Jugoinfo



11/09, chi ha inventato le false telefonate dagli aerei?


Come promesso ai lettori di questo blog, continuo a informarli sulla prosecuzione dei lavori del ‘9/11 Consensus Panel, del quale faccio parte (colgo l’occasione per informare anche che due nuovi membri si sono aggiunti al panel e si tratta di Jonathan Cole, ingegnere civile, e di Daniele Ganser, storico, direttore del SIPER (Swiss Institute for Peace and Energy Research), docente dell’Università di San Gallo e dell’Università di Basilea) .

Questa volta il panel ha preso in esame la davvero straordinaria e singolare faccenda delle telefonate da tre dei quattro aerei che furono dirottati quella tragica mattina. L’accuratissima analisi dell’intera storia delle telefonate ha permesso al Panel di individuare ben 32 contraddizioni, alcune delle quali insormontabili, tra le versioni fornite dalle autorità (che infatti si sono ripetutamente contraddette) e le evidenze documentali raccolte.

Va ricordato qui che, per ben tre anni, dal 2001 al luglio del 2004, la storia delle telefonate cellulari in partenza dagli aerei dominò i racconti dei media americani e mondiali. Vennero pubblicati racconti e libri, migliaia di articoli. Quelle telefonate furono ritenute un fatto della realtà e date per scontate. Ci fu perfino un film, quello sul volo UA 93, interamente basato su alcune di quelle telefonate. Va detto subito che sia l’FBI che il famoso o famigerato ‘9/11 Commission Report del 2004 accettarono ufficialmente che da tre dei quattro aerei partirono telefonate dai cellulari. Poiché la credibilità del ‘9/11 Commission Report‘ dipende pesantemente da questa narrazione, è evidente che una zero credibilità delle telefonate è uguale alla zero credibilità del rapporto. Ed è esattamente questo che il Panel ha potuto acclarare.

Non c’è spazio qui per passare in rassegna tutte le meticolose ricostruzioni delle telefonate (Todd Beamer dal UA93; Barbara Olson dal AA77; Peter Hanson dal UA 175; Jeremy Glick dal UA93; Mark Bingham dal UA93, Renee May, hostess, dal AA77; Brian Sweeney dal UA175; Thomas E.Burnett, 4 telefonate, UA93; Sandra Bradshaw, hostess, dal UA93; Elizabeth Wainio dal UA93; Mario Britton dal UA93, in tutto 35 telefonate). Qui voglio solo soffermarmi su due personaggi-protagonisti di queste “telefonate”. Chi vorrà andare a verificare la fondatezza delle nostre conclusioni può consultare suhttp://www.consensus911.org.

Il primo fu Todd Beamer che, nella vulgata dei media, fu colui che pronunciò la famosa frase : “let’s roll”, il grido di battaglia che avrebbe innescato la rivolta dei passeggeri del volo UA93. Secondo la telefonista che raccolse la telefonata, Lisa Jefferson, Beamer le sembrò stranamente tranquillo, date le circostanze. Al punto che la Jefferson riferisce all’FBI di avere avuto il sospetto che si trattasse di una finta telefonata (crank call), dato il carattere “metodico e razionale” dell’interlocutore che “stava per morire”. La telefonata durò ben 13 minuti. Fatto singolare, perché in quelle condizioni, con un numero enorme di chiamate, i centralini sovraccarichi, molte linee saltavano. Ma, ancora più singolare – sempre dal racconto della Jefferson, intervistata dall’FBI – la linea telefonica rimase in funzione per 15 minuti dopo che l’aereo era precipitato. Ma sarebbe da aggiungere il non trascurabile dettaglio che Beamer parlò per 13 minuti con ben due diverse operatrici del centralino e, quando la Jefferson gli propose di collegarlo con la moglie Lisa, in attesa di partorire il terzo figlio in gennaio, rispose: “No, no, non voglio turbarla senza motivo”. Beamer aggiunse: “Voglio solo parlare con qualcuno per fare in modo che si sappia cosa sta accadendo”. Come non avesse parenti o amici con cui parlare.
L’altra telefonista, Phyllis Johnson, non risulta che sia stata intervistata dall’FBI e, alla fine dei conti, non esiste nessun modo di confermare senza equivoci che la persona che parlò con entrambe fosse effettivamente Todd Beamer. La chiamata non fu registrata né dalle due operatrici, né dall’AOSC (Airfone Operations Surveillance Center). Che dire? Ce n’è quanto basta per un centinaio d’interrogativi. Ma ne aggiungiamo ancora uno, che a me pare perfino più decisivo dei precedenti. Il 29 settembre 2001 l’FBI ricevette una dettagliata registrazione dell’ufficio della Verizon (l’operatore telefonico del cellulare di Todd Beamer) , dalla quale risultò che quel cellulare fece 18 telefonate dopo (sottolineo: dopo) che l’aereo UA93 era caduto, cioè dopo le 10:03 di quella mattina. Come concludere? Resta solo l’ipotesi che il cellulare non fosse a bordo dell’UA93 insieme a Todd Beamer, oppure che l’aereo che precipitò in un campo della Pennsylvania non fosse il volo UA93.

Di fronte a questa serie di problemi irrisolvibili, l’FBI tira fuori (sotto giuramento questa volta) un’altra versione. Lo fa durante il processo a Zakharias Moussaoui, nel 2006, affermando che tutte le telefonate, tranne due, non erano state fatte da cellulari. Le due chiamate sarebbero state fatte simultaneamente dal volo UA93 alle ore 9:58, da due assistenti di volo, E.Felt e Cee Cee Lyle. Entrambe risulterebbero fatte da una delle toilettes di bordo, quando l’aereo si trovava a 5000 piedi di quota (circa 1500 metri), cioè a un’altezza compatibile con le possibilità tecniche di trasmissione esistenti nel 2001.

Ma c’è un altro problema: nemmeno queste due telefonate furono fatte da cellulari. Nonostante un accurato studio di tutti i cellulari dei passeggeri e dell’equipaggio di quel volo, non si è trovata nei tabulati corrispondenti alcuna chiamata alle ore 9:58, né alcuna certificazione della durata delle chiamate, né traccia, di conseguenza dei numeri telefonici cui sarebbero state indirizzate. Conclusione: tutte le storie riferite a telefonate da cellulari a bordo degli aerei sono false, poiché quelle telefonate non sono mai esistite.

E veniamo ora alle telefonate più clamorose (nel senso che fecero clamore in tutto il mondo, producendo enorme emozione): quelle di Barbara Olson, notissima commentatrice televisiva, da bordo del volo AA77. Secondo la testimonianza del marito, Theodore Olson (non si trascuri che egli era il Procuratore Generale degli Stati Uniti), Barbara lo chiamò due volte, circa mezz’ora prima che l’aereo si schiantasse sul Pentagono. Fu la CNN a dare per prima questa notizia. Ted Olson fu chiaro: la moglie lo chiamava da un cellulare..

Da notare che le telefonate della Olson sono le uniche fonti che parlano dell’armamento di cui disponevano i terroristi (tagliacarte) e dunque le rivelazioni di Ted Olson sono cruciali per la ricostruzione della vicenda. Tant’è vero che esse sono state un pilastro per l’intero resoconto ufficiale. Ted Olson cambiò versione, in seguito, ripetutamente. Ma resta agli atti che egli disse all’FBI che la prima chiamata durò “circa un minuto”. Al Larry King Show disse poi che la seconda chiamata durò “due, o tre, o quattro minuti”.

Ci sono però almeno quattro gravi problemi che minacciano alla radice la storia raccontata da Ted Olson. Il primo viene dall’FBI che, nel 2004, inequivocabilmente dichiara: “Tutte le telefonate dal volo AA77 furono effettuate tramite il sistema telefonico di bordo”. Bugiardo Olson?

Purtroppo anche l’FBI risulta bugiarda. Nel 2006 un funzionario della American Airlines dichiara (processo a Mousaoui) che “Nessun Boeing 757 aveva telefoni dietro i sedili prima del settembre 2001. I passeggeri del volo AA77 usarono i loro cellulari”. C’è un’altra conferma di questa affermazione, ed è nel manuale di servizio del Boeing 757, datato 28 gennaio 2001: “Il sistema telefonico per passeggeri è stato disattivato in base all’ordinanza Eco F0878”. Ci furono altre conferme dell’inesistenza di telefoni di bordo per passeggeri (vedi il sito http://Consensus911.org



Da: Michael Parenti <mp @ michaelparenti.org>
Data: 29 agosto 2013 23.49.34 GMT+02.00
Oggetto: [Clarity] PARENTI article, I Have a Dream, a Blurred Vision


Here is a recent article by Michael Parenti regarding the real story around Martin Luther King Jr.
Article is attached and also presented directly below.
Feel free to post and circulate.


I Have a Dream, a Blurred Vision

by   Michael Parenti

 

The 50th anniversary of the March on Washington---in which Rev. Martin Luther King Jr. made his famed "I Have a Dream" speech---has recently won renewed attention from various print and electronic media in the United States.  But the more attention given to King's extraordinary speech, the less we seem to know about King himself, the less aware we are about the serious challenges he was presenting, challenges that remain urgent and ignored to this very day.

The March on Washington took place on 28 August 1963. Despite repeated fear mongering by certain commentators and public officials who predicted there would be violence  in the streets---over 250,000 people descended upon Washington D.C.  in a massive show of unity and peaceful determination.  

I was there. About two-thirds of the demonstrators were African-American, and about one-third were white. After all these years I still recall how gripped I was by the vast sweep of the crowd moving like democracy's infantry across the nation's capital, determined to awaken "our leaders" in Congress and the White House. 

.

The high moment of the day was Martin Luther King's "I Have a Dream" speech. It was a call to freedom and enfranchisement for a people who had endured centuries of slavery followed by segregation and lynch-mob rule. In his speech King reminded us that "the Negro is still languishing in the corners of American society and finds himself an exile in his own land."

He went on: "The marvelous new militancy which has engulfed the Negro community must not lead us to distrust all white people, for many of our white brothers, as evidenced by their presence here today, have come to realize that their destiny is tied up with our destiny and their freedom is inextricably bound to our freedom." 

King continued to stoke the new militancy: "We can never be satisfied as long as a Negro in Mississippi cannot vote and a Negro in New York believes he has nothing for which to vote.  . . .  Now is the time to rise from the dark and desolate valley of segregation to the sunlit path of racial justice."

Then came his smashing conclusion: "When we allow freedom to ring from every village and every hamlet, from every state and every city, we will be able to speed up that day when all of God's children,"  all colors and creeds "will be able to join hands and sing in the words of the old Negro spiritual, 'Free at last! free at last! thank God Almighty, we are free at last!'"

At this, the crowd exploded with thunderous applause and wild cheers. Many of us were left overwhelmed and misty eyed. For all its clichés and overdone metaphors, King's "I Have a Dream" speech remains a truly great oration.

So impressive is the speech, however, that commentators and pundits to this day have found it easy to focus safely upon it to the neglect of other vital social issues that engaged King.

The opinion-makers prefer to treat Martin Luther King as an inspirational icon rather than a radical leader. He has been domesticated and sanitized. Today the real King probably would not be invited to the White House because he is too far left, too much the agitator.  

In 1967, he was becoming an increasingly serious problem for the defenders of privilege and profit. King came out against the Vietnam War that year, a fact that is seldom mentioned today. His stance discomforted many liberals (black and white) who felt they should concentrate on civil rights and not alienate potential supporters with anti-war issues.  But for King, the U.S. government had become "the greatest purveyor of violence in the world," spending far more on death and destruction than on vital social programs.

He differed with those who believed we could resist violence and cruelty at home while resorting to violence and cruelty abroad. He condemned "those who make peaceful revolution impossible,"  those who "refuse to give up the privileges and pleasures that come from the immense profits from overseas investments . . . the individual capitalists who extract wealth" at the expense of other peoples and places.

By 1967 King was treading on dangerous ground. He was connecting the issuesHe condemned "the triple evils of racism, economic exploitation, and militarism."  The same interests that brought us slums also brought us wars, he argued, and they were getting richer for the doing.

By 1968, the year he was assassinated, King was also waging war against poverty. Civil rights, he dared to say, were linked to economic rights. He was planning a national occupation of Washington D.C., called the Poor People's Campaign. Again he was treading on dangerous ground bringing together working-class people of various ethnic groups. 

These class demands go unmentioned in the usual MLK commemorations. The "I Have a Dream" oration now overshadows the other less known messages that King was putting forth not long before he was killed, including the search for economic justice for all working people. The great "dream speech" of 1963 serves less as an inspiration and more as a cloak covering his latter-day radical views regarding class struggle and anti-imperialism.

In 1968, at the age of 39, Martin Luther King was killed by a sniper's bullet while standing on the balcony of his motel room in Memphis, Tennessee. He was in Memphis to lend support to a sanitation workers strike, the very kind of thing his opponents were finding increasingly intolerable.

A penniless fugitive from the Missouri State Penitentiary, James Earl Ray, while being sought by the police, supposedly took it upon himself singlehandedly to make his way to Memphis where he somehow located King's motel balcony and shot him from a room across the courtyard. Then entirely on his own, supposedly with no visible financial support, the fugitive convict and newly established assassin made his way to England. Arrested in London at Heathrow Airport with substantial sums of cash in his pocket, Ray was extradited to the United States and charged with the crime. He was strongly advised by his lawyer to enter a guilty plea (to avoid the death penalty) and was sentenced to 99 years. Three days later he recanted his confession. Over the ensuing decades he made repeatedly unsuccessful efforts to withdraw his guilty plea and be tried by a jury. Ray died in prison in 1998, still proclaiming his innocence.

In 1986 King's birthday was established as a national holiday. Hundreds of streets in America have been renamed in his honor. There are annual commemorations. His resonant voice, memorable words and gripping cadence are played and replayed. But the politco-economic issues he highlighted continue to be passed over by mainstream leaders and commentators.

In addition, the opinion-makers who celebrate King's birthday every year and hail him as a monumental figure  have nothing to say about the many unresolved questions related to his assassination. No one openly entertains the question of whether  there were powerful people (certainly more powerful than James Earl Ray) who thought it necessary  to do away with this popular leader because he had moved too far beyond "I Have a Dream."

 

_______

Michael Parenti is an award winning, internationally known author. His two most recent books are The Face of Imperialism (2011), and  Waiting for Yesterday: Pages from a Street Kid's Life (2013), a memoir of his early life.

 

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Concernant les menaces contre la République de Syrie

INIZIATIVE E DISCUSSIONI:
1) I LINK
2) NAPOLI 10 SETTEMBRE: ASSEMBLEA / DIBATTITO
3) Déclarations du Ministère des Affaires étrangères de Cuba, 28 Août et 2 Septembre
4) Siria: le prime vittime di ogni guerra sono verità e umanità (A. Di Florio per Associazione Antimafie Rita Atria e PeaceLink)

DISINFORMAZIONE STRATEGICA:
5) I LINK
6) LA BBC SI INVENTA L'USO DEL NAPALM
7) ARMI CHIMICHE? UCCIDONO I BAMBINI DELLE FAMIGLIE PRO-ASSAD PER RIBALTARE LE COLPE
Links / Identificazione dei bambini morti a Ghuta / La frode del Signore della Guerra (M. Correggia) / Rationalité occidentale (T. Meyssan)


=== 1 ===

INIZIATIVE E DISCUSSIONI:

presidio – manifestazione al consolato u.s.a.
sabato 31 agosto, largo donegani – milano (foto e video)

Hands off Syria! Not another war! 
All out! Saturday, September 7
http://us6.campaign-archive1.com/?u=a8010181fb&id=c3d4f8bf31&e=c98a6900d1

No attack on Syria!
censurato da tutte le tv italiane - militari che restituiscono le medaglie - guerre e bugie
http://www.youtube.com/watch?v=RDcL4xtQwds

L'Apocalisse e i suoi fratelli
Su “il manifesto” Fratello / Ancora su fratelli e cugini dei Fratelli / Cerchiobottismo: come, tra Serbia e Siria, mi salvo il culo / L’esercito siriano e il suo popolo / Arrivano i russi? / Mosca o morte / 
di Fulvio Grimaldi - 27 agosto 2013

Siria: NO alla guerra
di Fosco Giannini ( segretario regionale Marche PdCI) e Maurizio Belligoni ( segretario regionale Marche PRC)

Il Partito Comunista Libanese lancia un appello per fronteggiare l’aggressione imperialista contro la Siria e il Libano

Comunicato dell’Unione Generale delle donne siriane sulla probabile aggressione degli Usa e dell’Occidente alla nostra cara patria
Pubblicato su 2 settembre 2013 da Donne in rosso
http://donneinrosso.wordpress.com/2013/09/02/comunicato-dellunione-generale-delle-donne-siriane-sulla-probabile-aggressione-degli-usa-e-delloccidente-alla-nostra-cara-patria/

La Widf/Fidm contro l’aggressione Usa alla Siria
di Marcia Campos, Presidente della Federazione Democratica Internazionale delle Donne (Widf/Fdim)
San Paolo del Brasile, 2 settembre 2013

Cette gauche qui prend ses désirs pour la réalité
Jean Bricmont
The Wishful Thinking Left. The Unwitting Agents of the Imperial Order
by Jean Bricmont - August 14, 2013


=== 2 ===

NAPOLI 10 SETTEMBRE: ASSEMBLEA / DIBATTITO

Da: rotad <rotad @...>

Oggetto:  Martedì: ASSEMBLEA / DIBATTITO Fermiamo l'aggressione alla Siria

Data: 08 settembre 2013 09.36.54 GMT+02.00


ASSEMBLEA / DIBATTITO Fermiamo l'aggressione alla Siria

Martedì 10 settembre, ore 17, presso l'Università Centrale

Via Mezzocannone 16 (di fronte al Cinema ASTRA)

 

Dopo la Jugoslavia, l'Afghanistan, l'Iraq e la Libia, le maggiori potenze mondiali si apprestano ad aggredire un altro paese.

Ancora una volta si vuole giustificare questo attacco con micidiali armi di distruzioni di massa dietro le insegne ipocrite delle ragioni umanitarie.

Ma i veri motivi continuano ad essere quelli di rapina, saccheggio e sfruttamento per il profitto.

No all'aggressione alla Siria, con o senza ONU

Mobilitiamoci contro questo nuovo crimine

 

Rete NapoliNoWar

http://napolinowar.wordpress.com

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/1408455289381032/

Passaparola!



=== 3 ===

-----Message d'origine-----
From: Agence Cubaine D´Information
Sent: Wednesday, August 28, 2013 5:54 PM

Déclaration du Ministère des Affaires étrangères

La Havane, 28 août (acn) Le ministère des Affaires étrangères de la
République de Cuba a fait la déclaration suivante concernant les menaces
croissantes contre la République de la Syrie, que nous reproduisons
ci-dessous.
Très alarmantes deviennent les récentes déclarations du gouvernement
américain et plusieurs alliés de l'OTAN exhortant à une action militaire
en Syrie, en ignorant les efforts de certains États pour parvenir à une
solution politique au conflit de cette nation arabe.
Nous devons rappeler que ceux qui plaident aujourd'hui pour une action
militaire contre la Syrie sont les mêmes pays qui ont commencé des guerres
sanglantes sans un mandat du Conseil de Sécurité des Nations Unies, par le
mensonge délibéré de l'existence d'armes de destruction massive en Syrie
ou sous prétexte de la protection civile, causant la mort de plusieurs
personnes innocentes y compris des enfants, qui ont été qualifiés comme
«dommages collatéraux».
L’appel pour attaquer la Syrie, est fait quand son Gouvernement a autorisé
la Mission de Recherche des Nations Unies sur l'utilisation présumée
d'armes chimiques dans le pays, qui a commencé les travaux sur le terrain.
Cuba condamne tout recours aux armes chimiques ou à autres de destruction
massive et elle est fermement attachée à la Convention sur l'interdiction
du Développement, la Production, le Stockage et de l'Emploi des Armes
Chimiques et sur leur Destruction, et le strict respect de ses dispositions.
L’informations disponible sur la crise en Syrie est fragmentée, imprécise
et sujette à de fréquentes manipulations.
Une agression contre la Syrie entraînerait de graves conséquences pour la
région déjà troublée du Moyen-Orient, serait une violation flagrante des
principes de la Charte des Nations Unies et du Droit International et elle
augmenterait les dangers pour la paix et la sécurité internationales.
Cuba réaffirme sa conviction qu'il est nécessaire de trouver une solution
politique et elle exprime sa ferme opposition à toute tentative de
déstabiliser l'indépendance, la souveraineté et l'intégrité territoriale
de la Syrie et l'autodétermination de son peuple.

   La Havane, le 28 Août, 2013

---

http://www.voltairenet.org/article180035.html

Cuba appelle l’Assemblée générale de l’ONU à empêcher l’action militaire des États-Unis contre la Syrie

RÉSEAU VOLTAIRE | LA HAVANE (CUBA) | 2 SEPTEMBRE 2013

Déclaration du ministère des Affaires étrangères de Cuba sur la menace des États-Unis contre la Syrie

Le Ministère des Affaires étrangères de la République de Cuba a pris connaissance avec une profonde préoccupation de la déclaration formulée ce samedi 31 août par le président des États-Unis, Barack Obama, annonçant sa décision d’entreprendre des actions militaires contre la République Arabe Syrienne.
Sans laisser aucune marge aux démarches actuellement en cours pour arriver à une solution politique du conflit, sans présenter aucune preuve et avec un mépris total des opinions de nombreux pays, dont celles de certains de ses principaux alliés, et des Nations Unies, le président des États-Unis a annoncé sa décision de violer le Droit international et la Charte des Nations Unies, entrainant encore plus de morts et de destructions, provoquant en outre, inéluctablement, l’aggravation du conflit dont souffre cette nation arabe.
Le ministère des Affaires étrangères de la République de Cuba appelle les membres du Conseil de sécurité à honorer leur mandat, qui est d’empêcher toute rupture de la paix, et à stopper une intervention militaire qui menace la sécurité internationale dans une région du monde particulièrement volatile.
Cuba estime que l’Assemblée générale, seul organe des Nations Unies où sont représentés tous les États, a également pour responsabilité d’agir pour stopper l’agression, d’autant plus qu’en raison de la position prééminente des États-Unis au sein du Conseil de sécurité, il est fort probable que celui-ci se retrouve bloqué et ne puisse pas prendre de décision sur la question. L’Assemblée générale, dans l’exercice de ses prérogatives, doit donc se réunir d’urgence et prendre les mesures indispensables.
Le Secrétaire général des Nations Unies doit s’impliquer directement pour empêcher les actes que le président des États-Unis a présentés comme des faits presque inévitables.
Pour s’acquitter de l’énorme responsabilité qu’implique sa charge en ce qui concerne la sauvegarde de la paix et de la stabilité mondiales, il reviendrait au secrétaire général de l’Onu d’entreprendre auprès du gouvernement des États-Unis des démarches diplomatiques urgentes et vigoureuses.
Le G-20 va se réunir à Saint-Petersbourg, en Russie, le 5 et le 6 septembre. Ce forum, qui va rassembler nombre des principaux leaders du monde, ne saurait pas ne pas s’acquitter de l’obligation d’aborder avec le président des États-Unis la situation créée et d’entreprendre des actions concrètes pour la résoudre.
Sans tout ce qui est fait pour lui cacher la vérité et sans le flot gigantesque d’information tendancieuse, manipulée et incomplète dont il est submergé, le peuple des États-Unis, qui lors des guerres qui se sont succédées depuis celle du Vietnam jusqu’à nos jours a eu à endurer la mort de dizaines de milliers de ses jeunes, ne resterait certainement pas indifférent face à une nouvelle conflagration qui se traduira par une plus grande perte de vies humaines et, le moment venu, il se souviendra de la responsabilité des politiciens corrompus et des médias menteurs.
On peut se demander ce que va faire le Congrès des États-Unis, en reprenant ses travaux le 9 septembre, quand il aura à trancher entre le début d’une nouvelle guerre et la préservation de la paix internationale, entre la vie et la mort. Si, à l’instar du Parlement britannique, il rejette les visées agressives annoncées par le président, il fera une contribution surprenante et précieuse à la paix mondiale et au système politique controversé de son pays. S’il les approuve, il devra en assumer les conséquences face au verdict implacable de l’Histoire.
Cuba en appelle également aux leaders d’opinion des États-Unis et du monde pour empêcher que la loi de la jungle l’emporte sur la raison, pour empêcher le déclenchement d’attaques illégales contre d’autres pays, pour empêcher qu’on cherche à remplacer la diplomatie par la guerre.
Le ministère des Affaires étrangères lance aussi un appel à préserver la souveraineté, l’indépendance et l’intégrité territoriale de la Syrie et le droit de son peuple à l’autodétermination ainsi qu’à promouvoir le règlement du conflit par la voie diplomatique et sans effusion de sang.
Ministère des Affaires étrangères de la République de Cuba


=== 4 ===

Da:  Alessio Di Florio <eskimoantimperialista @...>

Oggetto:  I: Siria: le prime vittime di ogni guerra sono verità e umanità

Data:  31 agosto 2013 14.19.14 GMT+02.00


Siria: le prime vittime di ogni guerra sono verità e umanità

Menzogne, mezze verità, fatti manipolati, carneficina di civili. Mentre il mondo attende il passaggio in Siria dalla guerra per procura all'attacco diretto USA, i media proseguono la loro opera di disinformazione, distrazione, manipolazione di massa...


I tamburi dei signori della guerra rullano sul destino della Siria. Mentre sullo schermo di un pc in Italia quest'articolo sta prendendo forma, mentre miliardi di persone nel mondo stanno proseguendo (lì dove la miseria, l'impoverimento, le guerre e i tantissimi altri frutti della barbarie umana lo permettono) la loro vita quotidiana, nelle loro chiuse stanze i Signori della Guerra stanno elaborando strategie, meditando azioni belliche, disegnando traccianti e segnando punti sulle mappe. Discutono di numeri, bombe, aerei, su una mappa che appare la pista del monopoli o un plastico di Bruno Vespa. Ma non è così. Perché sotto quei punti, dietro quegli asettici numeri, son nascosti la vita e il destino di migliaia, forse milioni, di persone. La prima vittima di ogni guerra, qualsiasi guerra, è l'umanità, la vita assassinata. Possiamo nasconderci dietro tutte le retoriche perifrasi dell'immensa ricchezza semantica delle lingue occidentali, ma il significato è sempre quello: le guerre sono solo un immenso genocidio, le armi assassinano. I signori della guerra, e il main stream in servizio permanente, potranno alzare alta qualsiasi propaganda, ma non riusciranno mai a rispondere ad una domanda immediata, semplice e lineare: come si può "difendere i civili", "esportare la democrazia" o colpire un "tiranno" massacrando un popolo?  Ogni nuova, crudele, macchina da guerra ancora una volta ci svela il vero volto delle nostre "democrazia", della nostra "civiltà". Se ancora una volta si ricorre ad una follia al di fuori della ragione (alienum est a ratione, come detto decenni fa), l'umanità non ha ancora compiuto alcun passo. Quale altra specie animale ha ideato qualcosa anche solo lontanamente paragonabile alla guerra? E' inutile invocare il progresso, la civiltà, lo sviluppo, la democrazia, la libertà. Sono tutte parole che suonano false se si pensa ancora che sia utile massacrare, uccidere, spargere sangue.

Ci stanno raccontando che la guerra civile è una fatalità, un mostro che non è stato possibile fermare prima e che nessun altro mezzo esiste oltre l'intervento bellico esterno. Le forniture di armi ai ribelli, gli affari dei mercanti di morte dimostrano esattamente il contrario: la guerra è stata fomentata, permessa, favorita da chi oggi afferma di essere costretto ad intervenire per fermarla. Continuano a raccontarci (esattamente come già ai tempi della Somalia, della Serbia, dell'Afghanistan, dell'Iraq e della Libia) che non ci sarebbe alternativa ad un intervento armato. Ed infatti non hanno mai speso nessuna parola, mai sostenuto in alcuna maniera Mussalah ("riconciliazione" in arabo), che da mesi tenta di costruire un'opzione nonviolenta alla guerra civile in corso.

Intanto, passano gli anni (e le guerre) e nessuno si prende la briga di andare a leggere cosa realmente dice il diritto internazionale (a partire dalla Carta di San Francisco, che esordisce con le parole "Noi popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra", e i "Covenants" del 1966 sui diritti civili e politici e sui diritti economici, sociali e culturali dove leggiamo che "la guerra è vietata, anzi proscritta") , dove non esiste alcuna legittimità alla  pretesa degli Stati Uniti di ergersi a gendarme e poliziotto del mondo con il potere di attaccare, bombardare, invadere altri Stati. Le uniche risposte le hanno fornite la "democratica"(esattamente come il mito dei progressisti europei Barack Obama) Madeleine Albright, quando considerò accettabile il quotidiano massacro di migliaia di iracheni per colpa dell'embargo, e l'Amministrazione Bush quando affermò che la guerra "contro il terrorismo" non si sarebbe fermata fin quando il resto del mondo non avesse accettato che gli USA potessero continuare a vivere secondo la loro volontà (quindi, fin quando tutto il resto del mondo non avesse accettato l'autorità imperiale a stelle e strisce e di fornire petrolio, altre fonti energetiche e tutto quello che l'Impero chiedeva a coloro che considera meno che sudditi).

La seconda vittima di ogni guerra è la verità, è la nuda realtà dei fatti. La guerra non accetta obiezioni, la macchina bellica non contempla nulla che non sia propaganda, yes-men, yes-women, collaborazionismo. Tutto dev'essere piegato ai suoi obiettivi, tutto quel che non è funzionale ai carri armati dei signori della guerra dev'essere manipolato, piegato, adattato, cancellato.



L'OPZIONE KOSOVO, LE BUFALE DI BUSH E BLAIR

In questi giorni ci stanno raccontando che Obama starebbe studiando un'opzione Kossovo per la Siria, la ripetizione del bombardamento su Belgrado del 1999. John Pilger in un articolo recente ( http://www.globalist.ch/Detail_News_Display?ID=48191&typeb=0&Venti-di-guerra-ricordando-le-bufale-del-Kosovo-) ha ripercorso tutte le tappe di quell'azione Nato, a partire dalle tante menzogne. La prima delle quali fu addossare alla delegazione serba la colpa della fine dei negoziati di Rambouillet, "dimenticandosi" che Madeleine Albright (quando ormai  l'accordo era praticamente raggiunto) tentò di imporre l'occupazione militare di tutta la Jugoslavia da parte della NATO e degli USA. Blair e Clinton "giustificarono" il bombardamento di Belgrado (così chirurgico che, per bombardare 14 carrarmati, furono colpiti 372 centri industriali, la sede della televisione, ponti ed altri luoghi civili) con il massacro da parte delle milizie di Milosevic di almeno "225.000 uomini di etnia albanese di età compresa tra i 14 e i 59 anni". Dopo la fine dell'intervento armato l'FBI rimase diverse settimane in Kossovo senza trovare alcuna traccia di fosse comuni e di stermini di massa. Mentre, un anno dopo, il Tribunale Internazionale per i Crimini di Guerra (un ente di fatto istituito dalla Nato) affermò che il numero definitivo di corpi trovati nelle "fosse comuni" in Kosovo era 2.788, compresi i combattenti di entrambe le parti e i serbi e i rom uccisi dall'Esercito di Liberazione Albanese del Kosovo (KLA). Pilger sottolinea che "il Kosovo è oggi un criminoso e violento libero mercato di droga e prostituzione amministrato dalle Nazione Unite. Più di 200.000 serbi, rom, bosniaci, turchi, croati ed ebrei sono stati purificati etnicamente dal KLA mentre le forze della Nato rimanevano in attesa. Gli squadroni della morte della KLA hanno bruciato, saccheggiato o demolito 85 tra chiese ortodosse e monasteri, secondo quanto riportato dalle Nazioni Unite."



IL SOSTEGNO "INTERNAZIONALE" AI COMBATTENTI ANTI-ASSAD E LE FORNITURE DI ARMI EUROPEE

In Siria sta per scoppiare una nuova guerra. Nossignori, in Siria è già guerra da oltre due anni. Il Paese è già insanguinato dalla morte di migliaia di persone, vittime di un'atroce guerra civile. Una guerra civile dove le "Grandi Potenze" non arriveranno nelle prossime ore ma sono già presenti dall'inizio. Già un anno fa l'ottimo portale Sirialibia(http://http://www.sibialiria.org) ha redatto un elenco di tutti gli attori internazionali che stanno partecipando alla guerra civile in Siria. "Turchia e Libano del Nord (Tripoli e Akkar): offrono ospitalità a combattenti, servizi logistici e contrabbando di armi, spie e  uomini; inoltre ospitano le famiglie dei combattenti siriani come rifugiati e le utilizzano presso i media; Qatar: finanzia sia l’approvvigionamento in armi che la disinformazione attraverso la sua tivù satellitare Al-Jazeera e altri canali (Al Jadeed in Libano, On Tv in Egitto, Orient Tv ospitata in Egitto e in altri paesi); Giordania: lavoro di intelligence, contrabbando di combattenti, ospitalità per le loro famiglie come rifugiati, e loro uso presso i media; Egitto, Tunisia, Libia, Afghanistan, Pakistan, Cecenia: forniscono combattenti jihadisti (fra gli altri il giornalista britannico Robert Fisk ne ha incontrati molti ad Aleppo); Francia e Gran Bretagna: lavoro di intelligence, telecomunicazioni high-tech e spionaggio."  Il 28 Maggio di quest'anno la Rete Italiana per il Disarmo ha denunciato che i Paesi dell'Unione Europea hanno deciso di "cancellare l’embargo di armi verso la Siria" così da dare "la possibilità ai paesi membri di fornire armamenti ai ribelli in lotta con il regime di Assad".

A questo elenco andrebbe poi aggiunto il Sudan che, come denunciato dal Washington Post e dal settimanale Sud Sudanese The New Nation, fornisce armi ai "ribelli": armi automatiche, munizioni, fucili di precisione per i cecchini, missili anti carri armati, missili anti aerei FN-6 a ricerca automatica di calore, prodotti a Khartoum, acquistati dal Qatar e spedite in Siria tramite la Turchia.

L'Italia non è esente da questa partecipazione alla guerra civile siriana. Il 1° Agosto di due anni fa Giorgio Beretta denunciò su Unimondo (http://www.unimondo.org/Notizie/Siria-ministro-Frattini-quei-carro-armati-sparano-italiano-sui-civili-di-Hama-131207 ) che sui "carri armati T72 di fabbricazione sovietica" in dotazione all'esercito di Assad (e accusati di aver sparato sulla folla ad Hama nelle settimane precedenti) "sono da anni installati i sistemi di puntamento e di controllo del tiro TURMS-T" prodotti da Selex Galileo, ex Galileo Avionica, una controllata di Finmeccanica. Il 28 Agosto OPAL, l'Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa di Brescia,  ha documentato che "Tranne quelle verso la Giordania e il Libano, le esportazioni dei paesi dell’Unione Europea di fucili, carabine, pistole e mitragliatrici sia automatiche che semiautomatiche verso le nazioni confinanti con la Siria sono raddoppiate o addirittura triplicate tra il 2010 e il 2011. Lo documentano i rapporti ufficiali dell’Unione Europea: la Turchia è passata dai poco più di 2,1 milioni di euro di importazioni di armi leggere europee del 2010 agli oltre 7,3 milioni del 2011; Israele da 6,6 milioni di euro ad oltre 11 milioni di euro e addirittura l’Iraq da meno 3,9 milioni di euro del 2010 a quasi 15 milioni nel 2011". 




I MASSACRI E GLI STUPRI DEI "RIBELLI"

Ci hanno raccontato in questi mesi, e ancor più nelle ultime settimane e giorni, uno scontro tra il Male e il Bene, con i "ribelli" (sostenuti e fomentati dalle armi occidentali e delle petro-monarchie del Golfo Persico) civili, democratici, bastioni di civiltà. Nel luglio scorso sono nati in Siria i primi figli del jihad al nikah, il matrimonio ad ore che in alcuni casi rende lecito anche lo stupro. Nei mesi scorsi lo Sceicco wahabita Mohammed al-Arifi  ha fatto un appello per l'arruolamento delle donne per la jihad in Siria ed emanato una fatwa per il jihad al nikah, un matrimonio che - dopo averlo "consumato" - i miliziani possono sciogliere (anche dopo poche ore appunto) ripetendo per tre volte  la formula rituale del ripudio per annullare le nozze, così che queste vere e proprie "schiave del sesso" possano essere sposate da un altro miliziano. In tutto questo la volontà della donna non viene minimamente contemplata e, anzi, il jihad al nikah rende lecito al "marito temporaneo" lo stupro della donna che non volesse acconsentire. Nella notte tra  il 22 e il 23 luglio a Khan al-Asal, un villaggio a maggioranza sciita e alawita  a sud-ovest di Aleppo, è stato teatro di una terribile strage criminale. Secondo alcune dettagliate ricostruzioni (riportate al linkhttp://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1821 ) affiliati allo Stato islamico dell'Iraq e del Levante, Jabhat al-Nusra e sostenitori del califfato islamico hanno dapprima attaccato e poi invaso il villaggio e, dopo aver massacrato i militari siriani, hanno ucciso tutti quelli che si trovavano per le strade,  fatto irruzione nelle abitazioni e ucciso i giovani sparando alle loro teste, decapitato gli anziani e bruciato decine di donne, completando l'orrore criminale accanendosi sui corpi dei morti prima di gettarli in una fossa comune alla periferia del villaggio. Il quotidiano britannico Telegraph ha denunciato che a Deir Ezzor e Hassaké molti sono stati costretti a fuggire altrove, a convertirsi forzatamente o a “pagare per la rivoluzione". Un'altra strage (fonte: http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1835 ) è stata compiuta da Jabhat al-Nusra, Liberi del Levante, Brigate dei Mouhajirin, Aquile del Levante, Aquile della dignità e Brigata dei libici in 10 villaggi abitati prevalentemente da alawiti tra Kafrayya, Talla, Barmasse, Anbaté e Beit Shokouhi. A Balluta la popolazione è stata radunata fuori dalle case e sono stati uccisi tutti i giovani e i bambini con coltelli di fronte alle loro famiglie. Ad Abu Mecca sono stati sgozzati tutti gli abitanti, così come ad Istarba.


LE ARMI CHIMICHE

I media main-stream, ripetendo quando affermato da Obama, Cameron, Hollande e Letta, ci hanno raccontato in queste ore che non è più possibile attendere e che la Siria ha varcato la "linea rossa" utilizzando armi chimiche per massacrare la propria popolazione. La "linea rossa" sarebbe stata attraversata con l'attacco del 21 Agosto alle 3 del mattino. Il video che da giorni le televisioni italiane ci stanno mostrando a tutte le ore è stato caricato su youtube il 20 agosto. Alcuni esperti di armi non convenzionali hanno notato che le persone riprese nel video non mostrano i sintomi di intossicazione da gas sarin e i soccorritori "non hanno protezioni, quindi la tossicità del prodotto è più bassa" (Gwyn Winfiled intervistato da Repubblica per esempio il 22 Agosto). Secondo Jean Pascal Zanders, esperto in armi chimiche e biologiche per l'istituto dell'Unione europea per la sicurezza, i soccorritori (equipaggiati e non protetti come vediamo nel video) sarebbero dovuti morire all'istante a loro volta. Medici Senza Frontiere, nel suo comunicato (http://medicisenzafrontiere.it/msfinforma/comunicati_stampa.asp?id=3220&ref=listaHomepage) del 24 Agosto riferisce semplicemente di aver avuto notizie (che non ha avuto modo di verificare, in quanto " il personale di MSF non è stato in grado di accedere alle strutture") di "un gran numero di pazienti giunti con sintomi quali convulsioni, eccesso di salivazione, pupille ristrette, visione offuscata e difficoltà respiratorie" sottolineando che "MSF non può né confermare scientificamente la causa di questi sintomi, né stabilire chi è responsabile per l'attacco". Ben diverso dalla conferma dell'uso di gas sarin da parte di Assad, come vorrebbero farci credere. Secondo Jean Pascal Zanders, esperto in armi chimiche e biologiche per l'istituto dell'Unione europea per la sicurezza, i soccorritori sarebbero dovuti morire all'istante a loro volta. SyriaTruth (un sito di oppositori ad Assad non armati, coordinato da un esule) riferisce di progetti organizzati dalle "brigate turkmene" di Latakia e Damasco, in particolare "la bandiera dell'Islam" e "le brigate dei discendenti del Profeta", e che i villaggi di Zamalka e Ein Tarma (dove si sarebbe verificata la strage) sono poco distanti dalle zone residenziali principali della capitale, abitate per lo più da siriani filogovernativi, e dall'aeroporto militare di Mezzeh. Su youtube si trova anche questo video http://www.youtube.com/watch?v=XPXwGKDrMQw&feature=share , nella cui didascalia leggiamo "Da una conversazione tra dirigenti della società di mercenari britannica "Britam Defence", pubblicata dal Daily Mail di Londra, viene la prova che gli Usa hanno sollecitato il Qatar a fornire armi chimiche ai "ribelli", in modo che gli Usa possano accusare il governo di Assad di ricorrere a tali armi, La fonte sono messaggi email tra i dirigenti di cui sopra scoperti da un hacker malesiano." Il  rappresentante ufficiale del Ministero degli Affari Esteri della Russia presso l'ONU ha fornito foto scattate da satelliti russi che documentano che è stato lanciato un razzo che conteneva sostanze chimiche tossiche sulle zone orientali nei pressi di Damasco dalle aree occupate dai ribelli. Carla Del Ponte (ex procuratore capo del Tribunale penale internazionale) già nel maggio scorso dichiarava in un'intervista alla Radio Svizzera Italiana "Abbiamo potuto raccogliere alcune testimonianze sull'utilizzo di armi chimiche, e in particolare di gas nervino, ma non da parte delle autorità governative, bensì da parte degli oppositori, dei resistenti". All'inizio di giugno in Turchia sono stati arrestati alcuni guerriglieri appartenenti al Fronte al-Nusra (la principale formazione jihadista attiva in Siria) nelle cui abitazioni sono state rinvenute sostanze chimiche come il sarin.


IL MUOS E IL RISCHIO CHE LA SICILIA DIVENTI UNA BASE USA

L'ultima manipolazione da parte del Governo Italiano (il Ministro Bonino sono giorni che ripete "senza l'ONU l'Italia non partecipa") e dei media main stream è sulla partecipazione italiana. Tutti "dimenticano" che in Italia sono presenti diverse basi USA (che quindi rispondono al governo statunitense e non al Parlamento italiano). E ovviamente (dopo aver trasformato la straordinaria manifestazione del 9 Agosto scorso in una giornata di scontri violenti) senza minimamente citare il MUOS, la cui costruzione ha subito una fortissima accelerazione nei giorni scorsi ( http://www.nomuos.info/ricominciano-lavori-teniamo-alto-la-guardia/ ), dopo il precedente violento sgombero del presidio No Muos (https://www.youtube.com/watch?v=1iwa1Smd7MM&feature=youtube_gdata_player). L'accellerazione nella costruzione nel MUOS, la presenza di basi militari USA (attrezzate anche per i droni, gli aerei senza pilota) fanno temere che la Sicilia non sarà assolutamente estranea alla mobilitazione militare.E, anzi, così come avvenuto con la guerra in Libia (quando dall'isola partirono quasi tutte le operazioni) potrebbe essere una delle basi più importanti della "nuova" guerra USA.  Si considerano i baluardi della civiltà e della democrazia nel mondo, proclamano altissima la bandiera della libertà, dei diritti umani e della libertà. La Sicilia mostra la realtà: violentano l'ambiente, mettono a rischio la salute, s'impongono manu militari sulle popolazioni. Rullano i tamburi di guerra e le infowar dominano il mondo dell'informazione...


Alessio Di Florio
Associazione Antimafie Rita Atria
Associazione Culturale Peppino Impastato
PeaceLink - Telematica per la Pace


abruzzo@...
http://www.ritaatria.it
http://www.peacelink.it/abruzzo
http://www.peppinoimpastato.com 



=== 5 ===

NOTIZIE:

http://www.rtv.gov.sy : il sito è censurato dalle democrazie occidentali

Amnesty International, War Propaganda, and Human Rights Terrorism
by Gearóid Ó Colmáin / August 8th, 2013 
Amnesty International, propaganda di guerra e terrorismo dei diritti umani
Gearóid Ó Colmáin, Dissident Voice 8 agosto 2013

La CNN fabbrica le notizie sulla Siria
Anderson Cooper della CNN è stato scoperto fabbricare false notizie sulla Siria per giustificare l’intervento militare
JG Vibes, Intellihub, 30 agosto 2013

In the Bush tradition, Obama lies to push war on Syria
By WW Editor on August 31, 2013

Obama ha esitato perché i russi hanno abbattuto un F-22 e 4 Tomahawk
di A. Iervolino - 4 settembre 2013

L’Italia “pacifista” va alla guerra e manda le navi
5 Settembre 2013 - Luca Fiore

Aggressione alla Siria: l'Insidiosa ambiguità dell’Italia
6 Settembre 2013 - Redazione Contropiano


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en francais: “Napalm en Syrie”. Compliments, BBC.
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2 settembre 2013

Aguzzate la vista! (come consiglia anche la cara Settimana Enigmistica) E guardatevi il video della BBC. Potete anche saltare i primi 34 secondi (anche se il tono politically correct della giornalista che introduce è la cosa più oscena del video) l’importate è osservare con attenzione.  Pronti? Via.
OK. E ora l’articolo.
Solo commiserazione per i  tanti disperati della guerra che – con familiari, parenti e, spesso, con un cellulare – improvvisano falsi video “shock” da vendere. Tutt’altro giudizio per gli strapagati “corrispondenti di guerra” che questi video comprano per imbottire i loro, altrimenti indigeribili, reportage e per quei network che, forti di un pubblico ormai completamente assuefatto, questi video diffondono con il “prestigio della loro “autorevolezza”. È il caso dell’ormai arcinoto video del “Bombardamento con il napalm  su una scuola nel nord della Siria”,  lanciato dalla BBC  - e subito ripreso, in Italia, da ANSA, RAInews,  La Stampa,Corriere della Sera, il Fatto quotidiano… – che riferisce di almeno 10 bambini uccisi e molti altri feriti (“molti lamentano ustioni su oltre il 50% del corpo, il che rende incerta la prognosi dei medici”) per “una bomba al napalm, lanciata da un caccia dell’aviazione di Assad, su una scuola” (…) “come riferiscono numerosi testimoni”.
Ma prima, due parole sul napalm una sostanza gelatinosa che sviluppa un calore altissimo (fino a 1.200 gradi) e che si appiccica alla cute bruciando (anche irrorandola con acqua) per 10-15 minuti. Non a caso, tranne qualche rarissima eccezione, non sono mai state trovate vive persone colpite direttamente da napalm (che tra l’altro, determina bruciature assolutamente caratteristiche) ma solo quelle colpite da fogliame e altri oggetti arsi da questa sostanza. Fogliame, appunto. In quanto il napalm (tra l’altro, oggi in disuso, anche nella sua variante Napalm-B) è un’arma fatta per colpire terreni sommersi da vegetazione (come i boschi dell’Appennino nel 1944 o le campagne vietnamite); non certo aree urbane (dove il suo effetto sarebbe minimo) e dove oggi si preferisce usare (Falluja,Gaza)  fosforo bianco: formalmente, un dispositivo illuminante, sì incendiario, ma prevalentemente tossico e che lascia sul terreno evidentissime tracce.
Inverosimile, quindi, che l’aviazione di Assad abbia impiegato una bomba al napalm per colpire una scuola. Ma poi, perchè uccidere degli inermi scolaretti? Per ingraziarsi l’Occidente? Ma, poi, siamo sicuri che fosse una scuola? È la prima domanda che ci si pone vedendo nel video la piscina

(Message over 64 KB, truncated)

(english / francais)


SocDem Head Says Slovenian Right Switching towards Pro-Fascism

POLITICS, 24 Aug 2013 / By STA, T. M.



Commenting on the attendance of opposition leader Janez Janša at the upcoming celebration of the 70th anniversary of the pro-Nazi Domobranci movement in Slovenia, SocDem president Igor Lukšič told the press on Friday that the Slovenian right has made a transition from anti-communism to pro-fascism.

Lukšič responded to Janša's announced attendance at Sunday's ceremony in the village of Rovte as he spoke to the press to mark the Europe-wide Day of Remembrance for the Victims of Totalitarian Regimes on 23 August.
The head of the coalition Social Democrats (SD) summarised Slovenia's experience with such regimes, saying that Slovenia is a country which always knew how to deal with totalitarianisms.
The SD has a problem however with the abuse of various remembrance days for political purposes, Lukšič said, noting that the National Assembly was acquainted in 2009 with the European Parliament's resolution on European conscience and totalitarianism.
The Janez Janša government adopted a decision in 2012 at a correspondence session that 23 August be marked as a day of remembrance for the victims of totalitarian regimes, added Lukšič.
According to him, this day is now used in Slovenia as some sort of a right wing holiday, when the values of anti-communism are not the only thing that is celebrated. "The problem with the Slovenian right is that it went over the edge of anti-communism to pro-fascism," Lukšič said.
He added that celebrating the controversial Slovenian anti-communist and pro-Nazi Domobranci (Home Guard) movement is a "step over the line and should draw protest from the entire democratic public in Slovenia as well as Europe".
Lukšič noted that it was the first time that a strong parliamentary party is participating in a remembrance ceremony for the Domobranci movement.
The SDS said in a response on Twitter that it is not reviving the memory of Domobranci, adding that it is "remembering the victims which fell also because of the collaboration between the red star and swastika."
The party moreover tweeted that the left parties also celebrate totalitarian regimes, posting among others a photo of Lukšič at a concert of the Pinko Tomažič Partisan Choir in Ljubljana' Stožice Arena with a Partisan flag in the background.
According to Lukšič, this is not about a classical ideological fight, but about "supporting a part of the Nazi Army for taking the side of the occupiers and collaborators, the side of betrayal of the Slovenian people".
Lukšič called on those who opted in 1941 to fight against the [Partisans-led] National Liberation Movement "not to repeat the same mistakes in 2013", urging Janša's Democrats (SDS) not to "intensify the conflict".
According to Lukšič, whose SD developed from the former Communist Party of Slovenia, Janša's SDS is radicalising its positions and views because the right wing is losing its power in Europe.
A strong response to the exchange came from opposition People's Party (SLS) president Franc Bogovič, who said that idealogical rhetoric provocations that are polarising Slovenia need to be taken off the agenda, as they are but a clog in the country's development.
Bogovič was critical of what he sees as empty and contradictory talk by Lukšič and of Lukšič failing to distinguish between the right political pole in Slovenia and one single party.
Slovenia does not need politicking, whose aim is to abuse "conflicts that are more than 60 years old - neither on the left nor on the right where the SDS likes to play rhetorical ideological ping-pong with the SD".
The opposition New Slovenia (NSi) meanwhile said on the occasion of the Day of Remembrance for the Victims of Totalitarian Regimes that Slovenia should condemn the crimes committed by all three totalitarian regimes.
"This is the only way to make a step forward in the understanding of history and national reconciliation," the party said in a press release, calling the authorities to secure proper grave sites for all victims of totalitarian systems.

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The Slovenia Times, 24 août 2013

Mémoire de la Seconde Guerre mondiale en Slovénie : la droite flirte avec les extrêmes

Traduit par Jacqueline Dérens


Scandale en Slovénie : le chef de l’opposition, l’ancien Premier ministre a participé le 23 août dernier aux commémorations du mouvement de collaboration nazi des Domobranci. Alors que le gouvernement de centre-gauche vient de réhabiliter les symboles titistes, la société slovène reste profondément divisée, et la droite n’hésite pas à courtiser les extrêmes...

Igor Lukšič, le président du parti social-démocrate (SD), a vertement critiqué la présence de Janez Janša, l’ancien Premier ministre devenu chef de l’opposition, à la commémoration du 70ème anniversaire du mouvement pro-nazi des Domobranci. Igor Lukšič a déclaré que la droite slovène avait franchi la ligne rouge, qu’elle était passée de l’anti-communisme au fascisme.

Le 23 août a été choisi à l’échelle européenne pour devenir la journée en souvenir des victimes des régimes totalitaires. En 2012, le gouvernement de Janez Janša avait célébré cette date. Mais pour Igor Lukšič, cette journée est devenue un anniversaire pour la droite slovène, qui ne se contente plus de dénoncer le communisme. « Le problème de la droite slovène, c’est qu’elle est devenue fasciste. Rendre hommage aux Domobranci, c’est aller trop loin. Cet acte doit être dénoncé par les démocrates de Slovénie et de l’Union européenne ». Selon Igor Lukšič, c’est la première fois qu’un parti parlementaire célèbre la mémoire des Domobranci.

Le SDS de Janez Janša a répondu sur Twitter qu’il ne célébrait pas la mémoire des Domobranci mais de ceux « qui sont tombés sous les coups de l’Étoile rouge et de la Svastika ». Le SDS a également rappelé que les partis de gauche rendaient hommage aux régimes totalitaires, en montrant une photo d’Igor Lukšič à un concert du Pinko Tomažič Partisan Choir - un orchestre créé en Italie, près de Trieste, par d’anciens partisans yougoslaves - dans la Stožice Arena de Ljubljana, avec en toile de fond le drapeau des Partisans.

« Cette question n’est pas une simple bataille idéologique », poursuit Igor Lukšič, « les formations de droite soutiennent une partie de l’armée qui a collaboré avec l’occupant nazi et trahi le peuple slovène », avant d’appeler le SDS de Janez Janša à ne pas répéter en 2013 les erreurs de 1941. Pour Igor Lukšič, dont le parti est issu de l’ancienne Ligue des communistes, le SDS de Janša se radicalise car la droite perd du pouvoir en Europe.

Pour les autres partis, cette polémique est vaine et sans intérêt. Franc Bogovič, le président du Parti populaire (SLS) n’y voit qu’une partie de ping-pong idéologique entre le SD et le SDS. Le parti d’opposition Nouvelle Slovénie (NSi) a déclaré que le 23 août devrait être un jour pour condamner tous les crimes commis par les trois régimes totalitaires. « C’est la seule façon d’avancer vers la compréhension de notre histoire et la réconciliation nationale », soutient le NSi, qui demande aux autorités d’assurer de vraies sépultures aux victimes de tous les totalitarismes.