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All’attenzione di ANPI e ANVRG: SULLA ONORIFICENZA A TITO

Posted on 1 ottobre 2013 by admin
 

Da: Dieci Febbraio <diecifeb @ diecifebbraio.info>

Oggetto: All’att.ne di ANPI e ANVRG

Data: 25 luglio 2013 09.48.27 GMT+02.00

A: info @ anpi.it, comitatonazionale @ anpi.it, anpisegreteria @ libero.it, ufficiostampa @ anpi.it, camiciarossa @ virgilio.it, annita.garibaldi @ fastwebnet.it

 
 
Spett.li 
Ass. Naz. Partigiani Italiani (ANPI)
Ass. Naz. Veterani e Reduci Garibaldini (ANVRG)

Riportiamo in calce il documento recentemente prodotto dalla ANVGD (Ass. Naz. Venezia Giulia Dalmazia) con il quale si richiede “al Presidente Napolitano, al Presidente del Consiglio Letta e all’Ufficio Cerimoniale del Quirinale” di revocare la onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana a suo tempo (1969) conferita al maresciallo TITO, rectius Josip BROZ, dall’allora presidente Saragat.

L’iniziativa della ANVGD va respinta e denunciata nella maniera più energica per i motivi di merito, di metodo e di opportunità che andiamo sinteticamente ad esporre nel seguito.

Riteniamo che le vostre Associazioni siano le più titolate a rispondere nella necessaria maniera a questa operazione di riscrittura revisionista della Storia, che è motivata da cieco furore ideologico. Nel porre una questione apparentemente solo specifica e simbolica, la ANVGD getta invece generale discredito sul movimento antifascista e partigiano più forte e massiccio che si sia sviluppato in Europa nel corso della II Guerra Mondiale, quello jugoslavo, e colpendone il leader politico e militare infanga l’insieme dei valori e delle speranze che quel movimento ha rappresentato. Nello specifico jugoslavo la ANVGD sceglie di schierarsi dalla parte dei perdenti, dalla parte dei nazionalismi, che allora come oggi hanno minato la convivenza delle genti balcaniche. La ANVGD insulta così non solo i valori di Fratellanza e Unità cui la Resistenza jugoslava si richiamò sempre, sia testualmente che nella realtà dei fatti, ma anche proprio lo spirito unitario, internazionalista e anti-nazionalista che la Resistenza Europea nel suo complesso ha inverato.

Le vostre Associazioni hanno per finalità istituzionale quella di tutelare le memorie ed i valori delle Resistenze europee, di sottolinearne il carattere unitario e di ribadire le ragioni delle parti che, in quel conflitto disumano voluto dal Fascismo e dal Nazismo, si allearono assieme per la vittoria della libertà e della giustizia sociale. In particolare per quanto riguarda l’Italia, è vostro compito istituzionale-statutario quello di tramandare la memoria del sacrificio dei combattenti “garibaldini”, partigiani italiani in Jugoslavia, che dopo l’8 Settembre a decine di migliaia scelsero di stare dalla parte giusta, coordinando le proprie azioni con quelle dell’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia guidato da Tito. In proposito ha scritto opportunamente Sandro Pertini:

« La nascita del nuovo esercito italiano “inteso come esercito democratico antifascista e parte integrante della coalizione antihitleriana nella seconda guerra mondiale” deve essere anticipata, alcuni mesi prima della storica battaglia per la conquista di Monte Lungo a Cassino, al 9 ottobre 1943, quando il Generale Oxilia, Comandante della Divisione di Fanteria da montagna “Venezia”, forte di dodicimila uomini, dette ordini alle sue truppe di attaccare i nazisti, coordinando le azioni militari con l’esercito popolare di liberazione della Jugoslavia.

(…) Emerge l’imponente contributo offerto dagli italiani alla lotta per la liberazione della Jugoslavia: per numero, perchè si è parlato di circa 40mila italiani coinvolti nella lotta partigiana; per mezzi, ricordo l’armamento, l’assistenza tecnica e logistica offerta dalle unità italiane all’esercito di liberazione jugoslavo. Con commozione rilevo sopra a tutto il grande sacrificio di vite umane compiuto dagli italiani: di 24mila soldati italiani che l’8 settembre 1943 costituivano gli effettivi delle divisioni “Venezia” e “Taurinense” furono meno di 3500 i sopravvissuti.

Il contributo italiano, dunque, alla liberazione della Jugoslavia si colloca tra i maggiori che le Nazioni alleate e cobelligeranti fornirono a quelle forze partigiane e ripete un momento particolarmente significativo per l’amicizia e la collaborazione italo-jugoslava(…) L’avventura fascista aveva interrotto la fratellanza tra i due popoli che si era instaurata non soltanto negli anni duri della prima guerra mondiale, ma nel pieno del Risorgimento italiano, quando Giuseppe Mazzini nel 1857 pubblicò le sue “Lettere slave” e previde con estrema lucidità che il moto d’indipendenza degli Slavi del Sud sarebbe stato il più importante, dopo l’italiano, per l’Europa futura. » [Introduzione di Sandro Pertini a “Il contributo italiano alla Resistenza in Jugoslavia”, Atti del convegno di studi tenuto a Lucca il 21 giugno 1980. Istituto Storico Provinciale Lucchese della Resistenza. Lucca: Maria Pacini Fazzi Editore, 1981.]

Il carattere mistificatorio e anti-partigiano della operazione della ANVGD impone probabilmente dei passi formali e simmetrici, inclusa forse la scrittura di una memoria o contro-istanza da presentare agli stessi referenti istituzionali e da pubblicizzare ampiamente. Tale contro-istanza dovrebbe a nostro avviso evidenziare almeno le seguenti MOTIVAZIONI:

DI MERITO

Le gravissime accuse rivolte dal dr. Antonio Ballarin contro la figura di Tito sono tutte grossolanamente false.

Non è mai esistito piano jugoslavo per la “pulizia etnica” degli italiani, ma viceversa il movimento di liberazione jugoslavo, così come la Repubblica federativa che da esso scaturì, ebbero carattere eminentemente multinazionale e internazionalista.

Ad attestare questo è anche la semplice logica dei numeri: nel caso di Gorizia, cosa abbia a che fare l’arresto di 650 persone su circa 40.000 abitanti con una ipotetica “pulizia etnica”, in un contesto in cui tutta l’Europa era falcidiata da massacri di enormi proporzioni, è un mistero. La permanenza in Istria e Dalmazia di decine di migliaia di italiani dopo la seconda guerra mondiale e fino ad oggi, con tutte le loro prerogative culturali ed il pieno godimento dei diritti politici, sta a dimostrare l’insussistenza delle velenose accuse di Ballarin.

Il dr. Ballarin omette ogni riferimento concreto per un presunto ordine di «eliminazione degli elementi legati al fascismo e/o dichiaratisi antititoisti»: in effetti non può indicare alcun documento, perché non esiste nessun ordine del genere. Da quale fonte deriverebbero queste «stime più acceditate» e in base a quali elementi? La stessa categoria dei “titoisti” è dal punto di vista storiografico insussistente fino al 1948, quando con la rottura tra la Jugoslavia ed il Cominform si determinò effettivamente uno schieramento, che nulla però aveva a che fare con le nazionalità, ma divise invece i comunisti tra tendenze opposte.

Il suddetto ipotetico “ordine di eliminazione” non è mai esistito e peraltro non esiste alcun elemento che possa indicare Tito quale ispiratore di simili politiche di sterminio “etnico” o “politico”. La “presunzione di colpevolezza” della ANVGD nei confronti di Tito è una abiezione dal punto di vista storiografico ed è un puro pregiudizio ideologicamente connotato.

D’altronde, il 4 luglio 1941 non venne affatto proclamata una generica mobilitazione, ma il PC jugoslavo chiamò i popoli jugoslavi all’insurrezione, da condurre peraltro per gradi e inizialmente con azioni limitate: fu cioè l’atto con cui si diede inizio alla Resistenza antifascista in tutte quelle terre. Il modo sospettoso ed ingiurioso con cui il dr. Ballarin vi fa riferimento parla da solo in merito alle convinzioni ed alle finalità dell’estensore.

DI METODO 

L’istanza del dr. Ballarin non a caso si sofferma su possibili trucchi legali che consentano il ritiro dell’onorificenza. Trucchi legali, perché una tale eventualità non è contemplata dalla normativa specifica per un soggetto defunto, defunto peraltro dopo anni di governo pacifico caratterizzato da ottimi rapporti nel difficile contesto internazionale, e specialmente ottime relazioni di vicinato con l’Italia. I due paesi rafforzarono ulteriormente la loro amicizia negli anni successivi alla attribuzione dell’onorificenza, risolvendo annose questioni e dilemmi confinari che avevano avuto origine ben prima della II G.M. e si erano protratte ancora negli anni della Guerra Fredda. Con il Trattato di Osimo nel 1975 Italia e Jugoslavia pervenivano ad accordi storici con mutuo vantaggio: l’onorificenza attribuita da Saragat preludeva a quel clima di collaborazione e di fratellanza che ad Osimo avrebbe trovato una sanzione diplomatica. Il ritiro della onorificenza, legalmente insostenibile, sarebbe un atto di grave scorrettezza postuma non motivato da fatti successivi al 1969, ed il tradimento di quei sentimenti e aspirazioni alla pace che al tempo di presidenti come Saragat e Pertini si cercò di realizzare.


(slovenscina / italiano)

Iniziative segnalate

1) Roma-Firenze: "Ivo Andrić – scrittore e/o diplomatico"
2) Trieste-Trst 7/10/2013: INCONTRO SULLA SITUAZIONE DELLA RICERCA NEL CAMPO DEL PATRIMONIO STORICO / SREČANJE NA TEMO STANJA NA PODROČJU RAZISKOVANJA ZGODOVINSKEGA IZROČILA


=== 1 ===

Esposizione all’Ambasciata serba a Roma

26. 09. 2013. - L’esposizione del Museo della città di Belgrado “Ivo Andrić – scrittore e/o diplomatico” verrà aperta stasera a Roma alla galleria dell’Ambasciata di Serbia. All’apertura della mostra prenderanno parte l’ambasciatrice Ana Hrustanović, la professoressa dell’Università “La Sapienza” Francesca Bernardini, il professore dell’Università “Roma Tre” Mauro Miccio e l’autrice dell’esposizione Tatjana Korićanac. La prossima tappa dell’esposizione sarà Firenze, in occasione delle Giornate della cultura balcanica nel mese di ottobre. La mostra è stata aperta con l’appoggio del Ministero della cultura e dell’informazione...

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http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notizie/rubriche/cultura/2013/09/27/Italia-Serbia-Ivo-Andric-ponte-Roma-Belgrado_9368373.html

Italia-Serbia: Ivo Andric ponte tra Roma e Belgrado

Ambasciata dedica mostra a scrittore. Dassù, sempre più uniti

(ANSAmed) - ROMA, 27 SET - Ivo Andric, scrittore, diplomatico e intellettuale europeo. Giunge nella sede dell'ambasciata di Serbia a Roma la mostra itinerante dedicata all'intellettuale jugoslavo premio Nobel nel 1961 per Il ponte sulla Drina. Una esposizione documentaria che ripercorre la vita e la carriera dello scrittore "nato in Bosnia, di fede cattolica, serbo per adozione e jugoslavo per appartenenza", come lo stesso Predrag Matvejevic lo definì, che tra il 1922 e il 1923 soggiornò a Trieste, dove lavorava al consolato del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Curata da Tanja Koricanac e organizzata dal Museo della città di Belgrado, la mostra storico-documentaria è stata presentata per la prima volta a Gorizia nel 2010. Ad accompagnare il visitatore lungo il percorso, testimonianze inedite di Andric e riflessioni tratte dai suoi taccuini. Un'occasione per ribadire i forti legami che esistono tra Roma e Belgrado, ha ricordato inaugurando ieri sera la mostra l'ambasciatore di Serbia in Italia, Ana Hrustanovic. "Ivo Andric - ha detto - si mosse da Est a Ovest, da Bucarest a Madrid, da Parigi a Ginevra, da Berlino a Roma e questa mostra segue i suoi passi. Non a caso, però, il suo itinerario inizia e finisce proprio qui, in Italia, ponte naturale con l'Unione europea".
Concretamente, "speriamo che entro la fine dell'anno o all'inizio dell'anno prossimo la Serbia possa iniziare formalmente i negoziati con l'Ue". La certezza di potere contare su "di un ponte affidabile come l'Italia", ha proseguito la diplomatica, "rende il tragitto molto più facile e se vogliamo piacevole". Auspicio condiviso anche dal viceministro degli Esteri, Marta Dassù, che si è detta convinta della data di apertura dei negoziati prevista per gennaio. "Siamo sempre più uniti - ha ribadito - non soltanto per i nostri legami passati, ma anche presenti e futuri". Prossima tappa, ha concluso Dassù, il vertice bilaterale di Ancona del 10 ottobre.(ANSAmed).


=== 2 ===

Da:  Trieste USB <trieste@ usb.it>

Oggetto:   invito a incontro pubblico sulla situazione della conservazione e della ricerca nel campo del patrimonio storico /vabilo na javno srečanje na temo stanja na področju ohranjanja in raziskovanja zgodovinskega izročila

Data:  18 settembre 2013 10.39.45 GMT+02.00



http://www.diecifebbraio.info/2013/09/trieste-trst-7102013-incontro-sulla-situazione-della-ricerca-nel-campo-del-patrimonio-storico-srecanje-na-temo-stanja-na-podrocju-raziskovanja-zgodovinskega-izrocila/


Trieste-Trst 7/10/2013: INCONTRO SULLA SITUAZIONE DELLA RICERCA NEL CAMPO DEL PATRIMONIO STORICO / SREČANJE NA TEMO STANJA NA PODROČJU RAZISKOVANJA ZGODOVINSKEGA IZROČILA


Trieste/Trst 12.9.2013
 
Spoštovani 
naša sindikalna organizacija - Temeljna sindikalna zveza / Unione Sindacale di Base - prireja v ponedeljek, 7. oktobra 2013, ob 17h, v dvorani A3 (3. nadstropje) Višje šole modernih jezikov za tolmače in prevajalce (bivši Narodni dom), ul. F. Filzi 14, v Trstu, javno srečanje na temo stanja na področju ohranjanja in raziskovanja zgodovinskega izročila, s posebnim ozirom za primer Odseka za zgodovino Narodne in študijske knjižnice (zaprtje prostorov, nedostopnost gradiva, odpust zadnjega zaposlenega, izničenje osebja). Po mnenju našega sindikata je nujno, da se razvije široka in razvejana javna razprava o ohranjanju zgodovinskega spomina in kulturnih dobrin, o zaposlovanju in delu na področju kulture in znanosti ter o zapletenih odnosih med skupnostjo (manjšinsko in širšo), njenimi predstavniškimi organizacijami ter političnimi institucijami tudi v vidivku možnih rešitev sedanje precej kritične situacije. Na srečanju so predvideni kratka posegi odgovornega vsedržavnega vodstva USB za področje raziskovanja in USB Trst o primeru Odseka za zgodovino Narodne in študijske knjižnice ter drugi posegi o pomenu ohranjanja zgodovinskega bogastva slovenske manjšine, o realnosti dela na področju zgodovinskega raziskovanja, o stanju nekaterih pomembnejših zgodovinsko raziskovalnih in arhivskih ustanov in o stvarnoti zasebnih zbirk in muzejev.  Sledila bo debata. Poskrbljeno bo za simultano prevajanje iz slovenščine v italijanščino in obratno. Vljudno vas vabimo, da se udeležite našega srečanja.
Lep pozdrav
za USB – Zaposleni v zasebnem sektorju
Willy Puglia
 
Spettabile
L' Unione Sindacale di Base (USB) di Trieste organizza lunedì 7 ottobre 2013, alle ore  17, a  Trieste in via Filzi 14 (Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori, ex Narodni dom), aula A3 (3° piano) un incontro pubblico sulla situazione della conservazione e della ricerca nel campo del patrimonio storico, con un particolare riguardo alla vicenda della Sezione storia della Biblioteca nazionale slovena e degli studi (chiusura dei locali, inaccessibilità del materiale, licenziamento dell'ultimo dipendente, azzeramento del personale). E' opinione di questo sindacato che si imponga un'ampia ed articolata riflessione pubblica sulle questioni della conservazione della memoria storica, delle istituzioni culturali e scientifiche, del lavoro in campo culturale e scientifico e dei complessi rapporti fra comunità (slovena e non), le sue articolazioni rappresentative e le istituzioni anche al fine di individuare possibili soluzioni alla non rosea situazione attuale. L'incontro prevede l'intervento di un responsabile nazionale USB del settore ricerca, un intervento di USB Trieste sulla situazione della Sezione storia della Biblioteca nazionale slovena e degli studi nonché altri interventi sull'importanza della tutela del patrimonio storico della minoranza slovena, sulla realtà del lavoro nel campo della ricerca storica, sulla situazione di alcuni dei maggiori enti regionali di conservazione e ricerca e sulla realtà di musei e raccolte privati, il tutto seguito da un dibattito. Sarà assicurato il servizio di traduzione simultanea dall'italiano allo sloveno e viceversa. Vogliate accogliere il nostro cordiale invito a partecipare al nostro incontro. 
Cordiali saluti
per USB – Lavoro privato
Willy Puglia



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Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS
https://www.cnj.it/
http://www.facebook.com/cnj.onlus/

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(francais / italiano)

Ispettori dei miei stivali

1) L'inganno degli "ispettori internazionali" (G.Zambon)
2) Moscou accuse les inspecteurs de l'ONU de "parti pris" sur l'attaque chimique en Syrie (AFP 18/9/2013)
3) L’attacco chimico a Ghuta: dove sono finiti i bambini?
4) Haisam detto Abu Omar, il "nuovo italiano" che piace tanto a Bersani e al PD


LINK: 

Bachar al-Assad gagne la bataille de la communication

Al-Qaeda en Siria disfrutando de una carpa de USAID!


=== 1 ===


L’INGANNO DEGLI „ISPETTORI INTERNAZIONALI“
 
La storia delle cosiddette ispezioni internazionali è molto istruttiva.

Tutti ricordiamo come gli „ispettori internazionali“ durante la guerra decisa dalla NATO con l’obiettivo dello smembramento della Federazione Jugoslava dettero un esempio da manuale di come si possa ingannare l’opinione pubblica.
Non solo si prestarono spudoratamente a omologare come stragi di civili imputate ai serbi diversi fatti d’arme dove i serbi erano innocenti o addirittura vittime (primo bombardamento al mercato di Sarajevo, secondo bombardamento al mercato di Sarajevo, Racak, Srebrenica)  ma si spinsero sino a comunicare alla NATO le coordinate GPS degli obiettivi militari serbi da colpire.

La tattica seguita durante i preparativi della guerra in Iraq fu ancor più raffinata.
Gli agenti dei servizi segreti dei paesi occidentali che operarono in Iraq nelle vesti di ”osservatori internazionali”, dopo aver setacciato il paese in lungo e in largo, non avendo trovato traccia alcuna delle armi di distruzione di massa con le quali “la libera stampa” continuava incessantemente a terrorizzare l’opinione pubblica mondiale, decisero di abbandonare improvvisamente il paese dichiarando davanti alle telecamere di essere costretti a farlo, perché le autorità irachene non collaboravano e anzi ostacolavano i loro movimenti.
Interrogato dieci anni dopo sulle ragioni che lo avevano spinto a mentire in maniera tanto plateale, il signor Butler, capo degli osservatori internazionali, dichiarò candidamente: “non potevo deludere i miei superiori”.
 
E che dire oggi dell’operazione di inganno cui si prestano gli osservatori internazionali in Siria?
Abbiamo atteso, giorno dopo giorno, il loro verdetto.
Eravamo soggettivamente convinti, sulla base di ragionamenti induttivi, che mai e poi mai il governo siriano sarebbe stato tanto sciocco da far coincidere con l’arrivo degli osservatori internazionali l’uso di quelle armi chimiche che, sin dall’inizio del conflitto, esso si era solennemente impegnato a impiegare soltanto contro le truppe straniere se queste avessero tentato di invadere il paese.
Ma la nostra non era –come si suol dire- una “certezza matematica”. Per questo attendevamo con ansia il “verdetto” degli osservatori.
Ma i giorni passavano e gli “osservatori” tacevano. Già questo loro prolungato silenzio era motivo di dubbio e preoccupazione. A quali enormi pressioni politiche venivano essi sottoposti? Nessuno è in grado dirlo.
Ed ecco finalmente con una decina di giorni di ritardo la “notizia bomba”: gli osservatori internazionali dichiarano di aver trovato traccia di sostanze chimiche proibite nei dintorni di Damasco! Che prodezza, che temerarietà!
Gli osservatori internazionali confermano dunque, nientepopodimeno... un fatto di cui siamo a conoscenza e che entrambi i partiti in lotta erano concordi sin dall’inizio di denunciare!
Una simile “incredibile” notizia è stata accompagnata dalla solita stampa di regime con l’ineffabile commento “...agli osservatori internazionali non era stato assegnato il compito di stabilire la responsabilità dell’uso delle armi chimiche”.
 
Kafka era solo un dilettante. Una simile assurdità può solo essere spiegata nel senso che i veri responsabili dell’uso delle armi chimiche non possono e non devono venir denunciati.
 
Saranno governi “democratici” e le agenzie di stampa imboccate dal Mossad, a trarre, dalle scarne dichiarazioni dei miopi osservatori internazionali, le necessarie conseguenze.
Giorno dopo giorno, aumentando il proprio “volume di fuoco” le fonti d’informazione hanno lavorato l’opinione pubblica e i “non addetti ai lavori”, cioè la maggioranza della popolazione è convinta che a usare i gas sia stato Assad.
 
Lontane e indistinte sono le dichiarazioni di Carla Del Ponte, risalenti ad alcuni mesi or sono e subito dimenticate: “tutto fa credere che siano stati i “ribelli” ad usare le armi chimiche”.
Quella stessa Carla Del Ponte che compariva tre volte al di’ sui teleschermi per condannare la brutalità e le colpe dei serbi e  di Milošević dal pulpito di un tribunale NATO con sede all’Aja, viene invece ora sistematicamente oscurata e ignorata dagli zelanti giornalisti dell’impero...
 
Giuseppe Zambon


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Moscou accuse les inspecteurs de l'ONU de "parti pris" sur l'attaque chimique en Syrie

 MOSCOU, 18 sept 2013 (AFP) - La Russie a accusé mercredi de "parti pris" les inspecteurs de l'ONU qui ont enquêté sur une attaque chimique en Syrie, et a affirmé avoir reçu de Damas des éléments appuyant la thèse d'une provocation des rebelles.
 "Nous sommes déçus, c'est le moins qu'on puisse dire, de l'approche qui a été celle du secrétariat de l'ONU et des inspecteurs de l'ONU qui se trouvaient en Syrie, qui ont préparé leur rapport de manière sélective et incomplète, sans prendre en compte des éléments que nous avions à plusieurs reprises signalés", a déclaré le vice-ministre russe des Affaires étrangères Sergueï Riabkov, cité par les agences depuis Damas.
 "Sans avoir un tableau complet de ce qui se passe ici, on ne peut considérer les conclusions auxquelles sont parvenues les inspecteurs de l'ONU que comme des conclusions politisées, de parti pris et unilatérales", a-t-il déclaré.
 Le diplomate russe, arrivé à Damas mardi soir, a souligné que les inspecteurs avaient rédigé leur rapport sur l'attaque du 21 août près de Damas "sans chercher d'éléments sur trois autres cas, ce à quoi les appelait la partie syrienne, et ce à quoi nous les appelions nous-mêmes".
 Il a ajouté que des "éléments" avaient été transmis aux Russes par la Syrie pour appuyer la thèse d'une provocation des rebelles. 
"Les éléments (de preuve) correspondants ont été transmis à la partie russe", a-t-il déclaré.  "Il nous a été dit qu'ils témoignaient du fait que les rebelles sont impliqués dans l'attaque chimique", a ajouté M. Riabkov. 
"La Russie a commencé l'analyse de ces informations complémentaires. Nous ne pouvons pour l'instant faire de conclusions, mais (...) nous sommes enclins à considérer avec le plus grand sérieux les éléments de la partie syrienne sur l'implication des rebelles dans l'attaque du 21 août", a-t-il encore déclaré.
 "Les experts russes se chargent de l'analyse (de ces éléments). Nous considérons que cela va permettre de renforcer les témoignages et les preuves de l'implication des rebelles dans le recours à l'arme chimique", a encore déclaré M. Riabkov.


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L’attacco chimico a Ghuta: dove sono finiti i bambini?

RETE VOLTAIRE | MOSCA (RUSSIA)  | 21 SETTEMBRE 2013

Il rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato all’inizio di questa settimana, sul presunto utilizzo di armi chimiche nella zona di Ghuta a Damasco, il 21 agosto 2013, ha chiarito molte questioni ma ha lasciato senza risposta le domande fondamentali: chi ha compiuto l’attacco e chi sono le vittime?
Il gruppo di ispettori delle Nazioni Unite guidato dal prof. Ake Sellstrom, sostiene di aver raccolto “prove convincenti dell’utilizzo di razzi superficie-superficie contenenti gas nervino Sarin...”, razzi del calibro di 140 mm sarebbero stati lanciati da una località non specificata, da qualche parte “nel nord-ovest.” [1] Il rapporto indica che il gruppo di ispettori fosse protetto da forze dell’opposizione nei siti di indagine e che tali aree “…erano state visitate da altri individui, sia prima che durante l’indagine“. Si afferma inoltre che “frammenti e altre possibili prove sono chiaramente state manipolate prima dell’arrivo della squadra investigativa.” Gli esperti si sono inoltre lamentati del “periodo di tempo assai limitato per condurre un’indagine dettagliata”.
Secondo una ricerca di New Oriental Outlook, il calibro dei razzi suggerisce che un lanciarazzi multiplo di fabbricazione sovietica BM-14, da 140 mm, sia stato probabilmente utilizzato per bombardare Ghuta orientale. Questo lanciarazzi, progettato nel 1951, in precedenza faceva parte dell’arsenale dell’esercito siriano, fino a quando non fu sostituito decenni fa dai più recenti lanciarazzi BM-21 (Grad, calibro 122 mm, progettato nel 1963) e Tipo 63 (da 107 mm) di fabbricazione cinese. Tuttavia, solo i vecchi BM-14 sono ampiamente disponibili nella regione e sono stati utilizzati, per esempio, dai ribelli algerini negli anni ’90 e dai taliban nel 2000. Sono molto compatti e potrebbero facilmente esser stati segretamente trasportati in una qualsiasi posizione, quella notte fatale, anche nella zona controllata dalle forze governative. Pertanto la posizione presunta della piattaforma di lancio è insignificante, quando si sarebbe potuto utilizzare un qualsiasi punto della periferia abbandonata di Damasco, che si trovasse entro il suo raggio d’azione.
Un altro dettaglio è stato reso pubblico, l’etichetta trovata su una testata. Mikhail Barabanov, esperto del Centro russo per l’analisi delle strategie e delle tecnologie, ha commentato che questa etichetta corrisponde a quelle dei razzi prodotti nel 1967 a Novosibirsk (Russia). Ci si potrebbe giustamente chiedere perché l’esercito siriano avrebbe lanciato un razzo vecchio di 46 anni, quando ha abbondanti scorte di armi moderne e molto più affidabili. E’ anche interessante notare che la produzione di armi chimiche in Siria ha avuto inizio nel 1990, quando impianti chimici furono costruiti presso Damasco, Homs, Hama e Aleppo. Così, quei razzi, pieni di agenti chimici, devono essere datati alla stessa epoca o successiva. Se la data di produzione di un razzo non corrisponde alla data di produzione del suo agente chimico, è ovvio che la testata sia stata riempita in un laboratorio sotterraneo, o anche in un luogo improvvisato. Ciò è pienamente in linea con la prima prova riguardante l’uso di armi chimiche rudimentali da parte dei ribelli in Siria. Quindi, nonostante le affermazioni affrettate di Washington secondo cui il Rapporto delle Nazioni Unite accusa le forze governative siriane quali unici possibili responsabili dell’attacco chimico a Ghuta orientale, il 21 agosto, i veri dati del rapporto sembrano dimostrare il contrario: l’attacco è stato condotto dai ribelli e dai loro mandanti, in un classica operazione false flag volta ad attirare le forze militari straniere in un intervento in Siria. Elaborando le notevoli osservazioni di George Galloway durante la storica sessione del parlamento inglese sulla Siria, a fine agosto, vorremmo affermare che “lanciare un attacco con armi chimiche a Damasco, il giorno in cui il gruppo di ispettori chimici delle Nazioni Unite arrivava a Damasco, usando un lanciarazzi obsoleto, dovrebbe portare a una nuova definizione della follia.”
E ora, le vittime chi sono? Il rapporto della Squadra di Supporto Internazionale di Musalaha (Riconciliazione), in Siria (ISTEAMS) [2], sostiene che basandosi sulle testimonianze oculari e prove video, le zone colpite fossero state in gran parte abbandonate dai residenti locali, nei giorni precedenti l’attacco. Eppure, il filmato diffuso mostra un gran numero di vittime molto giovani. Il rapporto analizza a fondo quasi tutti i video rilevando che furono postati su YouTube il giorno dell’attacco, rivelando anche una serie di fatti che sfidano la versione nota di questa tragedia. Per esempio, perché ci sono così tanti bambini non identificati tra coloro che furono colpiti, in quei video? Perché non ci sono quasi donne? Perché alcuni dei video mostrano chiari segni di sofisticate sovrapposizioni? Perché, in molti casi, gli stessi individui vengono indicati sia morti che vivi? Dove sono i 1458 cadaveri, oltre agli otto la cui sepoltura è stata documentata? Finora non abbiamo avuto dirette e chiare risposte a queste domande.
Tuttavia, la relazione dell’ISTEAMS fornisce la prova terribile che potrebbe far luce sulla vera storia oscura dietro la spaventosa manipolazione mediatica di Ghuta orientale. Si parla del rapimento di decine di civili alawiti poco prima degli attacchi chimici, a Lataqia, da parte di Jubhat al-Nusra, la più potente organizzazione terroristica che opera in Siria. Il 4 agosto, circa 150 donne e bambini furono rapiti da 11 villaggi nelle montagne di Lataqia. Finora non c’è stata alcuna informazione sulla loro condizione e il loro destino. Di seguito è riportato l’elenco completo dei nomi dei bambini sotto i 15 anni rapiti:
Muhammad Qamal Shihad (9), Rand Qamal Shihad (11), Nasr Qamal Shihad (7), Nagham Jawdat Shihad (13), Nathalie Jawdat Shihad (5), Bashar Jawdat Shihad (2), Hamza Ahmad Shihad (9), Amer Ghassan Yahya (8), Haydar Nazim Shihad (12), Zein Nazim Shihad (3), Mehrez Baraqat Shihad (13), Bachar Imad al-Sheiq Ibrahim (12), Ahmad Imad al-Sheiq Ibrahim (13), Jafar Imad al- Sheiq Ibrahim (14), Jafar Adam Ismail (2), Yazan Haydar Haydar (11), Dua Wail Mariam (neonato), Ala Wail Mariam (neonato), Ahamad Ayman Mariam (neonato), Farah Ayman Mariam (neonato), Marah Ayman Mariam (neonato), Mohammad Ayman Mariam (neonato), Dala Ayman Mariam (neonato), Haydar Fayyad Mariam (neonato), Qodor Mazen Traybush (neonato), Dina Munzer Darwish (neonato), Bana Munzer Darwish (neonato), Sham Munzer Darwish (neonato), Ali Baraqat Darwish (neonato), Abdel Qarim Baraqat Darwish (neonato), Abir Baraqat Darwish (neonato), Taym Hani Shquhi (1), Luqman Bassam Fatim (9), Nibal Bassam Fatim (8), Sylvia Bassam Fatim (6), Ghaydak Wafiq Ibrahim (10), Moqdad Wafiq Ibrahim (14), Alaa Nazim Selim (neonato), Rima Nazim Selim (neonato), Rasha Nazim Selim (neonato), Limar Ramiz Selim (neonato), Salim Ramiz Selim (neonato), Shamas Ramiz Selim (neonato), Sali Ramiz Selim (neonato), Tim Azab Selim (neonato), Batul Samir Selim (14), Luqain Talal Selim (15), Wajad Talal Selim (neonato), Jawa Talal Selim (neonato), Hanin Talal Selim (neonato), Rima Talal Selim (neonato), Hussein Ayman Ibrahim (3), Zahra Ayman Ibrahim (8), Mariam Ayman Ibrahim (5), Batul Ghassan al-Qusayb (15), Wakar Ghassan al-Qussayb (14), Sandas Ghassan al-Qussayb (13), Zeina Adnan Fatima (6), Hussein Adnan Fatima (4).
Nel caso in cui almeno uno di loro sia identificato da parenti sopravvissuti, nel materiale video di Ghuta orientale, ci dovrebbe essere una base legale sufficiente per includere Jabhat al-Nusrah e altri gruppi ribelli in Siria, nelle liste per le sanzioni dell’ONU e per una procedura giudiziaria nazionale ed internazionale.

Fonte 
Oriental Review (Russia)

       

Traduzione di Alessandro Lattanzio (Sito Aurora).


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*** non conosciamo gli autori del blog e giriamo solo per opportuna conoscenza ***

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SE MARTIN LUTHER KING FOSSE ISCRITTO AL PD AVREBBE UN INCUBO.....NON UN SOGNO (MATTEO RENZI)
 
[VAI ALLA URL ORIGINALE PER LE FOTO: http://informare.over-blog.it/m/article-120013911.html
 

Parliamo di Hasam Abu Omar, legato alla famiglia di Nour Dachan presidente emerito dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, la famigerata UCOII che è dietro alla costruzione di tutte le moschee italiane. La stessa associazione alla quale, solo due giorni fa, Kyenge ha promesso l’8 per 1000.  E Nour Dachan ha interessanti frequentazioni con il Pd, nel quale con altri, sponsorizza lo Ius Soli e la cosiddetta rete G2, quella delle ‘seconde generazioni’ alla Balotelli.E una delle espressioni della rete G2 è un personaggio che della UCOII – della sua organizzazione giovanile – è stato presidente: l’attuale parlamentare democratico Khalid Chaouki. Quello che vuole lo Ius Soli e il cibo halal alla bouvette di Montecitorio. Parte della attuale maggioranza di governo.E’ lo stesso Abu Omar immortalato in compagnia di Bersani ad una manifestazione romana insieme ad altri 10 “attivisti” legati al “Coordinamento dei siriani liberi di Milano”  che avevano attaccato l’ambasciata siriana   

 Haisam detto Abu Omar arrestato e subito dopo rilasciato a Roma il 10 febbraio 2012 dopo che insieme ad Ammar Bacha , legato alla famiglia di Nour Dachan presidente emerito dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, immortalato in compagnia di Bersani ad una manifestazione romana e altri 10 “attivisti” legati al “Coordinamento dei siriani liberi di Milano” avevano attaccato l’ambasciata siriana nella capitale come si puo vedere in questo video; qui il terrorista rilascia dichiarazioni dopo la sua scarcerazione; qui l’attacco all’ambasciata ripreso dagli stessi e caricato sui canali degli oppositori siriani in Italia.Dopo quei fatti, i militanti “pro democrazia” furono identificati, interrogati e infine ascoltati dal giudice monocratico Marina Finiti che li ha rinviati a giudizio per direttissima il 15 marzo 2012 imponendo loro l’obbligo di firma, essendo infatti indagati per danneggiamento aggravato, violazione di domicilio e violenza privata aggravata. Quest’ultima imputazione si riferiva all’aggressione dei due vigilanti in servizio all’interno dell’ambasciata.Intanto a Roma il ginecologo Feisal al Mohammed dissidente siriano capitolino a capo dell’Unione dei coordinamenti per il sostegno della rivoluzione in Siria, dopo essere stato avvertito da una telefonata alle sei del mattino dei “fratelli milanesi”, si occupo’ anche della loro difesa, rintracciando gli avvocati Simonetta Crisi e Amedeo Boscaino. Qui in seguito i commenti della giornalista anconetana e figlia del presidente emerito dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia: “Il prossimo 15 marzo a Roma verrà giudicato il gruppo di attivisti per i diritti umani in Siria che il 10 febbraio scorso ha assalito l’ambasciata di Damasco nella capitale italiana. Il gesto, dall’alto valore simbolico, è stato fatto in nome del diritto alla vita del popolo siriano ed è stato dedicato alle donne, ai bambini, ai giovani, all’intero popolo, che sta pagando con la vita la scelta della libertà e della democrazia. L’ambasciata siriana rappresenta il governo siriano, quindi coloro che stanno massacrando il nostro popolo e, di conseguenza, non rappresenta chi crede nel diritto alla sacralità della vita umana. La bandiera dell’indipendenza, invece, ci rappresenta, mi rappresenta, rappresenta il futuro di pace e libertà della Siria. Asmae Dachan”.Dopo il 15 marzo non si hanno notizie certe sull’esito della sentenza delle autorità italiane ma poco dopo come si puo’ notare in questo video alcuni dei 12 attivisti si recarono in Siria per imbracciare le armi al fianco dei terroristi che la insanguinano con i loro massacrando la popolazione civile.Nel video ottenuto dal “The New York Time” girato vicino Idlib in Siria nell’aprire 2013  dove si vedono sette uomini a torso nudo, inginocchiati e con la faccia rivolta verso il suolo. Sono ufficiali dell'Esercito siriano, dietro di loro, altri nove uomini tra i quali si può notare sulla sinistra Haisam “Abu Omar”. Inizia così il video che un ex ribelle siriano ha fatto recapitare al New York Timesalcuni giorni fa. Le immagini mostrano in diretta l’esecuzione di sette soldati dell’esercito di Assad. Nelle immagini si vede il leader di questo commando, il trentasettenne Abdul Samad Issa, ordinare ai suoi compagni l’uccisione dei sette ufficiali.Ci chiediamo come sia stato possibile che le nostre autorità  abbiano permesso la fuga di questo terrorista dal  territorio nazionale permettendogli di continuare a commettere crimini. Ci chiediamo inoltre se la nostra magistratura sta indagando su questo assassino e infine ci chiediamo se Bersani, la Kyenge e tutto il PD non si vergognano. Almeno un pò.  Almeno si rendono conto di avere a che fare con degli assassini ? Sono questi i nuovi italiani di cui farnetica la ministra Kyenge?

 

Continua su:  Ed ecco le foto di Hasam Abu Omar e Bersani insieme...

http://informare.over-blog.it/article-ed-ecco-le-foto-di-hasam-abu-omar-e-bersani-insieme-120014522.html

THU 12 SEP 2013


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Thursday 12 september 2013

SE MARTIN LUTHER KING FOSSE ISCRITTO AL PD AVREBBE UN INCUBO.....NON UN SOGNO

(MATTEO RENZI)



Nel caso i nostri "amici" del PD intendessero negare quanto contenuto nell' articolo: 

Spara alla nuca dei prigionieri: il nuovo italiano che piace tantoa Bersani e al PD

http://informare.over-blog.it/article-spara-alla-nuca-dei-prigionieri-il-nuovo-italiano-che-piace-tanto-a-bersani-e-al-pd-120013911.html

 

  

ECCO DELLE BELLE FOTO DI HASAM E BERSANI INSIEME
HASAM E' QUELLO CON GIACCA SCURA E T-SHIRT BIANCA

GIACOMO FILIBECK SCRIVE IN UN COMUNICATO STAMPA A SUA FIRMA: 
"Si sostiene nell'articolo che sul palco con Bersani ci fosse tal Hasan Abu Omar, personaggio che si sarebbe distinto per efferati omicidi nel conflitto che sconvolge da più di due anni la Siria. 
Il problema è che la persona indicata, “quello con la giacca scura e la t-shirt bianca”, sarei io, al tempo responsabile per il Medio Oriente del partito. 


GLI ABBIAMO RISPOSTO QUI:  

Caso Hasam "Abu Omar": il Pd non ci sta e si spiega...ci spieghiamo pure noi

http://informare.over-blog.it/article-articolo-senza-titolo-120041197.html

(deutsch / italiano / english)


SYRIAN REPETITION OF “KOSOVO WAR” PUTS MANKIND UNDER THREAT


1) Slobodan Milosevic International Committee: SYRIAN REPETITION OF “KOSOVO WAR” PUTS MANKIND UNDER THREAT / DIE WIEDERHOLUNG DES "KOSOVO-KRIEGES" IN SYRIEN BEDROHT DIE GANZE MENSCHHEIT

2) Andrew Levine: DALLA RUSSIA SENZA AMORE / FROM RUSSIA WITHOUT LOVE


Vedi anche / see also:

VIDEO: Assad Interview
Charlie Rose was granted exclusive access to interview Syrian President Bashar al-Assad about the alleged use of chemical weapons and his response to threat of war from the United States... (Aired: 09/09/2013 - 58'28")
http://video.pbs.org/video/2365076639/


=== 1 === 


*** ENGLISH:

http://milosevic.co/231/syrian-repetition-of-kosovo-war-puts-mankind-under-threat/

SYRIAN REPETITION OF “KOSOVO WAR” PUTS MANKIND UNDER THREAT


Friday, 20 September 2013 09:31


Statement by the Slobodan Milosevic International Committee

The world is facing one of the gravest threats in its history. Aggression against Syria by hordes of terrorists trained, supplied and paid by the Western Corporate Empire – US with its NATO, Zionist and Wahhabite proxies, threatens to turn into full scale war that will ignite a powder keg in the Middle East and trigger a nuclear war between America and Russia.

The American and western propaganda machine has used the phrase “positive Kosovo experience” to try to justify its aggression. Indeed, the aggressions against Yugoslavia/Serbia and Syria have many things in common – from sending extremists from abroad to destabilize harmonic multiethnic societies, to lies about the “regime” disseminated by Western media and politicians, turning the treatment of the nation’s leader from respected partner and “factor of peace” into “butcher” and “dictator”.  Finally, when the terrorists are almost defeated, the threat of massive use of American and vassal state military force appears, bypassing the UN Security Council. The false stories of massacres of civilians by the regime, were used to demonise Serbia as we saw at Racak, just as they have been used at Ghouta to demonise the Syrian government. These propaganda techniques are themselves war crimes and are designed to generate support for the planned aggression. In addition, the Syrian people, like the Serbian people who bravely resisted the US&NATO aggression in 1999, are united around their government and its determined resistance.

But there is a major difference – the world is not the same as it was in 1999.  The financial mechanisms that western imperialist capital has used to exploit the world for its profit are broken. The USA and the EU are experiencing severe economic, social and moral convulsions. Another major war is needed to maintain America’s supremacy as the armed enforcer of western capital. If America can kill and destroy with impunity, the collapse of western finances would be delayed, and countries in fear of its power would keep using the worthless dollars and taking credits from the vampire-banks. The attempt at world dictatorship of western oligarchy would continue. But the balance of forces has shifted.  China, India, Brazil have grown quickly into sovereign economic, political and military powers. America and its principal ally Britain are in steep decline. In spite of the controlled western mainstream media, people around the globe reject imperialist aggression and war propaganda, influencing their governments to distance from the dangerous American war threat, so even the British Parliament voted against the war for the first time in more than 200 years. And most importantly, Russia has recovered its ability and determination to act again as a sovereign superpower, and has accepted the challenge of facing and resisting the monster empire, not only for its own interests, but on behalf of mankind threatened by a new fascism.

The “democratic” face of Dr. Jekyll is revealed, once again, as the capitalist, imperialist, “neo-liberal”  mask of Mr. Hyde in all its depravity. The imperialists, acting through all their various secret societies, Trilateral commissions, Bilderberg groups, banksters, narco-mafias, are now openly acting in favor of death and against the people of the world and the people of America itself in order to save their power. Their true aims are exposed. Their empire is doomed. All free nations and free people everywhere from Latin America to China, have found their voices long suppressed by fear. They must unite now, resist and win – a just World, based on International Law, and the respect for humanity that we all had hoped would be established after the victory over fascism in 1945. One cannot serve good and mammon.



*** DEUTSCH:

Die Wiederholung des "Kosovo-Krieges" in Syrien bedroht die ganze Menschheit.
 
Stellungnahme des Internationalen Komitees Slobodan Milosevic
 
Die Welt sieht sich einer der größten Bedrohungen der Geschichte ausgesetzt. Die Aggression gegen Syrien, verübt durch Terrorbanden, die vom westlichen Monopolimperium -- den USA und ihren Lakaien: der NATO, den Zionisten und Wahabiten -- ausgebildet, ausgerüstet und bezahlt werden, droht in einen regulären Krieg umzuschlagen, der das Pulverfaß des Nahen Ostens entzünden und einen Atomkrieg zwischen den USA und Rußland auslösen könnte.

Zur Rechtfertigung des bevorstehenden Angriffs hat die westliche Propagandaindustrie sich der Phrase von den "positiven Erfahrungen im Kosovo" bedient. Tatsächlich haben die Angriffe gegen Jugoslawien, bzw. Serbien und Syrien viele Gemeinsamkeiten -- angefangen mit der Einschleusung ausländischer Extremisten zur Destabilisierung harmonischer mulitethnischer Gesellschaften bis hin zu Lügen über das "Regime", mit denen westliche Medien und Politiker ehemals respektierte Partner und "Friedensmacher" in "Schlächter" und "Diktatoren" verwandeln. Wenn die Terroristen schließlich fast besiegt sind, wird unter Umgehung des UNO-Sicherheitsrates mit militärischer Gewalt seitens der USA und ihrer Vasallen gedroht. Falsche Massakeranschuldigungen wie im Fall Racak wurden zur Dämonisierung Serbiens benutzt, so wie jetzt Ghouta zur Dämonisierung der syrischen Regierung benutzt wird. Diese Propagandamethoden stellen selbst Kriegsverbrechen dar und sollen die Unterstützung der Öffentlichkeit für die geplanten Angriffe sichern. Zudem steht das syrische Volk geschlossen hinter seiner Regierung, die entschlossen Widerstand leistet, so wie das serbische Volk 1999 heldenhaft dem US-NATO-Angriff standhielt.

Allerdings gibt es einen entscheidenden Unterschied: Die Welt ist heute eine andere als 1999. Die finanziellen Hebel, die der westliche Imperialismus zur Ausbeutung der Welt angewandt hat, funktionieren nicht mehr. Die USA und die EU erleiden schwere wirtschaftliche, soziale und moralische Erschütterungen. Die USA brauchen wieder einen großen Krieg, um ihre Rolle als bewaffneter Vollstrecker der westlichen Kapitalherrschaft zu beweisen. Solange die USA unbehelligt töten und zerstören können, kann der Zusammenbruch des westlichen Finanzsystems aufgeschoben werden, die anderen Länder verwenden aus Angst den wertlosen Dollar und nehmen Kredite bei den Blutsaugerbanken auf. Die westliche Oligarchie greift weiter nach der Weltherrschaft.  Aber das Kräfteverhältnis hat sich verschoben. China, Indien und Brasilien haben schnell wirtschaftliche, politische und militärische Macht, und damit Souveränität erlangt. Die USA und ihr wichtigster Verbündeter Großbritannien sind im Niedergang begriffen. Trotz der Propaganda der gleichgeschalteten westlichen Medien lehnen die Menschen auf der ganzen Welt die imperialistischen Aggressionen und die mit ihnen einhergehende Propaganda ab. Selbst das britische Unterhaus hat zum ersten Mal in mehr als 200 Jahren gegen einen Krieg gestimmt. Und vor allem hat Rußland seine Fähigkeit und Entschlossenheit wiedergefunden, wie eine souveräne Supermacht zu agieren. Es nimmt die Herausforderung an, dem Monsterimperium Widerstand zu leisten -- nicht nur im eigenen Interesse, sondern stellvertetend für die gesamte Menschheit, die sich von einem neuen Faschismus bedroht sieht.

Wiedereinmal kommt hinter dem "demokratischen" Gesicht Dr. Jekylls die kapitalistische, imperialistische, "neo-liberale" Fratze Mr. Hydes in all ihrer Obszönität zum Vorschein. Die Imperialisten, vertreten durch Geheimgesellschaften wie Trilaterale Kommission, Bilderberger, Bankster, Drogenmafia, treten nun offen für den Tod ein und gegen die Völker der Welt, ja sogar gegen das US-amerikanische Volk selbst, um ihre Macht zu erhalten. Ihre wahren Ziele sind enthüllt. Ihr Reich ist dem Untergang geweiht. Die freien Nationen und Völker von Lateinamerika bis nach China haben ihre lange unterdrückte Stimme wiedergefunden. Sie müssen sich vereinigen, Widerstand leisten und eine gerechte Welt erkämpfen, die auf dem Völkerrecht und dem Respekt vor dem Menschen gründet, auf dessen Triumph wir schon 1945  nach dem Sieg über den Faschismus gehofft hatten. Man kann nicht zugleich dem Guten und dem Mammon dienen.


=== 2 ===


*** ITALIANO:

http://www.marx21.it/internazionale/pace-e-guerra/22824-dalla-russia-senza-amore.html

Dalla Russia senza amore

di Andrew Levine* | da www.rebelion.org Fonte www.counterpunch.org
Traduzione di Sandro Scardigli per Marx21.it

Il deus ex machina che ha salvato Obama e il mondo

Nei drammi dell’antichità greca e romana, i drammaturghi che scoprivano di aver portato i loro personaggi a situazioni senza uscita ricorrevano talvolta ad un colpo a effetto drammatico chiamato Deus ex Machina. Apparendo dal nulla, un Dio entrava in scena calando da una macchina simile a una gru e risolveva il problema.

Nè Vladimir Putin nè Sergei Lavrov (ministro degli Esteri russo) assomigliano molto alle divinità greche (nonostante la vanità di Putin) ma Barack Obama, essendosi cacciato in una situazione disperata simile a quelle dei personaggi tragici di Euripide, adesso farebbe bene ad offrire a entrambi uno o due sacrifici non tanto per gratitudine (visto che lo hanno fatto passare da fesso), ma perché lo hanno tirato fuori, come facevano gli dei delle tragedie, da una situazione apparentemente disperata, salvando il mondo da una sorte peggiore.

Ovviamente la soluzione prospettata da Putin e Lavrov potrebbe fallire; non dovremmo mai “mal-sottostimare”, per citare George Bush, l’inettitudine della diplomazia statunitense Clinton-Kerry. Ma forse (e ripetiamo forse) Obama non verserà altra benzina sulle fiamme dell’incendio siriano.

L’uso di gas nervini in guerra è vietato dal diritto internazionale ed è giusto che sia così. Anche le numerose orribili armi apparse dopo la Prima Guerra Mondiale – bombardieri, missili da crociera, prodotti chimici che bruciano la pelle umana, proiettili all’uranio impoverito, droni armati, ecc. – dovrebbero venire proibite.

Ci sono inoltre le armi nucleari, armi di distruzione di massa per antonomasia, di gran lunga più orribili di tutte le altre messe assieme.

Trasformare in un feticcio un divieto in vigore da quasi un secolo e cercare di fermare il progresso morale su questo punto è, a dir poco, singolare. Ma non importa: a differenza dell’indignazione morale simulata, trarre le conseguenze logiche e morali non è il punto forte del nostro Presidente.

Le prove addotte a dimostrazione della presunta violazione, da parte del governo siriano, del divieto di usare armi chimiche in guerra non dimostrano niente. Ne esistono anche a carico dei gruppi ribelli che combattono il governo, ma anche queste non sono schiaccianti. Vale la pena notare che l’Amministrazione di Obama ha molto da guadagnare se il mondo, o per lo meno l’opinione pubblica statunitense ed europea, pensano che Washington abbia le mani pulite e che il vero colpevole sia Assad.

Il piano di Obama era in ogni caso quello di scatenare una guerra non provocata e non dichiarata contro la Siria, uno Stato sovrano.

Secondo il Codice di Norimberga sui crimini di guerra, iniziare una guerra d’aggressione è “il supremo crimine internazionale, che si differenzia dagli altri crimini di guerra in quanto ne è la precondizione e li comprende tutti”.

In altre parole, Obama vorrebbe punire un ipotetico crimine di guerra commettendone uno molto più grave.

L’incoerenza di questa posizione fa addirittura passare in secondo piano quanto sia ridicola l’idea che proprio gli USA, fra tutti i Paesi, godano del prestigio necessario per imporre il rispetto del diritto internazionale.

Obama se ne rende conto? Forse si perché, a differenza del suo predecessore, non è un ignorante e nemmeno stupido od ottuso. Ma non c’è traccia di questa consapevolezza nel suo discorso televisivo del 10 settembre, pronunciato nella Sala Est della Casa Bianca.

Va quindi detto che la palese insostenibilità della sua posizione non ha niente a che vedere con il suo benvenuto voltafaccia, operato approfittando dell’opportunità. È quasi certo che le ragioni di questa mossa siano state più banali.

Forse temeva che i pretesti addotti a giustificazione dell’attacco potessero avere un effetto boomerang, magari non subito, ma abbastanza presto da danneggiare la sua politica e il resto del suo mandato presidenziale. Quel che successe a G. W. Bush potrebbe accadere anche a lui.

Forse temeva l’opposizione della gran parte dell’opinione pubblica. Senza dubbio lui e i suoi accoliti disprezzano l’opinione pubblica al pari dei capitalisti dei quali fanno gli interessi. Ma a tutto c’è un limite.

E deve averlo preoccupato anche il fatto che, dopo aver chiesto l’approvazione del Congresso, ci sarebbe voluto molto tempo ad ottenerne il voto favorevole. Doveva quindi accettare, o affrontare una crisi costituzionale.

Dal momento che l’unico motivo che lui e l’impero che dirige avevano per minacciare la Siria era la salvaguardia del loro prestigio, l’accettazione della proposta russa non è stata una scelta piacevole. L’alternativa però dev’essere certamente apparsa molto peggiore ad un politico che si nutre dell’adulazione delle anime belle liberal, volutamente cieche.

Quando Lavrov ha esposto la sua proposta è apparso chiaro a quasi tutti che la guerra aveva a che vedere con la “credibilità” e niente altro. Nessuno, al di fuori della ristretta cerchia di stupidi interventisti umanitari che circonda Obama, era così sciocco da credere che il vero obiettivo fosse aiutare il popolo siriano o, almeno, di far rispettare il diritto internazionale.

Nessuna delle parole pronunciate martedì sera da Obama nella Sala Est può servire a far cambiare opinione a chicchessia su ciò che è assolutamente ovvio.

Possiamo solo fare ipotesi su quel che è successo dietro le quinte. Non lo sapremo con certezza finché non verranno scritte le memorie o fino a quando il buon esempio di Edward Snowden non sarà seguito da qualcuno che ha accesso a documenti riservati che interessino l’opinione pubblica. Tutto quel che possiamo dire per il momento è che Obama si è visto miracolosamente offrire una scappatoia dal vicolo cieco in cui si era cacciato da solo.

Ora non ha altra scelta che approfittarne.

La diplomazia russa si sta dimostrando in questo frangente ad un livello molto più alto della nostra. Sa cogliere le opportunità che le si presentano, stabilire dei punti fermi, usare l’astuzia. I nostri dirigenti sanno solo commettere errori. Se rimangono a galla è solo fortuna.

I russi sono un gradino sopra di noi anche nel rispetto dei diritti e dei doveri internazionalmente riconosciuti. Sicuramente il motivo per cui un arrabbiatissimo Obama ha ostentatamente rifiutato i precedenti sforzi di Mosca per trovare una soluzione diplomatica alla situazione da lui creata, (quando parlò di una “linea rossa” che Assad non doveva azzardarsi ad oltrepassare) è stata la concessione da parte della Russia dell’asilo umanitario a Snowden .

Le informazioni fornite da Snowden hanno evidenziato quanto lo spionaggio e il controllo sociale siano dilagati nell’Era di Obama. Ma c’è di più: hanno messo in imbarazzo il regime di Obama, o “Amministrazione”, come i nostri ideologi e lacchè si ostinano a chiamarla.

Dal punto di vista del Presidente è una cosa imperdonabile. Pertanto qualsiasi Stato si rifiuti di consegnare Snowden alla “giustizia” statunitense dev’essere indotto a sottomettersi con le minacce o, se queste si dimostrano inutili, deve essere messo all’indice, come ha fatto esplicitamente con la Russia, Stato che si è dimostrato all’altezza delle circostanze.

Ma la condotta ipocrita e insinuante di Obama costituisce un ennesimo esempio della sua inettitudine che ha vanificato, ancora una volta, i suoi sforzi. Venendo in aiuto a lui e al mondo, i russi hanno finora dimostrato un tatto impressionante. Si tratta, insieme ad altri aspetti dell’arte della diplomazia, di una virtù sconosciuta al Dipartimento di Stato Clinton-Kerry.

I professionisti del pregiudizio e gli sponsors mediatici di Obama stanno lavorando duramente per far passare lo sconsiderato passo falso di John Kerry – oggetto di molte battute sarcastiche dietro le quinte – come un’apertura verso una soluzione.

Sostengono, come ha fatto lo stesso Obama, che il regime di Assad ha accettato (di distruggere il suo arsenale di armi chimiche, ndt) soltanto grazie alla ferma determinazione degli USA di ricorrere alla forza. Sono perfino arrivati a dire che la loro intenzione era questa fin dal principio. La loro mancanza di senso del ridicolo non ha limiti.

Il Cremlino li ha per ora lasciati dire le loro insensatezze ed ha dichiarato che la proposta di porre le armi chimiche siriane sotto il controllo internazionale per poi distruggerle è nata durante la recente riunione del G20 a San Pietroburgo (nei colloqui Obama-Putin e negli incontri Kerry –Lavrov precedenti e successivi al vertice).

Probabilmente è andata così, ma certamente non è mai stata presa in considerazione da parte del nostro Presidente, intento a sguinzagliare i suoi droni, un uomo al quale non importa un fico secco di salvare i bambini o di far rispettare il diritto internazionale. Per Obama si tratta di mantenere la credibilità. Questo è tutto. Il resto è chiacchiericcio buono per le pubbliche relazioni.

Dal momento che i russi capiscono perfettamente che se Obama non salva la faccia tutto è perduto, perchè non lo hanno lasciato rivendicare meriti che non ha? Se è quel che serve per prevenire tutti i disastri che deriverebbero dall’attacco militare “limitato” alla Siria che stava per sferrare…che così sia. Lasciategli il suo momento di gloria da “Missione Compiuta”: nessuno gli crederà in ogni caso.

Putin ha vinto questo round e gli apologeti di Obama possono girare la frittata come vogliono ma il loro uomo ha perso e alla grande.

Magari la prossima volta che Washington riterrà urgente rimodellare la geografia politica del Medio Oriente gli istigatori, neocons, interventisti umanitari, politici militaristi, imperialisti al suo servizio, ci penseranno due volte. Se ciò avvenisse, qualcosa di buono sarebbe venuto da questo deplorevole episodio.

*Andrew Levine è Senior Scholar nel Institute for Policy Studies. Autore di The American Ideology (Routledge) e Political Key Words (Blackwell), così come di molti altri libri di filosofia politica. Il suo libro più recente è In Bad Faith: What’s Wrong With the Opium of the People E’ stato professore di Filosofia della University of Wisconsin-Madison e professore ricercatore de filosofia nella Università del Maryland-College Park. Ha collaborato a Hopeless: Barack Obama and the Politics of Illusion (AK Press).</

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