito per fare da forza aerea di gruppi jihadisti. E in Siria, gruppi armati dell'opposizione hanno goduto dal 2012 dell'appoggio economico, logistico e diplomatico da parte del gruppo di sedicenti "Amici della Siria" (fra questi Arabia saudita, Qatar, Turchia, Usa, Francia e Gran bretagna...e purtroppo Italia). L'addestramento da parte turca-statunitense non è niente di nuovo. E' un errore reiterato.

E  che risultato ha dato? Anche gruppi di opposizione chiamati "moderati", spesso si sono alleati o sono passati con al Nusra o con Daesh in un continuo sistema di porte girevoli; in altri casi, sconfitti sul campo, hanno comunque ceduto le armi a quei gruppi terroristi. Abbiamo documentato più volte questo fenomeno. Così, anche questa volta le persone addestrate e le relative armi molto probabilmente finiranno nelle mani di terroristi.

Ministro, questo addestramento turco-statunitense è un ennesimo attentato ai siriani. E' una garanzia che questa guerra che ha distrutto un paese continuerà a lungo. 

E' evidente il doppio gioco di chi parla di negoziati ma alimenta la guerra. L'Italia deve dissociarsi dagli "Amici della Siria" e dalle sue politiche. L'Italia deve rimuovere le sanzioni che peggiorano la tragedia del popolo siriano. L'Italia deve impegnarsi per il dialogo. Basta con i falsi di guerra. 

Ci riferiamo anche all'intervento armato dell'Arabia saudita in Yemen. I sauditi, fonte inesauribile di finanziamento di gruppi jihadisti che poi confluiscono nell'Isis, ha messo su una coalizione per schiacciare i ribelli sciiti yemeniti houti, che non sono terroristi. 

Come mai invece i ribelli siriani, che hanno dimostrato di passare facilmente a gruppi jihadisti e terroristi, sono coccolati dall'Occidente oltre che dai petromonarchi?

Le chiediamo un incontro per discutere di questi argomenti. 

Grazie

Rete No War  (per contatti 331-2053435)


=== 2 ===

Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS aderisce ed invita ad aderire all'appello di seguito riportato:

Comitato contro la guerra – Milano

 

Questo appello nasce dalla volontà dei soggetti promotori di mobilitarsi contro la politica di aggressione, condotta dalla NATO – USA in testa, che ha già provocato una violenta rottura degli equilibri in tutto il Medio Oriente, in parte del continente africano, in Europa.

 

Il risultato ad oggi, sotto gli occhi di tutti, sono le guerre in corso in Iraq, Siria, Libia, Ucraina costate decine e decine di migliaia di morti ed un’emergenza umanitaria per milioni di profughi.

 

Stiamo assistendo alla solita commedia, il cui copione è ben noto: ancora una volta finanziamenti degli USA e, allo stesso tempo, mercenari, filonazisti, jihadisti, golpisti, consiglieri militari della NATO. Migliaia di morti civili sono il tragico risultato.

 

Per il momento una guerra devastante tra la NATO e la Federazione Russa è stata scongiurata, ma accuse, sanzioni (che tra l’altro si stanno ritorcendo contro i lavoratori italiani ed europei), manovre militari fatte per provocare, stanno portando il mondo su una strada molto pericolosa.

 

Risulta incredibile che chi ha provocato questi disastri, oggi faccia finta di volerli risolvere, così come il fatto che si discuta il possibile finanziamento per 15 miliardi di euro al governo ucraino, arrivato al potere attraverso un colpo di stato e responsabile di massacri nell’est del paese.

 

Infine risulta inaccettabile che non si consideri appieno come il Qatar, l’Arabia Saudita, la Turchia e gli USA abbiano dato un contributo determinante alla formazione di gruppi jihadisti, la cui massima espressione è attualmente l’ISIS.

 

Noi organizzazioni di diverso orientamento e differenti sensibilità, sentiamo il dovere di chiamare alla mobilitazione contro il pericolo di queste guerre, che avrebbero ripercussioni imprevedibili a livello mondiale.

Chiediamo l’impegno di quanti aderiranno a scendere in piazza prima che sia troppo tardi.

La prima vittima della guerra è la verità. 

La guerra è contro i lavoratori. Non un soldo per la guerra

 

Per infocomitatocontrolaguerramilano@... - comitatocontrolaguerramilano.wordpress.com - cell. 3383899559

 

È IN CORSO LA RACCOLTA ADESIONIad ora sono pervenuteRete NoWar-RomaForum contro la guerra - Venegono, Ass. “La Casa Rossa” - Milano, Banda BassottiMarx21.it, Ass. Cult. Stella Alpina - Novara, Ass. Italia-Cuba - Milano, PCdI Milano,PCdI LombardiaPC Provincia di MilanoCoordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUSComitato Altra Europa zona 8 - Milano, Ass.  Un'Altra StoriaSez. ANPI "Bassi - Viganò" - Milano, Sez. PCdI "Laika" - Milano, Giovani Comunisti– Milano, Sez. ANPI Porta Genova - Milano, PCdI Federazione di Pescara, Sez. PCdI “Gagnoni” - zona 5 Milano, Redazione di ALBAinformazioneLa Scintilla – Milano, PRC “Luca Rossi” – Affori Milano, Rete disarmiamoli - nodo di vicenza,  Nella Ginatempo (Sociologa e scrittrice del Movimento per la pace), Patrick Boylan (PeaceLink, Rete NoWar-Roma, Cittadini statunitensi per la pace e la giustizia), Tiziano Cardosi (Comitato No tunnel TAV Firenze), Anna Migliaccio (Comitato Centrale PCdI), Anita Fisicaro (Rete Nowar-Roma), Ugo Giannangeli (Avvocato), Maurizio Musolino (Segreteria Nazionale PCdI), Vladimiro Vaia(economista), Bianca Riva (NO TAV Valsusa), Gabriella Vaccaro,Angelo Baracca (Firenze), Nunzia Augeri (ricercatrice storica - PCdI), Paolo D'Arpini (Rete Bioregionale Italiana), Elio RindoneGian Piero Riboni (Comitato per Milano zona 8), Maurizio Quattrocchi (ingegnere), M.Gabriella Guidetti (Rete NoWar Roma), Claudia Berton (insegnante e scrittrice, Verona), Vincenzo Brandi (Rete No War e Comitato No Nato), Elio Varriale (Istituto della Memoria in Scena - FI), Sergio Tecla Introini, Massimo Ponchia (Rubano - PD), Monica Zoppè (PI), Roberto Galtieri, Presidente ANPI Belgique, Elio NocerinoCamillo BoniIvo Batà(Fronte Palestina Milano), Francesca Iacobucci (Fronte Palestina Milano), Maria Cristina Bandeira Santos (Fronte Palestina Milano), Jonathan Chiesa (Coord. Com. "Altra Europa con Tsipras" - zona 9), Giovanni Sarubbi (direttore www.ildialogo.org)


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Mosca: armi nucleari USA in Europa sono in contrasto con gli accordi

24.03.2015
Paesi non nucleari della NATO partecipano a “missioni congiunte”

Il portavoce del ministero degli Esteri della Russia, Aleksander Lukashevich, ha dichiarato che la presenza delle armi nucleari degli Stati Uniti in Europa è in contrasto con il trattato di non proliferazione e che i tentativi di Washington di negarlo sono inconsistenti.
Il diplomatico ha detto  che il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Jen Psaki, sta travisando i fatti, quando dice che le armi nucleari americane in Europa sono "costantemente sotto il controllo degli USA e non vengono mai passate ad altri Stati".
"In realtà le cosiddette "missioni nucleari congiunte" della NATO prevedono la partecipazione dei paesi non nucleari dell'alleanza alla pianificazione nucleare e all'addestramento delle truppe all'uso delle armi nucleari che viene effettuato adoperando aerei, equipaggi, infrastruttura aeroportuale e servizi di terra degli Stati in questione", — ha spiegato Lukashevich, precisando che le ultime esercitazioni di questo tipo, Steadfast Noon, sono state svolte in autunno dell'anno scorso in Italia.
Lukashevich ha fatto ricordare che l'Articolo 1 del Trattato di non proliferazione proibisce agli Stati nucleari di passare a chiunque, in modo diretto o indiretto, il controllo degli armamenti e degli altri congegni nucleari esplosivi, mentre l'Articolo 2 impone ai paesi non nucleari il divieto di assumere tale controllo esplicitamente o in modo indiretto, da chiunque sia ceduto.


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En francais: Le boom de l’industrie de guerre
Par Manlio Dinucci, Il Manifesto / Mondialisation.ca, 17 mars 2015
http://www.mondialisation.ca/le-boom-de-lindustrie-de-guerre/5437240


Il boom dell’industria bellica

di  Manlio Dinucci, su Il Manifesto del 16.3.2015
L'arte della guerra. La rubrica settimanale di Manlio Dinucci

Il com­mer­cio inter­na­zio­nale di arma­menti è cre­sciuto come volume del 16% in cin­que anni e con­ti­nuerà ad aumen­tare: lo con­fer­mano i dati dif­fusi il 16 mar­tzo 2015 dal Sipri [ http://www.sipri.org/media/pressreleases/2015/at-march-2015 ]. Prin­ci­pali espor­ta­tori restano gli Stati uniti (col 31% dell’export mon­diale), seguiti da Rus­sia (27%), Cina [ http://www.ilmanifesto.info/xi-jinping-senza-pieta-al-gabbio-anche-lex-capo-dellintelligence/ ] (pas­sata dal sesto al terzo posto col 5%), Ger­ma­nia, Fran­cia, Gran Bre­ta­gna, Spa­gna, Ita­lia [ http://www.ilmanifesto.info/tredici-miliardi-per-gli-f-35/ ], Ucraina e Israele.
L’Ita­lia – il cui export mili­tare è cre­sciuto di oltre il 30% in cin­que anni e aumen­terà ulte­rior­mente gra­zie alla ricon­ver­sione di Fin­mec­ca­nica [ http://www.ilmanifesto.info/renzi-gioca-alla-battaglia-navale/ ]dal civile al mili­tare – è quindi l’ottavo espor­ta­tore mon­diale di arma­menti, che for­ni­sce soprat­tutto a Emi­rati Arabi Uniti, India e Turchia.
Prin­ci­pali impor­ta­tori mon­diali sono India, Ara­bia Sau­dita, Cina, Emi­rati Arabi Uniti, Paki­stan, Austra­lia, Tur­chia, Stati Uniti (che impor­tano arma­menti tede­schi, bri­tan­nici e cana­desi). In forte aumento l’import mili­tare delle monar­chie del Golfo (71% in cin­que anni), e in gene­rale del Medio­riente (54%), e quello dell’Africa (45%).
Nes­suno cono­sce però il reale volume e valore dei tra­sfe­ri­menti inter­na­zio­nali di armi, diversi dei quali avven­gono in base a tran­sa­zioni poli­ti­che. Il tutto sotto il para­vento del Trat­tato sul com­mer­cio di arma­menti, varato solen­ne­mente dall’Onu due anni fa.
Que­sta è solo la punta dell’iceberg della pro­du­zione di arma­menti, per la mag­gior parte desti­nata alle forze armate degli stessi paesi produttori.
In testa gli Stati Uniti, che stan­ziano (stando alle sole cifre del bud­get del Pen­ta­gono) circa 95 miliardi di dol­lari annui per l’acquisto di arma­menti: una enorme quan­tità di denaro pub­blico che, river­sata nelle casse delle mag­giori indu­strie bel­li­che Usa (Lockheed-Martin. Boeing, Ray­theon, Nor­th­rop Grum­man, Gene­ral Dyna­mics, Uni­ted Tech­no­lo­gies), per­mette loro di col­lo­carsi al primi posti su scala mondiale.
Poi­ché il busi­ness delle armi aumenta man mano che cre­scono le ten­sioni e le guerre, l’esplosione della crisi ucraina e il con­se­guente con­fronto Nato-Russia hanno rap­pre­sen­tato una for­tuna per i grossi azio­ni­sti delle indu­strie bel­li­che sta­tu­ni­tensi ed europee.
Nell’esercitazione Nato che si svolge que­sto mese in Polo­nia, gli Usa schie­re­ranno una bat­te­ria di mis­sili Patriot «quale deter­rente all’aggressione sul fianco orien­tale». In realtà soprat­tutto per­ché la Polo­nia deve deci­dere entro l’anno se acqui­stare i mis­sili Patriot, pro­dotti dalla sta­tu­ni­tense Ray­theon, o quelli ana­lo­ghi del con­sor­zio franco-italiano Euro­sam: un affare da 8 miliardi di dol­lari, nel qua­dro di uno stan­zia­mento di 42 miliardi (quasi 40 miliardi di euro) deciso da Var­sa­via per poten­ziare le sue forze armate. La Polo­nia intende anche acqui­stare tre nuovi sot­to­ma­rini da attacco, arman­doli di mis­sili da cro­ciera (a duplice capa­cità con­ven­zio­nale e nucleare) for­niti dalla Ray­theon o dalla fran­cese Dcns.
Stesso busi­ness in Ucraina: Washing­ton ha annun­ciato una nuova for­ni­tura a Kiev, da 75 milioni di dol­lari, di mate­riali mili­tari «non-letali», tra cui cen­ti­naia di blin­dati «non-armati» che pos­sono essere facil­mente armati con sistemi pro­dotti in Ucraina o impor­tati. Poro­shenko ha annun­ciato, il 13 marzo, che il governo di Kiev ha fir­mato con­tratti per impor­tare «armi letali» da 11 paesi dell’Unione euro­pea, tra cui cer­ta­mente l’Italia. In piena atti­vità anche le indu­strie bel­li­che russa e cinese.
Per con­tro­bi­lan­ciare la forza navale Usa, che dispone di circa 300 navi da guerra com­prese 10 por­tae­rei, la Rus­sia sta costruendo simul­ta­nea­mente quat­tro sot­to­ma­rini nucleari e la Cina si sta dotando di una seconda por­tae­rei pro­dotta nazio­nal­mente. Così il mondo fab­brica gli stru­menti della sua distruzione.

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Il declino dell’impero Usa 
 
Manlio Dinucci
, su Il Manifesto del 24.3.2015
L'arte della guerra. La rubrica settimanale di Manlio Dinucci

Washington ce l’ha messa tutta per impedire che i suoi alleati entrassero nella Banca d'investimenti per le infrastrutture asiatiche (Aiib), creata dalla Cina, ma non ce l’ha fatta: Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia (4 dei membri del G7) hanno aderito e altri, compresa l’Australia, seguiranno. 
A preoccupare Washington è il progetto complessivo in cui rientra l’Aiib. Esso ha come epicentro l’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione (Sco): nata nel 2001 dall’accordo strategico cino-russo per controbilanciare la penetrazione Usa in Asia Centrale, si è estesa all’ambito economico, energetico, culturale e ad altri.  Ai sei membri (Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan) si sono aggiunti, per ora in veste di osservatori, India, Iran, Pakistan, Mongolia e Afghanistan e, come partner di dialogo, Bielorussia, Sri Lanka e Turchia. La Sco, che comprende un terzo della popolazione mondiale e salirà a circa la metà quando ne faranno parte gli attuali paesi osservatori, dispone di risorse e capacità lavorative tali da farne la maggiore area economica integrata del mondo. 
La Sco è collegata al Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), che ha deciso di creare una propria Banca per lo sviluppo e un proprio Fondo di riserva. Questi organismi finanziari e la Banca asiatica possono col tempo soppiantare in gran parte la Banca mondiale e il Fmi che, per 70 anni, hanno permesso agli Usa e alle maggiori potenze occidentali di dominare l’economia mondiale attraverso i prestiti-capestro ai paesi indebitati e altri strumenti finanziari. 
I nuovi organismi possono allo stesso tempo realizzare la dedollarizzazione degli scambi commerciali, togliendo agli Stati uniti la capacità di scaricare il loro debito su altri paesi stampando carta moneta usata cone valuta internazionale dominante, anche se la convertibilità del dollaro in oro, stabilita nel 1944 a Bretton Woods, ha avuto fine nel 1971. Più affidabili come valuta internazionale sono altre monete, come il renminbi cinese: Londra sta per diventare la base per lo sviluppo di strumenti finanziari denominati in renminbi. 
Non potendo contrastare con strumenti economici tale processo, che accelera il declino degli Stati uniti restati finora la maggiore potenza economica mondiale, Washington getta la spada sul piatto della bilancia. Rientra in tale strategia il putsch di piazza Maidan che, creando un nuovo confronto con la Russia, ha permesso agli Usa di rafforzare ulteriormente la Nato, principale strumento della loro influenza in Europa. 
Nella stessa strategia rientra il crescente spostamento di forze militari Usa nella regione Asia/Pacifico in funzione anticinese. Emblematica la strategia per «la potenza marittima del 21° secolo», appena pubblicata dalla U.S. Navy. Essa sottolinea che l’importanza economica di questa regione, dove è in corso «l’espansione navale» della Cina, «impone di fare crescente affidamento sulle forze navali per proteggere gli interessi statunitensi», tanto che «nel 2020 sarà concentrato nella regione circa il 60% delle forze navali e aeree della U.S. Navy». 
Le potenze europee, mentre aderiscono per interesse economico alla Banca asiatica creata dalla Cina, collaborano alla strategia Usa per impedire con la forza militare che la Cina, insieme alla Russia, sovverta l’attuale «ordine economico» mondiale. Il gruppo franco-tedesco-spagnolo Airbus creerà una rete satellitare militare sulla regione Asia-Pacifico. E la Francia, che ha scavalcato la Gran Bretagna quale più stretto alleato Usa, ha inviato nel Golfo la nave ammiraglia Charles de Gaulle, ponendola sotto comando Usa.