Intervento di Pëtr Simonenko al seminario “Glorificazione del nazismo – reato o diritto”, nel quadro della 32° sessione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo (Ginevra, 29 Giugno 2016)
Gentili signore e signori, gentili partecipanti al seminario!
Permettetemi di esprimere la mia gratitudine per l’opportunità offertami di intervenire di fronte a un pubblico così autorevole e di trasmettere, al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, le informazioni sulla reale situazione dei diritti umani in Ucraina, in considerazione del tema della 32° sessione: “Glorificazione del fascismo e attivizzazione dei neonazisti in Ucraina”.
Come cittadino dell’Ucraina, un paese la cui popolazione, negli anni dell’occupazione hitleriana e della Seconda guerra mondiale, ha sopportato pesantissime sofferenze, sottoposto a eliminazione fisica, io non posso guardare, senza preoccupazione, al fatto che, in violazione della Costituzione, nella mia Patria, quale ideologia di stato, sia stata di fatto adottata quella nazional-socialista e la pratica politica abbia acquisito un carattere totalitario e terroristico.
Il fascismo nell’attuale Ucraina indipendente non è apparso dal nulla, ma ha propri presupposti storici e socio-economici.
Parlando dei presupposti storici, desidero ricordare e richiamare la vostra attenzione sul fatto che, ancor prima del 1939, cioè prima della unione dei territori ucraini occidentali all’Ucraina – allora RSSU – in quei territori fosse attiva l’Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN), la cui base ideologica era costituita dal nazionalismo integrale ucraino, che riuniva i postulati ideologici di nazismo e fascismo.
La collaborazione dell’OUN con la Germania hitleriana è confermata da numerosissimi documenti e da testimonianze oculari, dalle dichiarazioni dei leader stessi dell’OUN, dai materiali del tribunale di Norimberga del 1946.. Come esempio, desidero citare un frammento della testimonianza, a Norimberga, del vice comandante della Seconda sezione dell’Abwehr, colonnello Erwin Stolze,
che aveva esplicitamente dichiarato di aver attirato Bandera – uno dei leader dell’OUN – nell’ottobre del 1939, al lavoro direttamente nell’Abwehr: “Per carattere, Bandera era un agente energico e al tempo stesso un gran demagogo, carrierista, fanatico e bandito, che, per il raggiungimento dei propri obiettivi, non rispettava principio alcuno della morale umana, sempre pronto a commettere qualsiasi crimine”.
Ecco la testimonianza diretta, circa il sostegno dato agli occupanti nazisti e la collaborazione con essi dell’OUN, resa dal camerata di Bandera, Jaroslav Stetsko: “Dichiaro apertamente e sinceramente, che ho sempre guardato e guardo al Reich tedesco come a un amico dell’Ucraina. Sul piano politico mi attengo alla struttura monopartitica e autoritaria dell’Ucraina; sul piano sociale, alla solidarietà nazionale, che è vicina al programma nazional-socialista, ma se ne differenzia per le particolarità ucraine. Mi attengo alle posizioni della eliminazione degli ebrei e all’opportunità del trasferimento in Ucraina dei metodi di sterminio dell’ebraismo. Credo che solo con la vittoria della Germania sia possibile il ristabilimento di uno stato Ucraino Sovrano e Unito”.
Il collaborazionismo dell’OUN e la creazione, sotto la sua egida, dell’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA) è stato ideologicamente predeterminato; di ciò parlano apertamente i suoi leader. Ecco le parole di uno di essi, Jaroslav Oršan: “Il nazionalismo ucraino usa il termine “nazionalismo” nel senso del nazionalismo tedesco e del termine italiano “nazional-socialismo” o “fascismo”. Nazionalismo: fascismo, nazional-socialismo, nazionalismo ucraino – sono varie manifestazioni dello stesso spirito”.
L’appoggio criminale dei nazionalisti ucraini a Hitler e il collaborazionismo furono benedetti dalla chiesa uniate, che aveva e ha anche oggi un’influenza significativa sulle menti e sulle azioni dei propri fedeli, che costituiscono la stragrande maggioranza della popolazione nelle regioni occidentali. Ecco cosa è detto nel “Rapporto OUN sull’organizzazione del potere ucraino nei territori dell’Ucraina occidentale”, redatto nel luglio 1941: “Il metropolita Šeptitskij ha ordinato al clero di preparare bandiere tedesche, addobbare con esse gli edifici di culto ed esortare la popolazione a obbedire al potere tedesco”.
Non a caso, mi sono permesso di fare questo breve excursus storico. La OUN è attiva in Ucraina anche oggi. Agisce, come altre organizzazioni nazionalistiche radicali, basandosi sulla stessa ideologia del nazionalismo integrale, cioè del nazismo e del fascismo e con gli stessi metodi dei loro predecessori
Nel periodo di acutissima crisi mondiale, quale quello del primo decennio del nostro secolo, le organizzazioni naziste e fasciste ucraine sono state finanziate dal grande capitale e utilizzate da quello (come negli anni ’30 del secolo scorso in Germania) per raggruppare le masse del lümpenproletariat nella lotta contro le forze di sinistra, in primo luogo i comunisti, che godono di un largo sostegno tra la popolazione.
I presupposti socio-economici.
Un quarto di secolo di cosiddette riforme, si è risolto per il mio paese in un’autentica catastrofe. In questi anni è stata completamente distrutta la base di ogni indipendenza, vale a dire la capacità concorrenziale della nostra economia sul mercato mondiale. I processi di deindustrializzazione del paese e il degrado del suo potenziale produttivo e manageriale hanno assunto un carattere rovinoso. Centinaia di imprese hanno cessato di esistere o hanno ridotto bruscamente la propria produzione. Milioni di persone hanno perduto il diritto al lavoro, hanno cioè perso l’occupazione. Molti sono stati costretti a emigrare per guadagnare qualcosa.
Le basi produttive fondamentali del paese, in generale, sono logorate per l’85%. Della arretratezza tecnologica dell’industria totalmente privatizzata, del livello estremamente basso di sviluppo innovativo, è testimonianza il solo fatto che il quinto settore tecnologico (microelettronica, informatica, biotecnologia, ecc.) prevalente nei paesi occidentali, da noi supera appena il 5%.
A causa dei miseri stanziamenti in bilancio (0,2% del PIL quest’anno), il settore scientifico, conosciuto per le sue notevoli realizzazioni nelle sfere più diverse, è venuto a trovarsi sotto la minaccia di eliminazione di fatto.
In pratica, sono state completamente eliminate le conquiste sociali del nostro popolo: piena occupazione, alloggi e servizi sociali accessibili a tutti. Calpestando rozzamente la Costituzione, il potere oligarchico ucraino riduce la rete delle strutture statali e comunali in cui dovrebbe essere assicurata l’assistenza medica gratuita. La stessa cosa si verifica per gli istituti di istruzione e le strutture infantili prescolastiche: non vengono considerati i bisogni della popolazione e non si richiede l’opinione della gente.
Negli ultimi due anni e mezzo dopo il colpo di stato del febbraio 2014, colpi particolarmente duri sono stati assestati alla nostra economia, alla sfera sociale, al livello di vita delle persone. Il regime, insediatosi con gli slogan della “separazione degli affari dal potere”, della “eliminazione della corruzione”, ha di fatto rafforzato ancor più i fondamenti criminal-oligarchici della struttura statale affermatasi nel paese dopo il 1991.
Alle cariche più alte, sia al centro che alla periferia, sono stati platealmente candidati supericchi per miliardi e milioni di dollari. La cosiddetta “limpieza”, avviata come per una pulizia di facciata del potere dagli usurpatori, dai corrotti, da tutti coloro che minano le basi della sicurezza e della difesa nazionali dell’Ucraina, o che violano i diritti e le libertà degli individui, di fatto si è rivelata un’arma extragiudiziale per fare i conti con gli avversari politici. Il potere ha calpestato i principi fondamentali di uno stato democratico e di diritto: cioè, la presunzione di innocenza e il principio della responsabilità personale per un concreto reato, sanzionato da una sentenza del tribunale. Questo, è stato sostituito dal principio della responsabilità collettiva.
Tutto ciò si è risolto in una nuova caduta dell’economia, nel disordine del sistema finanziario; ha portato all’impoverimento catastrofico – relativo e assoluto – di milioni di persone. Dopo il crollo devastante del 2014, lo scorso anno il PIL dell’Ucraina si è ridotto di un altro 15%. La svalutazione di quasi tre volte della moneta nazionale, la grivna, ha prodotto un’inflazione galoppante, che ha raggiunto il 48,7% alla fine dell’anno e ha portato a un aumento di una volta e mezzo del costo della vita. I prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati del 44,4%. In un anno, le tariffe comunali sono aumentate del 115% e il gas domestico di 4,5 volte.
Come risultato, una piccola percentuale di clan affaristici è riuscita ad accumulare miliardi di dollari. Utilizzando il potere e la corruzione, derubano il paese, esportando miliardi di dollari nei siti offshore. La criminalità è aumentata vertiginosamente. La maggioranza della popolazione è costretta a sopravvivere con stipendi e pensioni miseri.
Solo negli ultimi due anni il salario medio degli ucraini, calcolato in dollari, è precipitato da 450-500 a 140-150 al mese. Già oggi 9 milioni di famiglie (su quasi 17 milioni) non riescono a pagare i servizi pubblici senza contributi statali, sono cioè stati gettati oltre la soglia della sopravvivenza. E il governo, eseguendo incondizionatamente le pretese del FMI, ha di recente adottato la decisione di un nuovo aumento (più che doppio), proibitivo per la maggioranza dei cittadini, su riscaldamento e acqua calda, che non solo acuisce l’impoverimento di massa, ma disorganizza anche tutta la vita economica.
Il popolo ucraino è venuto a trovarsi al limite della sopravvivenza. A questo riguardo, permettetemi di citare le parole del Segretario generale dell’ONU, Ban Ki Moon, da lui pronunciate il marzo scorso durante la sua visita in Libano: “La situazione è estremamente complessa e stiamo assistendo all’estinzione di fatto di paesi dell’Europa dell’Est quali Lettonia, Lituania, Estonia e Ucraina. Il calo sostanziale del tenore di vita dei cittadini di questi paesi, il rating estremamente basso del governo, il significativo aumento della criminalità e la progressiva crescita del numero di coloro che desiderano abbandonare quei territori, indicano che la strada scelta da questi stati è assolutamente errata e la loro statualità è in pericolo di auto-distruzione”.
Parallelamente alla distruzione delle basi economiche e sociali della società civile, in Ucraina vengono distrutte le basi spirituali, culturali e i fondamenti legali della democrazia reale, si violano grossolanamente i diritti e le libertà fondamentali degli individui.
Invece di promuovere i valori universali, i principi democratici di organizzazione della società, sin dai primi anni dell’indipendenza è iniziata nel paese l’esaltazione strisciante di fascismo e nazismo. E ciò viene fatto da chi, alternandosi l’un l’altro, è al potere da 25 anni.
Iniziata con il presidente Kravčuk, direttamente coinvolto nella scissione delle chiese canonica e ortodossa e con la graduale riabilitazione degli ideali del nazionalismo ucraino (cioè, di fatto, gli ideali del nazismo e del fascismo, come ho già detto prima), la politica di glorificazione è continuata con il presidente Kučma.
Negli anni della presidenza Juščenko, poi, le fiaccolate naziste divengono norma. Con decreti presidenziali, ai complici di Hitler si assegna la massima onorificenza statale, quella di “eroe dell’Ucraina”.
Ci si dà un gran da fare a riscrivere i libri scolastici e i testi didattici per gli istituti superiori; nell’ambiente accademico e nei media si propaganda la teoria del “popolo eletto” e della “esclusività” della nazione ucraina, per analogia con le teorie razziste del Terzo Reich. Vedono la luce una serie di documentari e film in cui si esaltano inesistenti imprese gloriose dell’OUN-UPA e dagli archivi si cancella con cura ogni riferimento ai loro crimini durante e dopo la Seconda guerra mondiale.
Durante la crisi, il grande capitale asservito alla finanza straniera ha iniziato a finanziare attivamente la conquista di tutte le strutture di potere e l’ingresso in politica (come negli anni ’30 del XX secolo in Germania) dei rappresentanti delle forze che professano l’ideologia del nazionalismo integrale, cioè l’ideologia del nazismo e del fascismo.
Dopo di che, il regime di Janukovič e i suoi clan oligarchici utilizzano i gruppi nazionalisti come un ariete politico nella lotta contro i partiti di sinistra, mentre continuano attivamente a dividere l’Ucraina e il suo popolo per linee linguistiche, territoriali, etniche e religiose. Proprio durante questo periodo, con il sostegno finanziario del Partito delle Regioni al potere, il partito nazionalista “Svoboda” (fino al 2004 porta il nome di Partito ucraino social-nazionale, vale a dire nazista) guadagna peso politico e diventa partito parlamentare. Tra l’altro, l’attuale speaker della Rada suprema, Andrej Parubij, è stato uno dei suoi fondatori, insieme a Oleg Tjagnibok. Così che, de facto, il parlamento ucraino è diretto da un nazista dichiarato.
Come risultato, in 25 anni di indipendenza, con gli sforzi di cinque presidenti, una serie di malversatori governativi e di populisti, con l’appoggio del grande capitale, anche straniero, con la protezione e il sostegno di una serie di governi stranieri, il nazismo ucraino non solo è uscito dalla clandestinità, ma è addirittura salito al potere.
Come nella Germania degli anni ’30 del secolo scorso, nell’Ucraina contemporanea il terreno di coltura per lo sviluppo di neofascismo e neonazismo è stato costituito dal populismo sociale, dalla demagogia, dalla sottoproletarizzazione totale della società, con il finanziamento, da parte del grande capitale, a favore dei partiti nazionalisti e dei movimenti che si dichiarano eredi ideologici dell’OUN-UPA. Vale a dire, eredi di quelle stesse organizzazioni coinvolte nei crimini della Germania nazista e i cui leader sono stati agenti dell’Abwehr, hanno militato nelle file di SS, SD e Wehrmacht.
Il colpo di stato del 2014 ha portato a un mutamento radicale del corso politico del paese, a un brusco peggioramento della situazione nel campo dei diritti umani. Non è esagerato dire che mai, dopo la dichiarazione d’indipendenza, la nostra gente ha così sofferto come ora a causa dell’illegalità. Nell’Ucraina odierna, nessuno si sente veramente difeso dall’arbitrio, dal banditismo e dalle scorribande dei raggruppamenti illegali armati, o dagli abusi del potere e dei servizi speciali. La forza del diritto è stata sostituita dal diritto della forza.
Nel 14° rapporto ONU sul rispetto dei diritti umani in Ucraina, è detto apertamente che i cittadini vengono sottoposti a torture nelle carceri del Servizio di Sicurezza (SBU). Nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di detenuti politici. In generale, i funzionari ONU hanno documentato centinaia di casi di detenzione illegale, crudeltà e torture da parte dei Servizi speciali. Nel tentativo di nascondere le malefatte, il SBU, a fine maggio, ha vietato alla missione ONU di accedere alle proprie prigioni segrete, dove sono rinchiuse persone detenute illegalmente.
Un altro elemento che minaccia la sicurezza dei cittadini, è il possesso in mani private di circa 9 milioni di armi da fuoco non registrate, compresi mitra e mitragliatrici. Pensate un po’, colleghi, cosa potrebbe accadere se questa merce prendesse la strada dell’Europa.
In Ucraina viene perseguita e repressa qualsiasi manifestazione di opposizione. Sottoposto a brutale repressione è, prima di tutto, il nostro Partito comunista. L’attuale governo fa grandi sforzi per eliminarlo dalla scena politica ucraina. Oggi, nelle segrete del regime neonazista, ci sono decine di nostri compagni, e circa cinquecento sono perseguiti con accuse di crimini che non hanno commesso.
Uno dei primi passi del regime instaurato in Ucraina in seguito al colpo di stato armato del 2014, è stato lo scioglimento – in violazione della Costituzione – della fazione parlamentare del Partito comunista. Dai vertici, è stato ordinato al Ministero della giustizia di mettere al bando il partito – “senza tentennamenti” – per via giudiziaria. L’indagine, durata due anni, non ha prodotto alcuna prova che il partito comunista violasse la Costituzione. Tuttavia, le autorità giudiziarie hanno deciso la fine delle sue attività motivandola con il solo fatto che il partito non ha rinunciato al suo nome di comunista e alla sua simbologia.
Arraffato il potere, i nazional-radicali fanno sforzi titanici per privare il nostro popolo della memoria storica:
– si demoliscono barbaramente in massa i monumenti a ricordo delle realizzazioni economiche, scientifiche, culturali del periodo sovietico;
– si distruggono i monumenti dedicati agli eroi della Grande guerra patriottica, personaggi eminenti dell’epoca sovietica;
– si rinominano città e strade in onore dei collaborazionisti e dei nazisti. A Kiev, per esempio, propongono di rinominare la prospettiva Generale Vatutin, che liberò la capitale ucraina nel 1943 e fu ucciso dall’OUN, in prospettiva Bandera, a onore del capo di quegli assassini.
Sotto questo aspetto, i nazionalisti ucraini e i seguaci della “hitlerjugend” da loro diretti, non si distinguono in nulla dallo Stato Islamico, che ha distrutto un monumento simbolo dell’architettura antica, come Palmira.
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