Jugoinfo

LE UNIVERSITA' DI ROMA E TORINO ALL'AVANGUARDIA
NELLA FORMAZIONE DELLE NUOVE FIGURE PROFESSIONALI

Per le sempre piu' frequenti operazioni di ricolonizzazione - nei
Balcani, in Africa Orientale ed altrove - si rende ormai necessaria una
adeguata preparazione professionale.
Per questo aumentano i corsi universitari per la formazione di
"operatori" quali: i "peacekeepers", gli "amministratori dei
protettorati", i "bombaroli chirurgici", gli "interventisti umanitari",
i "missionari umanitari", i "caschi bianchi", i "militari per la pace",
eccetera. Si tratta di figure professionali inedite: alcune di queste
entrano in scena nelle fasi avanzate del processo di colonizzazione,
altre operano invece nelle aree di crisi perche' esse diventino
effettivamente tali, praticando ad esempio ad esempio: la
destabilizzazione del quadro politico e sociale attraverso operazioni
di intelligence e disinformazione strategica, l'appoggio ai settori
politici piu' criminali e servili, ed eventuali bombardamenti
chirurgici su obiettivi selezionati quali i petrolchimici o le sedi
della Croce Rossa. (Andrea)

BALCANI: 'SAPIENZA' PROMUOVE MASTER A BELGRADO E SARAJEVO
(ANSA) - BELGRADO, 29 NOV - Lavori preparatori per la creazione di un
master in amministrazione statale e sostegno umanitario sono in corso a
Belgrado, organizzati dalle universita' 'La Sapienza' di Roma e dagli
atenei di Belgrado e Sarajevo, col patrocinio della Cooperazione
italiana, della Farnesina e dall'Ambasciata d'Italia in Jugoslavia.
L'apertura del master e' prevista a Roma il 10 dicembre, presso
l'istituto diplomatico del ministero degli esteri italiano, a Palazzo
Madama. Saranno presenti i rettori delle universita' di Belgrado Marjia
Bogdanovic, di Sarajevo Boris Tihi e i responsabili di altri atenei del
sud est europeo. Una delegazione della Sapienza composta dal
coordinatore per le relazioni internazionali, prof. Dino Gueritore, dal
prof. Giuseppe Burgio e dal dott. Massimo Cavena ha messo a punto con i
rettori Bogdanovic e Tihi gli ultimi dettagli organizzativi, assistiti
dall'ambasciata italiana a Belgrado. ''E' giunto il momento - ha detto
la signora Bogdanovic - di preparare i nostri giovani a riprendere
confidenza con la speranza in un futuro migliore di pace e sviluppo del
paese. L'universita' ha un ruolo importante in questo''. Il programma
comune, ha aggiunto Tihi, ''vedra' i nostri atenei come coordinatori
nei Balcani di questo ambizioso progetto''. L'iniziativa conta anche
sul supporto delle Nazioni unite e delle forze di pace presenti a
Sarajevo, che contribuiranno a fornire docenti, supporto logistico e di
sicurezza.(ANSA). COM-OT
29/11/2001 19:30

> http://www.ansa.it/balcani/jugoslavia/20011129193032061598.html

-------- Original Message --------
Subject: Professionisti italiani nelle operazioni di pace
Date: Wed, 28 Nov 2001 19:41:40 +0100
From: "Nello Margiotta"
To: <pck-pace@...>


PROFESSIONE PEACEKEEPER

(News ITALIA PRESS) "Fornire ai laureati competenze professionali che li
rendano capaci di operare in aree di crisi": questo l'obiettivo
dichiarato dal professor Alberto Antoniotto, direttore del
corso "Peacekeeping e interventi umanitari" presentato ieri nell'Aula
magna dell'Università di Torino, che partirà a gennaio.
Alla presenza di un pubblico prevalentemente maschile, con una numerosa
presenza di militari, il professor Miozzo dell'Università di Torino, il
generale Orofino comandante del Centro Operativo Interforze, il dottor
Piva del Ministero degli Esteri e il dottor Machin, responsabile dello
Staff College di Torino hanno illustrato gli obiettivi del corso che si
svolgerà per il secondo anno consecutivo, citando esperienze concrete di
operazioni in corso e le possibilità lavorative che si sono rivelate
per gli studenti dello scorso anno.
Gli interventi umanitari "da 20 anni portano l'Italia a essere operatore
nelle zone di crisi" ha detto il dottor Miozzo e "hanno portato gli
italiani in tutto il mondo": contingenti militari, ma anche volontari
italiani delle ONG. Dall'intervento in Libano, alla Somalia, alla
Bosnia, per poi citare i più recenti esempi del Kosovo e
dell'Afghanistan. Chiamati ad operare in scenari sempre diversi e in
situazioni molto delicate "i peacekeeper che il corso vuole formare
devono avere competenze e esperienza sul terreno: è un universo che
deve essere conosciuto, di cui fanno parte i militari, ma anche
volontari, ONG e organismi internazionali. La formazione proposta serve
a sapere dove e perché si va" spiega il direttore Antoniotto ed è quindi
necessario "un approccio culturale al peacekeeping" come lo ha definito
il dottor Machin. "Si tratta di voler insegnare una certa umiltà nel
rapporto con altre culture e di inserirsi neutralmente nelle zone di
conflitto".
Consulente del corso sarà generale Giuseppe Orofino che ha maturato
esperienza nel settore delle operazioni umanitarie: a lui abbiamo
chiesto il significato della formazione di peacekeeper italiani e quale
sia la consistenza dei contingenti di pace impegnati in territori di
crisi.

Generale Orofino, come giudica la realizzazione di questo corso e quali
prospettive offre per la presenza degli italiani in operazioni di pace?

Un corso di questo genere può contribuire innanzitutto a far conoscere
tutti gli interventi di questo tipo che gli italiani realizzano e hanno
realizzato, dal momento che spesso non si conoscono: questa integrazione
di conoscenza é molto utile perché va a costituire il famoso 'sistema
Italia' nel campo del Peace-keeping che stiamo realizzando e che
porterà a un maggiore e maggiormente qualificato contributo alle azioni
internazionali da parte del nostro Paese, verso le popolazioni che
hanno bisogno del nostro aiuto. Si vuole offrire una molteplicità di
conoscenze che formino peacekeepers con competenze che spaziano nei
campi giuridico, amministrativo, culturale, sociologico. E' un corso
che significa, per chi vuol frequentarlo, un primo passo verso una
scelta di vita dedita agli aiuti umanitari.

Che significato ha per il nostro Paese l'impegno in operazioni di
peacekeeping?

Le operazioni umanitarie sono in generale coordinate all'interno di un'
azione internazionale e vanno realizzate a vantaggio della comunità
internazionale stessa, nei confronti di persone e Paesi che vivono
situazioni di difficoltà e che stanno male. Il popolo italiano è un
popolo sensibile e incoraggia la partecipazione ad operazioni
umanitarie. Si tratta, inoltre, di inserire in questo modo il nostro
Paese nella contesto internazionale, ma il problema contingente è una
situazione esplosiva alle porte di casa nostra e quindi oggi è ancora
più opportuno realizzare queste partecipazioni a accollarsi un impegno
di questo genere.

Quale evoluzione ha avuto la realizzazione degli interventi umanitari
italiani?

Abbiamo cominciato negli anni Ottanta in Libano e poi siamo andati
avanti fino agli interventi attuali, abbiamo cominciato con piccole
operazioni di pace e siamo giunti a una presenza più significativa.
Esiste una differenza che è maturata in questi vent'anni di
peacekeeping italiano e consiste nel numero di interventi realizzati,
di uomini impegnati e nell'esperienza accumulata nel settore, che oggi
mettiamo al servizio di che voglia frequentare il corso in questione.

Quale pensa sia il ruolo delle Forze Armate negli interventi umanitari e
in che modo si inserisce la loro presenza in un corso di questo tipo?

La presenza delle Forze Armate con la loro esperienza deriva dal fatto
che esse sono Peacekeeper per eccellenza, sia singolarmente che come
complesso di forze che ha realizzato un servizio nelle aree di crisi per
popolazione e territorio: mi sembra un buon motivo per partecipare alla
docenza e fornire un supporto accademico per l'esperienza vissuta e le
conoscenze accumulato.

Che tipo collaborazione esiste tra le ONG e le forze armate? Ricorda
casi di contrasti nella gestione dei conflitti?

Direi che si può parlare di un'ottima collaborazione: c'è uno scambio di
informazione, di conoscenze, di esperienze e di aiuto, soprattutto per
quanto riguarda alcuni servizi che le ONG necessitano e che possono
essere, per esempio, garanzie di sicurezza.
Non mi sono mai capitati casi di divergenze. Nel corso della mia
esperienza, dal 1997 al 2001, non ho mai avuto occasione di poter
constatare l'esistenza di contrasti tra le diverse componenti che
partecipavano alle operazioni di peacekeeping.

Esiste un modello di peacekeeping italiano?

Non ci sono modelli perché ogni operazione umanitaria è diversa e
indipendente: ci possono essere esperienze e osservazioni recepite dalle
precedenti occasioni che e possono essere d'aiuto nelle future
operazioni.

Nello

change the world before the world changes you

29 NOVEMBAR - DAN REPUBLIKE

Praznik Bratstva i Jedinstva, najviseg znacenja socijalisticke
ujedinjene Jugoslavije, okaljana od unutrasnjih i vanjskih
neprijatelja koji su od pocetka 1991. gurnuli balkanske narode u
strahovitu tragediju.
Godisnjica stvaranja Federativne Narodne Republike Jugoslavije, tokom
zasjedanja AVNOJ-a u Jajcu 29 novembra 1943.

U SPOMEN PETOKRAKA

Za obiljeziti taj historiski datum, Italijanska Koordinacija za
Jugoslaviju (CNJ) promice kampanju zastave SFRJ-e s petokrakom.

* Zastava velikog formata: od 40000 lira na dalje (21 Euro)
* Stolna zastavica sa stalkom: od 15000 lira na dalje (8 Euro)

Doprinos ide za troskove stampanja zastave, postarine, i aktivnosti
CNJ-e za upornu obranu AVNOJ-skih tekovina.


29 NOVEMBRE - GIORNATA DELLA REPUBBLICA

E' la Festa dell'Unita' e della Fratellanza, i piu' alti valori della
Jugoslavia socialista ed unitaria, infangati dai nemici interni ed
esterni che a partire dal 1991 hanno gettato i popoli balcanici in
una tragedia immane.
E' la ricorrenza della fondazione della Repubblica Federativa
Popolare di Jugoslavia, poi Repubblica Federativa Socialista di
Jugoslavia (RFSJ), avvenuta nel corso della Assemblea Popolare
Antifascista di Liberazione della Jugoslavia (AVNOJ) a Jajce, in
Bosnia-Erzegovina, il 29 novembre 1943.

UNA STELLA ROSSA PER RICORDARE

Per commemorare la ricorrenza il Coordinamento Nazionale per la
Jugoslavia promuove una campagna di diffusione delle bandiere della
RFSJ, i tricolori con la grande Stella Rossa dal bordo dorato al
centro.

* Una bandiera grande formato (circa 100x140cm): a partire da 40000 lire
(21 Euro)
* Una bandierina da tavolo (circa 15x25cm) completa di asticina e
sostegno: a partire da 15000 lire (8 Euro)

Il ricavato andra' a coprire le spese di produzione e spedizione
delle bandiere, ed in sostegno delle attivita' del CNJ per la difesa
intransigente dei valori dell'AVNOJ.


PER RICEVERE LA BANDIERA:

1. effettuare il versamento sul
Conto Bancoposta n. 73542037 (cin N, abi 07601, cab 03200)
intestato a E. Gallucci e I. Pavicevac, Roma
2. inviare la comunicazione del versamento effettuato con la
specifica del numero e del tipo di bandiere E L'INDIRIZZO AL QUALE
ESSE VANNO SPEDITE all'indirizzo email: <jugocoord@...>
oppure via fax al numero: 06-4828957
3. le bandiere saranno spedite entro la fine dell'anno 2001.

29 NOVEMBRE - "DAN REPUBLIKE"

29/11/1990: mentre si festeggia per l'ultima volta la festa
nazionale nella Jugoslavia federativa ed unitaria, tutti i giornali
pubblicano le "rivelazioni" della CIA che giura che il paese si
sta per disintegrare.
All'inizio dello stesso mese il Congresso degli Stati Uniti
d'America aveva approvato la legge 101/513 per l'appoggio alle
leadership liberiste, nazionaliste e secessioniste.

> http://www.geocities.com/Pentagon/Barracks/3824/Image14.jpg
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/29novI.jpg


"...Vorrei rispondere ad un signore che ha posto una
domanda sulla presenza ed il significato della stella
rossa sui monumenti del comune di S. Dorligo.
Nel 1990, dopo i fatti che si sono susseguiti, la
Repubblica Socialista di Slovenia e' diventata
una repubblica a se stante, hanno abolito varie cose
e per prima cosa la stella rossa dalla loro
bandiera... Ma ancora dopo due anni, il Comune di San
Dorligo della Valle aveva nella sala del Consiglio tre
bandiere: la bandiera italiana, la bandiera dell'Europa
e la bandiera slovena con la stella rossa.
Ci fu una iniziativa ufficiale alla quale partecipo' un
rappresentante di Lubiana per la Slovenia. Terminato il
protocollo, costui si rivolse in via confidenziale al
Sindaco, dicendo: senta ma perche' voi ancora tenete la
vecchia bandiera con la stella rossa? Ed il signor sindaco
gentilmente risponde: se non fosse per quella stella,
qui, noi oggi, non parleremmo in sloveno.
Dunque la stella rossa e' il simbolo per il quale e'
caduta tanta gente del posto, e sui monumenti del paese
restera' per sempre."

(testimonianza di Aldo,
cittadino di Dolina / S. Dorligo della Valle,
paese bilingue in provincia di Trieste)

> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/617

Perchè essere oggi per la difesa di S. Milosevic
e per l'abolizione del Tribunale Penale dell'Aja

di E. Vigna

Nell'affrontare i drammatici eventi verificatisi a Belgrado a fine
Giugno, culminati con il rapimento dell'ex Presidente della Jugoslavia,
occorre partire da un dato, qui in occidente MAI citato ed è quello
che, alla scadenza dei tre mesi di carcerazione nella prigione di
Belgrado, con le accuse più eclatanti che andavano dall'abuso di
ufficio, alla corruzione, a omicidi, stragi, concussioni, ecc. ecc.,
il collegio difensivo dell'ex Presidente della Jugoslavia, aveva
presentato la domanda di scarcerazione entro il 30 Giugno per ASSOLUTA
MANCANZA di PROVE o di accuse supportate da fatti e non da "sentito
dire" o supposizioni personali. E questo nonostante fossero stati
citati 12 testimoni d'accusa considerati decisivi, ma nessuno di essi è
andato oltre genericità, supposizioni, ipotesi di colpevolezza (si veda
il documento allegato in "Jugoslavia 2001", Manes Edizioni).

Ecco che, "casualmente",il 28 Giugno, dopo pressioni, minacce, ricatti,
ultimatum da parte degli USA e della Nato sul governo fantoccio DOS,
scatta l'operazione di rapimento di Milosevic, sotto la regia CIA -
avendo dichiarato lo Stato Maggiore dell'Esercito Jugoslavo di non aver
fornito né un uomo, né un mezzo per l'estradizione dell'ex Presidente.
Emblematica e illuminante sul grado di sottomissione e dipendenza è la
telefonata, avvenuta prima di dare avvio all'operazione di sequestro,
tra il premier Djindjic ed il presidente Kostunica, svelata dal
giornale " Nedeljni Telegraf" (filogovernativo: in Jugoslavia dal 5
ottobre 2000 non esistono più giornali d'opposizione, l'unico che era
rimasto - "24 Ore" - ha chiuso in dicembre per mancanza di soldi... ma
si sa, la libertà e la democrazia Nato hanno un prezzo da pagare ai
nuovi padroni del paese) e poi confermata dallo stesso Djindjic alla
radio B92. Dalle loro stesse parole viene fuori il regista di tutto:
l'ambasciatore americano a Belgrado W. Montgomery, già ambasciatore in
Croazia negli anni della secessione e delle pulizie etniche (anch'esse,
come dichiarato a fine agosto all'agenzia croata Hina, dall'avvocato
L. Misetic difensore dell'ufficiale croato Gotovina, pianificate e
dirette dalla Cia...) e coordinatore a Budapest e Sofia degli "stages"
di formazione per gli attivisti di Otpor e i quadri della DOS del
futuro governo, condotti da personale Cia nel Luglio-Agosto 2000 e in
settembre prima del colpo di stato del 5 Ottobre. Oppure, nelle
dichiarazioni del vice presidente del governo serbo D. Korac alla Radio
France International, dove ha spiegato che era oltre un mese che vi
erano riunioni nella DOS per decidere come fare quest'operazione
delicata per il paese, e dove lo stesso presidente Kostunica vi
prendeva parte ed era d'accordo con questa necessità.

Bastano questi elementi per comprendere come la Jugoslavia non sia più
un paese sovrano e libero, un paese dove l'ambasciatore della nazione
che ha bombardato, distrutto e ucciso migliaia di civili innocenti, dà
ordini e ultimatum a questo governo fantoccio. Dove un elicottero Nato
viola confini e sovranità, preleva e rapisce un cittadino jugoslavo in
disprezzo di qualsiasi concetto di indipendenza e libertà: un paese che
non ha sovranità e indipendenza non può avere nessun tipo di libertà o
di altri diritti. Questo è un principio storico basilare, tutto il
resto sono chiacchere per salottieri opulenti.
Quindi una operazione di banditismo internazionale, a cui dovremmo
ormai essere abituati, visto che è solo l'ultima in ordine di tempo, ma
non l'ultima in prospettiva dati i tempi; una operazione che violenta
con arroganza e tracotanza le leggi e la Costituzione della Repubblica
Federale di Jugoslavia, il tutto al modico prezzo dei leggendari "30
denari", o in questo caso 30 dinari, visto che suddividendo per ogni
cittadino jugoslavo il valore del baratto della vita venduta di
Milosevic tra furfanti serbi e padroni yankee, viene circa questo
valore. Cioè un pugno di dollari per la povera gente jugoslava, ma
sicuramente milioni di dollari per questi novelli Giuda del popolo
serbo, che proprio nel giorno di "Vidovdan" (festa profondamente
radicata nei sentimenti e nella tradizione popolare serba) vendono come
merce di scambio un proprio cittadino in cambio di denaro. Un atto
infame e vergognoso, che resterà come un marchio storico su questi
mercenari prezzolati.
Ancora una volta, l'ennesima in questi 10 anni, è toccato a questo
popolo subire una ulteriore umiliazione e violenza morale, che lo ha
ridotto alla stregua dei popoli croato, bosniaco, albanese, macedone, e
cioè succube dei voleri e diktat della Nato e del liberismo selvaggio
del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e del
capitalismo occidentale.

Siamo giunti al paradosso che gli aggressori processano gli aggrediti.
Chi giudica chi? I fuorilegge del diritto internazionale e delle leggi
di convivenza internazionale, processano il tre volte eletto Presidente
di un popolo, che non voleva stare al loro gioco e per questo va
piegato e sottomesso.
Questo è il famigerato Tribunale Penale Internazionale dell'Aja per la
Jugoslavia, un organo esecutore dell'imperialismo, ce lo dicono loro
stessi; ricordo che questo stesso cosiddetto tribunale ha archiviato
tutte le accuse per crimini contro l'umanità, l'uso di armi proibite,
cluster bomb e all'uranio impoverito, uccisione e mutilazione di
migliaia di civili (in gran parte donne e bambini), distruzione di
ospedali, scuole, centrali, fabbriche, case, strutture civili e anche
parchi. E non dimenticare il crimine del bombardamento del palazzo
della Televisione di stato a Belgrado e l'assassinio dei giornalisti
jugoslavi colpevoli di lavorare, cose che neanche il vituperato regime
dei Talebani è ancora arrivato a fare.

Una denuncia di centinaia di giuristi, avvocati, magistrati, medici e
personalità di tutto il mondo, contro tutti i governi Nato aggressori è
stata considerata non sufficientemente motivata e archiviata! Altro
che ricerca di latitanti o fuggiaschi, la Jugoslavia è lì, immiserita,
devastata, distrutta ; a disposizione di chiunque voglia documentarsi,
se lo vuole:
MA... come ha dichiarato J. Shea, il portavoce della Nato, circa
l'eventualità di una incriminazione dei governi Nato, quando è stata
presentata la denuncia egli ha serenamente dichiarato : "...dubito che
questo Tribunale (ndr, si riferisce al TPI dell'Aja) morda la mano di
chi lo nutre..." Servono altre profonde analisi?

Personalmente in questi anni non ho condiviso alcune scelte o
valutazioni di politica interna dei governi jugoslavi, mentre spesso
ho condiviso critiche che venivano da forze alla sua sinistra, ma tutto
questo è irrilevante e insignificante perché io/noi viviamo qui e là
per tre volte è stato eletto, ed ancora a settembre 2000 S. Milosevic
ha preso il 43% dei voti da solo contro 19 Partiti: 18 Jugoslavi + 1
straniero, la Nato, non va dimenticato.

Ora io vedo che fino ad un anno fa la Jugoslavia:
- era un paese indipendente, ed oggi non lo è più, oggi è sovraffollato
di uomini CIA, Nato, consiglieri stranieri di vario titolo e mercenari
locali; con marines ed elicotteri Nato padroni a Belgrado;
- era un paese Sovrano ed oggi non lo è più, Kosovo e Montenegro sono
ormai altro, Vojvodina e Sangiaccato si stanno attrezzando; con i
confini e le direttive all'esercito che arrivano da Bruxelles e
Washington;
- era un paese con un forte e radicato senso di Identità e Dignità
nazionali, e oggi è ridotto ad accettare e mendicare continui baratti,
contrattazioni, ricatti, imposizioni, ultimatum, umiliazioni come
quella di rapire un suo ex Presidente della Repubblica proprio nel
giorno di Vidovdan, anniversario della battaglia del 1689 a Kosovo
Poljie, forse la giornata più sentita dal popolo serbo. Mentre nello
stesso momento questo manipolo di governanti "democratici" retribuiti
a Washington, che arresta e perseguita soldati e patrioti jugoslavi
(vedi in "Jugoslavia 2001" il reportage di F. Grimaldi da Belgrado),
libera oltre 200 criminali UCK colpevoli non di efferati crimini, ma
SOLO di aver contribuito all'omicidio e scomparsa di oltre 2000 tra
serbi, rom, gorani, kosovari albanesi e altri, ed alla totale Pulizia
Etnica del Kosovo-Metohjia, ridotto ad un narcostato dominato dall'UCK.
- Era un paese dove la Zastava, cuore della classe operaia dei Balcani,
orgoglio della Jugoslavia, raccoglieva fino ad un anno fa lavoratori
di 36 nazionalità, distrutta e devastata con bombe all'uranio dagli
amici e protettori del nuovo governo DOS venduto allo straniero
aggressore, e che in 10 mesi dopo i bombardamenti era già stata
ricostruita di un terzo nonostante isolamento, sanzioni, embargo,
mentre oggi è una fabbrica morta, e da settembre 2000 non un muro è
stato ricostruito, nonostante i dollari elargiti o donati dal padrone
americano. Oggi i lavoratori Zastava hanno come unica prospettiva
l'emigrazione o la disoccupazione, in quanto la fabbrica è in svendita
al capitale estero; è proprio di questi giorni (settembre) la notizia
di 15500 lavoratori licenziati... come primo passo.
- Era un paese storicamente fiero ed orgoglioso. Oggi è un paese
umiliato, affamato, svenduto, deriso MA NON VINTO. Come ha sottolineato
S. Romano, ex ambasciatore: "...attenzione a voler infierire su questo
popolo, l'Occidente non deve dimenticare che non è stato mai piegato
né dagli ottomani, né dai nazisti, tantomeno dai fascisti italiani
nonostante gli eccidi e i crimini commessi...". E secondo lui la
violenza morale perpetrata con l'estradizione del suo ex Presidente
potrebbe ritorcersi non solo contro il nuovo governo, addomesticato e
disponibile, ma contro l'Occidente stesso, vissuto come impositore e
prevaricatore e non come partner...
Sarà anche lui un agente di Milosevic?...

Queste previsioni sono confermate dalle imponenti manifestazioni di
piazza, solo in quella di fine luglio scorso le agenzie internazionali
stimavano tra le 100.000 e le 150.0000 persone a Belgrado (chiunque
volesse ci sono le immagini) aperto da uno striscione con su scritto
TRADITORI e dove migliaia di persone, in maggioranza donne, portavano
la scritta: "Io sono Milosevic, arrestate anche me!". Oltre alle
manifestazioni in tutte le città della Jugoslavia, io personalmente
sono stato testimone a Kragujevac di un meeting con 7.000-10.000
persone (in una città di 120.000 abitanti!). E in piazza si è
ricompattato un blocco popolare e patriottico, che va dalle forze di
sinistra, quelle patriottiche, fino a quelle che si richiamano alla
dignità nazionale del popolo serbo, oltre a tantissimi che avevano
votato DOS nella speranza di migliorare la propria condizione e futuro.
Un esempio tra tutti: Petar Makara, leader della diaspora serba in
America, personalità che aveva sostenuto per anni Kostunica e che
oggi ha scritto un testo contro il tradimento di Kostunica stesso
(vedi "Emperors Clothes", 5/7/01).

Di fronte a tutto questo, SOPRA tutto questo si erge questo Tribunale
Penale Internazionale dell'Aja che su ordine Nato decreta chi sono i
buoni e i cattivi.
Marchia, ordina, sentenzia prima di un processo, esegue, rapisce
S. Milosevic, tre volte eletto dal suo popolo - e quindi se è colpevole
lo è anche il popolo serbo e jugoslavo, che per 10 anni lo ha scelto
come suo rappresentante e lo ha sostenuto nella politica di resistenza
alle aggressioni (politiche, economiche, militari e morali) contro la
Jugoslavia. E allora, se colpevoli, perché pagare i danni di guerra
(stesso meccanismo usato con l'Iraq - vedi in "Jugoslavia 2001",
allegato Onu sul caso Iraq)?
Cercavano e desideravano un uomo vinto, sconfitto, sottomesso, da
consegnare agli archivi della LORO storia, da far dimenticare...
Ma, come titolava un giornale di Belgrado: "Hanno sollevato il
vento...".
Tra tante responsabilità di vario genere, una colpa S. Milosevic
sicuramente ce l'ha, ed è quella di non essersi piegato alla Nato, di
non aver svenduto il proprio popolo agli affamatori del liberismo
selvaggio, di non aver assecondato la colonizzazione del proprio paese
tramite FMI, Banca Mondiale, i vari Soros e la loro marea
globalizzatrice.
E questa, ai giorni nostri, è una colpa che si paga con l'ergastolo, se
non con la morte.
Come hanno dichiarato i suoi avvocati (d'ora in poi unici portavoce
ufficiali, insieme a Mira Markovic) a nome suo: "Per quanto hanno
frugato e cercato, nelle mie tasche non hanno trovato un solo dollaro,
né sui miei vestiti una sola traccia di sangue...".
Comunque la si pensi, quest'uomo merita rispetto, non foss'altro perché
ha il coraggio di sfidare i padroni del mondo, lo strapotere
dell'imperialismo e le sue atrocità quotidiane contro i popoli e gli
oppressi della terra. E chiunque, in vari modi, cerchi di resistere
allo stato presente delle cose, di mantenere una coscienza fondata su
giustizia ed uguaglianza sociale, indipendenza e progresso sociale
come cardini fondamentali per poter parlare di libertà, non dovrebbe
restare indifferente.

Io credo che la battaglia di quest'uomo solo in quell'aula della Nato,
in piedi e fiero di fronte ai potenti, sia anche la nostra... anche se
qui in Occidente non ce ne rendiamo conto.

"Voi non vedrete mai apparire i piloti della Nato dinanzi ad un
Tribunale dell'Onu. La Nato è accusatrice, procuratrice, giudice ed
esecutore, poiché è la Nato che paga le bollette. La Nato non è
sottomessa al diritto internazionale. Essa è il diritto
internazionale".
(Lester Munson, parlamentare statunitense)

"C'è uno sforzo organizzato di cancellare per sempre dalla memoria
storica tutto ciò che è legato al tempo passato, perché esso ha portato
con sé il socialismo, i comunisti... Di nuovo nel mio paese, per la
seconda volta nel corso di questo secolo, i membri di una generazione
di combattenti coraggiosi moriranno infelici. Domandandosi: sotto
questo cielo serbo, per non dire slavo, non c'è giustizia? I migliori
uomini devono andarsene dalla vita come se alla società avessero fatto
solo del male? E forse quelli il cui contributo alla società è nullo,
quelli che hanno approfittato del lavoro svolto dagli altri e della
guerra combattuta dagli altri, devono essere l'elite? Per la seconda
volta osservo un dolore inconsolabile..."
(Mira Markovic)

"...Io sono il vincitore morale! Io sono fiero di ogni cosa da me
fatta, perché fatta per il mio popolo e per il mio paese, ed in modo
onesto. Io ho solo esercitato il diritto di ogni cittadino di difendere
il proprio paese e questo è il vero motivo per cui mi hanno
illegalmente arrestato. Se voi state cercando dei criminali di guerra
l'indirizzo non è qui a Scheveningen (ndr: il distretto dove è situato
il Tribunale all'Aja) ma al Quartier Generale della Nato..."
(Slobodan Milosevic, 30/08/2001)


Ottobre 2001
Enrico Vigna (Assoc. SOS Yugoslavia - Tribunale R. Clark Italia)