Jugoinfo

(english / srpskohrvatski / francais / italiano)

Zivadin Jovanovic sulla crisi dei migranti

RT Interview: ‘Migrant crisis: Result of EU blindly joining US strategy’ – ex Yugoslav FM / L’ex ministro degli esteri jugoslavo: la crisi dei migranti è il risultato della fedeltà cieca dell’UE alle strategie americane


Isto procitaj / Leggi anche:

REFUGEE CRISIS AND THE BALKANS (JUGOINFO 21/9/2015)
LINKS / Vulin: "Hrvatska humanost trajala samo dva dana" / Croatia refuses to accept refugees, partly closes borders with Serbia (18 Sep, 2015) / Hungary stops train with 1,000 asylum seekers, blocks and expels 40 Croatian police officers / Evropa zaboravlja da je Srbija sama primila 900.000 izbeglica tokom devedesetih!

RÉFUGIÉS : À BREGANA, LA SLOVÉNIE CLÔTURE SA FRONTIÈRE AVEC LA CROATIE (CdB / #OpenEurope, 21 septembre 2015)
Pendant ce temps, la Croatie achemine des milliers de réfugiés aux frontières avec la Hongrie et la Slovénie, et ferme le principal point de passage frontalier avec la Serbie...

BEOGRAD UVEO BLOKADU GRANICE 'Ovo je ekonomska agresija, od sada hrvatska teretna vozila ne smiju u Srbiju' (23/9/2015)
... Srbija još nije povukla svoj ultimatum: ili će Hrvatska u potpunosti otvoriti granice, ili će Srbija primijeniti tri paketa mjera koje je odobrila vlada Srbije na sjednici u utorak...

CROATIE-SERBIE : ESCALADE DANS LA GUERRE DES FRONTIÈRES (CdB / #OpenEurope, 24 septembre 2015)
Depuis mercredi soir, minuit, la Serbie a interdit l’importation de toute marchandise croate. En retour, Zagreb interdit l’entrée sur son territoire, au poste de frontière de Bajakovo, à tout ressortissant serbe et à tout véhicule immatriculé en Serbie. Des milliers de camions attendent toujours de passer...

SERBIA-CROAZIA: LA BREVE E INUTILE GUERRA COMMERCIALE (Dragan Janjić | Belgrado  28 settembre 2015)
... La Croazia ha quindi proibito l’ingresso sul proprio territorio degli autoveicoli con targa serba. All’inizio era persino in vigore il divieto di ingresso dei cittadini con passaporti serbi, ma questa misura è stata subito ritirata. Entrambe le parti in causa hanno rimosso poi il blocco a partire dal 25 settembre, su esplicita richiesta di Bruxelles... Milanović ... ad un certo punto ha persino usato il termine “barbari” per i serbi...
Srbija-Hrvatska: mali beskorisni trgovinski rat (Dragan Janjić | Beograd  28 septembar 2015)


=== ENGLISH:

http://www.beoforum.rs/en/books-belgrade-forum-for-the-world-of-equals/435-migrant-crisis-result-of-eu-blindly-joining-us-strategy-ex-yugoslav-fm.html

http://www.rt.com/op-edge/316182-eu-migrants-influx-crisis/

‘Migrant crisis: Result of EU blindly joining US strategy’ – ex Yugoslav FM

Published time: 22 Sep, 2015

Europe is facing a backlash over its wrong policy in Yugoslavia, Afghanistan, and the Middle East, says Zivadin Jovanovic ,Yugoslav Foreign Minister from 1998-2000. The EU blindly joined the US strategy of global interventionism, he told RT.

RT: Just months ago, in the spring, the flow of migrants was relatively low, but now it's in the hundreds of thousands.  What has changed?
Zivadin Jovanovic: I think that there has been growing inflow in the refugee centers and camps in Turkey, Syria, Jordan, Lebanon, and other countries surrounding countries the conflicts in the Middle East. As a consequence we have a tremendous pace now of incoming refugees and immigrants here through the Balkans…For example, Serbia has received [within] the last couple of months over 160,000 immigrants and refugees. On [Sunday] night Serbia received a group of 5,000 new refugees. At the same time… borders to Hungary and Croatia have been almost closed. Now only passengers can pass border crossings, no trucks and no trade is flowing over the border crossings. Incidents occur close to the borders. And [yesterday] we heard the official representative of the EU commission say that all EU countries have a right to return refugees or immigrants to Serbia. Serbia is receiving a great many from the south - from Greece and Macedonia. And it [was] announced [yesterday] that Serbia is supposed to be receiving back those who are not accepted in EU countries. This makes the situation very difficult for Serbia and [leads to a] rise in tension in relations with neighboring countries.
RT: Germany has pointed the blaming finger at US foreign policy. But how much is Europe to blame? 
ZJ: I have just returned from an international conference in Zurich which was devoted to the problem of immigrants, and I heard the assessment of a German analyst, who said it is joint project of the US, Turkey and elements of extreme Islamists. I just cannot confirm this and accept totally, but I certainly think there is [some] truth in that. However, Europe is to be blamed and Europe, it seems to me, is receiving back the fruits of a wrong policy in the past – first of all of joining almost blindly the US strategy of global interventionism…beginning with Yugoslavia in 1999 and then Afghanistan, Iraq, Syria, Yemen, Libya, Mali and many other countries. Now Europe is faced with the fruits of its own wrong policy. I just hope that Europe will have to think twice in the future on how [it] would define its own interest and own policy.
RT: There is growing concern that there could be terrorists hiding among the refugees.  How genuine is that risk?
ZJ: [It’s estimated] that around one million immigrants will come from the Middle East and North Africa to Europe before the end of this year. Only Germany has consented to accept 800,000. When you have such figures, such an enormous inflow, you can only suppose by theory of great numbers that there would be all kinds of people. Having regard that they are coming from war-torn areas… one can really suppose that terrorists may come too.
[On Monday] the Serbian government announced that they are discussing a new anti-terrorist strategy. I don’t attribute this exclusively to the inflow of immigrants, but it is certainly coincides with a growing number of immigrants…If they don’t handle this problem properly instead of 1.5 million this year Europe may have two or three million this year.

LISTEN MORE: https://soundcloud.com/rttv/migrant-measures

=== ITALIANO:


L’ex ministro degli esteri jugoslavo: la crisi dei migranti è il risultato della fedeltà cieca dell’UE alle strategie americane

Forum Belgrado Italia, 22 settembre 2015

L'Europa sta affrontando le conseguenze della sua politica sbagliata in Jugoslavia, Afghanistan e in Medio Oriente. Lo dice Zivadin Jovanovic, ministro degli Esteri jugoslavo tra il 1998 e il 2000, ora presidente del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali. “L'UE si è aggregata ciecamente alla strategia statunitense di interventismo globale e ora ne soffre le conseguenze” sostiene Jovanovic.


Solo pochi mesi fa, in primavera, il flusso di migranti era relativamente basso, ma ora è nell'ordine delle centinaia di migliaia di persone. Che cosa è cambiato?

ZJ:
Penso che ci sia stato un crescente afflusso nei centri di accoglienza e nei campi in Turchia, Siria, Giordania, Libano e altri paesi circostanti adiacenti alle zone di conflitto in Medio Oriente. Di conseguenza, abbiamo una quantità tremenda di rifugiati in arrivo e di immigrati che attraversano i Balcani. Per esempio, la Serbia ha ricevuto negli ultimi due mesi oltre 170.000 immigrati e rifugiati. Ieri sera (20 Settembre 2015) la Serbia ha ricevuto un gruppo di 5.000 nuovi rifugiati. Allo stesso tempo, i valichi di frontiera tra Serbia, Ungheria e Croazia sono stati quasi chiusi. In Croazia sette valichi di frontiera sono stati chiusi ad autocarri e commercio per diversi giorni. Solo i passeggeri possono passare questi varchi. Gravi incidenti si sono verificati nella zona di confine con l'Ungheria, dove le autorità ungheresi hanno eretto un recinto di filo per impedire agli immigrati di continuare a viaggiare verso l'Austria, la Germania e paesi scandinavi. Oggi (21 settembre, 2015) il portavoce ufficiale della Commissione europea ha annunciato che i paesi dell'UE hanno il diritto di rimandare i rifugiati o gli immigrati in Serbia. La Serbia ne sta ricevendo un gran numero da sud, dalla Grecia e Macedonia, e ora sembra che possa essere obbligata a ricevere indietro dal nord coloro che non sono accettati nei paesi dell'UE. Ciò rende la situazione molto difficile per la Serbia e può portare a tensioni nelle relazioni con i paesi vicini.

La Germania ha puntato il dito sulla politica estera statunitense. Ma quali sono le colpe dell’Europa?

ZJ:
Ho sentito la valutazione di un analista tedesco, che ha detto che la marea di immigrati è un progetto congiunto degli Stati Uniti, della Turchia e degli islamisti estremisti. Non posso confermarlo, ma credo che ci sia qualcosa di vero. Tuttavia, l'Europa è da biasimare. A me sembra che l'Europa stia raccogliendo i frutti della propria politica sbagliata. In primo luogo, l'Europa ha seguito quasi ciecamente gli interessi degli Stati Uniti e la loro strategia di interventismo globale, a cominciare dall’aggressione della NATO contro la Jugoslavia nel 1999, poi in Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, Yemen, Mali e molti altri paesi. In secondo luogo, dopo la decolonizzazione, invece di aiutare gli africani, gli asiatici e gli altri paesi a promuovere il proprio sviluppo economico e sociale, l’Europa ha continuato a sfruttarli ancora più duramente, in particolare le loro risorse energetiche e minerarie. Ora l'Europa si trova ad affrontare le conseguenze della propria politica sbagliata. Spero solo che l'Europa in futuro penserà due volte su come condurre i propri interesse a lungo termine e la propria politica.

Vi è una crescente preoccupazione che ci possano essere dei terroristi che si nascondono tra i rifugiati. Quanto è reale questo rischio?

ZJ:
Si stima che più di un milione di immigrati arriveranno in Europa dal Medio Oriente e Nord Africa entro la fine di quest'anno. La sola Germania ha acconsentito di accettarne 800.000. Se non gestirà questo problema correttamente, come sembra succederà, invece dei 1,5 milioni di quest'anno, l'Europa potrà averne due o tre milioni l'anno prossimo. Quando si ha a che fare con cifre così elevate si può tranquillamente supporre, per la legge dei grandi numeri, che tra loro potrà esservi qualunque tipo di persona. Visto che i migranti sono provenienti da una zona di guerra, c’è il rischio che arrivino anche dei terroristi.
Il governo serbo ha appena annunciato di star preparando una nuova strategia antiterrorismo. Anche se questo documento governativo non può essere visto semplicemente come una causa dei flussi migratori, è significativo che sia stato presentato contemporaneamente all’incremento del numero degli immigrati.
 
Finora l'Europa ha risposto con recinzioni, controlli alle frontiere, polizia e truppe militari. Questi provvedimenti dureranno a lungo?

ZJ:
Ovviamente no. Ciò riflette una unilateralità a breve termine, una disperata mancanza di capacità strategiche dei politici europei. Cercano di risolvere il problema intervenendo sulle conseguenze, non capendo o evitando di affrontare le cause reali. La cosa peggiore di tutte è l'uso di militari contro i rifugiati e gli immigrati, le loro barche.

Si teme che l'afflusso di rifugiati cambierà inevitabilmente il volto dell'Europa. Sono queste preoccupazioni giustificate?

ZJ:
Sì, ci sono dei timori, alcuni reali, alcuni ingranditi da politici che, per i propri interessi, sfruttano la situazione degli immigrati per favorire l'estremismo di destra e fascista. La nuova situazione degli immigrati, l’incompetenza o la mancanza di volontà dei politici di affrontarlo, ha notevolmente contribuito a promuovere l’estremismo di destra che ormai da anni è una realtà in Europa. In ogni caso, il flusso di immigranti ha messo in luce molte carenze e problemi profondi all'interno dell'UE. Alcuni pilastri della struttura dell'UE come la solidarietà, gli accordi di Dublino, Lisbona e di Schengen sono apparsi deboli e svalutati di fronte ad un'improvvisa eruzione di egoismi nazionali dei singoli paesi membri.

Quindi, che cosa secondo lei dovrebbe essere fatto?

ZJ:
È molto difficile prevedere ulteriori sviluppi e ancor più offrire soluzione. Ma, personalmente, credo che il quadro includa questi elementi:

In primo luogo, è necessario porre fine alla guerra e spargimento di sangue in Siria, attraverso negoziati sotto l'ombrello delle Nazioni Unite. Dopo tutto, la maggior parte dei rifugiati e degli immigrati provengono dalla devastante guerra in Siria, e in secondo luogo in Iraq, in Afghanistan e nel resto del destabilizzato Oriente e dell'Africa;

In secondo luogo, è necessario che UE, ONU, G-20, governi e agenzie internazionali si impegnino per valutare con urgenza le esigenze immediate e a medio termine dei profughi sul posto - in Siria, Turchia, Iraq, Giordania, Libano – per fornire risorse e logistica per soddisfare tali esigenze, mentre si lavora per soluzione pacifica del conflitto;

In terzo luogo, rafforzare l'autorità dei principi fondamentali delle relazioni internazionali, come la sovranità, l'integrità territoriale e la non ingerenza negli affari interni di altri paesi;

In quarto luogo, fermare la militarizzazione e la politica aggressiva, l'interventismo militare globale sotto qualsiasi copertura, che si tratti del "diritto di proteggere" (RTP), del "ruolo-guida" (missione), della democratizzazione, della lotta contro il terrorismo internazionale e simili;

In quinto luogo, riconoscere la realtà del mondo multipolare, accettare la responsabilità condivisa per la pace, la stabilità e lo sviluppo basata sulla Carta delle Nazioni Unite e del sistema delle Nazioni Unite.
 

(Parte di questa intervista è stata pubblicata su RT Tv,il 21 settembre 2015)

Traduzione di Andrea B. per Forum Belgrado Italia/ civg.it



(english / francais / srpskohrvatski / deutsch / italiano)


Putin's UN speech: against ‘policies of exceptionalism and impunity’


--- FLASHBACKS 2008–2015:

What Putin said to LE MONDE - in full (RT, 1 giu 2008)
On his official visit to Paris, Prime Minister Vladimir Putin spoke exclusively and at length to France's Le Monde newspaper. RT now presents the full version of that interview...
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=g7EhpjXUw1E

Putin: U.S. opened Pandora’s Box (B92/Tanjug News Agency – August 29, 2008)
Russian PM Vladimir Putin says that in recent years Washington has been propagating the rule of force, not international law.
"When we tried to stop the Kosovo solution no one listened to us," Putin said. “... What are we to say to the small communities in the Caucasus? How come Kosovo can get independence and we can’t? You’ll put us in an awkward position,” Putin told CNN...

Putin: Crimea similar to Kosovo, West is rewriting its own rule book (FULL SPEECH – 18/mar/2014)
Crimea's secession from Ukraine was just like Kosovo's secession from Serbia, and any arguments otherwise are just attempts to bend the West-advocated rules that were applied to the Kosovo case... 
Vladimir Putin, Discorso all’Assemblea Federale, 18 Marzo 2014 / Putin: Crimea similar to Kosovo, West is rewriting its own rule book / 10 Putinovih najmoćnijih izjava iz istorijskog govora o Krimu
Top 10 powerful quotes from Putin’s historic Crimea address (March 19, 2014)

Discorso di Vladimir Putin ai rappresentanti del corpo diplomatico / Putin spricht: USA wollen die Welt in eine Weltkaserne verwandeln (1 Juli 2014.)
Ansprache des russischen Präsidenten Wladimir Putin vor der Versammlung der Diplomaten und Botschafter des russischen Außenministeriums in Moskau. Ausschnitte. 
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=WVQsoIcevLI

Intervista a POLITIKA. Putin: il ‘vaccino’ al virus nazista perde efficacia in Europa (16 ottobre 2014)
Il colpo di Stato in Ucraina è un esempio preoccupante delle crescenti tendenze neo-naziste in Europa orientale, ha detto a un giornale serbo il presidente russo Vladimir Putin, sottolineando che “manifestazioni aperte” di neo-nazismo sono comuni anche nei Paesi baltici. “Purtroppo, in alcuni Paesi europei il ‘vaccino’ al virus nazista creato dal Tribunale di Norimberga perde efficacia. Ciò è chiaramente dimostrato dalle aperte manifestazioni di neo-nazismo già comuni in Lettonia e altri Paesi baltici”, ha detto Putin al giornale Politika prima della visita in Serbia. “La situazione in Ucraina, dove nazionalisti e altri gruppi radicali hanno provocato un colpo di Stato anticostituzionale a febbraio, causa particolare preoccupazione in tale senso”. Di seguito è riportato il testo integrale dell’intervista...
http://aurorasito.wordpress.com/2014/10/17/putin-il-vaccino-al-virus-nazista-perde-efficacia-in-europa/
ORIG.: Putin: "Obamin pristup Rusiji je neprijateljski" (Мирослав Лазански, 16.10.2014.)
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8125
IN ENGLISH: Putin: Nazi virus ‘vaccine’ losing effect in Europe (October 15, 2014)

Vladimir Putin: così le Nazioni dell'Europa stanno perdendo la loro sovranità (24 ottobre 2014) 
Discorso alla sessione plenaria del Forum internazionale del «Club Valdai» (la fondazione no-profit che da anni si occupa del ruolo geopolitico della Russia nel mondo)
http://www.ilgiornale.it/news/politica/1063116.html
oppure http://comunicati.russia.it/vladimir-putin-cosi-le-nazioni-dell-europa-stanno-perdendo-la-loro-sovranita.html
Putin to Western elites: Play-time is over. On Putin's speech at the Valdai conference in Sochi, 24.10.2014
http://www.beoforum.rs/en/comments-belgrade-forum-for-the-world-of-equals/388-putin-to-western-elites-play-time-is-over.html

Ucraina, sanzioni, UE: intervista del presidente Putin alla Tv tedesca ARD (16 novembre 2014)
Trad. Voce della Russia: http://italian.ruvr.ru/2014_11_17/Intervista-del-presidente-Putin-al-canale-tedesco-ARD-1464/
Trad. Monia Guidi: http://contropiano.org/documenti/item/27646-aerd-intervista-a-vlladimir-putin
ORIG.: Interview: Putin und der russische Standpunkt
http://www.ndr.de/nachrichten/Putin-und-der-russische-Standpunkt,putininterview108.html
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=3EXToQnI75g

Intervista a Vladimir Putin alla vigilia della visita ufficiale in Turchia (28 novembre 2014)

‘Remember lessons we taught Hitler’: Top 10 quotes from Putin’s State of Nation address (December 04, 2014)
Sintesi in lingua italiana:  PTV NEWS 5 dicembre 2014 - Putin parla alla nazione Russia
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=4n69zTW6xi0
Putin: Jugoslaviju su razvalili, Rusiju neće uspeti (Tanjug  04. 12. 2014)

Putin al CORRIERE DELLA SERA: «Non sono un aggressore, patto con l’Europa e parità con gli Usa» (di Paolo Valentino, 6 giugno 2015)
Il presidente russo: «Svilupperemo il nostro potenziale offensivo e penseremo a sistemi in grado di superare la difesa antimissilistica degli Usa. L’Italia spinge il dialogo tra Russia e Europa: ciò crea rapporti speciali»
http://www.corriere.it/esteri/15_giugno_06/intervista-putin-corriere-non-sono-aggressore-patto-europa-ab5eeffe-0c0a-11e5-81da-8596be76a029.shtml
IN ENGLISH: Vladimir Putin, interview to the Italian newspaper «Il Corriere della Sera» FULL TRANSCRIPT (6.3.2015.)
This is the full transcript of Corriere della Sera’s interview with Vladimir Putin:
http://www.corriere.it/english/15_giugno_07/vladimir-putin-interview-to-the-italian-newspaper-corriere-sera-44c5a66c-0d12-11e5-8612-1eda5b996824.shtml


--- LINKS U.N. SPEECH 2015:

Violence instead of democracy: Putin slams ‘policies of exceptionalism and impunity’ in UN speech (RT, 28 Sep 2015)
... Russia believes that attempts to undermine the authority and legitimacy of the United Nations are “extremely dangerous”and could lead to the collapse of the entire system of international relations...
http://www.rt.com/news/316804-putin-russia-unga-speech/

L'intervento di Putin all'ONU – SINTESI (Sputnik, 28.09.2015)
Il presidente russo Vladimir Putin interviene alla 70° assemblea generale dell'ONU...

Vladimir Putin – Intervento all’assemblea generale dell’ONU in italiano – SINTESI VIDEO (in italiano a cura di Pandora TV, 30/09/2015)
Voice over: Massimo Mazzucco. Montaggio: Adalberto Gianuario
http://www.pandoratv.it/?p=4158
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?t=142&v=r8DJJ9JMJEs

Putin all'ONU: il giudizio molto positivo dei comunisti russi (Da materiali dell'agenzia Interfax, 29 Settembre 2015)
... “E' assolutamente corretto che Putin non abbia citato per nome nessuno degli attuali leader ucraini, dal momento che non è necessario rivolgere particolare attenzione a questi possessori di carte di credito americane”, - ha affermato Zyuganov...


--- U.N. SPEECH 2015:

VIDEO: Discours de Vladimir Poutine devant l’AGNU-70 (RT France, 28 set 2015)
Vladimir Poutine, le Président de la Russie intervient devant l'Assemblée générale des Nations unies pour la première fois au cours des 10 dernières années. La 70e session risque de prendre l'allure d'un véritable parcours du combattant compte tenu de l'instabilité géopolitique mondiale...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=vsHHemo5SAg

TESTO INTEGRALE IN ITALIANO: Discorso di Vladimir Putin all’Assemblea generale delle Nazioni Unite
Vladimir Putin ha tenuto un discorso il 28 settembre alla 70.ma sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Un intervento molto atteso, dato che da 10 anni il presidente russo non interveniva alle Nazioni Unite. Ecco la trascrizione.

---

70th session of the UN General Assembly


President of Russia Vladimir Putin: Mr. President,


Mr. Secretary General,


Distinguished heads of state and government,


Ladies and gentlemen,


The 70th anniversary of the United Nations is a good occasion to both take stock of history and talk about our common future. In 1945, the countries that defeated Nazism joined their efforts to lay a solid foundation for the postwar world order. Let me remind you that key decisions on the principles defining interaction between states, as well as the decision to establish the UN, were made in our country, at the Yalta Conference of the leaders of the anti-Hitler coalition.


The Yalta system was truly born in travail. It was born at the cost of tens of millions of lives and two world wars that swept through the planet in the 20th century. Let’s be fair: it helped humankind pass through turbulent, and at times dramatic, events of the last seven decades. It saved the world from large-scale upheavals.


The United Nations is unique in terms of legitimacy, representation and universality. True, the UN has been criticized lately for being inefficient or for the fact that decision-making on fundamental issues stalls due to insurmountable differences, especially among Security Council members.


However, I’d like to point out that there have always been differences in the UN throughout the 70 years of its history, and that the veto right has been regularly used by the United States, the United Kingdom, France, China and the Soviet Union, and later Russia. It is only natural for such a diverse and representative organization. When the UN was first established, nobody expected that there would always be unanimity. The mission of the organization is to seek and reach compromises, and its strength comes from taking different views and opinions into consideration. The decisions debated within the UN are either taken in the form of resolutions or not. As diplomats say, they either pass or they don’t. Any action taken by circumventing this procedure is illegitimate and constitutes a violation of the UN Charter and contemporary international law.


We all know that after the end of the Cold War the world was left with one center of dominance, and those who found themselves at the top of the pyramid were tempted to think that, since they are so powerful and exceptional, they know best what needs to be done and thus they don’t need to reckon with the UN, which, instead of rubber-stamping the decisions they need, often stands in their way.


That’s why they say that the UN has run its course and is now obsolete and outdated. Of course, the world changes, and the UN should also undergo natural transformation. Russia is ready to work together with its partners to develop the UN further on the basis of a broad consensus, but we consider any attempts to undermine the legitimacy of the United Nations as extremely dangerous. They may result in the collapse of the entire architecture of international relations, and then indeed there will be no rules left except for the rule of force. The world will be dominated by selfishness rather than collective effort, by dictate rather than equality and liberty, and instead of truly independent states we will have protectorates controlled from outside.

What is the meaning of state sovereignty, the term which has been mentioned by our colleagues here? It basically means freedom, every person and every state being free to choose their future.


By the way, this brings us to the issue of the so-called legitimacy of state authorities. You shouldn’t play with words and manipulate them. In international law, international affairs, every term has to be clearly defined, transparent and interpreted the same way by one and all.


We are all different, and we should respect that. Nations shouldn’t be forced to all conform to the same development model that somebody has declared the only appropriate one.


We should all remember the lessons of the past. For example, we remember examples from our Soviet past, when the Soviet Union exported social experiments, pushing for changes in other countries for ideological reasons, and this often led to tragic consequences and caused degradation instead of progress.


It seems, however, that instead of learning from other people’s mistakes, some prefer to repeat them and continue to export revolutions, only now these are “democratic” revolutions. Just look at the situation in the Middle East and Northern Africa already mentioned by the previous speaker. Of course, political and social problems have been piling up for a long time in this region, and people there wanted change. But what was the actual outcome? Instead of bringing about reforms, aggressive intervention rashly destroyed government institutions and the local way of life. Instead of democracy and progress, there is now violence, poverty, social disasters and total disregard for human rights, including even the right to life.


I’m urged to ask those who created this situation: do you at least realize now what you’ve done? But I’m afraid that this question will remain unanswered, because they have never abandoned their policy, which is based on arrogance, exceptionalism and impunity.


Power vacuum in some countries in the Middle East and Northern Africa obviously resulted in the emergence of areas of anarchy, which were quickly filled with extremists and terrorists. The so-called Islamic State has tens of thousands of militants fighting for it, including former Iraqi soldiers who were left on the street after the 2003 invasion. Many recruits come from Libya whose statehood was destroyed as a result of a gross violation of UN Security Council Resolution 1973. And now radical groups are joined by members of the so-called “moderate” Syrian opposition backed by the West. They get weapons and training, and then they defect and join the so-called Islamic State.


In fact, the Islamic State itself did not come out of nowhere. It was initially developed as a weapon against undesirable secular regimes. Having established control over parts of Syria and Iraq, Islamic State now aggressively expands into other regions. It seeks dominance in the Muslim world and beyond. Their plans go further.


The situation is extremely dangerous. In these circumstances, it is hypocritical and irresponsible to make declarations about the threat of terrorism and at the same time turn a blind eye to the channels used to finance and support terrorists, including revenues from drug trafficking, the illegal oil trade and the arms trade.


It is equally irresponsible to manipulate extremist groups and use them to achieve your political goals, hoping that later you’ll find a way to get rid of them or somehow eliminate them.


I’d like to tell those who engage in this: Gentlemen, the people you are dealing with are cruel but they are not dumb. They are as smart as you are. So, it’s a big question: who’s playing who here? The recent incident where the most “moderate” opposition group their weapons to terrorists is a vivid example of that.


We consider that any attempts to flirt with terrorists, let alone arm them, are short-sighted and extremely dangerous. This may make the global terrorist threat much worse, spreading it to new regions around the globe, especially since there are fighters from many different countries, including European ones, gaining combat experience with Islamic State. Unfortunately, Russia is no exception.


Now that those thugs have tasted blood, we can’t allow them to return home and continue with their criminal activities. Nobody wants that, right?


Russia has consistently opposed terrorism in all its forms. Today, we provide military-technical assistance to Iraq, Syria and other regional countries fighting terrorist groups. We think it’s a big mistake to refuse to cooperate with the Syrian authorities and government forces who valiantly fight terrorists on the ground.


We should finally admit that President Assad’s government forces and the Kurdish militia are the only forces really fighting terrorists in Syria. Yes, we are aware of all the problems and conflicts in the region, but we definitely have to consider the actual situation on the ground.


Dear colleagues, I must note that such an honest and frank approach on Russia's part has been recently used as a pretext for accusing it of its growing ambitions — as if those who say that have no ambitions at all. However, it is not about Russia's ambitions, dear colleagues, but about the recognition of the fact that we can no longer tolerate the current state of affairs in the world.


What we actually propose is to be guided by common values and common interests rather than by ambitions. Relying on international law, we must join efforts to address the problems that all of us are facing, and create a genuinely broad international coalition against terrorism.Similar to the anti-Hitler coalition, it could unite a broad range of parties willing to stand firm against those who, just like the Nazis, sow evil and hatred of humankind. And of course, Muslim nations should play a key role in such a coalition, since Islamic State not only poses a direct threat to them, but also to one of the greatest world religions with its atrocities. The ideologues of these extremists make a mockery of Islam and subvert its true humanist values.


I would also like to address Muslim spiritual leaders: Your authority and your guidance are of great importance right now. It is essential to prevent people targeted for recruitment by extremists from making hasty decisions, and those who have already been deceived and, due to various circumstances, found themselves among terrorists, must be assisted in finding a way back to normal life, laying down arms and putting an end to fratricide.


In the days to come, Russia, as the current President of the UN Security Council, will convene a ministerial meeting to carry out a comprehensive analysis of the threats in the Middle East. First of all, we propose exploring opportunities for adopting a resolution that would serve to coordinate the efforts of all parties that oppose Islamic State and other terrorist groups. Once again, such coordination should be based upon the principles of the UN Charter.


We hope that the international community will be able to develop a comprehensive strategy of political stabilization, as well as social and economic recovery in the Middle East. Then, dear friends, there would be no need for setting up more refugee camps. Today, the flow of people forced to leave their native land has literally engulfed, first, the neighbouring countries, and then Europe. There are hundreds of thousands of them now, and before long, there might be millions. It is, essentially, a new, tragic Migration Period, and a harsh lesson for all of us, including Europe.


I would like to stress that refugees undoubtedly need our compassion and support. However, the only way to solve this problem for good is to restore statehood where it has been destroyed, to strengthen government institutions where they still exist, or are being re-established, to provide comprehensive military, economic and material assistance to countries in a difficult situation, and certainly to people who, despite all their ordeals, did not abandon their homes. Of course, any assistance to sovereign nations can, and should, be offered rather than imposed, in strict compliance with the UN Charter. In other words, our Organisation should support any measures that have been, or will be, taken in this regard in accordance with international law, and reject any actions that are in breach of the UN Charter. Above all, I believe it is of utmost importance to help restore government institutions in Libya, support the new government of Iraq, and provide comprehensive assistance to the legitimate government of Syria.


Dear colleagues, ensuring peace and global and regional stability remains a key task for the international community guided by the United Nations. We believe this means creating an equal and indivisible security environment that would not serve a privileged few, but everyone. Indeed, it is a challenging, complicated and time-consuming task, but there is simply no alternative.


Sadly, some of our counterparts are still dominated by their Cold War-era bloc mentality and the ambition to conquer new geopolitical areas. First, they continued their policy of expanding NATO – one should wonder why, considering that the Warsaw Pact had ceased to exist and the Soviet Union had disintegrated.


Nevertheless, NATO has kept on expanding, together with its military infrastructure. Next, the post-Soviet states were forced to face a false choice between joining the West and carrying on with the East. Sooner or later, this logic of confrontation was bound to spark off a major geopolitical crisis. And that is exactly what happened in Ukraine, where the people's widespread frustration with the government was used for instigating a coup d’état from abroad. This has triggered a civil war. We are convinced that the only way out of this dead end lies through comprehensive and diligent implementation of the Minsk agreements of February 12th, 2015. Ukraine's territorial integrity cannot be secured through the use of threats or military force, but it must be secured. The people of Donbas should have their rights and interests genuinely considered, and their choice respected; they should be engaged in devising the key elements of the country's political system, in line with the provisions of the Minsk agreements. Such steps would guarantee that Ukraine will develop as a civilized state, and a vital link in creating a common space of security and economic cooperation, both in Europe and in Eurasia.


Ladies and gentlemen, I have deliberately mentioned a common space for economic cooperation. Until quite recently, it seemed that we would learn to do without dividing lines in the area of the economy with its objective market laws, and act based on transparent and jointly formulated rules, including the WTO principles, which embrace free trade and investment and fair competition. However, unilaterally imposed sanctions circumventing the UN Charter have all but become commonplace today. They not only serve political objectives, but are also used for eliminating market competition.


I would like to note one more sign of rising economic selfishness. A number of nations have chosen to create exclusive economic associations, with their establishment being negotiated behind closed doors, secretly from those very nations' own public and business communities, as well as from the rest of the world. Other states, whose interests may be affected, have not been informed of anything, either. It seems that someone would like to impose upon us some new game rules, deliberately tailored to accommodate the interests of a privileged few, with the WTO having no say in it. This is fraught with utterly unbalancing global trade and splitting up the global economic space.


These issues affect the interests of all nations and influence the future of the entire global economy. That is why we propose discussing those issues within the framework of the United Nations, the WTO and the G20. Contrary to the policy of exclusion, Russia advocates harmonizing regional economic projects. I am referring to the so-called ”integration of integrations“ based on the universal and transparent rules of international trade. As an example, I would like to cite our plans to interconnect the Eurasian Economic Union with China's initiative for creating a Silk Road economic belt. We continue to see great promise in harmonizing the integration vehicles between the Eurasian Economic Union and the European Union.


Ladies and gentlemen, one more issue that shall affect the future of the entire humankind is climate change. It is in our interest to ensure that the coming UN Climate Change Conference that will take place in Paris in December this year should deliver some feasible results. As part of our national contribution, we plan to limit greenhouse gas emissions to 70–75 percent of the 1990 levels by the year 2030.


However, I suggest that we take a broader look at the issue. Admittedly, we may be able to defuse it for a while by introducing emission quotas and using other tactical measures, but we certainly will not solve it for good that way. What we need is an essentially different approach, one that would involve introducing new, groundbreaking, nature-like technologies that would not damage the environment, but rather work in harmony with it, enabling us to restore the balance between the biosphere and technology upset by human activities.


It is indeed a challenge of global proportions. And I am confident that humanity does have the necessary intellectual capacity to respond to it. We need to join our efforts, primarily engaging countries that possess strong research and development capabilities, and have made significant advances in fundamental research. We propose convening a special forum under the auspices of the UN to comprehensively address issues related to the depletion of natural resources, habitat destruction, and climate change. Russia is willing to co-sponsor such a forum.


Ladies and gentlemen, dear colleagues. On January 10th, 1946, the UN General Assembly convened for its first meeting in London. Chairman of the Preparatory Commission Dr. Zuleta Angel, a Colombian diplomat, opened the session by offering what I see as a very concise definition of the principles that the United Nations should be based upon, which are good will, disdain for scheming and trickery, and a spirit of cooperation.Today, his words sound like guidance for all of us.


Russia is confident of the United Nations' enormous potential, which should help us avoid a new confrontation and embrace a strategy of cooperation. Hand in hand with other nations, we will consistently work to strengthen the UN's central, coordinating role. I am convinced that by working together, we will make the world stable and safe, and provide an enabling environment for the development of all nations and peoples.


Thank you.








Iniziative segnalate

1) Parte il corso di lingua serbo-croata a Torino
2) Parma 17/10: Europa tedesca? Germania, Trattati europei e neocolonialismo
3) Trieste 19/10: Le violenze per Trieste italiana


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Parte il corso di lingua serbo-croata a Torino

Il martedì dalle h 18,30 alle 20,30. Pridruzite se :) 

A soli 6,25 euro ... 20% di sconto.

Questa settimana si chiudono le iscrizioni ai corsi della scuola popolare di Red House. 

Per info: Red House Collegno
Via Bendini 11, Collegno (TO)
+39 3315899460



Il corso di lingua serbo-croata si tiene tutti i martedì h 18.30 alle h 20.30.

La lingua serbo-croata (o serbocroata) (srpskohrvatski/cрпскохрватски) è una lingua slava meridionale.

Era una tra le principali lingue ufficiali della Jugoslavia, parlata nelle repubbliche socialiste di Serbia, Croazia, Bosnia-Erzegovina e Montenegro, insieme allo sloveno e al macedone (rispettivamente nelle repubbliche socialiste di Slovenia e Macedonia).

Questa denominazione non è più ufficialmente usata dopo i tragici fatti del periodo 1992–1995 nella Jugoslavia ed il progressivo, vicendevole allontanamento dei Paesi interessati.

Oggi possiamo dire che la definizione di lingua serbo-croata non si usi più, sebbene la lingua sia perfettamente viva e parlata. Le persone oggi riconoscono la propria lingua come serbo parlato in Serbia, come croato parlato in Croazia, come bosniaco parlato in Bosnia-Erzegovina e come montenegrino parlato in Montenegro.



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Parma, sabato 17 ottobre 2015
alle ore 16.30 presso la Sala Civica Cittadella – Bizzozero, via Antonio Bizzozero 15/A

Europa tedesca? Germania, Trattati europei e neocolonialismo

ROSS@ ne discute con
Vladimiro Giacché – economista, autore di Anschluss. L’unificazione della Germania e il futuro dell’Europa e di Costituzione italiana contro trattati europei. Il conflitto inevitabile
Alessandro Somma – docente di diritto pubblico comparato all’Università di Ferrara, autore di La dittatura dello spread e L’altra faccia della Germania.

Dopo il referendum greco del luglio scorso la maschera della governance neoliberale europea è definitivamente calata, mostrando il cinico volto delle aggressive politiche austeritarie antipopolari che il nuovo sistema di regole targate UE sta imponendo in tutta Europa. Sventola vittoriosa la bandiera del fondamentalismo monetarista, che assume competitività e mercato come principi fondanti. In questo nuovo scenario l’astratta retorica dell’unione paritaria e solidale dei paesi membri, uniti nella diversità e foriera di pace fra i popoli, non è che una favola. L’Europa è, ed è sempre stata, un pluralità conflittuale in cui alcuni stati contano più di altri e oggi l’egemone è la Germania. Lo è da un punto di vista geopolitico ed economico, quando instaura protettorati attraverso un neo-mercantilismo che permette di guadagnare interessi dai prestiti erogati dalle proprie banche ai paesi del sud e che crea surplus commerciali grazie ad un euro che avvantaggia artificialmente la propria produzione nazionale. Lo è da un punto di vista ideologico, quando impone l’ordoliberalismo e la cosiddetta economia sociale di mercato come dottrina dominante che assegna valore costituente alla concorrenza, a scapito del lavoro, principio fondante della Carta costituzionale italiana.

Diventa quindi di cruciale importanza comprendere il ruolo della Germania nella UE e della sua evoluzione interna a partire dalla “riunificazione”, dagli anni cruciali ’89 - ’90 in cui le veloci tappe verso una realizzazione dell’unione monetaria, facevano presagire più ad un’annessione della ex-DDR nella Germania Ovest. Si tratta di un laboratorio politico che con le riforme “Hartz” dei primi anni duemila – basate su una forte spinta alla flessibilizzazione del lavoro e continuate con i governi Merkel – non ha cessato di essere fonte ispiratrice delle politiche europee, determinando scelte di governance che si sono sedimentate nei trattati stessi e che sono divenute, quindi, regole per tutti. 

www.rossa.red



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Trieste, Lunedì 19 ottobre 2015
alle ore 17:30 presso il Circolo della Stampa, Corso Italia 13

Presentazione del dossier 
"Le violenze per Trieste italiana" 
di Claudia Cernigoi.

Con la partecipazione di Luciano Santin e dell'autrice.
Ingresso libero, seguirà dibattito

... Le violenze per Trieste italiana, ovvero la strategia della tensione a Trieste sotto il Governo militare alleato (1945-1954): i finanziamenti dell’Ufficio Zone di Confine alle organizzazioni paramilitari fasciste e xenofobe, le squadre di teppisti organizzate dagli ex dirigenti del CLN giuliano e futuri gladiatori, il ruolo della Osoppo, l’invio dall’Italia di armi per preparare la destabilizzazione della Zona A, il ruolo dei neofascisti negli scontri del 1953 prima del ritorno dell’amministrazione italiana in città...





(srpskohrvatski / italiano)

"Non ci sarà la Jugoslavia, eppure ci sono gli jugoslavi. Una madre muore, ma i figli restano."


Stevan Mirković e lo jugoslavismo intransigente

1) IN MEMORIAM general pukovnik JNA drug Stevan Mirković
2) Stevan Mirković, Veljko Kadijević e lo jugoslavismo intransigente (A. Martocchia)
3) Sećanje
4) Linkovi / Collegamenti


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Izvor: Komunisti Obrenovca, 30/9/2015
https://www.facebook.com/komunisti.obrenovca/photos/pb.907322746018592.-2207520000.1443704029./916769265073940/?type=3&theater

IN MEMORIAM
Stevan Mirković general JNA 27.10.1927 - 26.09 2015 

učesnik Narodnooslobodilačke borbe od svoje 16-te godine, general-pukovnik JNA i načelnika Generalštaba Jugoslovenske narodne armije.
Sahrana generala Stevana Mirkoviča je u četvrtak 01.10.2015. u 12. 30 časova na Novom groblju u Beogradu.
Nek mu je večna slava i hvala i laka mu zemlja Jugoslovenska.

Jednom je izjavio da mu je najdraža pesma: 
„ Nas dva brata oba ratujemo
Ne plač’ majko ako poginemo,
Mila majko žali nas jednako 
Jal’ jednako jal’ nemoj nikako“
Sreten i njegov brat Žika zajedno su bili među oslobodiocima Beograda oktobra 1944 a onda produžili skupa na Sremski front. Žika je umro prošle godine, odnevši sa sobom u grob i nemačko mitraljesko čelično zrno, koje je u svojoj jetri nosio celog života, Stevan je bio ranjen jednom u Hrvatskoj i drugi put u Bosni.

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Izvor: SFR Jugoslavija - SFR Yugoslavia, 1.10.2015.
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=10153664199398834

Danas je u Beogradu uz vojne počasti sahranjen general pukovnik JNA drug Stevan Mirković. 
General - pukovnik Stevan Mirković bio je osnivač i počasni predsednik dve političke organizacije: pokreta Jugoslovenski Centar Tito i Saveza Komunista Jugoslavije u Srbiji. 
Sahrani je prisustvovao veliki broj građana, kao i veliki broj delegacija antifašističkih, komunističkih, jugoslovenskih i levičarskih partija, udruženja, pokreta. 
Prisutnima su se obratili general - podpukovnik drug Svetozar Oro u ime organizacija Avnojevski Forum Josip Broz Tito, Društva za Istinu o NOB - u i Jugoslaviji i pokreta Jugoslovenski Centar Tito i drugarica Mira Tokanović u ime Saveza Komunista Jugoslavije u Srbiji.
U toku sahrane general - pukovnika Stevana Mirkovića pročitan je i telegram koji je u ime Lige Antifašista Jugoistočne Evrope i organizacija koje sačinjavaju Ligu poslao predsednik Lige drug Hakija Abdić. 
Počasne straže uz odar pokojnog general - pukovnika Stevana Mirkovića držale su delegacije Sekcije Boraca Prve Proleterske Narodnooslobodilačke Udarne Brigade, pokreta Jugoslovenski Centar Tito, Saveza Komunista Jugoslavije u Srbiji, udruženja Naša Jugoslavija, ZZB NOB Slovenija, Komunističke Partije i Komunista Srbije.
Ovom prilikom želimo da se zahvalimo članovima sledećih delegacija:
- ZZB NOB Slovenija na čelu sa Frankom Pleskom i Bojanom Pahorom
- Avnojevski Forum Josip Broz Tito na čelu sa general - podpukovnikom Svetozarom Orom
- Društvo za Istinu o NOB - u i Jugoslaviji na čelu sa Mladenkom Colićem
- Sekcija Boraca Prve Proleterske Narodnooslobodilačke Udarne Brigade na čelu sa pukovnikom Zdenkom Duplančićem
- Udruženje Naša Jugoslavija na čelu sa Vladimirim Milosavljevićem
- Komunistička Partija na čelu sa Josipom Joškom Brozom
- Komunisti Srbije na čelu sa Svetozarom Markanovićem
Još jednom koristimo priliku da se zahvalimo svim delegacijama i pojedincima koji su prisustvovali poslednjem ispraćaju našeg generala.
Hvala svima!!!
pokret Jugoslovenski Centar Tito 
i
Savez Komunista Jugoslavije u Srbiji


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Stevan Mirković, Veljko Kadijević e lo jugoslavismo intransigente 

di A. Martocchia, segretario Coord. Naz. per la Jugoslavia ONLUS

Sono stati celebrati l'altroieri 1.10.2015 a Belgrado i funerali del compagno e amico Stevan Mirković (Valjevo 27.10.1927 - Belgrado 26.09 2015).

Già partigiano – in particolare impegnato sul Fronte dello Srem –, poi militare di professione fino a conseguire i gradi di Generale di Corpo d'Armata e Capo di Stato Maggiore dell'esercito jugoslavo (JNA), dopo la pensione e dopo lo smembramento del suo paese "Stevo" aveva continuato ad essere attivo combattente jugoslavista e perciò critico severo delle politiche di spartizione fomentate dall'estero e attuate dai traditori annidati nelle varie repubbliche. E' stato a tutti gli effetti fino all'ultimo istante della sua vita un patriota jugoslavo, un antifascista, un comunista e internazionalista sensibile alle grandi questioni del nostro tempo, come dimostrano i tanti temi da lui stessi trattati negli scritti di questi ultimi anni [si veda la sezione 4: Linkovi in questo messaggio].

La sua carriera militare si era appena conclusa, per l'appunto con l'incarico più prestigioso, quello di Capo di Stato Maggiore (1987–1989), quando la Jugoslavia federativa e socialista precipitava nella crisi che sarebbe sfociata in guerra fratricida, e il suo partito – la Lega dei Comunisti di cui aveva la tessera sin dal 1944 – si dissolveva. 
Con l'introduzione del sistema multipartitico, Mirković partecipava alla fondazione della nuova "Lega dei Comunisti - Movimento per la Jugoslavia" (SK-PJ), ma ben presto, al momento della fusione del SK-PJ con la "Sinistra Unita Jugoslava" (JUL) di Mira Marković, Stevan abbandonava l'organizzazione da posizioni pan-jugoslaviste e anticapitaliste intransigenti, in continuità con i valori del periodo di Tito e mantenendo proprio la figura di Tito come riferimento simbolico e ideale ineludibile. 
Lo jugoslavismo di Mirković si riferiva infatti a un paese esteso "dal monte Triglav al fiume Vardar": egli rimaneva cioè fautore di una Jugoslavia di tutti gli jugoslavi, in contrapposizione allo jugoslavismo "realista" o "minimalista" della JUL e dei socialisti, per i quali la Jugoslavia poteva anche essere solo quella "di chi ci vuole stare", e quindi in particolare dei Serbi... Ma stabilire chi davvero "volesse" stare dentro o fuori la Jugoslavia nell'epoca della manipolazione mediatica e della disinformazione di guerra era una impresa impossibile e priva di senso, così come impossibile e priva di senso era e rimane ogni definizione di confini "giusti" a dividere i popoli jugoslavi tra di loro. Ripeteva Mirković: guardate i Serbi, che nella RFSJ erano "popolo costitutivo" secondo la Costituzione non solo in Serbia, ma anche in Croazia e Bosnia... oggi invece sono "stranieri" ovunque (forse anche in Serbia...). Nessun popolo ha guadagnato una vera patria dallo smembramento, nessuno vive in un suo proprio Stato unitario, bensì tutti sono divisi al loro interno dai nuovi dannati confini! Come dunque rassegnarsi al "dato di fatto" delle secessioni? – rimproverava Mirković alle sinistre di governo.

Il caso di Kadijević e la JNA come estrema speranza

Una posizione, questa di Mirković, paragonabile a quella attribuita all'ultimo Ministro della Difesa della RFSJ, Veljko Kadijević, che nel febbraio–marzo 1991 tentò di persuadere gli altri membri dirigenti del paese a imporre lo stato d'emergenza per impedire ogni agibilità alle milizie secessioniste e dunque per scongiurare la disgregazione della Repubblica federativa. In una riunione a Topčider con tutti e sei i presidenti delle varie Repubbliche e regioni autonome, con il presidente della Federazione e i più alti quadri militari, Kadijević sostenne che le formazioni paramilitari presenti nel paese, sostenute dai nemici interni ed esterni, andassero bloccate per tempo con l'imposizione della legge marziale. Benché l'allarme lanciato da Kadijević fosse suffragato da elementi di prova inequivocabili, non solo di carattere meramente politico o opinionistico ma ben concreti – si ricordi ad esempio lo scandalo del 1990, quando i servizi segreti videoregistrarono una riunione con il Ministro della Difesa croato Martin Špegelj impegnato a organizzare di nascosto il rifornimento di armi da Occidente via Ungheria per combattere contro la JNA –, la votazione che si svolse ebbe esito negativo: in pratica fu posto il veto, "dopo lunghe e pesanti discussioni, e stante che Stipe Mesić era in continuo contatto con Franjo Tudjman, il macedone Vasil Tupurkovski 'con l'ambasciata americana a Belgrado' [sic] e lo sloveno Janez Drnovšek con il suo Milan Kučan" (Tanjug 07.10.2007.). Ma oltre alle parti più inclini al secessionismo, anche il rappresentante della Serbia ebbe una posizione debole: Borisav Jović rimandò di fatto la decisione previe consultazioni con l'URSS che però furono fallimentari. "Alla presenza di Kadijević, Jazov [Ministro della Difesa] a Mosca parlò con l'ultimo presidente dell'URSS, Mihail Gorbaciov, il quale non volle ricevere Kadijević, come era già successo sei mesi prima. 'Le risposte erano completamente negative e volevano sostanzialmente dire che non potevamo contare sul sostegno dell'URSS', ha detto Kadijević, aggiungendo che la risposta 'era completamente ostile e che la politica di Gorbaciov nei confronti della Jugoslavia era distruttiva'."

La non–imposizione della legge marziale in quel frangente si rivelerà un errore deleterio per le sorti della Repubblica Federativa e Socialista. Certamente, la Jugoslavia avrebbe avuto allora molti accaniti nemici esterni, dall'URSS in declino alla NATO forse già disposta ad aggredire Belgrado, ma in fondo una guerra ben più dolorosa, quella fratricida, non fu evitata. Questo errore non sarà mai perdonato dai militari di lungo corso, patrioti come Veljko Kadijević e Stevan Mirković. Altre proposte di "golpe" vennero, una addirittura con la mediazione di Gheddafi (cfr. sempre Tanjug 07.10.2007.), ma era troppo tardi ed avrebbe avuto tutt'altro significato: si sarebbe rischiata persino la guerra civile tra Serbi e Serbi. La china presa era oramai quella dell'accettazione del dato di fatto.

Mesi più tardi Kadijević dovrà perciò rompere anche con la classe dirigente di Serbia-Montenegro per la loro linea, appunto, realista e rinunciataria. Con l'accettazione delle secessioni slovena e croata, "il popolo serbo viene diviso e si riduce allo status delle minoranze etniche, esponendosi al pericolo di distruzione”. Ancora nella intervista del 2007 Kadijević criticava dunque Milošević e Jović: "Già allora conducevano il doppio gioco nei confronti dei Serbi in Bosnia, Erzegovina e Croazia”. "Quando iniziarono gli scontri in Slovenia e Croazia, Milošević gli propose che l'esercito si ritirasse da tutti i territori nei quali si sparava all'esercito 'alle spalle'. Come esempio del mancato sostegno, Kadijević cita la circostanza di quando l'esercito aveva richiesto due brigate, una dalla Serbia e l'altra dal Montenegro, per il disarmo delle forze slovene, ma i rappresentanti della Serbia e Montenegro nella Presidenza della RFSJ furono contrari. (...) Jović (...) fu 'il principale attore della presa di distanza della Serbia dai Serbi che abitavano sull'altra sponda dei fiumi Drina e Una', considerando che 'tra gli uni e gli altri Serbi' non c'era niente in comune, a parte la denominazione... Il popolo serbo, perciò, fu distrutto, e, definitivamente sopraffatto, in questo modo fu diviso', ha valutato Kadijević."
Nell'ottobre 1991, mentre da un lato gli proponevano l'incarico di Presidente federale e addirittura la possibilità di attuare un quasi-colpo di Stato contro eventuali nemici interni alla nuova mini-Federazione, dall'altro spingevano ad accettare i nuovi confini inter-jugoslavi imposti dalla Comunità Europea e dalla NATO. Contrario a tale mercanteggiamento, Kadijević lasciò definitivamente l'ultimo incarico, quello di Segretario federale per la difesa popolare, il 6 gennaio 1992, dunque pochissimi giorni prima dell'infame riconoscimento internazionale della "indipendenza" di Slovenia e Croazia.

Anche Kadijević, come Mirković, è morto recentemente, per la precisione a Mosca, dove era in esilio, il 2 novembre dello scorso anno. Nato presso Imotski il 21.11.1925, di padre serbo e madre croata, anch'egli era stato giovanissimo partigiano e poi aveva percorso la carriera militare fino ai massimi livelli. Si ritrovò dunque nella posizione di Ministro della Difesa federale al momento delle auto-proclamazioni di indipendenza di Slovenia e Croazia. Perciò fu in seguito accusato di crimini di guerra da parte del regime croato, tanto da essere oggetto di un mandato di cattura dell'Interpol (mentre l'ICTY non ha mai emesso un mandato di arresto contro di lui); perciò nel 2001, dopo il colpo di Stato filo-occidentale in Serbia, decise di chiedere asilo politico in Russia, dove prese la cittadinanza nel 2008. 
Di fronte alle accuse di Zagabria, Veljko Kadijević ha sempre difeso il suo operato affermando che la JNA era legittimamente tenuta a rispondere alle azioni delle milizie neo-ustascia. Nell'autobiografia pubblicata nel 2007 – Kontraudar, "Il contrattacco. La mia visione della disintegrazione della Jugoslavia" – accusò con dovizia di argomenti e prove soprattutto gli Stati Uniti e la Germania per avere contribuito alla disgregazione della Jugoslavia e all'incrudimento dei conflitti jugoslavi degli anni 1990.

Stevan Mirković ovvero il dramma del grillo parlante

Diversamente da Kadijević, destino volle che Stevan Mirković non vestisse alcun incarico di responsabilità militare né politica nei momenti peggiori della crisi jugoslava; ma c'è da scommettere che, nel caso, le sue posizioni non sarebbero state tanto diverse da quelle di Kadijević. Abbiamo dunque conosciuto Mirković nella veste di mero commentatore, amaro e sferzante, della cronaca tragica dei primi anni Novanta. La nostra collaborazione con lui è iniziata subito: dapprima ospite via etere alla trasmissione radiofonica "Voce Jugoslava" su Radio Città Aperta, poi anche ospite in carne ed ossa a Roma, al Meeting per la Pace e l'Amicizia fra i Popoli dell'ex Mattatoio (1993)... Per anni ci siamo recati in visita da lui a Belgrado e ne abbiamo raccolto dichiarazioni e testi, tradotti e ridiffusi con i nostri miseri mezzi [spec. via web: cfr. 4: Linkovi].

Nel 1997 Mirković promuoveva una "rifondazione" della Lega dei Comunisti di Jugoslavia. La formazione si presentava anche alle elezioni politiche del settembre, ottenendo l'onorevole risultato di 6786 voti pari al 1,64% in un contesto già di grande di frammentazione delle forze politiche comuniste.
Un mese dopo eravamo a Belgrado per una manifestazione internazionale contro la NATO co-promossa da quell'area politica assieme all'ex Voce Operaia. Mirković, come tante altre volte, ci ricevette nella sua casa, sul cui balcone è rimasta fino ad oggi a campeggiare la bandiera della RFSJ.

Nello stesso anno nasceva una associazione dal profilo più culturale, il "Centro Tito", che per tutti gli anni successivi avrebbe animato le celebrazioni della figura di Josip Broz specialmente in occasione degli anniversari "canonici" (4 Maggio – morte – e 25 Maggio – Giornata della Gioventù) ed avrebbe partecipato alla più vasta rete delle "Associazioni Josip Broz Tito" costituitesi in tutte le repubbliche ex-federate.
I disaccordi e le divisioni nella sinistra anticapitalista non sono una specificità solo italiana: anche in Serbia la situazione è rimasta molto difficile e lo è ancora oggi, con una divisione particolarmente netta tra l'area titoista e l'area "cominformista" (fedele alla memoria dell'URSS di Lenin e Stalin) ben rappresentata dal Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ), un partito politico saldamente organizzato poco incline a sciogliersi in coalizioni elettorali.
In tale contesto di difficoltà e soggettivismi, e mentre anche nelle altre Repubbliche venivano tentate riprese di attività politica di segno comunista, l'organizzazione di Mirković cambiava nome e diventava "Lega dei Comunisti di Jugoslavia in Serbia" (SKJ u Srbiji).

Gli anni sono passati riservando forti amarezze. Dapprima la guerra fratricida, poi la aggressione della NATO contro ciò che rimaneva della Jugoslavia, infine la decadenza civile, culturale e politica in Serbia, soprattutto accelerata con l'instaurazione del regime filo-occidentale. Mirković si è sempre ritrovato a rivestire il ruolo, non desiderato e non invidiabile ma pur sempre obbligato e comunque necessario, del grillo parlante. E' stato un critico severissimo di tutti i governi succedutisi negli ultimi 25 anni: da quelli socialdemocratici del periodo di Milošević a quelli della destra nazional-liberista al potere ancora oggi, dopo il colpo di Stato dell'ottobre 2000. 

La sua critica alle sinistre di governo (1991-2000) partiva da posizioni radicalmente opposte a quelle della opposizione cosiddetta "democratica", vezzeggiata in Occidente. Mirković contestava forme di nazionalismo retorico e non veramente patriottico, e contestava soprattutto la dismissione graduale delle principali conquiste del socialismo jugoslavo, a partire dalla autogestione operaia dei mezzi di produzione.
Con i bombardamenti del 1999, che rappresentarono uno shock per tutte le parti politiche in Serbia, Stevan fu oppositore di ogni atteggiamento rinunciatario verso il Kosovo, considerato cuore storico e culturale della "piccola patria" serba, oltreché territorio di enorme valenza strategica a causa della presenza di ricchezze naturali e pregevoli insediamenti produttivi frutto del lavoro di generazioni di jugoslavi.
Dopo la "svolta" del 2000, lo spirito critico di Mirković verso il nuovo regime non fu dissimile. Continuarono le battaglie contro le privatizzazioni, ma soprattutto fu necessario alzare i toni contro la deriva revisionistica, filo-cetnica, monarchista e sostanzialmente filo-fascista in atto in questo paese oramai ostaggio della NATO. Mirković era sempre in prima fila a richiamare la memoria della Lotta Popolare di Liberazione, a difendere e rendere omaggio alla memoria dei compagni caduti, dei momenti topici della creazione della Jugoslavia di Tito, a difendere strenuamente proprio e principalmente la figura di Josip Broz continuamente infangata e accantonata.

Particolarmente grave dal punto di vista simbolico è stata vissuta da tutti, ex combattenti come Mirković e militanti antifascisti qualunque come chi scrive, la riabilitazione storiografica e giuridica della figura di Dragoljub "Draža" Mihailović, ex generale della Jugoslavia monarchica leader dei "cetnizi". Nello svolgersi degli eventi della II Guerra Mondiale, preso da anticomunismo viscerale, Mihailović scelse l'alleanza con i fascisti italiani e addirittura con gli ustascia croati, piuttosto che combattere fianco a fianco con i partigiani di Tito, tanto da assurgere a figura-simbolo del tradimento nei decenni successivi. 
In una Serbia retta da traditori, il capostipite dei traditori della Patria non poteva non essere riabilitato. Uomini coerenti e cristallini come Stevan Mirković, assieme agli ambienti del partigianato della Serbia (SUBNOR), sono stati gli unici a levare forte e chiara la loro voce contro questo scempio, che tanto assomiglia ad altri scempi della memoria in atto in questi anni nei Balcani, in tutta Europa e nella stessa Italia.

Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS, che deve molto per la sua esistenza alla ispirazione ideale ed all'esempio umano di Stevan Mirković, esprime le sue più sentite condoglianze ai famigliari, ai compagni in Serbia ed agli estimatori di "Stevo" sparsi un po' dappertutto in Jugoslavia. Un partigiano ci ha lasciato, ne nascano altri cento! Hvala Stevo! Borba se nastavlja!

Andrea Martocchia


=== 3 ===

Izvor: SFR Jugoslavija - SFR Yugoslavia – September 29 at 6:33pm

Sećanje

Stevan Mirkovic, general u penziji , 17.10.2012 :
" Meni je najdraža partizanska pesma „ Nas dva brata oba ratujemo/Ne plač’ majko ako poginemo/ Mila majko žali nas jednako/ Jal’ jednako jal’ nemoj nikako/“. Zašto?. Desilo se, eto, da naš otac Dobrivoje i njegov stariji brat Milutin ratuju u I svetskom ratu i to obojica u sastavu Drinske divizije prvog poziva, a moj brat Živojin i ja ratujemo u II svetskom ratu i to obojica u sastavu , prvo Kosmajkog partizankog odreda, a onda u 5.krajiškoj diviziji. Naš otac se vratio iz rata 1918.živ i zdrav a stric Milutin poginuo 1915 u Albaniji pri povlačenju srpske vojske u Grčku. Naša majka bila je pralja , radila je za nadnicu kod imućnijih ljudi a otac baštovan u opštinskom rasadniku, gde je danas igralište „Crvene zvezde“.Oboje su završili svoj radni vek u perionici i parku Infektivne klinike u Beogradu i posle penzionisanja vratili se u majčin rodni kraj kod Krupnja, u kućicu koju smo im brat i ja podigli od svojih plata i uštedjevine.
I Žika i ja smo medju oslobodiocima Beograda oktobra 1944., samo što je on napadao spolja u sastavu 4.krajiške brigade a ja iznutra u sastavu jedne od preko 200 omladinskih borbenih grupa, a onda produžili skupa na Sremski front. ,posle kraćeg odmora i obuke u Beogradu negde početkom decembra 1944. Ja sam te godine u oktobru napunio 17 godina a Žika u maju 18.Obojica smo bili srednješkolci i deo mase naših vršnjaka ,koji su masovno stupali dobrovoljno u NOV i POJ i s ponosom se obučavali na tek dobijenom novom sovjetskom naoružanju .Živojin i ja smo teško ranjeni na Sremskom frontu i u borbama za Brčko. Žika je umro prošle godine, odnevši sa sobom u grob i nemačko mitraljesko čelično zrno, koje je u svojoj jetri nosio celog života. Ja sam bio ranjen jednom u Hrvatskoj (Sotin) , drugi put u Bosni (Brčko)..  
Zašto ovo pišem? I danas ,kao i onda, sa oduševljenjem doživljavam to vreme slobode i radujem se što sam mogao da učestvujem kao borac u njemu. Nama ne trebaju advokati da nas sažaljevaju zbog Sremskog fronta jer smo to činili dobrovoljno, niko nas nije mobilisao. Nismo se plašili tada još uvek moćnog Vermahta.Uspeo sam da sačuvam pisamce koje sam pred polazak u Srem poslao roditeljima i izmedju ostalog napisao „ ja odoh na Berlin“.U Berlin nisam stigao i kraj rata dočekao u vojnoj bolnivi u Čurugu.kod Novog Sada. Da li će današnje mlade generacije poći našim putem ili ce , kao Borislav Mihailiovic Mihiz i njemu slični, „šmugnuti“ negde u rodni kraj ili inostranstvo i posle se hvaliti kako su bili pametni. Ti su se nauživali slobode ali za nju nisu dali ništa. Žika je posle rata završio DIF i filozofski fakultet i do kraja radnog veka bio profesor gimnazije u Beogradu. Ja sam ostao u vojsci i „dogurao“ do položaja NGŠ JNA.
NOB naroda Jugoslavije je pokazala da je narod ,odlučan da se bori ,jači od bilo kakve strane vojne sile i da samo on sam može steći i sačuvati svoju slobodu a ne neko drugi.“Nijeda rat nije završen dok se narod ne pokori neprijatelju“ (Klauzevic).Nažalost, današnja omladina se ideološko – politički vaspitava u primitivnom duhu – glavni cilj u životu je pohlepa za zadovoljenje animalno – fizičkih i materijalnih potreba i razvrata, čemu doprinosi naša gologuza i golosisa štampa. Rad i rat za domovinu su ljudske aktivnosti istog značaja za nju i njene narode. Zanemarivanje bilo koje od njih je ništavilo."


=== 4: Linkovi / Collegamenti ===

Stevan Mirković na Wikipediji: https://sh.wikipedia.org/wiki/Stevan_Mirković


--- KNJIGE

Stevan Mirković
KAD BUZDOVANI MARŠIRAJU [1 + 2]
Beograd: Centar Tito, decembar 2008

Stevan Mirković
VREME ODLUKE 
Beograd: WebMagazin "Komunisti", 2007

Stevan Mirković
BRAVAR JE BIO BOLJI [Era meglio il fabbro]
Liber - Centar Tito, Beograd 2004
ISBN 86-85353-00-9
Premessa: https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/4090

Stevan Mirković: Pogovor knjige Zvonka Štaubringra
Najteza bitka Josipa Broza Tita. 1892-1992 (La battaglia più difficile di Josip Broz Tito)
Beograd: Savez komunista - Pokret za Jugoslaviju u Hrvatskoj, 1992
Novi Pečat – Crvena Biblioteka – Knjiga 1

--- VIDEO

General Stevan Mirković - IN MEMORIAM (Kuća Cveća 2014) (YU O Laki, 26 set 2015)
General Stevan Mirković je preminuo danas u Beogradu u 88. godini života (Valjevo, 27. oktobar 1927. - Beograd, 26. septembar 2015.) - VJEČNA MU SLAVA! 
Josip Broz Tito. Kuća Cveća. Beograd. Jugoslavija. Yugoslavia. SFRJ.
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=2pIkOMUMCMM

Sasvim licno - Stevan Mirkovic (INtv Bijeljina, 30 nov 2014)
Sasvim licno - Stevan Mirkovic (IN televizija, Bijeljina) - autor i voditelj: Milan Mitrovic 

Yu Centar Tito - Prvi Tradicionalni Memorijalni Skup Povodom 32 Godine Smrti Josipa Broza Tita (Jugoslovenski Centar Tito, 10 apr 2013)

Pocasni presednik YU CENTRA TITO I dozivotni presednik Stevan Mirkovic (enes trtak, 13 mag 2013)

Yu Centar Tito i Stevan Mirkovic

Govor Stevana Mirkovića (Nikola Maric, 5 mag 2012)
Govor gen. Stevana Mirkovića u Muzeju istorije Jugoslavije za 4. maj 2012

Pored spomenika nesvrstanima 2011 (centartito, 19 set 2011)
Čas istorije ispred spomenika podignutog prigodom prve konferencije nesvrstanih zemalja održane u Beogradu 1961 godine.
O pokretu nesvrstanih i našem trenutku govorio je general Stevan Mirković. Prisutni su bili članovi i simpatizeri pokreta Centar Tito.

SFRJ Jugoslavija - General Stevan Mirković (mayday9, 29 apr 2011)
General u mirovini Stevan Mirković priča o Jugoslaviji danas...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=VUeE20wLKak

Stanje nacije - 18.11.2009. (b92rtv, 18 nov 2009)
Da li će državna Komisija za tajne grobnice otkriti broj ubijenih neposredno nakon Drugog svetskog rata?
Učestvuju: Dragan Krsmanović, bivši načelnik Vojnog arhiva i Stevan Mirković, general u penziji.

--- TEKSTOVI

Stevan Mirković: I Karadjordjević (6. Oktober 2012)
... l’obiettivo dell’Occidente è di ammassarci, rinchiuderci tutti nel “Beogradski pašaluk “, cioè nel Distretto belgradese di una volta. Giacchè continuando le tradizioni dell’allora RSF di Jugoslavia siamo un ostacolo e una minaccia (e non piccola) ai loro piani sui Balcani e ancor più verso il Sud-est europeo...
Stevan Mirković: Karadjordjevići (6. Oktober 2012)

Stevan Mirković o S. Jovanoviću i P. Karadjordjeviću (Dec. 2011.)
https://www.cnj.it/documentazione/mirkovic12.htm

General na Fejsbuku (30. 07. 2011.  - Autor: Stanko Stamenković)
General koji je ranjen na Sremskom frontu i doskorašnji ljubitelj Fejsbuka Stevan Mirković, načelnik generalštaba JNA od 1987. do 1989. godine, uglavnom se bavi okopavanjem bašte u svojoj kući na Banjici, gleda vaterpolo i plivanje i razmišlja o problemima na Kosovu...

Stevan Mirković: Draža je kremiran, a pepeo rasut (7. jun 2011)
... Draža odavno nije problem ove zemlje već njegovi ideološki sledbenici koji se okupljaju na Ravnoj gori i stalno zamahuju krvavim kamama na nevernike!...

Srbija razgovara: pomirenje zvezde i kokarde (Politika 04.07.2011.)
Mirković: Draži nisu presudili ni Tito ni partizani. Draži je presudio narod njegov, njegov kralj i njegova vlada...

Stevan Mirković: Poraz pobede / La sconfitta della Vittoria (Maggio 2010)
... Si meraviglia il ministro Sutanovac per questa situazione, ma è lui uno dei più grandi responsabili per lo scioglimento, ormai lontano, di quell'esercito vittorioso serbo; mentre questo esercito nuovo, proprio come il Governo, si è messo la divisa della NATO, ed il colonnello Draza Mihajlovic, con la mostra allestita nel Museo militare, si va annidando nelle anime militari!...

Stevan Mirković: La memoria del Fronte dello Srem (Sremski front) 1944 - 1945 (maggio 2010)
Il Fronte dello Srem è il tema anti-partigiano prediletto dei sostenitori delle parti perdenti, del Regno di Jugoslavia e della Serbia di Nedić, che fallirono totalmente nella guerra contro il fascismo nel periodo '41 – '45: gli uni si erano messi al servizio degli occupatori, gli altri fuggirono dal paese sotto la tutela degli Alleati (USA, Inghilterra) e attesero che questi gli portassero la libertà su d'un piatto d'argento...
Stevan Mirković: Sećanja na Sremski front 1944 – 1945 (Maj 2010.)
Sremski front je omiljena antipartizanska tema pristalica propalih gradjanskih krugova Kraljevine Jugoslavije i Nedićeve Srbije koji  su, inače, totalno omanuli u ratu protiv fašizma 41. – 45.: jedni su stupili u službu okupatora, drugi pobegli iz zemlje pod skute saveznika (SAD,Engleska), čekajući da im oni donesu slobodu na tacni...

Stevan Mirković: Gli jugoslavi e Srebrenica / Jugosloveni i Srebrenica (20.1.2010)
... La motivazione per cui con questa risoluzione entreremmo a far parte della famiglia dei "popoli civilizzati" è ridicola. I numerosi delitti austriaci, tedeschi, bulgari, compiuti contro i serbi nella I Guerra mondiale, e gli stessi delitti compiuti dagli italiani e dagli ungheresi nella II Guerra mondiale, dimostrano che questa è innanzitutto una famiglia di barbari, e non di gente civile. Cosa poi dire dei bombardamenti del 1999! Gli Stati che per 3 mesi hanno gettato bombe e missili sulla RFJ non sono nemmeno sulla soglia della civilizzazione. Essi sono gli ultimi degni di fare della morale sul genocidio...
Stevan Mirković: O Rezolucije Evropskog parlamenta o "genocida u Srebrenici" / Sulla risoluzione del Parlamento Europeo che istituisce l’ 11 Luglio quale Giorno del ricordo del genocidio a Srebrenica (30 gennaio 2009)

Intervento di Stevan Mirković in occasione del 65-mo anniversario della Giornata di liberazione di Belgrado / Stevan Mirković na tribini „Beogradska operacija“, 16.10.2009
... Anche questa Giornata, la festa piu’ solenne per la citta’ di Belgrado, il regime la usa per discreditare i comunisti ed i partigiani. L’ ultimo “can-can”, l'ultimo intrigo di questo governo contro i comunisti ed i partigiani in occasione dell’ imminente visita di Medvedev alla Serbia, e’ il tentativo di metterci in discordia con l’ Armata Rossa...
Stevan Mirković: Ottobre a Belgrado. Uno scandalo / Oktobarski skandal (22 ottobre 2009)
... Da quando il DOS e’ al potere in Serbia (dal 2000), niente viene festeggiato perche’ non c'è niente da festeggiare, eccetto le vittorie sportive. Per  quanto ricordo, in tutto questo tempo sono state inaugurate soltanto due fabbriche di conserve e due tangenziali intorno alle città...
Stevan Mirković: Oktobarski skandal (22.10.09)

Stevan Mirković: Jugosloveni / Jugoslavi (23.7.2009)
... Gli articoli anti-jugoslavi sono solitamente scritti da ex-jugoslavi, e se volete anche da ex-comunisti. Spesso si tratta del tentativo di lavarsi dai peccati per essere stati jugoslavi e comunisti, e quindi loro ora gonfiano errori e lacune di quel periodo, il che conferma il vecchio detto che "il convertito [all'Islam] è peggiore del turco ottomano"...

Stevan Mirković: Sram te bilo, Srbijo! / Vergognati, Serbia! ("PRAVDA", 27 decembra 2008. god.)
... Dopo che hanno fatto entrare il cavallo di Troia (EULEX) nel Kosovo-Metohija, i nostri leader possono dedicarsi alla loro principale attività: viaggiare per l’Europa assicurandosi il posto di lavoro...

Intervju generala Mirkovića ("PRAVDA", 12-13- jula 2008. god.)
Teško se danas živi, ali tako je bilo i 1941. godine, pa 1945. , ali smo se izvukli. Međutim, tada smo imali Tita i rukovodstvo koje je samostalno odlučivalo i nije moralo da po mišljenje ide u Njujork ili Brisel - kaže general Mirković...

Stevan Mirković: Srbija, svet i AVNOJ (29.11.2007)
Saopštenje Centra Tito povodom 65 godišnjice formiranja AVNOJ

Stevan Mirković: Oslobodimo Beograd ponovo! (2007)
... Mučno je gledati da se na 63. godišnjicu ta dva značajna datuma u našoj istoriji, svi poslanici skupštine Srbije i ministri baškare u njenim holovima i restoranima, ne mnogo zainteresovani ni za skupštinske poslove...

Stevan Mirković: Manjak kulture (“Višak istorije” – 21.10.2007)
... Srbija i srpski narod ima najviše razloga da slavi NOB. On jeste dao najveće žrtve ali se Jugoslavija na pravi način odužila svom najbrojnijem narodu: Srbi su ,pored zajedničke, imali i tri nacionalne države : Srbiju, zatim  Hrvatsku i BiH koje su bile države hrvatskog i srpskog, odnosno srpskog, muslimanskog i hrvatskog naroda, jer su Srbi u njima bili konstutivni narod!...

Discorso di Stevan Mirković nell'occasione della celebrazione della Giornata della Vittoria, 
presso la Casa dell'Esercito di Serbia 9 Maggio 2007
Govor Stevana Mirkovica na Svecanoj akademiji povodom Dana pobede 
u Domu vojske Srbije, 9. maja 2007. godine
 
Intervista radiofonica a Stevan Mirkovic (su “Voce jugoslava”, in onda il 13 marzo 2007 su Radio Città Aperta)
... Per noi è benvenuto ogni sostegno dei compagni italiani, anche lì sul terreno, sul Kosovo innanzitutto. Non ci interessano queste chiacchiere sull'entrare nell’ UE, sulle cooperazioni economiche bilaterali con l’Italia, l'amicizia... La questione primaria ora è il Kosovo. I nostri veri amici sono soltanto quelli che ci aiutano, ci sostengono a difendere il Kosovo...

Stevan Mirković: Dovidjenja na ulici ! (Mart 2007.)
... Nama treba Kosovo.Vlada Srbije mora raskinuti sve ugovore i sporazume s NATO kojima je dozvoljeno stacioniranje i kretanje jedinica ovog vojnog monstruma Srbijom i preuzeti kontrolu nad citavom svojom granicom i teritorijom...

Stevan Mirković: Tempi crudeli. L'opinione del Centro Tito riguardo al problema del Kosovo (24. Maggio 2006.)
... Sono dell'opinione che il nostro governo abbia una mentalità suddita, il che è una regolare caratteristica di nostra classe borghese, dalla quale proviene anche questo governo. Saprà esso trovare la forza per mostrare un comportamento statale oppure capitolerà e tradirà come quello nel 1941?...
Stevan Mirković: Surovo vreme. Misljenje Centra Tito o pitanju Kosova (24. Maggio 2006.)
+ Saopstenje "Centra Tito" povodom saopstenja Krunskog saveta o uvodjenju monarhije u Srbiji
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5004

Stevan Mirković: Decapitato l'eroe di bronzo (Dec. 2004.)
... Per decenni, dalle loro basi americane e da quelle vaticane, [gli ustascia] hanno tentato di ammazzare, bruciare e distruggere tutto quello che nel mondo sa di jugoslavo, e in verità raramente nel nostro Paese. Tito dette loro la caccia in tutto il mondo...
Stevan Mirković: Bronzanom junaku odsecaju glavu (Dec. 2004.)

Stevan Mirković: Rodoljupci iz Topčidera (Jan. 2005.)
... Kosovo je jedan od najočiglednijih primera uspešnosti socijalističkog sistema u SFRJ. Na temelju tekovina zajedničke borbe Srba i Albanaca 1941-1945. (bratstvo i jedinstvo, zajednička svojina, samoupravljanje) ostvareno je ono što je izgledalo nemoguće u dugoj istoriji Kosova, kojom su dominirali albanski begovi i srpski knezovi...

Conversazione con Stevan Mirković (Belgrado, settembre 2001)
... la Zastava di Kragujevac ha dimostrato il pericolo della privatizzazione. All'inizio la privatizzazione è stata molto dura, sicché questo ministro delle finanze e i suoi seguaci sono dovuti scappare dalla fabbrica. Gli operai lo volevano picchiare !...

Intervista con Stevan Mirković (Belgrado, 5 gennaio 2001)
... Il comunismo è stato da noi abbattuto nel ’90, Milosevic ha fatto una parte del lavoro, è andato più piano, e questi di adesso, loro si precipiteranno a ricominciare questa privatizzazione e questa svendita…...

Former Army head calls for coup (B92 29/2/2000) [STEVAN MIRKOVIC: E' ORA CHE L'ESERCITO PRENDA IL POTERE]
... The Army should seize power, disband the government, the parliament and political parties, arrest Milo Djukanovic and eliminate Slobodan Milosevic...
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/91

Si rianima l'idea del non-allineamento. Mirković come Tito (NIN, aprile 1997)
Gli organizzatori del nuovo movimento per il non-allineamento si confrontano con un grande dilemma: come scegliere una terza via se dopo la disgregazione dell'Unione Sovietica di via ne e' rimasta solo una...