Prosegue la campagna "Rete della memoria e dell'amicizia per l'Appennino centrale", e nell'ambito di questa è in corso di realizzazione una pubblicazione dedicata alle vicende storiche... e letterarie!... del comprensorio tra Acquasanta e Valle Castellana.

Di seguito riproduciamo alcuni post introduttivi al progetto, da noi pubblicati su Facebook negli scorsi mesi:

 


[Ha scritto Fabrizio Amadio su Facebook, 14 maggio 2021:]

Il CNJ da tempo, con ANPI e le istituzioni del luogo, porta avanti la riscoperta della storia locale legata agli anni della Resistenza, al contributo dei partigiani jugoslavi, e al legame tra partigiani e popolazione locale. Ricordo qui due iniziative: il recupero del cimitero partigiano di Pozza e la pubblicazione del libro “I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana”. 
Quest'anno abbiamo pensato di avviare un progetto che ci è molto a cuore, anche perchè legato a Drago Ivanović, partigiano jugoslavo che combattè tra Valle Castellana e Acquasanta Terme, innamorato dell'Italia e delle nostre montagne dell'Appennino. Drago ha donato alla nostra associazione un intero archivio di memorie, fotografie, mappe, appunti, corrispondenza, relativa al periodo del secondo conflitto mondiale che lo vide coinvolto in varie vicissitudini: dalla fuga dai campi di concentramento italiani, alla lotta partigiana nei Monti della Laga. Tra la documentazione reperita negli anni Settanta da Drago Ivanović e donata a JUGOCOORD hanno particolare importanza storica, civile e letteraria le "Memorie di Cola Giovanni da Collefrattale", poemetto in ottava rima fino ad oggi inedito, scritto da Guido De Juliis di Collefrattale. L'impegno di CNJ è quello stampare queste memorie e di renderle così disponibili alle comunità dell'Acquasantano e del Castellano.
Il Memoriale si compone di 93 strofe, composte da 8 versi, suddivise in 2 canti. Così Drago descrive De Juliis: "era un contadino, carbonaio e boscaiolo, uno di quei contadini coscienti [...] noto come antifascista". Un contadino di talento e ispirato, non c'è dubbio. Vi anticipo alcune strofe:

Poi di buon mattino mi alzai
ripresi il mio lavor nella campagna
come già dissi sempre aiuto dai
a quelli occulti alle grotte in montagna.
Quando dal Quinto va nel sesto i rai
stavo a lavorar nella salagna
mentre con legni cocevo il carbone
venero due di stranier sermone
[...]
Finito di passar squadre ininterrotte
di fuggiaschi di ogni terra straniera
giunse il tempo delle lunge notte
ed il giorno freddosa atmosfera
il vento austral facea gran lotte
con il boreo il qual sempre impera
con la famiglia tornai al villaggio
lasciando ivi pecore e furaggio
[...]
Di avermi salvato ebbi l’orgoglio
Ma provai un fortissimo dolore
Sentir la morte d’Alessandro e Voio
Questa notizia mi trafisse il cuore
Certo mi durerà finchè non moro.
Sempre maledirò quell’uccisore
Che spense qui giovani jugoslavi
Ch’eran rispettosi, onesti e bravi.

Il poemetto ha senza dubbio un’importante valenza storica, perché inedito e incentrato su vicende a volte non approfondite dalla storiografia ufficiale, oltre che letteraria: la composizione in ottava rima, stile inventato in Italia dal Boccaccio nel trecento e diventato poi per definizione il metro dei poeti popolari, degli improvvisatori, è usata qui con forte spirito evocativo e attraverso diversi stilemi, dall’epica alla tragedia e al pathos, in uno sfondo inusuale, quello della vita rurale dei paesi montani e degli antichi mestieri.
Saluto tutti allegando alcune foto dell'archivio donatoci da Drago:

  

  

  

 


[Ha scritto Fabrizio Amadio su Facebook, 1 giugno 2021:]

La prima immagine proviene dal nostro archivio di Bologna:

si tratta probabilmente di appunti che Drago Ivanović scrisse in preparazione di uno dei suoi due libri sulla guerra nei monti della Laga, ovvero ALBE IRREQUIETE DELL'APPENNINO (ancora inedito in italiano). In questo scritto Drago descrive il ruolo di Carmine Pompetti (originario di Cervara). Le altre foto ci sono state fornite gentilmente dal pronipote di Carmine Pompetti:

  

  

  

si tratta di due lettere che Drago scrisse a Carmine. Si parla del "Gruppo di Morrice", dei rapporti di collaborazione con ANPI, del dolce ricordo che i partigiani jugoslavi avevano dell'ospitalità e della fratellanza della gente di Appennino, del desiderio espresso da Drago di diffondere in italiano il libro ALBE IRREQUIETE. Rispetto a questo ultimo tema la nostra associazione sta iniziando a muoversi. Certo il percorso è lungo, un sogno sarebbe catalogare l'archivio della corrispondenza e tradurre il libro in italiano. Tra le righe delle lettere infatti Drago fa capire che la traduzione è NECESSARIA, perchè tanti fatti sono rimasti nell'ombra ed è necessario valorizzare il contributo di tanti italiani e stranieri che hanno combattuto contro i fascisti.

Intanto iniziamo dal poemetto MEMORIE DI COLA GIOVANNI di cui vi parlavo. Nei prossimi giorni grazie a Mulattiere Acquasanta svolgeremo dei sopralluoghi sulla Laga (Pito) per identificare sul posto alcuni luoghi chiave per i fatti della guerra di liberazione (...)

 


[Ha scritto Partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana su Facebook, 22 novembre 2021:]

NUOVA INIZIATIVA EDITORIALE DI Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS

Quando alla fine del 2020 iniziammo a coltivare l’idea di pubblicare le Memorie di Cola Giovanni (poemetto in ottava rima), avevamo tra le mani l’eroica trascrizione di Drago Ivanović, partigiano jugoslavo che nel dopoguerra più volte tornò a visitare i luoghi in cui combatté e le famiglie che lo ospitarono, e l’archivio presso la sede di Jugocoord (fatto di diari, foto, libri, dello stesso Drago) che racconta diffusamente la fratellanza tra i montanari dell’Acquasantano (AP) e del Castellano (TE) e i giovani stranieri che si opposero alla barbarie nazifascista. Questo patrimonio ha sorretto negli anni gran parte del lavoro storiografico che abbiamo svolto sul tema, come la pubblicazione del libro “I partigiani jugoslavi nella resistenza italiana”, e l’impegno civile sul territorio, concretizzatosi nel restauro del Cimitero Partigiano Internazionale di Pozza.
Ad un anno dall’inizio del progetto molti passi sono stati compiuti e possiamo dire che i luoghi, i visi, le mulattiere, i campi e i pascoli descritti da Guido de Iuliis nel suo poemetto, abbiano finalmente trovato collocazione nello scenario reale dei boschi e delle vette arcigne dei Monti della Laga. Grazie al supporto di Mulattiere Acquasanta e degli abitanti di Pito e Collefrattale , siamo riusciti infatti a ricostruire con precisione la collocazione dei principali luoghi descritti nelle Memorie e a capire chi fosse Cola Giovanni, detto l’”Ursȅ”, oste di Collefrattale. Giuseppe Parlamenti di ANPI sezione di Acquasanta ci ha aiutato a trovare la versione originale dell’opera. Molte realtà del luogo si sono unite a questa iniziativa editoriale: ANPI - Comitato Provinciale di Ascoli Piceno , Eco Museo della via Salutaria, Ecomuseo del MonteCeresa , Comunanza agraria di San Giovanni.
Si è infine creato uno splendido sodalizio tra tre artisti del territorio, Silvia Luciani, Stefano Tamburrini e Valeria Colonnella, che cureranno le illustrazioni dell’opera la cui pubblicazione è prevista per la primavera del 2022. Con loro oggi ci siamo lasciati alle spalle la nebbia che incombeva sul versante acquasantano per raggiungere il crinale fino a Montecalvo. Qui abbiamo avuto una visione di insieme delle valli inondate di sole, delle forre impenetrabili e dei paesi cantati da Cola e tradotti in rima da Guido: Morrice e il colle che la sovrasta, dove nei pagliai e nelle grotte trovarono rifugio i primi slavi fuggiti dai campi di concentramento italiani, il Castellano, fiume dove tra la neve Drago tentò di nascondersi il giorno delle rappresaglie, Vallecchia, luogo di snodo e incontro tra i partigiani del gruppo di Bianco (Acquasanta) e del gruppo di Pietralta, dietro di noi i ruderi di Montecalvo, zona privilegiata d'osservazione legata alla resistenza partigiana. Dopo il crinale la vallata, e la mulattiera che da Collefrattale porta a “Casette”; visitiamo “Casa dell’Orso”: qui Cola lavorava la terra e accudiva gli animali. Pietralta, più in alto, sembra ad un passo, a dividerla dai pascoli di Cola gli argini scoscesi del Castellano e boschi fitti dove vediamo agitarsi le chiome dei pioppi tremuli e brillare come tizzoni infocati le cime autunnali delle querce e dei castagni.


Io ero nella mia piccola casetta
dico di sotto nel picciol campo
lontano da Pietralta in linea retta
sol mille metri se non c’è l’inciampo.
Raccoglievo le noci senza fretta
mi rigustavo tuoni senza lampo
i miei figli Secondo ed il germano
era dico da me poco lontano.

Ad un tratto però qual uom crudele
volea burlarsi di quella mia prole
sparava su di lor, quel cuor di fiele,
quei figli amati rapire mi vuole;
diventò il sangue mio come ad un gele
gridai fuggite, ma fuggir non puole,
gridai fuggite ancor, ancor gridai più forte:
fuggite figli dalla crudel morte