Informazione

LE INCREDIBILI AVVENTURE DEL SIGNOR KOUCHNER (1)


Il capo della missione civile dell'ONU (UNMIK) in Kosmet Bernard
Kouchner ha dichiarato a Gnjilane lo scorso dicembre che "Il Kosovo non
appartiene a nessun altro che non ai kosovari", intendendo con questo
termine soltanto quelli di etnia albanese, convenuti in gran numero per
l'occasione ad ascoltare le parole del loro protettore. "Io mi sento
molto vicino al popolo albanese", ha proseguito Kouchner. "Io amo tutti
i popoli, ma certi li amo piu' degli altri, e questo e' il vostro caso!"

(fonte: "The ironic justice of Kosovo", di David Binder, MSNBC
CONTRIBUTOR, WASHINGTON, March 17;
http://www.msnbc.com/news/382058.asp?0m=O11M )


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LE INCREDIBILI AVVENTURE DEL SIGNOR KOUCHNER (2)


Il capo della missione civile dell'ONU (UNMIK) in Kosmet Bernard
Kouchner ha condannato l'uccisione del suo interprete, il serbo Petar
Topoljski, ritrovato cadavere a otto chilometri da Pristina lo scorso
16/5, in fondo ad un pozzo, dopo alcuni giorni dalla sua scomparsa.
"E' un fatto terribile - ha dichiarato Kouchner - non solo per la
famiglia e gli amici di Topoljski ma per l'intero staff dell'UNMIK. Io
condanno fermamente questo crimine che ha coinvolto il nostro personale,
ed in particolare un membro serbo che si era dedicato al lavoro a
dispetto delle minacce e dell'isolamento che qui i serbi devono
sopportare" (a causa della connivenza e della complicita' dell'UNMIK e
della KFOR).


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A te genitore del pilota dei caccia bombardieri
una poesia di Rada Rajic
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Il genitore e' una scelta, una responsabilita',
una classe, una categoria, un destino,
con lo scopo di procreare
un genitore e' un'industria biologica,
un forno da dove vengono sfornati
dai nostri campi i nostri figli.
Carne della nostra carne,
sangue del nostro sangue,
amore del nostro amore.

Tuo figlio, uomo di nascita
ma assassino di mestiere,
anche stanotte e' andato a lavorare.
Bagliori rossi, i colori della morte:
i missili, la firma di chi vuole
da tuo figlio sempre di piu'.
Non hai paura, genitore dell'assassino,
dei nostri figli?
Lo vedi partire
ma puo' tornare
nell'interno buio di una bara.

Tuo figlio, schiavo del dollaro,
e' maledettamente ingannato
di essere utile,
di essere un buon samaritano.
Quando lo vedi rincasare,
come ti senti tu padre di un assassino?
Gli chiedi se e' stanco
dopo una dura notte di lavoro,
se ha fatto bene il suo dovere,
se ha fame, se ha sete,
perche' di certo il sangue
dei bambini innocenti di Belgrado,
Surdulica, Nis e Novi Sad
non lo ha dissetato.

Che sia maledetta la guerra,
la malattia del nostro destino.
Io ho parole di comprensione
per te,
genitore dell'assassino,
ed ho il cuore pieno di perdono
per tuo figlio.
Mi sforzo di odiarti ma non ci riesco,
e non vorrei essere nei tuoi panni.
Ma tu, hai mai pensato,
hai mai pregato per i nostri figli?
Dove stanno le tue preghiere?
Hai mai pensato a me,
un genitore al quale hanno amputato l'anima?

Noi siamo vittime del tuo figlio,
uomo di nascita ma pilota dei caccia bombardieri,
un mestiere vecchio quanto la malvagita'
del dollaro; a lui dico:
Vieni in Serbia,
non vigliaccamente via cielo
ma scendi: sei nato per camminare,
non per volare.
Lascia gli spazi celesti agli uccelli:
tu sei un uomo, vieni a piedi.
Chiedici se abbiamo fame di vita,
voglia di sorridere.
Non ho che la preghiera e le lacrime da scambiare
con i missili di tuo figlio,
uomo di nascita,
ma pilota di mestiere.

Quanto ha guadagnato?
Mentre il suo conto in banca cresce,
sulle tombe dei nostri figli
l'erba e' gia' da tagliare.
Perdonami genitore umiliato, genitore ingannato,
di questa mia condanna
tinta di rabbia, di ferite profonde,
di dolore impotente, ma i miei missili
sono le lacrime, le preghiere
ed il dolore immenso.

Mentre cammino per la strada
ho le lacrime che mi scivolano
lungo la gola nell'anima trafitta.
Bevo le mie lacrime
e grido: Pace, la vendetta non e' per l'uomo,
figlio di Dio,
disubbidiente di mestiere,
ma per le pagine dei dizionari abbandonati
all'oblio delle biblioteche vecchie di sapienza.
Abbi cura di tuo figlio,
genitore di destino, di scelta
e di responsabilita'.
Se un giorno la strada ti porta in Serbia,
non essere titubante, passa a casa mia,
ma non dimenticare un fiore
per le tombe dei nostri figli.

La stagione della vita
non finisce con la morte.
Le anime dei nostri figli
si espandono dalla mia bocca
sui vostri cammini,
non abbiate paura.
Le parole di un poeta
non sono niente altro
che benedizione.
C'era una volta la parola,
battito della verita'!

Perdonatemi per il perdono agli uccelli
di ferro,
che hanno sfidato la vita
sopra il cielo di Belgrado,
simbolo di una citta'
sacrificata in onore dei signori
di Wall Street,
degli eterni dei.
E credimi: io non so piangere
le lacrime piangono da sole.
Ho sopportato per tante settimane
questo vulcano di parole,
ma oggi la lava e' scoppiata
per dirti che i vulcani
non dormono mai.


Rada Rajic




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Della miseria della opposizione di destra in Serbia
Prima parte: PESIC e DJINDJIC


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STOP NATO: ¡NO PASARAN! - HTTP://WWW.STOPNATO.HOME-PAGE.ORG

Date: Mon, 23 Aug 99 09:49AM
Subject: NO: don't defend Serbian Activist Vesna Pesic!
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Greek Helsinki Monitor wrote:

(Greek Helsinki Monitor is funded by the Soros Foundation).

Ms. VESNA PESIC, world known Serbian activist
for human rights and former
President of the Civic Alliance of Serbia,
might be indicted for violating The Constitution.
Fearing for her life and safety
we urge you to help Ms. Vesna Pesic.
founder of the Center for Antiwar Action,
leading NGO dealing with human rights in Serbia.

Vesna Pesic was a Jennings Randolph fellow at the United States
Institute of Peace during 1994-95, see their website
http://www.usip.org/oc/sr/pesic/aboutpesic.html

The USIP is a US Government agency, it was "created and funded by
Congress to strengthen the nation's capacity to promote the peaceful
resolution of international conflict." (i.e. more bombing campaigns).
See their website
http://www.usip.org/aboutusip.html

The USIP Board of Directors is appointed by the President of the United
States. The Assistant Secretary of State for Intelligence and Research
is a member ex officio.

This Institute would not appoint as a fellow anyone who opposed the free
market, US presence in Europe, or the NATO. But you can read her views
at the site anyway.

Vesna Pesic is typical of the right-wing opposition which emerged in
Eastern Europe after 1989, funded by western foundations and agencies
(often quite openly by the US Government). Even before 1989 she was
active in the pro-western opposition...

She is the founding member of Helsinki Committee for Serbia (1985)

The Helsinki Committees were established during the Cold War to
embarrass the Soviet Union, which had conceded independent monitoring of
human rights, in the Helsinki Treaty. Officially none of them were
funded by the US government. They provided a focus for pro-western
opposition in eastern Europe up to 1989 and of the European Movement in
Serbia (1990).

The European Movement is a lobby for the European Union, founded in The
Hague with encouragement of Winston Churchill in 1948.
http://www.eurplace.org/orga/european.movement/pres-fr.html

It is an upper-class group lobby, it goes without saying
conservative-liberal. It is small, active among students (who think it
is a fast route to a job at the EU, although it seems to be regarded
with some disdain in Brussels). In eastern Europe it is no more than a
pro-western lobby - the EU does not want to admit countries like Serbia
in the short term.

Officially the EU does not fund political groups, but for instance the
anniversary conference in 1998 was..."organised with the active support
of the European Commission and, namely, with the Directorate of
Information and Culture (DGX). It is generously subsidised by the ING
Group and the European Cultural Foundation."
See the programme at the website for an idea of the (boring and
excessively establishment) nature of the organisation:
http://www.eurplace.org/thehague.congress/comun/program-en.html

She received the Democracy Award of the National Endowment for Democracy
(1993),

The National Endowment for Democracy is a de facto agency of the US
government, funded by Congress but nominally independent. It is a major
force for US expansionism and interventionism.
http://www.ned.org/page_3/grantees.html

"Endowment programs in the areas of labor, business and political party
development are funded through four core institutes: the Solidarity
Center, the Center for International Private Enterprise, the
International Republican Institute, and the National Democratic
Institute for International Affairs."

The Center for International Private Enterprise is also an affiliate if
the US Dept of Commerce, see their website
http://www.cipe.org/

Andrej Sakharov Freedom Price - Annual Award for 1997 (Norwegian
Sakharov Freedom Fund)

W. Averell Harriman Democracy Award (National Democratic Institute,
1997) a very stereotype award for the West and its friends
http://www.ndi.org/archives/hapsr3.htm

"Past recipients of the Award include Burmese democratic leader Aung San
Suu Kyi, Czech Republic President Vaclav Havel, South African Deputy
President Thabo Mbeki, former Vice President Walter Mondale, Secretary
Albright, former President Jimmy Carter and Senator George Mitchell."
but I recommend the NDI website
http://www.ndi.org/whois.htm
for a reminder that many Americans think they have an absolute right to
impose their political system on the rest of the world...
"the advance of democracy requires constant nurturing and support.
Though not solely an American responsibility, it remains an
indispensable American mission."

and nominated for the Nobel Peace Price, 1998.

The top prize for the friends of the West.

All in all, Vesna Pesic is a classic example of the elite pro-western
political figure, absolutely pro-American, absolutely committed to a
Europe dependent for its political ethic on the USA. absolutely ready to
serve in such a system, all this if necessary implemented by direct US
military intervention. She is backed by a network of English-speaking
NGOs, Foundations, and Funds who are also committed to this, and no
doubt enjoys the protection of US diplomacy as well.

There is no moral reason to support her: to do so would be a purely
geopolitical act, in support of an aggressively expansionist and
interventionist US policy.

--
Paul Treanor
http://www.diagonal.demon.nl/bosnia.html

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STOP NATO: ¡NO PASARAN! - HTTP://WWW.STOPNATO.HOME-PAGE.ORG


The Serbian opposition: a portrait of Zoran Djindjic

By Peter Schwarz
30 July 1999

Zoran Djindjic has become a favourite of the German media and
politicians. Hardly a day goes by without some news sheet or broadcaster
presenting an interview with him. Chancellor Schroeder has received him
twice in Bonn. He is treated like a statesman, and indeed, they would
like to see him at the head of the Yugoslav state today rather than
tomorrow.

The Yugoslav population has not, so far, been asked for its opinion. And
why should they? After all it is Washington, London, Paris and Berlin
that decide who is a "democrat" and who is not, who belongs to the
"world community" and who stands outside it. Zoran Djindjic has
certainly grasped this. Already in December 1996 he boasted in an
interview with Der Spiegel: "I am the horse which the West should back."

Who is this man being extolled to the war-torn and embargoed Yugoslav
population as the pledge for a better future?

To sketch a portrait of him is not easy. Djindjic embodies those
characteristicsor rather the lack of definite characteristicsthat
count as the mark of a successful "modern" politician since Clinton,
Blair and Schroeder made their careers. The first qualification is the
absence of any clearly defined point of view.

Leafing through old articles about Djindjic, one reads much about his
"almost accent-free, elaborate German", his "smooth, exceptionally good
manners", his "purist Belgrade office decorated in black", and his
marked inclination to dress in black. But little or nothing can be found
about his political opinions.

Ten years ago, when the Stalinist cadres of Eastern Europe flocked to
the banner of free market economics, the phrase "turncoat" became
proverbial. It is hard to apply this term to Djindjic. It denotes
someone who has moved from one point of view to another, but Djindjic
has no point of view from which to move. He evinces a mobility, agility,
even slipperiness which commentators often describe with the word
"enigmatic".

In June, Die Zeit wrote of Djindjic and his one-time ally Vuk Draskovic,
that they "have, in the course of their careers, always asserted what
looked most promising.... In the future as well, they will both follow
nothing but their own will for power." Already three years ago, the
Tages-Anzeiger had accused Djindjic of concerning himself "less about
human rights and democracy than about his own power".

Zoran Djindjic was born in 1952 in the north of Bosnia, the son of an
officer of the Yugoslav army. After finishing school he studied
philosophy in Belgrade, where he was arrested in 1974 for establishing a
group of oppositionist students and sentenced to several months in
prison.

After his detention, he continued his studies under Juergen Habermas at
the University of Frankfurt in Germany, which was still under the
influence of the declining student protest movement. It is rumoured that
he became very enthusiastic at that time about Habermas' "critical
theory," and was fascinated by the Baader-Meinhof terrorist group. He
concluded his studies at the University of Konstanz, completing his
doctoral dissertation on the topic "Marx's critical social theory and
problems of justification".

In 1979 he returned to Yugoslavia and taught as a lecturer at the
universities of Novi Sad and Belgrade. He had obviously reconciled
himself with the state authorities.

The actual beginning of his political career occurred in the year 1990.
With some friends, he created the Democratic Party, entering parliament
that year as its representative. He took over the party presidency in
1994.

His earlier democratic demands were soon replaced by nationalistic
slogans. "Today, I am no longer a politician of principles. I try to
construct realistic policies, and I know the price for doing this," he
told Die Welt in January 1997. "I know that one cannot make a policy
that will command a majority in Serbia without considering the people's
national fears. If that is nationalism, then I am a nationalist."

During the Bosnian war he did indeed play on "the people's national
fears". His Democratic Party argued for Bosnia to be divided and for the
Serbian areas to be absorbed into Yugoslavia. In 1994, when Slobodan
Milosevic gave in to NATO pressure, Djindjic travelled to Pale and
demonstratively solidarised himself with the Serbian nationalist Radovan
Karadzic. In regard to Kosovo, the Democratic Party also played the
nationalistic card: from initial support for autonomy it went over to
demands for measures to limit the birth rate of Kosovo Albanians.

Djindjic experienced his greatest political success in 1996-97. He
succeeded in uniting three partiesthe Serbian Renewal Movement of Vuk
Draskovic, the Civic Alliance of Vesna Pesic and his own Democratic
Partyagainst Yugoslavia's ruling powers. The resulting alliance,
Zajedno (Together), won the local elections in Belgrade at the end of
1996. When the government used legal tricks to annul the election
result, tens of thousands marched each day in peaceful demonstrations in
the capital. Djindjic practised being a popular tribune. In February
1997 he finally entered Belgrade city hall as mayor.

But Zajedno's success was also its undoing. It turned out that apart
from their common opposition to Milosevic, the alliance did not have any
viable foundations, let alone an answer to the burning social and
political problems that confronted the mass of the population.
Draskovic, a Serbian nationalist and monarchist, hearkened back to the
traditions of the Chetniks, who had fought against Tito's partisans
during the Second World War. Pesic, a founding member of the Helsinki
Committee in Belgrade, saw her mission to be the civil rights movement.
Djindjic stood for opening up the country economically and politically
to the West.

In June, just four months after Djindjic's triumph, the unequal alliance
broke down. In September Djindjic was driven out of office by his former
ally Draskovic, because of his "incompetence ". Draskovic threw in his
lot with the government parties and the ultra-nationalists of Vojislav
Seselj, and later became Yugoslav vice-president under Milosevic. This
time, nobody took to the streets to demonstrate. In his short term in
office Djindjic had exhausted his popularity.

Since the Zajedno debacle, Djindjic has set his sights on a career as
the West's man. He was clever enough not to openly support NATO's
bombardment of Yugoslaviawhich would have discredited him too badly in
the eyes of the population. He even made some critical noises, saying
NATO was pursuing a short-sighted and dangerous policy without a more
extensive strategy. But he left no doubt that he was prepared to serve
NATO as a willing replacement for Milosevic, and counted on NATO's
political support.

On 9 May he published a joint declaration with Montenegrin President
Milo Djukanovic, in which he called on NATO not to get involved in any
solution to the Kosovo crisis that left Milosevic in power. This was a
barely veiled request to extend the war. Vuk Draskovic, who had, in the
meantime, resigned his government office, was no longer seen as a viable
partner of the West, but rather an instrument of Milosevic.

It is thus no surprise that Djindjic is popular with Western
governments, and is celebrated as a "democrat". However there is one
thing he cannot yet provide: proof that the Yugoslav population regards
him in the same way.

In all of his numerous interviews so far, one looks in vain for a
response to the social problems of the country, which with the war have
assumed the dimensions of a catastrophe. After all, Djindjic is a
democrat and not a socialist. And, like the other Russian and Eastern
European "democrats", he understands democracy to mean the unrestricted
freedom of movement for international capital, as well as those
businessmen, nouveaux riches and semi-criminal elements who became
wealthy in the shadow of the Milosevic regime, but now regard the old
state structures and ruling elite as obstacles.

See Also:
The Balkans
[WSWS Full Coverage]

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FIRENZE - BOLOGNA - CARPI - ROMA - RAVENNA - VICENZA

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FIRENZE

http://bollettino.firenze.net/

MERCOLEDI 17 MAGGIO
CHIOSTRO DI FACOLTA' Via di Parione 7

ROSEROSSE

iniziativa-dibattito e concerto
per finanziare il progetto del centro oncologico per minori di Belgrado

---

BOLOGNA

Il video "Bombe sulle industrie chimiche" si può richiedere al nostro
comitato:

Comitato cittadino contro la guerra
v. Cuccoli 1/c BO - t/f 051.50.31.80
email: controguerra@...

al costo di Lire 10.000 (comprese spese di spedizione). Ogni offerta in
più
sarà devoluta ad:

Abc, solidarietà e pace
via Calosso, 50 - 00155 Roma
tel/fax: 06-4067358; 06-4063334) o
Conto corrente postale 75377002
Oppure: Banco di Sicilia, agenzia 16 di Roma (Abi
01020, Cab 03219), conto corrente 410197871
http://www.freeweb.org/volontariato/abcsolidarieta/index1.htm
email: abcsolidarieta@...

nell'ambito del progetto di solidarietà con "Pancevo" per dotare il
locale
laboratorio di igiene pubblica di strumenti necessari al monitoraggio
ambientale.

___________________________________

comitato carpi contro la GUERRA

in collaborazione con
LEGAMBIENTE, Circolo Arci S.Cabassi, UDI

MERCOLEDI' 24 MAGGIO
ORE 21.00


Presso il Circolo ARCI Sandro Cabassi
Via Don Davide Albertario, 41 - Carpi

LA GUERRA SPORCA...

proiezione del video
"Bombe sulle industrie chimiche"
danni ambientali della guerra in Serbia
(un film di Sascha Adamek , Germania, 1999, colore, 43')
la guerra ecologica in un video verità


intervengono
- Prof. Alberto Tarozzi
(Docente di sociologia dello sviluppo all'università di Bologna)
- Prof. Achille Lodovisi
(Storico, Geografo, Ricercatore)



Comitatoto Carpi contro la GUERRA
c/o Opera Nomadi-Carpi, via G.Rocca, 6
Telefono 059-654668

___________________________________

ROMA

polcaro@... wrote:
>
> Si terra` il prossimo 25 Maggio alle 11,30 circa presso la Sala Rossa
> del Senato una conferenza stampa del Prof.P.Polich -capo di un Diparti-
> mento di chimica analitica dell`Universita` di Belgrado - sugli effetti
> ambientali dei bombardamenti nei Balcani, con particolare enfasi all`uso
> dei proiettili all`Uranio Impoverito (DU). Il luogo della Conferenza
> stampa e` motivato dall`intensa e costruttiva attivita` di denuncia di
> queste munizioni, gia` ampiamente usate in Iraq e in Bosnia, ad opera
> della Commissione Esteri del Senato italiano ad opera della Senatrice
> Tana de Zulueta. Il "cammino" alla suddetta Conferenza stampa e` iniziato
> con l`ordine del giorno presentato il 27 luglio 1999 e accolto dal Governo,
> con l`interrogazione al Governo su questa materia della Sen. De Zulueta
> sottoscritta da una trentina di Senatori (12 novembre 1999), che ha suc-
> cessivamente obbligato il Segretario Generale della NATO Lord Robertson
> a comunicare che nel Kosovo sono stati sparati 31000 proiettili al DU,e
> si e`concluso - in questa prima "fase ufficiale" - con l`interrogazione
> 3-03341 al SS alla Difesa On Guerrini sull`impiego di proiettili al DU da
> parte delle forze NATO, che si e` svolta lo scorso 28 gennaio 2000.
> Il lavoro analitico della Commissione Esteri della Sen. De Zulueta e`
> stato possibile grazie alle informazioni scientifiche e ai campioni di
> terriccio provenienti dall`ex Jugoslavia raccolti dal Prof.Polich sotto
> il coordinamento di una ONG italiana: a parte l`elaborazione di un modello
> di contaminazione radiologica e chimica per l`ambiente, l`analisi di un
> campione raccolto a Novi Sad ha rivelato che uno degli isotopi principali
> del DU, precisamente l`U-238, presentava valori circa 1000 volti superiori
> a quelli presenti in natura e che il suo rapporto rispetto agli isotopi
> dell`Uranio era esattamente quello che ci aspetta da un campione di DU
> escludendo quindi una contaminazione naturale o contraffatta del campione
> di Novi Sad.
> La Conferenza stampa vorra` fare il punto su questa problematica per arri-
> vare a delineare una possibile strategia per avviare una campagna nazionale
> e internazionale volta alla messa al bando di questo tipo di armamenti, che
> per i loro effetti nocivi a lungo termine sulla salute umana, possono essere
> equiparrati a quelli chimici gia` vietati da una convenzione internazionale.
> La Conferenza stampa presso la Sala Rossa del Senato del prossimo Giovedi`
> 25 maggio sara` organizzata dal Dr. Maurizio Gressi della Commissione Esteri
> (telefono:06/67062409;fax:06/6864014).
>

---

From:
"red*ghost" <red-ghost@...>
To:
<red-ghost@...>


Gemellaggi

Sono partite le prime iniziative di gemellaggio tra scuole della
provincia di Ravenna e scuole
jugoslave. Per ora riguardano classi del 5° circolo di Ravenna e del 3°
circolo di Cervia,
gemellate, rispettivamente, con la scuola Dositej Obradovic di Smederevo
e con la scuola
Jovan Popovic di Obrenovac. L?iniziativa viene effettuata tramite
l?associazione Un ponte
per? Eventuali altri colleghi interessati (di scuola elementare o media)
possono contattare il
recapito del bollettino per informazioni.

Se conoscete insegnanti interessati contattatemi:
<red-ghost@...>

---

VICENZA

Il 23 Maggio Iniziativa a Vicenza
Martedì 23 maggio, alle ore 21 presso la sede dell'Ass. Cult. Punto
Rosso di Vicenza (Contrà Porton de Luzzo 10) verrà
proiettato il video "Diario da Belgrado, Jasmina e la Guerra" di Dinko
Tucakovic, si raccoglieranno le firme per "Rompere
l'Embargo". L'iniziativa e organizzata da: Circolo del Cinema
"Fahrenheit 451", Ass. Cul. Punto Rosso e Collettivo
Spartakus. Per Informazioni: sparta@...

Il 1 Giugno Iniziativa a Vicenza
Giovedì 1 giugno a Vicenza alle ore 20,30, presso la Sala Circoscrizione
n.6 (Villa Lattes, Via Thaon di Revel) si terrà il
dibattito "Guerre ed Embarghi" con Fulvio Grimaldi. Verrà proiettato il
video "Serbi da Morire" e si raccoglieranno le
firme contro l'embargo all'Iraq. L'iniziativa e organizzata da: Circolo
del Cinema "Fahrenheit 451", Ass. Cul. Punto
Rosso e Collettivo Spartakus. Per Informazioni: sparta@...



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NUOVA UNITA'
COORDINAMENTO TORINESE PER LA JUGOSLAVIA
COLL. D'INFORMAZIONE UNIVERSITARIA - FIRENZE


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[n]uova [u]nita' on line
rivista comunista di politica e cultura
web: www.marx2001.org/nuovaunita
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Il NO alla NATO e' NO alla guerra e allo sfruttamento mondiale

Dal 23 al 25 maggio, Firenze - citta' Medaglia d'Oro della Resistenza -
verra' nuovamente e ulteriormente offesa dalla presenza di un vertice
Nato
che rilegittima la guerra come strumento "normale" del governo del
mondo.
Come gia' annunciato dalla riunione del Comitato per l'ordine e la
sicurezza
pubblica in Prefettura la citta' sara' blindata con un forte contingente
di
sicurezza. Il prefetto Serra sostiene che il problema non e' tanto il
corteo
annunciato "al quale prendera' parte anche Rifondazione comunista, che
finora ha sempre mostrato grande senso di responsabilita'. L'unico
limite al
corteo sara' l'arrivo in piazza del Duomo o della Signoria. Il vero
pericolo - sostiene sempre Serra - potrebbe essere rappresentato da
alcune
frange che vogliono manifestare in maniera eclatante. Temiamo atti
dimostrativi. E allora dovremo prendere severe contromisure".

Il piano di sicurezza, che sta approntando il questore Boncoraglio,
sara'
sicuramente "pesante" per Firenze e perfino i cittadini e, in
particolare
gli automobilisti, subiranno disagi incredibili. Evidentemente maggiori
di
quelli di novembre se il clima e' gia' quello di terrorizzare la citta'
con
annunci di eventuali atti tipo "Seattle". I gendarmi del mondo, i
massimi
rappresentanti dell'imperialismo mondiale (i ministri degli esteri di 46
paesi) insieme agli aspiranti dell'ex Patto di Varsavia si riuniranno
nella
nostra citta', tra l'altro nella giornata del disarmo per elaborare la
strategia di morte e distruzione con un accordo che prendera' il nome di
"Patto di Firenze" (con tutto cio' che ne potra' seguire) e le "forze
dell'ordine" si preoccupano della mobilitazione di protesta! O meglio,
si
preoccupano di far decidere il governo imperialista del mondo in tutta
tranquillita'.
Le provocazioni sono sempre possibili, ma gia' da tempo le
organizzazioni
militanti della Toscana (compresa nuova unita') si incontrano per
preparare
la manifestazione del 24 ed esprimere il proprio dissenso a questo
genere di
"summit".
Un dissenso del tutto legittimo considerati i danni dell'imperialismo
sui
popoli.

PERCHE' NO ALLA NATO?
Perche' la NATO e' una gigantesca macchina da guerra che programma
l'ingerenza armata per evitare i rischi alla propria "sicurezza"; e'
un'autorita' sovranazionale che sostituisce la stessa ONU, dopo averla
esautorata nel tempo.

COSA SIGNIFICA FAR PARTE DELLA NATO?
- il Parlamento non potra' esercitare nessun controllo sulle presenze,
attivita', circolazione di armi mezzi militari sul proprio territorio
(ricordiamo il Cermis);
- obbligo di partecipare a tutte le guerre ritenute "necessaire" secondo
gli
interessi degli Stati Uniti (ricordiamo l'aggressione alla Yugoslavia);
- obbligo di pagare i costi spaventosi che tutto questo comporta. Nei
prossimi anni l'Italia spendera' 20mila miliardi solo per l'acquisto di
130
aerei da caccia Eurofighter, aumentando sempre piu' le spese militari
che
non verranno rese note, ma che saranno a carico di tagli sulla salute
pubblica e sui servizi sociali;
- obbligo di trasformare l'esercito di leva in esercito professionale.
L'Italia si e' gia' adeguata alle direttive Nato accettando il nuovo
modello
di difesa.

NATO che in Italia - il cui governo adegua la sua politica interna a
quella
dei paesi alleati - (Istituzione della 4° Forza armata con lo
spostamento
dei carabinieri dagli Interni alla Difesa; varo del "pacchetto
sicurezza"
che, con la scusa di combattere la microcriminalita', militarizza il
territorio ecc.) appoggiandosi su un potente apparato di centri di
comando e
basi militari, svolge dal dopoguerra ad oggi, il ruolo di marcatura
difensiva dei confini dell'area sud-est del blocco imperialista europeo.
Allo stesso tempo le basi in Italia sono utilizzate come avamposti per
portare attacchi sempre piu' spesso fuori dalla Nato stessa, e creare le
condizioni per cui si possa estendere l'influenza dell'Alleanza
atlantica.
Ma il territorio italiano non e' occupato solo da basi Nato, ma anche da
basi Usa e sono queste che definiscono ruoli e funzioni facendo capire
che
l'occupazione militare del nostro territorio rispecchia i rapporti
dell'egemonia all'interno dell'Alleanza.

I servili governanti italiani accettano i diktat del prepotente alleato
e,
contemporaneamente, si ricavano gli spazi per esercitare i propri
privati
interessi, rendendo l'Italia una potenza imperialista capace di seminare
morte e distruzione, oltre che di sfruttamento, in tutte le parti del
globo.
Sono responsabili di aver consegnato una parte sostanziale del
territorio
italiano, con accordi segreti e nella completa illegalita', per le basi
Usa,
al servizio di una politica genocida e barbara di una potenza
d'occupazione
straniera.

La guerra "umanitaria" nei Balcani e' stata la prima guerra del Nuovo
ordine
mondiale e modello per le prossime guerre che producono la morte totale
di
un paese e strappano le popolazioni dalla propria terra costringendole
ad un
esodo di massa. Sia gli Usa che gli alleati europei - Italia in testa -
sapevano perfettamente cosa avrebbe provocato sulla popolazione e
nell'ambiente la distruzione "scientifica" di tutti gli impianti chimici
e
petrolchimici in Serbia e in Kosovo con le loro 31mila bombe all'uranio
impoverito! Una guerra che prosegue a bassa intensita' con l'embargo
(1.500.000 morti in Iraq), le sanzioni economiche (Yugoslavia ecc.) e
le
guerre commerciali.
La produzione ed il commercio delle armi sono il pilastro dell'economia
(Usa
il primo produttore), percio' hanno bisogno della guerra! Al tempo
stesso il
carattere globale dell'offensiva imperialista, capeggiata dalle piu'
reazionarie oligarchie economiche e finanziarie, soprattutto degli USA,
cercano nelle guerre d'aggressione una via d'uscita dalla crisi
irreversibile. Il sempre piu' stretto collegamento tra i processi di
ristrutturazione attraverso cui il capitalismo monopolistico accresce lo
sfruttamento imperialistico del proletariato e delle vaste masse
popolari
dei paesi dell'Africa, Asia, America Latina, rendono ancora piu'
evidente
l'importanza vitale della mobilitazione in grado di condurre una
battaglia
anche contro lo sfruttamento del neocolonialismo.

E allora, come si fa a non manifestare?

MOBILITIAMOCI IL 24 MAGGIO. TUTTI IN PIAZZA S.MARCO ALLE ORE 17,30!
PER DIRE NO ALLA NATO, NO ALL'IMPERIALISMO, NO ALLE BASI USA e NATO!


---

COMUNICATO STAMPA

Il 1 Maggio 2000 si è svolta la tradizionale manifestazione: i compagni
del
Coordinamento torinese per la Jugoslavia hanno caratterizzato la
presenza in
piazza con l'internazionalismo proletario, la lotta contro tutti gli
embarghi e la lotta contro l'aggressione imperialista alla Jugoslavia.

I compagni dello spezzone molto combattivo e determinato erano alla
testa
dello spezzone antagonista, maggioritario rispetto allo spezzone
istituzionale, caratterizzato dalla ritualità e dall'ipocrisia di una
sinistra istituzionale logora e in molti casi opportunista ed assassina.
Lo
spezzone contro la guerra e l'embargo era composto dai compagni
torinesi, da
una forte presenza di compagni irakeni, jugoslavi, cubani e le
associazioni
in lotta contro tutti gli embarghi.
Gli slogans che caratterizzavano lo spezzone erano:

ieri, oggi e domani
giù le mani dai Balcani

Baghdad, Belgrado, L'Avana
ogni embargo è un'infamia

gli embarghi della Nato uccidono i bambini
nei "nostri" governi ci sono gli assassini

il Vietnam ce l'ha insegnato
non vinceranno mai le bombe della Nato

contro la guerra imperialista
lotta di classe internazionalista

La manifestazione si è conclusa regolarmente in piazza S. Carlo dove si
è
svolto un contro-comizio che ha visto intervenire i compagni dei centri
sociali torinesi, che hanno ricordato il brutale assalto al centro
sociale
ASKATASUNA ad opera della Polizia del governo di centro sinistra come
risposta all'unità di classe contro la guerra imperialista che proprio
il
primo maggio dell'anno scorso si palesava in piazza.
Al comizio è intervenuta una compagna jugoslava che ha denunciato gli
embarghi e i crimini ai danni dei popoli non allineati e ribelli alla
globalizzazione.

Torino 2 maggio 2000
Comitato di lotta contro la guerra
dei lavoratori del Politecnico e Universita'

---

JUGOSLAVIA:
MOVIMENTO ANTIMPERIALISTA E OPPORTUNISMO "DI SINISTRA"

Siamo sempre stati contrari alla posizione dell'equidistanza che, come
pacifismo, lascia molto a desiderare datochè non compromette e non forza
a
prendere posizione, ma porta solo ad allontanarsi dagli schieramenti
creando quella neutralità opportunista c he lascia campo libero al più
forte. In una guerra c'è un aggredito ed un aggressore o si stà da una
parte o si stà dall'altra, non esistono posizioni intermedie, chi stà
nel
mezzo lascia mano libera al più forte ed in questo caso il più forte è
stato il più reazionario, la Nato. Fu quella neutralità dei partiti
socialisti sullo scoppiare della prima guerra mondiale, nè aderire nè
sabotare, che li portò a sviluppare una politica sempre meno
conflittuale
contro le mire del capitale ed ad allontanarsi sempre più
progressivamente
dal le posizioni rivoluzionarie. Lo stesso è successo col movimento
pacifista espressosi in occasione di questa guerra dimodochè "nè aderire
nè sabotare" si è adeguato allo slogan "nè con la Nato nè con Milosevic"
portando in piazza un movimento dalla scarsa forza nei confronti della
politica di guerra dell'Italia e dei paesi del patto atlantico, politica
che offriva per di più una giustificazione dell'intervento alla morale
collettiva. Gli stessi movimenti che avevano sostenuto l'Uck (organismo
militare del nazionalismo albanese sostenuto coi soldi della Cia l'unico
dai mezzi terroristici) quali socialismo rivoluzionario e parte del
cosiddetto movimento antagonista e pacifista, si sono trovati a
sostenere
questa posizione comoda nei confronti della repressio ne dello stato
imperialista e accomodante nei confronti della necessità di
mobilitazione.
Sempre questi organismi sono stati gli stessi che hanno dato credito
acriticamente alle notizie provenienti dai media dell'imperialismo e
della
Nato sugli eccidi, le fosse comuni, i profughi: notizie false e gonfiate
che oggi gli stessi giornali e tv che le avevano dette smentiscono... ma
oggi, a intervento finito si può anche dire, pensano lorsignori, tanto
la
Nato ha raggiunto il suo scopo di stabilire basi nei Bal cani per
rilanciare una politica di guerra e dominiio su quei territori. Anche il
"mostro" Milosevic è stato una finction televisiva: è oggi sotto gli
occhi di tutti che non solo sono state gonfiate le cifre sui numeri dei
profughi, sui morti, ma è stata anche creata la falsità per cui
Milosevic
ed il suo governo fossero una dittatura (l'unico governo dell'area ad
essere stato eletto secondo le regole della democrazia borghese in
vigore
anche da noi) e si stessero muovendo secondo un piano d' epurazione
dell'etnia albanese dal Kosovo, un piano di stampo nazista: oggi i
giornal i negano anche questo dietro la forza evidente dei fatti e della
verità. Milosevic ed il suo governo non hanno mai avuto un piano del
genere... la propaganda di guerra Nato ha fatto si che questo fosse
ritenuto tale attraverso i media. Per non parlare poi dell'imposizione
dell'indipendenza del Kosovo tramite gli accordi di Rambouillet che
sono
stati fatti passare invece come un rifiuto serbo alla trattativa. Tutte
cose che noi abbiamo sempre denunciato attirandoci le ire di molti
opportunisti che, sia fra i media sia in certo movimento antagonista,
hanno invece dato loro credito senza neppure assumerle criticamente come
sempre dicono invece di voler fare. L'unico vero pacifismo che
conosciamo è perciò quello che mette sempre in evidenza le cause della
guerra, ovvero il capitalismo con le sue brame di profitto,
sistema economico che non lesina guerra, miseria e sfruttamento pur di
riprodursi. E' quel movime nto che si muove contro le cause fino a
sviluppare la coscenza antimperialista che bisogna lottare a fianco
degli
altri popoli solidarizzando con loro per un mondo libero dallo
sfruttamento del capitale. Di fronte a questo scenario fatto di
opportunismo di sinistra e di socialdemocrazia guerrafondaia va
ricordato
anche che, all'epoca, in questo governo assassino c'erano anche i
Comunisti Italiani, con Diliberto Ministro di Grazia e Giustizia. Quel
ministr o sotto il quale è avvenuta la repressione di tutto il movimento
contro la guerra: non solo sono stati inquisiti una quarantina di
compagni
per la manifestazione del 13 maggio sotto l'ambasciata Usa a Firenze, ma
sono state poi fatte anche una sessantina di perquisizioni in
tutt'Italia
con accuse di associazione sovversiva, accuse riprese dal codice Rocco
di
matrice fascista. Ecco quello di cui è capace l'ipocrisia della
socialdemocrazia e dei gruppi di sinistra che, solo a parole, stanno
contro le guerre e nei fatti, facendo politica per la poltrona, danno il
loro contributo alla reazione interna ed internazionale.

Collettivo d'Informazione Universitaria - Scienze dell'Educazione -
Firenze - Maggio 2000



--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------

GLI INCENDIARI DI NUOVO ALL'OPERA:
ADESSO TOCCA AL... MONTENEGRO!


---

L'articolo che segue verra' pubblicato, in forma riveduta, sugli Atti
del Tribunale italiano contro i crimini della NATO in Jugoslavia e sulla
rivista "SenzaCensura"

-


UNA NUOVA PEDINA NEL "MONOPOLI" GLOBALE: IL MONTENEGRO

Seguendo la tragica vicenda jugoslava, in questi anni ci e' capitato una
infinita' di volte di dire a noi stessi: "la realta' supera - e di gran
lunga - la fantasia". La stessa sensazione dobbiamo provarla oggi per la
problematica, davvero paradossale, apertasi in Montenegro.

Il Montenegro e', insieme alla Serbia, una delle
due repubbliche che costituiscono la attuale federazione jugoslava
(RFJ). La sua estensione territoriale e' molto limitata, ma la sua
importanza strategica e' enorme visto che rappresenta l'unico sbocco
al mare per la RFJ e la propaggine piu' occidentale di tutto il mondo
slavo-ortodosso non ancora inglobato nelle strutture euroatlantiche -
quindi di interesse rilevante ad esempio per una Russia che possa
ipoteticamente svolgere un ruolo autonomo sullo scenario internazionale
- con tutte le implicazioni che questo comporta dal punto di vista
del controllo strategico delle vie di comunicazione.

Percio' l'imperialismo oggi si accanisce a voler staccare questo
ulteriore pezzetto di terra da cio' che rimane
della Repubblica Federativa e Socialista di Jugoslavia. In caso di
riuscita, gli strateghi di Bruxelles e del Pentagono otterrebbero
la fine della "Jugoslavia" anche come denominazione
politico-istituzionale.
Allora avremmo, si, la "Serbia" come Stato a se, ma non "Grande" bensi'
piccolissima, e possibilmente vassalla dell'Impero come la Serbia
occupata dai nazisti, governata dal collaborazionista Nedic durante la
II Guerra Mondiale.
Si determinerebbe poi un ulteriore parallelismo con la situazione
balcanica durante il nazifascismo, quando il Montenegro era occupato
dagli italiani.

All'inizio del 1998 in Montenegro, in seguito ad elezioni contestate a
causa di brogli, diventava presidente Milo Djukanovic, ex compagno di
partito del predecessore Momir Bulatovic. Entrambi i personaggi
provengono dall'area politica socialista, ma laddove Bulatovic e'
jugoslavista intransigente e vicino alle posizioni socialdemocratiche di
Milosevic, Djukanovic appartiene al settore piu' opportunista e
liberista, con addentellati nella criminalita' organizzata
che, nel Montenegro attuale, gestisce circa il 50% dell'economia.
In poco piu' di due anni attorno a Djukanovic e' stata creata una corte
di quasi 20mila "pretoriani" armati ed addestrati dalla CIA e dal
Mossad,
secondo quanto riportato dalla Transnational Foundation TFF (TFF Press
Info #91, 8/4/2000; http://www.transnational.org).

Con i bombardamenti della primavera del 1999 il governo Djukanovic ha
mostrato tutta la sua attitudine antijugoslava fino al collaborazionismo
con gli aggressori. Mentre a Titograd-Podgorica si susseguivano le
manifestazioni anti-NATO, guidate dai sostenitori di Bulatovic,
Djukanovic
era in tournee' in varie capitali occidentali a fare "diplomazia" ovvero
ad incassare assegni. Il governo montenegrino non ha fatto applicare le
chiamate di leva ne' tante altre disposizioni legate allo stato di
emergenza, benche' bombe "umanitarie" siano cadute anche in varie
localita' montenegrine, innanzitutto vicino agli aereoporti militari. Da
allora esso cerca anche di gestire autonomamente i valichi di frontiera
e le dogane, causando momenti di tensione con l'Armata Jugoslava
specialmente ai confini con la Croazia e con l'Albania. Alla fine del
'99 il governo montenegrino ha cercato di prendere il controllo
dell'aereoporto di Titograd-Podgorica impiantando un posto di
polizia sulla pista. Ne e' seguito un tira-e-molla inquietante e
particolarmente difficile per una Armata Jugoslava nel frattempo
impegnata a registrare continue violazioni dello spazio aereo jugoslavo
da parte degli aerei della NATO, soprattutto nella
zona delle bocche di Cattaro, al confine con la Croazia.

Il 5 agosto 1999 Djukanovic presentava un documento-piattaforma per
"ristrutturare" la Federazione trasformandola in una confederazione tra
due Stati completamente autonomi, persino con due eserciti e due valute
distinte. Da allora, uomini di Djukanovic hanno incontrato emissari del
Dipartimento di Stato USA ed europei.
Il 31 agosto Veselin Vukotic, responsabile governativo per le
privatizzazioni e membro del Gruppo G-17 degli economisti legati alla
opposizione jugoslava filo-occidentale, dichiara a Guido Ruotolo sul
"Manifesto" che le imprese montenegrine non verranno "svendute" al
capitale straniero bensi', piu' semplicemente, "regalate" perche'
altrimenti non sarebbero appetibili.
Il 27 ottobre 1999 a Djukanovic, nel corso dell'ennesimo incontro con i
suoi "datori di lavoro" (nella fattispecie il coordinatore del
"Patto per i Balcani", il tedesco Bodo Hombach), viene dato il via
libera
per alcuni passaggi molto gravi. Innanzitutto viene introdotta la
"cittadinanza montenegrina". Dopo due giorni il governo montenegrino, in
maniera assolutamente arbitraria ed anticostituzionale, istituisce una
sua
propria Banca Centrale ed introduce l'uso del marco tedesco come valuta
"parallela", e per il pagamento di tutti i dipendenti della
amministrazione pubblica, in questo modo ricattati e legati a se'. La
mossa, come rivelato gia' sul "Manifesto" del 15/9/1999, era stata
decisa ben prima di ottobre dall'americano Steve
Hanke, "consulente economico" di Djukanovic e di vari altri governi
neoliberisti balcanici, ad esempio quello bulgaro.

Trentacinque tonnellate di marchi in moneta sonante vengono allora
trasferiti con un primo carico via aerea dalla Germania all'aereoporto
di Dubrovnik, e di qui via terra in Montenegro attraverso doganieri
compiacenti ("Junge Welt" 8/11/1999). Il tasso di cambio e' fissato al
triplo del cambio ufficiale. In seguito alla introduzione del marco
tedesco a quei tassi ovviamente l'inflazione in Montenegro ha fatto un
balzo pauroso. Per evitare di subirne le conseguenze, la Serbia ha
dovuto interrompere ogni transazione economica. In particolare, camion
dalla Serbia carichi di merci sono bloccati alla frontiera interna con
il Montenegro. Su questa storia della "chiusura delle frontiere
commerciali" naturalmente i nostri mezzi di disinformazione di massa
hanno molto ricamato, cercando di convincerci che Milosevic, non
soddisfatto dell'embargo cui e' sottoposta la Serbia, voglia a sua volta
fare l'embargo contro il Montenegro. In realta' la Serbia cerca
semplicemente di non morire di inflazione.

A meta' gennaio si scatena una ridda di voci su preparativi in
atto per la accoglienza di profughi albanesi, e non solo, dal Montenegro
in Albania in caso di inizio di una nuova guerra. In marzo si parlera'
invece di agenti speciali britannici della SAS attivi in Montenegro per
"preparare l'evacuazione" (Sunday Telegraph 19/3/2000).
Alla fine di gennaio 2000 a Belgrado viene ucciso Arkan, che
intretteneva stretti rapporti con l'area di Djukanovic, e pochi giorni
dopo lo stesso Ministro della Difesa della RFJ Pavle Bulatovic,
montenegrino, viene assassinato da chi evidentemente vuole tagliare
ogni "cordone ombelicale" simbolico tra Belgrado ed il Montenegro.

Ovviamente, anche l'Italia fa la sua parte:
l'8 agosto 1999 "Il Manifesto" informa che centinaia di
agenti dei servizi segreti italiani sono stati mandati in Montenegro.
Alla fine di ottobre 1999 "a Bar c'e' stata una invasione 'pacifica',
anzi concordata con gli 'inviati all'Avana'... A Bar sventola la
bandiera
italiana... E' un presidio, per il momento, e' soltanto un ufficio di
collegamento della Direzione centrale della polizia criminale. Quattro
'investigatori' italiani - un maresciallo della GdF e un altro dei
Carabinieri, un ispettore della polizia e un funzionario dell'Interpol -
rappresentano le prima teste di ponte italiane in territorio 'nemico'"
(G. Ruotolo su "Il Manifesto" del 4/11/1999).
Il quotidiano triestino "Il Piccolo", che e' storicamente legato
agli interessi coloniali italiani nei Balcani ed ha sempre delle pagine
di politica estera sull'Europa centroorientale molto piu' aggiornate di
ogni grande quotidiano nazionale, da mesi va cianciando di "una grande
'voglia d'Italia'" che si sarebbe sviluppata in Montenegro. Ad esempio
il
18/3/2000 il giornale scrive che "l'Universita' popolare di Trieste,
d'intesa con il Ministero degli Affari Esteri, ha avviato una serie di
iniziative volte alla diffusione della lingua italiana e della cultura
italiana in Montenegro, dove esiste un grande desiderio 'd'Italia'"
(spec. corsi di lingua e letteratura italiana eccetera). E' noto che
certi ambienti di destra italiani coltivano da sempre un "feeling" per
questa repubblichetta, un tempo italiana, che diede i natali - non va
dimenticato - alla Regina Elena, moglie di Vittorio Emanuele III...
A causa degli evidenti interessi economici e strategici
a fare del Mare Adriatico un "lago interno italiano", come dicevano i
fascisti, viene accuratamente coltivato un buon rapporto tra le classi
dirigenti montenegrina ed italiana. Questo benche' alla fine del 1999
la magistratura napoletana abbia rinviato a giudizio, tra gli altri, il
Ministro degli Esteri del Montenegro Branko
Perovic per collusioni con la camorra. Dopo pochi giorni il governo
montenegrino viene "rimpastato"
in una operazione di facciata con la quale cerca di mettere da parte gli
elementi piu' imbarazzanti per potere continuare, oltreche' a fare
traffici illeciti, anche a godere del sostegno italiano ed occidentale.
Nel frattempo, vari incidenti causati dai contrabbandieri
montenegrini, albanesi e pugliesi (una vera e propria "internazionale"
del contrabbando di droga e di sigarette) sul mare Adriatico
("corbelli")
ed in Puglia ("blindati") hanno una certa eco sulla stampa italiana, che
pure evita di andare alla radice del problema del contrabbando. Con il
contrabbando delle "bionde", in particolare sigarette Philip Morris,
sotto la supervisione della Camorra del boss Prudentino e di altri, da
anni la cricca di Djukanovic sostiene se stessa e la sua clientela.

In totale si valuta che nel 1999 il governo montenegrino abbia ricevuto
55 milioni di dollari dagli USA, mentre almeno altri 60 milioni sono
stati richiesti per il 2000 (cfr. "Il Manifesto" del 2/3/2000). Certo,
l'Occidente non puo' fare a meno di darglieli se vuole il Montenegro per
se, anche considerata la necessita' dei montenegrini di acquistare merci
in Occidente, a caro prezzo, dopo il blocco determinatosi con la
Serbia...
Percio', gia' 20 milioni di euro sono stati accordati dal "Patto di
Stabilita'", cioe' dalla Trilateral Commission, per il 2000 (B92 29/3).
Peraltro, l'embargo di USA ed UE contro la RFJ in effetti non e' stato
applicato ne' al Kosovo-Metohija, ne' al Montenegro; aerei di linea
hanno
collegato
Titograd-Podgorica con le grandi capitali occidentali per tutti questi
mesi. I collegamenti in Adriatico sono aumentati: ad esempio e' stata
istituita una linea marittima Trieste-Bar, mai esistita prima, deserta
di
passeggeri ma sempre piena di strani containers.

Da un certo punto di vista, il copione per il distacco del Montenegro
dalla RFJ sembra ricalcare la strategia di moda in tanti scenari
contemporanei. Si "monta" una problematica indipendentista
in uno Stato che si intende indebolire, e poi, a scelta, si persegue
uno dei due seguenti obiettivi:
A - si mantiene aperta la questione all'infinito perche' non la si vuole
realmente risolvere essendo sufficiente la destabilizzazione
perpetua dell'area interessata a fini di inserimento e controllo
militare/economico permanente (e' il caso del Kurdistan iracheno, dove
il nazionalismo kurdo risponde a logiche imperialiste);
B - si porta la situazione fino a livelli insostenibili, mirando
precisamente alla frantumazione del paese e contemplando all'uopo
ogni possibile opzione compreso l'intervento militare imperialista
direttamente sul territorio a favore di una delle parti in causa
(esempi: Kosovo, Timor Est; in futuro, forse, Cecenia, Sudan, Tibet...).

Entrambe le strategie si basano sull'uso strumentale della
"autodeterminazione dei popoli" o dei "diritti umani", attraverso
campagne portate avanti dalla stampa e da enti e fondazioni solo
apparentemente "culturali" o "filantropiche" che lavorano a mettere
le popolazioni le une contro le altre ("differenzialismo etnico") e
tutte al servizio dei poteri stranieri - altro che "autodeterminazione"!
Ma da questo punto di vista la problematica apertasi in Montenegro
rimane davvero paradossale: i montenegrini non sono "altro" dai serbi
bensi' sono, storicamente e culturalmente, i serbi "piu' serbi" di
tutti.
Essi infatti rivendicano la non-soggezione all'occupazione turca, dalla
quale riuscirono in grande misura a salvaguardarsi "arroccandosi" sulle
aspre montagne. Tanto per
dirne una: pure Radovan Karadzic, serbo-bosniaco, e' di origini
montenegrine. I montenegrini si considerano storicamente quasi i
depositari
della "serbita'" attraverso il loro Principato, esistito fino alla
rinascita
della Serbia come Stato indipendente nello scorso secolo, guidato dalla
famiglia Njegos. Uno degli ultimi esponenti di questa dinastia e' anche
il principale autore "classico" della letteratura serbocroata, famoso
per
il poema "Il serto della montagna" nel quale si riprendono praticamente
tutti i temi centrali della tradizione nazionale serba e jugoslava,
compreso quello del Kosovo.

Oggi, i montenegrini che abitano in Montenegro sono circa 600mila, a
fronte
di ben un milione di abitanti della Serbia aventi origini e parentele
montenegrine. Questo sarebbe un ulteriore fattore a scoraggiare una
divisione tra i due territori, ad aggiungersi al fatto che l'economia
montenegrina e' notevolmente dipendente da quella serba. Dalla Serbia
si
deve importare praticamente tutto, e soprattutto beni agricoli visto che
il
territorio montenegrino e' aspro e montagnoso, un po' come quello
abruzzese.

La situazione e' paradossale infine perche', nonostante tutti gli
sforzi fatti in questi anni dagli imperialisti per pompare il
secessionismo
islamico ("bosgnacco") in Sangiaccato (la fascia confinaria tra Serbia e
Montenegro), i musulmani del Montenegro sono tuttora piu' jugoslavisti
che mai proprio perche' comprendono il valore dell'unita' e della
fratellanza tra popoli e culture, soprattutto dopo tutto quanto e'
successo... E come si potrebbero avere i montenegrini "fuori" ed i
musulmani "dentro" la Jugoslavia?

Ecco perche' oggi, nonostante tutto, l'esito di un nuovo ipotetico
referendum sull'indipendenza non sarebbe affatto scontato.
Gli scenari piu' probabili della secessione ci sembrano due: o si fa il
referendum, lo si perde, si accusa "Milosevic" di brogli e si fa
scoppiare
un putiferio, determinando il "necessario" intervento della NATO; oppure
si dichiara l'indipendenza evitando di tenere il referendum, per poi
scagliare la NATO a "difesa" di un Montenegro "attaccato" dall'Armata
Jugoslava qualora questa intervenisse ad impedire un atto che sarebbe,
oltreche' vergognoso come tutte le secessioni jugoslave di
questi anni, anche palesemente illegittimo in assenza di una
consultazione
popolare. Sia la Albright sia Robertson lo hanno ha gia' detto: "se vi
attaccheranno, non resteremo insensibili".


Coordinamento Romano per la Jugoslavia
Maggio 2000


> CIVIL WAR IN MONTE NEGRO
>
> - URGENT MESSAGE -
>
> ____________________________________________________________________
>
> ---------- Forwarded Message ----------
>
> ----- Original Message -----
> From: <Petokraka78@...>
> To: <STOPNATO@...>
> Sent: Monday, May 15, 2000 12:40 PM
> Subject: [STOPNATO] Fwd: RE;Hitna poruka suborcima od Emila
> Vlajkija
>
> STOP NATO: NO PASARAN! - HTTP://WWW.STOPNATO.COM
>
> In a message dated 15/05/00
> zana@... writes:
>
> Subject: [sn-vesti 5990] GET READY FOR WAR IN MONTE NEGRO "a little
> successful war" for the US elections.
> Sender:
> Reply-To: john_peter maher <jpmaher@...>
> __________________________________________________________________
>
> CIVIL WAR IN MONTE NEGRO
>
> - URGENT MESSAGE -
> from Professor Emil Vlajki,
> (author of THE NEW TOTALITARIAN SOCIETY and the destruction of Yugoslavia )
>
> According to documents published in the West in the last couple of weeks
> which I have prepared an analysis, a scenario has been prepared for war in
> Monte Negro. The only thing left to do is pull the plug.
> As I noted in my book, the coming war would play a part in the US
> presidential elections and is timed for September and October 2000, when
> the two leading candidates will be conducting the conclusion of their
> campaigns.
> In brief I repeat two main scenarios from my book,
>
> 1. Plan . Injections of million dollars given by the West to Monte Negro
> will come to fruition. Montenegrin citizens will soon vote in a referendum
> for independence. The local elections in June will be the test for
> evaluating the effectiveness of this tactic.
>
> 2. In case the West determines that the anti-Serbia referendum cannot be
> won, then they will move on to Plan B, which involves: provoking conflict
> between Monte Negro (by provocations of the Army), blaming Serbia, bombing
> Serbia until she voluntarily breaks off relations with Monte Negro and
> withdraws the army.
>
> 3. The greatest probably exists that in case of a split in the referendum,
> it will come to a partition of Monte Negro, civil war, and finally Scenario
> No. 3.
>
> Once again I appeal to all those who can bring any influence to bear on
> public opinion to engage themselves immediately as loudly as possible to
> denounce this newly planned wave of bloodshed. If we begin action now, we
> may be able to block it.
>
> Once the conflict breaks out, there will be no more helping. And all those
> "defenders of the Serb cause" who then vote (and those who right now don't
> even make a squeak regarding Monte Negro) will have wittingly or
> unwittingly played a role in the West's further destruction of Yugoslavia
> and Serbia.
>
> Emil Vlajki
> Professor
> Ottawa
>
> Translated by Prof. J. P. Maher, Chicago
> 15 May 2000 >>
>
> izvinite, ali prva poruka nije bila kompletna.. Zana
>
> NOTE: text in english comes after the serbian , thanks to our very devoted
> and tireless , very special friend of serbian people, Prof. Peter Maher.
> Feel free to pass both text to as many
> people as you find have any interest on the topic of the Balkans and the
> American involvement . Zana
>
> ___________
> There seems to be a typographical mistake in the translation. In
> Serbo-Croat, it says in point 3 that culmination will be scenario 2 (not 3)
> which makes more sense. D.
>
>


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
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A PENSAR MALE CI SI AZZECCA (QUASI) SEMPRE (FORSE)
(O FORSE NO)


Coord. Comitati contro la guerra - Sud Milano wrote:
>
> A precisazione di quanto affermato nella e-mail dell'11 maggio c.m.
> "Ciliegina
> numero 137" (riportata in calce) il "coordinamento dei comitati contro la
> guerra zona sud Milano" che ha organizzato l'iniziativa per la
> presentazione del libro di M. Rivelli "L'arcivescovo del genocidio"
> sottolinea che entrambe le iniziative erano gia' programmate da tempo e che
> purtroppo la disponibilita' dei relatori ha influito negativamente sulla
> scelta del giorno.
> Non riteniamo, quindi, di dover attribuire ne' ai comitati/associazioni che
> hanno organizzato l'iniziativa dal titolo "La guerra in Kosovo" ne',
> tantomeno al Punto Rosso (che ha ospitato la nostra iniziativa nella sua
> sede) alcuna responsabilita' politica di contrapposizione come sottinteso
> nella comunicazione.
> Per evitare il nascere di considerazioni quali quelle contenute nella e-mail
> del CRJ auspichiamo una maggiore coordinazione futura e un maggior scambio
> di notizie, non solo a livello locale, credendo che maggiori sforzi
> andrebbero fatti in questo senso per evitare polemiche inutili e infondate
> da parte di tutte le forze che si occupano attivamente dei Balcani.
>
> Coorinamento Comitati contro la Guerra - sud Milano
>
> >Da: Coordinamento Romano per la
> >Jugoslavia[SMTP:crj@...]
> >Inviato: giovedì 11 maggio 2000 12.51
> >A: crj
> >Oggetto: Ciliegina numero 137
> >
> >I VERI COMUNISTI HANNO IL DONO DELL'UBIQUITA'
> >
> >
> >Essendo stata da tempo indetta una iniziativa a Milano, nella sede
> >della
> >Ass. Culturale Punto Rosso, per il 19 aprile 2000 alle ore 21, dal
> >titolo: "Il genocidio occultato" sui crimini clerico-nazisti nella
> >Croazia di Pavelic e Stepinac, l'Ass. Culturale Punto Rosso ha pensato
> >casualmente di indire un'altra iniziativa a Milano, nella sala AEM,
> >per
> >il 19 aprile 2000 alle ore 21, dal titolo: "La guerra del Kosovo,
> >anatomia di un'escalation".
> >Nella prima iniziativa si e' presentato il libro di M.A. Rivelli
> >"L'arcivescovo del genocidio", ospite l'autore; nella seconda, il
> >libro
> >di G. Scotto ed E. Arielli sul Kosovo, ospiti i nazionalisti
> >pan-albanesi A. L'Abate (linea Rugova) ed A. Moscato (linea Demaci).
> >
> >
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> > RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU e-mail: crj@... -
> >URL: http://marx2001.org/crj
> > http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
> > ------------------------------------------------------------
> >

Verzija na srpskohrvatskom
(cfr. http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/208?&start=188 )

> > ----- Original Message -----
> > From: Snezana Vitorovich <zana@...>
> > To: <drakulic@...>
> > Sent: 15 May, 2000 19:39
> > Subject: RE;Hitna poruka suborcima od Emila Vlajkija
> >
> >
> > izvinite, ali prva poruka nije bila kompletna.. Zana
> >
> >
> > NOTE: text in english comes after the serbian , thanks to our very
devoted
> > and tireless , very special friend of
> > serbian people, Prof. Peter Maher. Feel free to pass both text to as
many
> > people as you find have any interest
> > on the topic of the Blakans and the American involvement .
> > Zana
> >
> >
> >
> > GRADJANSKI RAT U CRNOJ GORI
> >
> > (hitna poruka suborcima)
> >
> > Prema tekstovima koji su se u posljednjih par tjedana pojavili na Zapadu
i
> > ciju sam analizu napravio,
> >
> > scenario gradjanskog rata u C.G. je pripremljen i treba samo da se
povuce
> > otponac. Kao sto sam naglasio
> >
> > u knjizi, predstojeci rat je u funkciji SAD predsjednickih izbora i
> tempiran
> > je za sept. i okt. ove godine ,
> >
> > kada se bude vodila odlucujuca trka dva glavna kandidata.
> >
> > Ukratko ponavljam dva glavna scenarija iz knjige:
> >
> > 1.Milijunske dolarske injekcije koje Zapad daje C.G. svaki dan, trebalo
bi
> > da urode plodom i da
> >
> > gradjani C.G. eventualno na referendumu glasaju za osamostaljenje.
> > Predstojeci lokalni izbori u junu
> >
> > su glavni test za ocjenu efikasnosti ove taktike.
> >
> > 2. Ako Zapad bude ocijenio, da se referendum ne moze dobiti, onda ce se
> ici
> > na vec dosad vidjenu semu:
> >
> > izazivanje konflikta u C.G. (preko provokacije armije), okrivljavanje
> > Srbije, bombardiranje Srbije dok
> >
> > ona sama 'svojevoljno' ne raskine odnose sa C.G. i ne povuce vojsku.
> >
> > 3. Postoji velika vjerovatnost da ce cak i i u slucaju referendumskog
> > odvajanja, doci do podjele C.G.,
> >
> > gradjanskog rata i nakon toga, do scenarija broj 2.
> >
> > Jos jednom apeliram na sve one koji na bilo koji nacin mogu utjecati na
> > javno mnijenje, da se odmah
> >
> > i sto glasnije angaziraju oko denunciranja ovog novog pripremljenog
> > krvoprolica. Ako se sada otpocne
> >
> > sa akcijom, mozda se nesto moze sprijeciti.
> >
> > Kada konflikt vec otpocne, onda vise nema pomoci. I svi oni 'branioci
> srpske
> > stvari' koji se tada budu
> >
> > oglasili, (a koji sada, povodom Crne Gore sute kao zaliveni) svijesno
ili
> > nesvijesno igraju igru Zapada
> >
> > u razbijanju Jugoslavije i Srbije.
> >
> > Emil Vlajki
> >
> > English translation!!!
> >
> > Subject: [sn-vesti 5990] GET READY FOR WAR IN MONTE NEGRO "a little
> > successful war" for the US
> > elections.
> > Sender:
> > Reply-To: john_peter maher <jpmaher@...>
> >
> > CIVIL WAR IN MONTE NEGRO
> > URGENT MESSAGE from Professor Emil Vlajki, author of
> >
> > THE NEW TOTALITARIAN SOCIETY and the destruction of Yugoslavia »
> >
> > According to documents published in the West in the last couple of
> > weeks which I have prepared an analysis, a scenario has been prepared
> > for war in Monte Negro. The only thing left to do is pull the plug.
> >
> > As I noted in my book, the coming war would play a part in the US
> > presidential elections and is timed for September and October 2000, when
> > the two leading candidates will be conducting the conclusion of their
> > campaigns.
> >
> > In brief I repeat two main scenarios from my book,
> >
> > 1. "Plan ." Injections of million dollars given by the West to Monte
> > Negro will come to fruition. Montenegrin citizens will soon vote in a
> > referendum for independence. The local elections in June will be the
> > test for evaluating the effectiveness of this tactic.
> >
> > 2. In case the West determines that the anti-Serbia referendum cannot be
> > won, then they will move on to "Plan B", which involves:
> >
> > provoking conflict between Monte Negro (by "provocations" of the Army),
> > blaming Serbia, bombing Serbia until she "voluntarily" breaks off
> > relations with Monte Negro and withdraws the army.
> >
> > 3. The greatest probably exists that in case of a split in the
> > referendum, it will come to a partition of Monte Negro, civil war, and
> > finally Scenario No. 3.
> >
> > Once again I appeal to all those who can bring any influence to bear on
> > public opinion to engage themselves immediately as loudly as possible to
> > denounce this newly planned wave of bloodshed. If we begin action now,
> > we may be able to block it.
> >
> > Once the conflict breaks out, there will be no more helping. And all
> > those "defenders of the Serb cause" who then vote (and those who right
> > now don't even make a squeak regarding Monte Negro) will have wittingly
> > or unwittingly played a role in the West's further destruction of
> > Yugoslavia and Serbia.
> >
> > Emil Vlajki
> > Professor
> > Ottawa
> >
> > Translated by Prof. J. P. Maher, Chicago
> > 15 May 2000
> >


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E SE LO DICONO PERSINO GLI AMERICANI FORSE QUALCUNO
INIZIERA' PURE A PORSI QUALCHE INTERROGATIVO - O NO?


"L'associazione americana per i diritti civili
Freedom House ha stilato una graduatoria sulla attendibilita' dei
giornali nel mondo. L'Italia e' al 51 posto, al pari della Corea del
Sud e della Nuova Guinea ed e' penultima in Europa (prima della Grecia).
Sara' per questo che il numero di copie di giornali vendute oggi e' lo
stesso di quello degli anni '50?"

(dal bollettino del CICAP - http://www.cicap.org )

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Il Coordinamento Romano per la Jugoslavia ADERISCE
all'appello conclusivo dei lavori del
Tribunale italiano contro i crimini della NATO in Jugoslavia
ed invita tutti ad ADERIRE a loro volta
sottoscrivendo i capi d'accusa formulati e
partecipando alla giornata del 3 giugno a Roma

===

ROMA 3 GIUGNO 2000

VIA PIETRO COSSA 40 – SALA UNIVERSITA’ VALDESE

DALLE ORE 9.00

PROIEZIONE VIDEO, MOSTRE FOTOGRAFICHE

TRIBUNA APERTA TRA I COMITATI E LE ASSOCIAZIONI



ORE 15.00

SESSIONE FINALE DELLA SEZIONE ITALIANA DEL TRIBUNALE INDIPENDENTE CONTRO
I CRIMINI DELLA NATO IN JUGOSLAVIA

Il 31 luglio 1999 hanno avuto inizio a New York le attivita' del
"TRIBUNALE INTERNAZIONALE INDIPENDENTE CONTRO I CRIMINI DELLA NATO IN
JUGOSLAVIA", promosso da Ramsey Clark, con la stesura di 19 punti di
accusa contro la NATO ed i governi occidentali.

Le attivita' del "Tribunale" hanno trovato seguito in molti altri paesi
del mondo. In Italia il primo
novembre 1999 alla presenza di Ramsey Clark ha preso il via la sezione
italiana del Tribunale. Nel corso di questi mesi, confortati dal
crescente interesse suscitato e dalle numerose iniziative di
presentazione del "Tribunale Italiano" in molte citta', abbiamo potuto
verificare con dati oggettivi la veridicita' delle nostre accuse.

A completamento del lavoro svolto in questi mesi, noi sottoscritti
firmatari di questo appello accusiamo le massime autorità della
Repubblica in carica nel marzo 1999 - in particolare il presidente del
Consiglio dei Ministri Massimo D'Alema e i ministri del governo per la
partecipazione alla guerra illegale e il Presidente della Repubblica
Oscar Luigi Scalfaro per non aver difeso la Costituzione - nonchè i loro
successori per quanto attiene ai crimini in continuità con l'aggressione
armata, ciascuno secondo la personale responsabilità scaturente dalle
diverse competenze, azioni e omissioni:

per avere collaborato attivamente all'aggressione contro la Repubblica
Federale Jugoslava, paese
sovrano da cui non era venuta nessuna minaccia nè all'Italia nè ai suoi
alleati;

per avere violato tutti i principi del diritto internazionale e in
particolare la Carta delle Nazioni
Unite, i principi del Tribunale di Norimberga, le Convenzioni di Ginevra
e i protocolli aggiuntivi
sulla tutela delle popolazioni civili nonchè lo stesso trattato
istitutivo della NATO;

per aver consentito che dal proprio territorio partissero attacchi
contro istallazioni e popolazioni
civili, condotti su obiettivi e con armi appositamente studiate per
infliggere il massimo danno, anche
protratto nel tempo, alle persone e alle loro condizioni di vita
(attacchi deliberati contro strutture
civili, bombe a grappolo);

per aver danneggiato l’economia della costa adriatica con la chiusura
degli aeroporti civili;

per aver consentito lo smaltimento nelle acque territoriali italiane di
ordigni bellici non utilizzati
causando danni alle persone, all’ambiente all’economia;

per aver consentito l'utilizzo in maniera massiccia di proiettili e
missili all'uranio impoverito causando danni incalcolabili e per un
tempo indeterminato contro le popolazioni della Federazione Jugoslava e
dei paesi limitrofi, con enormi rischi attuali anche per i volontari
civili e per i militari italiani impegnati nel Kosovo.

per aver partecipato al bombardamento di impianti chimici e farmaceutici
causando deliberatamente danni ambientali di enorme rilevanza tali da
configurare una vera e propria guerra batteriologica, chimica e
nucleare;

per aver violato la Costituzione italiana e aggirato le procedure che
essa impone in caso di guerra
(concepibile solo come difesa da attacchi contro il nostro paese e i
suoi alleati);

per aver collaborato alla politica della forza di occupazione della NATO
che obiettivamente ha
portato alla instaurazione di un potere criminale nella provincia
jugoslava del Kosmet e alla
persecuzione ed espulsione della popolazione di etnia serba e di altre
etnie non albanesi, nonchè
degli albanesi considerati indesiderabili dal nuovo potere;

per avere obiettivamente tollerato l'emergere e il consolidarsi di un
potente centro di attività
criminali a ridosso del nostro paese nel triangolo
Albania-Kosovo-Montenegro;

per avere attivamente collaborato ad affamare e sacrificare la
popolazione della Jugoslavia con
l'imposizione di misure di embargo internazionalmente illeggittime;

per avere attivamente collaborato a esercitare pressioni e ingerenze
contro un paese sovrano e le
sue legittime istituzioni;

per avere inviato truppe e personale civile a governare territori
ridotti di fatto a nuovi protettorati e
colonie in violazione della stessa risoluzione ONU 1244;

per aver messo in piedi al fine di giustificare l'intervento militare
la scandalosa campagna della
MISSIONE ARCOBALENO e per avere mentito al popolo italiano al fine di
convincere
l'opinione pubblica della necessità di partecipare alla guerra;

per avere rinunciato all'esercizio della sovranità del nostro paese e al
diritto-dovere di controllo di
tutte le attività che vi svolgono comandi, strutture e mezzi militari
stranieri;

per avere acconsentito a modificare, senza nessuna decisione del
Parlamento, lo statuto della NATO.

Queste accuse, saranno esposte e ampiamente documentate il 3 giugno a
Roma nella sessione
plenaria del Tribunale Indipendente contro i crimini NATO costituitosi
in Italia che si terrà presso
l'Università Valdese (via Pietro Cossa 40) e saranno quindi portate a
New York, dove il 10
giugno si riunirà il Tribunale Internazionale Indipendente promosso
dall'ex Ministro della Giustizia
USA Ramsey Clark.

Invitiamo tutti i cittadini, le associazioni, le personalità consapevoli
della necessità di impedire che
tali crimini siano perpetuati e diventino anzi la norma delle relazioni
internazionali, a sostenere
l'iniziativa della sezione italiana del Tribunale Clark e la raccolta di
testimonianze e documenti e
partecipare attivamente all'assemblea del 3 giugno a Roma.

===

"Il manifesto", 15 Febbraio 2000

KOSOVO
Quell'intervento è stato illegittimo

MICHELE DI SCHIENA *

D urante la guerra nel Kosovo pervennero alla Procura della repubblica
presso il Tribunale di Roma diversi esposti e denunce di gruppi,
associazioni e privati cittadini che facevano presente l'illegittimità
costituzionale della scelta del nostro governo di partecipare nella
primavera del '99 ai ripetuti attacchi aerei organizzati da alcuni paesi
della Nato ai danni della Jugoslavia. L'illegittimità dell'operato del
governo discendeva, secondo gli esponenti, dalla considerazione che gli
attacchi aerei, pur se motivati da pretesi intenti umanitari,
costituivano
atti di guerra offensiva in aperta violazione dell'art. 11 della
Costituzione per il quale "l'Italia ripudia la guerra... come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali". I denunzianti
sostenevano in
particolare che sussisteva l'illegittimità costituzionale della
decisione
governativa sotto il profilo della violazione degli artt. 78 e 87 della
Costituzione dal momento che, per il combinato disposto di tali norme,
lo
stato di guerra doveva essere dichiarato dal presidente della Repubblica
previa deliberazione delle Camere che avrebbero dovuto conferire al
governo
i necessari poteri.

Avendo il governo - sempre secondo gli esponenti - assunto l'iniziativa
bellica in assenza di detti presupposti, andavano accertate eventuali
responsabilità penali, con particolare riferimento al reato di
usurpazione
del potere politico previsto dall'art. 287 del Codice penale.

Di recente si è avuto notizia che il Collegio per i reati ministeriali
presso il Tribunale di Roma, con decisione del 26 ottobre scorso, ha
archiviato il procedimento sulla base di inconsistenti e sorprendenti
argomentazioni che mortificano lo spirito e la lettera di precise
disposizioni costituzionali. Per quanto attiene alla mancata
deliberazione
dello stato di guerra da parte delle Camere, il citato Collegio
riconosce,
invero, che non vi fu la "autorizzazione formale dello stato di guerra
da
parte del Parlamento" ma dice che venne "sostanzialmente rispettata" la
ratio dell'art. 78 della Costituzione per il quale "le Camere deliberano
lo
stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari". E ciò in
considerazione del fatto che l'intervento militare, presentato dal
governo
come operazione umanitaria, ottenne il conforto del dibattito
parlamentare e
tenuto conto che tale intervento "non poteva non comportare l'impiego
delle
Forze armate della Repubblica... in una prospettiva di guerra
offensiva".

Quanto poi alla mancata dichiarazione da parte del presidente della
Repubblica dello stato di guerra che avrebbero dovuto deliberare le
Camere,
afferma testualmente il Collegio che "tale omissione non comporta alcun
sovvertimento o radicale deroga all'equilibrio dei poteri di governo
delineati dalla carta fondamentale". E infine, con specifico riferimento
al
disposto dell'art. 287 c.p. che punisce, come si è detto, l'usurpazione
di
poteri politici, afferma lo stesso Collegio che la ricorrenza di tale
fattispecie va esclusa "spettando al governo, a termini di Costituzione,
il
potere di impulso e di iniziativa circa l'inizio delle operazioni
belliche,
sicché nessun potere spettante ad altro organo costituzionale è stato
illegittimamente esercitato".

Siamo quindi di fronte ad un provvedimento che archivia la procedura
mentre
riconosce nella partecipazione dell'Italia alle operazioni militari nel
Kosovo un vero e proprio "stato di guerra" in una prospettiva
"offensiva",
ammette la mancanza di una "formale" autorizzazione del Parlamento dello
stato bellico e giudica sostanzialmente irrilevante, e quindi eludibile
senza conseguenze giudiziarie, la mancata dichiarazione di tale stato da
parte del presidente della Repubblica.

Dimentica il Collegio che gli artt. 78 e 87 della Costituzione, i quali
condizionano l'inizio di attività belliche all'emanazione di atti
formali e
quindi tecnicamente "solenni", sono norme rigorosamente precettive la
cui
finalità è quella di richiamare l'attenzione delle istituzioni, delle
istanze democratiche e dell'intero paese sulla gravità di una scelta di
guerra, sulle ragioni che la determinano e sulle responsabilità
politiche
che tale decisione può comportare. Il citato organo giudiziario trascura
inoltre di considerare che per la sussistenza dell'elemento materiale
del
reato di "usurpazione di potere politico" non è necessario che sia stato
arbitrariamente esercitato un potere spettante ad altro organo
costituzionale con l'illegittima "invasione di altro potere dello stato"
ma
è sufficiente, come ritiene la dottrina e impone il comune buon senso,
l'arrogarsi e cioè l'assumere arbitrariamente un potere che per legge
non
spetta. E certamente il governo non aveva, per la nostra Costituzione,
il
potere di fare la guerra senza che le Camere ne avessero deliberato lo
"stato" conferendo anche formalmente al governo medesimo i poteri
necessari;
con la conseguenza che, in difetto di tale conferimento, la
partecipazione
alle operazioni belliche nel Kosovo ha assunto i caratteri
dell'arbitrarietà
e dell'"usurpazione".

Non è allora possibile considerare chiuso in questo malinconico modo il
discorso sulla legittimità costituzionale dell'intervento dell'Italia
nella
guerra del Kosovo dal momento che sono in gioco il prestigio e il
rispetto
di principi e di regole che costituiscono il fondamento dello stato di
diritto. E poi, su di un piano diverso, non si può far finta di ignorare
che
il provvedimento di archiviazione del Collegio per i reati ministeriali
costituisce oggettivamente, ben oltre le sue contraddizioni e le sue
intenzioni, un atto di accusa di gravi responsabilità politiche che
meritano
rinnovata e preoccupata attenzione.

* presidente onorario aggiunto Cassazione

===

For Immediate Release
Attention: Assignment Editor
May 10, 2000

NEW REVELATIONS ARE FURTHER PROOF OF U.S. WAR
CRIMES

New revelations that NATO’s high-altitude bombing of Yugoslavia
was far less successful than claimed at the time, are “further proof of
U.S. war crimes against Yugoslavia,” said Sara Flounders, national
co-director of the International Action Center on May 10.

“This will provide additional evidence for the International War
Crimes Tribunal we will hold in New York June 9-10 to try U.S.
and NATO political and military leaders for war crimes, crimes
against humanity and crimes against peace,” Flounders said.

Newsweek magazine had gotten hold of an internal U.S. Air Force
report showing that only 58 of NATO’s so-called high-precision
strikes hit their targets. This compares with 744 NATO claimed at
the end of the bombing campaign.

“The claims of high accuracy with little harm to civilians,” said
Flounders, “was just another in the long line of lies NATO
spokespeople used to justify massive attacks on civilian targets in
Yugoslavia.”

A special investigation team from the U.S. and other NATO air
forces searched Kosovo on foot and by helicopter. U.S. top
officers boasted that NATO forces had disabled "around 120
tanks", "about 220 armored personnel carriers" and "up to 450
artillery and mortar pieces" in 78 days of bombing.

The investigators reported instead that NATO hit just 14 tanks, 18
APCs and 20 artillery and mortar pieces, less than one tenth of
NATO claims. These figures are quite close to the losses Yugoslav
forces reported at the end of the war. NATO dismissed the
Yugoslav report as "disinformation" at the time.

The investigators found out that U.S. and NATO high-altitude air
power was effective chiefly against civilian targets. It was the
bombing of cities and power stations that most damaged Serbia.

Flounders noted that the report, made last summer, had never been
made public. A second report, which reported hits closer to NATO
and the Pentagon’s boasts, was then used.

“The Newsweek article avoided the implications that the U.S. and
NATO commanders violated the rules of war by striking civilian
targets,” said Flounders. “Instead, it pointed to the efficacy of
striking the civilian infrastructure of a country, which in the case of
Yugoslavia includes hundreds of schools, dozens of hospitals and
almost every major industry. In effect it advocates new war crimes.”

Former Attorney General Ramsey Clark had drawn up the original
charge sheet against NATO leaders, which added up to 19 charges.
Charge number 9, said Flounders, was “Attacking Objects
Indispensable to the Survival of the Population of Yugoslavia,”
including depriving the population of Yugoslavia of food, water,
electric power, food production, medicines, medical care and other
essentials to their survival, [by engaging] in the systematic
destruction and damage by missiles and aerial bombardment of food
production and storage facilities, drinking water and irrigation works
for agriculture, fertilizer, insecticide, pharmaceutical, hospitals and
health care facilities, among other objects essential to human survival.

“The NATO commanders, fearing the complete failure of their
campaign against the Yugoslav military, concentrated on hitting
civilian targets,” said Flounders. “This is clearly a war crime, and we
will prove this before the world on June 10.”


CONTRIBUTE TO THE PROGRAM JOURNAL FOR THE JUNE 10
INTERNATIONAL TRIBUNAL ON U.S./NATO WAR CRIMES

A special Program Journal will be produced for the June 10
International Tribunal on U.S./NATO War Crimes in Yugoslavia.

The June 10 International Tribunal is the culmination of a global truth-
telling campaign. Scores of hearings in countries around the world have
collected eyewitness testimony, expert testimony and analysis. All of
this will be presented on June 10.

The Program Journal is a great opportunity for individuals and
organizations to show their commitment to this landmark struggle for
justice. It is the key instrument for defraying the expenses of the
Tribunal.

Please consider contributing to this beautiful commemorative book. A
Display Ad can be a message of solidarity or protest, a greeting, a
remembrance of loved ones, a poem, a book or Web site promotion, or
whatever you find appropriate. You can also be listed as a Sponsor or
Supporter.

You and all those attending the International Tribunal will receive the
program journal. Copies will be sent around the world to all those who
organized hearings, to human rights organizations, schools and
libraries.

DISPLAY AD INFORMATION
Full-page Ad (7.25"wide x 9.75" high) is a $1000 donation.
Half-page Ad (7.25" wide x 4.75" high) is a $500 donation.
Quarter-page Ad (3.5" wide x 4.75" high) is a $250 donation.
Ads can be designed by our Journal staff if requested. Or you can send
in
camera-ready copy by mail or deliver it to the International Action
Center.
Text for a Display Ad can be faxed to 212-675-7869 or mailed.

SPONSOR/SUPPORTER LISTINGS.
You can be listed in the journal as a Sponsor for a $100 donation.
Supporter
listings require a $50 donation. Please indicate how your want your name
listed when you send in your response.

SATURDAY, MAY 20 IS THE DEADLINE FOR ORDERS, AD COPY AND
PAYMENT

HOW TO PLACE YOUR ORDER
You can place your order on-line or through the mail. For on-line
orders, go
to the People’s Rights Fund web site at { HYPERLINK
http://www.peoplesrightsfund.org }www.peoplesri



ghtsfund.org. (This
site was just updated to accept donations for June 10.)

Send mail orders with payment to: International Action Center, 39 W. 14
St.
#206, NY, N.Y. 10011. Write checks to the "People's Rights
Fund/Tribunal."
For Display Ads, include the text for the ad or when and how you are
sending camera-ready copy. For sponsor or supporter listings, indicate
how
you wish to be listed. Include your name, address, phone number, e-mail
address, and group/school/union affiliation. Also, indicate if you want
the
Program Journal sent to you because you won't be attending the June 10
Tribunal.

Call 212-633-6646 if you have questions or e-mail iacenter@...

We will not let the history of war crimes be written by the
perpetrators. There
is nothing more important than to tell the truth about U.S.-NATO war
crimes
against Yugoslavia and the horrible reality of the occupation of Kosovo.
We
need your voice, your words and your support now.

-------------------------
Via Workers World News Service
Reprinted from the May 18, 2000
issue of Workers World newspaper
-------------------------

EDITORIAL: PUT THE WAR CRIMINALS IN THE DOCK

The U.S. and NATO leaders thought they would get away with
the war against Yugoslavia.

They scraped through a 78-day war they had expected to win
in three days. They planned and provoked the war. They
bombed civilian targets. They used outlawed weapons. They
forced the Yugoslav government to draw its army out of its
own province, Kosovo.

And they thought they were home free.

Clinton, Albright, Gen. Wesley Clark, and their
counterparts in Western Europe hoped they had heard the end
of protests against their dirty war against Yugoslavia.

But by last July, former U.S. Attorney General Ramsey
Clark and the International Action Center were charging
U.S./NATO leaders with 19 counts of war crimes, crimes
against peace and crimes against humanity.

By October, tens of thousands of people protesting in
Athens made it clear that Clinton was a war criminal and
unwelcome.

Others in 14 countries from Russia to Australia held
popular tribunal hearings that called the NATO political
and military leaders war criminals. These hearings showed
that Washington had planned the war for 10 years. They
showed that the "massacre" charges against the Belgrade
government were lies.

They showed that U.S. and German intelligence agencies
built up the so-called Kosovo Liberation Army--a terrorist
gang. They showed that the so-called Racak massacre was a
provocation by U.S. agent William Walker and the KLA. They
showed that the Rambouillet "Accord" was an ultimatum to
Yugoslavia that no government could accept.

Now these hearings are reaching a climax. In Rome and
Berlin on June 2-3, and in New York on June 10, the
International Tribunals on U.S./NATO War Crimes in
Yugoslavia will take place. The tribunal will prove to the
world and to history that these political and military
leaders are indeed war criminals.

The progressive movement in the United States should give
its full support to this tribunal and make sure that the
June 10 public hearing plays before a packed house.

- END -

(Copyleft Workers World Service. Everyone is permitted to
copy and distribute verbatim copies of this document, but
changing it is not allowed. For more information contact
Workers World, 55 W. 17 St., NY, NY 10011; via e-mail:
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RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
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* 24 MAGGIO: FIRENZE DICE NO AL SUMMIT DELLA NATO
* LA NATO AL DI SOPRA DI OGNI LEGGE? (D. Pavlovic)


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FLORENCE SAYS NO TO THE NATO SUMMIT!

On the 24 and 25 May, NATO will hold a summit meeting in Florence, a
city declared to be an "Operator for Peace," with a gold medal for its
Resistance against the Nazi/Facists in WW II.

In this highest-level meeting, the NATO Alliance intends to further
define its strategies with regards to various areas of the world (the
Balkans and Eastern Europe, the Middle East, North Africa), the
reorganization in a more explicitly offensive way of its military
apparatus, and its expansion to the East.

The NATO military alliance which, as in the past, continues to be an
instrument of aggression against national sovereignty and of
interference in the internal political affairs of member states, as well
as a constant threat to peace, is today in a process of transformation
of its role and its military apparatus to adapt itself to the growing
requirements of capitalist dominion in its contemporary form: "the free
market."

It is in this sense that the Treaty of Washington of April 1999, also
signed by the Italian government, must be understood, in which NATO
formally arrogates to itself the right to intervene everywhere and
anywhere in support of the new world order, as demonstrated in the war
against Yugoslavia.

War is thus established and increasingly reconfirmed as a concrete
possibility, practicable and in fact practiced, as a major and decisive
instrument for the imposition of the "free market."

For this reason there is an evident connection between the struggles
against wars of aggression, against the presence of NATO's military
bases, against militarism, and against the embargoes, with the struggles
in the North and South of the world which are rising up against the
sanctuaries of capitalism (WTO, IMF, World Bank), against temporary
labor and "flexibility", against exploitation and poverty, for social
and citizenship rights, for the right to a decent life and future, for
the liberation of peoples.

The forces organizing this mobilization express their opposition to the
holding of the NATO summit in Florence and call on the entire population
to boycott and mobilize against this unacceptable provocation.

WEDNESDAY 24 MAY
DAY OF MOBILIZATION AGAINST NATO
concluding with a
DEMONSTRATION
meeting point: PIAZZA SAN MARCO
5:30 p.m.

Endorsers: Women in Black, Tuscan Antagonistic Movement, Casa for
Social Rights, Association for Renewal of the Left, CPA Occupied Social
Center, Communist Refoundation Party, Young Communists, Liberazione
newspaper, Forum of the Women of Communist Refoundation, Peace Charter,
Coordinamento of Leftist Students, Political Science Collective,
Programmatic Area of Communists in CGIL trade union, RDB Healthworkers
union (Tuscany), Camera del Lavoro Sociale labor council, Fuori
Binario
newspaper, Peace Tent, Ass. Senza Confine, Missing Links Ass., Ass.
for Defense of Minorities, Movement for the Confederation of Communists,
Cobas school union, Sincobas union, Slai Cobas union (Florence), Cobas
Union Confederation (Florence), Gulf Committee, National Coordinamento
of RSU workplace union councils, National Coord. of Committees Against
the War, Guerre e Pace magazine, Coord. of World March of Women, Coord.
Rete Lilliput (Florence), CSOA il Mulino Occupied Social Center,
National, Ass. AZAD - Freedom for the Kurdish People, Val di Sieve Peace
Committee, ASSOPACE, PMLI, Nuova Unita' newspaper, North Americans
Against War, Coord. University Language Teachers (Florence), 1968
Archives, Forum of Associations Against the Free Market (Milan), Ass.
Village of Peoples, Economy Group "E. Balducci", RACS, Ass. "Friendship"
Rom (Florence), Florence Committee for the Liberation of Mumia
Abu-Jamal, Valdarno Committee Against the War, Ernesto de Martino
Institute, Ass. Chiama Africa, Cultural Ass. Punto Rosso (Massa
Carrara), RSU union council of University of Florence. Mani Tese
(Florence).

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Above or Beyond the Law

Dragan Pavlovic
Editor in chief, "Dialogue", Paris
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The First World War Has Not Happened Yet

We seem to be dreaming. We look at the world as if it were not much
older
than we can remember. We do not doubt that we have made progress through
history as human beings, and we are proud of it. As children we may not
even have had a bicycle or ridden the train; and now we can have
breakfast
in one part of the world and dinner on the opposite side of our planet
Earth. Basic essential human rights are not an issue any more in this,
our
part of the world; we struggle for even more rights - extra rights are
the
order of the day: homosexual rights, even animal rights, and so on. War?
That is the business of fools, of lower people, they can have wars if
they
wish, but here war is forgotten. If we hear about such things from the
other
side of the world, it all sounds as remote as tales from an old history
book. We have moved beyond ... The new era is on its way; the world has
profoundly changed forever.
But is it so?
If we would shake our heads, open wide our eyes, and look back through
history, we could clearly see how profound an illusion this is. The
reality
is cruel. Conflicts between states have been constant and have all too
often
escalated into bloody wars. This has been an infallible pattern now for
not
only hundreds but many thousands of years. History looks rather like
conflict - war periods randomly distributed over the planet, with
uninhabited areas proportionally less exposed. When it has happened that
some large region remained relatively spared for a fairly long period of
time, then people always, without exception, started to believe that the
time of war was past and gone. However, those exceptional periods always
came to an end and the hopes for lasting peace proved to be in vain.
Today we have no serious reasons to believe that the future will not
resemble the past. The present period of peace in the Western world is
negligibly short, if compared to the sweep of history, and the cycle of
war
and peace periods following endlessly one upon another -- much too short
to
enable us to conclude that the miracle has occurred. Hence, there are
more
wars to come in the future.
The same applies to the frontiers between states. They have been
changing
over the centuries, and the long history of changes only offers the
promise
that there will be more changes to come, the Europe of the future is not
going to resemble the one we know now, and that this is going to happen,
unfortunately, through conflicts and wars.
In the past, the slowness of communications and the restricted range of
deadly weapons resulted in more or less local wars. With the advance of
technology, communications and the world population, people have been
able
to travel faster and attack at greater distance, and wars have been
becoming
more universal. Yet so far, the real World War has not quite been
possible, even though very major wars, particularly in the past century,
were possible. Some of you may still remember what they looked like.
Today at last, thanks to technological progress, truly universal war is
practically at hand. So this is the sort of war we can expect to see
next.
All major wars in the past were fought for a "universal" cause, for
freedom,
for world order, for a prosperous and peaceful future, for improved
humanity, for "high" human ideals. We know today that all without
exception
were ruthless lies and the result of ignoble motives, immoral purposes
and
self-deception. Significantly, it was always the leaders of the most
powerful states, the ones most advanced in military technology, who took
it
for granted that eternal wisdom and utmost humanity went hand in hand
with
power. They believed that their concept of a better world then had to be
imposed - indeed even that failing to impose it would had been highly
immoral and unjust. Thinkers who opposed those attitudes were
marginalised
since the reigning power had their own thinkers, their own philosophers,
own
writers, own wise men, own elite. And so it went on. In short, there
were
many common features to distinguish aggressive states that probably
could be
recognised should they appear again today.
Yet absurd as it may be, in the past, they were seldom identified in
time by
large sections of the populations. Why, I do not know. Perhaps it was
because they were never exactly the same, born in different times and
different places, in different cultural environments; and in spite of
this,
they all displayed these similar features.


Above or Beyond the Law

There is in particular one feature, so systematically present, so well
represented, that always followed sometimes long periods of maturation
of
those so characteristic and yet atypical and unrecognisable ideological
traits that I mention, which is so strong that its appearance should by
itself be able to wake up the most somnolent from their deadly dreams:
THEY
(the states i.e., their leaders) always put themselves above the law,
violating their own laws, the laws of other countries, agreements
between
states, treaties, international conventions. Always. In the earlier
times
those were not the laws in narrow sense but rather customs or frequently
unwritten agreements. In the twentieth century the laws par excellence,
just
borne to assure everlasting peace, were violated. To do this, very
strong
reasons were given, always, without exception. The essence of all
reasons
was that fulfilment of essential human duties had to overcome humanly
made,
imperfect laws. THEY would promote first an untenable thesis that
violence
could be combated by equal or even greater violence. To achieve their
ultimate goals, THEY had to turn upside down the famous Greek argument
of
the justice beyond the law, justice emanating out of human categorical
imperatives, a priory knowledge of right and wrong, our ideal of
justice.
(Antigones' refusal not to bury the body of her brother and to let it be
torn apart by animals; she was convinced that the universal law is
higher
than human made laws and that such a vicious act could not be let
happen).
The ancient Greeks knew that laws couldn't entail the entire human moral
intuition. They knew that we may, in the rare cases, in order to fulfil
that
ideal of justice - the laws steam to and just fall short of - and go
beyond
the law, but only to forgive and to pardon. What a tyrants would do is
that
they would either virtually apply the law but exceeding what it
prescribes,
or go above it and violate it (for the "higher" cause!) punishing more,
oppressing more, destroying and killing, and this makes the "fine"
difference of the moral and immoral.
Here is the famous passage form Sophocles" "Antigone".

CREON. And thou didst indeed dare to transgress that law?

ANTIGONE. Yes; for it was not Zeus that had published me that edict; not
such are the laws set among men by the justice who dwells with the gods
below; nor deemed I that thy decrees were of such force, that a mortal
could
override the unwritten and unfailing statutes of heaven. For their life
is
not of today or yesterday, but from all time, and no man knows when they
were first put forth.

Not through dread of any human pride could I answer to the gods for
breaking
these. Die I must,-I knew that well (how should I not?)-even without thy
edicts. But if I am to die before my time, I count that a gain: for when
any
one lives, as I do, compassed about with evils, can such an one find
aught
but gain in death?

So for me to meet this doom is trifling grief; but if I had suffered my
mother's son to lie in death an unburied corpse, that would have grieved
me;
for this, I am not grieved. And if my present deeds are foolish in thy
sight, it may be that a foolish judge arraigns my folly.

In the other words, Sophocles was saying that we can break the law only
if
in doing this we commit a less violent act, and then we certainly do not
increase the punishment, we diminish it or pardon altogether. Only then
we
may, in some special circumstances, break the human-made and imperfect
human
laws. But what THEY (the states mentioned above i.e., their actual
leaders)
would so systematically do, and we should so easily see it if we just
open
our eyes, is that, contrary to Sophocles - who would break the law only
to
pardon - those states would introduce more cruel, more violent measures,
not
only to impose by force the "utmost human values", but to punish,
repress
and even exterminate. They would do all of this in a simple and clear
way -
with sword and fire. This, and at least this - we must always be able to
recognise at its very beginning. Before the announced (first) world war,
before it is too late.


Morals about Imperatives

I will let the reader discover examples of that pattern in history.
Ancient
Macedonia, the Romans, the Ottomans, Napoleonic France, our colonial
predecessors, Nazi Germany, are some of the most obvious cases. And
there
were others as well. Today, we must be very well aware that quite
recently,
the UN Charter and more then 50 treaties and international conventions,
as
well as a few national Constitutions, were violated.
In politics, not declared desires, promises and bare words, but acts and
results of those acts show what was really wanted. 78 days of bombing of
Yugoslavia, led to NATO occupation of Kosovo and installation of second
huge
military NATO basis in the Balkans (against small Serbia!?), ethnic
cleansing of the totality of Serbs from Kosovo (those who still rest
there
are in the "reserves"), having as a result reinforcement of Belgrade
government, subtotal destruction of the country's industry, death of
couple
of thousands of civilians, pushing the entire population deep in misery.
Those who did it all recognise now (secretly though) their failure and
plan
further (again military) actions to correct it. This will further help
"revive" the history, some were so anxious that was dying.
Again, we should not confuse entire nations with states, actual
governments,
and some political leaders. At the very end of the 20th century, we are
witnessing a dangerous, perhaps deadly, turn, taken by some of our
leaders
of the Western world, with the NATO Alliance at the summit. The pattern
is
easy to recognise, although, some of us have missed to spot it.
Fortunately,
we are the creatures able to learn, and this could be learned. Only
knowledge, under condition that we use it, and this being an imperative
today, could help us, probably, make that future does not resemble the
past.
Yes, not an easy task, but possible.

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Dragan Pavlovic
dragan@...


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