Jugoinfo


(Si vedano anche le dichiarazioni preoccupate di Simon Wiesenthal, risalenti al 1993, in merito distruzione della Jugoslavia ed al sostegno europeo e statunitense al nazismo croato:

http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=586:il-centro-wiesenthal-denuncia-la-cerimonia-svoltasi-a-zagabria-in-croazia-in-memoria-del-boia-croato-ante-pavelic&catid=2:non-categorizzato

Il Centro Wiesenthal denuncia la cerimonia svoltasi a Zagabria in Croazia, in memoria del boia croato Ante Pavelic.


Gerusalemme. Il Centro Simon Wiesenthal ha duramente denunciato lo svolgimento di una funzione religiosa svoltasi ieri nel centro di Zagabria alla memoria del boia croato Ante Pavelic che fu a capo dello Stato Indipendente di Croazia (NDH) durante la Seconda guerra mondiale. In una presa di posizione in data odierna del suo principale cacciatore di nazisti, lo storico dell’Olocausto Efraim Zuroff, il Centro ha posto in risalto il ruolo determinante assunto dalle iniziative di genocidio lanciate da Pavelic contro i serbi, gli ebrei e gli zingari in Croazia nel corso della Seconda guerra mondiale nonché la persecuzione sistematica e l’assassinio degli antifascisti croati.

A parere di Zuroff:

E’ arduo immaginare che nel centro della capitale di uno dei Paesi membri dell’Unione europea, in prossimità della comunità ebrea di Zagabria, centinaia di persone si siano raccolte ieri per commemorare uno dei più grandi carnefici della storia europea. Simile cerimonia è un vero insulto alla memoria delle centinaia di migliaia di vittime innocenti di Pavelic. Essa costituisce inoltre un distintivo di vergogna per la Chiesa cattolica, che ha permesso lo svolgimento della cerimonia nella Basilica del Cuore di Cristo, il quale, se fosse vissuto durante il Secondo conflitto mondiale, sarebbe stato anch’egli preso di mira e fisicamente eliminato”.

Bruxelles deve fare i conti con il ritorno del fascismo in Europa orientale.

Il croato Ante Pavelic, fondatore del movimento degli Ustascia, fu responsabile in prima persona delle politiche di sterminio del movimento da lui fondato.

Cercate d’immaginare il seguente scenario. La prossima primavera nel settantesimo anniversario della morte di Adolf Hitler una messa di suffragio viene tenuta nel centro di Berlino in una delle più importanti chiese della città, che per pura casualità si viene a trovare alcune centinaia di metri dai locali della Comunità ebrea, alla quale prendono parte migliaia di fedeli, giunti a onorare con la loro presenza la memoria del fondatore del Terzo Reich. Ovviamente un evento del genere appare assolutamente fuori dell’immaginabile nella realtà della Repubblica Federale per una serie di questioni giuridiche e di altra natura, una delle non meno importanti quella relativa alle non buone relazioni intrattenute dal Führer con i rappresentanti della Cristianità.

Ma l’equivalente croato ha avuto luogo solamente due giorni orsono a Zagabria, dove diverse centinaia di persone hanno preso parte alla messa in memoria di Ante Pavelic, il Presidente dello Stato indipendente di Croazia (NDH), creato dai tedeschi e dagli italiani dopo l’occupazione della Yugoslavia nell’aprile del 1941 e uno dei più grandi carnefici nella storia della Seconda guerra mondiale. Pavelic è stato il fondatore degli Ustascia, un movimento fascista da lui creato nella seconda metà degli anni venti e che assurse al ruolo di partito dominante nello stato satellite creato nel 1941. Egli fu personalmente responsabile delle politiche di sterminio poste in essere dagli Ustascia in tutta la zona sotto il loro controllo, dove centinaia di migliaia di serbi, ebrei e zingari furono brutalmente assassinati, la maggior parte nei campi di concentramento sparsi un po’ dappertutto nel territorio croato, il più vasto dei quali fu Jasenovac, dove almeno 100.000 vittime innocenti furono eliminate e che passò sotto il nome di “Auschwitz dei Balcani”.

Dopo la guerra Pavelic riuscì a fuggire in Argentina seguendo l’infame “rotta dei sorci”, la rete di fuga, appositamente approntata dal vescovo austriaco Alois Hudal con l’aiuto del prete croato Krunoslav Draganovic per consentire ai criminali di guerra nazisti di approdare in siti sicuri in America latina ed in Medio Oriente. Egli fu scovato a Buenos Aires dall’intelligence iugoslavo e rimase ferito in un tentativo di assassinio, delle cui conseguenze egli successivamente morì a Madrid due anni dopo nel 1959. Pavelic resta un eroe per molti croati il che spiega la grossa partecipazione alla messa di suffragio della scorsa domenica. Normalmente uno si aspetterebbe che, a distanza di quasi un quarto di secolo dal momento che la Croazia è divenuta uno stato democratico e dopo essere entrata in qualità di membro a pieno diritto nell’Unione europea, una simile venerazione nei confronti di uno che è stato uno dei più efferati killer dell’ultima guerra sia un qualcosa che appartiene al passato; sfortunatamente questo non è il caso e tracce di una nostalgia dura a morire verso il passato ustascia continuano ad essere uno dei tratti salienti della società croata e cerimonie come quella della messa della scorsa domenica vengono ancora celebrate con una rilevante adesione di popolo.

Sotto questo profilo il fatto che due preti di rango abbiano ufficiato la funzione costituisce fonte di inquietudine. Uno di loro, il dominicano Vjekoslac Lasic è conosciuto per funzioni di questo genere così come per la sua eulogia al funerale dell’ex-comandante di Jasenovac Dinko Sadic nel corso della quale egli ebbe modo di notare che, sebbene Sakic non aveva osservato tutti i Dieci Comandamenti [tu non ucciderai per esempio], pur tuttavia egli rappresenta un punto di riferimento per la nazione croata. Questo tipo di sermoni da parte del clero croato contribuisce ad alimentare l’ideologia ustascia dell’odio verso coloro ritenuti i nemici della Croazia, serbi, ebrei, zingari ed antifascisti croati, tutti vittime di Sakic e della sua squadra di assassini a Jasenovac ed in altri meno noti campi di concentramento ustascia.

Al momento di redigere questo editoriale, nessun leader politico e religioso croato o personalità pubblica ha condannato la cerimonia di domenica che fornisce un’altra prova del fallimento della leadership del Paese nel cercare di estirpare la presenza del fascismo e dell’intolleranza. Sarebbe possibile attribuire il loro silenzio alle elezioni presidenziali in corso, il cui primo round è terminato senza un vincitore, ma ciò costituisce un apprezzamento molto rattristante su come vanno le cose in un Paese membro a pieno titolo dell’Unione europea. Il momento è giunto perché Bruxelles affronti finalmente il problema di un fascismo risorgente e di un sentimento ultranazionalistico che, invece di essere eliminato una volta per tutte dalla democrazia liberale europea, è in effetti risorto nell’Europa orientale post-comunista.

Efraim Zuroff è il principale cacciatore di nazisti del Centro Simon Wiesenthal e direttore della sua filiale israeliana. Il suo più recente libro è “Operazione ultima possibilità: gli sforzi di un uomo per portare in Giustizia i criminali nazisti”. Il suo sito è www.operationlastchance.org e può essere monitorato su Twitter #EZuroff

 

da www.wiesenthal.com - 29 Dicembre 2014

Traduzione di Angelo T. per civg.it








INIZIATIVE SEGNALATE

* Dva knjiga u raspolaganju / Due libri in distribuzione
* Brugherio (MI), 16/4: CRIMINI FASCISTI IN YUGOSLAVIA 1941-1945 - VIDEOMOSTRA
* Trieste, 16-17/4: IO ODIO GLI ITALIANI. 1941-43 I CAMPI SPINATI DEL DUCE
* Roma, 21/4: Lancio della Campagna #NOGUERRA #NONATO
* Trieste 21/4: LE DUE INSURREZIONI DI TRIESTE
* Conversano (BA) 24/4: JASENOVAC. OMELIA DI UN SILENZIO
* Bologna, 25 Aprile: UCRAINA: GOLPE GUERRA RESISTENZA
* Bologna, 25 Aprile: "DRUG GOJKO". DAI RACCONTI DI NELLO MARIGNOLI, PARTIGIANO ITALIANO NELL'ARMATA POPOLARE JUGOSLAVA
* E' uscito il numero 36 di Zapruder " Di chi è la storia? Narrazioni pubbliche del passato"



=== NOTA per gli interessati: Dva knjiga u raspolaganju ===

Disponiamo di copie dei libri:

1)
 
NOVI "HLADNI" RAT. Agresija NATO 15 godina kasnije
// La nuova guerra "fredda". La aggressione NATO 15 anni dopo //

Interventi dei partecipanti al Meeting internazionale tenuto nel marzo 2014 a cura del Forum di Belgrado
provenienti dall' Irlanda, Venezuela, Austria, Francia, Russia, USA, Germania, Ucraina, Grecia, Canada, Bielorussia, Italia, Danimarca, Cipro, Turchia, Croazia, Serbia, Rep. Ceca, ecc. Edizione Beoforum. Altre info: https://www.cnj.it/24MARZO99/2014/index.htm#skup 

2)

IZDAJNIK I RATNI ZLOČINAC DRAŽA MIHAILOVIĆ PRED SUDOM
// Il traditore e criminale di guerra Draza Mihajlovic dinanzi alla Corte //
Stenografske beleške i dokumenta sa suđenja Dragoljubu-Draži Mihailoviću
(original na čirilici: Beograd, Savez Udruzenja Novinara FNRJ-e 1946)
prijepis originala na latinski: Zagreb, Zaklada "August Cesarec" 2011 – ISBN 978-953-95475-3-8

Entrambi i libri sono in cirillico. Ciascuno costa 15 euro + spese di spedizione. Per ordini: jugocoord@...



=== Brugherio (MI), 16/4 ===

Brugherio (MI), 16 aprile 2015
alle ore 9:00 presso il Salone Casa del Popolo, Via Cavour 1

CRIMINI FASCISTI IN YUGOSLAVIA 1941-1945 - VIDEOMOSTRA CON ONORIO ROSATI

PROIEZIONE DELLA VIDEOMOSTRA CON LA PARTECIPAZIONE DI ONORIO ROSATI CONSIGLIERE REGIONALE PD E GIA' SEGRETARIO CAMERA DEL LAVORO DI MILANO - OSSERVATORIO DEMOCRATICO SULLE NUOVE DESTRE




=== Trieste, 16-17/4 ===

Trieste, giovedì 16 aprile alle ore 21.00 e venerdì 17 aprile ore 11.00
Teatro Miela - Piazza Luigi Amedeo Duca degli Abruzzi, 3


Repliche dello spettacolo teatrale 

IO ODIO GLI ITALIANI. 1941-43 I CAMPI SPINATI DEL DUCE

con drammaturgia di Paolo Miloro e Valentina Paiano
regia di Valentina Paiano
con Chiara Di Marco e Paolo Miloro
produzione La Danza Immobile/Teatro Binario 7


Il testo, nato dalle testimonianze che sono state raccolte dai sopravvissuti ai campi di concentramento fascisti e dai documenti storici della Commissione d'inchiesta per i presunti crimini di guerra italiani, è stato avvalorato dalla Professoressa Alessandra Kersevan, storica che si è dedicata fin dal 1992 alla stesura di saggi storici sulle questioni di confine tra Italia e Jugoslavia.

​​
Lo spettacolo è realizzato con il sostegno di ANPI Monza/Brianza e ANED Monza Sesto San Giovanni.


SCARICA LA LOCANDINA: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/volantini/trieste0415.jpg




=== Roma, 21/4 ===

Sulla Campagna si veda anche alla nostra pagina: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/usciredallanato2014.htm
----

Roma, 21 aprile 2015
dalle ore 11 alle 13 presso la Sala ISMA, Senato della Repubblica – Piazza Capranica 72

Simposio:

#NoGuerra #NoNato
Per un Paese sovrano e neutrale


Presentazione del Disegno Di Legge Costituzionale n. 1774, d’iniziativa della senatrice Paola De Pin (M5S), per la modifica all’articolo 80 della Costituzione, in materia di ratifica dei trattati internazionali di natura militare, nonché disposizioni in materia di basi, caserme, installazioni e servitù militari, e della Campagna #NoGuerra #NoNato. Per un Paese sovrano e neutrale

Presenta: senatrice Paola De Pin

Relatori: Manlio Dinucci, Alex Zanotelli, Ferdinando Imposimato, Giulietto Chiesa, Franco Cardini, Fulvio Grimaldi, Massimo Zucchetti

Dress code: è d’obbligo per gli uomini indossare la giacca
E' necessario l’accredito
Per accreditarsi inviare cognome e nome entro il 15 aprile alle ore 12 all'indirizzo: noguerranonato@...

---

Italia, 80 milioni di euro al giorno di spesa militare 
I dati del Sipri confermano che la spesa militare mondiale è risalita a un livello superiore a quello dell’ultimo periodo della guerra fredda: ogni minuto si spendono nel mondo a scopo militare 3,4 milioni di dollari, 204 milioni ogni ora, 4,9 miliardi al giorno. Ed è una stima per difetto della folle corsa alla guerra, che fa strage non solo perché porta a un crescente uso delle armi, ma perché brucia risorse vitali necessarie alla lotta contro la povertà.  
(Manlio Dinucci,Italia, 80 milioni di euro al giorno di spesa militare, Il Manifesto, 14 aprile 2015 – http://www.voltairenet.org/article187332.html )

Per portare l'Italia fuori dal sistema di guerra e attuare l'articolo 11 della Costituzione

LA PACE HA BISOGNO ANCHE DI TE. 



=== Trieste 21/4 ===


Trieste, Martedì 21 aprile 

alle ore 17.30 presso il Bar Knulp – via Madonna del Mare 7/a 


Presentazione del dossier n. 51 de La Nuova Alabarda:

“Le due insurrezioni di Trieste”

Partecipano l'autrice Claudia Cernigoi e la storica Alessandra Kersevan.


Quali furono le due resistenze di Trieste? quale la funzione della "resistenza patriottica" alla quale si vuole riconoscere oggi ogni valore, a scapito della resistenza internazionalista e di classe? 
Quali furono i rapporti tra il CLN giuliano ed il CLNAI ed il partito comunista?
Come si sviluppò la mistificazione dell'arresto del segretario comunista Luigi Frausin, falsamente attribuito a "delazioni slave"?
Quali furono i rapporti tra il CLN giuliano e le forze collaborazioniste presenti in città, finalizzati a bloccare la resistenza della classe operaia triestina?
Chi insorse il 30 aprile 1945, e come?
Ed infin
e, una breve sintesi dei militanti del CLN arrestati (non "infoibati") dagli Jugoslavi.





=== Conversano (BA) 24/4 ===

Conversano (Ba), 24 aprile 2015
c/o La Casa delle Arti, Via Donato Jaia 14

in occasione del 70° anniversario della Liberazione
l'Associazione Culturale "Luciano Locaputo" organizza lo spettacolo

Jasenovac - omelia di un silenzio

1941-45: l’infernale dittatura Ustascia in Jugoslavia 
Spettacolo per attore solo e video – di e con Dino Parrotta - 
Compagnia Primo Teatro

Nessuno ne parla, perché?
L’unico spettacolo in Italia che rivela una delle pagine della storia contemporanea più oscure e incredibili, che non mancherà di emozionare.
Il rapporto con l’Italia e la Puglia.
Gli ustascia, nazionalisti cattolici filofascisti, sostenuti e finanz iati dal regime di Mussolini, costituirono lo "Stato indipendente di Croazia", con a capo Ante Pavelic e la benedizione del Vaticano. Obiettivo principale della loro politica razzista fu lo sterminio dei serbi cristiano-ortodossi, una vera pulizia etnica. Per barbarie e ferocia, gli ustascia superarono le SS naziste.
Negli ultimi anni del conflitto diversi furono i campi di accoglienza in Puglia: Gravina. Bari, Barletta.

Jasenovac (denominata anche la Auschwitz dei Balcani) è stato un campo di sterminio di ebrei, ortodossi, serbi, zingari. Nel campo hanno perso la vita circa 74.000 bambini di età compresa fra zero e 15 anni. Comandante del campo di Jasenovac fu il frate francescano cattolico Miroslav Filipovic-Majstorovic, chiamato dal popolo ‘frate Satana’. Fra le sue prodezze personali, il 7 febbraio 1942, l'uccisione nella zona di Banja Luka di 2.750 serbi ortodossi fra cui 250 bambini, in sole dieci ore.
In soli 4 a nni gli Ustascia hanno trucidato 700.000.persone 
Durante la sua visita in Bosnia (22.06.2002) papa Giovanni Paolo II, dopo aver beatificato monsignor Stepinac, arcivescovo di Zagabria, di cui esistono le prove della complicità con i crimini degli ustascia, chiese pubblicamente perdono per queste colpe commesse ‘dai figli della Chiesa Cattolica’. 

Solo in Italia non se ne è saputo niente

Compito della conoscenza della storia è scuotere simili tendenze, 
per offrire un momento di osservazione e autocritica collettiva.
Un racconto che mira all’anima, 
a scuotere le nostre (in)consapevolezze.
Un racconto che vuol essere un grido per segnare la nostra 
memoria… per dar voce al silenzio!
Per conoscere… per non dimenticare

La pluralità dei linguaggi espressivi utilizzati favorisce un rapporto diretto attore-pubblico; una comunicazione, che las ciando da parte gli standard della prosa classica, cerca una via comunicativa in grado di catturare, coinvolgere, immergere lo spettatore nell’azione scenica.

Note di regia dello spettacolo Jasenovac - Omelia di un silenzio:

Un uomo rivive attraverso vari personaggi un percorso tra le testimonianze delle vittime e le dichiarazioni dei carnefici. Una vecchia sedia è il “camerino” a vista dove il pubblico segue le varie “trasformazioni”, a sottolineare quanto l’Uomo possa essere in grado di manifestare la più atroce crudeltà nei confronti dei propri simili attraverso le sue “maschere”.
I testi dello spettacolo sono una raccolta di testimonianze, documenti, dichiarazioni delle vittime e dei carnefici; confermate nel video che raccoglie video originali dell’epoca, foto di archivio.

Ho cercato un linguaggio “multimediale” , per poter dar spazio all’impeto dell’anima che ha generato il desiderio di realizzare lo spettacolo.
Recitazione naturalistica, il grottesco dei “buffoni medioevali” , le maschere, teatro/danza, il video… tutte al servizio di una “verità” che incuriosisse la nostra mente e scuotesse le nostre emozioni. 

Credo in un teatro che abbia una funzione sociale, senza la pretesa di “insegnare”, ma semplicemente quella di ricordarci che essere vivi è molto di più del semplice fatto di respirare. Nel 2008 ho visitato Jasenovac e Stara Gradisca, adesso c’è solo un grande campo verde, il “fiore di loto” (scultura realizzata negli anni novanta) in ricordo delle vittime...all’interno una poesia di un poeta Croato!... e il fiume Sava scorre lento… l’unico suono in quel grande silenzio…

Dino Parrotta


Jasenovac – omelia di un silenzio
Riferimenti tecnici 
Scritto, diretto e interpretato da : Dino Parrotta
Durata: 60 minuti
Consulenza storiografica: Prof. Andrea Catone, Paolo Vinella 
Scenografia Video: Pasquale Polignano
Lo spettacolo è realizzabile in qualsiasi ambiente.

“Parrotta cambia registro per ogni quadro mettendo in luce una 
versatilità invidiabile.. pendola tra opposti con naturalezza di trasformista. 
Per cui se stringe il cuore dello spettatore allora che si veste dello smarrimento
dei pochi sopravvissuti, lo pesta quando fa il verso a Ante Pavelic o quando
“diventa” Miroslav Filipovic-Majstorovic, chiamato dal popolo ‘frate satana’ …”
Italo Interesse “Il Quotidiano”




=== Bologna, 25 Aprile ===


Bologna, sabato 25 Aprile 2015
dalle ore 11:00 alle 12:30 presso: Bar Macondo, Via del Pratello 22

UCRAINA: GOLPE GUERRA RESISTENZA

Presentazione del libro e della campagna della Rete "Noi Saremo Tutto"
http://www.noisaremotutto.org/

promuove: Comitato Ucraina Antifascista Bologna
https://www.facebook.com/ucraina.antifascista.bo

iniziativa organizzata nell'ambito di Pratello R'Esiste 2015
https://www.facebook.com/pages/Pratello-Resiste-2015/427815000701363



---

Bologna, sabato 25 Aprile 2015
alle ore 16:30 presso la Sala Benjamin, Via del Pratello 53

Per il 25 Aprile del Settantesimo:

"DRUG GOJKO"

MONOLOGO DI PIETRO BENEDETTI
TRATTO DAI RACCONTI DI NELLO MARIGNOLI, PARTIGIANO ITALIANO NELL'ARMATA POPOLARE JUGOSLAVA

Nell'ambito del festival antifascista Pratello R'Esiste
https://www.facebook.com/pages/Pratello-Resiste/427815000701363
https://www.facebook.com/events/1441825289443559/

co-promosso da:

Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS
https://www.cnj.it

Giovani Comunisti Bologna
https://www.facebook.com/gcbolo

Ingresso a SOTTOSCRIZIONE LIBERA


Sullo spettacolo vedi anche: https://www.cnj.it/CULTURA/druggojko.htm



=== E' uscito il numero 36 di Zapruder ===

Inizio messaggio inoltrato:

Data: 07 aprile 2015 15:06:10 CEST
Da: ufficiostampa@...
Oggetto: E' uscito il numero 36 di Zapruder " Di chi è la storia? Narrazioni pubbliche del passato"


È in distribuzione il trentaseiesimo numero del quadrimestrale «Zapruder. Storie in movimento. Rivista di storia della conflittualità sociale» (gennaio-aprile 2015). Oltre che tramite abbonamento, la rivista (160 pagine, 12 euro) è reperibile nelle principali librerie.

Lo Zoom è dedicato al tema:
"Di chi è la storia? Narrazioni pubbliche del passato".

* Presentazione del volume
* Sommario
* La rivista «Zapruder» e il progetto Storie in movimento (Sim)
* Condizioni di abbonamento
* Offerta abbonamento corrente + arretrati
* Numeri pubblicati

-------------------------------------------
«ZAPRUDER» N. 36 - PRESENTAZIONE DEL VOLUME
-------------------------------------------
Il fascicolo si snoda attorno ad alcune domande di fondo: di chi è la storia, chi la pratica e chi ne fruisce? Quali gli strumenti e i mezzi, le occasioni, i linguaggi, le procedure? Questi interrogativi sono divenuti il terreno caratteristico di indagine fondamentalmente per due approcci, quello della storia pubblica o public history e quello dell’uso pubblico della storia. Il primo fa riferimento alla possibilità/opportunità che la narrazione storica esca dalle aule universitarie e incontri il bisogno più o meno diffuso di conoscere e ricostruire il passato da parte di un pubblico composto non necessariamente da addetti ai lavori; il secondo è volto invece a creare una narrazione anch’essa pubblica del passato, ma questa volta precipuamente funzionale a conservare e legittimare il potere nel presente e nel futuro.
D’altra parte anche la storia pubblica, nel momento in cui coinvolge un pubblico ampio e attiva meccanismi di costruzione della memoria, è soggetta a scivolare in una istituzionalizzazione funzionale tanto al mercato editoriale, quanto alla dimensione politica o accademica. Il numero prova a interrogare le forme che la divulgazione della storia assume in Italia servendosi di uno spettro ampio di mezzi più o meno recenti. Ancor più rilevante è il tentativo di sciogliere il nodo relativo al ruolo che gli storici ricoprono nelle pratiche di storia pubblica, indagandone metodi, finalità e linguaggi laddove per esempio sono coinvolti nella definizione e attuazione di precise “politiche della memoria”.
--------
SOMMARIO
--------
«Zapruder. Storie in movimento. Rivista di storia della conflittualità sociale», n. 36, gennaio-aprile 2015

EDITORIALE
La redazione, Tra storia pubblica e uso pubblico della storia

ZOOM – DI CHI È LA STORIA? NARRAZIONI PUBBLICHE DEL PASSATO (a cura di Adriana Dadà, Damiano Garofalo, Andrea Tappi)
Serge Noiret, Storia pubblica digitale
Luisa Renzo, Giorgio Talocci, Il Risorgimento in mostra. Percorsi espositivi nell’Italia liberale
Centro studi movimenti, Una storia per molti, ma non per tutti… Ripensando ad alcune esperienze a Parma

LE IMMAGINI
Alessandro Cattunar, Topografie della memoria. L’esperienza del museo diffuso dell’area di confine tra Italia e Slovenia
Tatiana Bertolini, I francobolli e le colonie

SCHEGGE
Lidia Martin, Dalla stessa parte ci ritroverai! Giorno della memoria, giorno del ricordo e 25 aprile nel calendario civile italiano

ALTRE NARRAZIONI
Gregorio Magini e Vanni Santoni, Di chi è la Resistenza? Riappropriazione e rielaborazione della storia nell’esperienza di Scrittura industriale collettiva (a cura di Monica Di Barbora)

VOCI
Francisco Morente Valero, Catalogna 1714-2014. Come si costruisce il mito di una nazione (a cura di Steven Forti)

LUOGHI
Costanza Calabretta, Fare gli italiani. Una mostra per i 150 anni dell’Unità
Damiano Garofalo e Vanessa Roghi, La Tv racconta se stessa
Riccardo Verrocchi, Un luogo di conoscenza e studio del canto sociale a Bologna. L’archivio storico del canzoniere delle Lame
Elena Petricola, L’Archivio delle donne in Piemonte

IN CANTIERE
Andrea Ventura, Nuovi interrogativi sul primo dopoguerra in Italia

LA STORIA AL LAVORO
Federico Tenca Montini, Confini stridenti. Nazionalismo antislavo e giorno del ricordo

INTERVENTI
Francesco Catastini, Una terza storia e necessaria
Deborah Paci, Lo storico nella rete. L’esperienza della rivista digitale «Diacronie»
Anita Lucchesi, La storia pubblica in Brasile

RECENSIONI
Roberto Beneduce (Renate Siebert, Voci e silenzi postcoloniali. Frantz Fanon, Assia Djebar e noi)
Fabrizio Billi (Gualtiero Via, Scomodi e organici. Movimenti, volontariato e politica nella costruzione dell’Italia contemporanea)
Gino Candreva (Andrea Comincini, a cura di, Voci dalla Resistenza. Lettere, documenti, testimonianze)
Marco Capoccetti Boccia (Gaia Giuliani, Cristina Lombardi-Diop, Bianco e nero. Storia dell’identità razziale degli italiani)
Giovanni Pietrangeli (Cristina Renzoni, Il Progetto ’80. Un’idea di Paese nell’Italia degli anni Sessanta)

----------------------------
Per scrivere alla redazione, l'indirizzo è zapruder@...
Per le questioni organizzative (inclusi gli abbonamenti e la diffusione della rivista) o per le informazioni sul progetto Storie in movimento scrivere invece a info@....
Il nostro sito web è: www.storieinmovimento.org
Pagina facebook: http://www.facebook.com/pages/Zapruder/94046189136
Ringraziamo fin d'ora quante e quanti vorranno aiutarci con
recensioni, consigli, critiche, passaparola...

-------------------------------------------------------------
LA RIVISTA *ZAPRUDER* E IL PROGETTO STORIE IN MOVIMENTO (SIM)
-------------------------------------------------------------
Frutto di un percorso che ha coinvolto centinaia di giovani storiche e
storici, la rivista intende confrontarsi con ambiti di ricerca e
approcci metodologici differenti. Accanto all'attenzione verso le
lotte e le classi sociali, il femminismo, la "stagione dei movimenti",
i conflitti generazionali, le avanguardie culturali e le subculture,
«Zapruder» e il progetto Storie in movimento
[www.storieinmovimento.org] intendono analizzare altri soggetti e
fenomeni: i movimenti ereticali e - più in generale - eterodossi, le
cosiddette devianze e marginalità sociali, ma anche i populismi, gli
spontaneismi, le dissidenze e i movimenti dei ceti medi o le dicotomie
fascismo/antifascismo, razzismo/antirazzismo, nord/sud, guerra/pace,
ecc. Il tutto in chiave interdisciplinare e riconoscendo come
patrimonio da mettere a frutto in ogni senso - anche criticamente, se
sarà il caso - filoni di pensiero e riflessione che hanno contribuito
a rinnovare negli ultimi decenni il fare storia: la storia di genere,
la storia sociale, la storia orale, la pratica della con-ricerca, la
microstoria.

Redazione «Zapruder» (numeri 34-36):
------------------------------------
Roberto Bianchi, Andrea Brazzoduro, Gino Candreva, Marco Capoccetti Boccia, Beppe De Sario (coordinatore vicario), Monica Di Barbora, Steven Forti, Ilaria La Fata, Antonio Lenzi, Marilisa Malizia, Lidia Martin (coordinatrice di redazione), Chiara Pavone, Santo Peli, Vincenza Perilli, Luisa Renzo, Ferruccio Ricciardi, Ivan Severi, Andrea Tappi

Comitato di coordinamento di Storie in movimento (2015):
---------------------------------------
Eros Francescangeli, Lidia Martin, Cristina Palmieri, Vincenza Perilli, Paolo Perri, Elena Petricola, Giulia Strippoli

-------------------------
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO
-------------------------
Il prezzo di copertina è di euro 12 (arretrati: 22 euro in Italia, da
27 a 38 all'estero, secondo la zona). Le condizioni generali di
abbonamento (3 numeri, indipendentemente da quando si attiva la
sottoscrizione) sono le seguenti:

*  Ordinario: _______________________30 euro  *
*  Enti e istituzioni: __________________35 euro  *
*  Sostenitore: ______________________50 euro  *
*  Estero: ___________________________70 euro  *
*  Estero sostenitore: _________________85 euro  *
*  Studenti e non occupati: ____________26 euro  *


Per gli/le associati/e a Storie in movimento (quota d'iscrizione
ordinaria 2015 di 15 euro), le condizioni di abbonamento sono invece
le seguenti:

*  Ordinario soci Sim: __________________25 euro  *
*  Sostenitore soci Sim: _________________40 euro  *
*  Estero soci Sim: _____________________45 euro  *
*  Estero sostenitore soci Sim: ___________60 euro  *
*  Studenti e non occupati soci Sim: ______18 euro  *

---------------------------------------------------

Modalità di pagamento:
1) tramite bonifico bancario sul conto Bancoposta intestato a “Storie in
movimento” (IBAN IT22R07601024000000 88171459).
2) tramite versamento sul conto corrente postale n. 88171459, intestato a
“Storie in movimento”.
3) con carta di credito, tramite il circuito Paypal: nel nostro sito, alla
pagina
http://www.storieinmovimento.org/materiali/pagamenticartadicredito.html

----------------------------------------
OFFERTA ABBONAMENTO CORRENTE + ARRETRATI
----------------------------------------

COLLEZIONE COMPLETA
-------------------
Se vuoi avere la collezione completa dei numeri finora pubblicati di «Zapruder», puoi sottoscrivere l'offerta speciale numeri arretrati (dal N. 1 al N. 35) + abbonamento (dal N. 36 al N. 38) al prezzo speciale di 259 Euro + 7 euro spese postali.

ABBONAMENTO CORRENTE + 5 ARRETRATI (5 +3)
--------------------------------------------
E' possibile sottoscrivere l'abbonamento ai numeri 36-38 + cinque numeri a scelta tra gli arretrati versando 55 euro + 5 euro di spese postali.

In entrambi i casi, occorre specificare nella causale: "Offerta speciale arretrati + abbonamento Zapruder".

Per informazioni scrivete a: info@...

Modalità di pagamento:
1) tramite bonifico bancario sul conto Bancoposta intestato a “Storie
in movimento” (IBAN IT22R07601024000000 88171459).
2) tramite versamento sul conto corrente postale n. 88171459,
intestato a “Storie in movimento”.
3) con carta di credito, tramite il circuito Paypal: nel nostro sito,
alla pagina
http://www.storieinmovimento.org/materiali/pagamenticartadicredito.html

-----------------
NUMERI PUBBLICATI
-----------------
01. Piazze e conflittualità
02. Clio e Marte. La guerra tra storia e memoria
03. I mestieri del vivere
04. Identità in gioco. Sport e società in età contemporanea
05. Relazioni pericolose. Donne, uomini, generi
06. Frontiere della scienza. Usi e politiche della medicina
07. 007: rapporti riservati. Spionaggio e polizia politica
08. L'impero colpisce ancora. Dinamiche coloniali e post-coloniali
09. Moti di fame. Risorse, carestie, rivolte
10. Scritture fratricide. Immagini, storie e memorie delle guerre civili
11. Municipalismi e resistenze
12. Accordi e conflitti. Musica, società e politica in età contemporanea
13. Donne di mondo. Percorsi transnazionali dei femminismi
14. Percorsi di welfare
15. Confini senza fine. Frontiere tra Alpi e Adriatico
16. Rivolte a margine. Periferie del lungo Sessantotto
17. Muro contro muro. Grafica e comunicazione nei manifesti politici
18. Riflessi incrociati. L'occidente visto dagli altri
19. Stranieri ovunque. Kalè, manouches, rom, romanichels, sinti...
20. Diritto e castigo. Movimenti e ordine pubblico in età contemporanea
21. Ritorno al futuro. Movimenti, culture e attivismo negli anni ottanta
22. L'etnicizzazione del sociale. Politica, memoria, identità

(francais / deutsch / italiano)

Liberare Auschwitz. Di nuovo.

1) MAE: "Il memoriale realizzato dall’Aned non è più risultato conforme allo spirito del sito di Auschwitz, dedicato esclusivamente alla memoria della Shoah"
2) GHERUSH92: NO ALLA DEPORTAZIONE DEL MEMORIALE ITALIANO. Conferenza Stampa al Senato
3) Interrogazione a Renzi, Gentiloni, Franceschini: Il Memoriale italiano ad Auschwitz non va rimosso
4) Jean-Marie Chauvier: AUSCHWITZ : MENSONGE ET … RIDICULE


Sulla ignobile gestione del sito di Auschwitz da parte del regime europeista polacco si veda anche:

Verso la Giornata della Memoria: la UE dalla parte dei nazisti

Auschwitz: Befreiung ohne Befreier (Il presidente russo Putin non è invitato alle celebrazioni per il 70.mo della Liberazione del lager di Auschwitz...)

Befreiung ohne Befreier (II) (Auschwitz-Gedenken): http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59041

Appello per la conservazione in situ del Memoriale italiano ad Auschwitz: http://www.gherush92.com/news_it.asp?tipo=A&id=3019

Nostra pagina sulla chiusura-censura del Memoriale italiano di Auschwitz: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/Auschwitz.htm 


=== 1 ===

L’Italia non c’è ad Auschwitz perchè si sta rinnovando

29 Gennaio 2015 – La Repubblica

Con riferimento alla rubrica di Augias “Quando le regole urtano il buon senso” (Repubblica del 27 gennaio), la Farnesina precisa che la questione relativa al padiglione italiano presso il Museo di Auschwitz, non è dovuta a problematiche di natura finanziaria. L’opera fu realizzata nel 1980 dall’Associazione nazionale esuli e deportati (Aned). Dopo la caduta del muro di Berlino, il Museo di Auschwitz ha introdotto una nuova normativa per effetto della quale il memoriale realizzato dall’Aned non è più risultato conforme allo spirito del sito di Auschwitz, dedicato esclusivamente alla memoria della Shoah. È la presenza nell’opera di richiami artistici al comunismo, oggi considerati fuori legge in Polonia, ad aver indotto la chiusura del Blocco 21. L’opera rientrerà in Italia ed è stata avviata la realizzazione di una nuova per il “Blocco 21”. Il Governo ha inserito nella legge di stabilità un milione di euro in favore del Fondo perpetuo per la conservazione della memoria storica di Auschwitz.

Stefano Verrecchia, ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale



=== 2 ===

 "70° DELLA LIBERAZIONE DI AUSCHWITZ. 
NO ALLA DEPORTAZIONE DEL MEMORIALE ITALIANO
SI ALLA RESISTENZA DELLA MEMORIA" 


Questo il messaggio chiaro emerso da una conferenza stampa al Senato cui  hanno partecipato i senatori Erica D'Adda, Anna Maria Bernini, Loredana De Petris, Paolo Corsini, e il deputato Marco Bergonzi che hanno espresso la loro contrarietà a che il Memoriale sia spostato dal Blocco 21 di Auschwitz e hanno fatta esplicita richiesta al Governo Italiano di adoperarsi, insieme al Governo Polacco, per il mantenimento del Memoriale nel Blocco 21. 

E’stato evidenziato che non esistono motivazioni ufficiali della rimozione del Memoriale e si sono messi in evidenza i rischi e le conseguenze del trasferimento dell’opera d’arte e di testimonianza di valore eccezionale, come la frantumazione e dispersione della memoria, il revisionismo storico e il percolo di nuove forme di persecuzioni. Il Sen. Paolo Corsini ha ribadito il valore altamente educativo dell’opera che invita all’esercizio della memoria perché quanto avvenuto in quel luogo non si ripeta mai più, cioè lo sterminio di ebrei, rom, sinti, omosessuali, deportati politici, slavi, portatori di handicap. La Sen. Erica D’Adda ha ricordato l’interrogazione presentata al Senato di cui si aspetta una risposta scritta. La Sen. Anna Maria Bernini ha messo evidenza la trasversalità dell’iniziativa grazie alla presenza di forze politiche differenti unite nel riconoscere il valore di un monumento nazionale che è fondante dei valori di libertà e democrazia. L'On.le Marco Bergonzi ha specificato che la questione va posta a livello europeo per mantenere l'integrità della memoria e della resistenza. Massimo Pieri presidente COBASE -ha menzionato il valore dei liberatori che sono morti per liberare il campo di sterminio e che devono essere onorati, come tutte le altre vittime della follia nazifascista. 

Gherush92 e l’Accademia di Belle Arti di Brera hanno presentato il documento internazionale, sottoscritto da circa mille fra università, organizzazioni, politici, per la conservazione nel Blocco 21 di Auschwitz che sarà presentato nelle sedi ONU e Comunità Europea affinché si adoperino per salvare il Memoriale. Lo smantellamento rappresenta una chiara lesione delle Convenzioni Internazionali sui Diritti Umani per quanto riguarda il diritto al libero accesso e fruizione delle opere d’arte e dell’ingegno. 

“Mentre – afferma Valentina Sereni, presidente di Gherush92 – in un clima di indifferenza culturale e per motivazioni mai ufficialmente espresse e ancora non chiare, è emersa una volontà di trasferire l’opera in Italia, sono arrivate numerose e qualificate le adesioni di chi si oppone allo smantellamento e trasferimento del monumento.
Autorevoli Istituzioni quali il Consiglio Superiore dei Beni Culturali del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, oltre settanta parlamentari - fra i senatori che hanno sottoscritto l’interrogazione parlamentare presentata dalla Sen. Erica D’Adda e i deputati che hanno sottoscritto l’interrogazione  alla Camera presentata dall’On.le Serena Pellegrino -, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e la Federazione Internazionale della Resistenza, l’Accademia di Belle Arti di Brera, l’Istituto per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea, il Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori, insieme ad organizzazioni non governative accreditate al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite – prosegue la Sereni - come Gherush92 e COBASE, l’Associazione Familiari Vittime della Strada, l’Unione Donne in Italia, associazioni culturali e di consumatori, decine e decine di accademici, intellettuali, artisti, giornalisti, professionisti, artigiani, studenti, cittadini si sono espressi per il mantenimento, il restauro e la conservazione in situ del Memoriale Italiano e per il suo adattamento e integrazione secondo rinnovati criteri storiografici e museali.

Il Governo – prosegue Massimo Pieri, presidente COBASE - deve prendere in mano la situazione e avviare una seria trattativa diplomatica con il governo polacco non solo volta al mantenimento dell'opera ma anche a rimuovere tutti i tentativi che ciò possa essere fonte di strumentalizzazione politica e ideologica delle sorti del socialismo reale che rimangono estranee al Memoriale. 

Durante la conferenza è stata data lettura della lettera di Paolo Portoghesi e visione di un appello di Moni Ovadia che hanno l'uno ribadito il valore artistico e culturale dell'opera solo se inserita nel suo drammatico e naturale contesto e l'altro sottolineato come la rimozione del memoriale rischi la rimozione della memoria.

Accademia di Belle Arti di Brera 
Gherush92 Committee for Human Rights

 Se intendi partecipare o ricevere informazioni scrivi a gherush92@...  

HANNO ADERITO  all'appello per la conservazione in situ del Memoriale italiano ad Auschwitz: http://www.gherush92.com/news_it.asp?tipo=A&id=3019



--- L'ANNUNCIO DELLA CONFERENZA STAMPA di cui sopra:

 COMUNICATO STAMPA

"70° DELLA LIBERAZIONE DI AUSCHWITZ. 
NO ALLA DEPORTAZIONE DEL MEMORIALE ITALIANO" 

Roma, 9 aprile 2015, ore 14,00  
Senato della Repubblica, Sala Caduti di Nassiria
Piazza Madama 11

Presentazione del documento internazionale 
per la conservazione in situ del Memoriale Italiano ad Auschwitz.
E’ nato un Movimento di Resistenza della Memoria 

La vicenda della paventata rimozione del Memoriale italiano ad Auschwitz assume, sempre di più, aspetti che vanno oltre l’opera materiale e riapre un dibattito sulla Storia, sulla Resistenza, sul Razzismo, sui Diritti Umani, sul valore sociale dell’Arte e un rinnovato concetto di Patria.

Mentre, in un quadro di indifferenza culturale e per motivazioni mai ufficialmente espresse e ancora non chiare, è emersa una volontà di trasferire l’opera in Italia, si è creato un qualificato e composito Movimento che si oppone allo smantellamento e al trasferimento del monumento.

Autorevoli Istituzioni quali il Consiglio Superiore dei Beni Culturali del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, oltre settanta parlamentari fra senatori e deputati, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e la Federazione Internazionale della Resistenza, l’Accademia di Belle Arti di Brera, l’Istituto per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea, il Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori, insieme ad organizzazioni non governative accreditate al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite come Gherush92 e Cobase, l’Associazione Familiari Vittime della Strada, associazioni culturali e di consumatori, decine e decine di accademici, intellettuali, artisti, giornalisti, professionisti, artigiani, studenti, cittadini si sono espressi per il mantenimento, il restauro e la conservazione in situ del Memoriale Italiano e per il suo adattamento e integrazione secondo rinnovati criteri storiografici e museali.

Una proposta di buon senso che unisce importanti Istituzioni e cittadini. Spinti da retroterra compositi, dai movimenti di lotta partigiana alla incontrovertibile necessità di salvaguardare in situ un’opera d’arte e di testimonianza nazionale della deportazione italiana, i firmatari si sono riuniti in un Appello rivolto ad Istituzioni Internazionali come l’Onu e la Comunità Europea e ad Istituzioni Nazionali, come la Presidenza della Repubblica, la Presidenza del Consiglio, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. L’Appello intende sottolineare che la chiusura del Memoriale al pubblico e il suo trasferimento in Italia (nella periferia di Firenze), con conseguente perdita del valore artistico e simbolico del monumento, equivale a distruggere l’opera ideata per il blocco 21 di Auschwitz ed ivi realizzata; rappresenta una chiara lesione delle Convenzioni Internazionali sui Diritti Umani per quanto riguarda il diritto al libero accesso e fruizione delle opere d’arte e dell’ingegno.

Tutti hanno dato il loro contributo, chi ha esaltato il valore artistico e profetico dell’opera e la sua intrinseca modernità, fino a chi ravvede nella volontà di rimozione una forma di revisionismo strisciante, tesa ad occultare il valore della Resistenza e dell’Antifascismo, a cancellare il ruolo dei liberatori del campo, e, cosa ancor più triste, a considerare l’opera stessa, con i richiami artistici al comunismo, inadatta o datata, che non è che un suggello di una grave mistificazione revisionista, storica e culturale. 

La presenza nell’ opera di richiami artistici al comunismo, come la bandiera rossa e la falce e martello o il volto di Gramsci, oggi considerati fuori legge in Polonia, sembrerebbe, come da fonti del Ministero degli Affari Esteri, mai palesate ufficialmente dal Governo Polacco, ad aver indotto la chiusura del Blocco 21. 

Chi vuole eliminare la bandiera rossa con la falce e martello da Auschwitz, che rappresenta l’Armata Rossa che a seguito di una durissima battaglia contro i nazisti con centinaia di morti, libera il campo di Auschwitz il 27 gennaio 1945, vuole in realtà cancellare, dalla storia e dalle coscienze, il ricordo del sacrificio degli uomini  e delle donne che hanno dato la vita per la liberazione. Questo ricordo, che fa parte non soltanto della memoria delle vittime e dei loro liberatori, ma è ormai un dato storico acclarato, dovrà rimanere ben presente ed essere perennemente onorato. 

Su queste motivazioni è nato un Movimento di Resistenza per la salvaguardia del Memoriale con la capacità di farsi fonte di Memoria, di creare un dibattito sulla Storia dei deportati italiani nei campi di concentramento. E’ un Movimento fondato sulle solide basi intellettuali, storiche e metastoriche dei Padri della Resistenza e dell’Italia Democratica, fra i quali gli stessi artisti Autori del Memoriale, ex deportati come Primo Levi e Lodovico Belgiojoso, che proprio in quest’opera commemorativa, hanno indicato la strada della consapevolezza, della responsabilità, della lotta. Questo movimento esprime il suo dissenso nei confronti di chi, con squallide operazioni di Palazzo, tenta di far passare sotto silenzio, o nell’alveo di un pragmatico buon senso o del compromesso al ribasso, il trasferimento dell’opera.

Artisti, intellettuali, professionisti e politici vedono nella nascita di tale coalizione le ragioni per manifestare nuovamente il proprio fermo NO allo smantellamento del Memoriale. Per questo motivo è convocata il 9 aprile 2015 al Senato la Conferenza Stampa, per presentare lo stato dell’arte sulle azioni civili di lotta, nazionali e internazionali, volte alla salvaguardia della più importante opera d’arte italiana del Novecento e alla riapertura di un dibattito sulla Memoria in contrasto ad ogni forma di revisionismo.

Prof. Arch. Sandro Scarrocchia, Accademia di Belle Arti di Brera

Arch. Valentina Sereni, Gherush92 Committee for Human Rights


=== 3 ===


Il Memoriale italiano ad Auschwitz non va rimosso. Interrogazione a Renzi, Gentiloni, Franceschini.

Inserito da Gigi Bettoli il 27 gennaio 2015 – 15:262 Commenti

Il Memoriale italiano ad Auschwitz non va rimosso, è opera d’arte e documento storico che deve restare dov’è, quale testimonianza del nostro Paese nel campo di sterminio di sterminio nazista nella Polonia occupata. Auschwitz non è paragonabile ad una periferia di Firenze.

Il Memoriale italiano nel Blocco 21 del campo di sterminio di Auschwitz non va rimosso, nemmeno per trasferirlo a Firenze; al contrario, il Governo italiano si adoperi affinchè esso sia conservato e riaperto stabilmente al pubblico in Polonia. Non solo perché opera d’arte che costituisce parte integrante del sito riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’umanità ma anche perché costituisce la testimonianza irrinunciabile delle responsabilità storiche e politiche delle deportazioni e dello sterminio nazista e della liberazione.
Questa la richiesta dell’interrogazione presentata dalla deputata Serena Pellegrino (SEL) e altri 50 parlamentari al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo: l’iniziativa è stata illustrata oggi a Milano, nell’ambito di “L’insegnamento della Memoria. Storia, Arte. Razzismo. Diritti umani”, incontro organizzato da Gherush92 Committee for Human Rights e dall’Accademia di Belle Arti di Brera per ricordare la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa e proseguire la campagna di sensibilizzazione per la conservazione del Memoriale italiano di Auschwitz, riaperto solo oggi dopo 4 anni.
“I motivi ideologici e politici – ha dichiarato Pellegrino – che hanno portato alla censura e alla chiusura del Memoriale e che spingono verso la sua rimozione, sono anacronistici ed inammissibili: con essi si cancellano i dati incontrovertibili di cui il Memoriale stesso è un documento. Il suo significato artistico e storico impone che esso rimanga nel luogo dove è stato creato: Auschwitz non è in alcun modo paragonabile alla periferia di Firenze, dove si è suggerito di trasferire l’installazione.”
“Con questa interrogazione – ha concluso la parlamentare – abbiamo inteso sottolineare chiaramente che la rimozione del Memoriale comporta una violazione dei diritti umani, del diritto Internazionale, del diritto di proprietà intellettuale e della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo nonché una violazione della Convenzione internazionale per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale dell’UNESCO e un crimine di distruzione di beni culturali ed artistici.”



=== 4 ===


From: Marc van Campen 
Sent: Tuesday, January 27, 2015 5:39 PM
Subject: AUSCHWITZ : MENSONGE ET … RIDICULE par Jean-Marie Chauvier
 
 
AUSCHWITZ : MENSONGE ET … RIDICULE
 
 
A plusieurs reprises, un  journaliste radio belge a rapporté l’opinion (polonaise) selon laquelle les derniers prisonniers d’Auschwitz auraient été libérés par « les Ukrainiens », présentés comme distincts de l’Armée Rouge, dont le rôle serait ainsi minimisé.
C’est scandaleusement mensonger mais surtout ridicule : les armées soviétiques faisaient toutes partie de l’Armée Rouge et rassemblaient les soldats russes, ukrainiens, biélorusses et autres de l’Union soviétique . Il n’y avait pas d’unité « ethniquement » distincte. Ce qui n’empêche qu’un général et des soldats ukrainiens aient fait partie des troupes soviétiques qui découvrirent « par hasard » le camp nazi.
Sept millions d'Ukrainiens soviétiques ont combattu au sein de l'Armée Rouge, quatre millions sont morts. Quelque 200.000 ont servi au sein de la Wehrmacht et d'armées alliés à l'Allemagne.
Mais le mensonge précité a pour source le gouvernement polonais qui croit, par ce biais, encourager l’actuel pouvoir ukrainien et discréditer la Russie, dont le président n'a pas été "expressément" invité à Auschwitz, contrairement aux années précédentes.
C’est probablement le signe avant-coureur de la grande manœuvre idéologique qui, à l’occasion des 70 ans de la « Victoire sur le fascisme », parachèvera la disqualification de l’URSS contre laquelle étaient pourtant mobilisés les trois quarts de la machine militaire nazie, battue devant Moscou (octobre 1941-janvier 1942), à Stalingrad (juillet 1942-février 1943) et à Koursk (été 1943). 
La propagande occidentale tend à mettre en valeur le débarquement en Normandie - 6 juin 1944- et en général les seuls exploits des armées américaine et britanniques, alliées de l'Armée Rouge.
Le comble de la provocation vient d’être atteint par le premier ministre de Kiev, Arseni Yatseniouk, qui a évoqué « l’invasion de l’Allemagne et de l’ Ukraine » par les Soviétiques.
Quant au président Petro Porochenko, présent à Auschwitz en cet anniversaire du 27 février, il a récemment valorisé « l’héroïsme » des soldats de Stepan Bandera, l’une des armées pronazies des nationalistes ukrainiens. En février 1945, ils avaient été refoulés dans les Carpathes.
Il est bon de rappeler qu’outre les Juifs exterminés dans les camps et, avant cela, dans les territoires, occupés en URSS, le génocide nazi a également frappé les tsiganes, que plus de trois millions de prisonniers de guerre soviétiques ont été mis à mort (dont deux millions liquidés dans les six premiers mois de la guerre), que les pertes civiles soviétiques dans les territoires occupés par les nazis s’élèvent à plus de dix millions, s’ajoutant aux huit millions de combattants de l’Armée Rouge tués sur les champs de bataille. Au total, plus de 26 millions de Soviétiques ont perdu la vie au cours de la seconde guerre mondiale, toutes catégories de mortalité confondues. Sans parler des millions de blessés, estropiés, des dizaines de millions de sans logis dans les villes et les villages détruits… Mais qui le sait, chez nous ?
Ce sont ces « Untermenschen » (sous-hommes dans le vocabulaire nazi) que certaine propagande occidentale et néofasciste entreprend d’injurier !

Jean-Marie Chauvier



(deutsch / francais / italiano)

In Yemen come in Iraq, l'Occidente fomenta il terrore

0) LINKS
1) INIZIATIVE: YEMEN, L'ITALIA SMETTA DI APPOGGIARE I CRIMINI SAUDITI
2) Die USA und die Saudis eilen im Jemen Daesh und Al-Kaida zu Hilfe / Gli USA e i Sauditi in soccorso di Daesh e Al Qaeda nello Yemen (B. Kimyongur)


=== 0 ===

YEMEN AND THE MILITARIZATION OF STRATEGIC WATERWAYS. Securing US Control over Socotra Island and the Gulf of Aden
By Prof Michel Chossudovsky – Global Research, 7 February 2010
TRAD.: Lo Yemen e la militarizzazione delle vie d'acqua strategiche. Assicurare il controllo Usa sull'isola di Socotra e il Golfo di Aden
di Michel Chossudovsky | globalresearch.ca (2010)

LA TENDENZA ALLA GUERRA DELL'OCCIDENTE E IL  RADICALISMO ISLAMICO (Domenico Moro, 10/02/2015)

IRAQI ARMY DOWNS TWO BRITISH PLANES CARRYING WEAPONS FOR ISIL TERRORISTS (Fars News Agency / Global Research, February 24, 2015)
al-Anbar province: numerous flights by US-led coalition planes airdrop weapons and supplies for ISIL in terrorist-held areas...
http://english.farsnews.com/newstext.aspx?nn=13931204001534
TRAD.: L’esercito iracheno abbatte 2 aerei inglesi che rifornivano il SIIL (Fars News Agency / Global Research, 24 febbraio 2015)

“IRAN PEGGIO DELL’IS’. EGITTO E SAUDITI VERSO L’INVASIONE DELLO YEMEN (di Marco Santopadre, 28 Marzo 2015)

IN FLAMMEN (Krieg im Jemen – GFP 31.03.2015)
Auch nach den jüngsten Luftschlägen vom gestrigen Montag billigt die Bundesregierung den Krieg eines von Saudi-Arabien geführten Militärbündnisses gegen Aufständische im Jemen. Man habe "Verständnis" für die bewaffnete Intervention, heißt es im Auswärtigen Amt. Saudische Luftschläge trafen gestern unter anderem ein jemenitisches Flüchtlingslager; dabei starben mindestens 45 Personen. Riads neuer Krieg richtet sich gegen einen angeblichen Machtzuwachs Irans, dem gute Verbindungen zu den schiitischen Huthi-Rebellen nachgesagt werden. Er entspricht den Interessen der NATO-Staaten: Man wolle verhindern, dass Teheran mit Hilfe der Huthis "neben der Meerenge von Hormuz auch noch die Meerenge zwischen dem Jemen und Afrika kontrollieren könnte, durch die jeden Tag Millionen Barrel Erdöl transportiert werden", erläutert ein renommierter Kommentator. Für ihren Krieg stehen den saudischen Streitkräften deutsche Kriegswaffen zur Verfügung, darunter Tornado- und Eurofighter-Kampfflugzeuge sowie - für den Fall eines Einmarschs saudischer Bodentruppen im Jemen - Sturmgewehre der Modelle G3 und G36. Beobachter halten eine vollständige Entgrenzung des jemenitischen Bürgerkriegs für durchaus wahrscheinlich. Die arabische Welt steht nach zahlreichen offenen oder verdeckten militärischen Interventionen des Westens unkontrollierbar in Flammen - vom Süden der Arabischen Halbinsel bis Nordsyrien, von Libyen bis Irak... 
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59081

EN BREF: ISRAEL BOMBARDE LE YÉMEN (mercredi, 01 avril 2015)
IRIB- Selon l'un des cadres d'Ansarallah, les avions de combat israéliens prennent directement, part aux raids aériens sauvages contre les zones d habitation, au Yémen. "La façon dont les zones civiles sont bombardées nous rappelle les raids aériens contre Gaza.

YEMEN, LA STRAGE DI BAMBINI CHE NON COMMUOVE L'EUROPA (Redazione Contropiano, 1 Aprile 2015) 

LA COALIZIONE ‘PROGRESSISTA’ DEI SAUDITI IN LOTTA PER LA DEMOCRAZIA IN YEMEN… (Patrizio Ricci – SibiaLiria, 3 aprile 2015)
Dalla Libia allo Yemen agli altri teatri di guerra è sempre più evidente “la non innocenza” dei paesi occidentali e delle petrolmonarchie...

---

Vedi anche:

Rete No War: L'ITALIA SI DISSOCI DALL'ADDESTRAMENTO TURCO-STATUNITENSE DI JIHADISTI FUTURI E PRESENTI IN SIRIA


=== 1 ===

"CONTRO I BOMBARDAMENTI SAUDITI IN YEMEN", SIT-IN E DIGIUNI NOWAR DAVANTI ALL'AMBASCIATA SAUDITA (9 aprile 2015 - Patrick Boylan)

---

YEMEN, L'ITALIA SMETTA DI APPOGGIARE I CRIMINI SAUDITI

Da: Rete No War
al Ministro Gentiloni

Ministro, Le scriviamo mentre siamo impegnati in sit-in e digiuni (v. comunicato a seguire) contro i bombardamenti sauditi in Yemen, un ennesimo crimine. Ci sembra incredibile che Lei esprima "comprensione" per i Saud e dia a intendere che l'Arabia saudita bombarda lo Yemen (con molte vittime civili) anche per prevenire un'ulteriore diffusione del terrorismo!

I Saud, come altri petromonarchi e come gli uomini d'affari del Golfo, insieme ai paesi della Nato hanno fomentato in modo diretto e indiretto le forze terroriste, da Al Qaeda (e Al Nusra) a Daesh/Isis. Daesh settimane fa in Yemen ha fatto una carneficina ai danni proprio delle moschee degli houthi contro i quali l'Arabia saudita combatte con i suoi aerei (italiani?) e l'appoggio determinante degli Usa. 

L'Arabia saudita sostiene terroristi sedicenti islamici sin dai mujahidin nell'Afghanistan degli anni 1980, e in tempi recenti in Iraq, Libia e Siria. Ci sono le prove. E l'Italia per anni ha fatto parte degli "Amici della Siria" insieme a sauditi, qatarioti, statunitensi eccetera. 

L'Italia deve dissociarsi dai bombardamenti sauditi. Così come deve dissociarsi dal continuo sostegno armato offerto da petromonarchi, Stati uniti e Turchia a gruppi armati in Siria. 

RETE NO WAR (tel 3312053435)

COMUNICATO INIZIATIVE NO WAR

NO WAR: "CONTRO I BOMBARDAMENTI SAUDITI IN YEMEN", SIT IN E DIGIUNI DAVANTI ALL'AMBASCIATA SAUDITA

Il 9 e 10 aprile davanti all'ambasciata dell'Arabia saudita a Roma esponenti della Rete No War (alcuni in digiuno di protesta) manifestano  nuovamente contro i criminali bombardamenti sauditi sullo Yemen, che - con il pretesto di contrastare i ribelli houthi - uccidono civili e aiutano il propagarsi di Al Qaeda, nemica degli houthi. L'ingerenza saudita nello Stato viola tutti i principi dell'umanità e del diritto. Lo Yemen è uno Stato povero ma strategicamente importante (per il controllo dei traffici marittimi fra Mediterraneo e Oceano indiano) e là l'Arabia saudita combatte per la sua supremazia, accusando i ribelli houthi di essere foraggiati dall'Iran, il suo grande nemico. 

Nel denunciare il fatto che l'attacco guidato dai sauditi hanno già ucciso 540 persone (74 bambini) e fatto 1.700 feriti, la Rete No War sottolinea anche il fatto che questa guerra contro il popolo e gli houthi sta aiutando, in Yemen, le forze più sanguinarie come al Qaeda nella penisola araba e Daesh (sedicente Stato islamico), che ha rivendicato settimane fa la strage di centinaia di fedeli in preghiera nelle moschee houthi. 

Già sabato 4 aprile a Roma, la Rete No War ha convocato una PRIMA manifestazione davanti all'Ambasciata dell'Arabia saudita contro l'aggressione al popolo dello Yemen da parte della petromonarchia. E' stata la prima manifestazione di occidentali contro quest'ultima vergogna. http://stefanomontesi.photoshelter.com/gallery-image/Rete-No-War-manifesta-contro-Arabia-Saudita/G0000.pycuumI28Y/I0000Y6ZSnn6FpZc
 
Hanno partecipato alcuni attivisti della stessa Rete. Ancora una volta, come accade dal 2011, è latitante l'opposizione sociale alle guerre che l'Asse della guerra composto da Nato e Golfo portano avanti sfasciando intere regioni (Medioriente, Africa del Nord, Africa sub-sahariana) con bombardamenti diretti oppure fomentando gruppi terroristi locali, da Al Qaeda fino a Daesh. Non ci sono abbastanza parole per condannare l'infernale politica di guerra e di sostegno al terrorismo perpetrata da decenni dai petromonarchi e dai loro alleati occidentali.

Come si legge sui cartelli della manifestazione, Rete No War chiede all'Italia che si dissoci e smetta di vendere armi al suo primo compratore: i sauditi appunto. Rete No War lancia l'idea di una giornata internazionale di azione sull'Arabia saudita - nel contesto di una netta dissociazione anche dall'operato delle altre petromonarchie e della Nato. 

Rete No War denuncia il ruolo dell'Arabia saudita anche nel fomentare il terrorismo in Siria. E coglie l'occasione che intimare all'Italia di dissociarsi dalla politica di Usa e Turchia che stanno addestrando altri gruppi armati in Siria, dove la tragedia dura da quattro anni. 

per Rete No War
3312053435


=== 2 ===

Le texte original en francais: 
LES USA ET LES SAOUD AU SECOURS DE DAECH ET AL QAEDA AU YÉMEN (par Bahar Kimyongur, 26 mars 2015)

---

Die USA und die Saudis eilen im Jemen Daesh und Al-Kaida zu Hilfe

 

Bahar Kimyongur, 26. März 2015

 

Nichts Neues in der arabischen und muslinischen Welt. Zur grossen Zufriedenheit ihrer Feinde Amerika und Israel schlagen sich Araber und Muslime untereinander.Die USA und die Saudis stehen in der Offensive in den Ländern, die sich ihnen widersetzen, vor allem in Syrie im,Irak und im Jemen.


In Syrien attakieren die Saudis an zwei Fronten: Im Norden und im Süden.

Im Norden ist das loyale und vorwiegend sunnitische Idlib von mit Al-Kaida liierten Milizen umzingelt. Diese Milizen benützen amerikanische Waffen, speziell TOW-Raketen, um den Widerstand der syrischen Armee und der Volksmilizen zu brechen, welche ihre Stadt und Umgebung verteidigen. Einer der Al-Kaida Kommandanten in Idlib ist ein saudischer Scheich namens Abdallah al Mouhaisni. 

Im Süden ist es die antike Stadt Bosra al Cham mit einem im Zentrum gelegenen römischen Amphitheater, welche kürzlich in die Hände einer Koalition dschiadistischer Gruppen fiel, dirigiert von der Al Nusra Front, einem Ableger von Al Kaida in Syrien.

Da nun das US-Kommando im antiterror Kampf schwelgt, hat man im syrischen Himmel oberhalb von Idleb oder Bosra al Cham kein einziges Flugzeug der Alianz US/EU/GCC (*) gesehen.

Wie aus der Reuters Depesche, unterzeichnet von Tom Perry, vom vergangenen 23. März zu entnehmen ist, haben die West-Armeen ihre Waffenlieferungen an Al-Kaida an der Südfront sogar intensiviert. Diese Waffen, gesponsert von Saudi-Arabien, dem grössten Waffenimporteur der Welt, gelangen über die jordanisch/syrische Grenze zur Anti-Assad Koalition der Südfront. Israel hält sich nicht zurück indem offizielle Stellen ankündigen, fortan den Anti-Assad Kräften, darunter Al-Kaida im Mont-Bental auf den Golan-Höhen, Hilfe zukommen zu lassen (Yaroslav Trofimov, Wall Street Journal, 12 März 2015). 


So haben nun unsere westlichen Schöngeister, welche über die Zerstörung der Museen und des Erbes des Orients durch die Dschihadisten des Daesh lamentieren, Bosra-al-Cham Al-Kaida übergeben, eine antike Stadt unter dem Schutz des Weltkulturerbes der UNESCO.

Im Irak fürchten die USA, innerhalb des Widerstandes gegen Daesh, an Einfluss zu verlieren. Kräften der Kurden, Schiiten und Sunniten, unterstützt durch den benachbarten Alliierten Iran, ist es gelungen, eine Antiterror-Allianz zu formieren, die zunehmend Früchte trägt.

Mehrere Städte und Dörfer der Provinzen Salaheddine und Anbar konnten so von den Terroristen befreit werden. Diese supra-ethnische und supra-konfessionelle Vereinigung vor Augen, hat die US-Luftwaffe diese Nacht Positionen von Daesh in der Stadt Tikrit bombardiert, aus Furcht, Einfluss in diesem Land zu verlieren, das ein Verbündeter des Iran geworden ist.

Diese US-Intervention in Tikrit ist von der schiitischen Milizen verhöhnt worden, welche jede Zusammenarbeit mit Washington zurückweisen.

Einige mit den Einheiten des Mahdi Moqtada Sadr und der Brigaden der irakischen Hizbollah haben sogar beschlossen, sich aus den Kämpfen zurückzuziehen.

An der Tikrit-Front hat mas es also nicht mit einer Zusammenarbeit, wie es viele der Mainstraem-Analytiker formulieren, sondern mit einem Konkurrenzverhältnis zwischen Iran und den USA zu tun, etwa so wie damals zwischen der Sowjet-Armee und der Truppen des General Patton im Kampf gegen Hitler.

Aus einem althergebrachten Gegensatz zum Iran haben die Saudis den Daesh schon seit langer Zeit aufgebaut. Heute lenkt die wahabitische Dynastie die Aufmerksamkeit auf die wachsende Gefahr eines zunehmenden Prestiges Teherans bei der Bevölkerung Syriens und des Irak, welche unter dem Joch des Daesh leben.

Schlussendlich haben die Saudis beschlossen, in Hinterhof Jemen ihre Bomber auf den Anti-Daesh Widerstand zu lenken.

Vor nicht langer Zeit Schauplatz der Auseinandersetzungen zwischen Marxisten un Pan-Arabern einerseits und reaktionären Pro-Saudi Kräften andererseits ist der Jemen heute Schauplatz eines Krieges der schiitennahen Houthi-Milizen

In den letzten Tagen haben die Houthi-Milizen des Ansar Allah einen spektakulären Vorstoss gegen Aden durchgeführt, die Grossstadt des Süd-Jemen, wohin sich der abgesetzte Präsident Abd Rabbo Mansour Hadi, ein Saudi-Agent, abgesetzt hatte.

Entgegen den Meldungen der West-Medien, verfolgen die Houthi-Milizen keine konfessionelle sondern eine patriotische Mission.

Trotz ihrer konfessionellen Herkunft pflegen sie eine panislamische und panarabische Vision, und geniessen deshalb innerhalb eines grossen Teils der nationalen jemenitischen Armee grosse Sympathien, einschliesslich der republikanischen Garden und zahlreicher sunnitischer Stämme, woraus sich ihr unglaublicher Vormarsch erklärt.

Da nun Daesh letzten Freitag um die 200 Schiiten in vier Kamikaze-Angriffen gegen Moscheen massakriert hat und Al-Kaida der arabischen Halbinsel (AKAH) mit voller Kraft wütet, hat das wahabitische Regime diese Nacht Luftschläge gegen die Rebellen des Jemen lanciert.  

Nicht der saudische Verteidigungsminister, Prinz Mohammed Bin Salman oder der König Saudiarabiens Salman Ben Abdel Aziz hat den Krieg gegen den souveränen Jemen erklärt, sondern der saudische Botschafter in Wsashington. Das Szenario entspricht einem zweitklassigen arabischen Streifen.

Zur Stunde sprechen die arabischen Medien, insbesondere Al-Mayadeen, von ungefähr 20 jemenitischen Zivilisten, die durch das saudische Bombardemnent getötet wurden.

Zur Zeit des ägyptischen drittewelt Helden Jamal Abdel Nasser, bekämpfte das kollaboratistische und dekadente Saudi-Regime die linken arabischen Kräfte (Marxisten, Nationalisten, Panaraber) mit Unterstützung der USA.

Da die letzten Spuren des arabischen Sozialismus ausgelöscht sind, nehmen sich die Saudis nun den letzten noch existierenden panarabischen Widerstand vor, vom libanesischen Hisbollah über den syrischen Baath zum jemenitischen Ansar Allah.

 

In einem alarmistischen Artikel in der Washington-Post vom 23 November 2012, qualifizierte die US-Staatssekretärin der Bush-Ära Condoleeza Rice, den Iran als «Karl Marx von heute».

Wenn der Iran Marx entspricht, wie es die Falke des US-Imperialismus bekräftigt, so ist das Saudi-Regime, seit seiner Gründung 1744, eine Inkarnation der Konter-Revolution und der Tyrannei von Adolphe Tiers, dem Totengräber der Pariser-Kommune.

(*) CCG : Golfkooperationsrat, Allianz der 6 Ölmonarchien der Golfregion

 

Aus: http://www.michelcollon.info/Les-USA-et-les-Saoud-au-secours-de.html?lang=fr 

Übersetzung: K.Trümpy

---


Gli USA e i Sauditi in soccorso di Daesh e Al Qaeda nello Yemen

28 Marzo 2015 – di Bahar Kimyongur
da www.michelcollon.info

Traduzione di Marx21.it

Nel mondo arabo e musulmano, niente di nuovo. Ci si batte tra arabi e musulmani la più grande gioia dei nemici americani e israeliani. Gli Stati Uniti e i Sauditi sono all'offensiva in tutti i paesi che resistono, soprattutto in Siria, in Iraq e nello Yemen.

In Siria, le forze saudite attaccano su due fronti: il Nord e il Sud.

A Nord, la città lealista e in maggioranza sunnita di Idlib è accerchiata dalle milizie legate a Al Qaeda. Queste milizie utilizzano armi americane, in particolare missili TOW per avere la meglio sulla resistenza dell'esercito siriano e delle forze popolari che difendono la loro città e le loro terre. Uno dei comandanti di Al Qaeda dell'operazione di Idleb è uno sceicco saudita chiamato Abdallah al Mouhaisni.

A Sud, c'è l'antica città di Bosra el Sham, nel cui cuore si erge un anfiteatro romano, che rischia di cadere nelle mani di una coalizione di gruppi jihadisti pilotata dal Fronte al Nusra, filiale di Al Qaeda in Siria.

Mentre il comando americano si sciacqua la bocca con discorsi anti-terroristi, nessun aereo dell'asse USA/UE/CCG (*) si è levato in volo nel cielo siriano sopra Idleb e Bosra el Sham.

Come rivela il dispaccio Reuters del 23 marzo scorso, gli eserciti occidentali hanno persino intensificato le loro forniture di armi a Al Qaeda sul Fronte Sud. E' attraverso la frontiera giordano-siriana che queste armi, per la maggior parte offerte dall'Arabia Saudita, il più grande importatore di armi al mondo, pervengono alla coalizione anti-Assad del Fronte Sud. Israele non è da meno, poiché anche fonti ufficiali riconoscono che fornisca aiuto alle forze anti-Assad, tra cui Al Qaeda sul Monte Bental nelle colline del Golan (Yaroslav Trofimov, Wall Street Journal, 12 marzo 2015).

In tal modo, le nostre anime belle occidentali innamorate dell'arte e della raffinatezza, le stesse che si lamentano per la distruzione dei musei e del patrimonio dell'Oriente da parte di Daesh, offrono a Al Qaeda Bosra el Sham, una antica città patrimonio mondiale dell'UNESCO.

In Iraq, gli USA avvertono che stanno perdendo il controllo della resistenza contro Daesh. Forze curde, sciite e sunnite appoggiate dal vicino e alleato iraniano sono riuscite a formare un'alleanza anti-terrorista che sta portando i suoi frutti.

Molte città e villaggi delle province di Salaheddine e Anbar sono state così liberate dalla presenza terrorista. Temendo questa unità che va oltre le etnie e le confessioni, l'aviazione USA ha bombardato le posizioni di Daesh nella città di Tikrit nel timore di perdere terreno in questo paese diventato alleato dell'Iran.

A questo intervento USA a Tikrit non hanno partecipato le milizie sciite che rifiutano ogni forma di alleanza con Washington.

Anche i miliziani legati all'Esercito del Mahdi di Moqtada Sadr e alle Brigate degli Hezbollah iracheni hanno deciso di ritirarsi dai combattimenti.

Sul fronte di Tikrit, non c'è dunque collaborazione, come lasciano intendere numerosi analisti mainstream, ma concorrenza tra l'Iran e gli USA, un po' come quella che esisteva tra l'Esercito sovietico e le truppe del generale Patton di fronte all'Impero hitleriano.

Per ostilità atavica nei confronti dell'Iran, i Sauditi da lungo tempo incoraggiano Daesh. Oggi la dinastia wahabita ha un timore crescente del prestigio accumulato da Teheran presso le popolazioni della Siria e dell'Iraq che vivono sotto il giogo di Daesh.

E' finalmente nello Yemen, il loro cortile di casa, che i Sauditi hanno deciso di lanciare i loro bombardieri contro la resistenza anti-Daesh.

Precedentemente campo di battaglia tra marxisti e panarabi da una parte e forze reazionarie filo- saudite dall'altra, lo Yemen è oggi il teatro di una guerra dei filo-sauditi con  le milizie houthi di ispirazione sciita.

Negli ultimi giorni, le milizie houthi di Ansar Allah hanno attuato un'avanzata spettacolare verso Aden, la grande città del Sud dello Yemen dove si era rifugiato il presidente deposto e agente saudita Abd Rabbo Mansour Hadi.

Contrariamente a ciò che affermano i media occidentali, le milizie houthi non conducono una politica confessionale ma assolvono a una missione patriottica.

Malgrado la loro identità confessionale, coltivano una visione panislamica e panaraba, guadagnando così la simpatia di un largo settore dell'esercito nazionale yemenita, e anche della Guardia repubblicana e di numerose tribù sunnite, il che spiega la loro travolgente avanzata.

Mentre Daesh massacra circa 200 sciiti in un attacco kamikaze alle moschee, il regime wahabita lancia un'operazione militare aerea contro i ribelli dello Yemen.

Non è stato il ministro saudita della difesa, il principe Mohammed Bin Salman, e neppure il Re dell'Arabia Saudita, Salman Ben Abdel Aziz, ad annunciare l'entrata in guerra contro la sovranità dello Yemen, ma l'ambasciatore saudita a Washington. Lo scenario è degno di un film arabo di serie B.

Per ora, i media arabi, in particolare Al Mayadeen, parlano di una ventina di civili yemeniti massacrati dai bombardamenti sauditi.

Dai tempi dell'eroe terzomondista egiziano Gamal Abdel Nasser, il regime collaborazionista e decadente dei Sauditi combatte le forze della sinistra arabe (marxiste, nazionaliste, panarabe) con l'appoggio USA.

Dopo avere distrutto le ultime vestigia del socialismo arabo, i Sauditi se la prendono ora con le uniche forze della resistenza panaraba ancora presenti, da Hezbollah libanese ad Ansar Allah yemenita, passando per il Baath siriano.

In un'articolo allarmista apparso nel Washington Post il 23 novembre 2012, la segretaria di Stato USA dell'era Bush, Condoleeza Rice, aveva definito l'Iran come “Karl Marx di oggi”.

Se l'Iran equivalesse a Marx come afferma questo falco dell'imperialismo USA, allora il regime dei Sauditi incarnerebbe dopo la sua creazione nel 1744 la controrivoluzione e la tirannia di Adolphe Tiers, l'affossatore della Comune di Parigi.

*CCG: Consiglio di Cooperazione del Golfo, Alleanza che raggruppa le 6 petromonarchie del Golfo.