Jugoinfo

Data: 20/03/2001 19:22
Da: Massimo Zucchetti
A: Lista "Scienzaepace" <scienzaepace@...>

LA SEZIONE ITALIANA DEL TRIBUNALE CLARK ha indetto per domani
Mercoledi' 21 ore 12.00 a piazza SS. Apostoli 49, scala C, int.5
presso LIDU - Lega Internazionale per i Diritti dell'Uomo (tel.
06/6780504) una conferenza stampa
per presentare un primo rapporto redatto dalla commissione degli
scienziati che lavora con il Coordinamento per l'Abolizione delle
Armi all'Uranio e con il Tribunale Clark e per una prima risposta alle
sentenze assolutorie dell'uranio presentate lunedi' 19 dal prof.
Mandelli.

1) Segnalo articolo dell'Unione Sarda di domenica
http://www.unionesarda.it/news.asp?IDNews739&IDCategoria2

2) Intervista abortita del vostro affezionato al Tg5 di stasera alle
20:00.
E' stata cancellata quando gia' la troupe era in viaggio per registrare
il
mio minuto.
Potenza delle veline governative. Il giornalista che mi aveva
contattato
umiliato come pochi, pora stella.

3) Fra gli articoli di oggi, decente quello su Liberazione, un po'
cosi'
quello sul Manifesto, penosi gli altri.

(...)

Torino 20.3.2001

Con riferimento ai lavori della Commissione scientifica sull�uranio
impoverito nominata dal Ministro della Difesa, presieduta dal prof.
Mandelli (�Commissione�), il sottoscritto ha esaminato la Relazione
Preliminare emessa dalla Commissione in data 19.3.2001.

1) Nell�esprimere apprezzamento per il lavoro effettuato dai membri
della Commissione e per i dati messi a disposizione, si esprime stupore
tuttavia sul fatto che i risultati di questo lavoro siano stati intesi
come �Assoluzione dell�Uranio impoverito�, facendo ampio torto al reale
contenuto del rapporto stesso e alle dichiarazioni dello stesso
prof.Mandelli.
2) Inoltre, sullo specifico del metodo utilizzato nel rapporto e sui
suoi risultati preliminari, verrano espresse alcune osservazioni
critiche, atte pi� che altro, se prese in considerazione, a migliorarne
i contenuti.

1) La relazione preliminare NON � (e non poteva essere) una assoluzione
dell�uranio impoverito.
Il sottoscritto in particolare, a questo riguardo, concorda pienamente
con il prof. Mandelli ed i membri della Commissione sui seguenti punti:
- Si tratta di una relazione preliminare su un aspetto specifico
dell�intera questione, ovvero la maggior incidenza di tumori rispetto
al normale nei militari italiani in missione nei Balcani.
- La quantit� di dati a disposizione era troppo esigua per poter
permettere sia di negare sia di affermare con certezza il legame fra
uranio impoverito e certe neoplasie.
- Sar� necessario un accurato monitoraggio nel tempo, sia per quanto
riguarda l�acquisizione di eventuali nuovi casi, sia per controlli da
effettuare su altre popolazioni a rischio, sia per seguire nel tempo la
coorte dei soggetti militari esposti. E� necessario in particolare
aggiornare il numero di casi di neoplasie mediante l�acquisizione della
documentazione necessaria alla conferma diagnostica delle segnalazioni
che arriveranno alla Commissione nei prossimi mesi.
- Il ruolo di altre cause oltre all�uranio impoverito non ha potuto
essere preso in considerazione.
- Le considerazioni effettuate sul ruolo dell�uranio impoverito sono
preliminari e derivano dalla letteratura e dalle campagne recenti
dell�Unep.
- L�incidenza di alcune forme tumorali (linfoma di Hodgkin, ma anche
altre) � superiore all�atteso, anche se, viste le precedenti premesse,
erano di statistica dubbia e l�attribuzione all�uranio impoverito non �
stata possibile. Vi sono tuttavia lavori in letteratura che indicano
una possibile correlazione fra linfoma di Hodgkin e esposizione interna
da Uranio impoverito.
Se questa � una sentenza assolutoria, allora il sottoscritto qui, alla
pari dei membri della Commissione nel Rapporto, si � probabilmente
espresso in una lingua diversa dall�italiano corrente!

2) Sui seguenti punti della relazione si esprimono invece alcune
perplessit� e osservazioni. In particolare:
A) La statistica sulla normalit� o meno rispetto all�atteso del numero
di casi di malattia riscontrati dipende ovviamente da due parametri,
cio�:
a) Il numero di casi di tumore preso in considerazione.
b) La popolazione globale presa come campione statistico. Se infatti 10
casi di tumore, ad esempio, sono �sotto il normale� su una popolazione
di 1 milione di persone, sono �sopra il normale� su una popolazione di
1000 persone.
Sulla determinazione di queste grandezze il rapporto solleva dei dubbi.
Infatti:
a) L�esame dei casi di malattie e morti attribuibili all�uranio
impoverito deve prendere in esame, vista l�esiguit� del fenomeno, la
maggior base possibile di casi significativi, per migliorare la
affidabilit� dell�indagine. Allora, i molti ulteriori casi segnalati
dalle associazioni di militari colpiti (quali la AnaVafaf e altre) non
possono non essere presi in considerazione, e probabilmente, visti i
piccoli numeri, potrebbero modificare alcune delle conclusioni ora
tratte nel Rapporto.

b) La popolazione considerata �esposta� ai fini della statistica sulla
normalit� dell�insorgenza dei tumori � di ben 57164 soggetti,
includendo fra i potenzialmente esposti anche soggetti che sono stati
nei Balcani per una sola volta e per tempi brevissimi (anche fino ad un
sol giorno, in teoria!), oppure in date talmente posteriori ai
bombardamenti e/o in luoghi cos� lontani da esso da poterne escludere
con ogni probabilit� l�esposizione da uranio. La statistica stessa sui
colpiti da linfoma di Hodgkin, ad esempio, indica in 173 giorni la
durata media della permanenza, con un minimo di 64 giorni per un solo
caso.
In sostanza, se si includono nella statistica persone che all�uranio
non sono state esposte mai, da un lato, e si escludono invece casi di
patologie che potrebbero aumentare la statistica, dall�altro, risulta
ovvio come si possa giungere alle conclusioni sulla �normalit� rispetto
alle attese� dell�incidenza di tumori.

B) Per quanto riguarda lo screening dei militari esposti per accertare
l�esposizione ad uranio impoverito (ovvero gli esami da effettuare su
potenziali contaminati, ma senza patologie) � ben noto [si veda come
solo esempio la ref. 1] che esami ematologici e delle urine �standard�
non possono, a distanza di qualche anno, rilevare alcunch�, tranne il
caso di militari con proiettili ritenuti, che non si applica qui. La
tipologia di esami da effettuare risulta pi� complessa in questo caso.
E� anche improbabile, che, a distanza di anni, il meccanismo di
esposizione alla risospensione di polveri da parte di militari �alla
prima esperienza� sia in grado, a distanza di anni dai bombardamenti,
di provocare in costoro una esposizione significativamente rilevabile.
Si fa notare in ultimo che l�analisi �Whole Body Counter� � poi
inefficace alla rilevazione di contaminazioni da alfa emettitori quali
l�uranio.

C) Si concorda con la Commissione che la via di esposizione pi�
rilevante per l�uranio impoverito � l�inalazione e che, dai polmoni,
una frazione non trascurabile dell�attivit� in questi depositata si
concentri nei linfonodi del mediastino. Questo tuttavia, al di l� delle
comprensibili cautele e premesse della Commissione gi� esaminate,
appare un segnale significativo di correlazione fra l�eccesso di casi
di linfomi di Hodgkin e l�esposizione a uranio impoverito. Si concorda
per� su come occorra meglio chiarire il ruolo della contaminazione
interna da uranio nella eziologia dei linfomi, campo di ricerca sul
quale non vi sono sufficienti dati.

D) Fra le statistiche del UNSCEAR citate nel Rapporto riguardo il
linfoma di Hodgkin, risultano purtroppo di scarsa utlit� quelle legate
a esposizione a Iodio-131 e al gas Radon, mentre � interessante la
statistica del 1994 che riporta, fra i lavoratori addetti alla
lavorazione del minerale uranifero (quindi professionalmente esposti a
inalazione di polveri di uranio) casi in eccesso di linfoma di Hodgkin,
pur in presenza di normale incidenza di tumori a polmoni e ossa.

E) La citazione dei rassicuranti risultati del rapporto UNEP [2]: �non
� stata registrata una contaminazione significativa delle aree
sottoposte a mitragliamento con dardi all�uranio impoverito� non
rassicura affatto, purtroppo, a causa di forti dubbi riguardo la
liceit� di tali conclusioni. Infatti:
- Le misurazioni sono state fatte a distanza di anni dai bombardamenti.
Il sottoscritto ha gi� ampiamente spiegato in altre sedi [3] come sia
improbabile, a distanza di anni, rilevare l�inquinamento da DU con le
usuali misure di contaminazione ambientale. Occorre ricorrere a
bioindicatori/bioaccumulatori, nei quali si pu� ancora rilevare il DU
anche dopo parecchio tempo dai bombardamenti.
- Il rapporto afferma infatti di non aver trovato concentrazioni
ambientali rilevanti di DU e questo appunto non stupisce. Tuttavia,
contraddice le sue stesse conclusioni (il DU in seguito ad un
bombardamento non si sparge nell�atmosfera se non entro un piccolo
raggio dall�esplosione, ergo l�esposizione della popolazione nel suo
insieme risulta trascurabile), leggendo quanto scritto nell�Appendice
VI del Rapporto stesso.
- In essa vengono riportati i dati sui rilevamenti di DU in certi
bioindicatori (licheni e muschi). Si legge che in tutti i casi in cui
si � ricorso a questa misura si � trovato rilevante traccia di DU,
segno che esso si era polverizzato e sparso nell�atmosfera. Questo,
anche in concomitanza con rilevazioni nulle di contaminazione del
suolo. Si raccomanda nel Rapporto l�uso di questi bioindicatori in
future rilevazioni.
- Questa appare perci� una implicita affermazione di non aver
utilizzato le tecniche pi� adeguate per la rilevazione del DU.
Risultano perci� opinabili ed inficiate tutte le affermazioni del
rapporto Unep sulla pericolosit� del DU.
- Inoltre, solo in 11 siti sugli oltre 100 indicati sono state
effettuate misurazioni. Date le caratteristiche �a spot�
dell�inquinamento da DU, questo compromette la completezza ed
esaustivit� dell�indagine.

F) Si concorda con la Commissione che i coefficienti di rischio
attualmente raccomandati dall�ICRP (derivati da alte esposizioni
croniche esterne principalmente a nuclidi beta e gamma emettitori
statistiche su Hiroshima, Nagasaki e pazienti alto-irraggiati per
errate cure con raggi X negli anni quaranta) siano di difficile
applicazione al caso in esame (esposizioni interne croniche ad alfa
emettitori). Questo, tra l�altro, costituisce un ulteriore elemento di
critica a molte delle rassicuranti stime recentemente pubblicate [4].

In conclusione, il sottoscritto, al contrario di considerarlo una
sentenza assolutoria, considera il Rapporto della Commissione come un
pregevole primo risultato di una analisi che andr� ovviamente
completata. Segnala in particolare la necessit� di migliorare e
rivedere la statistica (come riportato nel punto A di questo Documento)
e di proseguire nell�interessante analisi della correlazione fra alcune
forme tumorali (linfoma di Hodgkin) e l�esposizione interna da Uranio
(punti C e D di questo Documento).

Rimanendo a disposizione per ogni eventuale chiarimento, porgo distinti
saluti,


(Prof.Ing. Massimo Zucchetti)
Professore di Ruolo di Impianti Nucleari
DENER - Politecnico di Torino
Corso Duca degli Abruzzi 24, 10129 Torino (Italy)

Tel./Fax +39.011.564.4464/4499. Email: zucchetti@...


[1] F.J.Hooper et al. "Elevated urine uranium excretion by soldiers
with retained uranium shrapnel", Health Phys. 77(5) (1999) 512-519.
[2] Unep, Depleted Uranium in Kosovo - Post-Conflict Environmental
Assessment, marzo 2001, reperibile al sito:
http://balkans.unep.ch/du/reports/report.html.
[3] M.Cristaldi, A.Di Fazio, C.Pona, A.Tarozzi, M.Zucchetti �Uranio
impoverito (DU). Il suo uso nei Balcani, le sue conseguenze sul
territorio e la popolazione�, Giano, n.36 (sett-dic. 2000), pp. 11-31.
[4] Unione Europea, Opinion of the group of experts established
according to Article 31 of the EURATOM Treaty - Depleted Uranium,
reperibile al sito:
http://europa.eu.int/comm/environment/radprot/opinion.pdf.

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http://emperors-clothes.com/articles/jared/gentle.htm
Emperor's New Clothes
March 17, 2001

Gentle Reign: Washington Makes It Perfectly
Clear in Kosovo
by Jared Israel

Gentleness is a virtue, my friends.
With this in mind, note how the U.S. military dealt
recently with some terrorists, or as the media calls
them, 'ethnic Albanian rebels', or 'guerillas'.
The terrorists were returning to Kosovo after being
rudely received by security forces in the country
called Former Macedonia. They were in a hurry to get
home.
"Jim Marshal, spokesman for the U.S.-led contingent of
the KFOR [i.e., NATO] multinational peacekeeping
force, said the men appeared to be dumping their
uniforms and weapons before heading towards Kosovo. 
'"We saw a lot of men in black uniforms crossing into
Kosovo, entering buildings, changing out of their
uniforms, leaving their weapons and coming here...in
civilian clothes,' Marshal told reporters in the
Kosovo village of Debelde, where U.S. troops are
monitoring the trouble. 
'''We have seen machine guns and some RPGs
(rocket-propelled grenades) and light weapons,' he
said. 
'Anyone who crossed into Kosovo would be detained and
searched, he said. 'We will disarm them and detain
them and investigate each case individually. It is up
to KFOR to decide about further investigations,'
Marshal said. 
"'We are talking with the civilians here in Debelde to
convince the armed men to hand over their weapons and
finish this thing."'  (My emphasis, 'Reuters',
3-4-2001)
U.S. forces were following the terrorists closely
enough to watch as they shed their clothing and
entered a town which U.S. military spokesman Marshall
calls 'here'. That town was Debelde, coincidentally
the place where U.S. forces (including, apparently,
Mr. Marshall) were stationed.
"We saw [the terrorists] entering buildings, changing
out of their uniforms," said Mr. Marshall.
Isn't this remarkable? The U.S. military and the
terrorists shared the same home base; the U.S.
military knew exactly where the terrorists were at all
times; but the U.S. military did not prevent the
terrorists from attacking Macedonia. Nor did it swoop
down and arrest the terrorists as they were "dumping
their uniforms and weapons", did not stop them from
illegally entering Kosovo and did not immediately turn
them over to Macedonians security forces whom they had
attacked with rocket-propelled grenades, etc.
As you may recall, the BBC has reported:
"Western special forces were still training the
guerrillas [i.e., the terrorists attacking Serbia and
Former Macedonia] as a result of decisions taken
before the change of government in Yugoslavia "
('BBC', Monday, 29 January, 2001)
Could Mr. Marshall have been engaging in double talk?
Could this be a case of Washington simultaneously
sponsoring and lamenting 'Greater Albanian' terrorism?

Why did the terrorists return 'here', that is, to U.S.
headquarters?
Keep in mind that these so-called 'rebels' are none
other than the Kosovo Liberation Army, recycled. Ever
since the KLA was glued together by German and US
'intelligence' from a mishmash of drug traffickers,
children of World War II Nazis and diehard supporters
of the late Albanian leader, Enver Hoxha, said KLA has
never won a battle against people with actual guns,
e.g., the Yugoslav Army. The KLA's specialty is
drive-by shootings and cutting the throats of
civilians, preferably old people and children.
Now a group of KLA'ers had invaded Macedonia and
received an unexpectedly harsh reception; that is, the
local security forces shot back. So they turned tail
and fled to the U.S. base in Debelde to complain,
shedding weapons and clothing as they went.
Why to Debelde? Doesn't it make sense that Debelde was
a base for those "Western special forces [who] were
still training the guerrillas"?
But just as the U.S. military was able to observe the
terrorists' shedding their clothing as they raced back
from Former Macedonia, so could the Former Macedonian
security forces who had routed the terrorists.
Everyone concerned was aware: the terrorists were
fleeing to a U.S. base.
This must have been embarrassing for the U.S. military
command. In an effort to spin gold from misfortune,
military spokesman Marshall called a press conference.
The U.S. military would take action, he declared.
"Everyone who crossed into Macedonia would be detained
and searched."
At first this sounds good, but on reflection it is not
clear what Mr. Marshall's men could hope to find
since, according to him, the terrorists had thrown
away clothing and weapons as they rushed back to
Debelde. Were they going to search for tattoos? In a
flash of perhaps unintended humor, Mr. Marshall added
that:
"We will... investigate each case individually..."
'Individually' has a nicely American ring, but again,
what did Mr. Marshall expect to discover? That some of
the terrorists had perfectly good reasons for
attacking Macedonia with "machine guns and some RPGs
(rocket-propelled grenades) and light weapons" whereas
others were being quite naughty?
And what would the U.S. military do after it was done
searching and individually investigating? Mr. Marshall
left that question open. "It will be up to KFOR to
decide about further investigations,'' he said.
The U.S. military was not going to move hastily in
ambiguous matters of law.
Back in the Real World
There is nothing ambiguous about the law concerning
these terrorists. Even UN resolution 1244, which is
NATO's justification for being in Kosovo, affirms:
"...the commitment of all Member States to the
sovereignty and territorial integrity of the Federal
Republic of Yugoslavia and the other States of the
region, as set out in the Helsinki Final Act and annex
2..."
The terrorists are attacking Yugoslavia and Former
Macedonia, i.e., "the States of the region." The U.S.
military is required to seize them and turn them over
to the legal authorities in those countries. Period.
In a dispatch that almost surely referred to the
United States and Britain, the 'BBC' reported that :
"...certain Nato-led K-For forces were not preventing
the guerrillas taking mortars and other weapons into
the exclusion zone
"The guerrilla units had been able to hold exercises
there, including live-firing of weapons, despite the
fact that K-For patrols the zone." ('BBC', Jan 29,
2001)
UN Resolution 1244 has many faults. One fault is that
it was forced on Yugoslavia through the worst possible
violation of international law - the 78 day bombing of
Yugoslavia. Moreover, Resolution 1244 states that the
Yugoslav government has suppressed the rights of
ethnic Albanians, which is simply a lie invented to
justify NATO's crimes including sponsoring terrorism
and bombing a sovereign nation. (1)
However even Resolution 1244:
"15. Demands that the KLA and other armed Kosovo
Albanian groups end immediately all offensive actions
and comply with the requirements for demilitarization
as laid down by the head of the international security
presence in consultation with the Special
Representative of the Secretary-General;" [my
emphasis] (3)
Yet the KLA, trained by "Western special forces", has
been attacking southern Serbia for more than a year
and is now attacking Former Macedonia.
I submit that the United States and Britain are using
KLA terrorists as a wedge to help undermine the
sovereignty of Yugoslavia and Former Macedonia. This
is a direct violation of the Helsinki Final Act, a
cornerstone of international law, which commits its
signers, including the United States and Britain :
"To refrain from any use of armed forces inconsistent
with the purposes and principles of the Charter of the
United Nations and the provisions of the Declaration
on Principles Guiding Relations between Participating
States, against another participating State, in
particular from invasion of or attack on its
territory.
"To refrain from any manifestation of force for the
purpose of inducing another participating State to
renounce the full exercise of its sovereign rights."
[my emphasis] (2)
While it sponsors terrorist attacks on sovereign
nations, the United States government and its various
covert and overt conduits (of money) simultaneously
organize and fund "civil society" groups in targeted
nations around the world. The "civil society" groups
preach that targeted nations must learn to respect the
rule of law. (4)
In other words: WE can and will violate any law or
agreement any time we wish and we will accuse YOU whom
we wish to destroy of doing the violating and THAT is
the New World Order.
And that is how the game is played, my friends. People
of the world: take notice.
-- Jared Israel, 17 March 2001
Further Reading...
(1) 'Why Albanians Fled Kosovo During NATO Bombing'.
This interview presents an entirely different
explanation of why large numbers of Albanians left
Kosovo during the NATO bombing: not mainly because of
the bombing, and not because of Serb attacks.
The interview is with Mr. Chedomere Pralinchavich. He
was the chief archivist of Kosovo and leader of the
Jewish community in Prishtina until he and all other
Jews were driven from the province by the KLA, with
NATO's complicity. The interview can be read at
http://emperors-clothes.com/interviews/keys.htm
2) To read the Helsinki Final Act (the "Helsinki
Accords") please go to
http://www.hri.org/docs/Helsinki75.html
3) UN Security Council Resolution 1244 can be read at
http://www.un.org/Docs/scres/1999/99sc1244.htm
4) Concerning Washington's creation of 'civil society'
groups as weapons of policy, see "U.S. Arrogance and
Yugoslav Elections" at
http://emperors-clothes.com/engl.htm

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"Il Manifesto", 2 Marzo 2001

"I croati van da soli"
Bosnia: si rompe la Federazione musulmano-croata. Salta Dayton
GIACOMO SCOTTI

La previsione de il manifesto sulla Bosnia-Erzegovina si è avverata:
la Federazione musulmano-croata, seconda entità accanto alla
Repubblica serba, dello Stato bosniaco-erzegovese, si sta
frantumando. Il massimo esponente della comunità croata in quel
paese tormentato, Ante Jelavic, membro della presidenza tripartita
dello Stato e presidente del partito nazionalista Hdz, ha annunciato
solennemente che domani, sabato 3 marzo, il Parlamento nazionale
croato della Bosnia-Erzegovina (un organismo creato lo scorso
novembre e dichiarato illegale dalle autorità tutorie dell'Onu a
Sarajevo) si riunirà a Mostar per "emanare una storica decisione".
Lo stesso Jelavic l'ha già anticipata, preannunciando l'uscita dalla
presidenza tripartita e dichiarando che i croati bosniaco-erzegovesi
"ritengono illegale e illegittimo l'attuale governo della
Bosnia-Erzegovina" e pertanto "da oggi la Federazione
bosniaco-erzegovese è un'entità nazionale musulmana, senza i
croati". E' sottinteso: i croati formeranno una terza entità
politico-territoriale soltanto per loro. Gli accordi di Dayton, almeno
per quanto riguarda i croati, finiscono nella carta straccia.
L'annuncio è stato fatto da Ante Jelavic l'altro ieri in un comizio di
fronte a cinquemila croati bosniaci convenuti per onorare come loro
eroi i criminali di guerra Kordic e Cerkez, a Busovaca, loro città
natale (Dario Kordic è stato condannato dal tribunale dell'Aja a 25
anni di carcere, il generale Mario Cerkez a 15 anni). Busovaca giace
nella Bosnia centrale, in quella Valle del Lasva nella quale milizie
croato-bosniache dell'Hvo sterminarono centinaia di civili
musulmani, incendiandone i villaggi.
L'annunciata "decisione storica" segnerebbe dunque la separazione
dallo Stato bosniaco e dalla Federazione musulmano-croata di
Bosnia dei territori abitati in prevalenza da croati e amministrati
dall'Hdz, e quindi il ripristino di quella "Repubblica croata di
Erzeg-Bosnia" che nella guerra 1992-1995 fu la causa dei sanguinosi
scontri fra croati e musulmani inizialmente alleati contro i serbi. Per

la conservazione di quell'entità secessionista, il governo della
Croazia sotto la guida di Tudjman mandò in Bosnia una parte delle
sue truppe, compiendo in sostanza un'aggressione contro un paese
riconosciuto dall'Onu.
A Busovaca, Jelavic ha definito le condanne affibbiate dai giudici
dell'Aja a Kordic e Cerkez, e prima di loro al generale Blaskic, "un
tentativo di criminalizzare il popolo croato della Bosnia-Erzegovina",
un esempio di come agisce la comunità internazionale "a danno dei
croati, cementando in Bosnia due entità, la serba e la musulmana:
questo i croati non lo permetteranno mai". Conclude Jelavic: "per i
croati questo governo è illegale, illegittimo, e non accetteremo
nessuna delle sue decisioni", e "il Parlamento nazionale croato" (da
lui convocato in sessione a Mostar domani) "segnerà una nuova fase
della lotta per l'eguaglianza politica dei croati in
Bosnia-Erzegovina".
L'Hdz di Jelavic, si noti bene, già da quattro mesi boicotta il
parlamento centrale dello Stato bosniaco e quello della Federazione
croato-musulmana, e ha ritirato i propri rappresentanti dai due
governi dove gli unici rappresentanti dei croati sono esponenti
socialdemocratici. In altre parole, i nazionalisti croati hanno da
tempo creato le condizioni, o meglio i pretesti, per la secessione.
Chiarendo che la scissione non sarà seguita da una richiesta di
annessione del territorio secessionista alla Croazia (tanto più che il
governo democratico di Zagabria, decisamente contrario alla
creazione di un terzo staterello in Bosnia, si accinge a varare
perfino una legge che impedirà ai croati bosniaci di mandare propri
deputati nel parlamento di Zagabria), Jelavic ha detto: "La
Bosnia-Erzegovina non è in questione, ma vogliamo una
Bosnia-Erzegovina con tre entità nazionali su posizioni paritarie, e
questa sarà la nostra decisione a Mostar". Come reagirà l'Onu a
questa aggressione accadizetiana all'unità della Bosnia-Erzegovina?
Per la cronaca, al comizio di Busovaca, preannuncio di una serie di
azioni eversive e provocatorie che potrebbero portare nuovamente
sulla strada della guerra civile, almeno nel territorio della
Federazione croato-musulmana, hanno preso la parola pure il
vicepresidente dell'Hdz bosniaca Marko Topic, l'ex generale
dell'esercito croato-bosniaco (Hvo) e dell'esercito croato (Hv)
Slobodan Praljak, resosi "famoso" per aver ordinato il
cannoneggiamento e la distruzione del Ponte Vecchio di Mostar già
simbolo della convivenza plurietnica e gioiello dell'architettura, e
una decina di altri papaveri neoustascia, alcuni con il crocifisso in
mano.
Praljak ha accusato la comunità internazionale di condurre una
"politica filoserba" e i musulmani di Bosnia di non essersi battuti
contro i serbi nella scorsa guerra. Secondo lui non sarebbero stati i
croati ad aggredire i musulmani nella Bosnia centrale, ma i
musulmani ad aggredire i croati. I quali, guidati da Kordic, Cerkez e
altri "patrioti", si difesero scannando centinaia di bambini, donne e
vecchi ed altri bruciandoli nelle loro case. Perché non c'era posto per

i "diversi" in una terra "che noi croati abitiamo dal settimo secolo e
dove resteremo in eterno". Sparando a zero anche lui contro i
"nemici" dei croati in Bosnia e nel mondo, Marko Topic ha
parafrasato lo slogan urlato dai neofascisti a Spalato, Zagabria e in
altre città della Croazia da circa tre settimane a questa parte: "Noi
tutti siamo Dario Kordic". Criminali? No, "eroi, difensori della
propria
patria".
E' stato infine deciso che la data del 26 febbraio, giorno in cui
Kordic e Cerkez furono condannati dai giudici dell'Aja, sia
proclamata "Giornata dei patrioti croati della Bosnia-Erzegovina".

---

"Il Manifesto" del 4 Marzo 2001

Va in pezzi la Bosnia di Dayton
GIACOMO SCOTTI

L' aria di Mostar, resa leggera dal soffio che viene dal mare
attraverso la vallata della Neretva, ieri era politicamente pesante.
La città si presentava più che mai divisa, non dal fiume ma da un
invisibile quanto solido muro fra croati e musulmani. Case ed alberi
nel settore croato (ormai "ripulito" da serbi e musulmani) erano
tappezzati da manifesti che invitavano "tutti i croati della
Bosnia-Erzegovina" a raggiungere Mostar per "essere testimoni di
storici eventi". Un invito che ha fatto affluire in città decine di
migliaia di persone con cartelli e bandiere, molte nere, in una
scenografia ben nota: quella delle adunate neoustascia. Gli urli, gli
slogan e le canzoni erano di guerra, di odio. Faceva paura stare lì in
mezzo.
Ma quali sono state le "storiche decisioni"? Ecco: la cosiddetta
"Assemblea nazionale croata", costituitasi in novembre per volere
del partito Hdz, si è riunita a Mostar, già capitale della "Repubblica
croata di Erzeg-Bosnia" di triste memoria, per decretare la
resurrezione di quell'entità sotto il nome di "Autorità autonoma dei
territori croati", separata dalla Federazione musulmano-croata che
accanto alla Respublika srpska formava il secondo corno dello stato
unitario di Bosnia-Erzegovina.
La (ri)nascita della terza entità statale croata non è affermata a
chiare lettere nei documenti approvati dai secessionisti, ma la
sostanza non cambia, come è facile capire dalle decisioni prese:
dalla creazione di istituzioni parallele croate in Bosnia al ritiro dei

croati, a cominciare dai ministri, "da ogni carica ricoperta nelle
istituzioni della Federazione e dello stato bosniaco".
Sull'intero territorio a maggioranza etnica croata sarà riconosciuto
un solo partito, l'Hdz; saranno considerate illegittime le
amministrazioni a guida socialdemocratica nei comuni conquistati
dai non nazionalisti nelle elezioni di novembre. Sul medesimo
territorio non saranno valide leggi e direttive emanate dall'Alto
rappresentante dell'Onu e dell'Osce, né quelle del governo della
Federazione croato-musulmana. Il massimo organismo dell'Autorità
autonoma croata sarà il suo presidente e costui - un "duce",
considerati i poteri assoluti che gli vengono concessi - sarà Ante
Jelavic, leader massimo dell'Hdz bosniaco-erzegovese. Questi,
avendo calpestato la costituzione della Bosnia-Erzegovina di cui è
co-presidente assieme ai rappresentanti eletti dai serbi e dai
musulmani, rischia ora di essere dichiarato decaduto dalla carica e
cacciato dalla presidenza tripartita.
A dar forma e risalto alla scissione sono pure le decisioni prese dal
"parlamento" dei croati sulla struttura del governo dell'Autorità
autonoma: è prevista la creazione di un Consiglio esecutivo
provvisorio con una dozzina di ministeri, di un organo legislativo
pure provvisorio (l'attuale Assemblea nazionale croata dell'Hdz) e di
un Consiglio della magistratura. Imposte, tasse, dazi e dogane
saranno riscossi dall'Autorità autonoma per finanziare lo staterello
croato; il cui governo porrà sotto il proprio controllo, recitano le
decisioni, anche corpi di polizia e forze armate. Qualora le truppe
internazionali (Sfor) dovessero bloccare le caserme dell'esercito
bosniaco-croato (Hvo, attualmente parte integrante delle forze
armate della Federazione bosniaco-erzegovese) quell'esercito sarà
sciolto. Chi controllerà i confini? Questo ed altri problemi restano
aperti.
Per dare una cornice legalitaria al colpo di mano che definiscono
"storico evento", gli organizzatori hanno invitato esponenti di tutti i

paesi firmatari degli accordi di Dayton. Ma l'unico paese ad aderire è
stato la Croazia. I capi dell'Hdz bosniaco-erzegovese hanno
giustificato questa nuova scissione con la "volontà di contribuire
alla ristrutturazione interna della Bosnia-Erzegovina".
La reazione dell'autorità tutoria internazionale in Bosnia-Erzegovina
è stata rapida e tuttavia moderata - almeno per il momento. L'Alto
rappresentante dell'Onu e dell'Osce a Sarajevo non esclude la
possibilità di espellere Jelavic dalla presidenza dello stato bosniaco,

come ha dichiarato il suo portavoce Oleg Milisich, aggiungendo la
minaccia della messa fuori legge della stessa Hdz. Secondo l'Alto
rappresentante, "Jelavic mette in pericolo la pace in Bosnia".
Non meno severo si è dimostrato il portavoce dell'Osce, Luka
Zahner. Ricordando che qualche anno addietro l'autorità
internazionale cacciò dalla presidenza dello stato centrale bosniaco
il rappresentante serbo Nikola Poplasen, radicale, per aver violato
gli accordi di Dayton, Zahner ha detto che "il tentativo dell'Hdz di
creare uno staterello croato in Bosnia non è dettato dalla
preoccupazione per la posizione nazionale e culturale dei croati in
questo paese ma nasconde il disegno dei capi di instaurare il
proprio controllo sulle risorse finanziarie del territorio. Spero che
la
gente si renderà conto dell'insostenibile situazione economica in cui
Jelavic e l'Hdz possono trascinare il paese". Alla domanda, però, se
l'Alta autorità internazionale ricorrerà a sanzioni contro Jelavic e il

suo partito, Zahner ha risposto: "Non intendiamo trasformare in
martiri dei violatori della costituzione".

---

"Il Manifesto" del 9 Marzo 2001

Chiusi in un ghetto i secessionisti croati in
Bosnia
Durissime sanzioni dell'amministrazione internazionale, a Zagabria
chiesto un
ruolo attivo per isolare Jelavic e l'Hdz
GIACOMO SCOTTI

Ante Jelavic, massimo leader della filiale bosniaca dell' Hdz, il
partito nazionalista croato, è stato radiato dalla presidenza
tripartita della Bosnia-Erzegovina, la più alta autorità dello stato,
ed è stato dichiarato decaduto anche dalla carica di presidente
dell'Hdz bosniaco-erzegovese. La delibera, inappellabile, è stata
firmata dall'Alto rappresentante della comunità internazionale (Onu,
Osce, Sfor) che esercita nel paese balcanico il potere tutorio
supremo, Wolfang Petritsch.
Jelavic è l'uomo che ha cercato di riportare la Bosnia-Erzegovina sul
sentiero di una nuova guerra civile separando i territori a
maggioranza croata dalla Federazione musulmano-croata,
costituendo la terza entità politico-territoriale detta "Autorità
autonoma dei territori croati" nelle medesime regioni che già
formarono a suo tempo la Repubblica croata di Erzeg-Bosnia". Oltre
a lui, la gravissima sanzione ha colpito tutte le massime autorità
secessioniste: Marko Tokic, vicepresidente dell'Hdz e presidente del
"governo" dei territori croati in Bosnia, Ivo Andric-Luzanki,
vicepremier, e Zdravko Batinic membro della "Presidenza" dello
staterello.
Tutti costoro, cacciati da qualsiasi carica in ogni regione del paese,
non potranno esercitarne alcuna in Bosnia-Erzegovina nemmeno in
futuro. Petritsch ha chiarito che seguiranno anche sanzioni
amministrative, finanziarie ed economiche, e che "la comunità
internazionale sarà più che determinata nel controllare e distruggere
tutti i canali illegali finanziari che alimentano l'Hdz
bosniaco-erzegovese, e "destabilizzano e strutture legali del potere
in Bosnia-Erzegovina".
La reazione di Jelavic e soci è stata rabbiosa: loro resteranno "i
rappresentanti legittimi del popolo croato in Bosnia-Erzegovina", e
l'"Autorità autonoma dei territori croati" comincerà a funzionare in
pieno, con i propri simboli statali, da lunedì prossimo. Opposizione
totale, dunque, alla comunità internazionale che "con le sanzioni
non fa che omogeneizzare maggiormente i croati
bosniaco-erzegovesi e approfondirne lo sdegno, che si propaga
anche nella Repubblica di Croazia".
E le sanzioni contro i secessionisti, secondo fonti bene informate,
prevedono ulteriori misure: divieto di ingresso nei paesi occidentali
e in Croazia per alcuni gerarchi dell'Hdz bosniaca, divieto di
investimenti stranieri in Erzegovina finché a governarla saranno i
vertici dell'Hdz. La Croazia, inoltre, su richiesta della comunità
internazionale, potrebbe dover revocare tutti i passaporti concessi
ai croati di Bosnia dal precedente regime di Tudjman. Si parla di
denunce penali, nei prossimi giorni, contro esponenti dell'Hdz
bosniaca coinvolti in organizzazioni criminali di stampo mafioso, e
della richiesta alla Croazia di spiccare mandato di arresto contro l'ex

generale e deputato al parlamento croato Ljubo Cesic Rojs, oriundo
bosniaco, ritenuto uno dei promotori del putsch in Bosnia. In merito,
l'Alto rappresentante della comunità internazionale ha infatti
sottolineato: "abbiamo informazioni esatte sull'esistenza di una
collaborazione molto stretta, in tutta l'operazione, fra l'Hdz di
Jelavic in Bosnia-Erzegovina e l'Hdz-madre in Croazia".
La risposta del governo croato è stata diplomatica, ma anche
propositiva. Il ministero degli esteri di Zagabria afferma che la
rimozione di Jelavic e camerati "era attesa", e si spera che "il
provvedimento contribuisca alla stabilizzazione della
Bosnia-Erzegovina". Il premier Racan ha dichiarato che "la politica
del popolo croato in Bosnia-Erzegovina non viene creata né decisa a
Zagabria come una volta, ma in Bosnia-Erzegovina". La Croazia,
come firmataria degli accordi di Dayton, "desidera aiutare nella
soluzione dei problemi, ma non arbitrare", "è interessata ai buoni
rapporti con l'intera Bosnia-Erzegovina e non solo con una sua
parte". Mettendo in moto la propria diplomazia, il governo di
Zagabria è alla ricerca di una via d'uscita da una situazione
pericolosamente conflittuale e, al tempo stesso, proporrà uno
schema di ristrutturazione della Bosnia-Erzegovina che "superi gli
accordi di Dayton.
La proposta, presentata come "progetto per arrestare la guerra",
prevede: l'abolizione delle due entità "Repubblica serba" e
"Federazione musulmano-croata", e la costituzione di uno Stato
bosniaco unitario e federalista, composto da 12-14 Cantoni che non
avrebbero il potere di instaurare speciali rapporti con i paesi vicini
né quello della secessione, ma godrebbero di ampie autonomie. Al
vertice, un parlamento bicamerale il cui Senato garantirebbe
l'uguaglianza dei popoli costitutivi serbo, musulmano e croato e i
diritti delle minoranze. "E' tempo di una nuova fondazione della
Bosnia- Erzegovina", ha detto il premier croato Racan.

---

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* Mitrovica chiama! (Convoglio "G. Masi")
* Messaggio di ringraziamento dal sindacato autonomo della Zastava di Kragujevac
* "Vivicitta'" a Belgrado (Un Ponte per... / UISP)
* Voce Jugoslava / Jugoslavenski Glas (CRJ)


> -----Messaggio originale-----
> Da: convgm@... <convgm@...>
> Data: venerdì 16 marzo 2001 19.03
> Oggetto: proposta
>
> Mitrovica chiama!
> Abbiamo sentito il medico dell'ospedale di Mitrovica e la situazione è
> drammatica. Occorrono urgentemente Farmaci e materiale sanitario in
> quanto sono giorni che si susseguono scontri tra manifestanti e Kfor e
> i manifestanti feriti non sanno dove andare a curarsi, inoltre vi sono
> casi molto gravi (amputati e malati terminali) che non hanno neanche il
> cibo.
> Proponiamo a tutte le situazioni che parteciperanno a Cesena alla
> manifestazione del 24/3 di autotassarsi con Lire 100.000 per coprire
> le spese di un convoglio che faremo partire il giorno 30 marzo con
> 40 quintali di medicinali e materiale sanitario che abbiamo gia'
> raccolto.
> La quota va a coprire l'affitto di un frigo e le spese doganali.
> Il resto delle spese le sosterrà il Convoglio Giorgiana Masi.
> Prego girare questa proposta a tutte le realtà
>
> ------- End of forwarded message -------
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> Per chi potesse contribuire fare riferimento direttamente al Giorgiana Masi <convgm@...>
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> > intestato a Marchionni e Mazzola
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> ----------------------------------------------------------- END


CON RIFERIMENTO ALL'APPELLO A TUTTE LE PERSONE DI BUONA VOLONTA PER TIMOTIJEVIC MLADEN RINGRAZIAMO TUTTE LE PERSONE BRAVE, ASSOCIAZIONI ED ASPEDALI. IL MALATO SARA CURATO A BELGRADO ED E GIA SOTTOPOSTO A TERAPIA GRAZIE ALL'
IMMEDIATA ATTIVITA DELL' ASSOCIAZIONE ABC, PACE E SOLIDARIETA DI ROMA. DOPO TUTTE LE TRAGEDIE CHE HANNO COLPITO IL POPOLO JUGOSLAVO CI AVETE DATO LA SPERANZA DI UN MONDO MIGLIORE PIU UMANO SE NON AVREMO LA POSSIBILITA DI
OTTENERE LE TERAPIE SUCCESSIVE SAREMO COSTRETTI A RIVOLGERVI DI NUOVO. RINGRAZIAMO SIA ASSOCIAZIONE UN PONTE PER BELGRADO DI ROMA CHE SI E DICHIARATA DISPOSTA AD AIUTARE CHE TUTTI ALTRI DICHIARATISI DISPONIBILI. CI AUGURIAMO DI
NON ESSERE COSTRETTI A CHIEDERE AIUTI COSTRETTI A CHIEDERE AIUTI E DI RIVOLGERVI CON LE NOTIZIE OTTIMISTICHE. GRAZIE, FRATERNI SALUTI

RAJKA VELJOVIC
PER SINDACATO ZASTAVA


sindikat@... cdjs@...

---

Oggetto: VIVICITTA' A BELGRADO
Rispedito-Data: Thu, 15 Mar 2001 17:39:19 +0100
Rispedito-Da: pck-yugoslavia@...
Data: Thu, 15 Mar 2001 17:46:50 +0100
Da: "alessandro marucci" <ale.marucci@...>
Rispondi-a: pck-yugoslavia@...
A: <pck-yugoslavia@...>

UNA CORSA CONTRO L'EMBARGO E LA GUERRA

VIVICITTA' è una corsa competitiva (12 km) e non competitiva (1,5-6 km) , promossa dalla UISP (Unione
Italiana Sport Per tutti), che si svolge da anni contemporaneamente in cento città d'Italia e del mondo. Una
corsa solidale per la pace e la vivibilità delle città.
VIVICITTA' si svolgerà quest'anno l'8 aprile anche a Baghdad, nell'Iraq sotto embargo, e a Belgrado, nella
Jugoslavia che sta ricostruendo dopo l'attacco della NATO, grazie alla collaborazione della UISP con "Un
ponte per..".

UN PONTE PER... organizza la partecipazione italiana al VIVICITTA' a Baghdad e a Belgrado per
solidarizzare con questi popoli, per conoscere i loro paesi.

per...Baghdad
Il viaggio si svolgerà tra il 3 e il 10 aprile (date indicative) nel corso della permanenza saranno organizzate
visite storico/culturali.
Il costo del viaggio è in corso di definizione ed oscillerà tra 1 e 1,5 milioni.
Le prenotazioni si raccoglieranno sino al 20 marzo.

per...Belgrado
pensiamo di restringere la permanenza in Jugo per la partecipazione al Vivicittà e in coincidenza con i voli JAT (sab. - mar.),
quindi: partenza sabato 7 ritorno martedì 10. Il costo del viaggio è in via di definizione (la JAT ci ha comunicato che forse
saranno ritoccati i prezzi dal 1° aprile).
Le prenotazioni si raccoglieranno sino al 27 marzo.

Per informazioni e prenotazioni: 066780808 - viaggi@...

Maggiori dettagli su Vivicittà su: www.uisp.it/vivi2001
Informazioni su Un ponte per... su: www.unponteper.it

---

VOCE JUGOSLAVA / JUGOSLAVENSKI GLAS

Trasmissione autogestita a cura del
Coordinamento Romano per la Jugoslavia - crj@...

ogni MARTEDI dalle ore 13 alle 14 a Roma e nel Lazio
sulle frequenze di RADIO CITTA' APERTA - 88.9 MHZ

Gli ascoltatori possono intervenire in diretta chiamando il numero
06-4393512

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