Jugoinfo

LA SEZIONE ANPI-VZPI DEL CORO PARTIGIANO TRIESTINO
INTITOLATA A QUATTRO CADUTI ANTIFASCISTI:

BIDOVEC - MARUSIC - MILOS - VALENCIC

Trieste, 24 aprile 1988

Il territorio del Litorale, occupato dall'esercito
italiano nel 1918 e annesso all'Italia con l'accordo
di Rapallo del 1921 veniva comunemente identificato
nel periodo tra le due ultime guerre con il nome di
Venezia Giulia. Dopo il 1924 anche la citta' di
Fiume apparteneva all'Italia.
Si puo' stimare che dopo la grande guerra sul
territorio identificato comunemente come Venezia
Giulia vivevano almeno 550.000 sloveni e croati, dei
quali oltre 300.000 sloveni, cioe' - secondo i dati
di allora - quasi 1/3 del popolo sloveno.
Con l'annessione della regione all'Italia crollava
anche un sistema economico che aveva assicurato al
territorio un costante sviluppo: i nuovi confini
statali limitarono gli scambi economici, le
relazioni con l'entroterra naturale venivano
interrotte. Ne segui' un'inevitabile crisi
economica e sociale che colpi', come sempre, le
classi piu' deboli: i contadini e gli operai,
costretti ad emigrare. Il periodo che precedette
la prima guerra mondiale fu caratterizzato
dall'emigrazione dalle campagne nelle citta',
quello successivo dall'emigrazione verso l'estero.
Nel periodo tra le due guerre l'emigrazione degli
sloveni e dei croati divenne un fenomeno di massa,
provocato dalla nuova situazione socio-economica,
ma influenzato in maniera determinante dalle
pressioni di carattere nazionale e politico.

Nei primi anni che seguirono la guerra, emigrarono
- o meglio furono costretti ad emigrare - gli
sloveni ed i croati che erano venuti nel Litorale
per ragioni di servizio: impiegati, ferrovieri,
maestri, in genere i dipendenti del pubblico
impiego. Soprattutto gli intellettuali, ritenuti
elementi pericolosi per il sistema, venivano
sistematicamente discriminati dalle autorita'
italiane che facevano di tutto per costringerli
ad andare oltre confine, in Jugoslavia. Molti
preferirono andarsene anche per sfuggire all'incerto
clima politico, le scarse prospettive economiche
non potevano che favorire il fenomeno. Dopo il 1926
con l'accentuarsi delle pressioni del regime
fascista l'emigrazione degli sloveni raggiunse
il culmine. Furono obbligati ad andarsene tutti
gli uomini politici, gli uomini di cultura, gli
insegnanti, gli impiegati, i contadini che
perdevano le proprie terre in quanto non erano
in grado di restituire i prestiti che avevano
contratto a tassi di usura per sfamare le proprie
famiglie. Le ragazze contadine andavano a lavorare
come domestiche, o meglio allora come �serve�,
presso le famiglie benestanti di tutta l'Italia;
molte emigrarono in Egitto. Un'ondata particolare
si ebbe nel 1935, quando molti giovani scapparono
in Jugoslavia per sottrarsi alla guerra di Abissinia.
Nel periodo tra le due guerre se ne andarono in
Jugoslavia almeno 70.000 tra sloveni e croati,
30.000 emigrarono nell'America del Sud (20.000
nella sola Argentina), oltre 5.000 trovarono una
sistemazione nei vari paesi europei. Si tratta di
cifre impressionanti, che parlano da sole ed
indicano chiaramente a quali pressioni veniva
sottoposta la popolazione slava della Venezia
Giulia. Nel frattempo era nato un notevole flusso
immigratorio: dall'interno dell'Italia giungevano
i funzionari statali, i poliziotti, i miliziani
fascisti, i medici, gli insegnanti ecc. Tra la
fine della guerra ed il 1931 immigrarono nella
Venezia Giulia oltre 130.000 italiani.

Le autorita italiane erano giunte nel Litorale
completamente impreparate: non avevano previsto
l'incontro con un'altra comunita' nazionale ed
avevano affrontato il problema con il ricorso
alle misure di polizia, con l'intento di eliminare
tutto cio' che avrebbe potuto in qualsiasi maniera
minacciare i cosiddetti �interessi nazionali�
dello stato italiano.
I1 13 luglio 1920 i fascisti bruciarono la Casa di
cultura Balkan a Trieste, sede di tutte le
principali organizzazioni politiche, economiche e
culturali, il segnale era chiaro: agli sloveni ed
ai croati che vivevano in Italia non si doveva
permettere alcuna forma di sviluppo nazionale.
Due mesi dopo il criminale incendio del Balkan
fu proclamato nella Venezia Giulia uno sciopero
generale; gli operai chiedevano l'abolizione
delle leggi speciali e volevano impedire la
crescita del movimento fascista, che aveva gia'
iniziato ad attaccare ed a distruggere le sedi
operaie. L'insuccesso dello sciopero rafforzo'
il movimento nazionalista, i fascisti si posero
alla testa di tutte le forze conservatrici.

La violenza fascista si estese rapidamente ed
assunse nel 1921 il carattere di una vera e
propria offensiva che duro' fino all'ascesa dei
fascisti al potere nell'ottobre del 1922. Il
movimento fascista - con l'appoggio finanziario
della borghesia - si era rafforzato
numericamente ed era in grado di sviluppare la
violenza e di terrorizzare la popolazione. Le
squadre di azione fascista, formate da 30 - 50
uomini armati iniziarono delle vere e proprie
spedizioni punitive contro gli sloveni ed i
croati, sia nelle citta' che nei paesi.
Il terrore raggiunse il culmine durante la
campagna elettorale nell'aprile e maggio del
1921. Secondo i dati degli storici italiani
sino alla fine del 1921 vennero bruciati o
distrutti nella Venezia Giulia 134 edifici, tra
i quali 100 sedi delle associazioni culturali
slovene, del partito comunista o del movimento
operaio, oltre a 21 case operaie e tre
cooperative. Tutte le autorita' costituite,
comprese il commissariato civile, l'esercito,
la polizia ed i carabinieri appoggiavano i
fascisti, che potevano cosi liberamente
svolgere le proprie azioni criminose.
La violenza e la sopraffazione fascista, ormai
generalizzate in tutta la penisola, raggiunsero
dei toni particolarmente aspri nella Venezia
Giulia, dove due erano gli avversari da colpire:
il movimento operaio e gli sloveni ed i croati.
La crescita del fascismo fu favorita da vari
fattori: soprattutto dalla mentalita'
antidemocratica e nazionalista della classe
borghese, dall'incapacita' operativa delle forze
progressiste e del movimento operaio, della
profonda crisi economica, dall'atteggiamento
permissivo e di fatto fiancheggiatore delle
autorita'.

Da una parte quindi la subordinata posizione
economica degli sloveni e dei croati aveva
costituito la premessa per lo sviluppo del
comunismo, dall'altro il nazionalismo e lo
sciovinismo avevano fatto da molla per il
successo del fascismo. Da qui anche
l'equiparazione del fascismo con l'italianita'
e del comunismo con lo slavismo. Gli scontri
sociali tra il comunismo ed il fascismo
riaccesero vecchi rancori nazionali tra gli
sloveni e gli italiani. In questa situazione
conflittuale il fascismo si identificava con
la difesa degli interessi nazionali italiani;
la lotta contro il movimento operaio era in
realta' una lotta contro lo sviluppo della
comunita' slava. Il fascismo si erse cosi' a
difensore ufficiale dell'italianita' di queste
terre che l'Italia voleva da parte sua assimilare
ed italianizzare. Questa �missione� venne di
fatto mitizzata e rappresento' nello stesso tempo
la linea politica statale.

Il 28 ottobre del 1922 il fascismo assunse con la
marcia su Roma anche formalmente il potere. Nella
Venezia Giulia questa svolta non porto' a dei
mutamenti radicali in quanto il fascismo aveva di
fatto gia' in precedenza assunto il controllo
della situazione. Il governo fascista soppresse
nel 1926 tutte le istituzioni democratiche e
diede vita ad un regime totalitario. I rapporti
del fascismo con la comunita' slovena e croata
rappresentano un capitolo a parte. La
snazionalizzazione e la assimilazione divennero
due punti fermi della politica del regime e si
fondavano sulla concezione nazionalimperialistica
che gli slavi erano una razza inferiore.
Oltre alle leggi speciali, che colpivano in modo
indiscriminato tutte le forze democratiche, si
dimostrarono come fatali per l'esistenza delle
comunita' nazionali slovena e croata le decisioni
ad hoc assunte dai segretari del partito fascista
delle province di confine nella conferenza del
12 giugno 1927, ratificate poi dai prefetti
competenti e dallo stesso Mussolini. I gerarchi
fascisti constatarono �che gli insegnanti ed i
preti sloveni, le loro associazioni culturali e
tutto il resto rappresentavano qualcosa di
anacronistico ed anomalo che non poteva essere
tollerato in una regione annessa�. Logica
conseguenza di questa tesi fu la richiesta di
una rapida italianizzazione di queste province;
la soppressione definitiva di quello che era
rimasto delle scuole, dei circoli della stampa
slovena ecc. La lingua slovena doveva essere
considerata come un semplice dialetto destinato
a scomparire ed a trasformarsi, sotto l'influsso
delle citta', in �dialetto italiano�.
Il programma della totale fascistizzazione ed
assimilazione degli sloveni stilato nel 1927
non fu altro che la conseguenza di un'azione
condotta in tal senso gia' da otto anni e
rappresento' il colpo di grazia per quel poco
che era rimasto delle organizzazioni slave.

La dittatura fascista, nata e fondata sulla
violenza, provoco' la reazione e l'opposizione
di tutte le forze democratiche italiane e le
piu' svariate forme di lotta. Nella comunita'
slovena l'opposizione al fascismo assunse un
carattere plebiscitario e si estese a tutti
gli strati sociali, sotto la guida prevalente
di due organizzazioni clandestine: quella
comunista e quella nazionalrivoluzionaria.
Il movimento comunista della Venezia Giulia -
che operava ormai da anni nella clandestinita'
ed includeva gli operai italiani, sloveni e
croati - fu colpito duramente dalle leggi
speciali fasciste e subi' delle perdite
maggiori rispetto a quelle sofferte dal
movimento patriottico. I suoi dirigenti piu'
in vista furono costretti ad emigrare o
vennero confinati, il loro posto fu preso
dalle giovani leve. Il numero degli attivisti
e degli iscritti comunisti fluttuava
continuamente sia per gli arresti che per
l'emigrazione, ed e' quindi difficile
stabilire l'entita' esatta. Il partito, pur
operando nella clandestinita', organizzo' un
movimento sindacale, dei comitati antifascisti,
curo' il cosiddetto �soccorso rosso� a favore
delle vittime del regime. Il giornale �Delo�
(II Lavoro), portavoce degli ideali comunisti
tra gli sloveni, veniva diffuso clandestinamente
sin dal 1926, nel 1927 e 1928 nella periferia di
Gorizia, nel 1929 a Lubiana, tra il 1933 ed il
1935 a Rence ed a Volcja Draga, tra il 1937 ed
il 1940 anche a Sgonico e Divaccia. Gli
attivisti comunisti tendevano soprattutto a
diffondere e consolidare gli ideali rivoluzionari
ed antifascisti, mobilitando le masse.
II Partito comunista italiano non aveva dedicato
negli anni immediatamente susseguenti alla sua
costituzione (1921-1926) una particolare
attenzione al problema delle minoranze nazionali:
riconosceva il principio generale dell'auto-
determinazione a favore di tutti i popoli ed
identificava la soluzione del problema nazionale
con la vittoria della rivoluzione proletaria.
Dopo ii 1924 i comunisti sloveni constatarono
che avrebbero potuto mantenere ed anche aumentare
la loro influenza sulle masse facendo proprie le
richieste delle minoranze nazionali, collegando
la lotta per lo sviluppo sociale con quella per
i diritti nazionali. Un gruppo di giovani
comunisti indico' la soluzione del problema
nazionale secondo i principi leninisti: bisognava
riconoscere agli sloveni ed ai croati il diritto
all'autodeterminazione, con il conseguente
distacco dall'Italia e la costituzione di
repubbliche operaie e contadine, riunite in una
federazione di repubbliche balcaniche. Il
principio fu accolto nel 1926 dal terzo congresso
del Partito comunista italiano, che inizio'
successivamente ad adoperarsi attivamente per la
costituzione di un fronte unitario tra tutti gli
strati sociali della popolazione slovena. Le
associazioni culturali clandestine erano le
migliori portatrici, il veicolo ideale, per la
diffusione di questo spirito unitario, che aveva
come punto fermo la lotta al fascismo.

Sino al 1930 era rilevante anche l'attivita'
clandestina dell'organizzazione nazional-
rivoluzionaria �BORBA �, formata dai giovani
patrioti progressisti che sostenevano la
necessita' di una lotta armata contro il
fascismo, alla violenza ed alla sopraffazione
del regime bisognava rispondere con la forza.
Il movimento BORBA crebbe nel 1927, dopo lo
scioglimento di tutti i circoli culturali sloveni.
II suo programma d'azione prevedeva delle azioni
violente contro le organizzazioni fasciste, in
modo da richiamare l'attenzione dell'opinione
pubblica mondiale sul problema delle minoranze
nazionali che vivevano in Italia e di intimorire
cosi' i portatori ed i fautori della politica
snazionalizzatrice. Bisognava inoltre convincere
le masse che una resistenza attiva ed armata era
possibile, divulgare l'odio contro il fascismo;
impedire l'attivita' dei rinnegati e dei traditori,
collegare la lotta per l'esistenza nazionale con
quella per la giustizia sociale. Queste azioni
fecero guadagnare al movimento l'attenzione e la
simpatia delle masse. Nella maggioranza dei casi
il regime non riusci' ad individuare gli
esecutori materiali degli episodi di lotta, pur
arrestando un gran numero di persone. Nel 1929
la polizia arresto' in Istria un gruppo di
nazionalrivoluzionari, il processo si svolse a
Pola tra il 14 ed il 17 ottobre davanti al
Tribunale speciale fascista e si concluse con la
fucilazione di Vladimir Gortan.
Nella parte slovena della Venezia Giulia
l'organizzazione venne scoperta nella primavera
del 1930 in seguito all'attentato dinamitardo
contro la sede della redazione del quotidiano
�Il Popolo di Trieste�. Dall'1 al 5 settembre si
svolse davanti al Tribunale speciale fascista il
noto primo processo triestino: Ferdo Bidovec,
Franjo Marusic, Zvonimir Milos e Alojz Valencic,
quattro giovani eroi, vennero condannati a morte
e fucilati a Basovizza. Le condanne a morte
sortirono pero' l'effetto contrario a quello
atteso dalle autorita' fasciste.

Dopo il 1930 il Partito comunista italiano
inizio' a conformare la propria attivita' alle
posizioni dei comunisti jugoslavi. I due partiti
si consultarono nel gennaio del 1930 e si
accordarono per un'azione unitaria; tra l'altro
decisero che il giornale �Delo� doveva diventare
la voce ufficiale dei due partiti per gli
sloveni che vivevano in Italia ed in Jugoslavia.
II �Delo� usci' tra il 1930-35 come organo
ufficiale comune dei due partiti e dedico' una
particolare attenzione alla problematica slovena.
Nel 1934 il Partito comunista italiano, quello
austriaco e quello jugoslavo votarono un
documento comune in merito alla soluzione del
problema nazionale sloveno, si dichiararono
contrari alla divisione coatta del popolo sloveno
e si impegnarono a sostenere il suo diritto alla
autodeterminazione. Si era verificato cosi' un
importante passo qualitativo nei confronti della
politica nazionale, per i comunisti sloveni dei
tre paesi la dichiarazione segno' l'inizio di
una nuova era che porto' successivamente alla
lotta di liberazione nazionale, con il fine di
costituire una Slovenia unita ed indipendente.
La dichiarazione dei tre partiti comunisti venne
assunta in circostanze molto delicate ed ha un
rilevante valore storico, significo' anche la
volonta' della ricerca di un collegamento tra
tutte le forze democratiche, al fine di arrivare
alla costituzione di un fronte unitario
antifascista.
Come logica conseguenza della ricerca di una
azione unitaria fu concordato nel 1936 un patto
di collaborazione tra i comunisti ed i nazional-
rivoluzionari TIGR. Le due parti si impegnarono
a dar vita ad un fronte popolare sloveno e croato
e di collegarlo con quello italiano. Il Partito
comunista italiano siglo' cosi' per la prima
volta un accordo con un movimento non operaio.

L'unita' operativa raggiunta tra il Partito
comunista italiano ed il movimento nazional-
rivoluzionario non era altro che il riflesso
dell'atteggiamento assunto in tal senso dalle
masse. L'antifascismo era tra gli sloveni ormai
generalizzato; dopo lo scioglimento coatto
delle associazioni economiche, sportive,
assistenziali, creditizie, in genere di tutte
le attivita' delle minoranze nazionali,
l'attivita' delle stesse continuo' nella
clandestinita', si svolse nelle case, durante
le escursioni e le gite, si trasferi' nelle
chiese ecc. Ogni casa slovena si trasformo' in
scuola, in ogni chiesa venivano diffuse la
lingua slovena ed i canti popolari. Era
necessario lottare uniti contro il nemico
comune per mantenere l'identita' nazionale e
per sopravvivere come popolo; le tradizionali
differenze ideologiche tra i cattolici ed i
liberali si affievolirono, fino a scomparire
del tutto, soprattutto nei paesi.

Nacque cosi' un unitario fronte nazionale
antifascista, come movimento di massa molto
attivo, il che traspare chiaramente anche dai
verbali della polizia. Unitamente a quelle
rosse apparvero anche le prime bandiere slovene,
si moltiplicarono le scritte contro il regime,
si distribuivano volantini, giornali;
l'atteggiamento antifascista della popolazione
diventava sempre piu' evidente. L'elevatissimo
numero delle denunce spiccate dalla polizia
rappresenta una prova evidente della crescente
attivita' antifascista, che si accentuo' con
l'approssimarsi della guerra. Il sistema
adotto' contro gli sloveni dei metodi di
repressione molto duri: dall'ammonimento, al
domicilio coatto, al confino, alle condanne del
Tribunale speciale fascista per la difesa dello
Stato. Tra il 1927 ed il 1943 si svolsero 131
procedimenti processuali contro 544 imputati
sloveni e croati. Il rapporto tra le condanne
emesse contro gli antifascisti italiani e
quelli sloveni o croati era di uno contro dieci;
delle 42 condanne a morte, ben 33 riguardavano
imputati sloveni e croati. Dieci esecuzioni
capitali vennero richieste dal Tribunale
speciale nel periodo che precedette l'inizio
della lotta di liberazione nazionale.

Con l'avvicinarsi del nuovo conflitto mondiale
l'attivita' antifascista si intensifico' in
tutti i settori. In tali circostanze si offriva
ai comunisti sloveni un'occasione favorevole per
l'organizzazione di un fronte antifascista. In
particolare Pinko Tomazic percepi' le condizioni,
allora particolarmente favorevoli, e stese dopo
il 1937 un nuovo programma che rivendicava la
costituzione di una repubblica autonoma slovena
di tipo sovietico, che doveva nascere
dall'unione di tutte le forze progressiste
slovene in un unico fronte antifascista,
collegato con il movimento progressista italiano.
Pinko Tomazic ed i suoi compagni riuscirono a far
conoscere questo loro programma con l'attivita'
clandestina dei circoli culturali, in modo
particolare tra la gioventu' triestina e
goriziana. Negli anni 1939-40 si puo' gia' parlare
dell'esistenza nella Venezia Giulia di un fronte
antifascista sloveno, secondo le previsioni
programmatiche del Tomazic. Si era ormai
consolidata la collaborazione e l'unita' operativa
tra la gioventu' comunista e quella nazional-
liberale e cristianosociale; veniva anche
mantenuto il collegamento operativo tra i
nazionalrivoluzionari ed i comunisti.

Nell'estate del 1940 il servizio segreto fascista
(0VRA) riusci' a colpire in modo vitale il
movimento unitario nella sua fase di sviluppo.
Riusci' a scoprire nove depositi clandestini di
armi e munizioni, una stazione ricetrasmittente,
tre tipografle ed una montagna di pubblicazioni
illegali. Vennero arrestate 300 persone; 240
vennero condannate al confino, al domicilio
coatto o vennero ammonite in modo formale. I
sessanta elementi piu' rappresentativi,
considerati come i maggiori responsabili,
vennero consegnati dalla polizia al Tribunale
speciale fascista, che li divise in tre gruppi:
26 comunisti, 12 nazionalrivoluzionari, 22
intellettuali. Tutti insieme vennero sottoposti
al cosiddetto secondo processo triestino, nel
dicembre del 1941. Tutto il movimento aveva un
fine comune anche se traeva la propria origine
in matrici ideologiche diverse, il che emerse
chiaramente dagli atti processuali. Il fine
comune era rappresentato dalla liberazione di
tutte le comunita' nazionali iugoslave dalla
dittatura fascista. Il processo si svolse tra
il 2 ed il 14 dicembre del 1941, quando nel
Litorale gia' divampava la lotta di liberazione
nazionale. Le condanne del Tribunale speciale
furono molto dure; il regime fascista voleva
cosi' intimorire la popolazione che si stava
ormai ribellando apertamente. Il 15 dicembre
del 1941 vennero fucilati nel poligono di
Opicina il comunista Pinko Tomazic ed i
nazionalrivoluzionari Viktor Bobek, Simon Kos,
Ivan lvancic e Ivan Vadnal. Essi divennero con
Vladimir Gortan ed i quattro eroi fucilati a
Basovizza il simbolo della lotta antifascista
per la liberazione degli sloveni del Litorale.

La costituzione del fronte di liberazione
nazionale sloveno nell'aprile del 1941 segno'
l'inizio di una generale resistenza armata che
inizio' nel Litorale contestualmente a quella
delle altre regioni slovene; il fine era comune:
scacciare l'occupatore, riunire tutti gli
sloveni e trasformare la struttura sociale. Il
fronte di liberazione nazionale non avrebbe
potuto comunque svilupparsi tanto rapidamente
nel Litorale se nel periodo precedente non vi
fosse stato un forte movimento antifascista. La
lotta armata non fu che la logica conseguenza
della resistenza precedente e si concretizzo'
nel 1945 con la sconfttta del fascismo e la
liberazione nazionale.
Ricordando questi fatti storici dobbiamo anche
cercare di cogliere il collegamento con il
presente; la conoscenza del passato puo' e
deve aiutarci a comprendere la situazione attuale.
II consolidamento della nostra identita'
nazionale deve accompagnarsi ad una sempre
maggiore collaborazione ed alla ricerca
dell'appoggio delle forze democratiche e
progressiste italiane. Gli ideali della
resistenza e della lotta di liberazione
nazionale vanno tramandati ai giovani, che
devono farli propri. Solo cosi' saremo certi
che i sacrifici sostenuti dalle precedenti
generazioni, dai compagni caduti, avranno un
seguito ideale. Cerchiamo di prendere ad esempio
coloro che hanno vissuto, lottato e sacrificato
la propria vita per la liberta', per una societa'
piu' equa, per un domani migliore, per la vittoria
contro l'oscurantismo fascista.

---

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T.I.G.R.

Nell'ambito di uno scambio epistolare molto polemico con
esponenti di un piccolo partito sloveno attuale, guidato da
Zmago Jelincic, su "Il Manifesto" del 28 ottobre 2000 Giacomo
Scotti cosi' descriveva il TIGR:

<< ...un'organizzazione terroristica e stragista, anti-italiana,
i cui adepti operarono fra le due guerre mondiali con l'obiettivo
dichiarato di "restituire" alla Slovenia e alla Croazia Trieste,
Gorizia e Fiume e cio' mediante attentati e l'eliminazione fisica
di persone scelte a casaccio e senza distinzione di nazionalita',
da un punto all'altro della Venezia Giulia. La TIGR era collegata
ai gruppi piu' neri, cetnici, di Belgrado e finanziata dai servizi
segreti del regime monarchico jugoslavo. Fu "antifascista" solo
nel senso che l'Italia, contro i cui cittadini venivano compiute
le stragi, era dominata purtroppo dal regime fascista. Alla base
c'era l'odio razzista contro gli italiani. Un male di cui
Jelincic e i suoi dovrebbero guarire, ora che Mussolini ed i suoi
da tempo sono sotto terra e l'Italia e' da oltre mezzo secolo un
paese democratico. (E questo giornale "davvero" antifascista). >>

La lettura di queste righe a suo tempo ci ha lasciati a dir
poco stupefatti. Ci siamo allora messi alla ricerca di documentazione
sul tema, ed abbiamo trovato un opuscolo, dedicato ai tanti martiri
antifascisti sloveni - compresi gli adepti del TIGR - il cui testo
abbiamo adesso potuto riprodurre integralmente, sia nella versione
in lingua italiana:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1248
che nella versione in lingua slovena:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1246

L'opuscolo, edito in tempi non sospetti (1988) dalla sezione ANPI /
Coro Partigiano Triestino intitolata ad alcuni di quei martiri,
spiega chiaramente che anche l'ala nazionalrivoluzionaria del
movimento sloveno di liberazione, e quindi anche il TIGR, strinse
un patto di alleanza in chiave antifascista non solo con i comunisti
jugoslavi, ma persino con il Partito Comunista Italiano.

Senza ulteriori commenti su quegli episodi, invitiamo tutti a
leggere il testo ed a consultare le immagini che si possono
scaricare dalla rete:

- il frontespizio dell'opuscolo, la fotografia del luogo della
fucilazione dei martiri di Bazovizza e le immagini delle loro
commemorazioni svoltesi l'8 settembre 1945 ed il 7 settembre 1980:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/984

- i ritratti dei militanti antifascisti fucilati a Basovizza:
Ferdo Bidovec, Franjo Marusic, Zvonimir Milos ed Alojz Valencic:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/985

(...Poi, un bel giorno, qualcuno ci spieghera' il motivo per cui
la "sinistra" italiana, in questi anni di guerra fratricida ed
imperialista nei Balcani, anziche' stringere contatti e rapporti
con le sinistre e con gli antifascisti delle varie repubbliche ex-
federate abbia preferito ignorarli, denigrarli, o addirittura
infangare la memoria delle alleanze internazionaliste e delle lotte
eroiche del passato...)

Italo Slavo,
Trieste-Roma 2001

---

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"ABBIAMO ESAURITO I MONASTERI DEL KOSMET, ADESSO
DIAMOCI SOTTO A FAR SALTARE IN ARIA QUELLI DELLA MACEDONIA!"

Oggi 21 agosto "ribelli" albanesi-macedoni (quelli sostenuti dalla
NATO) hanno preso di mira un monastero del tredicesimo secolo.


Blast Rocks Macedonian Monastery
By Aleksandar Vasovic
Associated Press Writer
Tuesday, Aug. 21, 2001; 8:09 a.m. EDT
SKOPJE, Macedonia -- Ethnic Albanian rebels attacked a
13th century Orthodox Christian monastery Tuesday,
damaging the building and placing a severe strain on a
fragile cease-fire that is a key requirement for NATO
deployment in Macedonia.
The insurgents set off a 3 a.m. blast that caused
"major damage" to the Sveti Atanasi monastery in the
town of Lesok, the government said. Ethnic Albanian
rebels began launching assaults last month on the
village, which is just outside Tetovo, Macedonia's
second-largest city.
"This is barbarism," said Antonio Milososki, the
Macedonian government spokesman. The ethnic Albanians
are Muslim, while the country's majority are Orthodox
Christian Slavs.
The blast and other sporadic cease-fire violations
come at a time when NATO troops are trying to
determine if it is peaceful enough here to fan out and
collect weapons from ethnic Albanian rebels.
The rebels launched their insurgency six months ago,
claiming they were fighting for more rights for ethnic
Albanians, who make up as much as one-third of the
country's population of 2 million.
The Macedonian government says the insurgents want to
capture territory and create their own state.
Dozens of people were killed and thousands were
displaced before ethnic Albanian and Macedonian
leaders accepted a peace deal. Under the agreement,
which grants ethnic Albanians more rights, NATO troops
will move in to disarm the rebels.
NATO has said it will deploy a 3,500-member,
British-led force to Macedonia when it is confident
that the cease-fire is viable. No one is really
offering a definition of just how much fighting NATO
is willing to endure and still claim a cease-fire is
holding.
To help determine if the time is right, NATO's supreme
commander in Europe, U.S. Gen. Joseph Ralston, met
Monday with the country's top officials and senior
military leaders. He will report to the alliance's
ruling council Tuesday and advise them whether to give
the go-ahead for full deployment.
NATO officials said it was unlikely the North Atlantic
Council, made up of ambassadors from each of
alliance's 19 member nations, will decide on the
deployment Tuesday. More likely, they said, the
council will discuss the findings and decide later in
the week.
The council's next regularly scheduled meeting is
Wednesday.
Ralston's visit came as an advance team moved into the
countryside to make contact with ethnic Albanian
rebels.
The British liaison team from the 16 Air Assault
Brigade traveled to Nikustak, a rebel-held village
along the front line about 10 miles northeast of the
capital, Skopje. The team was meeting with local rebel
commanders to discuss details of how the British-led
weapons collection mission, dubbed Operation Essential
Harvest, would work.
Even if NATO decides to move in, they'll find it hard
to persuade those under attack that lasting peace is
achievable.


---

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http://emperors-clothes.com/analysis/taylor.htm
www.tenc.net * [Emperor's Clothes]

======================================TERRORIST THUG BOASTS:
"THANKS TO UNCLE SAM, MACEDONIANS ARE NO
MATCH FOR US!"

Eyewitness report by Scott Taylor, retired
Canadian military man, author of
'Inat' and 'Tested Mettle' (
http://emperors-clothes.com/reviews/INAT.htm
) and
editor of Esprit de Corps Magazine
[21 August 2001]
======================================
TETOVO, Macedonia -

Last Monday, international envoys and
government officials in Macedonia
hammered out a last-minute peace accord.
However, this 11th-hour attempt to
avoid yet another Balkans civil war may
yet prove to be a case of too little,
too late, as the fighting here continues
to escalate.

Under the terms of the agreement, once a
solid ceasefire can be established,
a NATO force of some 3,000 peacekeepers,
including a whopping three Canadian
officers, will be deployed in Macedonia.
The major task of these troops will
be to disarm the ethnic Albanian
guerrillas who have established control of
nearly 30 per cent of Macedonia's
territory.

For the battered Macedonian security
forces that have fought the guerrillas
over the past six months, the arrival of
the NATO force will be a bitter pill
to swallow.

"If NATO hadn't been arming and equipping
the (guerrillas) in Kosovo there
would be no need for them to disarm these
guerrillas now in Macedonia," said
Goran Stevanovic, a sergeant with the
elite Macedonian police Wolves.

At the diplomatic level, the provision of
military aid to the guerrillas is
vehemently denounced, but on the ground in
Macedonia, there is no denying the
massive amount of materiel and expertise
supplied by NATO to the guerrillas.
Their commanders welcomed me with a shout
of "God bless America, and Canada,
too, for all that they have provided to
us!"

In the well-built guerrilla bunkers
overlooking the besieged city of Tetovo,
there is ample evidence of U.S. military
hardware. Everything from sidearms
and sniper rifles to menacing-looking
grenade launchers is emblazoned Made in
the USA.

An abundant stock of sophisticated
night-vision goggles provide the
guerrillas with a tremendous tactical
advantage over the Macedonian security
forces. By nightfall, the Macedonians are
compelled to hole up in their
bunkers while the guerrillas roam with
impunity throughout the Tetovo
streets.

Snake Arifaj, a 22-year-old guerrilla
platoon commander, proudly displayed
his unit's impressive arsenal and said,
"Thanks to Uncle Sam, the Macedonians
are no match for us."

Two weeks ago, there was a flurry of
diplomatic protests filed by the
Macedonian government when two U.S.
helicopters were observed delivering
supplies to an Albanian village in the
mountains above Tetovo. Officially,
the U.S. claimed their aircraft were only
transporting humanitarian aid.

However, the local guerrilla commander,
Commander "Mouse," a 47-year-old UCK
officer in the Tetovo sector contradicted
this statement and confirmed that
two US Chinook Heavy Transport Helicopters
had in fact delivered "heavy
mortars and ammunition" to the guerrillas.
As proof of Mouse's claim, on
Thursday the guerrillas began bombarding
Tetovo with 120-mm and 82-mm
mortars. Judging from the duration and
intensity of the bombardment that I
witnessed, ammunition supply is not a
problem for the guerrillas.

"We have all the equipment and men we need
to capture Skopje in 24 hours,"
said Commander "Jimmy", a 22-year-old
Albanian guerrilla who is already a
veteran of Chechnya, Kosovo, and south
Serbia. "Militarily, the Macedonians
are no match for our soldiers."

The U.S. also frequently used their
tactical helicopters to gather
intelligence inside Macedonia, without
authorization from the Macedonian
government. The sight of the U.S. choppers
prompted the ethnic Albanian
villagers to cheer wildly, waving their
arms to encourage "their" air force.

Further illustration of this Albanian
sentiment toward U.S. aircraft can be
found at the guerrilla brigade
headquarters, just outside Tetovo. Here
the
security platoon wear T-shirts emblazoned
with a Nike logo and the words:
"NATO Air - Just Do It!"

On the other side of this conflict, the
woefully equipped Macedonian forces
have been hard pressed to field a credible
fighting force. In order to obtain
a peaceful secession from Yugoslavia in
1992, the fledgling Republic of
Macedonia agreed to turn over all the
federal military assets to Serbia /
Montenegro. As a result of their bankrupt
treasury and slumping economy,
Macedonia did not put a priority on
re-equipping an army. However, once the
Albanian guerrillas began their insurgency
in March of this year, the
Macedonians had no choice but to rapidly
enhance their tiny security forces.

Over the past six months, there has been a
tremendous infusion of modern
weaponry (and mercenary "advisers") into
Macedonia, with the bulk of support
coming from Ukraine.

At the height of last week's fighting,
both George Robertson and Javier
Solana - respectively the NATO and
European Union secretary generals - made
personal entreaties to Ukraine to cut off
this vital military aid.

Given such interference, it's little
wonder that the Macedonian majority have
staged violent anti-NATO riots, attacking
embassies and McDonald's
restaurants over the past several weeks.

In the past, Canadian soldiers serving as
peacekeepers in the Balkans have
won a hard-earned reputation from all
factions for their fairness and
impartiality. However, after the 1999
bombing campaign against Yugoslavia,
and now through the provision of illicit
aid to the guerrillas, Canada's
foreign ministry is steadily eroding that
trust. When, or if, those three
Canadians deploy into wartorn Macedonia,
it will no doubt dishearten them to
know that the death and destruction that
they encounter was aided and abetted
by their own government.

(c) Scott Taylor Esprit de Corps Magazine

E-mail: espritdecorp@...

***

FURTHER READING ON MACEDONIA -

'Insulting Macedonia'
Letter to International Herald Tribune
'U.S. Embassy Leaving" & "U.S. Tells
Ukraine: Stop Arming Macedonia!"
These three articles can be read at
http://emperors-clothes.com/docs/insult.htm

WHAT NATO OCCUPATION WOULD MEAN FOR
MACEDONIANS
by Jared Israel
It is being touted as the solution, but
how would NATO occupation affect
ordinary Macedonian citizens? Three women,
keen observers, in despair for
their relatives, talk about the NATO
takeover of the Kosovo town of Orahovac.
Can be read at
http://www.emperors-clothes.com/misc/savethe-a.htm

'Western Media Demonizes Macedonia'
by Rick Rozoff & Jared Israel
George Bush visited Kosovo and made it
perfectly clear: the U.S. means to
recreate the Kosovo nightmare throughout
the Balkans. And then? On to Russia.
Can be read at
http://emperors-clothes.com/articles/rozoff/shrill.htm

"SORRY, VIRGINIA, BUT THEY ARE NATO
TROOPS, NOT 'REBELS'"
by Jared Israel
Research by Rick Rozoff, George Thompson
and Max Sinclair.
Using pro-NATO media sources, Israel shows
that the U.S. and its NATO junior
partners England and Germany are behind
the KLA attack on Macedonia. Israel
argues that the immense and immensely
dangerous goal of U.S. strategy is: the
conquest and full colonization of the
former Soviet Union. Can be read at
http://emperors-clothes.com/mac/times.htm

"'WE DENIED TRAINING THE KLA? OH. WE
LIED.'"
'Sunday Times' articles reveals another
Anglo-U.S./KLA link. At the end of
this post is a useful (partial) list of
relevant articles. Can be read at
http://emperors-clothes.com/docs/train.htm

"MACEDONIAN GOVERNMENT ACCUSES U.S.,
GERMANY"
Macedonian leaders say the U.S. and
Germany are in cahoots sponsoring the KLA
attack on Macedonia. Can be read at
http://emperors-clothes.com/docs/maced2.htm

"GERMAN PAPER CHARGES: U.S. HAS 'ADVISORS'
AMONG ALBANIAN TERRORISTS"
Everybody needs advice sometimes, right?
Why do I think: "Vietnam"?

"WHAT'S BEHIND KLA STRATEGY IN THE
BALKANS?"
Jared Israel interviews Kosovo historian
Chedomir Pralinchevich
Is there something about ethnic Albanian
culture and history that enables the
terrorist Kosovo Liberation Army to
establish a base among ordinary people?
Offers an explanation of many mysteries
such as why the KLA targets Albanians
in Macedonia. Can be read at
http://emperors-clothes.com/interviews/strategy.htm

"WHY 'HUMAN RIGHTS WATCH' IS GUNNING FOR
MACEDONIA" by Jared Israel.
Human Rights Watch, seen by many as an
idealistic activist group, is focusing
on Macedonia. Mr. Israel argues that HRW
is used by the U.S. Establishment to
soften up countries which Washington
wishes to destabilize. The article
includes Paul Treanor's mind-boggling look
at who actually runs HRW. Hint:
it's not a bunch of college kids and a
civil rights attorney. Can be read at
http://emperors-clothes.com/articles/treanor/hrw.htm

"'Laughs' and 'Chuckles' in State Dept.
Transcripts'"
by Professor Michel Chossudovsky
Where did the KLA get its weapons from?

"THE MILITARY OCCUPATION OF MACEDONIA"
By Michel Chossudovsky
NATO leaders say they are working for
peace. Prof. Chossudovsky charges the
goal is conquest.

"WASHINGTON BEHIND TERRORIST ASSAULTS IN
MACEDONIA"
by Professor Michel Chossudovsky
Prof. Chossudovsky discusses implications
of the recent truly amazing mission
by U.S. troops to save endangered
terrorists (and U.S. advisers!) in
Macedonia and other aspects of NATO's
proxy war.

"NATO Macedonian Aptitude Test"
Excerpt from a top secret NATO
Commandants' MAT Quiz
by Lester Schonbrun
Can be read at
http://emperors-clothes.com/articles/schonbrun/mat.htm

"Defend Former Yugoslav Republic of
Macedonia from Lies and Terror!"
Statement by the Committee to Defend
Milosevic, issued by a Working Committee
meeting in Belgrade.
Can be read at
http://www.emperors-clothes.com/petition/defend.htm

"MESSAGE FROM MACEDONIA"
A reader from Skopje, the Macedonian
capital, blasts media disinformation and
reveals the r�sum�s of terrorist leaders.
Can be read at
http://emperors-clothes.com/letters/amessage.htm

"AMERICA AT WAR IN MACEDONIA"
by Michel Chossudovsky
Prof. Chossudovsky presents evidence that
the Macedonian crisis results from
a schism between the U.S. and Germany,
with the former sponsoring the KLA and
destabilizing Macedonia to guarantee
control of the Corridor 8 trade route
and a critical oil pipeline. Can be read
at
http://emperors-clothes.com/articles/choss/pipe.htm

"TERRORIST 'REBELS' THREATEN CATASTROPHIC
CRIMES IN MACEDONIA" This article
is related to the call for help from the
Macedonian town of KUMANOVO (posted
below). Humanitarian terrorists are
threatening to unleash eco-disaster. Can
be read at
http://emperors-clothes.com/mac/poisin.htm

"100,000 MACEDONIANS HELD HOSTAGE BY
ALBANIAN TERRORISTS"
An eyewitness account from KUMANOVO, the
northern Macedonian city whose water
supply has been seized by KLA terrorists.
Can be read at
http://emperors-clothes.com/mac/mac.htm

"ALBANIANS IN MACEDONIA: FACTS AND
FICTIONS"
by Diana Johnstone
Ms. Johnstone demolishes the "we're
rebelling because we're oppressed"
claims. Israel disputes the notion that an
Albanian terrorist tail wags the
U.S. dog. Can be read at
http://emperors-clothes.com/articles/Johnstone/fic.htm

"TERRORISM AGAINST SERBIA IS NO CRIME"
by Jared Israel and Rick Rozoff
NATO released about 450 'captured' KLA
terrorists in time for them to attack
Macedonia. Are they nuts? Or is there
strategy in their madness? Can be read
at
http://emperors-clothes.com/articles/jared/nocrime.htm

"GENTLE REIGN: WASHINGTON MAKES IT
PERFECTLY CLEAR IN KOSOVO & MACEDONIA"
by Jared Israel
A close look at the relationship between
the U.S. military in Kosovo and the
KLA finds it to be a) unusual and b)
entirely illegal: Washington is
sponsoring terrorism. Can be read at
http://emperors-clothes.com/articles/jared/gentle.htm

"KLA ATTACKS EVERYONE. MEDIA ATTACKS...
MILOSHEVICH?"
by Jared Israel
Media coverage of KLA terrorism against
Macedonia and southern Serbia
uncovers the real culprit, now and
forever: Slobodan Miloshevich! Our editor
walks down memory lane, examining a decade
of slander against the Yugoslav
leader and finds the whole
thing...ludicrous. Can be read at
http://emperors-clothes.com/articles/jared/expan.htm

"'WE DENIED TRAINING THE KLA? OH. WE
LIED.'"
'Sunday Times' articles reveals another
Anglo-U.S./KLA link. At the end of
this post is a useful (partial) list of
relevant articles. Can be read at
http://emperors-clothes.com/docs/train.htm

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